STRATEGIA GLOBALE E LA CRESCITA DIGITALE

In questo numero  affrontiamo con Voi i seguenti argomenti:

 

5)  Servizio Pubblico d’Identità Digitale (SPID)

6)   Organizzazione interna della PA

7)  Pagamenti elettronici

8)  Fatturazione elettronica PA

9)  Fatturazione B2B

 

5)Le regole tecniche per il debutto dello Spid (Sistema Pubblico per la gestione dell’Identità Digitale di cittadini e imprese), ossia quel sistema che consentirà ai fornitori di servizi l’immediata verifica dell’identità in modo tale che ogni cittadino possa accedere in maniera rapida e sicura ai servizi online della Pubblica Amministrazione: in poche parole la nostra identità digitale è pronta.

Una delle novità più attese, tra quelle previste dall’Agenzia, consiste nell’assegnazione a ogni cittadino che ne farà richiesta di un “codice identificativo”, cioè un PIN unico, che dovrebbe essere composto da 14 caratteri – di cui 4 lettere e 10 caratteri alfanumerici – utile per identificarsi correttamente ed espletare tutte le pratiche online (dal pagamento delle tasse alla consegna di referti medici).

Spid e vantaggi oltre confine

Dopo l’emanazione del regolamento comunitario e-IDAS (Electronic Identity Authentication and Signature) e la notifica alla Commissione europea da parte del governo italiano del DPCM che regolamenta SPID, il sistema italiano sarà accettato dagli altri Stati membri dell’UE.Sarà possibile, dunque, realizzare l’interoperabilità del sistema SPID nel panorama tecnologico europeo. In questo quadro, SPID si basa sulle specifiche OASIS SAML v2.0 molto diffuse a livello europeo e adottate nel progetto sperimentale Stork (un progetto condiviso su larga scala da molti Paesi europei, che mira a sviluppare un’infrastruttura comune per l’identità digitale, sia per le persone fisiche sia per quelle giuridiche).

Le regole tecniche sono state collaudate nei test condotti in questi mesi con le PA pilota, che, appena sbloccati i provvedimenti, saranno quindi pronte a funzionare tramite Spid: si tratta di Inps, Inail, Agenzia delle Entrate; mentre tra le Regioni ci sono Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Piemonte e Toscana; a livello comunale, invece, hanno fatto da testa di ponte Firenze, Lecce, Milano; sono, inoltre, più di otto gli istituti bancari partecipanti.

 

6)Non può esservi vera innovazione senza reingegnerizzazione dei processi; per questo le PA centrali sono obbligate ad istituire un ufficio unico responsabile delle attività ICT e tutti gli Enti devono inserire la digitalizzazione e l’attuazione del CAD tra gli obiettivi per la valutazione dei risultati.

 L’ATTUAZIONE DELLE NUOVE TECNOLOGIE – Diventa  obbligatoria nella gestione dei procedimenti amministrativi (con l’espresso obbligo di protocollare la posta elettronica certificata e di creare il fascicolo elettronico del procedimento).

Gli Enti dovranno utilizzare le comunicazioni cartacee solo quando sia impossibile utilizzare quelle telematiche (soprattutto via Posta Elettronica Certificata); ogni Amministrazione dovrà poi consentire a cittadini ed imprese i pagamenti informatici e l’inoltro di istanze per via telematica.

Gli Enti dovranno curare maggiormente i contenuti dei propri siti Web, che diventano sempre più il vero front-office; molto importante, a riguardo, la disposizione che prevede che le PA promuovano progetti volti alla diffusione e al riutilizzo dei dati pubblici: si tratta della prima norma nazionale in materia di Open Data. Alla luce delle previsioni appena illustrate, il digitale diventerà la regola ed il cartaceo l’eccezione; di conseguenza, le Amministrazioni dovranno – necessariamente – dedicare sempre maggiore attenzione alla sicurezza dei dati e alla privacy dei cittadini (ad esempio, predisponendo piani per garantire la continuità operativa anche in caso di disastri).

 

7) Il quadro normativo UE sui pagamenti  ha messo in luce la necessità di ulteriori misure e aggiornamenti della normativa esistente. Il 23 luglio 2013 la Commissione ha adottato un pacchetto legislativo composto di una proposta di Direttiva relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno e una di Regolamento avente ad oggetto le commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento tramite carta.

Pagamenti elettronici sicuri, efficienti, competitivi e innovativi sono fondamentali per il mercato interno di prodotti e servizi, un aspetto questo che, in un momento in cui il commercio elettronico sta, a poco a poco, soppiantando gli scambi tradizionali, ha un impatto sempre crescente. Un mercato unico dei pagamenti digitali, questa la maggiore sfida del Pacchetto sopramenzionato, un simile traguardo porrebbe fine ad “un mercato dei pagamenti frammentato e caro, un mercato di 130 miliardi di euro, che pesa l’1% del PIL UE”, un mercato di potenzialità ancora non del tutto esplorato. Alla luce di quanto detto la Commissione Europea ha ritenuto indispensabile predisporre una normativa che, per un verso, instaurasse pari condizioni di concorrenza tra tutte le categorie di prestatori di servizi di pagamento, aumentando così scelta, efficienza, trasparenza e sicurezza dei pagamenti al dettaglio, per l’altro, agevolasse la prestazione transfrontaliera di servizi innovativi di pagamento con carta, via internet e tramite dispositivo mobile assicurando un mercato unico per tutti i pagamenti al dettaglio.

La proposta di Direttiva tende quindi ad uniformare il livello europeo di alcune procedure relative all’autorizzazione degli istituti di pagamento, ad armonizzare ulteriormente diritti e obblighi in materia di pagamenti elettronici, eliminando alcune delle opzioni esercitate a livello nazionale, inoltre, introduce nuove norme con lo scopo di favorire la nascita di innovativi sistemi di pagamento elettronico per gli acquisti on-line.

In combinato con la Direttiva, il Regolamento introdurrà massimali per le commissioni applicate ai consumatori sulle operazioni effettuate con carte di debito e di credito e vieterà l’applicazione di maggiorazioni per tali tipo di carte (ossia il sovrapprezzo che alcuni esercenti applicano al pagamento con carta) particolarmente in uso soprattutto nell’acquisto di biglietti aerei. Con le nuove regole si impone un tetto massimo sulle commissioni valevole per tutti i paesi UE, intervenendo appunto sulle varie incongruenze nazionali sino ad oggi presenti: 0,2% per le carte di debito e 0,3% per le carte di credito. Ciò permetterà ai retails on-line, in particolare quelli che subivano gli alti tassi delle commissioni interbancarie, di diventare maggiormente competitivi sul mercato europeo con un effetto positivo sui prezzi. Per un periodo transitorio di 22 mesi, tali massimali si applicheranno solo alle operazioni transfrontaliere (intese quali operazioni in cui il consumatore usa la carta in un paese diverso dal proprio oppure quando il dettagliante si appoggia ad una banca di un altro paese), trascorso tale periodo riguarderanno anche le operazioni nazionali.

La prospettiva di una riduzione del contante, realizzata appunto attraverso la diffusione generalizzata di sistemi di pagamento elettronici, è una tematica tanto attuale quanto controversa. Tra maggio e giugno 2013, il CNEL ha organizzato un ciclo di audizioni, conclusosi il 17 ottobre con il Seminario “Il sistema Italia alla sfida dei pagamenti elettronici”, avente da oggetto una riflessione sulle possibili misure volte a rafforzare la diffusione della moneta elettronica.

Risulta dal documento CNEL che l’eliminazione del contante a favore di sistemi di pagamento elettronici è una realtà soltanto per pochi Paesi nel mondo: il Giappone, con 12 carte di credito per abitante, è in testa alla classifica mentre l’Italia è solo al 23° posto nel mondo, con 1,6 carte di credito per abitante (anche se l’effettivo divario per l’Italia deriva soprattutto dallo scarso utilizzo delle carte di credito mentre sul dato relativo alle carte di debito è allineata con gli altri paesi europei comparati bili). I paesi emergenti hanno visto un uso crescente di tale di tale strumento, in India, dal 2008 al 2010, sono cresciuti del 50%, in Cina del 34%, crescite significative si sono registrate anche in Brasile, Russia e Messico (in generale, l’Asia è l’area a più alto tasso di incremento). In Europa, invece, si assiste ad una graduale riduzione della diffusione delle carte di credito a favore di quelle prepagate. In Inghilterra e Francia la loro diffusione è diminuita rispettivamente dell’1,5% e del 2% e ancora più marcata è stata per la Spagna, la Grecia e il Portogallo.

 

Il mercato dei pagamenti elettronici sta vivendo un momento di estrema vivacità, configurandosi come un settore in continua evoluzione. Il fermento, che si verifica sia a livello comunitario attraverso le raccomandazioni e le linee guida prodotte dall’EPC (European Payments Council) nell’ambito della SEPA (Single Euro Payments Area), sia a livello nazionale attraverso il recepimento delle Direttive 2007/64/CE (Payment Services Directive –PSD) e 2009/110/EC (nuova Electronic Money Directive –nuova EMD), sta coinvolgendo attivamente gli operatori del settore. L’interesse della Comunità Europea per il tema dei pagamenti elettronici è confermato dalla pubblicazione, lo scorso Gennaio, del Libro Verde intitolato “Verso un mercato europeo integrato dei pagamenti tramite carte, internet e telefono mobile1”, su cui la Commissione ha aperto una consultazione pubblica che chiama in causa cittadini, aziende ed enti interessati alla tematica dei pagamenti elettronici. Obiettivo della consultazione è colmare, attraverso il contributo dei diversi stakeholder, il gap che attualmente esiste tra la situazione attuale, caratterizzata da un mercato altamente frammentato, e una situazione ideale in cui si realizzi una reale integrazione e standardizzazione dei sistemi di pagamento elettronico.

Una maggiore integrazione di mercato porterebbe una serie di benefici a tutti gli stakeholder del sistema. La presenza di standard aperti comuni favorirebbe innanzitutto l’aumento di concorrenza, permettendo ai diversi prestatori dei servizi di pagamento di offrire i propri prodotti e servizi anche a livello transnazionale, incrementando gli effetti di scala e riducendo così i costi per gli operatori stessi e dunque i prezzi praticati agli utenti finali. Questi ultimi avrebbero inoltre maggiore possibilità di scelta e condizioni di accesso più trasparenti. In un mercato aperto, comune ed interoperabile aumenterebbero inoltre i livelli di sicurezza reale e percepita, incrementando la fiducia dei consumatori nei sistemi di pagamento elettronico. Tale elemento diventa fondamentale soprattutto quando si parla di scenari innovativi, come quelli legati al mobile payment, cioè a quei pagamenti “nei quali i dati e l’ordine di pagamento sono emessi, trasmessi o confermati tramite un telefono o un dispositivo mobile e che possono essere utilizzati per gli acquisti, sia online sia tradizionali, di servizi, prodotti digitali o beni fisici”2, rispetto ai quali la fiducia da parte degli utenti finali rimane, ad oggi, l’elemento fondamentale per l’affermazione dei servizi, come confermato da diversi studi di settore3.

I benefici descritti, traducibili sinteticamente nell’aumento di trasparenza e di tracciabilità dei pagamenti, nonché nella riduzione dei costi per gli operatori e dei prezzi per gli utenti finali, riguarderebbero milioni di imprese e centinaia di milioni di cittadini: il mercato dei pagamenti al dettaglio in euro è infatti uno dei più grandi al mondo, con 58 miliardi di operazioni nella sola Eurozona (dati BCE relativi all’anno 2009).

Per quanto attiene il livello comunitario, possiamo sicuramente affermare che tra gli obiettivi della Comunità Europea c’è quello di realizzare per gli strumenti di pagamento elettronico lo stesso percorso che nel 2002 si è compiuto per il contante, quando è stata introdotta una moneta unica in tutti i Paesi dell’UE. A tale scopo lo European Payments Council, organismo di decisione e di coordinamento istituito dal settore bancario per realizzare la SEPA e costituito da più di settanta membri che rappresentano banche, banking communities e payment institutions, ha definito i seguenti tre strumenti per raggiungere l’interoperabilità rispetto ai sistemi di pagamento a livello interbancario:

1) SEPA Credit Transfer Scheme (SCT) – abilita i Prestatori di Servizi di Pagamento (PSP) ad offrire servizi    di trasferimento credito attraverso la SEPA.

2) SEPA Direct Debit Scheme (SDD) – crea strumenti di pagamento che possono essere utilizzati per addebiti diretti nazionali ed internazionali.

3) SEPA Card Framework (SCF) – abilita i clienti ad utilizzare carte general purpose per fare e ricevere pagamenti, nonché prelevare denaro all’interno della SEPA.

Se fino a qualche tempo fa per fare un bonifico o ricevere un addebito oltre i confini nazionali i tempi, i costi e la sicurezza erano diversi tra i vari Paesi, l’obiettivo che si intende realizzare nell’ambito della SEPA è proprio quello di creare uno standard unico, a livello europeo, insieme a procedure interbancarie condivise, che consentano di scambiarsi pagamenti e di regolarli come se fossero all’interno di un’unica entità nazionale.

Per quanto riguarda il trasferimento credito e l’addebito diretto, l’EPC ha già predisposto specifici strumenti di regolamentazione. Si tratta, nello specifico, di due tipologie di documenti: i “Rulebook” e le “Implementation Guidelines”. I primi costituiscono la risorsa primaria per la definizione di regole ed obblighi all’interno dello schema di pagamento e forniscono informazioni autorevoli su come esso funziona, mentre le seconde stabiliscono gli standard implementativi sulla base delle regole di alto livello definite dai Rulebook. Dal Novembre 2011 è in vigore la versione 5 dei suddetti documenti, mentre a partire dal 17 Novembre 2012 entrerà in vigore la versione 6, già disponibile sul sito dell’EPC. La Commissione ha inoltre fissato al 1 Febbraio 2014 la data entro la quale i sistemi di trasferimento credito e addebito diretto nazionali dovranno necessariamente migrare agli schemi definiti a livello comunitario.

Per quanto riguarda le carte, invece, la strada per una piena standardizzazione è ancora abbastanza lunga.

8) Il 6 giugno 2014 è scattato l’obbligo per Ministeri, Agenzie Fiscali ed enti di previdenza ed assistenza sociale di utilizzare esclusivamente la fatturazione elettronica.

Chi fa cosa?

  • Agenzia delle Entrate: gestisce, per il tramite della Sogei, il Sistema di interscambio che riceve le fatture elettroniche e provvede a destinarle alle PA.
  • Ragioneria Generale dello Stato (Ministero Economia e Finanze) gestisce il Sicoge ( Sistema di contabilità generale integrata dello Stato) che supporta le amministrazioni centrali nella ricezione gestione e conservazione a norma delle fatture elettroniche.
  • Dipartimento Affari Generali del MEF: gestisce, per il tramite di Consip, gli strumenti gratuiti messi a disposizione nel Mercato Elettronico della PA.
  • AgID: coordina il gruppo di lavoro interministeriale composto da RGS, Agenzia Entrate, Dipartimento delle finanze del MEF, Dipartimento Affari Generali del MEF, Anci e Cisis per il monitoraggio, la gestione l’assistenza e il supporto alle PA secondo le prescrizioni del DM

55/2013. AgID gestisce inoltre l’indice PA che contiene tutte le indicazioni utili alla emissione e trasmissione delle fatture elettroniche e coordina i gruppi di lavoro con Confindustria, Unioncamere, Associazioni di professionisti e di categoria ai fini del supporto della PMI e dei

professionisti fornitori della PA per l’attuazione del processo di Fatturazione Elettronica.

Dal 6 giugno 2014, Ministeri, Agenzie Fiscali ed enti di previdenza ed assistenza sociale hanno già ricevuto e gestito oltre 506.270 fatture in formato elettronico. Dal 6 settembre è inoltre impossibile pagare fatture che non sono pervenute in via elettronica. Attualmente è in corso l’attuazione di tutte le attività propedeutiche, per l’avvio, dal 31 marzo 2015, della fatturazione elettronica anche in tutte le restanti pubbliche amministrazioni (più di 20.000 enti per un totale stimato di circa 35.000 uffici destinatari).

9) A partire dal 1° gennaio 2017, sarà incentivata l’adozione della Fatturazione Elettronica nelle relazioni tra le imprese, accanto a quella già obbligatoria verso la PA. Va chiarito che la Fatturazione Elettronica nel B2b non può essere formalmente obbligata – come lo è stato verso la Pubblica Amministrazione – e quindi, altra novità assolutamente pregevole, questa innovazione rappresenta il presupposto per una semplificazione degli adempimenti dei contribuenti titolari di partita IVA. Il decreto appena approvato dal Consiglio dei Ministri, infatti, prevede la facoltà di trasmettere telematicamente le fatture all’Agenzia delle entrate in luogo delle comunicazioni che i contribuenti sono chiamati a inviare all’Amministrazione finanziaria nel corso dell’anno. Ulteriori agevolazioni

Coloro che già adottano o adotteranno processi di Fatturazione Elettronica, si troverebbero agevolati nella effettuazione della trasmissione telematica e potrebbero coniugare comunicazione commerciale e fiscale consentendo di abolire completamente adempimenti come lo Spesometro e la comunicazione delle operazioni con i Paesi Black List e i modelli INTRA riferiti agli acquisti di beni e servizi – adempimenti burocraticamente tanto onerosi quanto “sgradevoli”, che gravano sull’operatività delle imprese. Il contribuente, poi, otterrebbe rimborsi IVA più veloci. Un altro elemento che da qui al 1 gennaio 2017 potrà avere un ruolo importante sull’evoluzione della Fatturazione Elettronica, verso la PA e nel B2b, è legato al percorso di sviluppo del cosiddetto “Core Invoice”. La Comunità Europea – nello specifico, tramite una commissione dedicata del CEN – è, infatti, al lavoro per definire il “subset ottimo minimo” di informazioni che, a partire dal 2019, ogni Pubblica Amministrazione europea dovrà “farsi bastare” per accettare – e portare in pagamento – una Fattura di un loro fornitore. Questo tavolo di lavoro è, a oggi, centrale nello sviluppo della Fatturazione Elettronica, sia in Europa sia in Italia, e potrebbe avere ricadute – comunque positive, a mio modo di vedere – sia sullo “standard” attualmente in uso sia sul numero stesso degli standard eventualmente utilizzabili a regime.