Il Ponte sullo Stretto: Gesù guarda giù!

Il Ponte sullo Stretto: Gesù guarda giù!

Eccoci qua, la genialità appare alla luce della prossima data del referendum, in cui c’è chi si è giocato tutto promettendo, in caso di NO degli Italiani, di lasciare incarichi e governo, salvo  ritirare lentamente le promesse man mano che si avvicina la data indicata per le loro realizzazioni, il referendum appunto.

Quindi, cari Italiani, siamo davanti ad un terribile dilemma: votiamo si se vogliamo Renzi, votiamo No se vogliamo mandarlo a casa, di quello che dice il referendum alla fine chi se ne frega, in fondo questa è diventata una questione di renzi si o renzi no.

Eppure Renzi ora ci sta dicendo che non è proprio così, si lui aveva detto che un no per lui significava una sfiducia ma non per andarsene, ma per comprendere che gli Italiani erano alla fine degli immobilisti… dei caproni che vogliono le cose vecchie, che non vogliono cambiare… Ciccio ma se tu mi dici che per cambiare devo buttarmi giù da una torre, magari non voglio cambiare in questo modo, e non puoi venire a dirmi: ecco vedi, sei un immobilista, non vuoi cambiare… e certo che non voglio cambiare ciccio bello, ti pare!!??!!

Insomma abbiamo capito male…

Eppure ci sembrava di aver capito chiaramente… mah, siamo il popolo, il popolo sbaglia.

Per farci capire ancora meglio il capo del governo è andato in televisione a confrontarsi con Travaglio, portando un bel manifesto con scritto il quesito referendario (sembrava berlusconi da vespa con il patto con gli italiani) per farci capire bene, a noi scemi, che il referendum: riduce il numero dei politici, velocizza la capacità del governo di fare le leggi, crea posti di lavoro, fa guadagnare gli Italiani, moltiplica i pani ed i pesci, fa scorrere fiumi di miele, farà tornare Italia in testa alla classifica dei paesi industrializzati, troveremo giacimenti di petrolio in umbria e nella toscana (uno forse è già previsto nel giardino di casa sua), e, udite udite, per il mese di luglio 2017 i Beatles torneranno a cantare al Vigorelli di Milano.

Non entriamo in merito a quanto detto giustamente da Travaglio durante la trasmissione (a cui mandiamo tutti i nostri complimenti per la gestione del suo intervento), ma ciccio perchè ci costringi ad andare a votare per chiederci se vogliamo tutte queste belle cose??? falle.

Già il fatto che vieni a chiedercelo ci insospettisce, caro il mio giovine, proprio come la mamma ci insospettiva quando veniva a dirci “vuoi la caramellina tesoro” e poi, mentre prendevamo la caramellina, ci metteva la supposta.

Noi abbiamo letto le proposte di modifica costituzionale, e sono veramente un bordello sia nella loro costruzione logica che sintattica, per questo diamo perfettamente ragione a Travaglio quando dice che il quesito racconta il contrario di quello che viene poi prospettato nelle ipotesi di modifica.

Insomma nulla di vero, nulla di fatto.

Davanti a questo sfacelo oggettivo però succede un miracolo, Gesù guarda giù diceva mia nonna, renzi sfodera un’idea dietro l’altra, prima il ponte sullo stretto e poi la 14° per tutti.

Insomma, votate si Italiani pecoroni, perchè se io (renzi N.d.R.) rimango, se passa il referendum, allora c’è lavoro per tutti e un mese in più per tutti gli statali, ma si dai facciamo per tutti quanti…

Dunque berlusconi è caduto perché l’europa ci si stava mettendo contro, si era alzato il debito pubblico, sparava balle come il ponte sullo stretto, aveva le veline al governo, voleva privatizzare la scuola pubblica, il pil non ripartiva, ma dai, non poteva rimanere… per fortuna che oggi è tutto diverso!

Noi, in onore di Travaglio, come i rivoluzionari dell’ottocento che fecero l’italia, per farla sopravvivere scriveremo sui muri delle città invece che viva VERDI, viva MARCO (Movimento Autonomo Rivincita Cittadini Oppressi).

Meditate gente, meditate! comunque basterebbe leggere, infatti basta leggere le modifiche proposte per non andare a votare o votare NO.

Ma viene spontanea una domanda: gli Italiani sanno ancora leggere? Speriamo di Si…

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=JRHoSFVkFDc&w=640&h=360]

 

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ma daiiiiiii
ma daiiiiiii…




School of Rock

School of Rock
La musica oggi è così intrisa di elementi commerciali che scegliere un brano è come scegliere i cereali dagli scaffali del supermercato: sei convinto di prendere quelli che più ti piacciono ma in realtà stai obbedendo alle subdole leggi della propaganda commerciale!
Mi capita spesso di vedere fanciulli (alcuni in età da asilo nido! N.d.a), strappare di mano lo smartphone alla mamma e chiedere prepotentemente di cliccare su Youtube “Andiamo a comandare” ed ancora infanti non passati al cibo completamente solido ballare al ritmo di “Vorrei ma non posto” scimmiottando improbabili mosse di danza.

Partendo dal presupposto che un tormentone estivo non è altro che un tormentone estivo, la domanda è: cosa fanno quelle mamme? Quei papà?

Come si fa a non desiderare con passione un’educazione all’arte musicale per i propri figli?

Sapete qual è il problema?

Che oggi sono finiti i brividi lungo la schiena, oggi vi è un’assoluta atarassia musicale, piccoli e grandi che vivono in uno stato di lobotomia permanente.

E se il Rock potesse aiutarci? Ebbene sì cari genitori, credo che il Rock faccia al caso nostro!

Senza falsa modestia credo di essere riuscito nel tempo ad educare mia figlia e a guidarla nel vasto panorama musicale nazionale ed internazionale cercando di farle scoprire il bello della Classica, del Pop, del Jazz ma soprattutto del Rock!

Azioni meticolose (e a volte subdole) di carattere educativo e preventivo che hanno portato i loro frutti!

Sin dai tre anni infatti ci siamo divertiti a concepire testi e melodie che cantavamo assieme e che scemavano quasi sempre in un tremendo mix tra rock demenziale alla “Elio e le Storie Tese” e “Baby Dance” da Villaggio della Valtur, il tutto finiva in una fragorosa risata.

Con l’andare del tempo ci siamo focalizzati sugli “urlatori” ondeggiando a ritmo del 4/4 del puro e genuino Rock’n’Roll soprattutto la mattina, breve ma intenso momento esclusivo concesso a padri e figli nel tragitto casa-scuola.

Neanche sapeva ben parlare ma Sara ripeteva nitidamente la strofa ed il ritornello di Basket Case (dall’album Dookie – Green Day; n.d.a.)

Cantavamo di tutto e soprattutto a squarciagola sia le canzoni dei più piccoli (Due Coccodrilli, La Giraffa Raffella, l’Anaconda e molte altre) sia dei più grandi che il papà (rocker irremovibile) proponeva costantemente (ecco il carattere subdolo ma benefico!): band dagli anni 70 fino ai giorni nostri, dai Deep Purple e Led Zeppelin ai Black Stone Cherry e Three Days Grace passando per Mötley Crüe, Police e P.O.D.

Dallo specchietto retrovisore (il seggiolino di mia figlia era fissato nella parte posteriore destra) adocchiavo il sorriso eccitato alla partenza di un esplosivo assolo in pentatonica minore di Angus Young (Lead Guitar degli AC/DC) o il movimento della sua testolina che iniziava a battere il tempo sulle note ritmate di “Nookie”, grandissimo brano di quel discolaccio di Fred Durst dei Limp Bizkit (ascoltatissimo anche oggi in forma remix; n.d.a.).

Già… il Rock!

Quel Rock che, sembra impossibile, è stato per me l’educazione al bello!

Quel Rock tanto temuto in passato ma unico in grado di manifestare a chiare lettere il “non accontentarsi mai”! Anche di fronte ai più grandi eccessi (leggendario il mito del “Sex Drugs and R’n’R”; n.d.a.) il Rock con tutte le sue Star ha urlato al mondo il proprio desiderio di felicità di giustizia, di bellezza, di verità!

Il Rock infatti non ha mai negato la rabbia, la tristezza e la frustrazione, soprattutto la tristezza che è una delle componenti del sentimento umano che mi piace di più!

La tristezza dice no alla omologazione della nostra Società così ambigua ed infida nel negare in tutti i modi (anche con un certo tipo di musica! N.d.a.) l’esistenza della tristezza stessa, cercando in ogni modo di sigillare la ferita che ognuno di noi si porta nel cuore attraverso banalità e superficialità disarmanti!

Il Rock è tutto questo!

Il Rock è stato l’alfabetizzazione musicale di Sara, quel nostro momento insieme. Nel rapporto con lei è passato, non so neanche bene come, l’amore per tutta la musica, per gli strumenti musicali e per le melodie ed armonie ben fatte, per le canzoni “capolavoro” che vengono suonate da decenni. La capacità di distinguere nitidamente ogni singola componente degli strumenti a corda, a fiato a percussione, i riff di chitarra, le rullate di batteria, il groove del basso/grancassa apprezzando la musica nei suoi vari generi senza preclusione è motivo di grande orgoglio per il suo papà!

Oggi che Sara è più grandicella (quasi dodici anni) è una bimba con una bella e squillante voce che mi auguro, assieme allo studio del pianoforte, coltivi nei prossimi anni.

Oggi ha i suoi gusti, musica che a me non piace molto (ahimè vede pure Sanremo… discutendone però con passione e competenza; n.d.a.) ma ho notato che la “prevenzione” è riuscita, che la musica che abbiamo ascoltato ed assaporato insieme resterà un ricordo indelebile in lei.

Per inciso se chiedo a Sara: “chi è Slash (Guns N’ Roses, Velvet Revolver etc…)?” mai mi risponderà: “un tasto del computer!”

E per fortuna nei Gb del suo iPod non ho ancora visto dischi di Gigi D’Alessio!!!

Per concludere mi permetto di dare un consiglio a tutti i genitori, rockers e meno rockers: avete visto (uno dei film prediletti da Sara) “School of Rock”? in cui il protagonista, il mitico ed insuperabile Jack Black invece di insegnare le materie scolastiche insegnava ai ragazzi a suonare il Rock?

Fidatevi di me, guardatelo assieme ai vostri figli!

Uno splendido esempio di rapporto educativo! Uno splendido esempio di bellezza su cui meditare, genitori e figli insieme… uniti dal dio del ROCK!
PERTH

 




STRATEGIA GLOBALE E LA CRESCITA DIGITALE

In questo numero  affrontiamo con Voi i seguenti argomenti:

 

5)  Servizio Pubblico d’Identità Digitale (SPID)

6)   Organizzazione interna della PA

7)  Pagamenti elettronici

8)  Fatturazione elettronica PA

9)  Fatturazione B2B

 

5)Le regole tecniche per il debutto dello Spid (Sistema Pubblico per la gestione dell’Identità Digitale di cittadini e imprese), ossia quel sistema che consentirà ai fornitori di servizi l’immediata verifica dell’identità in modo tale che ogni cittadino possa accedere in maniera rapida e sicura ai servizi online della Pubblica Amministrazione: in poche parole la nostra identità digitale è pronta.

Una delle novità più attese, tra quelle previste dall’Agenzia, consiste nell’assegnazione a ogni cittadino che ne farà richiesta di un “codice identificativo”, cioè un PIN unico, che dovrebbe essere composto da 14 caratteri – di cui 4 lettere e 10 caratteri alfanumerici – utile per identificarsi correttamente ed espletare tutte le pratiche online (dal pagamento delle tasse alla consegna di referti medici).

Spid e vantaggi oltre confine

Dopo l’emanazione del regolamento comunitario e-IDAS (Electronic Identity Authentication and Signature) e la notifica alla Commissione europea da parte del governo italiano del DPCM che regolamenta SPID, il sistema italiano sarà accettato dagli altri Stati membri dell’UE.Sarà possibile, dunque, realizzare l’interoperabilità del sistema SPID nel panorama tecnologico europeo. In questo quadro, SPID si basa sulle specifiche OASIS SAML v2.0 molto diffuse a livello europeo e adottate nel progetto sperimentale Stork (un progetto condiviso su larga scala da molti Paesi europei, che mira a sviluppare un’infrastruttura comune per l’identità digitale, sia per le persone fisiche sia per quelle giuridiche).

Le regole tecniche sono state collaudate nei test condotti in questi mesi con le PA pilota, che, appena sbloccati i provvedimenti, saranno quindi pronte a funzionare tramite Spid: si tratta di Inps, Inail, Agenzia delle Entrate; mentre tra le Regioni ci sono Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Piemonte e Toscana; a livello comunale, invece, hanno fatto da testa di ponte Firenze, Lecce, Milano; sono, inoltre, più di otto gli istituti bancari partecipanti.

 

6)Non può esservi vera innovazione senza reingegnerizzazione dei processi; per questo le PA centrali sono obbligate ad istituire un ufficio unico responsabile delle attività ICT e tutti gli Enti devono inserire la digitalizzazione e l’attuazione del CAD tra gli obiettivi per la valutazione dei risultati.

 L’ATTUAZIONE DELLE NUOVE TECNOLOGIE – Diventa  obbligatoria nella gestione dei procedimenti amministrativi (con l’espresso obbligo di protocollare la posta elettronica certificata e di creare il fascicolo elettronico del procedimento).

Gli Enti dovranno utilizzare le comunicazioni cartacee solo quando sia impossibile utilizzare quelle telematiche (soprattutto via Posta Elettronica Certificata); ogni Amministrazione dovrà poi consentire a cittadini ed imprese i pagamenti informatici e l’inoltro di istanze per via telematica.

Gli Enti dovranno curare maggiormente i contenuti dei propri siti Web, che diventano sempre più il vero front-office; molto importante, a riguardo, la disposizione che prevede che le PA promuovano progetti volti alla diffusione e al riutilizzo dei dati pubblici: si tratta della prima norma nazionale in materia di Open Data. Alla luce delle previsioni appena illustrate, il digitale diventerà la regola ed il cartaceo l’eccezione; di conseguenza, le Amministrazioni dovranno – necessariamente – dedicare sempre maggiore attenzione alla sicurezza dei dati e alla privacy dei cittadini (ad esempio, predisponendo piani per garantire la continuità operativa anche in caso di disastri).

 

7) Il quadro normativo UE sui pagamenti  ha messo in luce la necessità di ulteriori misure e aggiornamenti della normativa esistente. Il 23 luglio 2013 la Commissione ha adottato un pacchetto legislativo composto di una proposta di Direttiva relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno e una di Regolamento avente ad oggetto le commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento tramite carta.

Pagamenti elettronici sicuri, efficienti, competitivi e innovativi sono fondamentali per il mercato interno di prodotti e servizi, un aspetto questo che, in un momento in cui il commercio elettronico sta, a poco a poco, soppiantando gli scambi tradizionali, ha un impatto sempre crescente. Un mercato unico dei pagamenti digitali, questa la maggiore sfida del Pacchetto sopramenzionato, un simile traguardo porrebbe fine ad “un mercato dei pagamenti frammentato e caro, un mercato di 130 miliardi di euro, che pesa l’1% del PIL UE”, un mercato di potenzialità ancora non del tutto esplorato. Alla luce di quanto detto la Commissione Europea ha ritenuto indispensabile predisporre una normativa che, per un verso, instaurasse pari condizioni di concorrenza tra tutte le categorie di prestatori di servizi di pagamento, aumentando così scelta, efficienza, trasparenza e sicurezza dei pagamenti al dettaglio, per l’altro, agevolasse la prestazione transfrontaliera di servizi innovativi di pagamento con carta, via internet e tramite dispositivo mobile assicurando un mercato unico per tutti i pagamenti al dettaglio.

La proposta di Direttiva tende quindi ad uniformare il livello europeo di alcune procedure relative all’autorizzazione degli istituti di pagamento, ad armonizzare ulteriormente diritti e obblighi in materia di pagamenti elettronici, eliminando alcune delle opzioni esercitate a livello nazionale, inoltre, introduce nuove norme con lo scopo di favorire la nascita di innovativi sistemi di pagamento elettronico per gli acquisti on-line.

In combinato con la Direttiva, il Regolamento introdurrà massimali per le commissioni applicate ai consumatori sulle operazioni effettuate con carte di debito e di credito e vieterà l’applicazione di maggiorazioni per tali tipo di carte (ossia il sovrapprezzo che alcuni esercenti applicano al pagamento con carta) particolarmente in uso soprattutto nell’acquisto di biglietti aerei. Con le nuove regole si impone un tetto massimo sulle commissioni valevole per tutti i paesi UE, intervenendo appunto sulle varie incongruenze nazionali sino ad oggi presenti: 0,2% per le carte di debito e 0,3% per le carte di credito. Ciò permetterà ai retails on-line, in particolare quelli che subivano gli alti tassi delle commissioni interbancarie, di diventare maggiormente competitivi sul mercato europeo con un effetto positivo sui prezzi. Per un periodo transitorio di 22 mesi, tali massimali si applicheranno solo alle operazioni transfrontaliere (intese quali operazioni in cui il consumatore usa la carta in un paese diverso dal proprio oppure quando il dettagliante si appoggia ad una banca di un altro paese), trascorso tale periodo riguarderanno anche le operazioni nazionali.

La prospettiva di una riduzione del contante, realizzata appunto attraverso la diffusione generalizzata di sistemi di pagamento elettronici, è una tematica tanto attuale quanto controversa. Tra maggio e giugno 2013, il CNEL ha organizzato un ciclo di audizioni, conclusosi il 17 ottobre con il Seminario “Il sistema Italia alla sfida dei pagamenti elettronici”, avente da oggetto una riflessione sulle possibili misure volte a rafforzare la diffusione della moneta elettronica.

Risulta dal documento CNEL che l’eliminazione del contante a favore di sistemi di pagamento elettronici è una realtà soltanto per pochi Paesi nel mondo: il Giappone, con 12 carte di credito per abitante, è in testa alla classifica mentre l’Italia è solo al 23° posto nel mondo, con 1,6 carte di credito per abitante (anche se l’effettivo divario per l’Italia deriva soprattutto dallo scarso utilizzo delle carte di credito mentre sul dato relativo alle carte di debito è allineata con gli altri paesi europei comparati bili). I paesi emergenti hanno visto un uso crescente di tale di tale strumento, in India, dal 2008 al 2010, sono cresciuti del 50%, in Cina del 34%, crescite significative si sono registrate anche in Brasile, Russia e Messico (in generale, l’Asia è l’area a più alto tasso di incremento). In Europa, invece, si assiste ad una graduale riduzione della diffusione delle carte di credito a favore di quelle prepagate. In Inghilterra e Francia la loro diffusione è diminuita rispettivamente dell’1,5% e del 2% e ancora più marcata è stata per la Spagna, la Grecia e il Portogallo.

 

Il mercato dei pagamenti elettronici sta vivendo un momento di estrema vivacità, configurandosi come un settore in continua evoluzione. Il fermento, che si verifica sia a livello comunitario attraverso le raccomandazioni e le linee guida prodotte dall’EPC (European Payments Council) nell’ambito della SEPA (Single Euro Payments Area), sia a livello nazionale attraverso il recepimento delle Direttive 2007/64/CE (Payment Services Directive –PSD) e 2009/110/EC (nuova Electronic Money Directive –nuova EMD), sta coinvolgendo attivamente gli operatori del settore. L’interesse della Comunità Europea per il tema dei pagamenti elettronici è confermato dalla pubblicazione, lo scorso Gennaio, del Libro Verde intitolato “Verso un mercato europeo integrato dei pagamenti tramite carte, internet e telefono mobile1”, su cui la Commissione ha aperto una consultazione pubblica che chiama in causa cittadini, aziende ed enti interessati alla tematica dei pagamenti elettronici. Obiettivo della consultazione è colmare, attraverso il contributo dei diversi stakeholder, il gap che attualmente esiste tra la situazione attuale, caratterizzata da un mercato altamente frammentato, e una situazione ideale in cui si realizzi una reale integrazione e standardizzazione dei sistemi di pagamento elettronico.

Una maggiore integrazione di mercato porterebbe una serie di benefici a tutti gli stakeholder del sistema. La presenza di standard aperti comuni favorirebbe innanzitutto l’aumento di concorrenza, permettendo ai diversi prestatori dei servizi di pagamento di offrire i propri prodotti e servizi anche a livello transnazionale, incrementando gli effetti di scala e riducendo così i costi per gli operatori stessi e dunque i prezzi praticati agli utenti finali. Questi ultimi avrebbero inoltre maggiore possibilità di scelta e condizioni di accesso più trasparenti. In un mercato aperto, comune ed interoperabile aumenterebbero inoltre i livelli di sicurezza reale e percepita, incrementando la fiducia dei consumatori nei sistemi di pagamento elettronico. Tale elemento diventa fondamentale soprattutto quando si parla di scenari innovativi, come quelli legati al mobile payment, cioè a quei pagamenti “nei quali i dati e l’ordine di pagamento sono emessi, trasmessi o confermati tramite un telefono o un dispositivo mobile e che possono essere utilizzati per gli acquisti, sia online sia tradizionali, di servizi, prodotti digitali o beni fisici”2, rispetto ai quali la fiducia da parte degli utenti finali rimane, ad oggi, l’elemento fondamentale per l’affermazione dei servizi, come confermato da diversi studi di settore3.

I benefici descritti, traducibili sinteticamente nell’aumento di trasparenza e di tracciabilità dei pagamenti, nonché nella riduzione dei costi per gli operatori e dei prezzi per gli utenti finali, riguarderebbero milioni di imprese e centinaia di milioni di cittadini: il mercato dei pagamenti al dettaglio in euro è infatti uno dei più grandi al mondo, con 58 miliardi di operazioni nella sola Eurozona (dati BCE relativi all’anno 2009).

Per quanto attiene il livello comunitario, possiamo sicuramente affermare che tra gli obiettivi della Comunità Europea c’è quello di realizzare per gli strumenti di pagamento elettronico lo stesso percorso che nel 2002 si è compiuto per il contante, quando è stata introdotta una moneta unica in tutti i Paesi dell’UE. A tale scopo lo European Payments Council, organismo di decisione e di coordinamento istituito dal settore bancario per realizzare la SEPA e costituito da più di settanta membri che rappresentano banche, banking communities e payment institutions, ha definito i seguenti tre strumenti per raggiungere l’interoperabilità rispetto ai sistemi di pagamento a livello interbancario:

1) SEPA Credit Transfer Scheme (SCT) – abilita i Prestatori di Servizi di Pagamento (PSP) ad offrire servizi    di trasferimento credito attraverso la SEPA.

2) SEPA Direct Debit Scheme (SDD) – crea strumenti di pagamento che possono essere utilizzati per addebiti diretti nazionali ed internazionali.

3) SEPA Card Framework (SCF) – abilita i clienti ad utilizzare carte general purpose per fare e ricevere pagamenti, nonché prelevare denaro all’interno della SEPA.

Se fino a qualche tempo fa per fare un bonifico o ricevere un addebito oltre i confini nazionali i tempi, i costi e la sicurezza erano diversi tra i vari Paesi, l’obiettivo che si intende realizzare nell’ambito della SEPA è proprio quello di creare uno standard unico, a livello europeo, insieme a procedure interbancarie condivise, che consentano di scambiarsi pagamenti e di regolarli come se fossero all’interno di un’unica entità nazionale.

Per quanto riguarda il trasferimento credito e l’addebito diretto, l’EPC ha già predisposto specifici strumenti di regolamentazione. Si tratta, nello specifico, di due tipologie di documenti: i “Rulebook” e le “Implementation Guidelines”. I primi costituiscono la risorsa primaria per la definizione di regole ed obblighi all’interno dello schema di pagamento e forniscono informazioni autorevoli su come esso funziona, mentre le seconde stabiliscono gli standard implementativi sulla base delle regole di alto livello definite dai Rulebook. Dal Novembre 2011 è in vigore la versione 5 dei suddetti documenti, mentre a partire dal 17 Novembre 2012 entrerà in vigore la versione 6, già disponibile sul sito dell’EPC. La Commissione ha inoltre fissato al 1 Febbraio 2014 la data entro la quale i sistemi di trasferimento credito e addebito diretto nazionali dovranno necessariamente migrare agli schemi definiti a livello comunitario.

Per quanto riguarda le carte, invece, la strada per una piena standardizzazione è ancora abbastanza lunga.

8) Il 6 giugno 2014 è scattato l’obbligo per Ministeri, Agenzie Fiscali ed enti di previdenza ed assistenza sociale di utilizzare esclusivamente la fatturazione elettronica.

Chi fa cosa?

  • Agenzia delle Entrate: gestisce, per il tramite della Sogei, il Sistema di interscambio che riceve le fatture elettroniche e provvede a destinarle alle PA.
  • Ragioneria Generale dello Stato (Ministero Economia e Finanze) gestisce il Sicoge ( Sistema di contabilità generale integrata dello Stato) che supporta le amministrazioni centrali nella ricezione gestione e conservazione a norma delle fatture elettroniche.
  • Dipartimento Affari Generali del MEF: gestisce, per il tramite di Consip, gli strumenti gratuiti messi a disposizione nel Mercato Elettronico della PA.
  • AgID: coordina il gruppo di lavoro interministeriale composto da RGS, Agenzia Entrate, Dipartimento delle finanze del MEF, Dipartimento Affari Generali del MEF, Anci e Cisis per il monitoraggio, la gestione l’assistenza e il supporto alle PA secondo le prescrizioni del DM

55/2013. AgID gestisce inoltre l’indice PA che contiene tutte le indicazioni utili alla emissione e trasmissione delle fatture elettroniche e coordina i gruppi di lavoro con Confindustria, Unioncamere, Associazioni di professionisti e di categoria ai fini del supporto della PMI e dei

professionisti fornitori della PA per l’attuazione del processo di Fatturazione Elettronica.

Dal 6 giugno 2014, Ministeri, Agenzie Fiscali ed enti di previdenza ed assistenza sociale hanno già ricevuto e gestito oltre 506.270 fatture in formato elettronico. Dal 6 settembre è inoltre impossibile pagare fatture che non sono pervenute in via elettronica. Attualmente è in corso l’attuazione di tutte le attività propedeutiche, per l’avvio, dal 31 marzo 2015, della fatturazione elettronica anche in tutte le restanti pubbliche amministrazioni (più di 20.000 enti per un totale stimato di circa 35.000 uffici destinatari).

9) A partire dal 1° gennaio 2017, sarà incentivata l’adozione della Fatturazione Elettronica nelle relazioni tra le imprese, accanto a quella già obbligatoria verso la PA. Va chiarito che la Fatturazione Elettronica nel B2b non può essere formalmente obbligata – come lo è stato verso la Pubblica Amministrazione – e quindi, altra novità assolutamente pregevole, questa innovazione rappresenta il presupposto per una semplificazione degli adempimenti dei contribuenti titolari di partita IVA. Il decreto appena approvato dal Consiglio dei Ministri, infatti, prevede la facoltà di trasmettere telematicamente le fatture all’Agenzia delle entrate in luogo delle comunicazioni che i contribuenti sono chiamati a inviare all’Amministrazione finanziaria nel corso dell’anno. Ulteriori agevolazioni

Coloro che già adottano o adotteranno processi di Fatturazione Elettronica, si troverebbero agevolati nella effettuazione della trasmissione telematica e potrebbero coniugare comunicazione commerciale e fiscale consentendo di abolire completamente adempimenti come lo Spesometro e la comunicazione delle operazioni con i Paesi Black List e i modelli INTRA riferiti agli acquisti di beni e servizi – adempimenti burocraticamente tanto onerosi quanto “sgradevoli”, che gravano sull’operatività delle imprese. Il contribuente, poi, otterrebbe rimborsi IVA più veloci. Un altro elemento che da qui al 1 gennaio 2017 potrà avere un ruolo importante sull’evoluzione della Fatturazione Elettronica, verso la PA e nel B2b, è legato al percorso di sviluppo del cosiddetto “Core Invoice”. La Comunità Europea – nello specifico, tramite una commissione dedicata del CEN – è, infatti, al lavoro per definire il “subset ottimo minimo” di informazioni che, a partire dal 2019, ogni Pubblica Amministrazione europea dovrà “farsi bastare” per accettare – e portare in pagamento – una Fattura di un loro fornitore. Questo tavolo di lavoro è, a oggi, centrale nello sviluppo della Fatturazione Elettronica, sia in Europa sia in Italia, e potrebbe avere ricadute – comunque positive, a mio modo di vedere – sia sullo “standard” attualmente in uso sia sul numero stesso degli standard eventualmente utilizzabili a regime.

 

 

 

 

 




LA “MUSICA” ALLA RADIO: SCELTA O IMPOSIZIONE?

LA MUSICA ALLA RADIO: SCELTA O IMPOSIZIONE?

C’è stato un tempo in cui scegliere la musica era possibile.

Un tempo in cui le emittenti radiofoniche trasmettevano i talenti, gli artisti, quelli veri che con semplicità raggiungevano gli ascoltatori.

Le canzoni piacevano oppure no, gli artisti avevano il giusto successo oppure sparivano dalle scene.

Tutto questo oggi non ha più senso.

Ognuno di noi ha programmato nello stereo in auto, nel pc in ufficio, nel Hi-Fi Dolby Surround a casa almeno 6 o 7 stazioni radio appartenenti a network radiofonici a diffusione nazionale più che conosciuti: Radio 105, Radio Capital, Radio 24, Radio Deejay, R 101, Radio Dimensione Suono, RTL 102,5, Radio 24 e, per i più “Rock”, la mitica Virgin!

Sono innumerevoli e popolari pure i network più locali che hanno una programmazione di base legata al territorio e dove a volte la professionalità degli speakers è più legata all’idioma che alla cultura musicale.

Partendo da un’ipotesi (assunto per chi scrive; n.d.a.) che la cultura musicale oggi in Italia sia frutto di un assillante procedimento di desensibilizzazione da parte dei Media, la Televisione in primis (vedasi anche: http://betapress.it/index.php/2016/09/09/x-factor-x-rock/) e la Radio poi, ho deciso di esaminare qualche giorno fa i palinsesti di alcune emittenti nazionali.

Quale migliore occasione dell’autostrada nel tragitto Ancona-Milano?

Ho sintonizzato i 16 canali dello stereo ed ho cominciato la mia analisi. Pubblicità a parte, che ho notato essere praticamente concomitante a tutte le stazioni, ho contato circa una sessantina di canzoni in onda nell’arco di poco più di tre ore, di queste una decina erano presenti a ripetizione in ogni singola emittente.

Ad un orecchio poco “allenato” queste dinamiche possono sfuggire ma con un pizzico di pazienza ed attenzione ci si rende conto dell’imposizione cui siamo indotti.

Non voglio assolutamente inoltrarmi in discussioni sterili circa le “opere” di artisti nostrani “pluri-decorati”: Rockers, Poppers e Sweeters. Ho colto fin troppo bene negli anni il sistema imbarazzante che gira attorno agli “attempati talenti” che con i passaggi radio e le fastidiose interviste promuovono il lavoro del momento, credo inoltre sia chiaramente visibile a tutti la condizione di mesmerizzazione in cui versano e con cui vengono tenuti costantemente in vita dalle rispettive Label .(Il mesmerismo  è una terapia, non riconosciuta ufficialmente, per malattie o disfunzioni, basata sulle teorie di Franz Anton Mesmer, medico tedesco del Settecento, che prevedeva di curare i pazienti con elettro-calamite. NDR).

Voglio invece puntare il dito sulle solite canzonette all’ultima moda udite durante il mio viaggio: canzonette legate a personaggi che di talentuoso hanno ben poco e soprattutto il dito (medio; n.d.a.) lo voglio puntare verso i contorti e distorti meccanismi discografici e radiofonici.

Siamo in un regime totalitario dove il singolo ascolto è finalizzato esclusivamente ad una mera questione economica, prerogativa di chi produce e commercializza musica, senza nessuna regola e senza proposizione alcuna.

Profetica la frase nel pezzo del 1992 “Atti Osceni” dei Timoria (una delle mie band preferite; n.d.a.) in cui Francesco Renga confessava: “…spacci musica e lo fai pure bene (…)”.

Vorrei rivolgere anche al lettore incuriosito alcune domande che mi sono posto: “…perché si sentono in radio sempre le stesse cose? Perché i nomi del mondo della musica e dello spettacolo sono quasi sempre gli stessi? Perché ci sono artisti che hanno tanta visibilità pur non meritandosela? Perché artisti che offrono proposte di effettiva qualità hanno difficoltà a trovare spazio?

La risposta è arrivata da un caro amico discografico: “Music Control”! Music Control è il mezzo di rilevazione dei passaggi radiofonici (l’esatto meccanismo è alquanto complesso per cui non mi dilungherò nella spiegazione tecnica) il cui scopo è quello di conoscere l’effettiva airplay di un brano sul territorio nazionale.

Da qui nasce la classifica dei brani più ascoltati, della permanenza di un artista nella hit etc. Stesso discorso vale per la promozione: la presenza di un artista in Music control garantisce la diffusione totale di un prodotto nella radiofonia nazionale e condiziona notevolmente gli altri media, soprattutto giornali che scrivono dei soliti noti ed emittenti televisive che invitano sempre gli stessi artisti.

Music Control è lo strumento attraverso cui le Majors riescono ad influenzare i Network Radiofonici e viceversa.

I Direttori Artistici delle radio, unici veri signori e padroni del palinsesto, oggi sono in grado di “barattare” con le case discografiche loro “brani da far passare” a vantaggio di “investimenti sulle proprie frequenze”.

Si entra così in una spirale pericolosa che sintetizzo: scarsa qualità musicale proposta – competizione tra artisti più e meno brillanti inesistente o finta (il programma “Amici” della De Filippi ne è un esempio) – omologazione globale – GAME OVER!

E la ricetta? Difficile combattere contro questi meccanismi ben oliati! Troppi interessi, troppi legami indissolubili, troppa falsità, non c’è una ricetta!

Ma possiamo e dobbiamo iniziare ad educarci (innanzitutto noi!) e ad educare soprattutto le giovani generazioni, dobbiamo favorire la crescita di sensibilità verso la Musica con la “M” maiuscola!

Dobbiamo favorire l’ascolto di programmi in emittenti con amplia cultura musicale e possibilmente fuori dagli sporchi giochi del business dei Network, dobbiamo tornare ai Concerti ed ai Festival dove artisti propongono la loro musica, dobbiamo favorire pure i social e la rete: quest’ultima entrata prepotentemente nella filiera della discografia.

Dobbiamo in sintesi conoscere e far conoscere la vera arte!

Quella che non muore mai quella che non è mai morta.

Ah, a proposito di arte, notiamo: se per caso qualcuno di voi NON conosce “Another Brick In The Wall”… scagli la prima pietra!
PERTH

radio-1

libera la radio che c'è in te
libera la radio che c’è in te




Cercasi Buona Scuola: chi l’ha vista chiami subito in redazione.

La Buona Scuola, di renziana impostazione, è miseramente fallita solo dopo pochi mesi dalla sua gestazione.

Il caos di questi giorni nelle chiamate dirette e nelle graduatorie post concorsi indica, con forza, come sia importante conoscere ciò che si tocca.

Il che non scusa il fatto che la scuola italiana sia una nave che naviga a vista da molto tempo, con reiterati errori e covo di incompetenze sopratutto dal lato ministeriale, e probabilmente dalla riforma del 1962 non è più stata in grado di adattarsi alla nuova corrente educativa che lei stessa si era data.

L’errore di base che grava sulla scuola italiana è la mancanza di un modello organizzativo legato a processi e funzioni ben definiti; basta vedere il caos scaturito con il concorsone che muoverà ricorsi per i prossimi decenni e causerà instabilità nei percorsi professionali di molti docenti, ma sopratutto che ha dimostrato di non saper valutare nessuno.

La legge 107 ha raffazzonato una serie di idee (a volte anche valide) buttandole in un calderone che non ha dato indicazioni precise e funzionali, ma come al solito ha lasciato spazi interpretativi assurdi.

Sono stati assunti migliaia di docenti spesso non preparati a fare i docenti, in barba a quei professori che invece hanno consolidate professionalità, è stato fatto un concorsone che non ha saputo valutare correttamente nessuno, il bonus docenti non ha centrato l’obiettivo di creare un modello di valutazione dei docenti, i dirigenti scolastici non hanno avuto nessuna possibilità di scegliere in quanto già tutti i posti sono stati gestiti dagli usr su incarico del miur che hanno posizionato le figure che voleva il miur, non certo quelle che servivano alle scuole, l’alternanza scuola lavoro ha fatto una grave commistione tra didattica e professione senza una vera guida, tutte cose che hanno generato caos.

Il ridicolo: viene fatto un concorso senza i posti da assegnare, la partenza dell’anno scolastico ha generato più insicurezze nei docenti di quanto nessuna riforma abbia mai fatto negli ultimi quarant’anni, ogni usr manda alle scuole comunicazioni differenti…

Non è questione di difendere i docenti che se sono bravi si difendono benissimo con il loro lavoro, è questione di dignità, dignità della persona, dignità della professione, non solo dei docenti ma anche del personale di segreteria che si è trovato catapultato in un caos di incombenze amministrative nuove, mal spiegate e sopratutto non chiare.

Insomma la buona scuola è riuscita a mettere nel caos tutti, lo stesso sottosegretario Faraone ha ammesso, a denti stretti, che qualche “piccolo” inconveniente c’era, PICCOLO, ahahah, eufemismo politico.

Inutile in queste poche righe riassumere i tanti fatti clamorosi di incapacità dimostrata dalla buona scuola, ed in particolare di come anche l’organico dell’autonomia si sia dimostrato solo utile a posizionare i tanti assunti “inutilmente” nella scuola.

In ogni caso la Ministra si dice soddisfatta “nella consapevolezza di una macchina complessa”.

Ma chi deve essere soddisfatto, la ministra o gli operatori della scuola che devono poter lavorare con la massima tranquillità?

Ma gli esponenti dei lavoratori della scuola affermano: “Mobilità nazionale, concorso disarticolato dalle reali necessità in termini di cattedre, dirigenti scolastici imbarazzati nella mansione di selezionatore del personale… la Buona Scuola mostra tutta la sua fragilità all’inizio dell’anno scolastico...” così interviene Nicola Iannalfo, esponente di spicco del Comitato Docenti Precari ” L’idea centrale di raccordare la scuola al sistema lavorativo sta generando vulnus organizzativi per quanto attiene l’alternanza scuola-lavoro. I nodi da sciogliere sono molti e c’è da scommettere che le prossime settimane offriranno motivo di scontro tra le parti sociali e il ministero. Il Ministro annuncia un nuovo ciclo TFA… non sarebbe opportuno sistemare il pregresso piuttosto che congestionare ulteriormente le graduatorie di istituto? Lo scopriremo solo vivendo…”

In ogni caso siamo contenti che la ministra sia contenta…

 

 

i casi strani della legge 107

i casi strani segue

i tappi del miur




X FACTOR o X ROCK?

X FACTOR o X ROCK?
Ho avuto modo di assistere (in prima fila) al Concerto degli Afterhours, il 06 agosto scorso, durante la data trevigiana del tour “Folfiri o Folfox”, dall omonimo album (undicesimo della band capitanata da Manuel Agnelli).

Sono passati più di vent’anni dall’ultimo concerto che vidi degli Afterhours, per lo più per impegni e sfortunate coincidenze. L’album in promozione era “Germi” ed io, allora giovane universitario amante del Hard Rock degli States, avevo trovato in questa band “indie” milanese una valida alternativa “nostrana” agli idoli d’oltreoceano.

Con i Timoria di Pedrini/Renga, i primi Litfiba di Pelù/Renzulli ed i Karma di Moretti-Juan Mordecai/Viti (quest’ultimo divenuto poi per un decennio bassista proprio degli Afterhours), ho amato (ed amo tuttora! N.d.a.) la premiata ditta “Agnelli & Co”, l’unica tra le sopracitate peraltro ad arrivare ai giorni nostri!

Ora, chi è “abbonato” alle profezie letterario-musicali di Manuel, troverà abbastanza famigliari e neanche in modo troppo velato, citazioni sulla “musica spazzatura”.

Ma allora che ci fa Manuel Agnelli sulla cattedra di X Factor?

Che ci fa il leader di una delle rock band italiane più importante degli ultimi vent’anni, capace di superare le generazioni e che ancora oggi sa conquistare i ragazzi come faceva negli Anni Novanta accanto a Fedez, Arisa e (mi sono dovuto informare su quest’ultimo) Alvaro Solar?

Pur rispettando chiunque decida di avvelenare il proprio palato musicale con i Talent, personalmente ho sempre rifiutato la visione di programmi come “Amici”, “X Factor” e pure “Italia’s Got Talent”.

Penserete che chi scrive è un nazi-rocker o un grunger nostalgico ultra quarantenne.

Nulla di tutto ciò! Mi fa male!

Puro e lancinante dolore fisico!

Innanzitutto per le giovani “scimmiette” che si esibiscono credendo al successo.

E poi perché ritengo un peccato mortale rendere pubblico attraverso il piccolo schermo l’immorale scempio della regina delle arti.

Di musica il mitico Red Ronnie se ne intende un bel po’, in una sua intervista per Fanpage pochi mesi or sono esplicitava con parole molto forti e chiare la sua avversione nei confronti del meccanismo dei talent show musicali: <<… il Talent finisce per soffocare la musica e spinge i veri talenti a cambiare mestiere, è solo un business televisivo, le cui prime vittime sono i partecipanti, ragazzi sfruttati e sacrificati sull’altare per 60-70mila copie vendute, e poi “fuori dai coglioni”, che finiscono a firmare autografi nei centri commerciali>>.

Giudici popolari ricchissimi che diventano ancora più popolari e sempre più ricchi! Icone (?) del POP, del R’n’B, del RAP che sfruttano il mezzo principe di comunicazione di massa ed i suoi occulti meccanismi di costruzione di audience per accrescere la propria notorietà.

Altro che amore alla musica ed aiuto ai giovani talenti!

Se Agnelli facesse l’Agnelli degli Afterhours sarebbe puro spettacolo! Voglio fidarmi!

Voglio dar credito alle confessioni rilasciate al magazine Rolling Stone: <<… gli altri tre firmano autografi e stringono le mani e io non so che cazzo fare, nessuno mi caga di quel pubblico lì>>.

Avendo ancora una vecchia “tubo catodico” con decoder esterno mi incollerò al vetro sintonizzando il telecomando su X Factor!

E’ una sfida per me e anche per Manuel!

Riuscirà il nostro eroe ad aiutare i VERI talenti a non essere bruciati dallo show-business?

A mostrare una strada diversa?

A pieni polmoni rimarrò in attesa di una boccata d’aria nuova… e allora che talent show sia!
PERTH

 

x factor o x rock
x factor o x rock




STRATEGIA GLOBALE E LA CRESCITA DIGITALE

 

 

Il progetto nazionale dell’agenda digitale è entrato a far parte dei grandi progetti per crescita

dell’occupazione, della qualità della vita, di una presa di coscienza generazionale e democratica. Se poniamo al centro del progetto cittadini, imprese e il concetto di una vera innovazione tecnologica possiamo ritenere la strada del digitale  un investimento pubblico

che coincide immediatamente con una riforma strutturale del Paese. A partire da questo numero e per  prossimi necessari voglio focalizzare lo stato generale della digitalizzazione nella pubblica amministrazione e nei settori privati.

  • Le azioni per una crescita digitale
  • Sistema Pubblico
  • Sicurezza
  • Consolidamento data center e cloud computing
  • Servizio Pubblico d’Identità Digitale (SPID)
  • Anagrafe
  • Pagamenti elettronici
  • Fatturazione elettronica PA
  • Fatturazione B2B
  • Open Data
  • Sanità digitale
  • Scuola Digitale
  • Giustizia Digitale
  • La casa del cittadino
  • Le competenze digitali
  • Smart City

 

In questa parte affronteremo con Voi i seguenti argomenti:

  • Le azioni per una crescita digitale
  • Sistema Pubblico
  • Sicurezza
  • Consolidamento data center e cloud computing

 

Nel settore privato è necessaria una strategia territoriale sulla ricerca, l’innovazione e la competitività del sistema produttivo. In quest’ottica, deve realizzarsi una piena sinergia con le  strategie pubbliche in essere, sia di pertinenza del governo nazionale sia di competenza regionale, che delle amministrazioni locali. Una massima attenzione alle esigenze di modernizzazione e sviluppo digitale di cittadini e imprese italiane, utilizzando il settore pubblico come elemento catalizzatore.

Una buona soluzione potrebbe essere quella di dare più potere all’agID( Agenzia per l’Italia digitale) e utilizzarla per il  coordinamento di tutti gli interventi di trasformazione digitale e l’avvio di un percorso di centralizzazione della programmazione della digitalizzazione del Sistema. Diventa di vitale importanza la diffusione di cultura digitale e lo sviluppo di competenze digitali in imprese e cittadini, la modernizzazione della pubblica amministrazione partendo dai processi, superando la logica delle regole tecniche e delle linee guida e puntando alla centralità dell’esperienza e bisogno dell’utenza. E’ importante un sistema dinamico che abbia la capacità di adattarsi agli scenari sia nazionali che europei.

E’ una questione di PIL !!!

Il mercato del digitale viene indicato come una delle più accreditate ricette anticrisi sia in Italia che in Europa, parliamo addirittura di un valore pari al 3% del Pil/anno, perciò le risorse pubbliche devono servire per promuovere la trasformazione digitale delle imprese italiane e sviluppare le competenze dei cittadini, infatti tutti gli addetti ai lavori sia privati che istituzionali parlano di “crescita digitale” che potrà essere concretizzata da una veloce logica di switch-off del tradizionale. In particolare la pubblica amministrazione dovrà puntare sui seguenti elementi.

  • Determinando il progressivo switch off dell’opzione analogica per la fruizione dei servizi pubblici
  • Progettando la digitalizzazione della pubblica amministrazione in un’ottica centrata sull’utente
  • Coordinando e mettendo a sistema le diverse azioni avviate da tutte amministrazioni pubbliche
  • Garantendo crescita economica e sociale, attraverso lo sviluppo di competenze nelle imprese e di diffusione di cultura digitale fra i cittadini
  • Creando nuova domanda capace di generare offerta innovativa e qualificata
  • Coordinando in materia unitaria la programmazione e gli investimenti in innovazione digitale e ICT

Un altro elemento importante la diffusione è l’utilizzo dei servizi in rete . In Italia la fascia media degli utilizzatori comprende una età dai 16 ai 24 anni che per la verità si differenzia di circa 10 punti rispetto alla media europea.

Le recenti statistiche, sempre col beneficio degli ultimi aggiornamenti, dal 2011  l’utilizzo di Internet per la ricerca di informazioni sanitarie è cresciuto dal 45% al 60%, così come l’utilizzo del web per leggere informazioni, giornali e riviste è passato dal 50% al 60% nell’ultimo periodo del 2015. Allo stesso tempo, sono cresciuti sensibilmente i servizi finanziari, assicurativi e gli acquisti di bei e servizi. Le relazioni online con la PubblicaAmministrazione, sono il pagamento delle tasse (30%), l’iscrizione a scuole superiori o all’università (25%).

Qual è il grado di soddisfazione dei servizi on-line?

82% di utenti molto o abbastanza soddisfatti

73% rispetto alle pratiche sanitarie  a quelle anagrafiche

I servizi più diffusi tramite internet sono:

  • la gestione dei certificati medici
  • dai servizi per il lavoro
  • posta elettronica certificata
  • gare d’appalto al 18%
  • fatturazione elettronica

Un altro elemento che caratterizza il processo di digitalizzazione è la razionalizzazione

del patrimonio ICT,consolidamento data center e cloud computing, questo perché il processo di digitalizzazione  deve essere sempre accompagnato da una razionalizzazione del suo patrimonio ICT attraverso standardizzazione ed ottimizzazione delle applicazioni, partendo da un’analisi dell’esistente.La straordinaria portata innovativa del cloud computing ha completamente scardinato le modalità di approccio alle architetture IT, rendendo ineludibile, anche per le PA, un percorso conseguente per la trasformazione delle proprie infrastrutture.

Parlare di internet e della diffusione dei servizi ad esso collegato non possiamo prescindere dalla sicurezza dei dati pubblici e personali anche perch i veri rischi di interconnessioni dove  le nuove esigenze e le innovazioni tecnologiche sfuggono sempre di più alla regolamentazione sulla privacy e alla sicurezza delle informazioni e cresce,infatti,sempre di più l’appetito dei criminali informatici. Proviamo a considerare le città dei prossimi 20 anni dove i cittadini useranno internet come strumento comune da cui reperire le informazioni dalle più semplici  alle più complesse che il più delle volte invadono anche la sfera privata. Quale sarà il grado di sicurezza su cui ognuno potrà contare nello svolgimento delle attività quotidiane come ad esempio gli acquisti on-line, l’uso dei social, il dialogo con la Pubblica Amministrazione. I futuri cittadini saranno sempre più informatizzati,automatizzati e sempre più connessi e passeggiando per le strade cittadine e quindi in luoghi comuni, comunicheranno con la propria banca,assicuratore,ospedale,attiverà e controllerà a distanza l’allarme della propria abitazione, tutte leccornie  per ladri di identità,furti telematici,ladri di abitazioni private. Tutto ciò significa che decine di miliardi di informazioni viaggeranno nella rete in micro secondi e quindi i custodi dei cosiddetti big data dovranno sempre di più sviluppare controlli e tecnologie per la protezione dagli attacchi informatici sviluppando in termini di efficacia e rilevamenti di controllo . Abbiamo parlato di tecnologie e sicurezza e un riferimento privilegiato va agli Open data  grazie ai quali che per una volontà generalizzata stanno diventando sempre più trasparenti nell’intercomunicazione con i cittadini e non di meno verso la Pubblica Amministrazione  per interconnettere verso i servizi. Con questi scenari bisogna riconoscere che sempre di più dovremo affrontare difficoltà molto complesse anche perché, in primo luogo,mancano ancora criteri condivisi di standardazione  nella gestione delle informazioni e in tale senso è auspicabile o meglio necessario un confronto sia all’interno delle organizzazioni pubbliche  senza trascurare il confronto tra queste  e le aziende. Pertanto a conclusione di questa prima analisi  possiamo considerare la tematica smart cities e Big data il vero obbiettivo tanto per il settore pubblico  che per le le aziende che sviluppano servizi sia per il pubblico che per il privato accomunati  nel compito di individuare e realizzare tecnologie  a sostegno del miglioramento della qualità della vita dei cittadini vista come bene assoluto di una società libera e democratica.

La società digitale è un processo irreversibile e quali rischi personali?

Innanzitutto bisogna riflettere sugli ultimi sondaggi sui livelli di consapevolezza sulla sicurezza maturata da parte delle persone e delle aziende. Per quanto riguarda le persone basti pensare all’elevato numero di denunce per truffe telematiche che dagli ultimi dati si posiziona su un incremento dell’8% anno. Volendo, invece, fare un focus sulle aziende, dagli ultimi dati  di ricerca è evidente una minore sensibilità nei confronti della sicurezza informatica da parte dell’Italia rispetto a molti paesi europei, per non parlare poi del divario che è stato riscontrato tra le aziende europee rispetto a quelle di oltre oceano. A seguito è riportato un estratto della ricerca riguardante i livelli di consapevolezza  in generale e del controllo dei rischi informatici e il relativo confronto con l’Europa anche per quanto riguarda le minacce informatiche.

I numerosi sondaggi e attente analisi non risolvono  i problemi ma sicuramente sono serviti ad accendere importanti riflettori sugli obiettivi presenti e futuri. Abbiamo capito, per esempio, che si sta affermando sempre di più un nuovo mestiere    in tutto il mondo: l’ hacker. Tutto ciò, sommato ad una sempre più auspicabile consapevolezza dei livelli di pericoli, richiederà alle  alle persone di ripensare il proprio modello di vita e principalmente alle aziende  di riformulare le proprie strategie organizzative e di business.

Quali sono i focus su cui indirizzare i livelli di consapevolezza di sicurezza informatica?

Al di là  delle componenti strutturali  in cima alla classifica ci sono i trend tecnologici  come i tablet e smartphone che stanno costituendo i fondamentali della rivoluzione digitale con cui le persone interagiscono. Un’altra rivoluzione tecnologica  è la tecnologia Cloud che in termini quantitativi possiamo affermare che c’è stata una esplosione negli ultimi tre anni e inoltre sta determinando una profonda trasformazione nel modello economico di buona percentuale di imprese, pertanto l’evoluzione verso le infrastrutture porterà crescita e guadagni a chi saprà utilizzare al meglio le informazioni in termini di sicurezza e contenimento dei costi.  Un settore che è fortemente legato ai livelli di sicurezza è l’e-commerce, è sempre più in crescita l’integrazione tra il consumatore digitale interattivo  e le aziende  che effettuano la vendita virtuale multicanale. L’insieme di tutti questi processi sta sviluppando ambiti verticali che sempre di più si integrano tra loro all’interno di strutture come la Smart City per costituire ,poi, scelte fondamentali per la digitalizzazione dell’Italia e Europa.

 

Parliamo ancora di competenza e formazione

Un mondo digitale chiede sempre più spesso riferimenti sicuri, consulenza sulle scelte tecnologiche  e una formazione che ci faccia stare a passo con l’evoluzione. A questo proposito le aziende sono sempre più chiamate a dare una consulenza qualificata, offrire qualcosa che vada oltre  la semplice vendita di servizi tecnologici e quindi una competenza  su nozioni di economia, finanza, analisi aziendali ecc….. I manager più attenti sanno che in un mercato in continua trasformazione cambia il modo di approccio con i propri interlocutori e che non basta più vendere tecnologia ma è necessario fornire un servizio a 360°. Inoltre questa  rapida evoluzione del cambiamento tecnologico unita al processo di globalizzazione hanno comportato una profonda trasformazione nella raccolta, nell’utilizzo e nel trasferimento dei dati personali. Il sistema sempre più universale dei flussi dei dati, delle modalità di raccolta, del trasferimento e dello scambio delle informazioni personali , le grandi quantità di dati trasferiti a livello globale in un solo secondo nonché lo sviluppo dei servizi multimediali,  richiede anche una importante  revisione e condivisione delle   regole che risultano desuete e non adatte alle nuove forme di comunicazione. In particolare, i servizi  che consentono agli utenti l’accesso alle risorse informatiche di terzi senza l’archiviazione presso il sito locale, pongono nuove sfide per le autorità preposte alla tutela dei dati, in considerazione dei flussi informativi in tempo reale da una zona territoriale di competenza all’altra, anche al di fuori dell’Ue. Le regole per la tutela dei dati dovranno essere aggiornate per  progressi tecnologici sconfinati e a volte incontrollabili.

Che significa parlare di sicurezza

Una classificazione della sicurezza informatica è possibile nella misura in cui vengono stabiliti gli indicatori fondamentali  del livello di sicurezza che vengono  attribuiti dalle normative  in ambito nazionale, europee e internazionali, classificando le informazioni e i documenti  che siano analogici o digitali a secondo della  importanza dell’informazione stessa. La classificazione della sicurezza informatica e delle informazioni in generale seguono il criterio  della gravità del danno che la rivelazione non autorizzata della stessa causerebbe alla sicurezza personale inteso come persona fisica  e aziendale inteso come attacco alle informazioni primarie per il proprio core business.

Quali sono le azioni principali  per definire dei buoni livelli di sicurezza

  • profilare l’accesso a una determinata informazione per i soli soggetti che abbiano necessità di conoscerla nell’esercizio delle proprie funzioni
  •  predisporre un sistema di controllo  che assicuri la limitazione dell’accesso. Il sistema di controllo dovrà essere proporzionato alla rilevanza dell’interesse tutelato, e quindi tanto più incisive quanto più si sale di livello da riservato a segretissimo
  • qualificare le informazioni  indicando l’identità certa di chi ha prodotto l’informazione o il documento e la rispettiva appartenenza

Attacchi Informatici: Cosa aspettarsi , Cosa temere, Possiamo difenderci?

Attacchi alla sicurezza informatica più diffusi: Codici maligni   48%  -Furti di informazioni da cellulari 45%  -Phishing 36%  -Hard ware 30%  -Software 24%  -Reti 24%  -Accessi per aggiornamenti non autorizzati 18%

Il ruolo della sicurezza nell’era di Internet

Le autostrade di internet sono affollatissime  e ricche di insidie ma anche fonti di servizi, pensiamo agli acquisti e ai pagamenti online. La fiducia verso i servizi Internet è in continuo crescente questo anche all’ introduzione della  Identità Digitale Sicura  e grazie a sempre più sofisticate tecnologie che aumentano il livello di sicurezza, sempre di più vengono utilizzati i servizi online offerti dalla Pubblica Amministrazione, dai privati , dallo sviluppo sempre più crescente dell’ e-commerce.  L’uso del  sistema sicuro di Identità Digitale consente e consentirà di contrastare in maniera molto efficace i fenomeni criminali e in particolare il Furto d’Identità quindi assisteremo sempre di più al richiesta di tutela della privacy e ad una riduzione di archivi che contengono dati personali, una standardizzazione e una  definizione  di un insieme di attributi relativi ad una entità sicura e protetta  con l’uso di credenziali che vengono utilizzati per poter accedere in modo sicuro ai sevizi (One Time Password,  Smart Card,  App di sicurezza , sistemi biometrici. Quanto detto dimostra che la situazione  è abbastanza preoccupante e che quindi la conoscenza dei tipi di attacco alla sicurezza dei dati personali  e la violazione della Identità Digitale  sono argomenti su cui riflettere e far riflettere.

Cosa stanno facendo gli atri paesi?

L’orientamento  tecnologico ed i regolamenti stessi prediligono soluzioni semplici e dirette, senza entrare nei dettagli tecnici sofisticati ma definendo schemi di processi che possano creare una sorta di ecosistema  per le autostrade  che percorrono quel globo chiamato Internet che mette al centro l’utente e quindi i cittadini fornendogli una sorta di “passaporto sicuro” per comunicare in modalità multimediale .  Quanto fin qui detto merita una riflessione sulla anagrafe digitale, sulla verifica della Identità Digitale, Tessera sanitaria e quindi sui  gestori di servizi che sono sia pubblici che privati sia nazionali che internazionali e quindi si ritorna ancora alla conclusione di sempre, di scelte sempre più condivise e sempre più globali. E’ logico che quando si vogliono adottare scelte condivise è importante adottare schemi di processi con un grande livello di flessibilità e standardizzazione di sistemi di autentificazione  che evolveranno anche sulla base di nuove tecnologie  sempre più sofisticate offerte dal mercato.

In Italia  cosa succede?

E’ stato  avviato un progetto Pilota aperto a tutte quelle società che vi vorranno partecipare sia in qualità di Gestori di Identità, sia di Gestori di Servizi.

Tutti i siti della Pubblica Amministrazione dovranno adeguarsi ai sistemi di Identificazione Elettronica previsti dall’art. 64 del Codice dell’Amministrazione Digitale.

 

Logiche politiche e di mercato

Con la promessa di dedicare un prossimo articolo che vada oltre questa sintesi, possiamo affermare, senza timore di smentita, che parlare di sicurezza significa anche una politica comunitaria più consapevole per confrontarsi con un business nascente che riguarda il furto di identità. E in atto  una crescente vendita al mercato nero  dii dati degli utenti, fornendo  al migliore offerente informazioni “sensibili” e personali con la compravendita su Internet dei dati rubati, nomi, indirizzi, email. Rubare un’identità è un business internazionale che interessa pirati informatici in ogni parte del mondo, francamente confesso un brivido di paura.

 

 

crescita digitale

 

 

 

 




Rampelli vs Cineca – scontro di civiltà?

L’incredibile vicenda della rimozione del Direttore Generale dei sistemi informativi del MIUR, Marco Filisetti, viene ben stigmatizzata dall’interrogazione parlamentare di Fabio Rampelli:

“… la direzione generale per i sistemi informativi del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca dovrebbe, a breve, rinnovare il bando per le attività di informatica, per un valore presunto di circa trecento milioni di euro in quattro anni; tra l’altro, il capo della direzione generale dei sistemi informativi del Ministero è stato recentemente trasferito all’ufficio scolastico regionale della regione Marche, con due anni di anticipo rispetto alla scadenza del mandato; alla luce di quanto esposto, il Consorzio Cineca non sembra costituire un soggetto affidabile per la gestione dei servizi informatici e tantomeno per la realizzazione di concorsi…”

Ucci Ucci sento odor di magagnucce…

Perfettamente noto a tutti gli Italiani che al solito si spostano le persone per mettere al loro posto i vari raccomandati, sicuramente più affidabili e “leali” verso il potere, ma quale sia il motivo  vero dell’allontanamento del Direttore Generale Marco Filisetti, ben due anni prima della scadenza del suo mandato e contro la sua volontà, dalla direzione generale dei sistemi informativi del ministero dell’istruzione università e ricerca, non è per nulla chiaro, anzi viene fatto proprio quando lo stesso Filisetti si stava muovendo sia per il nuovo bando per l’appalto dei sistemi informativi sia per i controlli sulle strutture che avrebbero gestito il concorso dei docenti (cineca n.d.r.), ma anche quando Filisetti iniziava a svolgere verifiche riguardo alla “gestione” dell’organico potenziato e di quello dell’autonomia (anche queste attività spesso gestite da cineca).

Sembra opportuno notare che lo stesso Filisetti aveva la responsabilità dell’unità di Audit dei fondi europei che, nel lontano 2011, venne smantellata perchè aveva segnalato qualche “piccola” magagna nella gestione dei fondi stessi. (vedi nostro articolo PON fondi europei)

Perché Filisetti venga poi spostato non è dato da sapere, ne vi sono risposte all’interrogazione parlamentare fatta da Rampelli.

Da notare alcune strane concomitanze ovvero che il ministero dell’istruzione università e ricerca ha posto in essere una serie di gestioni tecniche per la realizzazione delle attività legate ai concorsi tramite il consorzio Cineca, che lo stesso Cineca dispone di personale che lavora per il MIUR senza alcuna definizione di progetto né di contratto, che si avvicina il momento del rinnovo del bando per le attività di informatica del MIUR (valore presunto circa 300 milioni di euro in 4 anni), che non vi sono contratti che definiscano gli impegni di Cineca per le attività realizzate ma solo posizioni di fatto, che vi sono perplessità anche nella stessa corte dei conti che nel suo rapporto Deliberazione 6 ottobre 2015, n. 7/2015/G pone alcune questioni riguardo la gestione di cineca.

 

Insomma Filisetti scomodo al potere forse anche perché come al solito aveva iniziato a guardare dentro all’organico dell’autonomia ed a come viene assegnato.

Ma perché il Cineca è così intoccabile?

ci restano altre domande senza risposta:

Quale è la pianificazione della spesa informatica da parte del miur e le motivazioni che richiedano l’attivazione di ulteriori coperture?

Quale sia lo stato delle società in house che ricevono fondi europei senza bando ed in particolare le relazioni dei revisori dei conti che garantiscono il corretto utilizzo degli stessi, le motivazioni per cui gli stessi non vengono sottoposti a controllo?

Che fine hanno fatto le denunce dell’autorità di Audit del 2011? sepolte?

 

filisetti marco fabio-rampelli cineca

 

 

 

 

 

 

chi tocca cineca muore

 

 

 

 

 

 

Sorgente: 4/12265 : CAMERA – ITER ATTO




Uno sguardo oltre il buio.

“Uno sguardo oltre il buio” è la sintesi di un disco che ci ha colpito: Southland.

Chi come noi conosce da tempo le preferenze musicali di Walter Gatti – giornalista, critico musicale di lunga esperienza, chitarrista – per il suo album di esordio si sarebbe aspettato un bel concentrato di rock sudista, ben sapendo quanto il nostro ami bazzicare questi luoghi musicali ma anche geografici e quanto sia devoto di Lynyrd Skynyrd, fratelli Allman, Marshall Tucker & Co. Scoprendo in anteprima il titolo dell’album Southland, ne abbiamo ricavato un ulteriore, infallibile presagio.

Aggiungiamo pure che trattandosi del primo cd “waltergattiano”, ci sembrava molto difficile che l’autore sarebbe riuscito a sfuggire all’ansia da prestazione virtuosistica, annoverando peraltro tra i sideman (se avete il coraggio di chiamarli così!) musicisti del calibro di Greg Martin, Greg Koch, e addirittura Chris Hicks (The Marshall Tucker Band, Outlaws, Hicks Band & Friends…).

Le nostre convinzioni sono andate in frantumi al primo ascolto.

Niente schitarrate in parallelo, zero assoli travolgenti, date per disperse le citazioni sudiste.

In compenso atmosfere dylaniane, e non solo in All Along The Watchtower, sonorità in libera uscita con sconfinamenti country e brani in italiano.

Otto tracce su dieci con parole e testi dell’autore.

E il Sud allora?

Il Sud c’è, fidatevi. Ma non con i suoi stilemi. Ce n’è un bel po’ di profondo Sud nel “mood” che attraversa le magnifiche canzoni di questo album. Brani che ti si stampano nella mente senza lasciarti “tranquillo”. Melodie che unite ai testi ti scavano dentro ed un dispendio di signori musicisti che oltre ai citati americani aggiungono italianità ad un disco che potrebbe nascere e vivere in Georgia, in Tennessee, in Kentucky. Gazich, Priviero, Costola, Gaffurini, Pavesi, sono nomi che hanno scritto meravigliose pagine della storia musicale in Italia.

Southland è un disco all’insegna dello “slow hand”, della misura, quasi che una volta tanto i silenzi valessero come le note.

E così Gatti ci regala un’epica Your Time, il gospel blueseggiante dell’ingegnosa Lifelong Blues, tanto tanto feeling con Take Me As I Am, brano che faticherete a scrollarvi di dosso, accenti country in Groomy Witness, ma anche l’intenso intimismo nella final track Dove sei.

Un cd all’insegna dello storytelling e delle amicizie che si intuisce dai corposi credits. Ultimo appunto per la voce tagliente, nasale, imperfetta, vissuta di Walter. Che funziona! Come tutto l’album. Walter Gatti, il giornalista e critico, come musicista ha fatto centro al primo colpo “…uno sguardo oltre il buio”!
https://www.facebook.com/southland.vg/

southland walter gatti

 

 

 

 

 
PERTH