INTERVISTA SHOCK A IMPOSIMATO SU MAFIE E BILDERBERG GROUP

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Ferdinando Imposimato spiega i motivi di malagestione del Paese




METAL? IT’S ONLY ROCK’N’ROLL!

METAL? IT’S ONLY ROCK’N’ROLL!
Un caro amico “metallaro” mi ha chiesto se io “etichetto” i generi musicali, gli ho prontamente risposto di no.

Ma senza “etichette” come facciamo ad orientarci nel mondo del Rock? Questa è una domanda cui ho promesso di rispondere, dando la mia personale interpretazione.

Ho provocato il giovane amico dicendogli: “se hai bisogno di etichettare la musica vuol dire che non la comprendi fino in fondo! Vuol dire che non comprendi quel che gli artisti vogliono dire con le loro song, vuol dire che non permetti loro di sperimentare”!

Mi ha prontamente sciorinato dieci sottogeneri del metal senza pensarci… dal black-metal al gothic-metal al progressive-metal etc…

Ogni rock-fan pensa di sapere che cosa sia l’heavy-metal ma definirlo come genere musicale è quasi impossibile.

Tutti concordano sul fatto che sia molto “loud” (pesante e rumoroso) e basato quasi completamente sulle chitarre ma oltre a questo non ci sono due persone che siano d’accordo su altre definizioni… forse è per questo che c’è bisogno di categorizzare e sotto categorizzare?

Il termine “heavy-metal” fu usato per descrivere uno stile di pop-music per la prima volta da Lester Bangs sulla rivista Creem.

Pare che fosse ispirato da “Born To Be Wild” degli Steppenwolf, che contiene la frase “heavy metal thunder”. L’etimologia del termine “heavy-metal” è più incerta.

La maggior parte delle fonti (ad es. L’Enciclopedia del Rock & Roll del Magazine Rolling Stone) riporta William Burroughs come inventore del termine nel suo romanzo <<Naked Lunch>> (William Seward Burroughs – Saint Louis, 5 febbraio 1914 – Lawrence, 2 agosto 1997 – è stato uno scrittore, saggista e pittore statunitense, vicino al movimento della Beat Generation.

Considerato uno degli artisti più importanti e innovativi del ventesimo secolo, ha collaborato con numerosi musicisti e performer; n.d.a.), anche gli scienziati usano lo stesso termine per indicare alcuni isotopi radioattivi… sta di fatto che una cosa non è mai cambiata: quasi nessuno (tranne Rob Halford dei Judas Priest e pochissimi altri) vuole che la sua musica sia chiamata “heavy-metal”.

Rispondendo al mio giovane amico “metallaro” dico che bisogna liberarci dagli stereotipi che una certa critica musicale continua ad imporre.

Scovando varie interviste, sul tema in questione farò rispondere alcuni dei “diretti interessati”.

Angus Young (Lead Guitar degli AC/DC): “Noi ci consideriamo una rock and roll band, e crediamo di essere abbastanza unici nel nostro genere (assolutamente vero! N.d.a.). Chiameresti i Rolling Sotnes o gli Who una heavy-metal band? Noi non vogliamo avere un’etichetta del genere appiccicata addosso né vogliamo essere accomunati ad altre 100 bands che non hanno nulla a che vedere con noi! Questa storia delle etichette è veramente ridicola. Nel ’76 i critici ci definirono Punk, poi arrivarono i Sex Pistols e si accorsero che i Punk erano loro poi ci definirono power pop…ogni settimana da allora ci hanno etichettato con un genere diverso… noi siamo gli AC/DC”!

Eric Bloom (Blue Oyster Cult): “Io non penso a noi come ad un gruppo heavy-metal… forse l’unico gruppo haevy-metal nella storia (unico!) sono i Black Sabbath con la loro linearità nei
contenuti dei loro testi e nelle strutture degli accordi. Non si alleggeriscono mai, mentre io penso che ci alleggeriamo.”

Robert Plant (Led Zeppelin): “No non siamo una band heavy-metal, il primo album dei Led Zeppelin con <<Babe I’m gonna leave you>>, <<Your Time Is Gonna Come>> e <<How Many More Times>> era tutto tranne che heavy… era etereo”.

Edward Van Halen (Van Halen): “No, io il sound dei VH lo chiamo rock’n’roll, forse, se esiste davvero, l’heavy-metal è da scovare in qualche riff dei Judas Priest”.

Bruce Dickinson (Iron Maiden): “Qual è il tuo punto di vista? Io non chiamerei gli UFO una band heavy-metal, forse gli Human League lo sono, se sei un fan dei Motörhead allora gli UFO non sono heavy-metal. Se io dicessi che noi siamo heavy metal, non farebbe molta differenza per il modo in cui suoniamo. E’ una categoria del c****!”

Ted Nugent: “Io non considero la mia musica heavy-metal, sono stato svezzato con il rock’n’roll, ho ascoltato Chuck Berry, Lonnie Mack e Duane Eddy and The Ventures, quindi essere chiamato in modo diverso da rock’n’roll non mi va bene, capito?”

Potrei andare avanti all’infinito ma sta di fatto che… IT’S ONLY ROCK’N’ROLL!!!
PERTH

 

perth




ADIDA, MIDA, CDP, importante convegno per le ragioni del NO

 

Sabato 26 novembre 2016, presso l’Hotel Cavalieri in Piazza Missori a Milano, ha avuto luogo un significativo Convegno per il NO al REFERENDUM organizzato dal CDP Comitato Docenti Precari e le associazioni ADIDA e MIDA.

Le tre sigle_dsc3356 si battono da anni per la tutela dei docenti e della scuola italiana e sono da sempre in prima fila per il riconoscimento dei docenti precari.

Valeria Bruccola, Coordinatrice Nazionale ADIDA, introduce i temi della manifestazione con Rosa Sigillò, Responsabile Nazionale MIDA Precari, e Mimo Bruni responsabile del CDP comitato docenti precari; la lotta vede unite le tre sigle e le coinvolge direttamente: la difesa della Costituzione passa attraverso la difesa della scuola, ultimamente così oltraggiata da leggi senza costrutto.

Dopo un breve racconto di come le tre associazioni abbiano sempre difeso i diritti dei precari e del mondo della scuola, Rosa, Valeria e Mimmo introducono e ringraziano i vari ospiti del convegno, dando inizio ai lavori.

 

 

 

 


imposimato intervistato dalla cronista di betapress

Ospite d’onore e grandissimo mattatore della manifestazione, Ferdinando Imposimato, magistrato, politico e avvocato italiano, nonché presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione. Si è occupato della lotta a cosa nostra, alla camorra e al terrorismo in Italia: è stato infatti giudice istruttore dei più importanti casi di terrorismo, tra cui il rapimento di Aldo Moro del 1978, l’attentato al papa Giovanni Paolo II del 1981, l’omicidio del vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura Vittorio Bachelet e dei giudici Riccardo Palma e Girolamo Tartaglione; suo fratello, Franco Imposimato, è stato ucciso dalla camorra nel 1983.

Attualmente si occupa della difesa dei diritti umani, ed è impegnato nel sociale. È stato inoltre scelto per il riconoscimento di “simbolo della giustizia” dall’ONU, in occasione dell’anno della gioventù.

Imposimato ha esordito con un’affascinante disanima di come questa riforma istituzionale leda i principi della democrazia.

“Se dovesse vincere il Sì” enfatizza Imposimato “finisce la democrazia, perché l’apparente riduzione dei costi della politica, implica, in realtà, un attacco alla sovranità del popolo che non esercita più il suo diritto di voto”; è infatti illegittimo che un popolo non voti direttamente chi legifera per conto suo.

“Viviamo in un momento pericoloso in cui la democrazia è sotto attacco” continua Imposimato” Chi ha scritto questa riforma: dei consulenti esperti o dei governanti che in abuso alle loro funzioni (in molti paesi chi è al governo non può partecipare alla scrittura di modifiche costituzionali NdR), esercitano una menomazione della democrazia? Come possiamo essere tranquilli davanti a questi quesiti truffaldini che danno in realtà enormi poteri al presidente del consiglio svuotando invece i compiti ed i poteri della corte costituzionale, del consiglio superiore della magistratura e del presidente della repubblica?? Ma ancora più grave questa riforma accompagnata a questa legge elettorale inibisce la possibilità che l’opposizione diventi maggioranza”.

Imposimato ricorda come il cittadino venga creato nella scuola, da suddito a cittadino, ed osserva con apprensione come questa scuola italiana sia oggi sotto il massimo pericolo dell’estinzione, specie verso un pericoloso passaggio e potenziamento della scuola privata.

Dopo il Presidente Imposimato il microfono è passato a Elio Lannutti, Presidente dell’Associazione dei Consumatori ADUSBEF (eletto al senato, membro della 6ª Commissione permanente – Finanze e Tesoro, della Commissione parlamentare per il controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale – Enti Gestori, della Commissione Speciale per il controllo dei prezzi, e della delegazione Nato)lannutti, che ha sottolineato la grave responsabilità che pesa sulla stampa rispetto alla mancata informazione del referendum.

I giornali sono sempre più asserviti al potere e rappresentano un pericolo per la democrazia.

Citando Roberto Scarpinato, Lannutti ha evidenziato che “la riforma toglie il potere al popolo e lo consegna alla mafia finanziaria”.
Lannutti, come sempre preciso e lineare, ha descritto i retroscena di questo referendum in cui la grande ombra di JPMorgan aleggia sull’Italia, come sugli altri paesi periferici (Portogallo, Spagna, Grecia) proprio nel tentativo di distruggere le costituzioni nate come baluardo alla dittatura; la costituzione secondo JPM deve essere riformata perché intralcia la libertà della finanza di muovere i mercati verso l’interesse di pochi e non verso i diritti di tutti.

Uno stato di diritto come il nostro, è scomodo. Per la “mafia bancaria” è meglio un tacito clientelismo, nel cui scenario Napolitano rieletto Presidente con modalità quantomeno incostituzionale, nomina Renzi a fare da marionetta nelle mani dei sicari, togliendo il potere al popolo per difendersi.

Dobbiamo difendere i diritti di tutti, voto per voto, non possiamo consegnare questo stato nelle mani delle mafie bancarie, dobbiamo difendere la scuola ed i giovani, dobbiamo ridare la speranza ai nostri figli, difendere la costituzione da questo ducetto da quattro soldi.

Terminato l’interessante punto di Lannutti, prende la parola l’Onorevole Fabio Rampelli (ex atleta azzurro di nuoto, di professione architetto; eletto deputato nelle liste di Alleanza Nazionale nel maggio 2001, viene rieletto nell’aprile 2006 sempre per AN, alle elezioni anticipate del 2008 AN confluisce nel PDL e quindi viene rieletto deputato), che sottolinea come il nostro Parlamento, illegittimo, dovrebbe essere più umile e prudente nell’ intervento costituzionale.

rampelli

“Viene tolto ai cittadini il diritto di scegliere il proprio rappresentante” irrompe Rampelli “Questa riforma sta spaccando in due il Paese, gli Italiani non sono conservatori, ma stanno invece verificando sulla loro pelle che il sistema non funziona. Anche il discorso del bicameralismo perfetto che viene eliminato non corrisponde alla realtà, perché un senato non eletto potrebbe addirittura bloccare una camera eletta dal popolo.”

“Gravissima poi la confusione sulle attribuzioni dei poteri stato regioni” incalza Rampelli” che già oggi funziona male, ma figuriamoci se il governo centrale si arroga il diritto di intervenire in qualsiasi questione! Nessuno infatti, già oggi, fa più manutenzione nelle scuole e sulle strade per la confusione nelle competenze.

Così, dando ancora meno potere alle regioni, permettendo ai politici di eleggere dei politici, si peggiorerà la situazione”.

Rampelli conclude che gli uomini liberi possono difendere la loro libertà votando NO.

 

 

_dsc3488La Senatrice Alessia Petraglia, eletta al senato nel 2013 in Toscana, per Sinistra Ecologia e Libertà, ha ripreso il discorso sostenendo che “lo slogan votare Sì per cambiare è un inganno. È da tre anni che continuiamo a cambiare e va sempre peggio… Basta pensare al risultato della Buona Scuola…

Bisogna cambiare quelle leggi che diminuiscono la libertà e i diritti dei cittadini e non la carta costituzionale che ne è la garanzia. Il clima intimidatorio comparso in questi ultimi giorni nelle piazze e nelle scuole contro delle forme di protesta, ci deve fare allarmare: adesso siamo una repubblica parlamentare, ma domani rischiamo di diventare una nuova dittatura?”

 

 

Gianmarco Centinaio, nel 2013 eletto Senatore per la Lega Nord, sostenitore dei diritti degli insegnanti, con un simpatico ante litteram racconta come i 48 padri costituenti che con orgoglio hanno steso la nostra costituzione, sono stati oggi sostituiti dagli attuali padri prostituenti della politica.Centinaio

Ricorda la battaglia per la scuola fatta da tutti i docenti sia stata poi tradita dagli stessi personaggi del PD che dicevano che avrebbero aiutato durante le votazioni a cambiare la legge.

Ribadisce come “la Schiforma sia frutto dei 1000 giorni di governo renziano che hanno dimostrato come le riforme del lavoro, della scuola, della pubblica amministrazione (in questi giorni bocciata dalla corte costituzionale), delle  forze dell’ordine non stiano in piedi. Perché mai dovrebbe funzionare la loro riforma della costituzione?”

 

 

caterina spinaCaterina Spina, CIGL, rileva che la nostra costituzione è nata come capolavoro politico di assonanze, dove destra e sinistra hanno trovato un punto di convergenza sul lavoro e sulla sovranità del popolo.

Ora il nostro stato sociale, sempre più massacrato nella scuola e nella salute, deve ribellarsi con un NO in questa battaglia per la qualità della democrazia.

Basta con la favola di ridurre i costi, lo sanno bene i contribuenti come invece sia l’esatto contrario!!!

” ci dicono che non stanno modificando i presupposti base della costituzione, non servono giri di parole, il presupposto non è che siccome cambio come funziona la democrazia parlamentare non tocco la prima parte della costituzione, ma proprio perchè modifico la rappresentanza allora sicuramente modifico i presupposti base della costituzione!”

La CGIL si è schierata per il NO, quale salvaguardia della democrazia.

 

_dsc3545Anche Daniele Pesco, senatore del movimento 5 Stelle, membro della commissione finanza, invita a combattere per non fare affondare la nave che è la scuola italiana.

Partendo dal suo vissuto scolastico, ha rilevato come prima ci fosse rispetto per i professori, ora solo fatica per far rispettare i diritti dei professori.

Allo stesso modo, l’illegittimità della Camera dei deputati votata contro la maggioranza e contro la libertà di voto dei cittadini, avrebbe dovuto solo fare leggi di amministrazione ordinaria e non arrogarsi il diritto di fare modifiche alla costituzione.

In America è vietato per chi sta al governo modificare la costituzione e si è votato per dare la possibilità ai cittadini di votare i Senatori, noi stiamo facendo il contrario: questo governo sta modificando la costituzione togliendo ai cittadini la possibilità di votare i senatori.

“Anarchia tra Camera e Senato (con una Corte Costituzionale sempre più impegnata sul contenzioso per l’allungarsi dei processi legislativi), Bavaglio per toglier la possibilità ai cittadini di nominare i senatori, Centralismo con sempre più poteri al Governo (con fiducia di una camera anziché due per decidere senza clausole) ecco quello a cui stiamo andando incontro”.

 

_dsc3550Gianluigi Dotti, della GILDA insegnanti, osserva con velata ironia che la legge sulla buona scuola non ha ancora prodotto tutti i danni che sono nelle sue corde, “io insegno da 28 anni” prosegue “ e questo è il peggior inizio di anno scolastico che io abbia mai visto”.

Continua “questa riforma è anche peggio della buona scuola, attenzione a questa fase perché il governo usa solo slogan, entra nel merito per non entrare nel merito…” e conclude ricordando la sua passione per la corsa, osservando che gli ultimi chilometri sono quelli più difficili, ora è il momento di tenere duro e cercare di parlare con gli indecisi.

 

 

 

 

 

_dsc3509Alfredo Pudano, di Confintesa area scuola, ha parlato della rivoluzione culturale che oggi gli insegnanti devono sostenere: il compito di ricordare che le costituzioni sono catene con cui gli uomini si legano nei loro giorni di saggezza, per non distruggersi nei loro giorni follia.

La bellezza delle persone sta anche nella loro forza. Il mantra politico” Bisogna entrare nel merito della riforma costituzionale” è solo uno slogan per fare passare un intervento assurdo dove i politici stanno facendo un puzzle senza conoscere l’immagine.

 

 

 

Infine il direttore di betapress.it, Corrado Faletti, è intervenuto, riprendendo quanto evidenziato da Lannutti circa le responsabilità dei giornalisti, sottolineando che, in effetti, non sono state fornite delle informazioni puntuali; quale piccolo esempio è la assente segnalazione della mancanza del quorum; gravissimo appunto il fatto che non sia stato detto a lettere cubitali che questo referendum è senza quorum, quindi chi vota decide.

Anche rispetto all’abolizione del CNEL Faletti osserva come nessuno abbia detto che, in fondo, il CNEL nasceva come collegamento tra gli organi politici e la società, era rappresentanza di tutte le parti sociali, comprese quelle imprenditoriali, e aveva come missione quella di indicare al governo il miglior cammino per indirizzare l’economia ed il lavoro in Italia soprattutto rispetto al mercato.

In pratica il Grillo Parlante che doveva aiutare il Governo Pinocchio a non fare marachelle, indirizzandolo al meglio possibile.

Ma perché allora lo vogliamo togliere?

Forse la spiegazione sta proprio nei rapporti del CNEL, in particolare gli ultimi in cui si avvisa il governo sull’eccessivo indebitamento della manovra che finanzia oltre la metà dei 27 miliardi con il deficit, spostando troppi oneri sulle generazioni future; o ancora il CNEL chiede al governo perché sovvenziona il mancato aumento dell’IVA con il recupero fiscale che ovviamente dovrebbe essere contabilizzato solo dopo che le somme sono state recuperate.

Ed ancora il CNEL si chiede perché non vengono finanziati invece i servizi alle famiglie per rilanciare l’economia (rapporto CNEL del 6 luglio 2016).

Troppe domande scomode per lasciare in vita un organismo così neutrale e non controllato.

Disinformazione, ai cittadini è stato detto che non serviva…

Forse era meglio dire che togliamo il CNEL perché nessuno lo ascoltava…

Con un sistema di mala informazione è più probabile che un elettorato impreparato possa commettere l’errore di assecondare il percorso di Renzi, che nei suoi 1000 giorni di governo ha sempre più sostituito la parola Diritti con la parola Bisogni.

Peccato che i Diritti sono Inalienabili, i Bisogni si pagano.

In conclusione, Nicola Iannalfo, rappresentante del CDP, ha raccomandato a tutti di ragionare e salvare la Costituzione, riconoscendo che quello che viene proposto come cambiamento non è sempre miglioramento.

Un vivace dibattito ha chiuso il convegno, testimoniando la partecipazione e la motivazione dei presenti che, indipendentemente dal loro credo politico, si sono trovati solidali e complici nel loro NO al REFERENDUM.

 

antonella

 

 

 

 

 

 

 


video del convegno

 

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foto del convegno

 

 

 

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UN TESTIMONE DELLA SPERANZA: FERENC FRICSAY

UN TESTIMONE DELLA SPERANZA: FERENC FRICSAY
Alcuni lettori stimolati dall’articolo “Play With Perth: Feel the Music”, pubblicato il 06 novembre nella nostra rubrica Music, mi hanno scritto chiedendomi di dare maggior spazio alla musica classica.

Prontamente rispondo dalle “Onde on-line” di BetaPress.it.

Alcuni anni fa mi è capitato di guardare un video straordinario: la registrazione delle prove della “Moldava” di Bedřich Smetana (Litomyšl, 2 marzo 1824 – Praga, 12 maggio 1884), effettuata il 14 giugno 1960 da Ferenc Fricsay (Budapest, 9 agosto 1914 – Basilea, 20 febbraio 1963), grandissimo direttore d’orchestra ungherese naturalizzato austriaco.

Un filmato davvero toccante ed illuminante riguardo alle capacità e sensibilità del direttore ungherese e alla sua “irriducibile volontà di vivere”, insomma una vera e propria esperienza che voglio proporvi!

Per chi non conosce il poema sinfonico: “la Moldava” di Smetana premetto che è il più celebre dei sei poemi sinfonici del ciclo “La mia patria” (“Ma Vlast”), scritto tra il 1874 e il 1879 e dedicato dal compositore boemo alla sua patria. L’opera descrive perfettamente l’amore e la devozione del popolo ceco alla propria patria.

Dalla nascita sino alla foce, il corso del fiume è descritto quasi con un carattere simbolico, sempre con intento evocativo e nobilmente celebrativo: esso diviene una sorta di luogo sacro, il luogo centrale della storia di una terra dove da millenni scorre ora impetuoso, ora maestosamente lento e silenzioso.

Smetana segue il corso del fiume boemo dalle sue sorgenti nei boschi della Boemia fino alla “dorata” Praga. Le due sorgenti, la calda e la fredda, si uniscono e il corso del fiume è descritto tra valli e foreste dove gli abitanti lo celebrano allegramente. Il tema principale tanto orecchiabile è derivato da un’antichissima melodia europea di viandanti.

Fricsay che fu chiamato a dirigere la Südfunk Sinfonieorchester “l’orchestra sinfonica della radio di Stoccarda” era allora molto malato (sarebbe morto pochi anni dopo; n.d.a.), aveva subito più operazioni e non era proprio, come si suole dire, “in forma” per la registrazione, avrebbe infatti voluto sospendere le prove, ma per poco più di un’ora trovò la forza di condurre l’orchestra.

Ho assistito ad uno spettacolo toccante in cui Fricsay, per ottenere la giusta interpretazione, esponeva con grandissima passione agli orchestrali (tutti professori d’orchestra! N.d.a.) il significato che la Moldava aveva per lui (visibile nel video la gioia dei professori; n.d.a.).

La sua inesauribile voglia di vivere e l’infuocato amore per la musica avevano suscitato in me una tale commozione da arrivare a versare qualche lacrima.

Mi è piaciuta la sua testimonianza di positività e di speranza pur dentro il dolore fisico della malattia.

Evidente la passione, la finezza e la precisione con cui ha condotto gli orchestrali a comprendere l’intimo della musica di Smetana, musica che, raccontando la nascita e lo scorrere di un fiume, ho capito essere la figura del fluire della vita stessa.

Da brividi quando, all’inizio del quinto spezzone, il direttore (conscio di essere nel momento più buio della sua esistenza), si ferma e, per spiegare un passaggio orchestrale ai musicisti, dice: «Perché è veramente bello vivere!».

Una grande testimonianza di un uomo che vi esorto a seguire! Buona visione ed… ascolto!

 

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PERTH

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Lettera a Matteo da parte di un Italiano

Caro Matteo,

penso spesso a mio Nonno, che ha combattuto in Libia ed in Russia, che ha vissuto per questo Paese credendoci davvero, che mi ha spiegato i principi della costituzione italiana nel suo studio quando avevo solo quattro anni.

La prima cosa che mi disse fu “chi ha scritto questo poema (la costituzione NdR), ha pensato agli Italiani”, ecco perchè ti scrivo queste due righe, perchè proprio non capisco come mai tu, che sei segretario del PD, proprio non vuoi pensare alle persone del Paese che governi.

Questo Paese è fondato su solide tradizioni, su importanti emozioni, su vere rinunce, dei nostri padri, dei nostri nonni, degli italiani di sempre; perchè non le vedi? perchè non hai fatto tuo questo bagaglio culturale facendo l’unica cosa che questo Paese merita, non essere cambiato.

Questo Paese non deve cambiare, deve restare Italiano, deve mantenere quella cultura della bontà che è sempre stata dentro di Noi: un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori, questo siamo caro Matteo, non altro.

Questo Paese ha fatto tutto, ha conquistato il mondo con la forza, con l’arte, con lo sport, con la simpatia, con la cucina, con l’amore, nessun altro paese al mondo può vantare tanto, nessun Paese al mondo ha le bellezze naturali che ha questo Paese, il tuo Paese caro Matteo.

In questo Paese ci siamo Noi, gli Italiani, non il Nord o il Sud o il Centro, non i ricchi o i poveri, non i potenti o i deboli, non i raccomandati o gli sfigati, solo Noi, gli Italiani.

Giustamente Tu mi dirai, caro Matteo, “embè che vuoi dire, ma io penso agli Italiani, anzi in questi due anni ho fatto grandi cose, grandissime, eccellenti, ho abbassato le tasse, ho dato soldi a tutti, ho creato posti di lavoro,ho fatto ripartire l’economia…”, si certo, Tu dirai questo, ma, caro Matteo, che vuoi che ti dica, qualcun altro dice che: “So solo che tanto in politica estera quanto in politica interna non ho mai sbagliato un colpo”, tutti quelli al tuo posto hanno detto le stesse cose che dici Tu, e pensa con i dati alla mano proprio come fai Tu, quindi che ci resta per sapere cosa DEVE ESSERE FATTO per rispettare gli Italiani che hanno costruito questo Paese, cosa ci può essere di veramente Vero?

Grave fardello sulle tue spalle è questo, lo capisco, sei in quella posizione (il primo ministro) senza che nessuno ti ci abbia messo davvero, eppure la democrazia vorrebbe che tutti si potessero esprimere per il loro “capo supremo” (oggi questa definizione è molto in voga), sarebbe giusto che anche chi è contro di Te potesse esprimere il suo dissenso con un voto, ma oggi, in questo Paese cambiato, non è possibile.

Caro Matteo, vedi, questo Paese non merita di essere cambiato nelle sue regole base di democrazia, non merita di essere imbavagliato e drogato da guerre fasulle sul SI e sul NO per una modifica che, proprio perché nessuno si è potuto esprimere prima su di Te, diventa ridicolmente una faccenduola da strada.

Vedi quindi, Tu vuoi cambiare il Paese ma il Paese non vuole cambiare, perchè il paese non deve cambiare, deve tornare ad essere quel Paese che illuminava il mondo con la sua cultura, la sua genialità, il suo estro.

Ragazzo mio (scusa se sono così familiare con te, ma sai, è l’età), non si spacca un Paese consapevolmente, come hai fatto Tu, per cambiare l’unica cosa che in fondo funzionava bene, la Costituzione, quella stessa di cui Benigni (amico tuo mi sembra) disse, anni or sono, che bastava applicarla in tutte le sue parti per essere il Paese migliore del Mondo, perché la Costituzione italiana era perfetta; ora invece anche Lui la vuole cambiare, ma vedi un pò…

Caro Matteo, come si può pensare che chi la pensa come Te è un bravo progressista e chi no è uno sporco reazionario?? Matteo Matteo, tutti i cittadini hanno pari dignità`sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, non credi?

Caro Matteo, ovviamente non è questo il luogo per discutere se il bicameralismo perfetto era da togliere, forse si forse no, ma se le leggi ci mettevano anni per essere approvate forse occorreva cambiare i politici, e certamente non è questo il luogo per dire se andava abolito il senato o la camera, anche se per abbattere i costi della politica andava abbattuta la camera (sono di più), ma forse bastava abbassare gli stipendi, ma anche su questo ti dico che se il Paese andava bene gli stipendi si potevano anche triplicare…

Insomma caro Matteo, se la democrazia  non è opinione ma regole, andavano fatte altre cose.

Alla fine ci siamo dimenticati degli Italiani, che a gran voce da anni chiedono uno stato migliore, meno costi, più servizi, lavoro, futuro… e poi cosa, dirai TU, la Luna?

Certo, dirai Tu, ci sto provando, ma è proprio questo il problema ci stai provando Tu da solo, e gli Italiani dove sono?

Riportiamo la democrazia in questo Paese, ridiamo all’Italia quell’anelito di immenso che i nostri poeti hanno sempre sentito dentro di loro, quella luce che i nostri artisti hanno messo ovunque, quel coraggio vero dei nostri eroi, quell’inflatus divino dei nostri santi, quel respiro europeista che avevano i nostri pensatori, quel genio invidiato dal mondo dei nostri scienziati, quel coraggio sublime dei nostri navigatori, quell’ardire orgoglioso dei nostri trasmigratori, ridiamo i valori di questo Paese agli Italiani.

Caro Matteo ridammi l’Italia delle Idee, del Cuore, della Costituzione, non trasformarla in un Paese che non può essere, non renderci moderni, rendici migliori.




Scott Weiland: semplicemente Scott!

Scott Weiland: semplicemente Scott!
Trovato senza vita in uno sperduto paesino del Minnesota mentre era in tour con la sua band i Wildabouts, a quasi un anno dalla scomparsa (3 dicembre dello scorso anno; n.d.a.), voglio ricordare una delle più grandi voci del Hard Rock (Grunge, Post Grunge, Alternative sono solo convenzioni sterili; n.d.a.): Scott Weiland.

Superfluo precisarlo… sì!

Sono uno sfegatato fan di Scott dai tempi di “Plush” che nel 1994 regalò a lui ed ai suoi Stone Temple Pilots il Grammy Award (uno dei premi più importanti degli Stati Uniti, per i risultati conseguiti nel settore della musica, generalmente considerato come l’equivalente dei premi Oscar nel mondo del cinema; n.d.a.).

Essendo all’epoca follemente innamorato del quadrinomio “batteria basso-chitarra-voce”, il fermento musicale di Seattle, Los Angeles e San Diego di quegli anni produceva in me un’eccitazione pressoché giornaliera.

Infatti erano molti i Gruppi che di colpo emergevano dal substrato dei locali e dei festival semisconosciuti, portando a galla di colpo dei veri capolavori di autentico Hard Rock. L’inseparabile walkman suonava “a nastro” le mitiche cassette TDK con registrate le tracce di “Core”, primo ed inimitabile album degli STP (per chi ha vissuto solo l’era del mp3 preciso che “a nastro” non è un eufemismo essendo il “walkman” un supporto fonografico a nastro magnetico; n.d.a.).

Gli Stone Temple Pilots nascono a San Diego, all’estremo sud della California, sul finire degli anni ’80, i fratelli Dean e Robert DeLeo (di origine italiana) rispettivamente alla chitarra e basso, Eric Kretz alla batteria e appunto Scott alla voce. Non citerò nessuna delle Band che a partire da quegli anni hanno fatto da vitale contorno agli STP ed hanno segnato la mia storia, avremo largo modo di parlarne in futuro proprio in questa rubrica, tengo a precisare però che Scott & Co. sono stati motivo di personale riflessione in merito alla novità stilistica delle loro composizioni.

Talento visionario ed eclettico, amato ed odiato dai fans che non sono riusciti a comprenderlo fino in fondo negli straordinari cambiamenti di rotta della sua carriera, è stato un sublime songwriter ed una delle voci tra le più cangianti e versatili del rock contemporaneo in grado di sussurrare dolcemente ed in un lampo passare alle urla più laceranti.

Basti ascoltare capolavori come “Creep”, “Interstate Love Song”, “Hollywood Bitch”, “Bi-Polar Bear” (emblematica! N.d.a.) e la già citata “Plush” per rendersi immediatamente conto del talento innato di Scott.

Scott è stato un personaggio controverso, gli atteggiamenti autodistruttivi sono stati forse il vero problema, era affetto da una grave forma di disturbo bipolare (sindrome di interesse psichiatrico caratterizzato da un alternarsi tra stati emotivi diversi, da eccitazione a depressione; n.d.a.), fortemente dipendente da sostanze stupefacenti, soprattutto cocaina ed eroina ma un talento indiscutibile!

Sebbene impegnato in estenuanti tour con le Band di cui è stato il leader (STP, Velvet Revolver, Wildabouts) e costretto (dagli amici degli STP; n.d.a.) a frequenti ricoveri in cliniche di disintossicazione, Scott è  riuscito a fare a sprazzi anche il marito (Janina Castenada, Mary Forsberg e Jamie Wachtel sono state le coniugi; n.d.a.) ed il padre di due splendidi bimbi (Lucy Olivia – oggi 14 anni e Noah Mercer – 16 anni; n.d.a.) avuti dalla seconda moglie la modella statunitense Mary Forsberg.

Proprio su Mary vorrei soffermarmi. Il 9 dicembre 2015 a pochi giorni dalla morte di Scott l’ex moglie e modella scrive una lettera aperta al magazine Rolling Stone che ad una prima lettura ho giudicato un affronto alla memoria del mio… eh sì idolo! Ve ne riporto alcuni stralci:
“Il 3 dicembre 2015 non è il giorno in cui è morto Scott Weiland. È il giorno ufficiale in cui il pubblico lo piangerà, ed è stato l’ultimo giorno in cui è stato messo davanti a un microfono per i benefici economici o il
divertimento di altri. Il fiume di condoglianze e preghiere offerte ai nostri figli, Noah e Lucy, è stato travolgente, apprezzato e anche di conforto.

Ma la verità è, come per molti altri bambini, che loro hanno perso il loro papà anni fa […]. Non vogliamo svilire il formidabile talento di Scott, la sua presenza o la sua abilità di accendere qualsiasi palco con il suo sfavillante entusiasmo. Molte persone sono state così gentili da lodare il suo talento.

Ma, a un certo punto, c’è bisogno che qualcuno si alzi e sottolinei che certo, questo accadrà ancora perché siamo noi intesi come società a incoraggiarlo.

Leggiamo critiche di concerti orrendi, vediamo video con artisti che cadono letteralmente a terra, incapaci di ricordare i loro testi anche se scorrono su un gobbo elettronico a pochi metri di distanza.

E quindi clicchiamo su ‘aggiungi al carrello’ perché ciò che in realtà è roba da ospedale in genere viene considerata arte”.

E continua: “In realtà, ciò di cui non volete rendervi conto è che si trattava di un paranoico che non era in grado di ricordare le sue canzoni e che è stato fotografato con i suoi figli pochissime volte in 15 anni di paternità.

Ho sempre voluto condividere più di quanto gli altri fossero disposti ad ascoltare.

Quando ho scritto un libro, anni fa, ho sofferto a glissare su questo dolore e su questi sacrifici, ma l’ho fatto perché pensavo fosse la cosa migliore per Noah e Lucy.

Sapevo che un giorno avrebbero visto e provato tutto ciò da cui avevo cercato di proteggerli, e che sarebbero stati così coraggiosi da dire: ‘Quel disastro è stato nostro padre. Lo abbiamo amato, ma un profondo mix di amore e delusione ha caratterizzato la maggior parte del nostro rapporto con lui’ […]”.

Il resto è un monito ai “padri assenti”, un’accusa al mondo “maledetto” del Rock ed altre ridondanti baggianate, uno sfogo di una moglie e madre che vomita al pubblico la sua drammatica vicenda.

Ritengo che perdere un padre per overdose debba essere per un figlio uno di quei dolori da portare alla pazzia (figuriamoci il contrario!), ma di primo acchito ho pensato che la lettera fosse una speculazione dell’ex signora Weiland (il divorzio è stato nel 2004; n.d.a.)!

Mary Forsberg, ex moglie, ex tossica e pure ex malata psichiatrica (mi sono informato; n.d.a.) avrebbe fatto meglio a non scrivere pubblicamente e a  risparmiarmi una lezioncina che sa molto di protagonismo!

Ed in merito al coinvolgimento dei figli?

Sono arciconvinto che un figlio amerà sempre il suo papà! Anche il papà più “sbagliato” del mondo (come peraltro Scott ha confessato di essere alla stessa ex moglie; n.d.a.), e allora perché testimoniare pubblicamente il suo “dolore” rimproverando l’ex marito dopo la sua tragica scomparsa usando i figli per andare sui giornali?

E soprattutto perché far dire a due ragazzini “…quel disastro era nostro padre?” coinvolgendoli in una cosa più grande di loro?

Ho riletto la sua lettera tre o quattro volte e alla fine ho “salvato” la signora Forsberg pensando che il suo gesto non fosse nient’altro che un grido! Un grido di dolore! Ho voluto credere all’amore tra lei e Scott, ho voluto credere a quel che poteva essere per lei la felicità con Scott ma che non potrà essere più!

Molti amici tra cui Dave Navarro, storico chitarrista dei Jane’s Addiction, Nikki Sixx dei Mötley Crüe, Alice Cooper, Jacoby Shaddix dei Papa Roach, Zach Meyers degli Shinedown, Dave Kushner e Duff McKagan dei Velvet Revolver hanno gridato anche loro (a loro modo! N.d.a.) la perdita di Scott ma quel che più mi ha commosso sono le parole di estremo saluto di coloro i quali gli hanno fatto maggior compagnia nella sua vita e cioè gli amici di sempre (come riconosciuto più volte dallo stesso Scott; n.d.a.) Dean, Robert ed Eric… gli Stone Temple Pilots:
“Caro Scott, lasciaci iniziare ringraziandoti per aver condiviso la tua vita con noi. Insieme abbiamo creato una eredità musicale che ha dato a tantissime persone sia felicità che bei ricordi. I nostri ricordi sono tanti, e molto profondi. Noi sappiamo che nei momenti buoni e in quelli cattivi, tu hai sempre lottato, ancora e ancora. E’ ciò che ti ha reso quel che eri. Le parole non possono esprimere quanto eri dotato, Scott. Parte di quel tuo dono era anche parte della tua maledizione. Con grande tristezza per te e per la tua famiglia, ci spiace molto vederti andare. Con tutto il nostro amore e rispetto, ci mancherai, Fratello.”

Scott non ce l’ha fatta a fare il bravo padre, il bravo marito, il brav’uomo, Scott non ce l’ha fatta a vincere i suoi demoni qui giù da noi ma certamente ora sta calcando i palchi del cielo tra gli angeli assieme a Kurt (Cobain) e Layne (Staley)!

 
PERTH

scott-weiland

 

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=MM6sPkT6e0U&w=640&h=360]



Trump Presidente: l’america segue Clint Eastwood

Trump nuovo presidente degli stati uniti, è finita l’era del politically correct…

sempre ammesso che sia mai esistita questa era, in un paese che rifletteva amaramente gli intrighi delle lobby e delle logiche di palazzo.

Gli Americani hanno scelto (beati loro che possono farlo) il loro nuovo presidente, il 45° presidente degli stati uniti, tutto questo grazie a Clint Eastwood, che ha detto voto Trump perché dice quello che pensa…

Il solito errore è stato fatto anche dal politically correct Obama, che alla fine ha  attaccato Trump sul piano personale, come peraltro ha continuato a fare la Clinton, muovendo tutti gli incerti verso Trump, quel povero Trump attaccato da tutti (come successe con Berlusconi).

Trump vince grazie al suo modello in cui ha rafforzato con grande enfasi il modello americano pre guerra mondiale, quello in cui c’era un’America di bianchi, armati e difensori del mondo…

Ora cadrà il mondo, così almeno profetizzavano tutti prima della sua elezione, ma forse gli Americani hanno visto in Trump qualcosa di differente, hanno visto un bugiardo che dice la verità, quindi molto più affidabile di quelli che la verità la costruivano a secondo del bisogno.

Per salvare l’America serviva uno sceriffo, un pistolero senza paura di essere antipatico, ebbene gli Americani l’hanno trovato.

Cosa farà Trump? inutile fare previsioni, stiamo a vedere.

 

 

45° presidente degli stati uniti
45° presidente degli stati uniti

l'america era in cerca del suo sceriffo
l’america era in cerca del suo sceriffo




STRATEGIA GLOBALE E LA CRESCITA DIGITALE

In questo numero  affronterò e condividerò con Voi i seguenti argomenti:

 

10) Open Data

11) Sanità digitale

12) Scuola Digitale

13) Giustizia Digitale

 

10) I processi di archiviazione sono l’altra faccia della trasformazione digitale . Di fatto è la crescente informatizzazione aziendale che ha portato le organizzazioni a dover gestire una quantità di informazioni a capacità infinita, spingendole a fronteggiare il tema del Big Data Management.

Le informazioni, infatti, sono preziose e vanno tutte gestite, il che significa archiviate, analizzate, protette e rese accessibili nei tempi e nei modi corretti. Quasi 8 aziende italiane su 10 preferiscono una gestione dello storage in house ma 18% ha sposato modelli di hybrid cloud e il 6% si è affidato interamente alla nuvola.

E’ importante capire meglio non solo in che percentuale impatta il tema della gestione dei dati rispetto ai processi di archiviazione ma anche, più in dettaglio, quali sono gli aspetti percepiti come davvero prioritari. Le difficoltà non mancano, anche e soprattutto di natura organizzativa e di cultura aziendale, ma le imprese italiane stanno acquisendo consapevolezza  che la gestione e l’analisi di grandi quantità di dati può portare interessanti vantaggi in termini di crescita economica.
Attraverso l’analisi dei Big Data le imprese possono incrociare e ottenere informazioni utili per il business finora inimmaginabili in un tempo brevissimo. Non solo per le aziende che si occupano di nuove tecnologie, i Big Data servono a tutti e tutti possono beneficiare dei vantaggi raggiungibili attraverso il loro corretto utilizzo.

Le aziende che hanno implementato al loro interno processi di analisi dei Big Data si dicono molto soddisfatte dei risultati di business che hanno raggiunto e dichiarano di trovarli molto utili nel percorso verso una organizzazione più digitale delle attività. In particolar modo, le imprese utilizzano i Big Data per:

  •  Fare analisi circa gli interessi e l’orientamento di acquisto dei consumatori
    •    Creare nuovi prodotti e servizi
    •    Migliorare il rapporto con i clienti
    •    Ricercare nuove fonti di reddito

Ovviamente, le opportunità nascondono anche delle grandi sfide, che nel caso dei Big Data si traducono nella necessità da parte delle imprese di formare o reperire all’esterno le professionalità specializzate nel campo in grado di lavorare sui dati. Oltre alla sfida delle competenze, le aziende possono trovarsi di fronte a difficoltà in termini di costi per gestire e implementare tali sistemi di analisi, in termini di sicurezza e in termini di integrazione tecnologica.

Le aziende possono affrontare queste sfide puntando sulla formazione del personale interno, in modo da avere, in una fase di gestione successiva all’implementazione, tutte le professionalità necessarie per svolgere al meglio questo compito, per cui ottimizzare i costi e rendere il processo più sicuro possibile.
Ovviamente, in una fase di collaudo e di messa a punto è necessario che l’azienda reperisca all’esterno – tramite consulenti o risorse dei vendor in tecnologia – le persone giuste.

Molto spesso le imprese hanno difficoltà a capire i campi di applicazione dei Big Data. Un consiglio può essere quello di cominciare con un’area di business definita, piccola per capire la portata del fenomeno, concentrarsi sui talenti, cominciare anche un programma di formazione interna ed essere flessibili, agili e open minded.

Per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni ancora faticano a pubblicare dati aperti (e a tenerli aggiornati). Per questo motivo s’intende attuare una strategia che prevede:

  • l’adozione di linee guida nazionali che definiscano modelli e metodologie comuni, facilitando l’interoperabilità semantica attraverso descrittori e ontologie
  • la definizione di un’agenda nazionale in cui sono definiti obiettivi e tempistiche entro cui le diverse amministrazioni sono obbligate a rilasciare i dati
  • la promozione di requisiti”open data” a tutti i nuovi software e alla manutenzione evolutiva degli esistenti
  • sperimentare le potenzialità del riutilizzo dei dati aperti

Questa misure palesano un perfetto bilanciamento fra domanda e offerta: si tratta infatti di mettere a disposizione nuovi dati a disposizione dei cittadini e delle imprese (incrementando dunque l’offerta) ma nel contempo incentiva anche la domanda poiché incrementa le occasioni di riutilizzo dei dati anche per finalità commerciali ed efficacia delle decisioni assunte.

 

11) L’innovazione digitale dei processi sanitari è un passaggio fondamentale per migliorare il  rapporto costo-qualità dei servizi sanitari, limitare sprechi e inefficienze, ridurre le differenze tra i territori, nonché innovare le relazioni di front-end per migliorare la qualità percepita dal cittadino. Le attività si svilupperanno lungo le seguenti linee di intervento nell’ambito del “Patto della salute” del Ministero della Salute .

  • Fascicolo sanitario elettronico

inteso come l’insieme di documenti clinici  inerenti al proprio

stato di salute e derivanti dal proprio rapporto con i diversi attori del Servizio Sanitario Nazionale.

  • Ricette digitali

prevede la sostituzione delle prescrizioni farmaceutiche e specialistiche cartacee con gli equivalenti documenti digitali, in modo uniforme e con tempi certi su tutto il territorio nazionale.

  • Dematerializzazione dei referti medici e delle cartelle cliniche

Per migliorare i servizi ai cittadini, riducendone i costi connessi, è necessario accelerare il processo di dematerializzazione dei referti medici, rendendoli disponibili anche online, e delle cartelle cliniche.

  • Prenotazioni online

Accelerare la diffusione dei Centri Unici di Prenotazione (sia online sia attraverso intermediari, es. farmacie) delle prestazioni sanitarie a livello regionale e sovra territoriale, al fine di ottimizzare l’impiego delle risorse e ridurre i tempi di attesa.

Gli interventi sopra riportati presentano un elevato grado di interdipendenza, la loro attivazione consentirà il raggiungimento di notevoli sinergie e vantaggi (in termini di costo ed efficienza) sia per il sistema sanitario che per i cittadini.

 Tempi di esecuzione e applicazione

  • 2016 – 2017 Fascicolo sanitario elettronico;
  • 2016 Ricette digitali
  • 2016 Dematerializzazione referti e cartelle cliniche
  • 2017 Prenotazioni e pagamenti online

E’ da considerare che si  tratta di iniziative in grado di determinare consistenti risparmi sulla

spesa pubblica prevista a regime intorno ai 20 Miliardi di euro.

12)La scuola è un servizio pubblico universale e come tale necessita di avere strutture adeguate al contesto: ed è oramai questione irrinunciabile e indifferibile la fornitura di rete, connettività e dispositivi tecnologici a tutte le scuole e in tutte le aule. Bisogna poi considerare l’importanza dei benefici cosiddetti «estensivi» che la scuola può portare in termini di diffusione della cultura digitale nelle famiglie con figli. Per questo è necessario che il rapporto famiglie – scuola sia sempre più digitalizzato in termini di servizi, e che i curricula scolastici prevedano nuove competenze.

 Quali sono gli indicatori dei benefici

    • maggiore efficienza dei servizi online scuole-famiglie e maggiore
    • miglioramento della qualità dei servizi resi all’utenza
    • sviluppo di servizi innovativi
    • numero di servizi online e app sviluppate e % di utilizzo da parte delle famiglie

 

13) IL promotore del progetto è il Ministero della Giustizia che ne coordina anche l’attuazione. Il Processo Civile Telematico è già una realtà ed è stato reso obbligatorio dal 30 giugno 2014. Con il d.l. 24 giugno, n. 90, a decorrere dal 30 giugno 2014, è diventato obbligatorio il deposito

telematico di tutti gli atti e i provvedimenti del procedimento per decreto ingiuntivo e il deposito degli atti in tutte le procedure iniziate dal luglio 2014. Dal 31.12.2014 il deposito telematico sarà obbligatorio anche per gli atti  dei processi pendenti alla data del 30 giugno 2014. Tale previsione si è estesa anche alle Corti di appello, a decorrere dal 30 giugno 2015. L’intenzione è stata quella di avvicinare il servizio-giustizia agli operatori e ai cittadini mediante l’impiego delle tecnologie informatiche nel processo e conseguire notevoli risparmi di spesa attraverso la riduzione del cartaceo. L’avvocato, tramite la possibilità di depositare telematicamente, vedrà drasticamente ridursi i tempi di attesa per i depositi in cancelleria. Inoltre, potendosi effettuare il deposito telematico in tutto il territorio nazionale, si avrà una conseguente eliminazione delle distanze geografiche e territoriali, riducendo al minimo i disagi per l’avvocatura e i costi per i cittadini. Le cancellerie, del

pari, riceveranno un immediato beneficio grazie alla riduzione delle attività di sportello all’avvocatura e all’utenza per l’accettazione dei depositi cartacei e per il rilascio delle

informazioni. La trasparenza informativa assicurata dal processo telematico è assoluta ed estremamente innovativa: tramite il portale dei servizi nazionali di giustizia. Inoltre per la parte, i difensori, gli ausiliari e consulenti nominati dal giudice, con il solo utilizzo di un dispositivo di autenticazione forte (es. smart card), è altresì possibile consultare il contenuto specifico del fascicolo telematico, ovvero i provvedimenti dei giudici e gli atti delle parti depositati telematicamente o acquisiti in formato elettronico dalla cancelleria.

Per quanto riguarda il settore penale, un primo ambito di interventi riguarda il potenziamento della diffusione (già conclusa  nel 214) del registro penale informatizzato SICP (sistema informativo della cognizione penale). Gli interventi previsti riguardano il completamento dell’automazione dei sistemi informativi già in uso e la loro integrazione sotto il profilo dell’interoperabilità e la sua completa diffusione sul territorio nazionale. Il completamento della diffusione dei sistemi informativi automatizzati permetterà un totale superamento di qualunque gestione cartacea dei dati superando l’utilizzo di tecniche gestionali cartacee che ancora residuano in alcuni settori.

La piena interoperabilità tra i sistemi permetterà una circolazione dei dati, caratteristica peculiare del settore penale, tra tutti gli attori del processo, in tutte le sue fasi, ossia dalla notizia di reato fino all’espiazione della pena, in una prospettiva che consenta anche la gestione integrata delle notifiche penali ai soggetti interessati, anche al fine di dare piena attuazione al disposto dell’art. 16 del d.l. 179/2012. Un secondo ambito è la digitalizzazione degli atti e della gestione documentale, secondo una filosofia improntata all’assoluta preferenza per l’atto nativamente digitale. Ciò comporta un intervento immediato sulla notizia criminis che dovrà essere trasmessa dalle forze di Polizia in forma digitale: da tale intervento deriverà la digitalizzazione dell’intero procedimento penale in tutte le sue fasi.

Un unico contesto progettuale per le  varie iniziative oggi separate quali la gestione delle registrazioni e trascrizioni dibattimentali, le intercettazioni telefoniche, la produzione di atti multimediali, la gestione documentale etc. La matrice che fornirà unitarietà all’atto processuale sarà l’adozione dell’atto nativamente digitale e la sua archiviazione in sistemi unitari di gestione e consultazione. Un terzo ambito di interventi riguarda l’impiego di tecnologie multimediali nel processo penale. Vari sono gli ambiti in cui tali tecnologie, che produrranno atti nativamente digitali e come tali trattati dal sistema unico di gestione di cui al punto precedente, potranno produrre i loro effetti:

  1. la registrazione o videoregistrazione degli atti processuali (siano essi atti di indagine, udienze dibattimentali o redazione di provvedimenti del giudice);
  2. l’utilizzo esteso della videoconferenza per l’esame a distanza (in tutte le fasi del processo);
  3. la conservazione nel fascicolo digitale di tali atti digitali multimediali con pari efficacia rispetto ai tradizionali atti scritti. Un quarto ambito di intervento prevede la creazione di appositi sistemi di controllo di gestione, trasversali ai vari uffici che gestiscono le varie fasi del procedimento penale.La direzione è quella di un ampliamento e completamento dell’esperienza già avviata in tema di datawarehouse nel settore civile, prevedendo appositi strumenti di elaborazione statistica dei dati finalizzata non solo a fotografare quanto avvenuto, ma a permettere valutazioni anche di tipo proiettivo sull’andamento degli uffici, nonché a valutare l’attività svolta secondo parametri di efficacia della stessa. In tale ambito potrà essere estesa la collaborazione con altre Pubbliche Amministrazioni, ed in particolare di quelle da cui dipendono le forze di Polizia. Un quinto ambito di intervento riguarda la collaborazione con le altre autorità giudiziarie europee in materia penale. Si potrà quindi lavorare per la creazione di un portale europeo per lo scambio di atti processuali tra le varie autorità giudiziarie con caratteristiche che assicurino l’integrità, l’autenticità e la sicurezza nello scambio dei dati.

Gli obiettivi al 2020

  • Immediata e maggiore diffusione dell’informazione tra le pubbliche amministrazioni e % di riduzione dei tempi di allineamento dei dati gestiti
  • Risparmio in termini di risorse hardware per l’archiviazione, in seguito a conservazione documentale

 




La disfida di Barletta: il Partito del Sud nuovo Ettore Fieramosca

Occorre essere difensori del paese e dei valori che lo stesso rappresenta, occorre ritrovare un’identità nazionale importante, una forza della nazione che ci manca da tempo, un orgoglio nazionale che unisca il paese.

Il Partito del Sud si riunisce a Barletta, novello Fieramosca, per ritrovare i valori portanti della nostra unità nazionale, della nostra identità europea.

Riportiamo il resoconto integrale della riunione del PdS svoltosi a Barletta, in cui si cerca di ritrovare l’unità europea attraverso la questione meridionale.

partito del sud

 

Il Partito del Sud fa da apripista ad un meridionalismo europeista e progressista

La “questione meridionale” diventa “questione internazionale” discussa a Barletta dal PdS

 

Si è svolto il 4 novembre 2016, nella bellissima cornice del Castello Svevo di Barletta, l’incontro dibattito “Per un’Europa migliore”, organizzato dal Partito del Sud. A discutere del rilancio dell’Italia e dell’Europa, partendo dal rilancio del Sud e da una forte spinta al cambiamento delle politiche che venga dai Paesi dell’Europa meridionale e del Mediterraneo, sono stati, oltre a Natale Cuccurese, Presidente del Partito del Sud, Michele dell’Edera e Andrea Balia, entrambi Vice Presidenti del Partito, il Presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, Argiris Panagopoulos, Membro del Dipartimento di Politica Europea di Syriza, Fernando Martinez De Carnero – Podemos Italia, Andrea Del Monaco, Esperto Fondi Europei, opinionista della Gazzetta Del Mezzogiorno. Nomi insomma di grandissimo rilievo per quella che da più parti è considerata una sfida di primaria importanza: quella di ripartire dal Sud dell’Italia e dal Sud dell’Europa per creare un’Europa diversa, migliore e più giusta. “Un’Europa che sia più solidale e che diventi un’Europa dei Popoli”, ha dichiarato Natale Cuccurese, sottolineando che “il Sud Italia non può oltremodo essere colonia di una colonia, di un’Italia cioè essa stessa colonia di questa Europa tecnocratica”.

Sviluppo sostenibile e meridionalismo europeo

Ad aprire i lavori al Castello Svevo di Barletta è stato Michele Dell’Edera che, oltre a Vice Presidente Nazionale del Partito del Sud, è anche il Coordinatore della Regione Puglia del Partito. Dell’Edera ha esordito ricordando alla platea che, già nel 2014, era stata lanciata con Michele Emiliano a Bari l’idea che Con il Sud si riparte (idea da cui è stato, tra l’altro, tratto un libro intitolato proprio Con il Sud si riparte, ndr), l’idea secondo la quale tutta l’Italia potrà ripartire se a ripartire sarà proprio il suo Sud. “Ripartire grazie ad uno sviluppo sostenibile”, ha tenuto a precisare Dell’Edera, “e con la consapevolezza che le popolazioni del Mediterraneo, da sempre contaminate le une dalle altre nella loro storia millenaria, meritano rispetto e fiducia per quella che è la loro diversità. Una diversità che non è un problema da risolvere, ma una risorsa dal valore inestimabile, portatrice sana di tolleranza e capacità di integrazione”.

“Oggi siamo qui per dare vita ad un Progetto per il Sud, per l’Italia e per l’Europa, perché l’Europa deve assolutamente ripartire dal suo mare principale, dal Mediterraneo, culla di civiltà straordinarie. Siamo qui per impegnarci a far sì che ci sia un’attenzione nuova da parte dell’Europa a quello che è l’unico sviluppo dignitoso a cui il Partito del Sud può pensare, uno sviluppo cioè rispettoso del lavoro, della salute e dell’ambiente. Crediamo che il diritto al lavoro e alla salute non debbano essere mai essere toccati. Il lavoro è fonte di vita e non può essere fonte di morte e qui mi riferisco soprattutto alle vicende di Taranto, a quelle della Terra dei Fuochi e a tutte quelle che hanno tristemente campeggiato sulle prime pagine dei nostri quotidiani e contribuito negli ultimi decenni ad un danno ambientale irreparabile. Uno sviluppo insomma che, mai e poi mai, prescinda dai valori della nostra Costituzione, un capolavoro di pensiero democratico e lungimirante, la cui applicazione, alla lettera, crediamo e ribadiamo ancora una volta, come già due anni fa e già nel nostro libro “Con il Sud si riparte”, sia quanto mai urgente e necessaria. Già solo questo basterebbe ad arginare quelle che sono le annose problematiche che affliggono la nostra Regione e l’intero Sud Italia. In quest’ottica, credo che tra regioni vicine bisognerebbe aiutarsi l’una con l’altra senza divisioni, fare rete, collaborare per il bene reciproco e comune. E credo anche che le regioni dovrebbero essere in diretto contatto con l’Europa. C’è un bellissimo organo a livello europeo, il Comitato alle Regioni, uno spazio dove le Regioni possono intervenire sulle politiche europee, presentando in maniera diretta esigenze territoriali”.

Michele Dell’Edera, infine, chiude auspicando per il futuro la nascita di un meridionalismo europeo, grazie al quale i paesi del Sud Europa e del Mediterraneo possano sentirsi coinvolti in proposte e modelli nuovi di sviluppo, aiutando in tal modo l’Europa ad uscire dagli egoismi e dall’intolleranza di cui in certi casi ha dato prova anche alle urne.

L’appoggio e la stima reciproca con Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia

Attesissimo e assolutamente lusinghiero nei confronti del Partito organizzatore dell’evento è stato l’intervento di Michele Emiliano, Presidente della Regione Puglia che ha esordito dichiarando di avere una particolare attenzione nei confronti del Partito del Sud. “Direi una passione, da subito, perché io sento molto nei vostri interventi nel vostro modo di fare politica la mia storia personale politica. Mi riferisco soprattutto al metodo riformista e al rifiuto del populismo meridionale, un populismo che mira a strumentalizzare le paure delle persone per creare consenso”. In questo scenario,  il Partito del Sud ha il merito di non guardare al passato, perché al contrario di molti partiti e movimenti meridionalisti si sforza di guardare al futuro, di costruire ipotesi economiche, sociali e politiche in cui ovviamente ci sia “il riscatto da chi nella storia è stato trascurato, qualche volta anche con responsabilità proprie”,  ha proseguito Emiliano. Perché esiste una scienza, ha spiegato il Presidente della Regione Puglia, la vittimologia, secondo cui le vittime hanno un ruolo nel male che viene loro fatto. Inavvertitamente, cioè, spesso le vittime pongono in essere atteggiamenti e comportamenti di cui un avversario può avvalersi. E oggi l’avversario è il detentore del capitale ed è molto più sofisticato di un tempo e ricatta chiunque: potentissime multinazionali, banche, governi. Figuriamoci i molto più indifesi Sud del mondo, i quali però, attenzione, al pari di chi non ha nulla, un asso nella manica ce lo hanno ed è il potere di dire no, di riuscire con un gesto politico a non dare valore alle regole che l’avversario costruisce con lo scopo di annientarlo. “Quando noi riusciremo a ritornare ad un modello economico nel quale produrre beni e servizi sarà più importante, a livello qualitativo, e parlo di qualità della vita, della rendita che da questi beni e servizi si potrà ricavare in termini puramente monetizzabili, avremo restituito al Sud la sua libertà”.

 

L’immaginario del Sud, tutto da ricostruire. Podemos

L’immaginario di un Sud tutto da ricostruire nella giusta ottica, non falsato cioè da quella che è l’ideologia imperialista di un capitalismo schiacciante, è stato invece il fil rouge dell’intervento di Fernando Martinez De Carnero di Podemos. “In questa sede parliamo di Sud a livello globale ed è questo che va ripensato e addirittura reinventato in toto, così come il concetto di “patria”, che è stato per troppo tempo strumentalizzato e lasciato nelle mani delle destre e dei nazionalismi”. Per l’esponente di Podemos oggi siamo in un periodo di grande crisi di rappresentanza e di “rappresentazione”, anche, dell’identità e la responsabilità di questa crisi è da far ricadere spesso sulle stesse sinistre che abbiamo visto emergere negli ultimi anni, le quali non hanno resistito al fascino di un’espansione neoliberista senza precedenti, con la conseguente frammentazione della nostra possibilità di lotta sociale che non poteva che portare sfociare in uno sfaldamento della solidarietà e all’agonizzare dell’individuo. “La priorità è dunque ricostruire un’alternativa politica, progressista, che parta dal basso, che obbliga ad una riflessione storica e ad una ridefinizione del concetto di nazione che, se non vuole essere un concetto vuoto, non può prescindere dal suo popolo, da quelle che sono cioè le necessità vere di chi in quelle nazioni ci vive e al loro governo deve senza dubbio partecipare”.

 

Syriza docet: “Siamo condannati a vincere”

Argiris Panagopoulos, Membro del Dipartimento di Politica Europea di Syriza, non ha dubbi: fare politica oggi significa concentrarsi sui problemi reali della gente, gente colpita pesantemente dalla crisi, a cui bisogna parlare con un linguaggio semplice e non con l’incomprensibile politichese che mira solo a raccattare voti per costruire poteri personali. Fare politica oggi significa fare un grande lavoro sociale, significa risolvere grandi e piccoli, singoli problemi quotidianamente. Fare politica oggi significa fare grandi alleanze con chiunque decida di scendere in campo contro i poteri forti, i colossi della finanza e gli interessi di una oligarchia manipolatrice, per legittima difesa. “Ecco perché ho accettato immediatamente il vostro invito a questo dibattito, perché credo che popoli con una cultura e una sapienza millenaria, popoli che hanno fatto da sempre dell’accoglienza e della tolleranza i propri principi basilari, popoli che della democrazia sono stati i padri, non possano che tentare di arginare con tutte le proprie energie questa deriva egoistica e addirittura estremista di un’Europa che dovrebbe aiutare e non ostacolare il progresso di ciascuno degli stati membri con ricatti e ultimatum vergognosi. Chiunque attenti ai diritti costituzionali dei popoli, al suo sistema sanitario, alla dignità dei più deboli, deve essere fermato”. Molte cose uniscono la Grecia all’Italia: l’arte, la filosofia, discipline ed eventi storici che in questa sede è forse superfluo ricordare. Ma una cosa è sicuramente il Mediterraneo e il suo andirivieni di genti e di pensiero. “Chi avrebbe immaginato mai che il Mediterraneo sarebbe diventato un mare di cadaveri?”, ha domandato a se stesso e ai presenti Panagopoulos. “In pochi mesi sono passati dalla Grecia un milione e duecentomila persone. E sapete cosa? Noi non abbiamo cacciato nessuno. I più poveri dei poveri hanno aperto le loro case e hanno accolto con amicizia e come da imperativo morale queste persone in fuga dall’orrore della guerra. Sulle spiagge di Lesbo e di Lampedusa gli esempi di grande umanità non si contano e oggi, più dei millenni di storia, ad unirci è questo. Questa umanità che pochi possono vantare di avere, presi come sono dalla burocrazia, da conti economici che non tornano e dai tagli obbligatori che devono diminuire i debiti pubblici di cui non i popoli, ma ben altri, sono responsabili”. Infine Panagopoulos ha ricordato che per imporsi all’attenzione dell’Europa non bisogna partire in grande stile. Syriza aveva un piccolo 4,7% in Parlamento, ma è sceso per 4 anni nelle piazze dicendo “Siamo condannati a vincere” e “sebbene avessimo tutti contro, stampa e giornali greci compresi, così come succede in Italia”, abbiamo vinto due elezioni e ci siamo imposti all’attenzione internazionale come non capitava ad un partito politico da anni, con grande favore e appoggio popolare”.

Porti strategici, unificazione della dorsali tirrenica e adriatica e “costruzione di città policentriche”. I tre punti cruciali di Andrea De Monaco

Numeri alla mano, numeri forti, ed esempi eclatanti di mancata programmazione nazionale ed europea di investimenti infrastrutturali, su cui i soldi dovrebbero essere spesi, sono quelli che Andrea Del Monaco, Esperto Fondi Europei, opinionista della Gazzetta Del Mezzogiorno, ha illustrato in anteprima alla platea del Convegno (breve il suo libro “Sud, colonia tedesca? La questione meridionale oggi”) per spiegare il perché ad oggi non si è ancora mai data al Sud Italia e al Sud Europa la possibilità di un concreto sviluppo.

Porti strategici, unificazione della dorsale tirrenica e della dorsale adriatica e “costruzione di città policentriche” sono per Del Monaco i tre punti cruciali di un sottosviluppo che non può certamente essere considerato casuale. “Gioia Tauro, Taranto e Crotone sono porti che servono quasi tutti i mercati. Dovrebbero essere messi in competizione con porti del Baltico che, insieme ai retroporti creerebbe un bacino produttivo nel Mezzogiorno. Ma questo a chi darebbe fastidio? Sicuramente perderebbero di importanza i porti di Rottendam e di Amburgo. E questo la dice lunga sulla subalternità della Confindustria italiana a quelle degli olandesi, dei tedeschi e dei nordeuropei in generale. E questo è un punto politico e di sovranità democratica, a mio parere, fondamentale”.

Seconda questione: grazie alla unificazione della dorsale ferroviaria tirrenica e della dorsale ferroviaria adriatica, passando per Potenza e Matera, noi uniremmo l’Adriatico e il Tirreno, cosa che al momento non esiste. “Perché se io da Torno a Venezia in treno ci impiego quattro ore, per andare invece da Bari a Reggio Calabria ce ne metto nove. Ciò non può che penalizzare le aziende del Sud, costrette ad armare pulmini, o comunque trasporti su gomma, per portare le proprie merci nelle città della stessa regione o delle regioni attigue. E di Matera, capitale della Cultura Europea nel 2019, che non ha una stazione ferroviaria che dire? Che forse le società che detengono gli autobus avrebbero un calo? Ma uno Stato serio fa una stazione, non è che si fa influenzare dalle compagnie di trasporto su gomma”.

Il terzo punto su cui si dovrebbe investire, secondo Del Monaco, riguarda sicuramente la costruzione di città policentriche, ovvero aree geografiche abbastanza ampie nelle regioni del Sud, nelle quali, riattivando le reti ferroviarie locali, le aziende avrebbero la possibilità di dialogare, collaborare e spostare le merci in poco tempo.

 

Meridionalismo progressista, analisi e storia politica di riferimento. Non “sudismo”!

Andrea Balia, Vice Presidente del Partito del Sud, riallacciandosi alle parole di stima per il Partito del Sud, con cui il Presidente Della Regione Puglia Michele Emiliano ha aperto i lavori, ha cominciato il suo intervento con una precisazione ideologica e una presa di posizione politica che non è mai inutile ribadire per un partito che, in tempi non sospetti, ha deciso coraggiosamente di mettere nel suo nome la parola Sud. “Il Partito del Sud è un partito meridionalista progressista riformista. Un partito che, come ha sottolineato il Presidente Emiliano in apertura, non ha come suo obiettivo la mera rivendicazione storica di un passato che, sebbene glorioso, non può essere anteposto a quelle che sono le priorità odierne: dare al Sud le stesse opportunità e gli stessi diritti come da Costituzione Repubblicana, articoli 3 e 4 per chi volesse andare a vedere cosa c’è scritto dal 1946, e fare del Sud un motore propulsore di sviluppo per tutto il Paese. Perché “Con il Sud si riparte” non è uno slogan da campagna elettorale, ma una nostra ferrea convinzione: se si dà al Sud il modo di ripartire, a ripartire sarà tutta l’Italia e finalmente sarà un’Italia unita non solo sulla carta, ma nei fatti”.

Balia fa sostanzialmente una distinzione tra meridionalismo progressista, quello del Partito di cui è Vice Presidente, e “sudismo”, che poi è un po’ quello che il Presidente della Regione Puglia ha definito populismo meridionale.

“Meridionalismo è un concetto che ha una sua etimologia precisa, una sua storia, suoi padri fondatori. Per il Sud, per la difesa dei Sud, bisogna essere partigiani, di parte, di resistenza”, tiene a sottolineare Balia. “Il sudismo è generico: sui suoi temi e sulla necessità di una verità storica, siamo tutti d’accordo, ci mancherebbe, ma senza un’analisi e una storia politica di riferimento, senza un vigoroso tendere al futuro, e non al passato, secondo noi, non è pagante”. Il Sud Italia ha bisogno di poter mettere a frutto le proprie potenzialità, nel rispetto delle sue radici e delle sue peculiarità. Deve poter recuperare mestieri e competenze autoctone, la “terra” come simbolo e sapienza, anche agricola. E, per dare valore ai frutti di questa terra, dovranno essere messi a punto, concordati e sviluppati, con grande cautela meccanismi virtuosi di scambi commerciali”.

In più, ovviamente, non si può non pensare all’esigenza di dover rivalorizzare quella che è la punta di diamante non solo del Sud Italia, ma di tutto il Sud Europa: cultura e turismo. “A tal fine, il Sud dell’Europa”, secondo Balia, può essere una realtà federale ben definita, con al suo interno applicato lo stesso concetto federativo tra i vari paesi, nel rispetto delle reciproche autonomie economiche, amministrative e gestionali”.

La “questione meridionale”, da questione nazionale irrisolta, diventa “questione internazionale”

A chiudere i lavori di una giornata molto intensa e proficua è stato Natale Cuccurese, Presidente Nazionale del Partito del Sud, che, con il suo accento emiliano (è nato nel Sud, ma vive da molti anni a Reggio Emilia, ndr), non può che ricordare ogni volta a chiunque lo ascolti parlare di diritti del Mezzogiorno d’Italia, che la questione meridionale va ben oltre gli interessi particolaristici di una zona del Paese e che, al contrario, riguarda l’Italia nella sua interezza, considerando anche che al nord risiedono 14 milioni di cittadini di origine meridionale. “Stiamo lottando da anni per il rilancio del Sud, che per noi è anche rilancio del Paese, perché se metà del Paese non è messo in condizione di competere in modo produttivo a quella che è l’economia del Paese, è chiaro che l’Italia non potrà riprendersi. Solo con il Sud si riparte!”

Facendo riferimento all’analisi di alcuni dati macroeconomici recenti, la situazione del Sud Italia, per Cuccurese, non è solo preoccupante, ma è devastante, e senza futuro se non si interviene rapidamente. “L’emigrazione dal Sud Italia, che è cominciata con l’Unità di Italia, perché prima non esisteva, ed è continuata con dimensioni bibliche per 155 anni, continua ancora oggi. Parliamo di oltre 100.000 unità ogni anno. Negli ultimi due-tre anni c’è una novità che non ci conforta: si inizia ad emigrare anche dal Nord, perché con le politiche di austerità europea, la crisi, che magari non è cruenta come al Sud, ha investito in pieno anche il Nord del Paese. Ad emigrare sono persone, spesso giovani, che, in generale, con enormi sacrifici e costi non irrilevanti da parte delle rispettive famiglie, hanno studiato. Persone che per trovare lavoro vanno in Paesi dove con molta probabilità si costruiranno una famiglia e da cui difficilmente torneranno nei territori di nascita”. E mentre al Sud la disoccupazione giovanile è oggi al 58%, è di una settimana fa il dato che invece vede in Germania un record storico di “occupazione”, un dato che non era mai stato così alto dai tempi della riunificazione delle due Germanie. C’è dunque qualcosa che in questa Europa effettivamente non funziona”. La conseguenza è che al Sud Italia c’è un doppio svantaggio. “Siamo nei fatti colonia di una colonia”, ha dichiarato Cuccurese. “L’Italia, che con la sua Confindustria non si oppone ai potentati nordeuropei è nei fatti colonia. E il Sud è, quindi, a sua volta colonia di una colonia e questo è storicamente sempre più evidente”.

Scenari altrettanto cupi dipingono, secondo Cuccurese, i dati sulla denatalità che, al Sud, al contrario che in passato, è oggi più alta che al Nord. Questo sostanzialmente significa che, tra quindici/vent’anni, il Sud sarà spopolato e abitato da una popolazione certo non giovanissima che avrà necessità dettate dall’invecchiamento e porterà con sé una serie di problematiche che non possono essere sottovalutate già oggi, dato l’abbattimento progressivo del welfare di cui siamo tutti testimoni, i continui tagli alla Sanità pubblica e il problema delle pensioni.

Allarmante per il Presidente del Partito anche la questione povertà, “se pensiamo che nei centri Caritas per la prima volta gli italiani superano gli extra comunitari”.

Detto questo, parlare di lotta di classe oggi è sicuramente bollato come demodé. Ciò non significa che questa lotta non sia tuttora in corso e che a vincere, anzi a stravincere, contro le classi popolari siano i poteri che definiamo forti. Anche perché i media, televisioni e giornali, lottano insieme a loro. L’Italia, per chi non lo sapesse è al 77º posto per libertà di stampa nel mondo. Una stampa che spesso, tranne qualche meritoria eccezione, non solo discrimina i meridionali, con l’obiettivo di tenerci in uno stato di sudditanza, ma che rappresenta anche un problema per quella che dovrebbe essere una corretta, esaustiva e indipendente informazione su tematiche di interesse pubblico e che inevitabilmente si ripercuote sulle scelte politiche, apparentemente libere ma in realtà condizionate, che gli italiani sono chiamati a fare nelle cabine elettorali; dove alla rabbia e al disgusto per la politica, si aggiunge una sempre maggiore disinformazione di regime, pericolosa per lo stato della democrazia reale nel nostro paese. Quello che auspico dunque è un’Europa meno tecnocratica, un’Europa dei popoli e solidale. Un cambio di rotta significativo che porti tutti i suoi Sud a contare quanto i suoi Nord e che porti il Sud Italia a divenire volano della ripresa economica del Paese. Ed è per questo motivo che la questione meridionale non può che diventare, da questione nazionale irrisolta, “questione internazionale” e unirsi in tal modo alle lotte degli altri Sud d’Europa.

iolanda2

 

 

 

 

 

 

 

 

http://fai.informazione.it/021FE9BD-4342-446A-A611-44FC6EFC3EB1/Partito-del-Sud-una-nuova-sfida-per-il-futuro

 

il partito del Sud si incontra a Barletta
il partito del Sud si incontra a Barletta

il partito del sud nuovo difensore dei diritti
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PLAY WITH PERTH: FEEL THE MUSIC

PLAY WITH PERTH: FEEL THE MUSIC
Non ho mai rinnegato, pur essendo follemente innamorato del Rock, i miei studi classici di pianoforte, non di rado a tutt’oggi ascolto della sana e autentica musica classica.

Ho analizzato varie volte spartiti di musicisti e compositori del passato e, così, quasi per scherzo, ho provato a fare delle analogie con alcuni dei maggiori testimoni della musica contemporanea.

Premetto che lo spettro da analizzare è talmente amplio che non sarebbe pensabile poter trattare in modo esaustivo tutta la musica, gli artisti ed i compositori equiparando generi e sottogeneri che vanno dal Black Metal al Chemical Beat, dal Funky all’Industrial fino ad arrivare al Liscio.

Tralascio pure chiarimenti circa l’evoluzione della musica dal punto di vista tecnico (vi sono saggi che illustrano in modo eccellente i paradigmi del cambiamento della musica negli ultimi secoli; n.d.a.).
Si tratta di un puro gioco, un passatempo che vi invito a provare, anche il lettore meno preparato infatti, potrà dilettarsi confrontando i propri beniamini contemporanei con artisti classici.

Premesso ciò, per quel che mi riguarda ho suggerito di sovente ad alcuni amici con cui condivido la passione per la musica Rock, un raffronto con la classica e, all’ascolto di melodie del XVII, XVIII e XIV secolo mi hanno risposto di tutto e di più ma, incrociando brani di alcuni interpreti e musicisti della scena Rock e Pop, ci siamo trovati tutti d’accordo.

Per inciso ho provato a comparare alcuni artisti Jazz e Blues che ascolto spesso ma non ho voluto addentrarmi troppo in paragoni dopo aver letto tempo fa una geniale frase di André Previn (Berlino, 6 aprile 1929, pianista, direttore d’orchestra e compositore tedesco naturalizzato statunitense, autore di colonne sonore cinematografiche e di musical, famosissima la colonna sonora di My Fair Lady; n.d.a): “La differenza fondamentale tra la musica classica e il jazz è che nella prima la musica è sempre più grande della sua esecuzione laddove il modo in cui il jazz viene eseguito è sempre più importante di ciò che viene suonato”.

Tornando al nostro gioco pensate a Wagner ed alla sua “Cavalcata delle Valchirie” sicuramente il paragone con “Enter Sandman” di James Hetfield dei Metallica è azzeccatissimo! Mozart poi potrebbe tranquillamente essere raffrontato con The Edge degli U2, Beethoven sicuramente con Eddie Vedder dei Pearl Jam, Béla Bartók con Andy Summers dei Police e Bedřich Smetana con Brian May dei Queen.
Perfino alcuni artisti italiani a me molto cari si prestano al gioco ed infatti alcuni brani di Ghigo Renzulli dei Litfiba sono simili a composizioni di Bach, il mitico (non più fra noi; n.d.a.) Fabio Cappanera della Strana Officina somiglia a Brahms ed il sound dell’amico Omar Pedrini (Timoria) si rifà parecchio alle melodie di Schubert.

Ho provato pure con musiche di Zucchero, Nek, Vasco Rossi, Biagio Antonacci, Laura Pausini, Ligabue, Eros Ramazzotti, Tiziano Ferro, Jovanotti, Max Pezzali ed altri “mostri sacri” della canzone(tta!)
italiana e qualcosa è pure venuto fuori, soprattutto ascoltando Mina, Celentano e tutta la schiera dei cantautori da Dalla a De Gregori passando per Battisti (di cui ho un rispetto infinito; n.d.a.).
Con stupore vi dico che il mio gioco ha mostrato un risultato semplice, un filo conduttore tra presente e passato: la tensione alla bellezza e la ricerca della felicità!
Questo è il risultato del mio gioco!

Ah… a qualcuno potrà sembrare molto difficile trovare un paragone classico (Dvorak – Stone Temple Pilots? N.d.a.) in Band “estreme” come i Soundgarden, gli Alice in Chains, i Clash, o i Sex Pistols, ma perfino il “dolore del vivere” del Grunge o la “contestazione ribelle” del Punk hanno palesato in varie forme la tensione stilistica al bello ed una domanda di felicità.
Caro lettore ti invito a cimentarti in questo semplice e divertente gioco.

Classica o Moderna: ascolta pure quel che vuoi ma ti auguro di poter scoprire anche una sola nota, un accordo, una melodia che contenga un accento di nostalgia della vera Bellezza che ha ispirato i veri Artisti!

PLAY WITH ME!

PERTH

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