NEW YEARS DAY

NEW YEARS DAY

 

“Katyn” è stato uno dei film che amo di più di Andrzej Wajda, regista polacco, a mio avviso tra i più prolifici del diciannovesimo e del ventesimo secolo.

Il film narra la vicenda del massacro di 22.000 ufficiali e soldati polacchi, trucidati nella foresta di Katyń nel 1940 dall’NKVD (commissariato governativo dell’Unione Sovietica; n.d.a.) per ordine di Stalin.
Wajda è solo uno dei personaggi famosi deceduti nel 2016 (9 ottobre).

Il 3 luglio del 2016 è morto Michael Cimino, regista famoso soprattutto per il 5 volte Premio Oscar “Il cacciatore”, poi il mitico Bud Spencer deceduto il 27 giugno, il 30 luglio ci ha lasciati Anna Marchesini, che con il trio “Lopez-Marchesini-Solenghi” ha scritto pagine innovative della comicità italiana, il 29 agosto è deceduto anche Gene Wilder, famoso ai più per aver interpretato il Dr. Frankenstein nel film comico “Frankenstein jr” e qui mi fermo perché la lista è davvero lunghissima.
Pure nel mondo della musica vi sono innumerevoli lutti.

Il camaleontico, eclettico e rivoluzionario Duca Bianco del Rock: David Bowie, muore a 69 anni il 10 gennaio, una settimana dopo, il 18, scompare a 67 anni il cantante degli “Eagles”, Glenn Frey, il 28 gennaio vi è l’addio a uno degli eroi di Woodstock: Paul Kantner, leader dei “Jefferson Airplane”, deceduto a 74 anni. L’11 marzo è il turno del 71enne Keith Emerson, principe delle tastiere, fondatore di due gruppi britannici, “The Nice” ed “Emerson, Lake & Palmer”, il 21 aprile si è spento Prince, icona Pop anni ’80. Il 24 ottobre tocca a Pete Burns, cantante pop dance anni ’80, frontman dei “Dead or Alive”, il 7 novembre ci lascia l’immenso cantautore canadese Leonard Cohen, l’8 dicembre scompare il bassista, chitarrista e musicista britannico Greg Lake degli “Emerson, Lake & Palmer” collega ed amico di Keith Emerson.

Come dimenticare infine il mitico chitarrista degli “Status Quo” Rick Parfitt morto il 24 dicembre e l’icona Pop anni ’80 George Michael, leader degli “Wham!” spentosi il giorno di Natale a 53 anni.

Pezzi di storia della musica… quella con la “M” maiuscola!!!

Devo confessare che ho avuto momenti di tristezza per ognuno di loro che se ne è andato ma la ricchezza che mi hanno lasciato è immensa e supera di gran lunga la tristezza.

La loro musica è stato il più forte strumento a servizio del sentimento umano! Hanno potentemente narrato la vita con i loro brani nei diversi generi!

La musica, (anzi la “Musica” con la “M” maiuscola; n.d.a.) continua!

La Musica non si spegnerà mai!

La Musica continuerà a generare emozioni e desterà sempre i cuori a volte con l’amore e a volte con la spada!

A questo proposito ho riascoltato proprio in questi giorni uno dei capolavori degli U2: “NEW YEARS DAY” (un testo ispirato dalla rivolta popolare in Polonia dei primi anni 80, quella capitanata dal sindacato indipendente Solidarność che combatté la legge marziale della dittatura di stato; n.d.a.) che sintetizza in modo eccellente quel che è il nuovo inizio, il nuovo anno, a partire dal “CAPODANNO”!

Faccio a tutti i lettori un grandissimo augurio di Happy New Year and Happy NEW YEARS DAY!

“CAPODANNO”
Tutto è tranquillo nel giorno di Capodanno
Un mondo in bianco in corso d’opera
Voglio essere con te notte e giorno
Nulla cambia nel giorno di Capodanno
Sarò di nuovo con te
Sotto un cielo rosso sangue
una folla si è riunita in bianco e nero
Braccia intrecciate, i pochi prescelti
I giornali dicono che è vero
e noi possiamo farci largo
Anche se spezzati in due
possiamo essere una cosa sola
Ricomincerò di nuovo
E forse il tempo è giusto / forse stasera
Sarò di nuovo con te
E quindi ci dicono che questa è l’età dell’oro
e l’oro è la ragione delle guerre che intraprendiamo
Anche se voglio stare con te notte e giorno
nulla cambia nel giorno di Capodanno

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=f8BtB4C3Vi8&w=640&h=480]

PERTH

perth




Ciao Papà, Buon Compleanno.

Mio Padre nacque il 29 dicembre 1935, in un periodo storico che riecheggiava di nazionalismi, imperi, guerre, colonialismo, è cresciuto durante una guerra e ha vissuto da adulto forse il periodo bello del nostro paese, il miracolo economico, la rinascita industriale dell’Italia, ha anche visto il momento degli anni di piombo, delle crisi petrolifere ed anche quest’ultima parte che raccoglie il declino sociale di un certo modo di vivere.

Oggi non c’è più, ci ha lasciato a maggio 2016, e nel suo ultimo sguardo che  mi lasciò in eredità c’era un Ciao grande come la storia da Lui vissuta, profondo come la vita da Lui affrontata, bello come il suo sorriso che non ha mai negato a nessuno.

Sapeva di dover morire, sapeva che erano i suoi ultimi giorni, e mentre continuava a mentire a mia mamma dicendole cosa avrebbero fatto durante la vicina estate, a me regalò quel Ciao che non era un addio ma un arrivederci.

Vivere degnamente morire con dignità, questa la storia di mio Padre durante questo secolo.

Ogni giorno qualcosa me lo ricorda, permettendo alla mia anima di molecolizzare il suo ricordo, assimilarlo fino in fondo, per rendere a mio Padre quel senso di eternità che la sua vita ha avuto per me.

Questi ultimi giorni hanno però riportato alla mia memoria, forse perché si avvicina il suo compleanno, forse perchè vedendo la scia di violenza che non smette di imbrigliare il mondo non riesco a non pensare a Lui,  un altro episodio legato al vivere con la mia famiglia, un episodio che pensavo perso nei mille e non più mille ricordi della mia infanzia.

Eravamo seduti a tavola, si parlava di petrolio, arabi e mio Padre disse più o meno questo: “Siamo tutti diversi, anche tra di Noi, nessuno è uguale a qualcun altro, ognuno ha i suoi pensieri, i suoi modi di vedere le cose, maschi contro femmine, adulti contro giovani, paese contro paese, sinistra contro destra, america contro russia, tutto il mondo è diverso, persino da se stesso. Ma una cosa è uguale per tutti, una cosa ci accomuna veramente, la diversità. E’ su quella che dovete costruire le relazioni, è la diversità che dovete usare per capire gli altri.”

Questa frase di mio Padre era nascosta tra i miei ricordi, ma devo dire che ho sempre utilizzato il significato di diversità per cercare di comprendere quello che accadeva intorno a me, siamo tutti diversi, chi predica l’uguaglianza a tutti i costi forse pecca di presunzione, perchè nel comprendere la diversità è veramente possibile convivere con gli altri.

Caro Papà, avevi ragione, non siamo tutti uguali, così poco uguali che siamo riusciti a creare anche un DIO differente a secondo degli usi e costumi (nel mondo ci sono circa 31.000 religioni), così poco uguali e così molto diversi che riusciamo solo a vedere il diverso da Noi.

Albert Einstein diceva che  la parola Dio non è niente di più che un’espressione e un prodotto dell’umana debolezza, e la Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto infantili. Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile, può farmi cambiare idea su questo.

Eppure Papà Tu eri religioso, credevi in DIO che diceva che siamo stati tutti creati a sua immagine, ma eri convinto che solo nella diversità avremmo trovato i perché della convivenza tra le persone.

Sai Papà vorrei poter trovare negli altri quel momento di infinito che ho letto nei tuoi occhi quando mi hai salutato per l’ultima volta, non l’avevo mai visto, sapevo che esisteva, sapevo che ci doveva essere, sapevo che quella scintilla di profondità avrebbe potuto salvare il mondo, grazie Papà, me l’hai mostrata Tu.

Papà Io non salverò il mondo, forse nessuno lo farà, ma se tutti riuscissimo a vedere nello sguardo degli altri quello che io ho visto nel tuo, forse si potrebbero salvare le anime di tutto il mondo.

Ciao Papà, buon compleanno.

 

 

 




MERRY CHRISTMAS

MERRY CHRISTMAS

 

Il primo riff del mio primo concerto nel lontano 1983 era un potentissimo “LA/SOL/FA” con ritorno di “FA/SOL/LA”.

Questi erano gli accordi di una canzone che potrebbe suonare chiunque e che con la mia band (ebbene sì, anche io ho militato in una Cover-Band; n.d.a.) potevamo permetterci, senza grosse difficoltà, di proporre ad un pubblico di amici, conoscenti e soprattutto parenti.

Ricordo che era un sabato sera di inizio inverno e la location l’oratorio “prestato” per il grande evento parrocchiale: il Rock Concert dei Casual Connection Crew (questo il nome creato da Gigi, il bassista dell’allora quartetto rock; alle tastiere Alex, alla batteria mio fratello Alberto e, ahimè alla voce e alla chitarra – perfetta imitazione di una Fender Stratocaster – il sottoscritto).

Il prete si raccomandò di non esagerare con il baccano e di terminare lo show entro le ore 22.00, evidentemente non andò così! Don Antonio era un amante del Rock Sudista e, per rabbonirlo, mentivamo spudoratamente circa la scaletta proposta: Allman Brothers Band, Lynyrd Skynyrd, The Marshall Tucker Band (sicuramente buon rock ma nulla a che vedere con quel che avevamo in realtà in mente! N.d.a.).

Quando don Antonio si trovò di fronte al “muro del suono” di “God Save The Queen dei Sex Pistols, Live Wire degli AC/DC, Smoke On The Water dei Deep Purple, I Can’t Explain degli Who e Chasing Shadows degli Uriah Heep iniziò a sbracciarsi dall’ultima fila minacciando inizialmente di staccare la spina dell’impianto voci e arrivando infine a garantire la scomunica per tutti i componenti dei “Casual Connection Crew”.

Gli accordi citati con cui aprimmo il primo memorabile live, erano quelli di “I Just Want to Have Something to Do” dell’album “Road To Ruin” dei mitici RAMONES!

Gruppo cui sono grato per avermi permesso di lasciare le lezioni classiche di pianoforte e avermi scaraventato di getto sui generi che amo fin dall’infanzia tra tutti l’Hard Rock.

Quartetto newyorkese formatosi nel 1974, i RAMONES hanno anticipato di qualche anno la “nascita ufficiale” del movimento punk inglese ispirando alcuni gruppi d’oltreoceano come Clash, Sex Pistols, Damned e influenzato molto anche band USA come The Germs, The Dead Kennedys e Bad Religion. Look accattivante ed identico per tutti: giubbotti di pelle nera, jeans stracciati, t-shirt e scarpe da ginnastica.

I componenti originari (purtroppo tutti deceduti; n.d.a.) scelsero tutti il cognome d’arte “Ramone” per dare maggior compattezza alla band: Joey Ramone (1951-†2001) (Jeffrey Ross Hyman) – voce, Johnny Ramone (1948-†2004) (John Cummings) – chitarra, Dee Dee Ramone (1951-†2002) (Douglas Glenn Colvin) – basso e voce d’accompagnamento e Tommy Ramone (1952-†2014) (Tamás Erdélyi) – batteria.

La dimostrazione dell’influenza musicale dei RAMONES sta nel fatto che band di calibro internazionale, hanno inserito (Motörhead) ed inseriscono a tutt’oggi (Pearl Jam, Metallica) le loro cover nei rispettivi live.

Con questo breve ricordo volevo fare gli auguri di Natale a tutti i lettori della nostra rubrica MUSIC di BetaPress.it e lasciarvi con un: “Merry Christmas (I Don’t Want To Fight Tonight)”!!!

 

https://www.youtube.com/watch?v=4Y5GtaTrPHM

PERTH

perth

 

 

 

 

 

 

 

buon-natale

 

 

 

 




PAYABLE ON DEATH

PAYABLE ON DEATH

 

Ho amato i P.O.D. sin dal primo accordo di “Set it Off” prima traccia di Satellite, quarto album (2001) della band di San Diego al cui interno trova posto “Youth Of the Nation”, traccia diventata una vera e propria hit planetaria.

La formazione è composta da Paul “Sonny” Sandoval al microfono, Marcos Curiel alla chitarra (sostituito tra il 2003 ed il 2006 da Jason Truby), Mark “Traa” Daniels al basso e Noah “Wuv” Bernardo alla batteria. 

Perché oggi vi parlo dei P.O.D.? Perché me l’ha chiesto mia figlia Sara che adora una song dell’album Murdered Love della band Californiana e cioè “Beautiful” (tra l’altro suoneria della mia sveglia quotidiana nel iPhone; n.d.a.).

“Beautiful” parla della “Bellezza” che vince la solitudine e le avversità ed è curiosa nel video della canzone, la figura di Slender Man (creata da una leggenda metropolitana americana che lo dipingeva come rapitore e assassino di bambini; n.d.a.) che invece diventa amico e alleato del ragazzo protagonista, gli fa compagnia quando è solo e lo difende dai soprusi della baby-gang del quartiere.

P.O.D. è l’acronimo di «Payable On Death» che indica un tipo di conto corrente che alla morte dell’intestatario prevede la donazione in beneficenza della somma contenuta. In realtà l’espressione «Payable On Death» si riferisce anche alla crocifissione di Gesù Cristo, che secondo la fede cristiana si è sacrificato per “lavare “i peccati dell’umanità.

Inconfutabile la discendenza diretta del quartetto Californiano dai Run DMC/Aerosmith e Public Enemy/Anthrax, chiare in tutta la discografia le inclusioni di strofe hip-hop innestate in strutture musicali fatte di riff duri ed una metrica vicina al funk caratterizzata da frequenti stop & go.

Durissimi (musicalmente! N.d.a.) paladini della “rivoluzione positiva”, i P.O.D. hanno avuto la lucidità di sperimentare con coraggio e determinazione nuove strade in ogni lavoro prodotto, raggiungendo una maturità compositiva difficilmente riscontrabili nel genere cosiddetto “numetal” (il lettore abituale sa quel che il sottoscritto pensa delle categorie Metal e dei suoi sottogeneri, vedi “METAL? IT’S ONLY ROCK’N’ROLL” del 29 novembre 2016; n.d.a.). 

Infatti a differenza delle band che hanno solcato le scene dei fine anni ’90 e primi anni Zero, si ricordino tra tutti Limp Bizkit, Korn, System Of A Down, Ill Niňo, Coal Chamber, Sevendust, Soulflye, Incubus, Deftones, Godsmack e Slipknot, i P.O.D. hanno avuto il coraggio di mostrare apertamente la propria intimità, i propri traumi, il proprio passato e la propria fede!

“Abortion is Murder” e “Who Is Right?” del primo lavoro Snuff Punk, “Follow me” di The Fundamental Elements of Southtown, lo splendido inno alla vita di “Alive” e la già citata “Youth of the Nation” di Satellite, “It Can’t Rain Everyday” una delle loro più belle ballate tratte da When Angels & Serpents Dance, “Lost in Forever” e “Beautiful” di Murdered Love sono solo alcune delle canzoni che hanno reso immortali i P.O.D. fino ad arrivare al 2015 con la pubblicazione, a mio avviso, di un vero e proprio capolavoro The Awakening.

The Awakening è un Concept-Album incentrato sulla storia di un protagonista, Tim, del quale ripercorre le gesta ed esplora le conseguenze delle sue decisioni, intervallando ogni canzone con delle parti recitate: “Somebody’s Trying to Kill Me” e “This Goes Out of You”  assolutamente i pezzi da ascoltare.

In ogni brano sono evidenti il gusto della vita, la ribellione alle influenze negative e la fede!

«Non saliamo sul palco per offrire sermoni», ha spiegato il cantante della formazione di San Diego “Sonny” Sandoval, «non vogliamo forzare il pubblico, cantiamo solo della nostra vita».

Le lyrics dei P.O.D. infatti, non sono mai imbevute fino al midollo di una fede fervente o di esortazioni a seguire la religione cristiana, invitano piuttosto ad una compagnia, esaltando un messaggio di speranza, di amore e di misericordia.

Personalmente non sopporto le ostentazioni della fede cattolica, il limite di tanta arte cristiana contemporanea è purtroppo quello di essere troppo didascalica, cioè di preoccuparsi eccessivamente di trasmettere insegnamenti perdendo la dimensione della realtà.

I P.O.D. parlano attraverso la bellezza e coinvolgono emotivamente, con la massima libertà creativa ed il coraggio della sincerità. “Sonny”, Marcos, “Traa” e “Wuv” vivendo da credenti ci fanno capire che la fede non deve essere pura didattica ma deve trasparire nell’ opera.

Un giorno un caro amico mi scrisse: “E’ se opera!”

https://www.youtube.com/watch?v=Wquq4DTbC9E

 

PERTH

perth




La “Ministra” Riscaldata

Il giallo sul titolo di studio della neo ministra Valeria Fedeli è durato poco, Lei stessa ammette candidamente, una svista, un copia incolla fatto male… e va beh, certamente in un governo come questo, ennesimo calderone di gaffe e di sberleffi agli Italiani, cosa conta un titolo di studio.

In effetti concordiamo con la ministra, il titolo di studio non conta, conta l’esperienza e le capacità che la persona che svolge il ruolo di ministro può portare nella gestione del suo mandato.

Noi non pensiamo che se una persona non è laureata sia un incompetente o un delinquente o peggio un incapace totale indegno di qualsiasi ruolo, noi siamo convinti che la capacità e l’esperienza possano davvero fare molto, sicuramente più di un  titolo di studio, che se non collegato ad esperienza e capacità, veramente non ha valore.

Noi riteniamo che un Ministro dell’istruzione debba essere un profondo conoscitore del mondo della scuola, debba avere esperienza diretta del ruolo di insegnante, debba conoscere le tematiche legate al mondo della didattica sia nazionale che internazionale, debba essere conoscitore del lavoro delle scuole non solo in relazione agli alunni ma anche alla complessità amministrativa che si cela dietro una scuola, debba avere chiaro dell’attuale stato di abbandono della scuola italiana e soprattutto del grandissimo disagio sia dei docenti che dei Dirigenti Scolastici, ma anche del personale di segreteria tutto, collaboratori scolastici compresi.

Queste cose nemmeno un laureato ad Harvard le saprebbe, e quindi chissene frega del titolo di studio del ministro, viva invece la sua esperienza.

Un’esperienza pluriennale nel mondo della scuola, ove ha ricoperto più ruoli, durante la quale ha potuto vivere direttamente e sentire quasi come un profumo tutte le componenti chimiche della scuola, comprendendone a fondo le meccaniche.

Per fare tutto questo occorre quindi avere l’esperienza della ministra, tre anni alla scuola materna, poi dal 1979 al 2012 come delegata sindacale per la CGIL, in vari ruoli legati al mondo del settore tessile, dal 2013 ad oggi senatore della repubblica per il PD…

“il mio punto di forza è l’ascolto…” ci dice la ministra, forse, ma non certo l’esperienza…

Ma quindi perché invece che scagliarsi contro i suoi titoli di studio non è stata valutata l’esperienza nella materia?

Forse perchè se andiamo a vedere l’esperienza di tutti i ministri allora ci mettiamo le mani nei capelli??? 

Forse perchè ancora una volta agli Italiani viene messo davanti un fatto compiuto?

Una volta ci dicevano o mangi la minestra o salti dalla finestra! 

Ebbene forse è ora davvero di saltare dalla finestra, probabilmente ci facciamo meno male che mangiando questa ministra riscaldata…




Lettera di una Professoressa a Babbo Natale

Babbo Natale regalami uno spid!

 

Caro Babbo Natale, so di essere un po’ cresciuta per scriverti una letterina, ma ho proprio bisogno del tuo aiuto.

Come forse saprai, o forse no dato che vivi al polo nord, il nostro ormai ex premier ha omaggiato tutti gli insegnanti della ricca somma di 500 euro da spendersi per curare la nostra formazione, poiché, si sa, gli insegnanti sono estremamente refrattari alla cultura.

In effetti non ci è richiesto molto per svolgere la nostra professione: una laurea, una specializzazione del costo di 3000 euro, almeno tre corsi di formazione del costo di 700 euro l’uno, un corso di perfezionamento, il cui costo si aggira intorno ai 500 euro, senza contare la seconda specializzazione in sostegno, costata altri 3000 euro, ai quali aggiungere il costo dei libri, delle riviste e delle mostre/ corsi che ogni insegnante si pagava di tasca propria.

Se fai il conto direi che questi 500 euro sono una goccia in mezzo al mare ma ben vengano.

Il problema è oggi lo spid, ossia l’identità digitale che ci è richiesta per accedere a questi 500 euro elargiti sotto forma di voucher da spendere nei negozi convenzionati.

L’altro anno il governo ci ha concesso in busta paga questi soldi e ci ha chiesto di documentare le nostre spese, cosa che abbiamo fatto prontamente.

Quest’anno ecco la novità: lo spid! Per ottenere lo spid ci si deve iscrivere in uno dei siti abilitati, e io ti giuro ci ho provato! Ho scartato il primo sito consigliato perché era a pagamento, mentre gli altri tre promettevano un facile accesso soprattutto gratuito perlomeno per il primo anno.

Il primo che ho consultato è stato quello di TIM, che garantiva un facile accesso via internet e, visto che ho sempre il tempo contato, tra scuola, studio e figli, ho pensato che fosse un’ottima cosa, anzi mi sono complimentata con il governo per avere scelto la modalità on line, che risolveva tanti problemi! Ma i problemi invece sono arrivati dopo aver inserito i dati!

Era infatti necessario un attrezzo che leggesse la carta di identità digitale altrimenti non era assolutamente fattibile.  

Un po’ dispiaciuta ho riprovato con il secondo sito: Sielte.

Questo sito proponeva la modalità on line cui seguiva un riconoscimento tramite videocamera.

Inserire i dati non era proprio semplice, comunque alla fine ci sono riuscita.

Un mese fa. Sto ancora aspettando che mi contattino per ottenere le credenziali.

Visto che il tempo passava ho deciso di provare con Poste italiane.

Una garanzia di serietà ed efficienza. Ho iniziato nuovamente tutto l’iter: inserisci i dati, inserisci tutto ciò che è richiesto e…. paf ! Primo scoglio.

Non riconosce alcun formato per i documenti opportunamente scannerizzati, né JPG né Word.

Ricomincio da capo.

Reinserisco i dati riprovo e zac! Mi comunica gentilmente che non posso fare niente perché risulto già inserita.

Ma come se poco prima sosteneva che non potevo procedere perché la richiesta  dei documenti scannerizzati mancava?

Ricomincio, perché si sa che la pazienza è la virtù principe degli insegnanti che si scontrano da sempre con le inefficienze del sistema.

Di nuovo rifiuta tutto.

Presa dallo sconforto provo con l’altra modalità, che consiste nel far venire a domicilio il postino, ovviamente a pagamento.

Stranamente in questa seconda modalità tutti i dati vengono prontamente accettati, documenti scannerizzati compresi.

Finalmente! Esulto soddisfatta! Dopo qualche giorno sul cellulare mi arriva un sms: poste informa che il postino per il riconoscimento arriva oggi ore 19! Che bello!

Guardo con compassione i miei colleghi che continuano a impazzire con le altre modalità e mi sento una privilegiata.

Poste mi ama, poste mi comprende! Certo devo pagare, ma quanta solerzia, che efficienza! Fossero tutti così!!!  Arriva il postino, gentile, cordiale e un po’ infreddolito, mi richiede le fotocopie dei documenti, quelle che avevo provveduto a inviare scannerizzate, ed io le consegno gioiosa, seppure perplessa, considerando lo sforzo fatto per inviarle in formato jpg.

Il postino mi consegna un foglio con il riepilogo dei dati, ma mi chiarisce: “ non so niente di credenziali, user e password, mi hanno informato stamattina di questo servizio!” così mi rassegno ad aspettare… i giorni passano e nulla accade.

Siamo sotto Natale ormai e vorrei tanto poter comprare con i buoni del governo alcuni libri che mi servono per lavorare con il mio studente.

Decido di andare alla posta centrale della mia città. Che bello! Non c’è coda! Certo sono le 8.20 del mattino, ma perlomeno mi sbrigherò.. attendo il mio turno allo sportello e una gentile signora mi chiede il numero di pratica.

Trasecolo… quale numero di pratica? Spiego che ho utilizzato la modalità domiciliare… mi rimanda alla collega.. che attendo perché non c’è. La collega arriva svettante sui tacchi 12 e fatichiamo un po’ a capirci.. mi ripete che devo iscrivermi, le spiego che l’ho fatto, che ho pagato il postino, che ho consegnato i documenti. Mi ripete che devo iscrivermi.

Mi accorgo che c’è un problema di comunicazione. Provo a parlare più lentamente: “ mi sono iscritta sul sito… ho scelto la modalità domiciliare… È venuto il postino… mi ha consegnato questo foglio.. che devo fare adesso?. “ deve iscriversi sul sito ottenere il numero e tornare qui!. “ “ ma io ho pagato , ho la fattura, possibile che non serva a niente?” “ di questa modalità non so niente. Si riscriva da capo e torni, al limite chiami questo numero che è a pagamento dai cellulari, gratis da fisso.”

Adesso sono arrabbiata, me ne vado inveendo contro poste italiane , ma chiamo dal cellulare il numero a pagamento, che mi rimanda ad un altro numero a pagamento, nel quale una voce suadente mi racconta che il governo questo anno ha deciso di regalare a noi fannulloni professori dei bei soldini per curare la nostra scarsa formazione e meno male che c’è il governo che ci pensa, però dobbiamo dimostrarci capaci di ottenere lo spid che Poste ci darà volentieri se attendiamo in linea.. per circa 20 minuti.. dopo di che la stessa suadente voce mi dice che c’è un gran traffico e che dobbiamo richiamare più tardi bye bye…

A questo punto sono nera!

Offendo in tutte le lingue che ho studiato, compreso il greco antico la voce registrata, perché sappia che nella mia vita ho studiato molto, continuo a studiare nonostante i 500 euro fantasma del governo.. e  ho pensato malevolmente: perché è necessario questo spid dato che siamo dipendenti del ministero, statali insomma, conosciuti, noti, certificati.. non era possibile ottenere le credenziali direttamente dal ministero?

O serviva una modalità che scoraggiasse tutti ?

Da qui la mia richiesta caro Babbo Natale... se non ci pensi tu anche questo anno pagherò da sola tutto ciò che mi serve, libri, corsi e quant’altro a dimostrazione che i docenti hanno ancora la propria dignità.

 

Paola Manacorda




Il “nuovo” Governo

Non che non fosse previsto, non che non ci aspettassimo qualcosa di simile, ma certo il voler lavorare in continuità con il vecchio esecutivo non pensavamo significasse lavorare con il vecchio esecutivo.

Siamo anche convinti che aver personalizzato il referendum con un si o no all’attuale governo, ops, al vecchio governo, fosse sbagliato, ma calcolando che così è stato e che gli Italiani hanno chiaramente detto come la pensavano, rifare le stesse cose suona un poco offensivo.

Come suonano ridicole oggi le interviste, dalla Boschi alla Fedeli, che prima del referendum dicono “se vince il NO andiamo tutti a casa”.

Mancanza di credibilità e di onore, come se gli Italiani fossero un popolo che può venir preso in giro senza nessuna conseguenza (però pensandoci bene forse…).

Bravissimo Mario Calabresi che su la Repubblica di oggi traccia uno sconsolato quadro con un troppo poco  che illumina il desolante sipario che è apparso agli occhi dell’Italia con questo “nuovo” governo (leggi).

Ma se la Boschi è riconfermata nonostante il deciso No degli Italiani alla sua idea di riforma, com’è possibile allora  non riconfermare la Giannini, in fondo la 107 non l’ha mica fatta Lei… non ci sono parole per la mancanza di dignità di queste scelte.

Anche la maggioranza parlamentare che esce da questo governo è risicata e la fiducia sarà ogni volta un terno al lotto per il povero Gentiloni, che più volte i telegiornali hanno definito di nobili discendenze (non è che torniamo alla monarchia?), per cui non si preannunciano tempi luminosi per la democrazia in questo paese.

Insomma faccia tosta davanti a chiunque, il nuovo credo politico italiano.

E va bene in fondo ci ritorna ad essere simpatico Renzi che si ritira in attesa di tempi migliori, e progetta un suo ritorno sfavillante…

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=jG13vcSVeac&w=640&h=480]

 

https://www.youtube.com/watch?v=55RqNVCvxPI




Giro Giro Tondo: Gentiloni incaricato da Mattarella quale nuovo capo dell’esecutivo

Eccoci punto e a capo: Gentiloni incaricato di realizzare l’ennesimo governo tecnico per predisporre una nuova legge elettorale.

Massima stima per la scelta del Presidente della Repubblica, Gentiloni è persona dabbene, e per ora aspettiamo di vedere le prime mosse per la composizione del nuovo esecutivo.

Una osservazione ci sfugge però proprio sentendo il discorso del nuovo incaricato: “… l’indisponibilità delle maggiori forze di opposizioni a condividere un governo di responsabilità. Quindi non per scelta, ma per senso di responsabilità ci muoveremo nel quadro del governo e della maggioranza uscente”; è ovvio che Gentiloni ritiene irresponsabili le opposizioni nel non aver condiviso la scelta di un governo di responsabilità.

La conseguenza poi di “muoversi nel quadro di governo uscente e nella maggioranza” risulta ancora meno comprensibile, anche perché quella è proprio la maggioranza ed il quadro di governo che esce sfiduciato completamente dal voto referendario.

Ora non che fosse obbligatorio andare a votare per chiedere agli Italiani cosa ne pensassero, ma che il nuovo governo debba nascere perchè “Il nostro Paese – ha evidenziato ieri il presidente Mattarella al termine delle consultazioni  – ha bisogno in tempi brevi di un governo nella pienezza delle sue funzioni.Vi sono di fronte a noi adempimenti, impegni, scadenze che vanno affrontati e rispettati. Si tratta di adempimenti e scadenze interne, europee e internazionali”, appare drammatico: con questa logica non si voterà mai più.

In tutta franchezza non appare nulla di nuovo all’orizzonte, ma siamo abituati a giudicare dai fatti, quindi vedremo.

L’esito del referendum ha comunque lanciato un messaggio alla classe politica: per le cose importanti gli Italiani ci sono.

La nostra paura è che con questo ennesimo governo tecnico si sia persa l’occasione per ri appassionare  gli Italiani alla politica, forse era il momento giusto per lasciare l’Italia in mano agli Italiani.

Certo occorre sistemare la legge elettorale, ma quanto ci vuole? Vent’anni? bastava dire che entro fine anno questo governo tecnico avrebbe dovuto rinnovare la legge elettorale e poi andare al voto.

Non è così facile? e perchè?

Anche le opposizioni che prima gridavano allo scandalo per la legge elettorale ora vogliono andare a votare subito anche con questa legge elettorale, mah…

Però pensandoci qual è il male minore?

… e poi avrà ragione l’Huffington Post che senza elezioni anticipate a settembre 2017 il 60% dei parlamentari maturerà il vitalizio?

Ma alla fine siamo davvero un popolo di mammalucchi?

 

 




“THEY HUNG HIM ON A CROSS”

“THEY HUNG HIM ON A CROSS”
Una delle frasi più rappresentative di Franz Kafka (Praga, 3 luglio 1883 – Kierling, 3 giugno 1924) grande scrittore praghese di lingua tedesca, una delle maggiori figure della letteratura del XX secolo ed importante esponente del modernismo è stata: «C’è una meta, ma non una via».

Premetto che non amo Kafka, lo ritengo pedante nella scrittura ed assolutamente poco avvincente dal punto di vista del pensiero.

La frase in questione è di un cinismo disarmante, la disperazione nichilista, se non esiste alcuna «via», è l’unica cosa che rimane, la «meta» diventa infatti un ideale utopico ed irraggiungibile.

Molti poeti, scrittori, artisti e musicisti hanno avvalorato la frase di Kafka fino a giungere all’atto estremo, Kurt Cobain, leader dei Nirvana, è uno di questi.

L’8 aprile 1994, il suo corpo privo di vita viene trovato nella sua casa di Seattle con accanto un fucile ed una lettera scritta di getto in cui si rivolge all’amico immaginario della sua infanzia, “Boddah”, confessandogli la sua disperazione.

Un testo drammatico, che cita il Neil Young di “My My, Hey Hey (Out Of The Blue)” – “È meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente”.

Riporto qui di seguito alcuni stralci:
«A Boddah. (…) Non provo più emozioni nell’ascoltare musica
e nemmeno nel crearla e nel leggere e nello scrivere da troppi
anni ormai. Questo mi fa sentire terribilmente colpevole. (…). Il
fatto è che non posso imbrogliarvi, nessuno di voi.
Semplicemente non sarebbe giusto nei vostri confronti né nei
miei. (…). Sono troppo sensibile. Ho bisogno di stordirmi per
ritrovare quell’entusiasmo che avevo da bambino. (…). C’è del
buono in ognuno di noi e credo di amare troppo la gente, così
tanto che mi sento troppo fottutamente triste. Il piccolo triste,
sensibile, ingrato, pezzo dell’uomo Gesù! Perché non ti diverti e
basta? Non lo so. (…). Non posso sopportare l’idea che Frances
(sua figlia avuta dalla moglie Courtney Love, Leader delle Hole;
n.d.a.) diventi una miserabile, autodistruttiva rocker come me.
Mi è andata bene, molto bene durante questi anni, e ne sono
grato, ma è dall’età di sette anni che sono avverso al genere
umano. Solo perché a tutti sembra così facile tirare avanti ed
essere empatici. Penso sia solo perché io amo e mi rammarico
troppo per la gente. Grazie a tutti voi dal fondo del mio
bruciante, nauseato stomaco (…), non ho più nessuna
emozione, e ricordate, è meglio bruciare in fretta che spegnersi
lentamente. Ti prego Courtney tieni duro, per Frances. Per la
sua vita, che sarà molto più felice senza di me. VI AMO. VI
AMO.»

Struggente!

Quando la lessi in quel lontano 1994 piansi.

Chi segue la nostra rubrica “MUSIC” sa quanto è caro a chi vi scrive il leader dei Nirvana e le mie lacrime erano lacrime più di rabbia che di dolore.

Anche Kurt pensai non è riuscito a trovare la «via» eppure quella ricerca di «qualcosa» che rispondesse a tutte le domande esistenziali, Kurt l’aveva sfiorato, l’aveva intravisto e l’aveva voluto cantare.

Infatti tra le numerosissime cover realizzate sui brani di Leadbelly, (nome d’arte di Huddie William Ledbetter – Mooringsport, 23 gennaio 1885 – New York, 6 dicembre 1949, grandissimo cantante e chitarrista statunitense che invito ad ascoltare; n.d.a.), la più sorprendente è quella di “They hung him on a cross”, dei Nirvana, contenuta nel box-set “With the Lights Out”.

Kurt fu profondamente attratto dall’ascolto dell’album del folksinger americano (Lead Belly’s Last Sessions). Membri dei “Nirvana” e degli “Screaming Trees”, riuniti nel progetto denominato “The Jury”, registrarono nel 1989 la cover di quattro canzoni di quell’album: “Where did you sleep last night?”, una versione strumentale di “Grey goose”, “Ain’t it a shame” e “They hung him on a cross”, che Cobain volle senza remore interpretare da solo.

“Lo hanno appeso a una croce” (“They hung him on a cross”) Lo hanno appeso a una croce PER ME/ Un giorno, quando ero perso/ Lo hanno appeso a una croce/ Lo hanno appeso su una croce PER ME/ Lo frustarono su per la collina/ Lo frustarono su per la collina/ Lo frustarono su per la collina PER ME/ Non disse loro una parola/ Non disse loro una parola/ Non disse loro una parola, PER ME/ Lo ferirono nel fianco/ Lo ferirono nel fianco/ Lo ferirono nel fianco, PER ME/ Sollevò la testa e morì/ Sollevò la testa e morì/ Sollevò la testa e morì, PER ME// PER ME!

Kurt non ha creduto fino in fondo che il mistero potesse bussare alla sua porta.

In tutta la sua vita ha cercato questa «via» e, seppur toccandola in modo evidente in alcuni dei suoi brani, non ha mai creduto seriamente potesse essere «PER LUI»! Ha visto un Dio che si è avvicinato al suo cuore ma che subito è scivolato via, un’intuizione (“sollevò la testa e morì, per me”) senza una «carne», un Dio che presto è divenuto immaginario… riconosciuto come «meta» ma staccato dalla «via».

Il suicidio di Kurt Cobain è stata la fuga consapevole dall’insanabile disperazione, il gesto finale di una ricerca della «via» non trovata, la perfetta raffigurazione della frase di Kafka.

Ma Kafka non ha mai fatto i conti veramente con un Fatto accaduto: Dio («la meta») non si può conoscere! Ma «la via»… “Chi viene frustato (PER ME)”, “Chi viene ferito ad un fianco (PER ME)”, “Chi viene appeso alla croce (PER ME)” e “Chi solleva la testa e poi muore…PER ME”… oh quella sì che si può conoscere!

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=AXbBU1-GZfg&w=640&h=480]

PERTH

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Confronto sul Referendum Costituzionale: Ferdinando Imposimato (NO) vs Carlo Fusaro (SI)

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Il confronto tra Ferdinando Imposimato (Presidente Onorario Corte di Cassazione) e Carlo Fusaro (costituzionalista) sulle ragioni del No e del SI al Referendum Costituzionale del 4 dicembre.