Trump, nessuna meraviglia…

Siamo giunti ad un momento epocale, un periodo in cui avvengono le svolte storiche, il mille e non più mille, siamo nell’era del Trumpismo…

 

Tutti sappiamo che generalmente le parole con il suffisso -ismo hanno significato astratto, una sorta di generazione del termine che rende e definisce peculiare qualsiasi azione svolta dall’oggetto a cui viene aggiunto il suffisso; una specie di agglomerato di elementi che viene poi usato per definire religioni, movimenti, ma anche caratteri e comportamenti, stili, addirittura congegni (meccanismo, organismo) e linguaggi.

In alcuni casi il nostro amico -ismo si è radicalizzato con -esimo entrando definitivamente nei sostantivi cristianesimo, protestantesimo, dando lustro e valore alle religioni con cui si accompagna.

Ebbene ora siamo al Trumpismo!

Sorridiamo sempre quando accadono queste cose perchè basta un niente per passare dal suffisso -ismo a -istico, da Trumpismo a Trumpistico, che spesso assume valore negativo (elettoralistico) ma che poi rimane come significante collettivo (manualistica, oggettistica).

L’avvento di Trump ha scosso il mondo, noi tutti e gli stessi Americani che l’hanno votato; e già, perché oggi sentiamo dire che tutti scendono in piazza contro il neo Presidente.

Trump in realtà null’altro fa se non quello che aveva detto in campagna elettorale e per cui ha stracciato la sua rivale, peraltro definita da molti media criminale di guerra, con il grandissimo consenso degli Americani.

Ora non riesco a vedere la meraviglia, se metti un gorilla a guardia delle banane ti devi aspettare due cose:

  1. il gorilla non farà avvicinare nessuno alle banane
  2. il gorilla mangerà le banane

Inoltre ti devi anche chiedere, se metti il gorilla a guardia delle banane, cosa fai se poi cambi idea: riuscirai a togliere il gorilla?

In questo momento Trump è a guardia delle banane americane, e la vera meraviglia non è in questo, ma nel fatto che il mondo non riesca a trovare una linea coerente con una delle caratteristiche ormai in decadenza della nostra razza: l’intelligenza.

Se da una parte c’è l’estremismo islamico dall’altra c’è il Trumpismo, se da una parte c’è il razzismo dall’altra c’è il più falso e idiota perbenismo ancora più dannoso del razzismo, se qualcuno dice A ci deve per forza essere qualcuno che dice B, ma non in una forma dialettica, ma sempre più come scontro di religioni.

Quello che dovrebbe essere evidente a tutti è la progressiva corsa verso un campanilismo ottuso, quasi che le crisi che stanno arrivando all’orizzonte del mondo ci facciano mettere la testa sotto una facile coperta di “conosciuto”, di sicuro, di affidabile, di “casa” per cercare una sicurezza non più conosciuta e compresa, ma istintiva e primordiale.

In fondo alla nostra anima, nel luogo più oscuro dei nostri pensieri, ci sono le primordiali reazioni che spesso guidano ancora le nostre decisioni, quelle reazioni che sono ataviche, che ancora istintivamente muovono le nostre paure, il buio, il vuoto, la solitudine, l’altezza e che oggi fanno votare un Trump Gorilla che deve difendere gli Americani dai rumori della giungla.

Tutti vanno in TV a dire che Trump è l’anticristo e che mai si è visto qualcosa di simile, ma cari signori non vi ricordate da bambini, quando nel buio della vostra cameretta spaventati e angosciati del nulla che vi circondava vi bastava lasciare la porta socchiusa, una lucina accesa, la bambola vicino al cuscino? e non vi ricordate che non c’era ragione, il papà e la mamma potevano farvi vedere dentro tutti gli armadi, sotto ogni letto, ma voi la vostra paura del buio, dell’uomo nero, dell’ignoto, non ve la facevate passare, a voi restava la paura finché quel filo di luce non entrava dalla porta.

Trump è per la classe media americana la porta socchiusa, un cerotto per la bua , una risposta alla pancia che usiamo quando abbiamo una paura irrazionale, istintiva.

Chi usa la pancia per decidere al limite digerisce, ma non ragiona.

L’Ignoto è la nostra vera paura di oggi, non trump, non l’Isis, l’ignoto, il non futuro, il non sapere, il non capire, il ragionare solo di pancia…

Le colpe dei padri ricadono sui figli, oggi più che mai nelle giovani generazioni si affaccia un vuoto cosmico, una paura abissale, una certezza di non futuro, manca qualcosa di profondo, Trump può essere anche la lucina della porta socchiusa ma oggi al mondo mancano il papà e la mamma che aprono gli armadi e alzano i letti per farci vedere che non abbiamo nulla da temere.

 




La crisi degli studi professionali, i commercialisti in prima linea

Mi chiedo se è una svolta unita alla consapevolezza oppure siamo alla resa dei conti per coloro che fino ad oggi hanno avuto un atteggiamento di rassegnazione nei confronti di un fisco a dir poco confusionario.

Forse è la volta buona!

 

 

 

 I commercialisti hanno comunicato l’astensione dal lavoro  dal 26 febbraio al 6 marzo, nella settimana del conguaglio Irpef e della dichiarazione Iva.

Un mese già molto complesso, quindi; e le cose potrebbero peggiorare se verrà confermato lo sciopero.

Sul tema è scesa in campo anche l’Autorità di garanzia per gli scioperi e per salvaguardare i contribuenti ha chiesto al governo una proroga dei termini per la dichiarazione Iva, nel caso l’astensione dal lavoro in caso di conferma dello sciopero.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono gli otto nuovi adempimenti per la comunicazione dei dati Iva introdotti a regime dal decreto fiscale collegato alla manovra.

Inutile sottolineare che la presenza dei commercialisti in piazza è finalmente  un segno di  tutta la categoria che solo in poche occasioni ha trovato il coraggio di superare gli individualismi.

Un ulteriore elemento scatenante sono gli otto adempimenti che vanno ad aggravarsi sulle piccole e medie imprese e su tutta la categoria, diversamente è urgente riequilibrare il rapporto tra Fisco e contribuente e impostarlo in senso paritario.

In attesa dello sviluppo degli eventi futuri vorrei fare un punto sulla categoria degli studi professionali, per capire meglio da che parte stiamo andando…….buttare, cioè, un sasso nello stagno.

 

Quali sono le riflessioni:

  • La crisi economica sta riducendo la clientela e soprattutto i margini di guadagno
  • Gli obblighi normativi a base tecnologica sono utili alla professione oppure la appesantiscono
  • I professionisti sono pronti a tenere il passo per uno sviluppo digitale

Personalmente sono anni che organizzo convegni in cui esorto i responsabili degli studi professionali a credere nel digitale in quanto fondamentale per la propria sopravvivenza, a volte mi è sembrato di essere “la voce di Colui che grida nel deserto”.

Un primo elemento che fa la differenza è la dimensione degli studi, che mediamente non superano i 200k  euro  di fatturato, addirittura abbiamo una percentuale pari al 65% che arriva a un massimo di 50k  EURO di fatturato.

E’ importante anche analizzare il tempo dei microprocessi negli studi professionali, fatto cento il totale del tempo lavorativo dedicato dallo studio:

  • 42% tempo dedicato alle attività primarie dello studio
  • 8% alla formazione
  • 9% attività ICT
  • 12% attività di archiviazione dei documenti
  • 5% amministrazione del personale
  • 7% acquisti
  • 17% amministrazione di studio

E’ interessante constatare che i commercialisti a differenza degli altri studi professionali sono propensi ad introdurre nella loro offerta nuovi servizi complementari alle attività dello studio, e spiccano servizi come:

  • Formazione tecnica per quanto riguarda la sicurezza e privacy
  • Consulenza su startup
  • Fatturazione elettronica
  • Consulenza finanziaria

Negli ultimi tre anni ho avuto modo in diverse occasioni di confrontarmi con responsabili di studi professionali e credo di avere chiaro quali sono  i fattori che incidono sulle loro scelte di investimento in nuove tecnologie.

38% ritiene l’investimento tecnologico elevato

14% ritiene difficoltoso il cambio delle abitudini

11% ritiene che le priorità dello studio sono altre

37% ritiene difficile proporre ai propri clienti nuovi servizi a pagamento

I dati sopra riportati sono evidenti e siamo alla resa dei conti, spero in una maggiore consapevolezza da parte dei responsabili di studio professionali e che la ribellione dei commercialisti faccia un po’  da “porta bandiera”.

Auguri!!!