JEFF BUCKLEY – «GRACE»

Il mio articolo “LA DISPERAZIONE DEL GRUNGE” ha provocato non poche reazioni.

Alcuni lettori mi hanno raggiunto dicendomi di approfondire il tema della “Disperazione”, altri invece hanno parlato di “Maledizione”.

Ho cercato di rispondere che non esiste alcuna “Maledizione” circa le morti di artisti legati al Rock ed al Grunge, c’è solo la “Disperazione” che tenta di colmare un buco nero come ebbi a scrivere: “…a differenza del panorama musicale di oggi, infarcito di “pizzi e merletti tele-mediatici”, il movimento Grunge ha cercato risposte alla vita a partire dalla rabbia e dal desiderio disperato di colmare un buco nero”. Nelle ultime settimane ho passato lunghe notti a leggere e a visionare film, video ed interviste circa la vita (e la morte) di Chris Cornell, leader di SOUNDGARDEN, AUDIOSLAVE e TEMPLE OF THE DOG e mi sono imbattuto quasi per caso in una foto di Chris assieme all’amico Jeff Buckley… ho immediatamente pensato alla “Maledizione” della famiglia Buckley.

Jeffrey Scott Buckley (Anaheim, 17 novembre 1966 – Memphis, 29 maggio 1997), è stato uno dei talenti assoluti del Rock Alternativo targato USA negli anni in cui la scena di Seattle era al massimo della sua notorietà.

Figlio unico di Tim Buckley, genio controverso del Folk Rock d’oltreoceano, morto nel 1975 a soli 28 anni (abbandonò la madre quando Jeff non era ancora nato; n.d.a.), Jeff crebbe con la madre ed il patrigno che per primo indirizzò il giovane talento verso lo studio della musica.

Jeff morì annegato la sera del 29 maggio 1997 mentre andava a registrare le tracce di «Sketches for My Sweetheart the Drunk», secondo album in studio (uscito postumo; n.d.a.).

Fermatosi per un veloce tuffo sulle rive del Wolf River, affluente del Mississippi, si immerse cantando un motivo dei LED ZEPPELIN, «Whole Lotta Love» con addosso tutto, jeans e stivali pesanti e non riemerse: aveva trentanni! Una vita breve come suo padre Tim, ma intensa, che ha lasciato con il suo talento un solco profondo influenzando decine di band dai generi più disparati.

Strano tutto ciò, perché Jeff Buckley ha prodotto in vita un solo album in studio, «Grace» che ancor oggi è uno degli album che rientra a pieno titolo nella mia personale classifica dei “TOP TEN”.

Quando acquistai il Long Playing era proprio il 1997 e mi innamorai all’istante della voce straordinaria di Jeff… da brividi! «Grace» fu prodotto da Andy Wallace (già produttore di «Nevermind» dei NIRVANA; n.d.a.) ed uscì proprio nell’anno, il 1994, in cui moriva il “diavolo” Kurt Cobain con un successo immediato di pubblico e critica. David Bowie, dopo la morte di Jeff Buckley, disse di «Grace»: «se fossi su un’isola deserta vorrei solo questo disco con me».

Basterebbe questa testimonianza del «Duca Bianco» per comprendere la portata di «Grace»: si è di fronte ad un vero e proprio capolavoro! «Grace» contiene alcune canzoni ineguagliabili: la splendida «Hallelujah», cover della famosa song di Leonard Cohen (a mio avviso esecuzione perfetta, perfino superiore all’originale; n.d.a.), «Last Goodbye» ed «Eternal Life», quest’ultima in totale sintonia con il Rock massiccio e potente del suo tempo.

In «Grace», seconda traccia dell’omonimo album nonché la mia preferita, Jeff canta «…c’è la luna che chiede di restare/ abbastanza a lungo perché le nuvole mi portino via/ sento che la mia ora sta arrivando/ ma io non ho paura di morire»: forse una triste premonizione!

Le dieci tracce di «Grace» rivelano il dolore per il padre Tim, per la sua morte prematura e per un affetto mai ricevuto ma, a differenza degli stereotipi del mondo del Rock (Sex, drugs and Rock’n’Roll), Jeff non cerca risposte nell’autodistruzione, lui ama la vita e cerca Qualcosa per cui valga la pena vivere.

E nel cammino di «Grace» trova una risposta: la Donna! La «Grazia» di poter raggiungere la Donna per essere finalmente libero dalle angoscie della vita. Un po’ come è stato per Leopardi e per Dante, alla Donna anche Jeff pone le domande più vere quasi Essa sia il senso finale della sua ricerca.

Tutta la sua vita a cercare una Presenza raccontando di un’Assenza, quella del padre Tim, una “Maledizione” di un padre ed un figlio che non si sono mai incontrati, due morti precoci ed una ferita profonda in Jeff che forse solo la «Grazia» – «Grace» ha potuto guarire.

 

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Perth