Street Lights: la musica non ha età!!!

C’E’ FUTURO NELLA MUSICA IN ITALIA: STREET LIGHTS!

Isabella Pecci voce, Elisabetta Mauri chitarra, Virginia Bucci batteria, Giulia Lomartire tastiera, Valentina Pellicioni basso. Queste sono le STREET LIGHTS, una giovanissima band riccionese tutta al femminile nata all’interno della scuola Giocamusica di Riccione, nell’ottobre del 2015. Sperimentazione elettronica, funk, pop, brit e tantissima carica che infondono al pubblico.

Giovanissime sì (la più giovane non ha ancora compiuto 16 anni; n.d.a) ma già molto preparate dal punto di vista tecnico hanno stupito anche un “vecchio” rocker come il sottoscritto.

Il lettore penserà: “da qui ad essere band, ce ne vuole”… macché!

Un combo fantastico dove tutto funziona a meraviglia.

Ho avuto modo di ascoltare le STREET LIGHTS al Meeting di Rimini lo scorso 22 agosto dove, di fronte ad un pubblico di oltre 500 persone, si sono esibite in modo pressoché esemplare! Da grande Band! Ho incontrato Isabella, Virginia e Valentina cui ho posto alcune domande.

PERTH: Ciao STREET LIGHTS! Innazitutto: come è nato il nome della Band?

ISABELLA: Il nome è nato un po’ per caso, nel senso che cercavamo un nome un po’ d’effetto in inglese e dopo aver “sparato” una serie di idee questo ci è piaciuto e l’abbiamo tenuto.

PERTH: Ci raccontate come è nato il Vostro Gruppo? Come avete iniziato a fare musica?

ISABELLA: Tutte frequentiamo la scuola Giocamusica di Riccione, siamo tutte di Riccione o delle vicinanze, ci conoscevamo già tutte, ci siamo viste un giorno per registrare una mia cover e ci siamo dette: “perché non formiamo una Band?”  Un nostro caro amico ci ha suggerito: “e perché non una Band tutta al femminile?” Ci ha presentato Vale, la bassista, che suonava il basso 10 anni fa e l’ha ripreso in mano quando è entrata nelle STREET LIGHTS, poi avevamo un’altra chitarrista, non Elisabetta, il combo attuale è nato nel 2017.

PERTH: La “line up” è quindi di 5 componenti…tu Isabella, sei cantante e suoni anche?

ISABELLA: Sì io so suonare il pianoforte, ma mi accompagno con i loop elettronici e mi occupo degli arrangiamenti dei pezzi che solitamente scegliamo insieme e poi li ri-arrangiamo.

PERTH: Parlateci del vostro repertorio: Fate canzoni vostre o siete una cover-band? Se fate canzoni vostre, questa sera quanti brani vostri suonerete? E soprattutto siete agitate?

ISABELLA: Questa sera ci esibiremo con 10 brani di cui 2 nostri inediti, stiamo già lavorando ad altri 2 inediti. Suoniamo solitamente su base elettronica. Si siamo molto agitate (ridono) ma se c’è qualcuno davanti a noi che vediamo preso dalla musica e che vediamo ballare, può essere una o 5000 persone ci carichiamo tantissimo.

PERTH: Avete anche una direzione artistica, un produttore che vi aiuta nella produzione dei brani?

ISABELLA: Sì c’è un amico, insegnante di chitarra della Scuola di Musica da cui proveniamo Giovanni Matichecchia, che ci aiuta nell’arrangiamento dei pezzi e con cui ho scritto i miei brani inediti.

PERTH: Avete in programma l’uscita di un disco?

ISABELLA: Abbiamo in programma, per ora, di completare i due nuovi inediti, e di pubblicare le 4 tracks su Spotify. Per ora non abbiamo in programma di uscire con un EP.

PERTH: Come siete arrivate ad esibirvi sul prestigioso palco “Area Piscine Ovest” del Meeting di Rimini dove hanno suonato artisti nazionali ed internazionali?

ISABELLA: Su suggerimento della mia nonna! Io studio a Bologna sto frequentando la Laurea Specialistica in Scienze Motorie. Mia nonna mi ha fatto sapere del post che il Meeting aveva messo sul proprio sito per favorire la partecipazione di Band originali tra gli spettacoli del Meeting, parlando con le altre abbiamo deciso di inviare la nostra scheda di presentazione, siamo piaciute e ci hanno invitate ad esibirci.

PERTH: Parliamo della scelta delle Cover…

ISABELLA: Le nostre Cover vengono scelte insieme, perché ci piace lo stesso genere musicale: radiofonico, commerciale, perché desideriamo che chi ci ascolta possa partecipare, che le persone quando ci ascoltano possano ballare e cantare con noi fino allo sfinimento (ride)!

PERTH: Quali sono gli artisti che proporrete stasera?

ISABELLA: Imagine Dragons, One Republic, che sono le nostre due band di riferimento ed ispirazione e poi Dua Lipa, Lady Gaga, Pink, Katy Perry.

PERTH: Chi è il vostro pubblico e come lo coinvolgerete anche questa sera?

ISABELLA: In primis ci sono i nostri parenti che stressiamo assiduamente (ride) e poi gli amici… beh per ora nelle poche date che abbiamo fatto ci sono loro e molti giovani incuriositi dal nostro quintetto.

PERTH: Volevo appunto chiedervi dei vostri concerti e se avevate fatto molti live.

VALENTINA: Abbiamo fatto già qualche data, ma c’è da dire che suoniamo insieme da pochissimo, infatti la Band con questa line up suona praticamente da gennaio di quest’anno, le Cover quindi in questo momento sono anche una necessità, Isabella è un vulcano e sono certa scriverà molti pezzi suoi, per cui arriveremo sicuramente anche, speriamo, a fare delle date con i nostri pezzi inediti e qualche Cover.

PERTH: Vi presentate in modo particolare, per esempio nell’abbigliamento?

ISABELLA: No nulla di particolare, come ci viene.

PERTH: Ho avuto modo di vedere il video “Show me the light” (Mostrami la luce; n.d.a), gran bel pezzo, complimenti. Qual è il messaggio che volete lanciare con i vostri brani?

ISABELLA: Nei brani inediti racconto quello che mi succede, questa sera ad esempio interpreteremo due brani: uno in italiano e uno in inglese. Quello in italiano si intitola “Uno sguardo”, è un pezzo molto personale che racconta dell’incontro con quello che è attualmente il mio fidanzato, di come è avvenuto, in quali circostanze e di quello che vorrei che portasse nella mia vita. E’ però un brano “molto generico” nel senso che ciascuno può associarlo a qualsiasi “amore” della sua vita, anche ad un’amicizia. E’ un testo molto profondo e strumentalmente è il brano più complesso. Il brano in inglese, che si intitola “Show me the light” è invece più orecchiabile, più “tranquillo”, l’ho scritto pensando ai momenti che vivo quando vado in barca con mio padre, partendo da questo poi parlo  dei rapporti anche con i miei amici e con le persone a cui voglio più bene, come le mie amiche della Band.

PERTH: Bella questa cosa che dici Isabella, ritengo importante essere innanzitutto amici, prima che musicisti che suonano insieme. Passiamo un attimo a parlare del panorama musicale italiano, vorrei un vostro giudizio rispetto alla musica emergente in Italia.

VALENTINA: Quando ho cominciato a suonare anni fa, ero attratta dalla musica Rock e come me moltissimi giovani, ora la tendenza si sta spostando verso la musica elettronica, diversa da quella degli anni ottanta. Anche la musica Rock inevitabilmente ne è contaminata. Il Rock emergente, in Italia, non lo vedo molto attivo, non è, a mio avviso, musica innovativa.

VIRGINIA: Anche a me sembra che tutta la musica in generale si stia spostando verso l’elettronica, e noi stiamo seguendo proprio questo filone.

PERTH: Arriviamo alla domandona: Cosa ne pensate dei “Talent”?

VALENTINA: Secondo me sono un bel trampolino di lancio per chi diversamente non avrebbe modo di emergere, oppure… vuole a tutti i costi emergere (ride)! Se uno ha le capacità e la fortuna il modo di emergere lo trova. I Talent piacciono alla gente e tutto quello che esce dai Talent, sia i vincitori che anche i soli partecipanti, hanno un futuro, quindi secondo me sempre più persone saranno tentate di parteciparvi o seguirli, stanno diventando, per chi si intende poco di musica, il punto di riferimento per fare musica.

PERTH: La televisione ha ucciso definitivamente i live e la musica in genere?

VALENTINA: Non credo tanto che sia la televisione, quanto la cultura generale è sempre più bassa. Si sta perdendo il piacere di assistere ad un concerto (al netto di dei soliti Big “stagionati” tenuti in vita con le macchine; n.d.a), alla gente non interessa più, perché molti avendo perso il contatto con la vera musica non riescono nemmeno ad apprezzare tutto quello che c’è dietro ad un evento live.

PERTH: Sembra quasi quasi una giustificazione…

VALENTINA: In parte sì perché secondo me è colpa della società in cui viviamo, certe cose si sono perse. Per esempio mi ricordo che a scuola, nelle lezioni di musica, che erano due ore alla settimana, suonavamo uno strumento, ora non credo che sia più così, e quindi anche un bambino che cresce con la televisione ed i Talent non sa nemmeno cosa vuol dire suonare uno strumento e non può quindi nemmeno apprezzare un concerto live, apprezzerà lo Youtuber che suona e canta sulle basi a casa sua.

PERTH: Quindi secondo voi è anche un problema di educazione, lettura interessante la vostra (le STREET LIGHTS vengono interrotte da alcune giovani fans). Se aveste oggi una quindicina di pezzi da proporre in un album, che canali di promozione cerchereste, iTunes, Spotify o anche la classica distribuzione con CD stampato?

ISABELLA: Sicuramente non scarterei la distribuzione nei negozi, però quello che le Case Discografiche chiedono oggi è un genere molto standardizzato per cui scegliendo il canale dei negozi si rischia di andare a perdere quella che è l’essenza della nostra Band, andandosi a spostare in un mondo che non è proprio il nostro. Io preferirei fare la gavetta partendo dalla promozione sui Social in modo indipendente, però se capita l’occasione di sicuro non diciamo di no.

PERTH: State tutte studiando, ma sicuramente avete dei progetti per il futuro, e se vi scritturasse, poniamo il caso la UNIVERSAL per iniziare un percorso musicale, lo fareste per lavoro? Per tutta la vita?

ISABELLA: Io per sicurezza prendo la Laurea, perché ho due passioni: la musica e lo sport, però ci fosse l’occasione di far diventare la musica un mestiere non avrei alcun dubbio.

VIRIGINIA: Anche io per sicurezza mi laureo.

PERTH: Siamo all’ultima domanda, come vi vedete fra 5 anni?

ISABELLA: Fra 5 anni mi vedo, se tutto va bene, sposata e vorrei continuare a portare avanti le mie passioni la musica e lo sport.

VIRGINIA: Fra 5 anni, avrò 23 anni, quindi immagino che sarò ancora all’Università, sicuramente la musica sarà sempre la mia passione e poi vedrò, vista l’età immagino che avrò ancora tante esperienze da fare.

VALENTINA: Penso che la passione della musica non mi sarà passata quindi mi piacerebbe continuare in questa strada, sicuramente vorrei imparare a suonare anche altri strumenti, come il pianoforte e migliorarmi nel basso. Mi piacerebbe inoltre lavorare nell’ambito della ricerca scientifica che è quello per cui sto studiando, per il resto non ho grandi progetti, perché ho imparato che le cose cambiano anche velocemente e quindi i grandi progetti, anche a lungo termine alla fine non sono mai realizzabili.

PERTH: Ok STREET LIGHTS, grazie. Un breve messaggio ai lettori di BetaPress?

ISABELLA: Ascoltate più musica!

VALENTINA: Avvicinatevi ad uno strumento, se potete, perché il mondo della musica è un mondo bello, sano che ti fa vedere la realtà da un’altra angolazione ed ha la capacità di unire persone di cultura, provenienza, ceto sociale diversissimi mettendo tutti sullo stesso piano.

VIRGINIA: STREET LIGHTS!!!

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=JL1dVrNMSuc&w=640&h=360]

 

 

Perth




La Donna nello stupro gode, parola di Abid Jee.

Gli inquirenti di Rimini hanno in mano i volti dei 4 stupratori che sabato sera hanno violentato una turista polacca di 26 anni in spiaggia a Miramare, dopo aver picchiato a sangue suo marito.

Si stringe il cerchio sui 15 nordafricani sospettati della brutale aggressione, grazie alle telecamere di sorveglianza della zona del lungomare che hanno permesso alla Squadra mobile riminese, guidata dal questore Maurizio Improta, di individuare i delinquenti.

Anche la loro identità è a un passo: si tratterebbe in ogni caso di giovani tra i 20 e 30 anni, criminali abituali che vivono tra Bologna e una città del Nord Italia, ma che conoscono molto bene Rimini e la riviera romagnola, dove svolgono le loro attività illegali fatte di spaccio di droga e violenza quotidiana.

Il modus operandi di quella notte selvaggia, con lo stupro anche di una trans, lascia infatti supporre che stupri e aggressioni fisiche a sfondo sessuale non fossero un diversivo, ma una abitudine.

Sul web intanto si è già scatenata la caccia alle bestie, con l’esasperazione dei residenti e il senso di insicurezza generalizzato di molti italiani.

E la rabbia, come spesso accade, rischia di accecare.

Tra i tanti, anche l’ex parlamentare e psichiatra Alessandro Meluzzi ha pubblicato su Facebook le facce dei presunti stupratori.

Si tratta però di foto segnaletiche risalenti a qualche mese fa e relative a una operazione anti-droga, come fa notare polemicamente il direttore del Tg La7 Enrico Mentana sempre su Facebook.

Non è escluso, in pratica, che gli effettivi stupratori provengano da quella stessa rete di piccola e grande criminalità di stampo nordafricano (una maxi-retata del 2013 si chiamava Kebab Connection), ma non è affatto certo che i 4 delinquenti senza scrupoli siano quelli nelle foto che circolano in rete.

Intanto, però, resta la violenza nella violenza, quella esercitata dal mediatore culturale che, a proposito dello stupro ha scritto sul suo profilo fcb:

«L o stupro è un atto peggio, ma solo all’inizio, poi la donna diventa calma e si gode come un rapporto sessuale normale».

Queste parole allucinanti, che fanno violenza anzitutto alla lingua italiana, sono state scritte dal mediatore culturale Abid Jee che vive a Bologna, dove studia Giurisprudenza (a dispetto della stessa !!! )

Tale soggetto percepisce regolare stipendio da una cooperativa per svolgere la nobile professione che, secondo la Treccani, consiste nel «mediare tra due o più culture, talora molto distanti l’una dall’altra, al fine di favorire l’inserimento di persone immigrate».

Il problema è che per mediare tra due culture bisognerebbe possederne almeno mezza, o forse l’unica, quella umana!!!

Invece, nel linguaggio da primitivo del sesso con cui Abid Jee ha commentato su Facebook lo scempio compiuto a Rimini da una banda di fallocrati, si avverte soltanto la presenza di un pregiudizio cavernicolo nei confronti delle donne.

In Europa avevamo cominciato a liberarcene (del pregiudizio, non ancora dei primitivi), prima che da oltremare giungessero rinforzi.

Sarebbe interessante conoscere i criteri in base ai quali vengono selezionati certi mediatori. Devono esprimersi in un italiano sgrammaticato per non demoralizzare gli ospiti circa le difficoltà della nostra lingua?

E devono ignorare secoli di Illuminismo, di Romanticismo e finanche di femminismo per non fare sentire a disagio chi a casa propria era abituato a considerare le donne una protesi silente del proprio ego? Ci spiegheranno che Abid Jee è un caso isolato…

Intanto, sulla vicenda del commento online interviene anche l’assessore al welfare del Comune di Bologna Luca Rizzo Nervo: “L’aggressione della coppia polacca a Rimini, lo stupro di gruppo della ragazza e della transessuale – scrive- è un fatto di una sconvolgente brutalità e disumanità che provoca rabbia e rivalsa collettiva e che chiede di trovare subito i responsabili e chiede alla giustizia di garantire una pena esemplare e certa.

Aggiungere all’indignazione per questa vicenda, parole di una gravità inaudita come quelle messe a commento della notizia da parte di un operatore sociale che opera nel campo della accoglienza dei migranti, è intollerabile”.

L’assessore continua: “sono certo che la cooperativa sociale, che conosco per la serietà del lavoro che svolge saprà trarre le conseguenze circa l’incompatibilità fra chi è portatore di una simile idiozia e il compito delicato della mediazione culturale.

Le competenze che sono richieste per gestire al meglio la complessità della vicenda migratoria non sono solo strettamente professionali ma anche umane e deve essere uno sforzo di tutti verificarle sempre con straordinaria puntualità, come so avvenire, specialmente in un sistema finanziato dallo Stato.

Poi la responsabilità di ciò che si dice e si fa è sempre personale e rifuggo un dibattito politico che voglia ricondurre, in modo strumentale, all’intero sistema dell’accoglienza e alle sue professionalità”.

Mah, speriamo…

Per ora, la presidente della Camera, tirata in ballo dalla destra per non essersi espressa sul presunto coinvolgimento di nordafricani nell’assalto a una turista e una trans, dichiara “C’è chi evoca la violenza contro le avversarie politiche. E alcuni leader ne portano la responsabilità”.

Quindi che frase sarebbe questa?

Che dire!?!

L’importante è circoscrivere l’episodio, staremo a vedere…

 

Antonella Ferrari




COMPAGNI DI VIAGGIO: OMAR PEDRINI

Voglio parlarvi di un amico quest’oggi: Omar Pedrini.

Non intendo recensire il suo ultimo lavoro discografico: COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI (in promozione live in Italia in questi mesi), ci sono articoli ben fatti e completi.

Non scriverò nemmeno della sua vita privata perché ho letto molte cazzate “ad effetto” ultimamente e fra l’altro a breve uscirà la sua Biografia ufficiale. Voglio invece parlarvi di quello che “Zio Rock” è stato per me nel tempo, quello che ha prodotto dal punto di vista musicale e non solo.

“Incontrai” Omar (o meglio i TIMORIA) nel lontano 1992.

Un caro amico “funkettaro” mi regalò il vinile di “STORIE PER VIVERE”, terzo album in studio dei TIMORIA, reputandolo troppo “cantautoriale” per i suoi gusti. Il disco mi sembrò subito una novità nel panorama Rock nazionale e la track nr. 3, “Atti Osceni” letteralmente mi paralizzò!

Le altre “firme” di Pedrini dello stesso album, che hanno accompagnato momenti di gioia e di melanconia e che mi accompagnano ancor oggi, sono “Ora vai” e “Fiore di ghiaccio”.

“Era fatta”! Pensai, avevo trovato finalmente la mia band ed il suo leader indiscusso mi stava trasmettendo sensazioni mai provate.

Comperai subito i primi due album dei TIMORIA (COLORI CHE ESPLODONO e RITMO E DOLORE) e credo di aver ascoltato in quell’anno solo questi tre album, al netto di alcune band della scena newyorchese e di Seattle. Per inciso “La Nave” contenuta in RITMO E DOLORE, geniale canzone cantata “a cappella” dai 5 componenti (oltre ad Omar – chitarra e voce, Illorca – basso e cori, Diego Galeri – batteria, il “maestro” Enrico Ghedi – tastiere e Francesco Renga – voce) è una delle canzoni che canto spesso con gli amici, unico pezzo inserito in una scaletta di canzoni di montagna che va da “Signore delle Cime” ad “Ai preat la biele stele” passando per “La Montanara” ed “Il Capitan de la Compagnia”.

Arrivò finalmente il 1993… perché dite voi? Perché una fresca mattina autunnale mi svegliai, accesi la tele (rigorosamente MTV! N.d.a.) ed in trasmissione c’era il video di “Senza Vento” prima song del Concept Album VIAGGIO SENZA VENTO.

Caro lettore, ti prego di fidarti di me! Inutile che citi, spiegandoti cosa sono, “Sangue Impazzito”, “Verso Oriente”, “Freedom”, “Piove” (la mia preferita!) e “Come Serpenti in Amore”… compra il LP (se lo trovi te lo consiglio!), il CD o scarica le tracce in mp3 dell’album VIAGGIO SENZA VENTO, non puoi rimanere senza nel tuo archivio musicale!

L’album successivo 2020 SPEEDBALL del 1995 fu la conferma che quel che cercavo era proprio questo: qualcuno che con canzoni Rock potesse parlare al cuore! 2020 SPEEDBALL è la sintesi perfetta del pensiero che ho cercato di proporre nei miei articoli in BetaPress.it!

Omar Pedrini ha espresso in modo esemplare, 22 anni fa, quel che sta accadendo oggi, in cui la realtà virtuale è la nuova droga (Omar fu premonitore anche circa i Social, che non esistevano all’epoca; n.d.a.) ed i falsi artisti e personaggi televisivi, che si proclamano i nuovi santoni (vedi i TALENT!!!), sono la falsità pura.

Ma Omar non si ferma ad accusare, in 2020 SPEEDBALL propone una soluzione: la ricerca dei veri valori come amicizia, amore e compagnia. Un esempio di coerenza negli anni è la struggente canzone “Freak Antoni”, dell’ultimo album solista COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI uscito all’inizio di quest’anno, che narra la storia di un grande valore: l’amicizia con il leader degli SKIANTOS, appunto Freak Antoni, scomparso nel 2014… ecco chi è Omar Pedrini!

ETA BETA (1997) è stato l’ultimo album con Francesco Renga alla voce (sostituito da Sasha Torrisi; n.d.a.), e personalmente penso, pur apprezzando, e non poco, la sua voce che sia stato un vero traditore non solo nei confronti della Band ma nei confronti del Rock italiano in genere!

Il nuovo ciclo dal 1999 in poi, vede Omar & Co. impegnati in altri tre album: 1999 (1999), EL TOPO GRAND HOTEL (2001) e UN ALDO QUALUNQUE SUL TRENO MAGICO (2002). Da solista Omar ha continuato a “parlare”, a “gridare” ad “incitare” soprattutto i giovani! COME SE NON CI FOSSE UN DOMANI è emblematico in tal senso!

Ma anche BEATNIK (1996), VIDOMAR (2004), PANE BURRO E MEDICINE (il disco, del 2006, rievoca la sua malattia e nasce dopo una lunga inattività a causa di una operazione a cuore aperto subita dopo un aneurisma aortico ed il caro Omar è stato molto vicino al “punto di non ritorno” ma, Guerriero com’è, ce l’ha fatta! N.d.a.) ed il bellissimo CHE CI VADO A FARE A LONDRA (2014), sono tutti album che hanno storie bellissime e anche dolorosissime.

Sono particolarmente grato ad Omar anche per una recensione del primo album della mia band (UEMMEPI; n.d.a.) nel 2008 durante il Programma Nu-Roads di RAI2 che ha condotto per due anni scoprendo e proponendo nuovi talenti davvero originali.

Vorrei parlare dei concerti che ho seguito sin da giovane dei TIMORIA ed anche di Omar da solista, vorrei parlare di innovazioni tecniche che hanno cambiato il modo di scrivere musica, vorrei parlare anche delle collaborazioni artistiche di Omar, vorrei approfondire alcune canzoni che potrebbero diventare inni alla vita, vorrei dirvi di alcuni bellissimi messaggi che Omar ed io ci siamo scambiati, vorrei insomma dire milioni di cose su Omar … ma non basterebbero 100 fogli.

Concludo però dicendo quel che mi sta a cuore: Omar Pedrini in modo semplice e discreto ma anche deciso e autentico è stato ed è tuttora un vero e proprio compagno di viaggio!

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=UxEeFMXp0Aw&w=640&h=360]

 

 

Perth




Studiare fino a 18 anni? Quando le idee sono poche e pure confuse…

Belgio, Portogallo, Paesi Bassi e Germania. Sono questi i soli paesi europei dove l’obbligo scolastico arriva fino a 18 anni, mentre nella stragrande maggioranza dell’Unione l’età di uscita dagli studi è fissata a 16 anni, come in Italia.

La proposta di innalzamento dell’obbligo avanzata dalla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli farebbe dunque uscire l’Italia dal gruppo più ampio di paesi con una durata “standard” dell’istruzione obbligatoria.

Un aumento, quello voluto dalla titolare del Miur, collegato con la sperimentazione del diploma in quattro anni prevista dal recente decreto del ministero che, a partire dall’anno scolastico 2018/2019, coinvolgerà 100 classi dei licei e degli istituti tecnici, pertanto abbasso, alzo, corto lungo, ma che è?

Secondo l’ultimo rapporto sui sistemi educativi europei pubblicato dalla rete Eurydice, nella maggioranza degli stati Ue (Italia compresa) l’istruzione obbligatoria dura 9-10 anni e si conclude all’età di 15-16 anni.

Si sta sui banchi fino a 18 anni solamente in Belgio, Paesi Bassi, Portogallo e in Germania: in quest’ultima, in particolare, l’obbligo si ferma a 18 anni in 12 stati federali, mentre in altri 5 arriva fino a 19 anni.

Lo stesso avviene nella ex Repubblica jugoslava di Macedonia, dove si va a scuola obbligatoriamente fino a 18-19 anni.

C’è da sottolineare, spiega il rapporto Eurydice, che in questi paesi fra i 15-16 e i 18-19 anni gli studenti hanno la possibilità di frequentare percorsi in alternanza, che combinano corsi scolastici a tempo parziale con corsi part-time nei luoghi di lavoro.

In Austria, Polonia e in Inghilterra, dopo la conclusione ufficiale degli studi a 16 anni, gli studenti devono restare comunque nei percorsi di istruzione o formazione fino al compimento dei 18 anni di età, anche se – sottolinea il rapporto – la frequenza a tempo pieno non è obbligatoria.

I ragazzi possono infatti adempiere l’obbligo scegliendo corsi formativi full time o part time oppure percorsi di apprendimento basato sul lavoro.

Intanto, dall’anno scolastico 2018/2019 partirà la sperimentazione per “accorciare” la durata degli studi superiori a 4 anni, alla quale potranno partecipare sia le scuole statali che quelle paritarie.

L’avviso sarà pubblicato dal ministero entro la fine di agosto e gli istituti potranno aderire dal 1° al 30 settembre. Saranno stabiliti criteri comuni per la presentazione dei progetti, per «rendere maggiormente valutabile l’efficacia della sperimentazione», spiega il Miur in una nota.

Si potrà attivare una sola classe per scuola partecipante e un’apposita Commissione tecnica valuterà le domande pervenute.

Ora, il vero problema, non è innalzare l’obbligo scolastico ai 18 anni!!!

Fosse per me lo porterei al conseguimento della laurea!!!

La questione è che se lo Stato obbliga a studiare fino ad una determinata età, deve, di conseguenza coprirne le spese.

Come prevede la nostra Costituzione lo studio è un diritto fondamentale di ogni cittadino, quindi, prima di pensare ad innalzamenti di età, si finanzino tutti quei giovani costretti ad interrompere gli studi non potendo, la famiglia, sostenere i costi, sempre maggiori per arrivare ad un diploma o ad una laurea.

Ma poi in tutta onestà a cosa serve?

Così come è arrivata, la boutade della ministra è ridicola: dopo tre anni di discussioni sulla riforma della scuola ( e purtroppo a riforma ormai approvata ed in buona parte mal attuata ) si incomincia a parlare di che cosa i nostri ragazzi debbano studiare e per quanto tempo.

Ma senza riformare programmi e curriculum, senza risorse economiche ed umane per le scuole, la discussione è solo parziale e sterile.

Obbligare i ragazzi a stare sui banchi due anni in più non basta per motivarli a studiare, occorre creare nuovi metodi didattici, dare nuovo impulso alla scuola creando programmi innovativi, utilizzando strumenti tecnologici moderni, certo per far tutto questo serve gente preparata e capace di trovare pensieri divergenti e creativi … ecco forse perché tutto quello che è venuto fuori è alzare l’obbligo di due anni.

S T A T O     G E N I O O O O O O O !!!

Anzi, gli studenti a rischio di dispersione scolastica, sono spesso borderline, vere mine del sistema, più stimolati dall’avviamento precoce ad un mestiere che dalla frequenza alle lezioni, più gratificati dall’apprendistato di una professione che dalle nozioni teoriche di discipline letterarie o scientifiche!!!

Se la proposta di prolungamento dell’obbligo scolastico fosse l’inizio di una vera discussione su come impostare la scuola superiore (medie comprese), questo sarebbe un ottimo avvio.

Purtroppo, siamo fuori tempo massimo per fare qualcosa a breve termine.

La riforma è stata appena fatta e la legislatura sta per finire.

Forse, sarebbe meglio contenere i danni della BUONA SCUOLA, anziché provocarne altri…

Ai posteri l’ardua sentenza… (anche se possiamo già intuire come sarà N.d.R.)

 

Antonella Ferrari

 




I Vaccini Panacea di tutti i mali… ma ricordiamoci che da poveri ci si ammala di più…

Come al solito in Italia si esagera sempre!

Vaccini si, Vaccini no, se dici di non vaccinare sei un delinquente e ti arresto, nasce il fronte vaccini, la stampa si orienta per far credere al cittadino che senza i vaccini si muore, insomma siamo alle solite.

Non che i vaccini non siano importanti, certo che lo sono ci mancherebbe, ma con questo non sono le uniche cose che salvano la popolazione dalle malattie.

Vi sono altri fattori fondamentali,  QUESTI FATTORI SONO L’IGIENE, I SERVIZI IGIENICO-SANITARI, LA NUTRIZIONE, IL DIRITTO DEL LAVORO, L’ ELETTRICITÀ, LA CLORAZIONE, LA REFRIGERAZIONE, LA PASTORIZZAZIONE, E MOLTI ALTRI ASPETTI CHE OGGI GENERALMENTE DIAMO PER SCONTATI COME PARTE DELLA VITA MODERNA.

IL MIGLIORAMENTO DEL TASSO di MORTALITÀ non è solo legato alla medicina, ma alle condizioni di vita della popolazione.

Eppure oggi abbiamo fatto una legge sui vaccini, forse perché l’impoverimento del paese ed il cambio delle condizioni di vita della popolazione, l’aumento dei costi e la mancanza di reddito che obbliga i cittadini a diminuire i presidi sanitari primari, deve invece passare in secondo piano.

ed eccoci alla stragrande urlata e strombazzata legge sui vaccini!!!

s t a t o        g e n i o o o o o o!!!!!!!

Vediamo un poco di riassumere di cosa si tratta:

Dieci vaccini obbligatori per l’iscrizione a scuola da 0 a 16 anni. Pena la non iscrizione fino ai 6 anni, e il pagamento di multe per i genitori dai 6 anni in poi. E’ previsto l’obbligo di vaccinazione anche per i minori stranieri non accompagnati. I vaccini potranno essere prenotati anche in farmacia. Nasce l’Anagrafe nazionale vaccini, e vengono promosse iniziative di informazione e comunicazione sulle vaccinazioni. Queste le principali novità della legge sui vaccini, firmata dal ministro Lorenzin.

Ecco i 10 punti chiave del provvedimento.

1) Vengono dichiarate obbligatorie per legge, secondo le indicazioni del Calendario allegato al Piano nazionale di prevenzione vaccinale vigente (età 0-16 anni) e in riferimento alla coorte di appartenenza, dieci vaccinazioni.

  1. anti-poliomelitica;
  2. anti-difterica;
  3. anti-tetanica;
  4. anti-epatite B;
  5. anti-pertosse;
  6. anti Haemophilusinfluenzae tipo B;
  7. anti-morbillo;
  8. anti-rosolia;
  9. anti-parotite;
  10. anti-varicella.

Per queste ultime 4 è prevista una valutazione fra tre anni per l’eventuale eliminazione dell’obbligo. Non saranno dirimenti per l’iscrizione a scuola, ma saranno offerti gratuitamente (con un’offerta “attiva”, vale a dire con chiamata dalle Asl), i vaccini contro meningococco B, meningococco C, pneumococco e rotavirus (i primi due in origine erano previsti nel decreto come obbligatori). Sarà possibile procedere alla vaccinazione monocomponente per chi risulti già immunizzato per alcuni di questi vaccini.

Per tutti gli altri, comunque, non saranno necessarie dieci punture, anzi. Ne basteranno due: sei vaccini possono essere somministrati insieme, con l’esavalente (anti-poliomielite, anti-difterite, anti-tetano, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-Haemophilus Influenze tipo b), e altri quattro possono essere somministrati con il quadri-valente (anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella).

Tali vaccinazioni possono essere omesse o differite solo in caso di accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate e attestate dal medico di medicina generale o dal pediatra di libera scelta. Se un bambino ha già avuto le patologie indicate deve farsi attestare tale circostanza dal medico curante che potrà anche disporre le analisi del sangue per accertare che abbia sviluppato gli anticorpi.

In caso di violazione dell’obbligo vaccinale ai genitori esercenti la responsabilità genitoriale e ai tutori è comminata la sanzione amministrativa pecuniaria da 100 a 500 euro.

Le sanzioni vengono irrogate dalle Aziende sanitarie.

I genitori a cui l’Asl contesta la mancata vaccinazione possono provvedere entro il termine indicato a mettersi in regola.

Non possono essere iscritti agli asili nido ed alle scuole dell’infanzia, pubbliche e private, i minori che non abbiano fatto le vaccinazioni obbligatorie. In tal caso, il dirigente scolastico segnala, entro 10 giorni, alla Azienda sanitaria competente il nominativo del bambino affinché si adempia all’obbligo vaccinale. Il genitore può anche autocertificare l’avvenuta vaccinazione e presentare successivamente copia del libretto. Chi è in attesa di vaccinare il bambino può comunque iscriverlo, presentando copia della prenotazione dell’appuntamento presso l’azienda sanitaria locale.

Anche nella scuola dell’obbligo, i minori che non sono vaccinabili per ragioni di salute sono di norma inseriti dal dirigente scolastico in classi nelle quali non sono presenti altri minori non vaccinati o non immunizzati.

L’Agenzia del farmaco è coinvolta sul fronte della farmacovigilanza: predisporrà una relazione annuale con i dati degli eventi avversi associabili alla vaccinazione. Relazione che verrà trasmessa dal ministro al Parlamento. Stretta anche sui prezzi dei vaccini: dovranno essere sottoposti alla negoziazione obbligatoria dell’Aifa. Infine, la stessa Agenzia è sempre parte in giudizio in tutte le controversie riguardanti presunti danni da vaccinazioni e somministrazione di presunti farmaci non oggetto di sperimentazione.

I vaccini potranno essere prenotati anche in farmacia, gratuitamente.

I genitori potranno invece recarsi all’Asl per ricevere informazioni sulle modalità e i tempi di vaccinazione dei propri figli.

Nasce l’Anagrafe nazionale vaccini, nella quale sono registrati tutti i soggetti vaccinati e da sottoporre a vaccinazione, le dosi ed i tempi di somministrazione e gli eventuali effetti indesiderati. Inoltre viene istituita una Unità di crisi permanente, promossa dal ministero della Salute, per monitorare l’erogazione del servizio e prevenire eventuali criticità.

Il ministero della Salute avvierà una campagna straordinaria di sensibilizzazione per la popolazione sull’importanza delle vaccinazioni per la tutela della salute. Nell’ambito della campagna, i ministeri della Salute e dell’Istruzione promuovono, dall’anno scolastico 2017/2018, iniziative di formazione del personale docente ed educativo e di educazione delle alunne e degli alunni, delle studentesse e degli studenti sui temi della prevenzione sanitaria e in particolare delle vaccinazioni, anche con il coinvolgimento delle associazioni dei genitori e le associazioni delle professioni sanitarie.

Saltata, per assenza di coperture, l’obbligatorietà anche per operatori sanitari e scolastici, questi dovranno comunque presentare nei luoghi in cui prestano servizio una autocertificazione attestante la propria “situazione vaccinale”.

Fin qui la teoria, ma adesso vediamo la pratica…

Tutto questo giochetto ci costerà centinaia di milioni di euro, con genitori nel panico per l’obbligatorietà in data odierna di quattro vaccinazioni che potranno essere revocate dall’obbligo tra tre anni.

Ciò significa via libera alla sperimentazione, salvo poi, verificare, in itinere, i presunti danni da vaccinazione…

La mancata assoluzione dell’obbligo vaccinale per ragioni di accertato pericolo per la salute saranno dettate dall’ansia genitoriale o dalla professionalità del pediatra e dovranno essere documentate in che tempi, in che modi?

Le analisi del sangue per comprovare l’ immunità con sviluppo di anticorpi saranno attendibili e definitive o presunte e cicliche?

Nel frattempo, il Dirigente scolastico deve segnalare entro 10 giorni alla Asl competente il nominativo di tutti i bambini non regolarmente vaccinati.

A questo punto, i genitori faranno a gara ad autocertificare l’avvenuta vaccinazione, a fotocopiare il libretto od a documentare la prenotazione dell’appuntamento all’Asl…

Mi immagino nel caso di minori non accompagnati o di genitori non italianizzati come sarà facile assolvere a questi doveri di legge…

Ma, intanto, lo stesso povero dirigente scolastico, dovrà rivedere il criterio di formazione delle classi, per non mettere nella stessa classe alunni non vaccinabili per motivi di salute, con alunni non ancora vaccinati, in attesa dell’appuntamento all’Asl o di alunni immunizzati in attesa di responso delle analisi del sangue…

L’enorme spesa medica per sostenere questa campagna di vaccinazioni a tappeto, risponde ad un’evidente speculazione delle multinazionali farmaceutiche o un’ improvvisa calamità naturale peraltro non certificata?!?

E, dulcis in fundo, tutti gli operatori sanitari e scolastici, ( saltata l’assenza di coperture, ma sopravvissuti a tutte le malattie….) dovranno presentare nei luoghi di servizio un’autocertificazione che attesti la propria situazione vaccinale, e poi il certificato effettivo.

Ma avete idea del caos che state creando??????

Come se fosse facile per il personale docente, amministrativo, dirigente accedere e documentare le vaccinazioni fatte, anni fa, scarabocchiate su un libretto dell’ufficio d’igiene che non è di sicuro sopravvissuto, come noi, all’usura del tempo ed ai vaneggiamenti ministeriali…    

MA POI SE I RAGAZZI ALLA FINE SONO TUTTI VACCINATI, A COSA VI SERVONO LE VACCINAZIONI DEGLI ADULTI????????????? 

Antonella Ferrari




Le armi made in Italy ed è subito Boom economico: aumento dell’85,7% dell’esportazioni

Se qualcuno di noi non ci avesse mai pensato, beh è ora che lo faccia! La nostra economia nel 2016 ha avuto uno scossone nella produzione ed esportazione delle armi passando dai 7,9 miliardi del 2015 ai 14,6 miliardi di euro.

Un’incredibile impennata di esportazioni di armi, soprattutto nello Yemen, Kuwait e altri paesi del golfo Persico dove oltre alla vendita dei poderosi Eurofighter della Leonardo ed elicotteri si è ulteriormente incrementata anche la categoria di armamenti (da sempre più venduta dall’Italia) di “bombe e missili”.

Per questo motivo non deve quindi destare stupore se L’Italia è nell’elites mondiale della controversa classifica della produzione, vendita e acquisto di armi e soprattutto non dobbiamo mostrarci stupiti quando leggiamo che L’Italia è prima in Europa per incremento delle spese militari, con un più 11 % nel 2016.

Ora, prendendo spunto dalla categoria di armamenti di “bombe e missili” va sicuramento evidenziato il movimento “no bombe”, formato da varie associazioni ambientaliste, che in Sardegna è stato portato alla ribalta dai media nazionali, e che vede incentrato il proprio operato nella proposta di riconversione di una delle principali fabbriche implicate in questo commercio, si tratta della RWM Italia S.p.A. una società del gruppo Rheinmetall Defence che ha la sua sede nel Comune di Iglesias.

Parlare di riconversione in Sardegna è materia molto tosta dopo il fallimento della riconversione del settore minerario, soprattutto in una delle province più povere d’Italia. Parlo del Sulcis Iglesiente, zona in cui persiste una situazione molto più intricata rispetto ad altri territori italiani dove una semplice riconversione potrebbe rappresentare la perdita di centinaia di posti di lavoro.

Risulta quindi ovvio che una discussione di questa portata stritola più che in qualunque altra regione le posizioni etiche e le difese tout court dei livelli occupazionali, creando una sorta di scontro sociale tra ambientalisti e lavoratori della fabbrica e dell’indotto.

Ma facciamo un po’ di chiarezza, la discussione e le prese di posizione del Comitato per la riconversione della RWM puntano il dito contro esportazioni e vendita degli armamenti nel conflitto che vede coinvolta la coalizione araba a guida saudita contro lo Yemen – un conflitto con numeri da brivido con oltre 10mila morti, 40mila feriti e 2 milioni di sfollati.

Il comitato richiede l’intervento delle forze politiche locali, regionali e nazionali trovando in prima battuta trova appoggio dal Comune di Iglesias che con un ordine del giorno, votato quasi all’unanimità, chiede a “Stato e Regione un impegno concreto affinché vengano ricreate le precondizioni per la possibile riconversione degli stabilimenti della Rwm”, stabilimento da cui partono le bombe impiegate dai sauditi nella guerra dello Yemen.

Naturalmente “nell’assoluta garanzia e implementazione dei livelli di occupazione”. Ma se appare ovvio che una tale riconversione non possa avvenire in un breve lasso di tempo appare altrettanto chiaro il messaggio politico: Iglesias e l’Italia attraverso il proprio operato, sempre improntato alla guida delle missioni di pace, deve mirare alla costruzione di rapporti internazionali di solidarietà.

Dopo questa presa di posizione del Comune di Iglesias è seguita anche quella della Camera dei deputati dove si è gia discusso e si continuerà a discutere di questo tema nei prossimi giorni attraverso due mozioni presentate in cui si chiede l’introduzione di un blocco sulle esportazioni di armi italiane in Arabia Saudita (come già richiesto dal Parlamento europeo in due occasioni) e la riconversione della fabbrica di Iglesias.

Seppure parrebbe che una linea sia stata tracciata non tutti sono dello stesso avviso, parecchi mostrano un netto scetticismo verso la riconversione: Confindustria, Cgil e Cisl si smarcano completamente dalle richieste dei movimenti ambientalisti e politici.

Se una soluzione dovrà essere trovata non sarà quella di spostare la produzione su altri siti regionali, nazionali o europei, piuttosto quella di agire in tutela i diritti umani attraverso soluzioni concrete. L’unica strategia ammissibile sarà quella volta a dirimere pacificamente i conflitti, dando assoluta priorità alle politiche di disarmo e di pace.

 

 

 

Francesco Melis




La Scuola di chi: Finocchiaro rimette gli alunni al centro.

Nella mia carriera di giornalista ho sempre cercato di inseguire verità e chiarezza, quantomeno questo è stato il mio intento.

Non sempre è stato possibile farlo, a volte perché la verità si nasconde nella bugia e spesso perché la bugia è la verità.

Quando però incontro una mente limpida e lineare, quando trovo qualcuno che nonostante le complicanze politiche e sociali riesce a dire la verità, allora ritrovo la serenità nel mio cuore, perché capisco che c’è una strada della verità, occorre solo farla vedere il più possibile.

Ho potuto conoscere personalmente Giampiero Finocchiaro, l’autore di “La Scuola di chi“, e nel recensire il suo libro ritrovo il gusto particolare di chi vede la verità sopra ogni camuffamento, di chi la insegue ad ogni costo, per il bene di qualcun’altro, quindi sicuramente eccellente sia nel cuore che nella mente.

La Scuola di chi è un libro scorrevole, scritto in modo lineare, in cui finalmente si svela l’inganno della scuola italiana: la scuola non è degli alunni!

Finocchiaro ci prende per mano e ci porta a comprendere come la Scuola sia diventata un contenitore di mille problemi e di mille bugie, di false promesse e di incredibili artifici, ma mai è stata a fianco degli alunni, dei ragazzi e paradossalmente anche quando la scuola riesce ad essere per le famiglie, comunque non è a pieno per gli alunni.

Usare la Scuola per tutto fuorché per il suo vero scopo è quantomeno strano, specie calcolando che gli alunni oggi non sono diversi dagli alunni di ieri, hanno solo necessità differenti perché il mondo degli strumenti a loro disposizione è cambiato.

Finocchiaro non si limita ad aprirci gli occhi sulla scuola ma indica anche un percorso per riportare la scuola agli alunni, per ridarle quella credibilità e quella dignità necessaria per un Paese importante e bello come il nostro.

Quindi un libro verità ma anche un libro di metodo, per aiutarci a capire cosa dovrebbe essere la Scuola e come fare per rimettere gli alunni al centro.

Consiglio a tutti di leggere questo lavoro di Giampiero perché bello, vero, semplice, profondo.

 

Corrado Faletti

 

per ulteriori approfondimenti consiglio il sito di Giampiero Finocchiaro

 

Giampiero Finocchiaro è Dirigente Scolastico, antropologo, ed ha realizzato oltre 20 tra libri e pubblicazioni in materia di scuola ed antropologia scolastica.




Convegno UDIR per i Dirigenti Neo Assunti

UDIR, sindacato nazionale dei Dirigenti Scolastici organizza a Napoli un importante incontro di aggiornamento per i Dirigenti Scolastici neo assunti mirato a dare le prime nozioni per permettere un sereno avvio della Scuola.

Gli argomenti trattati sono i più importanti per un Dirigente, contratto, organizzazione, organi collegiali, personale, RSU, insomma un importante vademecum per affrontare con tranquillità i primi giorni di incarico.

 

 




MIUR il dandy della Reggenza, ma fu vera gloria?

Lo Stato Italiano è a corto di soldi, da tempo, e ovviamente cerca di racimolare soldi dove è consapevole che nessuno si oppone.

Triste ma vero, oggi il nostro sistema scuola vede circa 2000 scuole senza Dirigenti.

Quale è allora la geniale soluzione a questa problematica? La Reggenza!

G E N I O O O O, stato geniale (si lo scriviamo apposta con la minuscola perché non merita granché rispetto), così risparmiamo ben 2000 stipendi!!!

Peccato che mettiamo dei Dirigenti part time in scuole che forse per rispetto ai genitori meriterebbero un Dirigente  a tempo pieno, forse togliamo comunque almeno parzialmente un Dirigente da scuole che dovrebbero averlo a tempo pieno, forse invece che sistemare una scuola ne roviniamo due, quindi invece che 2000 scuole senza Dirigente ne abbiamo 4000 in difficoltà.

Insomma una vera porcheria, tipica nel nostro Paese (questa la scriviamo maiuscola perché il Paese siamo noi e noi meritiamo rispetto dallo stato).

Ma perché vogliamo a tutti i costi distruggere la scuola italiana, forse vogliamo distruggerla per privatizzarla definitivamente?

Ma come si permettono questi politici degli ultimi anni di insultarci così pesantemente rispetto al futuro dei nostri figli e del nostro Paese?

Siamo al ridicolo, al totale ridicolo da parte di uno stato che non sa più dove è importante investire per il futuro del Paese.

Tenendo conto, inoltre, che ci sono anche figure nelle istituzioni scolastiche che potrebbero tranquillamente supportare questo momento di difficoltà, ma come sempre al MIUR forse, senza forse, non sanno come è fatta la scuola.

per questo aggiungiamo al nostro articolo una lettera giunta in redazione dagli amici di AN.CO.DIS. che come sempre perfettamente tracciano la realtà della Scuola.

 

da AN.CO.DIS.

 

Lettera ad un DS ……part-time: e prendiamoci sta reggenza!

 

In queste settimane, gli USR sono impegnati nella ricerca della soluzione per le circa 2000 scuole senza DS titolare che saranno assegnate in piccolissima parte ad “incarico di presidenza” ed in gran parte “con incarico di reggenza” ad impotenti DS che – in applicazione dell’art. 19 comma 5, della Legge n. 111 del 15 luglio 2011, così come modificato dall’art. 4, comma 69, della legge n. 183 del 12 novembre 2011 – devono farsi carico di assumere l’onere e l’onore di governare un’altra I.S. oltre quella di titolarità.

 

Le reggenze saranno dunque circa un quarto delle scuole con la conseguenza che quasi la metà delle scuole italiane avrà un dirigente scolastico ad incarico part-time.

 

Condizione davvero critica se si pensa alle responsabilità che dovranno assumere, alle criticità cui dovranno far fronte, al numero di plessi da gestire, alle necessarie relazioni con alunni, genitori, enti ed associazioni.

 

I nostri DS sono lasciati, loro malgrado, in una condizione difficile se non critica: per un anno scolastico avranno da gestire due staff, due collegi, due Consigli di Istituto ed un numero indefinito di riunioni, consigli, riunioni sulla sicurezza, gestione amministrativa dei vaccini (alunni e personale)…..emergenze e criticità varie!

 

Nella Circolare dell’USR del Friuli Venezia Giulia, per esempio, leggiamo: “In considerazione del prolungarsi dei tempi di attuazione della procedura di mobilità interregionale ex art. 1, comma 92, della L. 107/2015 per l’anno scolastico 2017/18 si ritiene di dover procedere al conferimento degli incarichi di presidenza e delle reggenze per assicurare un corretto avvio dell’anno scolastico”.

 

Considerato che i docenti inseriti nelle vigenti graduatorie per l’incarico di presidenza sono pochissimi (e non ci sorprendiamo affatto visto il blocco del 2006!), la gran parte delle I.S. senza un DS andrà ad incarico di reggenza.

 

E’ il caso di ricordare che la reggenza costituisce un incarico aggiuntivo di carattere obbligatorio, retribuito, ai sensi delle norme contrattuali vigenti e nella necessità di coprire tutte le sedi vacanti, qualora si rendesse necessario, si potrà procedere anche d’ufficio.

 

Per buona pace di Anp e del Presidente Dott. Rembado, pertanto, appare del tutto evidente che la proclamata indisponibilità ad accettare incarichi di reggenza non produrrà alcun effetto e – come ogni anno – avremo tanti, e forse molti, DS disponibili “all’annuale sacrificio”.

 

E poco importa della qualità della gestione, della valutazione di sistema, del progetto culturale, della mission: questa è la musica seppur molto stonata!

Al tavolo di questo gioco delle parti – MIUR con i suoi USR e DS con le loro associazioni e sindacati – vogliono sedersi i Collaboratori dei DS che – occorre dire a voce alta – con il loro servizio e la loro professionalità acquisita rendono questo gioco possibile e soprattutto più facile!!

 

Voi DS titolari/reggenti – lo sapete bene – trovate I.S. organizzate, con un piano di lavoro già strutturato, un collegio docenti consapevole delle difficoltà generate da condizioni di reggenza magari pluriennale ed, in ultimo, dei Collaboratori che durante l’estate hanno prodotto una grande mole di lavoro organizzativo e gestionale.

 

Ma per il MIUR ed il MEF, per le forze politiche di maggioranza e di opposizione tutto questo NON esiste!! Occorre immaginare solo per un attimo I.S. prive dei Collaboratori del DS (I° – II° – Responsabili di plesso!)

 

Questi docenti che certamente non fruiranno di tutti i giorni di ferie hanno “spianato” la strada al DS titolare/reggente che – di solito – conferma i collaboratori dell’I.S. tenuto conto di questo grande lavoro professionale propedeutico.

 

Per scoprire dopo qualche ora di dialogo che il Primo Collaboratore è anche un docente impegnato per 18 ore in attività di insegnamento! E che per questo lavoro di collaborazione svolto da anni con grande passione e spirito di servizio riceve meno di 100 Euro al mese!

 

Gentile DS titolare/reggente – lo sa benissimo – si troverà nella condizione di non avere un collaboratore a tempo pieno che possa dedicare tutto il servizio contrattuale e ben oltre alla governance della scuola di titolarità e affidata in reggenza.

 

La migliore condizione possibile per una scuola moderna: DS e I° Collaboratore ad incarichi part-time!!

 

Ciò nonostante, noi Collaboratori saremo presenti al vostro arrivo ad accogliervi nella “vostra” I.S..

 

E’ il nostro primo dovere; siamo pronti ad agire ed operare con la professionalità e la competenza che ci contraddistinguono. E potete anche confidare sulla piena collaborazione dei collaboratori delle istituzioni che il MIUR vi affida alla condizione di una gestione part-time.

 

E’ arrivato anche il momento nel quale vi chiediamo una parola forte, pubblica, puntuale sul nostro lavoro ed un sostegno convinto al riconoscimento giuridico e contrattuale del nostro lavoro.

 

Siamo al vostro fianco – e lo sapete bene – protagonisti della governance delle I.S.: chiediamo semplicemente di essere giuridicamente riconosciuti poiché di fatto già lo siamo!

 

ANCODIS ha già scritto in altri documenti e conferma oggi che nella Scuola 2020 non si potrà avere una adeguata offerta formativa senza una governance affidata ai DS ed ai Collaboratori che però devono essere messi in condizione di prestare il loro servizio con professionalità ed a tempo pieno nell’esclusivo interesse dell’I.S.

Circa il problema delle scuole senza DS titolare, ANCODIS conferma la sua proposta: nel caso in cui in una I.S. esistesse lo stato giuridico di reggenza, l’incarico di presidenza al Collaboratore del DS.

E’ un istituto normativo ancora in vigore al quale è opportuno ed urgente ritornare anche se in maniera diversa dal passato, ovvero affidandolo a docenti con esperienza nella governance. Molti tra questi hanno avuto modo di ricoprire il ruolo di collaborazione per diversi anni, sviluppando indubbiamente adeguate professionalità e capacità di organizzazione e gestione delle loro istituzioni scolastiche.

Occorre semplicemente dare la possibilità di accesso a quanti negli anni hanno dimostrato competenze nella governance della scuola e sarebbe, inoltre, un modo per investire sulle risorse esistenti garantendo una guida efficace ed a tempo pieno ad ogni istituzione scolastica che non è più possibile garantire con l’istituto della reggenze!!

Nella consapevolezza della difficoltà ma nell’auspicio di un urgente intervento legislativo, ANCODIS porge cordiali saluti ed augura ai DS “part-time” un proficuo e sereno anno scolastico nella certezza che ogni DS titolare/reggente avrà al suo fianco validi collaboratori (……… e possibilmente uno a tempo pieno!).

 

Rosolino Cicero, Presidente ANCODIS Palermo

Antonella D’Agostino, Presidente ANCODIS Catania

Mara Degiorgis, Presidente ANCODIS Cuneo

Renato Marino, Presidente ANCODIS Siracusa

Cristina Picchi, Presidente ANCODIS Pisa

Silvia Zuffanelli, Presidente ANCODIS Firenze




Emergenza sociale: riflessioni sotto l’ombrellone

Stiamo andando verso una democrazia digitale e a mio parere potrebbe diventare anche un salto nel buio.

E’ una riflessione che mi hanno suggerito gli ultimi avvenimenti di cronaca politico e sociale, perciò quando ci porremo il problema della deriva della democrazia digitale dobbiamo verificare prima se siano aumentati il numero degli elettori e soprattutto se è aumentato lo spazio in cui ogni cittadino vede consolidato in crescere il suo potere di elettore.

Oggi lo spazio in cui il cittadino svolge l’esercizio della democrazia sta aumentando anche grazie agli strumenti tecnologici ma insieme agli spazi stanno aumentando anche i rischi correlati  che possono diventare mine vaganti per la democrazia stessa.

Un fenomeno politico tutto italiano e penso al Movimento 5 stelle, affida a una piattaforma informatica il valore della democrazia rappresentativa che offre ai propri iscritti di votare su temi diversi e formulare proposte di disegni di legge e altri iter politici.

E’ notizia recente che un hacker ha violato il loro sistema informatico per dimostrare la facilità con cui si può accedere a dati sensibili ed eventualmente alterare una votazione online , questa beffa, apparentemente dimostrativa ci deve far riflettere sui rischi e sull’affidabilità degli attuali sistemi di democrazia diretta.

Questo è solo uno dei casi più recenti che ci deve far riflettere sulla praticabilità di una democrazia digitale, è vero che delegare ad altri a rappresentarci è sempre un rischio ma fare un salto nel buio digitale e nel mondo esclusivamente virtuale può risultare ancora peggio in virtù del fatto che queste strade innescano anche processi irreversibili.

Sono convinto che ancora una volta sia stato sottovalutato il problema e solo oggi ci rendiamo conto a quali rischi andremo incontro se non poniamo dei limiti ma soprattutto se non educhiamo le nuove generazioni all’uso della rete.

Già molte volte mi sono occupato di cyberbullismo, di dipendenza da giochi elettronici e della scarsa consapevolezza che giovani e adulti hanno dell’utilizzo della rete e dei social.

Recentemente è stata approvata la legge sul cyberbullismo, è un primo passo ma non basta in quanto il problema dei rischi della rete deve essere affrontato in tutte le sue forme e non per casi singoli che il più delle volte sono solo un tentativo della politica per disinnescare la pressione della opinione pubblica.

Però bisogna ammettere che qualcosa andava fatto specialmente col dilagare della stupidità telematica dei ragazzi e progetti criminali da parte di cyberdelinquenti.

Infatti la legge stabilisce una serie di sanzioni su ogni forma di pressione telematica, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto di identità,  acquisizione o trattamento illecito dei dati personali, nonché la diffusione di contenuti con lo scopo della messa in ridicolo di una persona e ancor peggio se minore.

La prima azione, a mio parere, deve concentrarsi su una alleanza educativa tra famiglia e scuola per gestire meglio l’utilizzo inconsapevole delle nuove tecnologie. I genitori hanno la consapevolezza dei rischi a cui vanno incontro i propri ragazzi ?

A volte mi è capitato di confrontarmi sulla materia con alcuni genitori che vivono con stupore gli attacchi che vengono perpetrati da parte dei giovani nei confronti dei propri coetanei, sono convinti che cose del genere a loro non potranno mai capitare.

Un altro risvolto preoccupante  è che spesso i genitori hanno a che fare con ragazzi per certi versi estranei o addirittura stesse vittime delle nuove tecnologie che tendono sempre più all’isolamento delle persone e a costruire uno spazio limitato in cui l’unico mezzo di comunicazione è la rete.

Il problema non deve essere sottovalutato e bisogna aiutare questi genitori ad acquisire più consapevolezza e aiutarli a stabilire regole chiare e precise che definiscano tempi ed età in cui è consentito l’uso degli strumenti tecnologici e la rete internet.

I genitori non devono discutere con un bambino di 10 anni sull’uso delle nuove tecnologie, devono dire no  e magari spiegare anche i motivi, così come si faceva una volta col motorino o con altre richieste fuori luogo e fuori tempo.

La scuola, da parte sua, deve educare i ragazzi fin dalle elementari a seguire percorsi didattici sui social network mettendo in evidenza le ragioni positive con una conoscenza approfondita dei percorsi sicuri da seguire e senza la demonizzazione del web.

La scuola deve far capire che internet e i social sono una ottima opportunità ma devono essere governati in maniera consapevole sia da parte degli ragazzi che degli adulti che potrebbero essere coinvolti negli stessi progetti scolastici.

Buona riflessione e buone vacanze.

Salvo Esposito