Le professioni più richieste dall’industria 4.0

Tanti giovani in questi giorni hanno affrontato l’esame di maturità, alcuni continueranno gli studi altri si affacceranno nel modo del lavoro, pertanto in questo articolo voglio affrontare in modo più approfondito il mondo delle professioni, soprattutto per dare una mano nelle scelte  per i giovani che vogliono confrontarsi col mondo del digitale.

Quali sono le tendenze del lavoro oggi?

Nel mondo del lavoro l’industria 4.0, Software, big data e robot stanno trasformando le modalità di produzione delle aziende italiane. Il Governo nel dicembre 2016 ha lanciato un piano di iperammortamenti per le aziende che decideranno di investire in queste nuove tecnologie.

 

Alcuni cambiamenti sono già in atto. Un esempio?

  1. Prodotti biologici  la cui produzione utilizza le più avanzate tecnologie tipo serre idroponiche

(coltivazione fuori suolo).

  1. Il  sistema di illuminazione al led che permette di visualizzare meglio le immagini dello spazio.
  2. La capacità di internet di connettere oggetti e device che si scambiano informazioni e predicono i nostri bisogni, aiutandoci nel quotidiano.
  3. Vendere on line è una realtà sempre più forte. Permette a migliaia di aziende italiane di aprirsi a mercati un tempo impensabili.
  4. Dalle conversazioni sui social network al social care, la rivoluzione passa per la mobilità e per i video grazie alle possibilità offerte dalla realtà virtuale e dalla realtà aumentata.
  5. Grazie alla Rete si sviluppano crowdfunding (raccolta di fondi su piattaforme online), crowdsourcing (ricerca di competenze online) e sharing economy (condivisione di beni tramite piattaforme tecnologiche).

 

La rivoluzione digitale coinvolge anche settori tradizionali come l’edilizia , infatti vengono utilizzate  le app  di sharing economy nel settore delle costruzioni edili e civili che permette di ottimizzare il consumo delle risorse in giacenza.

Cambiano anche gli spazi del lavoro, con l’integrazione tra online e offline e i coworking. Spazi fisici ma anche virtuali, con le nuove reti formali e informali di impresa e le nuove rappresentanze.

Trend davvero interessante per il tessuto produttivo tipico italiano, il digital manifacturing disegna nuovi percorsi della produzione grazie a stampa e prototipi 3D e a un’idea di personalizzazione del servizio hi-tech.

Tutto quanto detto non prescinde dai «  dati «  che ormai sono l’oro nero del nuovo millennio, ma ad analizzarli e a renderli fruibili sono persone fisiche e ci sono già nuove professioni legate al mondo dell’innovazione ed è un mercato in grandissima ascesa.

Una particola attenzione sul futuro sistema di pagamento che passa per lo smartphone. E’ quasi inute sottolineare che il nuovo sistema di pagamento sconfina e agevola il commercio e darà un duro colpo alla mala vita organizzata che vive di contanti e di soldi cosiddetti « sporchi ».

La quarta rivoluzione industriale cambia la fabbrica, cambia l’impresa e cambia il lavoratore che non scompare sia chiaro. I pessimisti che ritengono che con l’Industria 4.0, con l’automazione e interconnessione della produzione, i robot arriveranno a prendere il posto dell’uomo all’interno delle aziende, dimenticano  il valore del capitale umano non è sostituibile da alcuna macchina.

I macchinari svolgeranno mansioni manuali e ripetitive, ma dietro di queste ci sarà sempre l’uomo con la sua intelligenza, creatività e capacità di prendere decisioni consentendone il funzionamento. A cambiare saranno le competenze che ogni lavoratore dovrà possedere per far funzionare le macchine. E’ necessario quindi un reskilling delle competenze.

Per concludere questa mia riflessione in modo concreto voglio sottolineare  e soprattutto riflettre  su quali sono le professioni della quarta rivoluzione industriale :

  1. professioni inerenti il trattamento e l’analisi delle informazioni (big data, business

intelligence)

  1. professioni attinenti alla progettazione di applicazioni associate ai nuovi media e ai social network
  2. professioni legate all’automazione dei processi produttivi e logistici

 

L’informazione digitale  è l’elemento che crea valore all’interno della nuova rivoluzione industriale, la capacità di raccogliere dati, analizzarli, processarli sarà fattore comune a tutte le professioni.

Nuove professioni legate alle nuove tecnologie additive, la robotica, le nanotecnologie, la stampa 3D, le biotecnologie.  Cambia il ruolo dell’operaio che da addetto alla catena di montaggio diventa più specializzato e con più responsabilità. Ricercate le figure di digital copywriter, esperti di seo, analisti di social media, community manager.

« Il piano del Governo sull’Industria 4.0 si propone inoltre l’obiettivo di formare più di 200 mila studenti universitari e 3 mila manager specializzati sui temi dell’Industria 4.0. Saranno formati sui questi temi il 100% degli studenti iscritti a Istituti Tecnici Superiori, e sono previsti circa 1.400 dottorati di ricerca con focus ad hoc. Gli ITS sono scuole ad alta specializzazione post diploma, nate per rispondere alla domanda delle imprese di nuove ed elevate competenze tecniche e tecnologiche « . Per lavorare nell’Industria 4.0 occorrono quindi specializzazione e competenze digitali.

Voglio riportare alcuni dati statistici per un maggiore aiuto per quei giovani che devono scegliere il percorso scolastico con uno sguardo al loro futuro lavorativo.

PROFESSIONALITÀ RICHIESTE –

Dai 175.000 annunci di lavoro su web analizzati nell’ultimo triennio, 60.000 quelli nel solo 2016, emerge un dato positivo: ogni anno la richiesta di professioni ICT cresce mediamente del 26%, con picchi del 90% per le nuove professioni legate alla Trasformazione Digitale come i Business Analyst e i gli specialisti dei Big Data, a conferma dell’evoluzione verso l’azienda “data driven”. Cresce complessivamente del 56% la richiesta delle nuove professioni digitali: specialisti in Cloud, Cyber Security, IoT, Service Development, Service Strategy, Robotics, Cognitive & Artificial Intelligence. C’è decisamente più richiesta nel nordovest, in cui si concentra il 48% della Domanda.

RETRIBUZIONI PIÙ ELEVATE –

Anche sul fronte dello stipendio, l’ICT paga: nelle aziende del settore, le retribuzioni nel 2016 sono cresciute con picchi del +5,7% per i livelli impiegatizi e del +4,9% per i Dirigenti. Un analista programmatore, per citare la figura più diffusa, in media guadagna l’anno 31.357 euro lordi (se impiegato), 48.509 euro se quadro.

COMPETENZE DIGITALI –

Il lavoro c’è ma molte posizioni restano scoperte. La stima è che nel triennio 2016-2018 si potrebbero creare 85.000 nuovi posti di lavoro che richiedono specializzazione in ICT, a fronte di un’occupazione complessiva che potrebbe salire da qui al 2018 del 3,5% annuo e raggiungere le 624.000 unità. Di questi 85.000 nuovi posti di lavoro creati, fino a circa 28.000 sono riferibili al 2016, come riscontrato nelle web vacancies per le posizioni fino a due anni di esperienza. Per queste posizioni il mercato richiede il 62% di laureati e il 38% di diplomati, ma il nostro sistema formativo propone troppi diplomati (8.400 in eccesso) e troppo pochi laureati in percorsi ICT (deficit di 4.400). La buona notizia è che le immatricolazioni in facoltà dell’area ICT crescono di anno in anno, sono 26.000 nell’attuale anno accademico segnando un +11% rispetto a quello precedente,  tuttavia è alto il tasso di abbandono (60%), soprattutto nelle triennali di informatica.

Voglio concludere con una speranza e cioè che un domani ci sia qualche giovane mi possa ricordare per avergli aperto la mente e aiutato nel successo per una scelta azzeccata con la lettura di questo articolo.

 

Salvo Esposito