Bitcoin

Che cosa sono le nuove monete elettroniche meglio conosciute col nome di Bitcoin.

La moneta elettronica è comparsa sul mercato virtuale circa otto anni fa, non ha un organo centrale che la emette ma si serve di un database che circola in rete internet che provvede anche alla tracciabilità delle transazioni.

I Bitcoin disponibili in rete sono 21 milioni mentre quelli effettivamente in circolazione sono circa 9 milioni. Il valore del Bitcoin è passato da 0 (nel 2009) fino a 1200 dollari (il picco dello scorso novembre).

Secondo il Financial Times gli scambi totali hanno raggiunto i 10 miliardi di dollari contro i 150 milioni di un anno prima.

Per poter acquistare Bitcoin è necessario aprire un portafoglio/conto virtuale dopodiché occorre collegarsi ai numerosi siti che offrono la valuta virtuale in cambio di denaro (pagamento attraverso bonifico, carte ricaricabili).

I Bitcoin possono essere scambiati o spesi (sono accettati da numerose attività commerciali sia virtuali che fisiche).

Pro e contro:

Pro

  • utilizzo semplice e veloce

  • costi di transazione bassi

Contro

  • possibile crollo della valutazione
  • affidabilità operatori

Essendo un denaro virtuale il Bitcoin può essere rubato (per esempio da un attacco hacker) o perso (malfunzionamento dell’hard disk del pc).

Per questi motivi è importante assicurarsi  una navigazione sicura usando buoni antivirus e scollegarsi al minimo dubbio durante l’operatività in rete.

C’è chi dice no:

Il governo cinese ha proibito alle banche di usare Bitcoin per i loro scambi, per prevenire i rischi di riciclaggio di denaro e difendere la stabilità finanziaria.

Nessuna restrizione invece per gli scambi tra privati.

La Cina è il primo mercato del Bitcoin con il 35% di tutti i traffici mondiali.

Dallo scorso ottobre il motore di ricerca baidu.com ha deciso di accettare la moneta virtuale come metodo di pagamento per vari servizi di sicurezza online.

Vantaggi a lungo termine:

Pur consapevoli  di rischi di natura legale e in materia di supervisione, il Bitcoin può rappresentare un vantaggio a lungo termine in particolare per quanto riguarda l’innovazione di un sistema di pagamento più veloce, più efficiente e sorprendentemente più sicuro.

Chi la può coniare ?

 Chiunque la può coniare, pur tuttavia esiste un tetto massimo pari a 21 milioni, cifra che secondo le proiezioni analitiche dovrebbe essere raggiunta nel 2140.

L’uso della moneta elettronica garantisce l’anonimato anche se il Bitcoin ha sempre un intestatario  per far si che venga utilizzata una sola volta.

Inoltre la privacy è garantita dal fatto che è unicamente il possessore a decidere se rivelarsi o meno durante la transazione.

Diamo una occhiata alla crescita degli ultimi cinque anni della moneta elettronica

 

 

 

Salvo Esposito




Widiba: Director of First Impression

Una volta si diceva che “la prima impressione è quella che conta”, e così avrà pensato Andrea Cardamone, amministratore delegato di Widiba (Gruppo Mps) quando ha creato la figura del Director of First Impression.

Entrando nel palazzo di Widiba in via messina a Milano si incontra pertanto come prima figura colui che riassume l’approccio della banca e che ha il ruolo di direttore della prima impressione (quella che conta).

Stefano Scalercio è appunto il DFI, e ci ha accolto durante la nostra visita in modo affabile e preciso, con professionalità ma anche sempre con un sorriso.

 

Questa nuova figura è comunque in linea con il nuovo percorso della banca che ha da poco avviato un percorso nuovo nell’approccio con il cliente,  “prima al mondo”, con un progetto che ricrea l’esperienza bancaria in realtà 3D con comandi ottici e vocali.

“Abbiamo incrociato gli ultimi trend della tecnologia, studiato le nuove prospettive e alcuni tra i possibili scenari che impattano il mondo della distribuzione – ha detto Andrea Cardamone – abbiamo calato tutto nell’industria bancaria, individuando nuovi percorsi che attraverso forme tecnologicamente semplici ed economicamente sostenibili ci permettono di recuperare e restituire fedelmente l’esperienza di una filiale tradizionale”

Sicuramente il futuro è questo, ma a Noi ha colpito la gentilezza e la professionalità del Director of First Impression..

 




La ministra frettolosa: basta scaricare tutto sulla scuola e la famiglia

Basta con la superficialità con cui il Miur affronta le problematiche serie della scuola!

“adelante, presto, con iuicio” persino il Manzoni poteva essere d’ausilio alla Ministra, ma c’erto non tutti conoscono questa famosa frase…

Prima di parlare sarebbe sempre opportuno informarsi e dimostrare di conoscere l’argomento di cui si tratta.

Occorre ribellarsi a dichiarazioni che non hanno il senso della gravità e del disagio in cui le normative, non adeguate ai tempi e al ruolo sociale nuovo che il nostro paese vive, fanno vivere la scuola a professori, genitori, alunni dirigenti e personale tutto.

È ora di finirla di pensare che le famiglie sono quelle di una volta, in cui l’uomo lavorava e la donna era a casa a seguire i figli, o pensare che tutti hanno nella porta accanto i genitori che possono ancora fare i nonni felici: oggi non è più così.

Per sopravvivere, al giorno d’oggi, occorre avere due stipendi e poiché ormai la gente per poter lavorare deve anche cambiare città, se non regione addirittura, non sempre si può contare sui nonni.

Quindi la signora Ministra cerchi di capire in che paese vive, perché in questo i genitori non possono andare a prendere i loro figli come vent’anni fa.

Ma ancor più grave risulta il fatto che il Ministro dica “Presidi e professori se ne facciano una ragione, devono consegnare i minori ai genitori”, interpretando a modo suo una sentenza della Cassazione che si riferisce invece ad un caso specifico di contraddizione tra quanto previsto dal Regolamento interno ed il comportamento dell’istituzione scolastica.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e Udir, afferma che “La responsabilità dei giovani, una volta usciti dal perimetro scolastico, non può essere additata ancora agli insegnanti, al personale Ata o al dirigente scolastico. Su questo il Miur dovrebbe essere chiaro. Va bene rassicurare le famiglie, ma è un modo di procedere che non condividiamo, perché significa implicitamente accostare alla scuola e a chi vi opera le eventuali manchevolezze del patto di corresponsabilità stipulato con i genitori. Fino a prova contraria, la scuola esercita un pubblico servizio che prevede dei precisi orari di apertura e chiusura. Al di fuori delle ore prestabilite, non è possibile garantire la permanenza e vigilanza del minore. Ancora di più perché in questi casi il docente dovrebbe affidare l’alunno al suo preside, che quasi sempre non c’è perché ha in media sette-otto sedi da seguire, oppure al collaboratore scolastico, che però a sua volta deve rispettare degli orari di lavoro e siccome gli ausiliari sono stati tagliati in numero drastico, sono sempre più frequenti i casi, soprattutto alle medie, di istituti che già subito dopo l’ora di pranzo sono costretti a chiudere. Oppure, si mettano nelle condizioni i comuni di prelevare tutti i minori di 14 anni e portatori di disabilità di portarli a scuola attraverso appositi pulmini.”

In ogni caso l’art. 61 della legge 11 luglio 1980 n. 312 stabilisce che nel caso in cui l’Amministrazione “risarcisca il terzo dei danni subiti per comportamenti degli alunni sottoposti a vigilanza”, la responsabilità patrimoniale degli insegnanti è limitata ai soli casi di dolo e colpa grave.

Esso prevede che, salvo rivalsa nelle suddette ipotesi di dolo o colpa grave, l’amministrazione si surroga al personale “nelle responsabilità civili derivanti da azioni giudiziarie promosse da terzi “.

Nell’ipotesi di responsabilità per culpa in vigilando gli insegnanti statali non rispondono più personalmente verso terzi, rispetto ai quali risponde invece direttamente l’Amministrazione su cui viene a gravare la responsabilità civile nelle azioni risarcitorie, salvo rivalsa dello Stato nei confronti dell’insegnante in caso di dolo o colpa grave.

Pertanto un Ministro non può pensare di risolvere un grave problema sociale con frasi messe a caso e occorre dunque un intervento serio, legato soprattutto ad un fatto: la scuola non è un deposito dei ragazzi piccoli o grandi che siano, la scuola è un luogo in cui si forma un processo educativo che accompagna il giovane nella sua crescita.

Questo processo non può essere interrotto da lacune legislative che poggiavano la loro essenza su uno stato sociale delle famiglie di 50 anni or sono; ora occorre cambiare pesantemente e prendere atto dei nuovi problemi sociali.

Non è più ammissibile strizzare un occhio alla famiglia e buttare l’osso alla scuola dando 80 euro a pioggia, creando invece malcontenti sociali e fratture nel difficile rapporto scuola famiglia.

Il presidente nazionale Pacifico prosegue dicendo che “Viene da chiedersi anche se nello stesso ddl [il nuovo progetto di legge dichiarato dal Ministro N.d.R.] vada pure esplicitato che a scuola il minore dovrà giungere accompagnato da chi ne ha la patria potestà oppure dai nonni.

Altrimenti, si mettano nelle condizioni i comuni di prelevare tutti i minori di 14 anni e portatori di disabilità di portarli a scuola attraverso appositi pulmini.

La vita reale, sappiamo, che è ben altra: è quella che viviamo tutti i giorni, fatta di Comuni che tagliano anche le linee di bus ordinarie, come accaduto a 150 liceali del palermitano, costretti ad essere accompagnati per fare più di 20 chilometri tra Capizzi e Nicosia perché il Comune non può più pagare il pullman.

Allora, anziché andare ad attribuire per l’ennesima volta compiti e responsabilità ulteriori alle scuole, sarebbe bene ricordarsi che i giovani sono un patrimonio di tutti: della scuola, certamente, ma anche delle famiglie e delle istituzioni”.

Signora Ministra meno parole e più azioni: la scuola non è uno slogan!

 

http://betapress.it/index.php/2017/09/12/compiti-a-casa-addio/

http://betapress.it/index.php/2017/10/03/doxa-la-scuola-piace-di-piu-ma-gli-italiani-studiano-di-meno/