Internet

Noi usiamo internet per tante cose nella vita quotidiana: per trovare le risposte alle nostre domande quotidiane, per comunicare con i nostri contatti professionali o per trovare informazioni di ogni tipo.

Parlare di Internet significa attraversare le autostrade della comunicazione , soprattutto non semplice parlarne senza annoiare il lettore. Voglio provarci con questo articolo dando la risposta alle seguenti domande :

  • CHE COSA E’ INTERNET
  • CHE COSA E’ UNA RETE
  • A COSA SERVE INTERNET
  • QUALI SONO LE SUE ORIGINI CHE COSA E’ INTERNET

 

   CHE COSA E’ INTERNET

Internet è la più vasta fonte di informazioni e di servizi a cui accedono milioni di utenti di personal computer, è di semplice accesso ed è alla portata di tutti.

Ma quali sono i comandi da utilizzare, come collegarsi alla rete ,una volta collegati dove trovare le informazioni.

Internet, in effetti, è una vera e propria rete ,ma è una rete di reti,e tutte si scambiano liberamente informazioni.

   CHE COSA E’ UNA RETE

Le reti vanno da quelle grandi e tradizionali, possiamo dire che quelle che hanno segnato la storia sono quelle di AT&T,Digital Equipment e Hewlett-Packard. Poi ci sono le reti piccole e alla buona come quelle che avevo realizzato  nella mia prima azienda di informatica.

Una rete di computer è,principalmente, una serie di computer agganciati insieme e consideratela in teoria come una rete televisiva o radiofonica che collega una serie di stazioni in modo da condividere,ad esempio, gli episodi  di « Beautiful ».

A differenza di una rete televisiva o radiofonica, nelle reti di computer ogni particolare messaggio viene in genere indirizzato a un determinato computer.

Ci sono alcune reti che sono strutturate da un computer centrale e una serie di computer che definiscono stazioni remote  e che fanno riferimento ad esso.

Per esempio, consideriamo un computer centrale per le prenotazioni di Alitalia, con migliaia di terminali presso gli aeroporti e agenzie di viaggio.

   A COSA SERVE INTERNET

Oggi siamo perennemente connessi, a casa, in ufficio, per strada, tramite PC, notebook, tablet e smartphone.

Internet può essere vista oggi come una rete logica di enorme complessità, appoggiata a strutture fisiche di vario tipo e utilizzante collegamenti di vario tipo : doppino telefonico, collegamenti satellitari, fibre ottiche, cavi coassiali, radiofrequenza (Wi-Fi), raggi laser, ponti radio, etc.

Addirittura si può immaginare Internet come una “mente artificiale” perfettamente funzionante “una mente immateriale, ubiqua (ci si accede quasi dappertutto), invisibile”  e con prestazioni addirittura superiori a quelle della mente umana.

Internet soddisfa pienamente la voglia di comunicare ed essere capiti che è insita in ognuno di noi, la consapevolezza della ricezione di ciò che si vuole comunicare può portare ad alleviare quel senso di solitudine che ognuno porta dentro di sé. Avere la voglia di esprimere qualcosa verso gli altri, verso chi può captarci e capirci è un sentimento, una necessità naturale.

POSTA ELETTRONICA

Questo sicuramente è il servizio più ampiamente utilizzato. Si possono scambiare messaggi di posta elettronica con milioni di persone sparse per tutto il mondo.

Prima,però,di utilizzare con frequenza la posta, bisogna comprendere quale sia il proprio indirizzo postale elettronico,in modo da poterlo comunicare alle persone con cui vogliamo metterci in contatto.

Inoltre bisogna conoscere l’indirizzo di tutti coloro con cui vogliamo avere una corrispondenza. Gli indirizzi postali internet sono suddivisi in due parti separate dal simbolo @ .

La parte prima della @ corrisponde alla casella postale, che il più delle volte corrisponde al proprio nome, mentre la parte dopo la @ corrisponde al dominio che in genere corrisponde al nome del computer utilizzato.

   QUALI SONO LE SUE ORIGINI CHE COSA E’ INTERNET

L’antenato di Internet è ARPANET, un progetto avviato dal Dipartimento della Difesa americano nel 1969, sia come esperimento di gestione di una rete affidabile ,sia per collegare il Dipartimento con coloro che avevano un contatto per svolgere ricerche di tipo militare, compreso gli universitari che eseguivano ricerche con i fondi delle forze armate.

La parte di gestione di una rete affidabile comportava anche il re indirizzamento dinamico  che consisteva nel reindirizzare  su altri collegamenti qualora vi fosse una interruzione per un attacco nemico.

ARPANET ebbe un successo enorme tanto da renderlo difficile da gestire , anche perché il numero delle università collegate continuò a crescere.

Per risolvere il problema del super traffico sulla rete si pensò di suddividere la rete in due parti : MILNET ,che aveva le posizioni militari e ARPANET tutte le altre applicazioni.

Le due reti rimasero,tuttavia, collegate grazie a uno schema tecnico denominato IP( Internet Protocol) , che consentiva  che il traffico venisse indirizzato da una rete all’altra a seconda delle necessità.

La rete internet così concepita poteva e può resistere a un attacco nemico infatti si racconta che durante la guerra del Golfo del 1991, i militari USA ebbero considerevoli problemi a eliminare la rete del Comando Iracheno.

Si scoprì alla fine che gli Iracheni stavano utilizzando router di reti disponibili sul mercato con un indirizzamento e una tecnologia di ripristino internet standard. In altri termini, il re indirizzamento dinamico funzionava davvero .

E’ confortante sapere che il re indirizzamento dinamico funziona,anche se forse la guerra non era il metodo più opportuno per scoprirlo, ma questa è un’altra storia.

 

Salvo Esposito

 

 

 

 

 

 

 

 

 

http://betapress.it/index.php/2017/10/06/gesu-hacker-della-comunicazione/

 

http://betapress.it/index.php/2017/10/30/1828/




Chi Ama lo sport può ancora sognare. 

Chi Ama lo sport può ancora sognare. 

Lo sport è allenamento, sacrifici, fatica e tanto altro per chi lo pratica.

Tutto questo genera spettacolo, uno spettacolo meraviglioso, per chi lo guarda.

Basti pensare alle decine di migliaia di persone che popolano gli stadi tutte le domeniche per guardare la performance di una ventina di atleti o a quelle che seguono le gare di Formula 1 così come il Motomondiale, disseminati lungo i chilometri di pista.

Anche il Golf, nel mondo, muove milioni di persone per vedere in prima persona, da vicino, il centinaio di atleti in campo nel corso dei quattro giorni di gara.

Quest’anno anche in Italia il risultato del pubblico è stato positivo con circa 70.000 spettatori che hanno varcato i cancelli del parco della Villa Reale di Monza, per assistere al torneo più importante che disputi sul territorio italiano.

Ogni disciplina ha una sua tipologia di tifoso-spettatore, gli estremismi di alcune partite di calcio li conosciamo tutti, con tanto di relative problematiche per l’ordine pubblico.

Sempre nel calcio, ultimamente è triste però vedere la disaffezione che si tramuta in stadi mezzi vuoti. Con grande piacere ho visto una eccezione per la Nazionale all’Olimpico di Torino qualche settimana fa.

Ma la piacevole sorpresa da “innamorato dello sport”, per quanto mi riguarda, non è arrivata dal calcio bensì dalla pallavolo femminile: Novara, 1° novembre, finale di Supercoppa italiana.

Il match vedeva contrapposta la squadra di casa Igor Gorgonzola Novara alla Imoco Conegliano.

In campo la partita ha regalato uno spettacolo straordinario, iniziato con la festa per l’800esima partita con le squadre di club di Francesca Piccinini, e seguito con un match giocato punto su punto con le giocatrici di casa subito in svantaggio di qualche punto ma capaci di recuperare e vincere il primo set; Conegliano ha poi conquistato i due set successivi, anche questi giocati fino all’ultimo tocco.

Quando nel quarto set sembrava che Conegliano potesse espugnare Novara, un lieve cedimento ha portato al tie-break. Il finale di gara è stato degno del miglior finale di un film: una battaglia sportiva fino all’ultimo punto, con match-point dall’una e dall’altra parte.

A vincere è stato il Novara, che fa seguire la vittoria della Supercoppa a quella dello Scudetto.

Molto bello l’atteggiamento delle giocatrici sempre positivo e sorridente, mai un rimprovero alla compagna che magari sbaglia un muro o azzarda troppo nel cercare le dita del muro avversario in attacco.

Spettacolo in campo, dunque, ma ancora di più lo spettacolo era sugli spalti, un palazzetto stracolmo di appassionati e tifosi che hanno supportato, senza mai smettere di cantare ed incitare le proprie giocatrici, per quasi tre ore di gioco e, ancor di più, senza mai tifare contro o sbeffeggiare la squadra o la tifoseria avversaria.

Spesso si sente parlare di fair play e le parole che vengono utilizzate suonano quasi sempre come parole al vento; in questo caso, abbiamo la prova che, anche se a volte può sembrare difficile, vedere partite senza scontri è un obbiettivo realizzabile basta sedersi sugli spalti di un palazzetto e guardare una partita di pallavolo femminile.

 




Bitcoin

Che cosa sono le nuove monete elettroniche meglio conosciute col nome di Bitcoin.

La moneta elettronica è comparsa sul mercato virtuale circa otto anni fa, non ha un organo centrale che la emette ma si serve di un database che circola in rete internet che provvede anche alla tracciabilità delle transazioni.

I Bitcoin disponibili in rete sono 21 milioni mentre quelli effettivamente in circolazione sono circa 9 milioni. Il valore del Bitcoin è passato da 0 (nel 2009) fino a 1200 dollari (il picco dello scorso novembre).

Secondo il Financial Times gli scambi totali hanno raggiunto i 10 miliardi di dollari contro i 150 milioni di un anno prima.

Per poter acquistare Bitcoin è necessario aprire un portafoglio/conto virtuale dopodiché occorre collegarsi ai numerosi siti che offrono la valuta virtuale in cambio di denaro (pagamento attraverso bonifico, carte ricaricabili).

I Bitcoin possono essere scambiati o spesi (sono accettati da numerose attività commerciali sia virtuali che fisiche).

Pro e contro:

Pro

  • utilizzo semplice e veloce

  • costi di transazione bassi

Contro

  • possibile crollo della valutazione
  • affidabilità operatori

Essendo un denaro virtuale il Bitcoin può essere rubato (per esempio da un attacco hacker) o perso (malfunzionamento dell’hard disk del pc).

Per questi motivi è importante assicurarsi  una navigazione sicura usando buoni antivirus e scollegarsi al minimo dubbio durante l’operatività in rete.

C’è chi dice no:

Il governo cinese ha proibito alle banche di usare Bitcoin per i loro scambi, per prevenire i rischi di riciclaggio di denaro e difendere la stabilità finanziaria.

Nessuna restrizione invece per gli scambi tra privati.

La Cina è il primo mercato del Bitcoin con il 35% di tutti i traffici mondiali.

Dallo scorso ottobre il motore di ricerca baidu.com ha deciso di accettare la moneta virtuale come metodo di pagamento per vari servizi di sicurezza online.

Vantaggi a lungo termine:

Pur consapevoli  di rischi di natura legale e in materia di supervisione, il Bitcoin può rappresentare un vantaggio a lungo termine in particolare per quanto riguarda l’innovazione di un sistema di pagamento più veloce, più efficiente e sorprendentemente più sicuro.

Chi la può coniare ?

 Chiunque la può coniare, pur tuttavia esiste un tetto massimo pari a 21 milioni, cifra che secondo le proiezioni analitiche dovrebbe essere raggiunta nel 2140.

L’uso della moneta elettronica garantisce l’anonimato anche se il Bitcoin ha sempre un intestatario  per far si che venga utilizzata una sola volta.

Inoltre la privacy è garantita dal fatto che è unicamente il possessore a decidere se rivelarsi o meno durante la transazione.

Diamo una occhiata alla crescita degli ultimi cinque anni della moneta elettronica

 

 

 

Salvo Esposito




Widiba: Director of First Impression

Una volta si diceva che “la prima impressione è quella che conta”, e così avrà pensato Andrea Cardamone, amministratore delegato di Widiba (Gruppo Mps) quando ha creato la figura del Director of First Impression.

Entrando nel palazzo di Widiba in via messina a Milano si incontra pertanto come prima figura colui che riassume l’approccio della banca e che ha il ruolo di direttore della prima impressione (quella che conta).

Stefano Scalercio è appunto il DFI, e ci ha accolto durante la nostra visita in modo affabile e preciso, con professionalità ma anche sempre con un sorriso.

 

Questa nuova figura è comunque in linea con il nuovo percorso della banca che ha da poco avviato un percorso nuovo nell’approccio con il cliente,  “prima al mondo”, con un progetto che ricrea l’esperienza bancaria in realtà 3D con comandi ottici e vocali.

“Abbiamo incrociato gli ultimi trend della tecnologia, studiato le nuove prospettive e alcuni tra i possibili scenari che impattano il mondo della distribuzione – ha detto Andrea Cardamone – abbiamo calato tutto nell’industria bancaria, individuando nuovi percorsi che attraverso forme tecnologicamente semplici ed economicamente sostenibili ci permettono di recuperare e restituire fedelmente l’esperienza di una filiale tradizionale”

Sicuramente il futuro è questo, ma a Noi ha colpito la gentilezza e la professionalità del Director of First Impression..

 




La ministra frettolosa: basta scaricare tutto sulla scuola e la famiglia

Basta con la superficialità con cui il Miur affronta le problematiche serie della scuola!

“adelante, presto, con iuicio” persino il Manzoni poteva essere d’ausilio alla Ministra, ma c’erto non tutti conoscono questa famosa frase…

Prima di parlare sarebbe sempre opportuno informarsi e dimostrare di conoscere l’argomento di cui si tratta.

Occorre ribellarsi a dichiarazioni che non hanno il senso della gravità e del disagio in cui le normative, non adeguate ai tempi e al ruolo sociale nuovo che il nostro paese vive, fanno vivere la scuola a professori, genitori, alunni dirigenti e personale tutto.

È ora di finirla di pensare che le famiglie sono quelle di una volta, in cui l’uomo lavorava e la donna era a casa a seguire i figli, o pensare che tutti hanno nella porta accanto i genitori che possono ancora fare i nonni felici: oggi non è più così.

Per sopravvivere, al giorno d’oggi, occorre avere due stipendi e poiché ormai la gente per poter lavorare deve anche cambiare città, se non regione addirittura, non sempre si può contare sui nonni.

Quindi la signora Ministra cerchi di capire in che paese vive, perché in questo i genitori non possono andare a prendere i loro figli come vent’anni fa.

Ma ancor più grave risulta il fatto che il Ministro dica “Presidi e professori se ne facciano una ragione, devono consegnare i minori ai genitori”, interpretando a modo suo una sentenza della Cassazione che si riferisce invece ad un caso specifico di contraddizione tra quanto previsto dal Regolamento interno ed il comportamento dell’istituzione scolastica.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e Udir, afferma che “La responsabilità dei giovani, una volta usciti dal perimetro scolastico, non può essere additata ancora agli insegnanti, al personale Ata o al dirigente scolastico. Su questo il Miur dovrebbe essere chiaro. Va bene rassicurare le famiglie, ma è un modo di procedere che non condividiamo, perché significa implicitamente accostare alla scuola e a chi vi opera le eventuali manchevolezze del patto di corresponsabilità stipulato con i genitori. Fino a prova contraria, la scuola esercita un pubblico servizio che prevede dei precisi orari di apertura e chiusura. Al di fuori delle ore prestabilite, non è possibile garantire la permanenza e vigilanza del minore. Ancora di più perché in questi casi il docente dovrebbe affidare l’alunno al suo preside, che quasi sempre non c’è perché ha in media sette-otto sedi da seguire, oppure al collaboratore scolastico, che però a sua volta deve rispettare degli orari di lavoro e siccome gli ausiliari sono stati tagliati in numero drastico, sono sempre più frequenti i casi, soprattutto alle medie, di istituti che già subito dopo l’ora di pranzo sono costretti a chiudere. Oppure, si mettano nelle condizioni i comuni di prelevare tutti i minori di 14 anni e portatori di disabilità di portarli a scuola attraverso appositi pulmini.”

In ogni caso l’art. 61 della legge 11 luglio 1980 n. 312 stabilisce che nel caso in cui l’Amministrazione “risarcisca il terzo dei danni subiti per comportamenti degli alunni sottoposti a vigilanza”, la responsabilità patrimoniale degli insegnanti è limitata ai soli casi di dolo e colpa grave.

Esso prevede che, salvo rivalsa nelle suddette ipotesi di dolo o colpa grave, l’amministrazione si surroga al personale “nelle responsabilità civili derivanti da azioni giudiziarie promosse da terzi “.

Nell’ipotesi di responsabilità per culpa in vigilando gli insegnanti statali non rispondono più personalmente verso terzi, rispetto ai quali risponde invece direttamente l’Amministrazione su cui viene a gravare la responsabilità civile nelle azioni risarcitorie, salvo rivalsa dello Stato nei confronti dell’insegnante in caso di dolo o colpa grave.

Pertanto un Ministro non può pensare di risolvere un grave problema sociale con frasi messe a caso e occorre dunque un intervento serio, legato soprattutto ad un fatto: la scuola non è un deposito dei ragazzi piccoli o grandi che siano, la scuola è un luogo in cui si forma un processo educativo che accompagna il giovane nella sua crescita.

Questo processo non può essere interrotto da lacune legislative che poggiavano la loro essenza su uno stato sociale delle famiglie di 50 anni or sono; ora occorre cambiare pesantemente e prendere atto dei nuovi problemi sociali.

Non è più ammissibile strizzare un occhio alla famiglia e buttare l’osso alla scuola dando 80 euro a pioggia, creando invece malcontenti sociali e fratture nel difficile rapporto scuola famiglia.

Il presidente nazionale Pacifico prosegue dicendo che “Viene da chiedersi anche se nello stesso ddl [il nuovo progetto di legge dichiarato dal Ministro N.d.R.] vada pure esplicitato che a scuola il minore dovrà giungere accompagnato da chi ne ha la patria potestà oppure dai nonni.

Altrimenti, si mettano nelle condizioni i comuni di prelevare tutti i minori di 14 anni e portatori di disabilità di portarli a scuola attraverso appositi pulmini.

La vita reale, sappiamo, che è ben altra: è quella che viviamo tutti i giorni, fatta di Comuni che tagliano anche le linee di bus ordinarie, come accaduto a 150 liceali del palermitano, costretti ad essere accompagnati per fare più di 20 chilometri tra Capizzi e Nicosia perché il Comune non può più pagare il pullman.

Allora, anziché andare ad attribuire per l’ennesima volta compiti e responsabilità ulteriori alle scuole, sarebbe bene ricordarsi che i giovani sono un patrimonio di tutti: della scuola, certamente, ma anche delle famiglie e delle istituzioni”.

Signora Ministra meno parole e più azioni: la scuola non è uno slogan!

 

http://betapress.it/index.php/2017/09/12/compiti-a-casa-addio/

http://betapress.it/index.php/2017/10/03/doxa-la-scuola-piace-di-piu-ma-gli-italiani-studiano-di-meno/




Trust me I’m a Jedi

spade laser realtà o fantasia?

È possibile la creazione dell’iconica arma dell’universo di Star Wars?

Negli ultimi anni è tornata con prepotenza nella nostra quotidianità, una delle saghe più amate di sempre: Star Wars.

Difficili da dimenticare le epiche battaglie spaziali, accompagnate dalle meravigliose musiche di John Williams,  ma certamente indelebili nella nostra mente sono i combattimenti con le spade laser.

« Questa è l’arma dei cavalieri Jedi. Non è goffa o erratica come un fulminatore… è elegante invece, per tempi più civilizzati. » cosi ci viene introdotta per la prima volta questa iconica arma dal maestro Obi-Wan Kenobi in episodio IV.

Nell’universo di Star Wars, una galassia lontana lontana, le spade laser sono lo strumento più potente per i Jedi e per i Sith, rappresentanti del lato chiaro e del lato oscuro in continuo conflitto.

Ma come funzionano effettivamente queste armi? è possibile costruirle con la tecnologia attualmente a nostra disposizione?

Nei film le spade laser sono composte da un’elsa da cui fuoriesce del plasma che forma la lama.

La spada è alimentata da una batteria che emette energia la quale deve essere canalizzata in un cristallo Kyber, che dà il colore alla lama.

La proprietà principe di quest’arma è l’estremo calore della lama, in grado di scogliere e penetrare quasi ogni materiale; tutto tranne un’altra spada laser, ed è questa caratteristica che rende possibile i combattimenti e gli scontri tra le spade.

I tentativi di replicare questa tecnologia nella realtà non sono mancati, creando per esempio laser potentissimi è possibile imitare l’impugnatura che emette il fascio di luce colorato, ma questo fascio si propaga senza possibilità di dare una lunghezza finita alla lama, inoltre la luce non interagisce con se stessa e dunque è impossibile che due lame si possano scontrare.

La soluzione potrebbe essere quella di usare un fascio di plasma, gas portato ad elevate temperature che emette luce, ma questo dovrebbe essere contenuto in una forma e interagire con un’altra spada.

Per fare ciò, almeno teoricamente, si potrebbero utilizzare campi magnetici molto potenti, capaci di contenere il plasma e interagire tra di loro in maniera più o meno simile a quella vista nei film.

Tuttora, con le conoscenze e la tecnologia odierna, la spada laser rimane, purtroppo, soltanto una fantasia della nostra infanzia, possiamo sperare e aspettare che diventi un ambito oggetto del nostro futuro.

 




Upgrade Pegaso Award ad Antonio Brienza

Il vincitore del concorso accademico nazionale “Upgrade Pegaso Award” è Antonio Brienza con il progetto scientifico “Il gioco virtuale quale neurostimolante di processi di apprendimento multidisciplinare”




Udir apprezza il Ministero degli Esteri

 

Il Sindacato UDIR plaude all’iniziativa del Ministero degli Esteri che in data 17 e 18 ottobre ha convocato a Roma tutti i Dirigenti scolastici che prestano servizio all’estero.

La giornata del 17 era espressamente dedicata alla raccolta di pareri tecnici ai fini della revisione della normativa applicativa onde rendere il lavoro dei Dirigenti più agile e adatto alle mutate realtà della nostra presenza all’estero (non più legata alle esigenze degli italiani fuori confine ma ad una visione inclusiva di cooperazione).

La giornata del 18, presso la prestigiosa Società Dante Alighieri, è servita a fare il punto della situazione sulle strategie di diffusione e promozione della nostra lingua e cultura all’estero.

I Dirigenti sono stati accolti presso la Farnesina con inusitata dignità, chiaro segnale di una considerazione che tarda ad essere recepita dal Ministero dell’Istruzione ancora alle prese con una atavica rivendicazione di adeguamento stipendiale che recuperi quanto tolto e quanto non assegnato negli ultimi dieci anni di vacatio contrattuale (l’ annosa questione della perequazione retributiva rispetto alle altre categorie dirigenziali dello Stato).

Varie le criticità segnalate dai Dirigenti che si trovano ad operare come singole unità su territori spesso molto più grandi della stessa Italia, senza nessun aiuto di personale amministrativo.

Aspetto che limita fortemente la loro azione per la costituzione di reti, promozione di accordi e protocolli di intesa in cui concretizzare la politica educativa.

Tra le criticità maggiori vanno segnalate:

la mancanza di personale a disposizione facilmente reperibile modificando le assegnazioni dei docenti la cui utilizzazione nelle scuole paritarie appare desueta nel panorama odierno (si tratta di una funzione che eredita la visione delle scuole per italiani emigrati residenti all’estero) e dovrebbe invece, in linea col nuovo Decreto 64/2017, tendere alla creazione di team a disposizione del Dirigente scolastico per la produzione di materiali didattico-educativi con cui operare in tutte le scuole, pubbliche e private, in cui si insegna l’italiano nonché a fornire assistenti esperti di lingua italiane nelle scuole pubbliche bilingue e nei corsi degli Enti gestori.

Un altro contributo in termini di risorse potrebbe venire da una ridefinizione delle modalità di assegnazione degli incarichi in loco dei lettori le cui ore eccedenti, per prassi consolidata, vengono gestite dagli Istituti di Cultura che però, a differenza degli uffici scolastici, dispongono di personale dipendente e risorse finanziarie.

La mancanza di risorse finanziarie con cui attuare iniziative e protocolli di intesa locali finalizzati a promuovere la conoscenza della lingua italiana, anche in vista della promozione dello studio presso le università italiane da parte di studenti stranieri.

Infine, il peso delle procedure burocratiche che sottrae enormi quantità di tempo al lavoro e alla programmazione delle attività dei Dirigenti che devono relazionarsi ad un numero elevatissimo di soggetti istituzionali per lo svolgimento dei loro compiti.

http://betapress.it/index.php/2017/09/17/udir-la-marcia-non-si-arresta/

http://betapress.it/index.php/2017/10/03/doxa-la-scuola-piace-di-piu-ma-gli-italiani-studiano-di-meno/




Generazioni maligne

Un futuro di povertà nella società del benessere: i dati Ocse sulle disuguaglianze tra generazioni in Italia

Secondo il rapporto Preventing ageing unequally (“Come prevenire le disuguaglianze legate all’invecchiamento”) stilato dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, per le nuove generazioni italiane si preannuncia un futuro decisamente a tinte fosche: meno occupazione e più povertà rispetto a quelle che le hanno precedute.

L’Organizzazione parigina sottolinea come negli ultimi trentanni, in Italia, si sia notevolmente ampliato il divario tra le vecchie e le nuove generazioni.

Mentre il tasso di occupazione per coloro che possiedono un’età compresa tra i 55 e 64 anni è cresciuto del 23% tra il 2000 e il 2016, nello stesso arco di tempo è crollato dell’11% per i giovani di età compresa tra i 18 e 24 anni.

Secondo i dati raccolti dall’Ocse, se è vero che la povertà relativa risulta diminuita per le vecchie generazioni, è anche vero che risulta notevolmente cresciuta per le nuove generazioni, i cui membri, intrappolati in lavori non-standard, trovano difficoltà a ottenere un’occupazione stabile.

Certamente questa difficoltà è accresciuta dall’elevato costo del lavoro per i contratti a tempo indeterminato, fra i più alti del mondo nel nostro Paese.

Elevato, ovviamente, sarà il costo di una carriera iniziata tardi e discontinua per la pensione, una parola che rischia di trasformarsi in un’antica leggenda per le nuove leve.

In Italia, spiega l’Ocse, «le ineguaglianze tra i nati dopo il 1980 sono già maggiori di quelle sperimentate dai loro parenti alla stessa età» e, dal momento che «le diseguaglianze tendono ad aumentare durante la vita lavorativa, una maggiore disparità tra i giovani di oggi comporterà probabilmente una maggiore diseguaglianza fra i futuri pensionati, tenendo conto del forte legame che esiste tra ciò che si è guadagnato nel corso della vita lavorativa e i diritti pensionistici».

Insomma, le nuove generazioni che si affacciano o si sono già affacciate all’età adulta, dopo essere cresciute nella società del benessere, con la promessa di una sempre più graduale espansione della prosperità economica e del progresso, sono destinate a scontrarsi con l’infedeltà di un mondo tanto promettente quanto arido di possibilità.

Vittime di una società liquida, cioè priva di fondamenti stabili e di valori duraturi, le nuove generazioni si ritrovano costrette ad affrontare il futuro senza quegli stimoli, quelle speranze e quelle possibilità di realizzazione di cui hanno goduto le generazioni più anziane.

Siamo cresciuti con la promessa di un’espansione infinita, invece viviamo in universi in contrazione in cui ciascuno sa che sarà più povero o più disoccupato della generazione precedente.

Bisogna riconoscerlo, con le nuove generazioni i tempi sono stati infedeli, non hanno mantenuto quelle promesse di prosperità e benessere che hanno spinto a credere al miraggio di un futuro in cui essere infelici sarebbe stato un crimine.

Le generazioni più anziane hanno gettato ai propri figli un osso già spolpato, commettendo un vero e proprio saccheggio intergenerazionale e venendo meno a quel patto di solidarietà tra vecchi e giovani che in passato garantiva il benessere di entrambi.

Negli ultimi decenni si è innegabilmente consumata un’intrinseca ingiustizia, pur nel rispetto della legalità formale: le vecchie generazioni sembrano concludere il loro ciclo biologico come “generazioni egoiste”, arroccate sul principio del rispetto dei diritti acquisiti che, applicando un criterio di giustizia su base generazionale, potrebbero ragionevolmente essere definiti “privilegi”, vantaggi concessi a una specifica frazione della società.

È un paradosso, ma si preannuncia un futuro di povertà e disoccupazione per le generazioni nate e cresciute nell’epoca più florida, progredita e ricca di possibilità della storia.

 




LA PROCURA EUROPEA

LA COOPERAZIONE GIUDIZIARIA TRA PAESI UE: L’ISTITUZIONE DI UNA PROCURA EUROPEA PER LA DIFESA DEGLI INTERESSI FINANZIARI DELL’UNIONE.

 

Lo spazio Europeo di repressione penale è attualmente diviso e, a detta di molti studiosi, rappresenta una delle principali cause che limitano l’efficienza dell’azione europea di contrasto alla criminalità organizzata.

Ciò è considerato motivo determinante per dotare l’Unione di una Procura Europea per la protezione dei suoi interessi finanziari con il chiaro obiettivo di accelerare il processo di armonizzazione del diritto penale degli Stati membri.

D’altro canto, le frodi a danno dell’Unione europea raffigurano un flagello che provoca gravi pregiudizi al funzionamento e al progresso dell’eurozona. Si tratta di un fenomeno che è dilagato inesorabilmente con il trascorrere del tempo, malgrado gli strumenti di contrasto introdotti nel corso degli anni, ed ha colpito soprattutto ambiti quali quello delle politiche agricole o delle politiche strutturali, finendo per indebolire tutte le istituzioni europee e il percorso politico di unificazione comunitaria.

Gli strumenti di cooperazione tra gli Stati membri, fino ad oggi attuati, non sono stati sufficienti a estirpare questa grave illegalità. Come detto, hanno influito in modo rilevante i problemi relativi alla difformità dei procedimenti giudiziari nei singoli Stati e i sistemi di acquisizione e circolazione delle prove, che hanno spesso reso impraticabile il funzionamento degli strumenti di lotta anti frode.

La cooperazione giudiziaria in materia penale per la lotta alle frodi comunitarie, fino ad oggi è stata caratterizzata dall’uso di strumenti quali la rogatoria, l’estradizione, il mandato di arresto europeo e gli strumenti di mutuo riconoscimento delle decisioni giudiziarie, che hanno tentato di contribuire alla lotta ai fenomeni di criminalità transnazionale.

L’istituzione del procuratore europeo dovrà incentrarsi su una meticolosa analisi costi-benefici.

Bisogna determinare e coordinare, inoltre, in maniera adeguata le implicazioni dell’attività del Procuratore europeo, dopo la fase delle indagini, fornendo di conseguenza alle strutture giudicanti, non solo le risorse necessarie ma anche la giusta mentalità e formazione europea che è richiesta ai giudici e agli operatori del diritto.

La Commissione europea, sulla base dell’articolo 86 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) che rappresenta la base giuridica, sta lavorando al regolamento  sull’organizzazione e le competenze della struttura.

Tutto questo ragionamento deve però tener conto del grande rilievo che ha il tema della protezione dei diritti fondamentali che deve obbligatoriamente accompagnare la creazione di una Procura europea.

Il Trattato di Lisbona nel 2009, oltre ad aver attribuito valore giuridico alla Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE, ha rafforzato il principio democratico e la tutela dei diritti fondamentali, tra i quali il diritto ad un processo equo.

L’ufficio del Procuratore si impianta concettualmente nella prospettiva di una forte integrazione tra i Pesi europei.

Difatti, il programma si sposa con la visione di un modello federale degli Stati Uniti d’Europa, unica struttura capace di permettere a tutti i cittadini UE di vivere insieme conservando le singole diversità e di allontanare le tendenze anti europeiste che minacciano il senso profondo della comune convivenza.

In verità, da una recente indagine avviata dalla Commissione Europea tra numerosi procuratori nazionali che trattano procedimenti su frodi comunitarie, è emerso che il 60% degli intervistati considerino i fattori di transnazionalità come elementi di intralcio all’indagine medesima, evidenziando pertanto una concreta diffidenza verso tutto ciò che oltrepassa i confini nazionali.

Nonostante la riluttanza della maggior parte dei procuratori, sembra invece plausibile che, neanche se tutte le opzioni al giorno d’oggi percorribili fossero sfruttate a trecentosessanta gradi, si otterrebbero concrete risposte al limite intrinseco della divisione dello spazio penale europeo: le rogatorie sono in ogni caso contraddistinte da un formalismo che, per quanto possa essere abbreviato, non potrà essere attenuato più di tanto.

Quindi la concentrazione delle indagini sulle frodi comunitarie nella mani di un organismo investigativo giudiziario europeo unitario che abbia il potere di far circolare speditamente e senza sovrabbondanti impedimenti la prova nello spazio giuridico europeo può, allora, rappresentare un salto di qualità.

È altrettanto vero che, la presenza di regole procedurali comuni adottabili in tutto il territorio della UE si tradurrebbe in una certezza dei diritti della difesa, di modo che, per esempio, un cittadino italiano avrebbe piena contezza delle regole con le quali può essere assoggettato ad indagine in un altro Stato UE, al contrario di quanto avviene sulla scorta del principio del mutuo riconoscimento che si fonda, in pratica, sulla difformità dei sistemi giuridici.

Sarà poi compito della politica consentire l’attuazione di un passo così rilevante verso l’integrazione europea.

Sarebbe considerevole se l’Italia comparisse tra le prime nazioni sostenitrici dell’iniziativa, facendosi portavoce di quel principio di integrazione europea che, se da un lato certamente non deve essere idealizzato come il rimedio di tutti i mali, dall’altro è, verosimilmente, una risposta ineludibile di fronte alle sfide che il mondo contemporaneo pone all’Europa, non soltanto per ciò che concerne a tutela degli interessi finanziari ma più propriamente rappresenta una prova di maturità rispetto alle risposte che ci si aspetta dinanzi a spinte che giungono da ogni dove e che potrebbero vanificare gli sforzi fin qui sostenuti.

 

Tanio Cordella