POISON THE PARISH

A tre anni dall’uscita di “Isolate and Medicate”, settimo capolavoro della band australiana capitanata da Shaun Morgan, i SEETHER affrontano il loro album più maturo tornando alle loro origini più pesanti ed introspettive: “Poison The Parish” (12 maggio 2017 – Concord Bicycle Music).

“Poison The Parish” (Avvelenare la Parrocchia) non è uno slogan contro la religione bensì un commento sulla società odierna, che spesso sembra valorizzare più i simboli “like”, “thumbs-up” e “tweet” sui Social Media che la cruda ma sana realtà. Il tema dell’album infatti ruota intorno ad una cultura giovanile che vuole solo essere famosa e pensa che i Social Media siano la cosa più immediata per divenirlo.

Shaun & Co. ce l’hanno con i «Predicatori Social» che dai pulpiti di Instagram, Facebook e Twitter, dispensano le loro false verità «nutrendo» adulti, bambini e ragazzi e influenzando profondamente la vita vera che ha una sostanza ed un valore non determinabile da simpatici piccoli pollici.

Dal punto di vista sonoro il disco risulta più semplice del precedente, chitarre e batteria che suonano dure e che alternano riff pesanti a ritornelli melodici. “Stoke The Fire”, la prima traccia arriva come un pugno allo stomaco, l’intro giocoso di “Betray And Degrade” ricorda “Same Damn Life” del precedente lavoro “Isolate and Medicate” ma dopo poche battute l’aria spensierata lascia il posto alla voce in modalità soft-growl di Shaun che diventa travolgente e carica di rabbia.

Passiamo a “Something Else” dai toni anni ’70 e “I’ll Survive” che ricorda molto la voce di Cobain (NIRVANA) in “Rape Me” tranne poi lanciare refrain e cori in perfetto stile SEETHER. La preview (uscita in febbraio di quest’anno) “Let You Down” è molto sofisticata, la durezza delle chitarre e la melodicità dei cori rendono la song puro «post-Grunge».

“Against the Wall” ricorda molto i FOO FIGHTERS di Dave Grohl mentre “Let Me Heal” e “Count Me Out” sono i pezzi più dolorosi e malinconici dell’album. Ed arriviamo al mio pezzo preferito: “Saviours” dal puro sapore Hard Rock… dal ritmo direi perfetto!

“Nothing Left”, la oscura “Emotionless” e la ballata “Sell my Soul” ci fanno capire che siamo di fronte ad un lavoro completo, testi colmi di citazioni congiunti ad una potenza di suono difficilmente reperibile nella musica Rock di oggi.

Le ultime tre tracce “Feels Like Dying”, “Misunderstood” e “Take a Minute” sono incluse solo nella versione Deluxe dell’album e, mentre le prime due a mio avviso sono dei validi “B-Side”, “Take a Minute” merita un approfondito ascolto. Infatti l’ottimo innesto dello “short solo” nelle linee di basso e dei cori ricordano nostalgicamente “Hearth Shaped Box” dei NIRVANA.

C’è tutta la storia di un movimento, quello Grunge, che ho amato ed amo in “Poison The Parish”: la rabbia, il dolore, la disperazione ed il desiderio di cambiamento che tende alla vera Bellezza a volte solo sfiorata ma sempre gridata fino in fondo!

 

https://www.youtube.com/watch?v=pnlwqqy4XB4

 

 

PERTH




Smart TV: smart mica tanto …

Le smart tv sono i nuovi computer?

forse si ma di certo non sono così smart come vorrebbero farci credere.

Nel mondo vi sono diversi competitors che si stanno sfidando dal punto di vista tecnologico nel campo delle Smart Television, oggi analizziamo le Piattaforme Smart che utilizzano.

Vi è da Dire che tutte utilizzano della App dedicate, fatte da sviluppatori interni, per le principali e più comuni e delle altre “costruite” appositamente da società esterne personalizzate per un tipo di piattaforma facendo si che potremmo trovare una App di nostro interesse solo per una marca di Tv e non in un’altra creando molta confusione nel Consumatore.

Come negli Smartphone, anche nei sistemi operativi delle televisioni abbiamo delle App preinstallate dal produttore e delle App che possiamo scegliere a nostro piacimento che varieranno a seconda dello Store che abbiamo a disposizione e della nazione in cui viviamo…

Infatti a seconda della Nazione/Regione del mondo in cui viviamo avremo a disposizione più o meno App a secondo della marca della Tv che andremo a comprare, quindi accade che per l’Italia una determinata marca di Tv abbia poche App a disposizione mentre in un’altra ne abbia tantissime di più, creando molta confusione a chi deve scegliere un prodotto.

Le principali piattaforme Smart legate ad ogni marchio di produzione Tv sono

Samsung con l’eco sistema Tizen

Lg con la piattaforma Smart WebOs 3.0

Philips, Sony e Sharp con l’Ecosistema Android Tv

Panasonic con My Home Screen 2.0 sviluppo Firefox OS

HiSense con la piattaforma Vidaa U

 

Partiamo quindi ora ad analizzare la piattaforma Tizen di Samsung, produttore coreano sempre sul podio nella vendita in tutto al mondo la sua Smart TV con l’adozione di Tizen, ha dato modernità al suo sistema operativo basato su Linux rispondendo alle richieste più importanti dei suoi utenti: mettere a disposizione di tutti gli sviluppatori un ecosistema che consenta di creare applicazioni ricche di funzionalità e di facile utilizzo, per garantire un’esperienza di utilizzo Fluida e veloce.

Il sistema operativo Tizen è stato pensato per moltissimi di dispositivi come smartphone, tablet, PC, elettrodomestici, fotocamere fino alle automobili. Samsung è stata la prima nell’adozione di Tizen, avendolo utilizzato nella sua gamma di smart watch Samsung Gear.

Si tratta di un ecosistema talmente avanzato che è in grado di offrire strumenti di sviluppo tali che i programmatori riescono a realizzare applicazioni con la stessa qualità che si trova su smartphone e tablet.

Con il tempo Tizen quindi verrà utilizzato sempre più dispositivi, creando un vero e proprio ecosistema in cui diverse tipologie di  elettrodomestici e macchine potranno dialogare in modo diretto tra loro e noi potremo controllarle comodamente dal nostro divano difronte al Televisore vero e proprio centro di controllo Domotico.

Lg invece utilizza l’ecosistema Smart WebOs arrivato alla versione 3.0 per risolvere tutti i problemi avuto in passato e migliorare l’esperienza interattiva sulle sue Televisioni. 

Lg principale concorrente della sua conterranea Samsung è sicuramente Numero 1 al mondo nella produzione di Pannelli Lcd e OLED il cui acronimo è Organic Light Emitting Diode, ovvero diodo organico a emissione di luce la cui principale caratteristica è quella di permettere la realizzazione di display a colori capaci di emettere luce propria dando un Nero profondo paragonabile a quello dei vecchi Plasma e quindi senza bisogno di retroilluminazione.  

Questi Oled sono delicati e molto costosi da produrre tant’è che Lg è il Leader indiscusso e quasi unico fornitore al mondo di pannelli OLED per tutte le marche di TV e telefonini, tra cui Samsung WebOs 3.0 ha apportato al sistema operativo Coreano delle novità per avvicinarlo al concorrente Tizen infatti LG ha migliorato i sui punti deboli, migliorando soprattutto la reattività del suo sistema, poco veloce sui modelli del 2014.

Il nuovo 3.0 è ora il 40% più veloce all’avvio ed anche il passaggio da un’app all’altra è migliorato: si parla di un tempo inferiore del 60%.

L’interfaccia è la stessa presente dalla prima versione: le icone si sviluppano in orizzontale, lungo il bordo inferiore della TV, sfruttando icone di semplice consultazione e lettura.

Abbiamo poi ovviamente una serie di App preinstallate e subito fruibili come i vari servizi di streming on demand come Netflix, Amazon Prime Video, Youtube che potranno essere integrate da altre scelte a nostro piacimento scelte nel LG Content Store.

Philips, Sony e Sharp utilizzano l’Ecosistema Android Tv di Google, un sistema molto versatile e in grado di offrire, molto probabilmente, la più ampia disponibilità di applicazioni. 

Adottano come interfaccia grafica uno stile molto simile a quello di Tizen e WebOS trovando icone colorate e piatte, facilmente identificabili e semplici da scorrere.

Le versioni di Philips e Sony sono praticamente identiche se non fosse per qualche funzione proprietaria presente nei modelli Top di Gamma come la ricerca tramite assistente Vocale.

I punti di forza di Android TV sono chiaramente nell’offerta di applicazioni e servizi, infatti avendo all’accesso al Google Play Store abbiamo una quantità di App non paragonabile a quella dei competitors e la possibilità di dare alla Tv il controllo degli apparati Domotici con a bordo il sistema operativo di Google

Panasonic utilizza My Home Screen 2.0 derivato dallo sviluppo del defunto Firefox OS che venne utilizzato per non uniformarsi ai suoi concorrenti; scelta coraggiosa intrapresa per emergere in un mercato molto piatto ed uniformato.

Dopo l’abbandono di Mozilla Panasonic  ha continuato da sola lo sviluppo della App in formato HTML 5 dando la possibilità a tutti di creare nuove App in modo molto semplice e rapido, anche qui ci sono le app di base come Netflix e YouTube in 4K e HDR. Le novità migliori della nuova interfaccia sono comunque il media player compatibile con contenuti 4K e HLG.

Infine il più grande produttore cinese HiSense con la piattaforma Vidaa U la quale ora è molto più veloce e ci da la possibilità di crearci la nostra interfaccia grafica, impostando ad esempio l’accesso diretto alle varie sorgenti connesse agli ingressi HDMI(come anche in Tizen).

Dispone di un browser Internet, web store con oltre 200 applicazioni, supporto ai codec HEVC/VP9 per contenuti 4K di Amazon, YouTube, Netflix e Amazon Prime Video.

La navigazione tra i vari menù infine è stata totalmente rivista per garantire l’accesso diretto ai vari settaggi premendo i tasti del telecomando al massimo tre volte.

 

 




Il Futuro della Televisione, non il nostro …

 

L’intento di questo e dei prossimi articoli non è quello di spiegarvi quale saranno i programmi televisivi della prossima estate ma quali saranno le tendenze Televisive dei prossimi anni.

Dal punto di vista tecnologico infatti siamo di fronte ad una nuova era che ci porterà realmente a vedere ciò che vogliamo, quando vogliamo e dove vogliamo, Tv generalista compresa.

La Rivoluzione digitale ha portato a digitalizzare tutti i contenuti Televisivi, per poterne usufruire e rendere la Televisione simile ad un Pc e ad uno Smartphone.

Diventa infatti sempre più difficile riuscire a comprare una Tv priva della Funzioni Smart poiché tutti i contenuti sono diventati Digitali e sempre più spesso, quando la sera ci addormentiamo sul divano e non riusciamo a terminare un programma, il giorno seguente in metrò o su qualunque mezzo pubblico possiamo rivederlo, tramite apposita App, sul nostro Smartphone.

La Televisione è diventata il nostro Terminale casalingo, il principale, ma pur sempre uno dei tanti, Terminali di cui oggi siamo in possesso.

Essendo la principale e la più grande ha delle caratteristiche tecniche tali che difficilmente chi li vende sa cosa ha esposto in negozio.

Oggi infatti si parla di televisori con

  • Edge LED Advanced Local Dimming

  • Supporto formati HDR-10, Dolby Vision, HLG e Advanced HDR Technicolor

    • Nano Cell Black Treatment

    • ConversioneSDR-HDR

    • Magic Remote con microfono per controllo vocale

    • Supporto Miracast/WiDi

    • Moduli Bluetooth e Wi-Fi ac

    • Tre ingressi HDMI 2.0b HDCP 2.2

    • Media gateway DLNA

    • DVR via USB con Time Shifting

    • Sistema App WebOs 3.5

Che quasi nessuno sa cosa sono o a che servono e che quindi difficilmente li utilizzerà perlomeno tra noi adulti… infatti solo i nostri ragazzi, che sono realmente la generazione SMART, ci possono spiegare come accendere la nostra nuova Televisione!

Ad Maiora

 




LA DISPERAZIONE DEL GRUNGE

Circa nove mesi or sono ho iniziato la collaborazione con BetaPress.it ed il primo articolo che ho scritto aveva come titolo: “Nostalgia di Grunge” in cui “fissavo” la fine del movimento musicale di Seattle con la morte di Kurt Cobain.

Non ho cambiato idea neanche dopo la prematura scomparsa di uno dei miei idoli sin da quando ero ragazzino: Christopher John Boyle, in arte Chris Cornell. Chris si è suicidato pochi giorni fa in una stanza d’hotel a Detroit (il funerale è fissato per il giorno venerdì 26 maggio 2017 a Los Angeles; n.d.a.) ed è stato una delle tre persone famose per cui ho versato una lacrima, le altre due sono stati Kurt Cobain ed il pilota Gilles Villeneuve.

Ritengo di conoscere molto della vita di Chris, ho letto biografie, ascoltato interviste, comperato tutta la discografia da solista, con i Soundgarden e con gli Audioslave, l’ho visto tre volte in live, ho seguito insomma sia la carriera artistica sia, per quel che è possibile conoscere, la sua vita privata. Ebbene potete capire quanto sia stato un duro colpo per me apprendere del suo suicidio!

L’ultimo gesto disperato del Grunge! Una sola considerazione vorrei porre all’attenzione del lettore e cioè la parola che più di tutte definisce la storia, dagli anni novanta ad oggi, di quel fenomeno nato nella città di Seattle: “disperazione”. «La televisione. La televisione è la cosa più sinistra del nostro pianeta. Va’ subito a prendere la tua TV e buttala dalla finestra o vendila e compra uno stereo migliore» diceva Kurt Cobain, infatti, a differenza del panorama musicale di oggi, infarcito di “pizzi e merletti tele-mediatici”, il movimento Grunge ha cercato risposte alla vita a partire dalla rabbia e dal desiderio disperato di colmare un buco nero.

Avrei scritto circa metà delle cose che ho letto nell’articolo di Paolo Vites: “CHRIS CORNELL/Requiem per Seattle: quel buco nero nel sole da riempire” (in calce il link) per cui oggi mi faccio da parte ed esorto il lettore a leggerlo. Infine vorrei proporre un brano di Schubert (Ave Maria) magistralmente interpretata da Chris, dimostrazione della sua grandezza artistica e versatilità vocale!

 

http://www.ilsussidiario.net/News/Musica-e-concerti/2017/5/20/CHRIS-CORNELL-Requiem-per-Seattle-quel-buco-nero-nel-sole-da-riempire/764985/

 

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=pd2emzFAqv8&w=640&h=480]

 

 

Perth




Digitalizzazione, le ultime novità 2

 

Sigilli elettronici

Esistono due tipi di sigilli: 1. sigillo elettronico avanzato 2. sigillo elettronico qualificato che nella definizione appaiono simili alla firma elettronica avanzata e alla firma elettronica qualificata, perché come riportato dall’articolo 36 del regolamento, il sigillo elettronico avanzato è connesso unicamente al creatore del sigillo, è idoneo a identificare il creatore del sigillo, è creato attraverso dati su cui il creatore del sigillo ha controllo ed è collegato ai dati cui si riferisce in modo da permettere l’identificazione di ogni modifica successiva dei dati; il sigillo elettronico qualificato, che oltre alle caratteristiche di quelli avanzati, si basano su certificati qualificati e realizzati attraverso dispositivi sicuri.

Con l’emanazione del regolamento eIDAS strumenti come il sigillo elettronico verranno forniti a pagamento da parte di soggetti chiamati servizi fiduciari, che dovranno garantire idonee garanzie in termini di qualità e sicurezza, inoltre si può affermare che con l’entrata in vigore del regolamento si apre la strada per realizzare il mercato unico digitale.

Certificati di autenticazione web

Attraverso i servizi di certificazione dei siti web i visitatori del sito possono accertare l’identità della persona fisica o giuridica che c’è dietro il sito.

I certificati qualificati di autenticazione di siti web contengono:

a) un’indicazione, almeno in una forma adatta al trattamento automatizzato, del fatto che il certificato è stato rilasciato quale certificato qualificato di autenticazione di sito web;

b) un insieme di dati che rappresenta in modo univoco il prestatore di servizi fiduciari qualificato che rilascia i certificati qualificati e include almeno lo Stato membro in cui tale prestatore è stabilito e il Nome o la ragione sociale (se pg);

c) il nome della persona (o la ragione sociale, se pg) a cui è stato rilasciato il certificato, o uno pseudonimo.

d) elementi dell’indirizzo, fra cui almeno la città e lo Stato, della persona fisica o giuridica cui è rilasciato il certificato;

e) il nome del dominio o dei domini gestiti dalla persona fisica o giuridica cui è rilasciato il certificato;

f) l’indicazione dell’inizio e della fine del periodo di validità del certificato;

g) il codice di identità del certificato che deve essere unico per il prestatore di servizi fiduciari qualificato; h) la firma elettronica avanzata o il sigillo elettronico avanzato del prestatore di servizi fiduciari qualificato che rilascia il certificato;

i) il luogo in cui il certificato relativo alla firma elettronica avanzata o al sigillo elettronico avanzato di cui alla lettera

h) è disponibile gratuitamente; j) l’ubicazione dei servizi competenti per lo status di validità del certificato a cui ci si può rivolgere per informarsi sulla validità dei certificato qualificato.

Documenti UNICI

L’articolo 19 modifica l’articolo 22 del CAD in materia di copie informatiche di documenti analogici prevedendo, al comma 3, che la copia per immagine su supporto informatico di un documento analogico è prodotta mediante processi e strumenti che assicurino che il documento informatico abbia contenuto e forma identici a quelli del documento analogico da cui è tratto, previo raffronto dei documenti o attraverso certificazione di processo nei casi in cui siano adottate tecniche in grado di garantire la corrispondenza della forma e del contenuto dell’originale e della copia.

La modifica tende a garantire la sussistenza anche di altri metodi che garantiscano la conformità del documento informatico rispetto a quello analogico basati sulla certificazione di processo del raffronto tra i due.

L’articolo, inoltre, abroga il comma 6 del citato articolo 22, che prevedeva che, fino all’emanazione del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (di cui al comma 5 dell’articolo 22 del CAD) che individua i documenti analogici originali unici, permanesse l’obbligo della conservazione dell’originale analogico oppure, in caso di conservazione sostitutiva, la loro conformità all’originale dovesse essere autenticata da un notaio o da altro pubblico ufficiale a ciò autorizzato con dichiarazione da questi firmata digitalmente e allegata al documento informatico.

L’articolo 20 aggiunge il comma 2-bis all’articolo 23 del CAD che riprende quanto già disposto dal vigente articolo 23-ter, comma 5, che viene conseguentemente abrogato. In esso si prevede che sulle copie analogiche di documenti informatici possa essere apposto a stampa un contrassegno (sulla base delle regole tecniche di cui all’art. 71 CAD) tramite il quale è possibile accedere al documento informatico, ovvero verificare la corrispondenza allo stesso della copia analogica.

Il contrassegno sostituisce, a tutti gli effetti di legge, la sottoscrizione autografa del pubblico ufficiale e non può essere richiesta la produzione di altra copia analogica con sottoscrizione autografa del medesimo documento informatico.

“Contrassegno elettronico” o anche “Timbro digitale”, “Codice bidimensionale” o “Glifo”, termini che sono da intendersi come sinonimi, come quello strumento che può contenere un documento amministrativo informatico o un suo estratto o una sua copia o un suo duplicato o i suoi dati identificativi.

Il contrassegno, pur non assicurando di per sé la “corrispondenza” della copia analogica al documento amministrativo informatico originale contenuto nel contrassegno stesso o conservato dall’amministrazione che lo ha prodotto, fornisce la possibilità di effettuare la verifica di tale corrispondenza almeno per il tempo di disponibilità del servizio di verifica suddetta o per il tempo di validità giuridica del documento amministrativo, contrastando in tale modo i fenomeni di contraffazione.

Come previsto dalla norma, tale contrassegno sostituisce a tutti gli effetti di legge la sottoscrizione autografa e non può essere richiesta la produzione di altra copia analogica con sottoscrizione autografa del medesimo documento informatico.

Il formato di output del contrassegno elettronico, ottenuto con la stampa su carta, è un “bitmap” riacquisibile tramite scanner o specifico viewer in dotazione, per essere visualizzato ad esempio, da smartphone o tablet (applicazioni ormai molto diffuse); la tecnologia legata al contrassegno elettronico si è evoluta velocemente permettendo di contenere oltre ai dati relativi al testo e all’immagine in forma binaria, anche file video, audio e dati biometrici.

Con questo articolo ritengo di aver concluso la parte che riguarda le novità più importanti.




Dirigenti Scolastici: basta con l’ipocrisia!

In questi ultimi periodi c’è la caccia al Dirigente Scolastico, che dopo anni di stupido silenzio si trova ora a farsi carico di centinaia di responsabilità che negli anni gli sono state messe addosso da una politica furba e da una serie di sindacati che definire incapaci è solo fargli dei complimenti.

Sindacati che hanno permesso che sulla figura del dirigente scolastico, la meno pagata del pubblico impiego, venissero caricate responsabilità che nemmeno i dirigenti superiori delle Direzioni Regionali hanno.

E’ ridicolo e pazzesco che in un paese civile come il nostro si pensi che basti trovare un capro espiatorio per poter dormire tranquilli!

E non si venga a lanciare slogan come quello delle scuole belle, una ennesima vergogna, dove in un sistema scolastico che crolla vengono pitturati i muri e vengono spesi milioni e milioni di euro unicamente per far lavorare quelle stesse imprese di pulizie delle scuole che cinque anni or sono si erano viste ridurre i loro larghi compensi (su cui non guadagnavano certo i lavoratori) per riceverli di ritorno con la bella scuola appunto adesso (e anche qui i sindacati?).

Ma la vergogna maggiore è che uno stato che sa benissimo lo “stato” in cui versano i suoi edifici pubblici prenda quattro suoi dirigenti e li carichi di tutte le colpe per poi potersene pulire la coscienza!!!

Proprio pochi giorni or sono la notizia della condanna in primo grado, un mese di reclusione (con sospensione condizionale della pena), emessa dal Tribunale di Lagonegro nei confronti della Dirigente Scolastica Franca Principe, dell’Istituto di Istruzione Superiore “Carlo Pisacane” di Sapri, e dell’ingegnere Nicola Iannuzzi, responsabile della sicurezza della scuola all’epoca (sei anni or sono) a cui si riferiscono i fatti oggetto del giudizio. 

Per loro anche 15 mila euro di risarcimento immediato alla famiglia.

La cosa assurda è che la Dirigente non era nemmeno presente nella scuola e che la colpa dei fatti fu di una bidella che lasciò aperta una porta di sicurezza da cui poi i ragazzi passarono per andare su un tettino che crollò facendo finire uno di loro nel cortile sottostante (il ragazzo ora sta benissimo).

Questo esempio assieme a tanti altri rende chiaro come il Dirigente Scolastico sia oggi esposto ad una serie di rischi di cui certamente non può avere carico di responsabilità, perché dovrebbero essere attestati ai padroni degli immobili (di solito provincie e comuni) che ormai senza soldi non possono garantire le benché minime misure di sicurezza degli edifici stessi.

Siamo al ridicolo perché il Dirigente Scolastico è ritenuto responsabile per la sicurezza degli edifici scolastici ma non ha non solo le competenze, ma nemmeno i fondi per sistemare quanto evidentemente lasciato “crollare” dalle Provincie e dai Comuni.

Ma veramente è una vergogna che non si può sentire!

Fino ad ora l’unica voce che si è elevata a difesa dei dirigenti scolastici in modo serio e strutturato è un nuovo movimento, un sindacato fatto solo da dirigenti scolastici che sta alzando la voce proprio su questi elementi.

Abbiamo intervistato il Dirigente Scolastico Francesco Marchese, laureato in Ingegneria Meccanica ed in forza alla scuola I.C. “G. Mazzini” di Erice (TP) da poco  attivo sostenitore di questa nuova forza sindacale.

 

Ing. Marchese, Lei che ha lavorato anche all’ambasciata Italiana in Egitto, che idea si è fatto sul seminario UDIR di Milano del 15 Maggio 2017?

Il seminario UDIR di Milano ha visto la partecipazione in qualità di relatori di varie personalità di spicco del mondo della scuola (Ispettore Bruschi, dott.ssa Armone, dott. Perziani, dott. Gentile, dott Indelicato, dott.ssa Sanfilippo, dott.ssa Giannino, dott.ssa Wagner), del mondo della politica (Assessore Aprea) e delle istituzioni dello stato (dott. Zingale procuratore generale della corte dei conti,  dott. Scaglione Usr Lombardia, ing. Saccone).

Credo che la strada del coinvolgimento di esponenti di molte istituzioni, espressione di vari territori e multiformi esperienze, permetterà presto all’udir di accreditarsi facilmente non solo nel contesto scolastico, ma anche nel contesto lavorativo e politico che conta, nel contesto produttivo e decisionale che può aiutare la categoria dei Dirigenti scolastici nel lungo processo di valorizzazione della categoria.

Lei ritiene che un nuovo sindacato possa portare novità nel quadro delle sigle sindacali?

L’obiettivo dell’UDIR è quello di raggiungere entro dicembre la minima quota di rappresentanza che permetterebbe al neonato sindacato di sedere al tavolo della contrattazione. Questo consentirebbe all’UDIR di rappresentare le esigenze della categoria nelle giuste sedi di discussione e di concertazione.

Dall’interno si potrebbero scardinare posizioni appiattite e conformate,  spesso specchio più degli interessi della Dirigenza sindacale che della base dei dirigenti scolastici che loro stessi rappresentano.

I ricorsi già promossi e quelli in discussione nelle varie sedi giurisdizionali possono rappresentare una importante leva nei confronti del Ministero o degli altri organi decisionali governativi, capace di rapportare  la questione dei dirigenti scolastici nella giusta dimensione valoriale e perequativa delle altre dirigenze dello stato.

Per Lei aver aderito ad UDIR cosa significa?

Tesserarsi UDIR significa aderire ad un nuovo progetto di Dirigenza scolastica, avere la possibilità di costruire un nuovo sindacato che manca ancora di establishment, di struttura direttiva, ma che nel suo interno può incorporare figure e forze vitali giovani e dinamiche, pienamente formate non solo a svolgere il ruolo di Dirigente dello stato, ma a lottare per il riconoscimento giuridico, sociale ed economico del proprio lavoro e della propria professionalità.

Aderire ad UDIR permette ad un Dirigente scolastico di mettersi in gioco senza gerarchie prestabilite e/o consolidate, senza ideologie preordinate, senza soggezione nell’esporre il proprio disagio e le proprie idee, senza paura di sbagliare … perché non c’e niente di sbagliato nel lottare per la dignità della categoria o per il miglioramento delle proprie condizioni di lavoro strutturali ed economiche.

 Cosa pensa della manifestazione che si terrà il prossimo 25 maggio a Roma?

Penso che la manifestazione di protesta dei Dirigenti scolastici aderenti a varie sigle sindacali indetta a Roma per il prossimo 25 Maggio possa rappresentare un punto di svolta nella rivendicazione di diritti contrattuali ed economici dei DS.

La categoria della dirigenza scolastica ha bisogno di unione e compattezza; necessita di una seria e articolata riflessione sul ruolo riconosciuto con la Legge Bassanini del 2001 , necessita di riscoprire la fierezza e la dignità della funzione  attribuita dalla legge e attualmente spesso ingratamente svolta nel quadro territoriale di riferimento.

Penso che la sperequazione retributiva, interna alla categoria ed esterna nei confronti delle altre dirigenze dello stato, non ha motivo di esistere e contribuisce alla demotivazione lavorativa e al mancato affrancamento sociale che si addice al nostro ruolo.

La costituzione di un nuovo sindacato dei dirigenti scolastici, come UDIR, può accelerare e catalizzare alcuni fenomeni di protesta insiti nella categoria, che a tutt’oggi comunque non hanno avuto modo di trovare la giusta concretizzazione.

A nome nostro e di tutta la scuola italiana, ci aspettiamo una forte risposta da parte del MIUR e del governo a difesa della dignità del ruolo della categoria e della professionalità dei dirigenti scolastici.

 




Digitalizzazione, le ultime novità

Prima parte

 

Nell’ottica della semplificazione  del Governo Italiano e delle ultime direttive Europee

un breve elenco  delle novità più significative:

 

Viene definita Fattura elettronica solo quando viene inviata al destinatario in formato elettronico ( esempio: PEC. SDI, ecc…) – Vedi direttiva Europea n. 45/2010/UE

 

La fattura elettronica

deve essere portata in conservazione con cadenza annuale – vedi DM 17/6/2014. Quindi la conservazione delle fatture elettroniche  è stata allineata  a quella dei libri e registri contabili e dovrà essere completato entro il termine di tre mesi dalla scadenza prevista per la presentazione della dichiarazione annuale

 

La fattura elettronica può essere conservata in altro Stato purché si attenga alle regole di conservazione Italiane. Pertanto quando si stipula

 un contratto i outsourcing, avente per oggetto il servizio di conservazione, va specificato  il luogo fisico di conservazione

 

L’articolo  6  DMEF 17 giugno 2014 stabilisce che il pagamento dell’imposta di bollo debba avvenire  entro 120 giorni dalla chiusura di esercizio e non dovranno più effettuarsi comunicazioni preventive e consuntive  alla Agenzie delle EntrateCol DMEF 17 giugno 2014  viene stabilito  per i documenti rilevanti  ai fini fiscali e tributari  l’implicita abrogazione dell’invio telematico all’Agenzia delle Entrate  dell’impronta dell’archivio informatico oggetto di conservazione

 

Nota: la diffusione della fatturazione elettronica  dovrebbe portare  in Europa  un risparmio pari a 240 miliardi in 6 anni e questo è uno dei moti essenziali che sta prendendo sempre più piede la volontà di creare una infrastruttura paneuropea per gli interscambi  legati alle procedure di appalto che comprendono lo scambio delle fatture:

Il progetto pilota  PEPPOL ( Pa-European Public Procurement On line)

 

Il regolamento Eidas

 

REGOLAMENTO (UE) N. 910/2014 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO

del 23 luglio 2014

Regolamento in materia di identificazione elettronica e servizi fiduciari per le transazioni elettroniche nel mercato interno

(Regolamento eIDAS), che entrerà in vigore il 1° luglio 2016

 

Il regolamento Eidas

Scopo del Regolamento

Consentire transazioni elettroniche sicure e omogenee fra imprese, cittadini e autorità pubbliche, in modo da migliorare l’efficacia dei servizi elettronici pubblici e privati

Identificazione e autenticazione SPID

 

SPID: Sistema Pubblico per la gestione dell’Identità Digitale di cittadini e imprese

“Il sistema SPID è costituito come insieme aperto di soggetti pubblici e privati che, previo accreditamento da parte dell’Agenzia per l’Italia digitale, […] , gestiscono i servizi di registrazione e di messa a disposizione delle credenziali e degli strumenti di accesso in rete nei riguardi di cittadini e imprese per conto delle pubbliche amministrazioni, in qualità di erogatori di servizi in rete, ovvero, direttamente, su richiesta degli interessati.” (CAD-art. 64 comma

Gestori attualmente accreditati:        INFOCERT ID – InfoCert S.p.a              POSTE ID – Poste Italiane S.p.a          TIM ID – Telecom Italia Trust Technologies S.r.l.

 

Circolare Accredia 7/2016 del 23 febbraio 2016

Necessario ottenere una conferma di garanzia equivalente delle procedure adottate dal soggetto pubblico o privato per controllo e la verifica dell’identità (persona fisica) a quelle definite nella sezione 2.1.2 del regolamento di esecuzione 2015/15022-sexies)

 

Sigilli elettronici 

 

Il sigillo elettronico è trattato dagli artt. 35 fino a 40 del regolamento e serve per provare l’emissione di un documento elettronico da parte di una determinata persona giuridica, dando la certezza dell’origine e dell’integrità del documento stesso; oltretutto, secondo l’art. 35, ad un sigillo non possono essere negati gli effetti giuridici e l’ammissibilità come prova in procedimenti giudiziali solo perché è elettronico.

 

Contrassegno elettronico

 

Il contrassegno apposto ai sensi del primo periodo sostituisce a tutti gli effetti di legge la sottoscrizione autografa e non può essere richiesta la produzione di altra copia analogica con sottoscrizione autografa del medesimo documento informatico. I programmi software eventualmente necessari alla verifica sono di libera e gratuita disponibilità”.

Salvo Esposito




LA SINTESI: INTERVISTA CON GIUSE SABELLA

Sono sempre stato attratto (e lo sono tuttora) dalle band italiane che hanno portato bellezza e novità in un panorama musicale, quello italiano, che non lascia spazio alle composizioni originali ed innovative, ripiegando spesso sul “già sentito” o peggio sulle imitazioni dei cosiddetti “Big”.

Il lettore oramai ben conosce la posizione di chi scrive e sa pure la sua totale avversione per le canzonette ed i tributi.

Dai tempi dei KARMA di “Terra” e dei MOVIDA di “Frammenti simili”, tra la fine degli anni novanta e l’inizio degli anni zero, ho sempre ammirato l’underground milanese foriero di novità innovative dal punto di vista musicale e compositivo.

A quattordici anni dallo scioglimento ho incontrato per una chiacchierata Giuseppe “Giuse” Sabella basso e voce del disciolto gruppo milanese “La Sintesi”, progetto seducente di quegli anni a cavallo del nuovo millennio.

Oggi Giuseppe Sabella è ricercatore sociale e saggista, collabora con varie testate giornalistiche tra cui Il Sole 24Ore, è autore di libri legati al welfare ed all’economia tra cui cito “Da Torino a Roma: attacco al sindacato – La crisi dei corpi intermedi e il futuro della rappresentanza” e l’ultima fatica fresca di stampa che ho appena acquistato: “Rivoluzione metalmeccanica. Dal caso Fiat al rinnovo unitario del contratto nazionale” (Guerini e Associati – La Nuova Industria – Pagine 149).

Lucido, senza rimpianti, Giuse racconta scavando nei ricordi, qualcosa del gruppo, esprimendo alcune interessanti considerazioni sulla scena musicale italiana.

PERTH: Mi è sempre piaciuto il nome della band di cui hai fatto parte per 12 anni assieme a tuo fratello Michele, a Giorgio Mastrocola e a Lele Battista, mi pare quasi una «risposta definitiva» che c’entra con la vita. Senza facili retoriche, senza troppe nostalgie, senza esagerati romanticismi: chi è stata “La Sintesi”?

GIUSE: “La Sintesi” è stata la grande avventura della nostra adolescenza. Ci siamo ritrovati da amici attorno ad un grande progetto che faceva vibrare il nostro cuore sognante. Da qui anche il nome del nostro primo disco, “L’Eroe Romantico”, l’Eroe che rincorre i suoi sogni.

PERTH: Dopo molti anni ce lo puoi dire: perché vi siete sciolti?

GIUSE: Semplicemente perché per ognuno di noi la vita stava cambiando. Ma non ne eravamo del tutto consapevoli. Cosi, con molta sofferenza, abbiamo accettato di andare incontro al cambiamento, senza mai dirci «è finita». E così ognuno di noi ha capito ciò che desiderava per il proprio sé e, col tempo, ad accettare il nuovo sé dell’altro. È stata dura, ma dopo un primo momento difficile ci siamo riscoperti amici in un modo nuovo… amici per sempre: quello che ci ha unito resta indelebile.

PERTH: Alcuni componenti de “La Sintesi” hanno continuato con proprie esperienze musicali, ora ti occupi con successo di tutt’altro ma tu hai mai pensato ad una carriera solista?

GIUSE: No, mai. In un primo momento volevo lavorare per l’ufficio artistico di una Casa Discografica, volevo continuare a lavorare con gli artisti in un modo nuovo. Alla fine mi ero sempre occupato dei rapporti con la nostra Casa Discografica ma molti fattori mi hanno portato ad accettare una proposta che arrivava da altro settore, che è quello dove mi sono specializzato e dove ho maturato la mia professione attuale.

PERTH: “Ho mangiato la mia ragazza”, Sanremo 2002, un pezzo che fa storia anche oggi, come è nato?

GIUSE: È un brano scritto da Lele (Battista) dopo aver letto un saggio sul cannibalismo, ha molto a che fare con il rapporto con l’altro. Anche Gesù si fa mangiare dai suoi apostoli per essere sempre con loro. Questo era ciò che Lele voleva dire con questa canzone: «ho mangiato la mia ragazza affinché lei fosse con me per l’Eternità». Tant’è che Pippo Baudo, che ci aveva voluto al Festival, ci presentò parlando di «atto d’amore completo, metafisico». Aveva capito bene…

PERTH: Immaginiamo oggi una ipotetica raccolta dei gruppi italiani appartenenti alla scena, alla generazione, di cui anche voi avete fatto parte in un modo o nell’altro, quali tra i vostri brani metteresti nella compilation?

GIUSE: Sicuramente “Tempo alle Mie Voglie”, la nostra prima Hit; suona ancora attualissima. E poi “Sbalzi d’Amore”, “Curiosità”, “Nero”, “Stare Fuori”, “Bollette Trasparenti”, “Un Periodo un po’ Così”. E, perché no… “L’Impronta”.

PERTH: Il fermento milanese degli anni zero di cui avete fatto parte, al netto di pochissime band, non è riuscito a confermare le attese. A tuo avviso perché?

GIUSE: Perché da allora i principali «fruitori» della musica sono stati interessati più agli eventi televisivi come i Talent che non alla musica stessa.

PERTH: “Curiosità“ per un rocker incallito come il sottoscritto è il brano più bello dell’album “L’eroe Romantico” e oltre alla musica una frase mi ha colpito: «…voglio passare tutta la vita a curiosare…» affascinante la posizione. Ce ne parli?

GIUSE: Per me è sempre stata il nostro inno. E lo è anche oggi. La curiosità è importante per poter scoprire ogni giorno cose nuove. Mi sono sempre sentito molto descritto da questa canzone, non solo nelle parole ma anche dall’energia che liberava.

PERTH: Quanto è contata per “La Sintesi” la vicinanza artistica di Morgan ex leader dei “Bluvertigo”?

GIUSE: Abbiamo incontrato e conosciuto Morgan nel 1995 ad un concorso per giovani band milanesi che avevamo vinto anche col suo voto di giudice. Già all’epoca si cimentava in questo ruolo in cui è molto bravo – fatti salvi i suoi eccessi – perché è un profondo conoscitore di musica. E questo è ciò che ci ha unito: la sua cultura musicale. Condividevamo ascolti che all’epoca erano banditi, vedi la musica anni ’80 per esempio. Morgan ci ha spinto a credere fino in fondo nella nostra musica e ci ha permesso di agganciarci alla Sony Music, che ha poi prodotto i nostri album e ci ha portato a Sanremo nel 2002. Morgan non è stato solo un produttore, ma, come dicevamo allora, il “Quinto Elemento” giocando col titolo del famoso film di Luc Besson.

PERTH: La Sony vi ha lasciato libertà artistica?

GIUSE: Si, da un punto di vista musicale nessuna intrusione. Aggiungo che la Sony ci ha permesso di lavorare con professionisti di altissimo livello nel campo dell’immagine, registi, videomaker, fotografi, grafici, etc.

PERTH: Come ricordavi prima, oggi, non solo è cambiata la musica in Italia, ma è cambiato l’intero meccanismo discografico, legato più alle produzioni televisive dei Talent che non alla musica originale e suonata. Cosa ne pensi?

GIUSE: Si, ed è ciò che toglie valore al circuito dei club. Oggi tutti vogliono essere «Talent». Ma il talento non si crea, il talento non lo crei perché insegni a cantare. Il talento ha solo bisogno di incontrare chi se lo prende a cuore e lo valorizza, facilitandogli un percorso virtuoso. Tutto il resto sono le baggianate che anche noi sentivamo dire dai nostri discografici. Ma quando poi loro ascoltavano la nostra musica battevano le mani. E lì finivano le chiacchiere.

PERTH: Quali erano i tuoi sogni di allora? E di oggi?

GIUSE: Allora sognavo di fare musica e di suonare dal vivo anche all’estero. In Italia avevamo suonato ovunque, da nord a sud. Oggi sogno di raccontare i miei libri: in Italia già lo faccio, vorrei farlo oltre confine. A volte penso che non sia cambiato poi molto.. (sorride).

PERTH: Un’ultima domanda che devo farti, perché interpreta il sentimento di molti lettori: non è che ci ripensate e tornate insieme?

GIUSE: Potrebbe un giorno «scapparci» una Reunion per un concerto ma come avrai capito le nostre strade oggi si sono divise, ma la nostra amicizia… quella è per sempre!

 

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PERTH




E’ MORTO CHRIS CORNELL, VOCE DEI SOUNDGARDEN

E’ morto improvvisamente Chris Cornell nella notte a Detroit mentre era in tour con la storica band di Seattle.

Solo poche ore prima del decesso i Soundgarden avevano tenuto un concerto al Fox Theatre.

Ne ha dato notizia il suo agente Brian Bumbery. Cornell aveva 52 anni e le cause del decesso non sono ancora note.

Sotto shock la moglie Vicky Karayiannis ed i tre figli: Lillian Jean, Toni e Christopher Nicholas.

RIP Chris!

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Perth




l’Onorevole Hackers

Il 7 maggio è stata una domenica davvero importante  e non solo per  la politica italiana, Renzi nominato segretario del PD, considerato un  intreccio che, secondo gli esperti della politica, ha rilanciato un forte segnale di cambiamento.

L’altra notizia importante è la scelta dei francesi del presidente Macron.

Non intendo pronunciarmi, nel rispetto della democrazia, sulle due scelte politiche ma voglio esprimere il mio stupore sullo « sventolio » dell’ingerenza degli hacker , quasi per dare la colpa, a questi attacchi informatici, delle sorti politiche………..sembra quasi la famosa espressione : « tutto va male ,governo ladro ! ».

Quindi gli hackers non sono tutti uguali! E sono buoni quando « attaccano » il politico antipatico di turno e penso a Berlusconi, mentre sono buoni quando usano ingerenza nei confronti del politico simpatico e penso a Macron.

Ormai lo sanno pure le pietre che gli hackers sono così diversi fra di loro che solo i telegiornali nazionali li infilano tutti dentro lo stesso calderone dei pirati informatici.

Solo loro mettono sullo stesso piano chi danneggia i sistemi computerizzati e chi ci fa un solo giro dentro, chi lo fa per ansia di conoscenza e voglia di sfida e chi lo fa per profitto, confondendoli spesso con gli sviluppatori di software e i militanti computerizzati.

Ma, insomma ci sono gli hacker cattivi e gli hacker buoni? E chi sono?

Gli hacker hanno grandi capacità logico deduttive, sono grandi esperti non solo di informatica e programmazione, ma anche di sicurezza in genere, di crittografia e decifratura codici.

Molti ragazzi che si avvicinano al mondo dell’informatica vengono attratti da queste figure e sognano di diventare come loro.

La maggior parte delle volte gli attacchi sono rivolti alle comunicazioni commerciali, ai trasporti, ai servizi energetici e idrici. Per ciberwarfare s’intende l’uso di tecnologie elettroniche , informatiche e dei sistemi di comunicazione usate contro possibili nemici: politici, industriali, religiosi. È un dato di fatto incontrovertibile e oggi sempre di più cresce la consapevolezza.

 Come ad esempio durante la campagna elettorale statunitense, diversi hacker sono riusciti ad entrare nei computer e spiare i dati personali dei candidati alla presidenza e di chi è strettamente legato politicamente a loro.

Per contrastare questi malintenzionati nasce l’anti-hacker, ovvero colui che tramite l’informatica combatte contro gli hacker, difendendo la nostra privacy sulla rete e i nostri codici bancari da un sistema ormai tutto tecnologico.

 

La stragrande maggioranza degli hacker segue un’etica basata sui concetti di cooperazione e di condivisione del sapere, e la loro stella polare è «il diritto illimitato all’informazione».

Secondo il «file di gergo» l’hacker ethic, cioè l’etica hacker, consiste nell’idea che la condivisione di informazioni sia un bene e che la responsabilità etica degli hackers sia di condividere le proprie conoscenze scrivendo testi e programmi open source e facilitando l’accesso all’informazione e alle risorse di calcolo ovunque sia possibile.

Il system-cracking fatto per divertimento ed esplorazione può essere eticamente accettabile fintanto che il cracker non commette furti, atti vandalici e finché non si appropria di dati confidenziali e condivide la conoscenza acquisita.

Il ragionamento è semplice.

Se l’informazione è potere e la tecnologia il suo veicolo, per opporsi al monopolio dell’informazione «che serve a dominare le masse» ogni mezzo è legittimo per redistribuire informazione e conoscenza. 

 Anche se nel mondo esistono persone capaci di fare qualsiasi cosa con un computer, nel 99% dei casi è difficile si abbia a che fare con magiche tecniche informatiche perchè, in linea generale, chiunque sia dotato di furbizia e volontà può catturare informazioni private registrate online di un’altra pesona.

 Il furto di password e account è basato soprattutto sull’ingenuità delle vittime che, spesso per sbadatezza o poca competenza tecnica, si lasciano ingannare aprendo loro stessi un varco facile da superare.

 Una volta che qualcuno trova la password di un account online, può utilizzarlo per spiare fatti privati (se si pensa alle Email o Facebook) o, peggio, per modificare informazioni o sfruttare l’account con scopi pubblicitari o commerciali.

 

 Per capire come difendersi e come non cadere nelle trappole più comuni, è importante prima di tutto sapere quali sono i metodi e le tecniche più usate per rubare la password, ma questo sara argomento di prossimi articoli.

Salvo Esposito