Fascismo: fu vera gloria? ai posteri onesti l’ardua sentenza…

Mi scusi Egregio Signor Presidente, ma da Lei proprio non me lo aspettavo…

Esistono i fatti e le opinioni, ma non le invenzioni dei primi o la strumentalizzazione delle seconde, tanto più che siamo in piena campagna elettorale e Lei, Egregio Signor Presidente dovrebbe mantenersi super partes, in nome dell’imparzialità (ahahahah da morir dal ridere N.d.R.) del suo incarico presidenziale…

Durante le celebrazioni al Quirinale per la Giornata della memoria 2018, Ella sul ventennio Fascista ha affermato: “Sorprende sentir dire, ancora oggi, che il fascismo ebbe alcuni meriti, ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l’entrata in guerra. Si tratta di un’affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con determinazione”.

Caro Mattarella, Lei sostiene dunque che è un errore affermare che il Fascismo ebbe alcuni meriti, ma io non sono d’accordo, o meglio preferisco sbagliare che vaneggiare…

E voglio sbagliare, in nome della storia, andando a consultare i testi non solo scolastici, ma soprattutto riprendendo i fatti realmente accaduti, così come ha fatto l’illustre Alessandro prof. dott. Tamborini, da cui recupero informazioni significative, ricostruendo in modo impeccabile i fatti veri che oggi sono sparsi nei libri di storia ma mai messi in ordine perché non è interesse di una certa parte raccontare la verità.

Mi permetta anzitutto di proporLe, giusto per rispolverare la memoria Sua e dei nostri lettori, un parziale elenco delle opere fatte in un periodo in cui l’italia era considerata più di oggi.

Accerterà così che è stato fatto più in vent’anni di Fascismo che in settantanni di democrazia.

I meriti del fascismo non sono un’invenzione di qualche nostalgico, ma un dato ormai acquisito nella storiografia e nella coscienza comune, dopo lunghi decenni di rimozioni e demonizzazioni.

Prima di tutto, c’è una bella differenza tra regimi totalitari, come comunismo e nazismo, ed il regime autoritario, con il consenso del popolo, quale fu il Fascismo.

Inoltre, i milioni di esseri umani uccisi nel secolo scorso per mano del comunismo rappresentano lo stesso crimine contro l’umanità a pari merito dell’olocausto.

Sarebbe stato giusto, signor presidente, ricordare anche questo nella giornata della memoria, proprio per essere corretti ed imparziali così come il suo ruolo Le impone.

Basti pensare allo sterminio degli Armeni (1894 e 1915-16) ed a quello dei cinque milioni di contadini ucraini (1932-33) oppure ai quasi due milioni di morti in Cambogia (1975-79) per mano dei Khmer Rossi…

Ritornando al Ventennio, desidero ricordare che le Leggi razziali non erano nel Dna della dottrina fascista, come attesta il gran numero di ebrei che aderirono al fascismo fin dall’inizio.

L’ebraismo italiano era “profondamente integrato nella società plasmata dal regime fascista!” Gli ebrei fascisti non erano un corpo estraneo allo stato e i suoi più alti esponenti proclamavano “l’assoluta fedeltà degli israeliti al fascismo e al suo duce”.

Renzo De Felice, sul suo “Storia degli ebrei italiani”, scrive che gli ebrei furono fondatori, per esempio, dei fasci di combattimento di Milano, ebbero parte attiva nelle squadre di Italo Balbo e furono fra i protagonisti della “marcia su Roma”.

E’ noto che i provvedimenti a favore degli ebrei nel 1930, perfezionati nel 1931, risultarono tanto graditi alla comunità ebraica italiana che i rabbini innalzarono preghiere di ringraziamento nelle sinagoghe. E’ anche noto l’attacco lanciato dal Duce, contro le teorie nazionalsocialiste.

Riguardo alla natura del suo potere, il suo carattere dittatoriale è indubitabile ed è chiaro a partire dalla soppressione delle libertà nel 1925.

Il fascismo però non fu, nella fase del largo consenso (cioè almeno fino alla guerra di Etiopia e all’emanazione delle leggi razziali) un totalitarismo, come giustamente individuato da Hannah Arendt.

Ciò sia per motivi interni, avendo il fascismo nel suo seno anime diverse e differenti che trovavano nel Duce solo un’unità simbolica; sia per motivi esterni, cioè la forza temperante comunque esercitata dalla Chiesa Cattolica e dalla stessa Monarchia.

Quindi, lungi dal voler disconoscere la gravità di ciò che portò alle leggi razziali ed all’evento bellico, insisto nel riconoscere il valore di tutto ciò che di buono è stato all’epoca realizzato.

 Giusto per non dimenticare, le principali opere sociali e sanitarie realizzate durante il fascismo sono l’assicurazione sull’invalidità e vecchiaia, R.D. 30 dicembre 1923, n. 3184, quella contro la disoccupazione, R.D. 30 dicembre 1926 e l’assistenza ospedaliera ai poveri R.D. 30 dicembre 1923 n. 2841.

Con Mussolini nasce la tutela del lavoratore e la difesa dei diritti di donne e fanciulli R.D 26 aprile 1923 n. 653, l’Opera nazionale maternità ed infanzia (O.N.M.I.) R.D. 10 dicembre 1925 n. 2277, l’esenzione tributaria per le famiglie numerose R.D. 14 maggio 1928 n. 1312 e l’assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali, R.D. 13 maggio 1928 n. 928.

Nasce l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (I.N.P.S.), R.D. 4 ottobre 1935 n. 182713 mentre l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (I.N.A.I.L.), è già in vita da più di due anni…R.D. 23 marzo 1933, n. 264.

La settimana lavorativa diventa di 40 ore, R.D. 29 maggio 1937 n.1768, e nasce il sindacalismo integrale con l’unione delle rappresentanze sindacali dei datori di lavoro (Confindustria e Confagricoltura); 1923.

Sempre sotto il fascismo, vengono istituiti gli Assegni familiari, R.D. 17 giugno 1937, n. 1048, nascono le Case Popolari e si attua la Riforma della scuola “Gentile” del maggio 1923 (l’ultima era del 1859)!!!

Fiorisce l’Opera Nazionale Dopolavoro (nel 1935  essa dispone di 771 cinema, 1227 teatri, 2066 filodrammatiche, 2130 orchestre, 3787 bande, 1032 associazioni professionali e culturali, 6427 biblioteche, 994 scuole corali, 11159 sezioni sportive, 4427 di sport agonistico.)

Ma forse è la lotta contro l’analfabetismo uno dei migliori interventi del Duce: eravamo tra i primi in Europa, per il numero di analfabeti, ma dal 1923 al 1936 siamo passati dai 3.981.000 a 5.187.000 alunni – studenti medi da 326.604 a 674.546 – universitari da 43.235 a 71.512.

Come se non bastasse, Mussolini fonda il doposcuola per il completamento degli alunni ed istituisce l’educazione fisica obbligatoria nelle scuole, inaugura la refezione scolastica ed innalza l’obbligo scolastico fino ai 14 anni, inventa le Scuole professionali e la Magistratura del Lavoro.

Se poi vogliamo ricordare le opere architettoniche e infrastrutture, basti pensare alle Bonifiche delle paludi Pontine, ma anche in Emilia, Sardegna, Bassa Padana, Coltano, Maremma Toscana, alla nascita dei Parchi nazionali del Gran Paradiso, dello Stelvio, dell’Abruzzo e del Circeo, al potenziamento delle Centrali Idroelettriche, all’elettrificazione delle linee Ferroviarie, agli Impianti di illuminazione elettrica nelle città ed alla fondazione di 16 nuove Province.

Con Mussolini si ha Viale della Conciliazione, lo Stadio dei Marmi ed il quartiere dell’EUR a Roma.

Il Duce fonda l’istituto delle ricerche, con a capo Marconi, inventore della radio e dei primi esperimenti del radar, non finiti a causa della sua morte.

Sempre nel ventennio fascista, si ha la costruzione di molte università tra cui la Città università di ROMA, l’inaugurazione della Stazione Centrale di Milano nel 1931 e della Stazione di Santa Maria Novella di Firenze, nonché la costruzione del palazzo della Farnesina di Roma, sede del Ministero degli Affari Esteri.

In ambito politico e diplomatico, Il governo fascista emana il codice penale (1930), il codice di procedura penale (1933, sostituito nel 1989), il codice di procedura civile (1940), il codice della navigazione (1940), il codice civile (1942) e numerose altre disposizioni vigenti ancora oggi (il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, il Codice della Strada, le disposizioni relative a: polizia urbana, rurale, annonaria, edilizia, sanitaria, veterinaria, mortuaria, tributaria, demaniale e metrica).

Ma giusto per non tediare il lettore con quest’overdose di riforme sociali e di conquiste civili, mi voglio soffermare su un particolare emblematico: la gestione della crisi economica conseguente al crollo della Borsa del 1929, in un periodo di crisi finanziaria mondiale.

Nel momento in cui Il mondo del capitalismo è nel caos, il Duce risponde con 37 miliardi di lavori pubblici e in 10 anni vengono costruite 11.000 nuove aule in 277 comuni, 6.000 case popolari che ospitano 215.000 persone, 3131 fabbricati economici popolari, 1.700 alloggi, 94 edifici pubblici, ricostruzione dei paesi terremotati, 6.400 case riparate, acquedotti, ospedali, 10 milioni di abitanti in 2493 comuni hanno avuto l’acqua assicurata, 4.500 km di sistemazione idrauliche e arginature, canale Navicelli; nel 1922 i bacini montani artificiali erano 54, nel 1932 erano arrivati a 184, aumentati 6 milioni e 663 mila k.w. e 17.000 km di linee elettriche; nel 1932 c’erano 2.048 km di ferrovie elettriche per un risparmio di 600.000 tonnellate di carbone; costruiti 6.000 km di strade statali, provinciali e comunali, 436 km di autostrade.

Le prime autostrade in Italia furono la Milano-Laghi e la Serravalle-Genova (al casello di Serravalle Scrivia si trova una scultura commemorativa con scritto ancora “Anno di inizio lavori 1930, ultimato lavori 1933”).

Infine, sempre nello stesso periodo si ha la Riforma bancaria: tra il 1936 e il 1938 la Banca d’Italia passò completamente in mano pubblica (non come oggi che è in mano delle banche che deve controllare N.d.R.) e il suo Governatore assunse il ruolo di Ispettore sull’esercizio del credito e la difesa del risparmio.

Fondazione di Cinecittà, primi esperimenti televisivi nel 1929, Istituzione della Mostra del Cinema di Venezia, prima manifestazione del genere al mondo, nata nel 1932, creazione dell’albo dei giornalisti, della guardia forestale, dell’archivio statale, anno 1928, nonché del Corpo dei Vigili del Fuoco, completano l’opera…

Allora, Egregio Signor Presidente, prima di parlare, non facciamo di tutta un’erba un fascio… per favore.

Antonella Ferrari

http://betapress.it/index.php/2017/12/25/litalia-e-lultradestra/

 




Figli verso il nulla…

Giù la maschera, diciamoci la verità, i nostri figli hanno sempre ragione, sempre che la cosa non riguardi noi stessi.

Solo in quest’ultimo caso siamo pronti a farli sentire inappropriati, stupidi, ingenui, in una parola: demotivati.

In un passaggio del suo libro, “Contro i Papà”, Antonio Polito sintetizza questo concetto: “Invece che fare i genitori, ci siamo trasformati a poco a poco nei sindacalisti della nostra prole, sempre pronti a batterci perché venga loro spianata la strada verso il nulla”.

I ragazzi di oggi allontanano sempre più il momento del distacco dalla famiglia.

Oramai essere trentenni e vivere con i genitori è la normalità.

Perché questo accade?

I motivi del tutto sociologici e relazionali sono innumerevoli ma proviamo rapidamente ad analizzare un aspetto determinante: il nostro rapporto (di genitori) con i loro problemi, nel lasso di tempo che intercorre tra la tenera età fino al salto nel buio rappresentato dall’ingresso da persone autosufficienti in società.

Cosa accade di prassi nella maggior parte delle famiglie moderne?

Qual è il meccanismo contorto e malato che rende bamboccioni i nostri figli?

È quel sottile accordo tra noi e loro che ci porta ad abbandonare ogni forma di coerenza e obiettività, sia che si tratti di un problema esterno alla famiglia (amici, fidanzati, insegnanti, scuola calcio, ecc) sia che questo sia interno (c’è da portare il cane a spasso, c’è da fare la spesa, da scuola devi portarmi solo bei voti).

Nel primo caso non lasciamo che  affrontino i problemi, lo facciamo noi per loro, pronti a regolare i conti con un adolescente piuttosto che con un insegnante, sol perché si tratta di nostro figlio e si sa: lui ha sempre ragione!

Quando siamo noi a chiedere loro qualcosa (dobbiamo pur dire che nostro figlio è il più bravo della scuola!) siamo pronti a caricarli di aspettative inaccettabili e di totale inadeguatezza.

Ai nostri occhi ci deludono e siamo pronti a rinfacciarglielo assieme a tutto quello che noi facciamo per loro: compreso il compito in classe d’italiano mandato tramite whatsapp!

Questi giovani, grazie a questo cortocircuito relazionale, vivono in un sistema di deregulation dove non ci sono certezze ma solo punti di vista strettamente connessi agli attori.

Dove conta solo vincere anche fuori dalle regole.

Demotivati, insicuri e incapaci di costruirsi un futuro, crescono in attesa che qualcuno regali loro un’opportunità.

Opportunità che probabilmente non arriverà.

 

Tanio Cordella




ANCODIS: BASTA CON LE DEMAGOGIE

Pubblichiamo con grande piacere un’importante comunicato stampa che ci giunge dall’associazione nazionale collaboratori dirigenti scolastici, che si batte per il riconoscimento del ruolo dei “Vicepresidi”.

Lasciando al comunicato l’espressione del pensiero dei collaboratori dei Dirigenti Scolastici che condividano, ci permettiamo qualche piccola osservazione:

Se il sindacato storico della scuola (tutte le sigle) avesse lavorato negli ultimi anni davvero per i lavoratori della scuola e non per le loro tessere, una frase come quella riportata in epigrafe non sarebbe mai passata per la testa di un sindacalista.

Perché se rappresentiamo le eccezioni come regole non possiamo più rappresentare nessuno, nemmeno noi stessi.

In questo paese serve l’obiettività dei fatti sopratutto in capo alle persone che dovrebbero tutelare interessi comuni.

Non dimentico che chi scrive è stato oggetto di mobbing e paradossalmente il sindacato si è messo dalla parte del mobbizzatore, ma in gioco c’erano soldi, potere, tessere … per cui ça va sans dire …

Cari Amici di Ancodis, tenete duro, la vostra battaglia è giusta, ma attenti alle spalle …

 

A.N.Co.Di.S.

Associazione Nazionale Collaboratori Dirigenti Scolastici

Turi: “Gli unici meritevoli erano gli amici del preside”. Chi tace acconsente….

 

L’Associazione Nazionale Collaboratori Dirigenti Scolastici nel leggere con sorpresa le dichiarazioni del Segretario Generale Scuola UIL (https://www.tecnicadellascuola.it/lattacco-della-uil-scuola-gli-unici-meritevoli-gli-amici-del-preside-carta-del-docente-situazioni-truffaldine)  vuole intervenire per fare chiarezza su una frase – ove non fosse smentita – che considera demagogica, qualunquista e fuorviante.

Premesso che ANCODIS ritiene necessaria e fondamentale la presenza del Sindacato per il ruolo assolto nella storia di questo paese sia nel settore pubblico che privato, queste dichiarazioni – se non smentite – favoriscono quelle illazioni su alcune componenti di docenti che certamente non fanno bene al sistema scolastico italiano.

ANCODIS le contesta perché le ritiene ingenerose e denigranti verso il lavoro di chi si impegna quotidianamente con fatica e determinazione nella propria Istituzione Scolastica ed, in particolare, verso i Collaboratori dei DS che assolvono con grande spirito di servizio il loro compito senza un riconoscimento né giuridico né contrattuale.

Non possiamo continuare ad andare avanti sulla strada del pregiudizio con affermazioni che ledono la dignità, la fatica ed il lavoro (di docenza, di collaborazione, di coordinamento) dei cosiddetti docenti meritevoli ai sensi dei commi 126, 127 e 128 della Legge 107!

Il merito e la conseguente premialità – lo sanno bene i sindacalisti – si fonda su criteri deliberati dal Comitato di Valutazione ai sensi del comma 129 della 107/2015.

Esso è costituito dal DS, tre docenti dell’istituzione scolastica (due eletti dal collegio dei docenti e uno dal consiglio di istituto), due rappresentanti dei genitori (uno per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione), un rappresentante degli studenti e un rappresentante dei genitori eletti dal consiglio di istituto (per il secondo ciclo di istruzione), un componente esterno individuato dall’ufficio scolastico regionale tra docenti, dirigenti scolastici e dirigenti tecnici.

A questi criteri il DS deve attenersi con un’assunzione di responsabilità etica, morale e professionale!

E’ il caso di ricordare, inoltre, che ai sensi del comma 130, gli uffici scolastici regionali dovranno inviare al MIUR una relazione sui criteri adottati dalle istituzioni scolastiche e, sulla base delle relazioni ricevute, un apposito Comitato tecnico-scientifico – previo confronto con le parti sociali e le rappresentanze professionali – predispone le linee guida per la valutazione del merito dei docenti a livello nazionale in modo da avere un format nazionale sul quale adattare i criteri deliberati in autonomia dai Comitati di valutazione delle I.S..

Ciò detto, dalle parole di Turi sembra emergere una posizione “politica” che guarda ad una scuola del secolo scorso, ancorata a procedure generaliste ed omologanti che rendono tutti indistinti nei ruoli, nelle competenze, nella formazione, nella carriera.

Piuttosto, chiediamo al Sindacato di guardare all’interesse generale del sistema scolastico assumendo iniziative contrattuali moderne, efficaci ed efficienti.

Noi di ANCODIS siamo per la valutazione di sistema.

Ma prima occorre procedere al riconoscimento giuridico di quanti concorrono ai risultati – positivi o negativi – in ogni I.S..

In attesa di questa innovazione giuridica e contrattuale, resta in campo una valutazione di merito per TUTTI i docenti che non sono assolutamente gli “amici dei presidi” ma professionisti della scuola (nella didattica, nella innovazione e nella governance).

I Collaboratori dei DS che vivono la scuola in questi tre aspetti non possono accettare in alcun modo l’equazione PREMIATO=AMICO del DS!! Non ci stiamo!

E siamo i primi a dire che non temiamo alcuna forma di valutazione fondata su criteri condivisi (in attesa delle Linee guida del MIUR) e misurabili come avviene nel resto dell’Europa.

Siamo convinti che è una strada che deve continuare fermo restando che laddove si siano verificate storture o abusi non dobbiamo temere di denunciare e correggere.

Per queste ragioni non possiamo tacere e chiediamo alle altre Associazioni di categoria di fare altrettanto.

Almeno che ……. Chi tace acconsente!

Rosolino Cicero, Presidente ANCODIS Palermo

Renato Marino, Presidente ANCODIS Siracusa

Silvia Zuffanelli, Presidente ANCODIS Firenze

Cristina Picchi, Presidente ANCODIS Pisa

Mara Degiorgis, Presidente ANCODIS Cuneo

Antonella D’Agostino, Presidente ANCODIS Catania

Carla Federica Spoleti, Presidente ANCODIS Roma

 

http://betapress.it/index.php/2017/07/21/a-n-co-di-s-lotta-estrema-contro-le-ingiustizie/

http://betapress.it/index.php/2016/09/13/cercasi-buona-scuola/

http://betapress.it/index.php/2017/08/18/miur-il-dandy-delle-reggenze-ma-fu-vera-gloria/




Giochi Olimpici: Nobel per la Pace.

Mi perdonerà Vasco Rossi se prendo in prestito le parole di due delle sue canzoni per esprimere un concetto che sono sicuro ci troverebbe d’accordo … con l’unica differenza che quando si parla di accordi (musicali) lui è sicuramente migliore di me:

Sarà colpa del whisky? non credo, indubbie sono le rigide temperature invernali nei paesi del Nord Europa ma da lì a ubriacarsi ce ne passa … e non poco;

o sarà colpa del caffè? nemmeno! quest’ultimo è noto per tenere svegli e qui stiamo parlando di una dormita di più di cento anni.

ma non mi ricordo più di te… eh sì, sembra proprio che nessuno si ricordi più di Pierre de Coubertin, dei Giochi Olimpici e del Comitato Olimpico Internazionale, quando si parla di Nobel per la pace!

e, ancora, abbiamo perso un’altra occasione buona!

Forse .. è colpa d’Alfredo, o meglio di Alfred Nobel, che con i suoi discorsio premi, seri e inopportuni fa sciupare tutte le occasioni… Non credo, anzi mi piace fantasticare che, proprio nel suo ultimo anno di vita, Nobel abbia potuto seguire in qualche modo i primi giochi olimpici dell’era moderna e magari conoscere Pierre de Coubertin, chissà …

padre dei giochi olimpici
Pierre De Coubertin

Ovviamente mai mi permetterei di sostenere che i premi Nobel siano inopportuni, magari qualche assegnazione, o non assegnazione in questo caso, lascia perplessi.

Tra le assegnazioni sicuramente c’è quella all’ex Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama verso la cui azione politica non voglio esprimere giudizi, non spetta a me farlo, ma ai cittadini americani e alla storia.

Naturalmente se, in una delle sue prossime visite in Italia, volesse accettare un mio invito per giocare 18 buche su uno degli splendidi percorsi di golf Italiani sarebbe per me un onore poterne parlare con lui.

Ciò detto, il 44esimo Presidente degli USA ha ricevuto il premio nel 2009 e l’ironia della sorte ha voluto che giusto un anno dopo il giornalista d’inchiesta Bob Woodward, già premio Pulitzer, decidesse di pubblicare un libro dal titolo Obama’s War e due anni dopo lo stesso Presidente portò gli Stati Uniti ad essere parte, come tanti altri Paesi, dell’azione bellica per destituire il leader libico Mu’ammar Gheddafi. 

I Giochi Olimpici, invece, le guerre le fermano.

Giochi Olimpici: Nobel per la Pace. Nell’Antica Grecia, in occasione dei giochi, ogni ostilità si sospendeva e per tutto il loro svolgimento vigeva la “tregua olimpica” un periodo nel quale il confronto si trasferiva esclusivamente nella competizione sportiva.

Giochi Olimpici: Nobel per la Pace.
Giochi Olimpici: Nobel per la Pace.

Anche in occasione  dei Giochi Olimpici dell’era moderna, quelli voluti dal Barone De Coubertin, si è sempre cercato di riportare in vigore questa tradizione, divenuta un impegno concreto per i Paesi partecipanti ai Giochi.

Il CIO ha voluto fare anche di più quando, a partire dal 1992 si è adoperato raggiungere quanto inserito nella dichiarazione del millennio delle Nazioni Unite nella quale più di 150 Paesi, arrivati a 192 per Londra 2012, in tutto il mondo hanno sottoscritto tra le varie cose, il riconoscimento della tregua olimpica; nessuna guerra, stop alle ostilità, in occasione dei Giochi Olimpici.

Chiunque abbia aperto un giornale negli ultimi giorni può leggere che persino la tensione, che per molti sembrava in uno stallo granitico, tra Pyongyang e Seul sembra essere allentata in occasione dei giochi Olimpici Invernali che si disputeranno proprio nella Corea del Sud, a Pyeongchang, tra pochi giorni.

Già nel 1953 e nel 1955 arrivarono delle nominations per il Comitato Olimpico Internazionale, così come ne aveva ricevute cinque Pierre de Coubertin nel 1936, ma in tutti questi casi non si è mai arrivati alla assegnazione del premio.

La scelta di Vasco Rossi per raccontare questa storia non è casuale perché si intreccia con quella di Alfred Nobel.

Proprio in Italia, a Sanremo, quella splendida cittadina che con il suo festival musicale di grande successo non è stata particolarmente lungimirante nei confronti del rocker emiliano, è stato ospite Alfred Nobel negli ultimi giorni della sua vita.

“Sanremo è Sanremo” come dice lo slogan, ma Vasco Rossi è stato recentemente capace di fare (Modena Park, 1° luglio 2017) il concerto con più pubblico pagante al mondo, cosi come i Giochi Olimpici sono l’evento sportivo più importante del pianeta.

Qui si aggiunge Obama, che non nasconde il suo amore per l’Italia e, proprio tra gli innegabili successi del già Presidente degli Stati Uniti c’è quel motto “yes, we can!” divenuto famoso in tutto il mondo per indicare che ciò che si vuole è possibile e forse, in questo caso, possiamo davvero farlo.

Giochi Olimpici: Nobel per la Pace. Il sogno di vedere riconosciuto il Nobel per la Pace all’organizzazione che nella storia è sempre stata in grado di fermare davvero le guerre, anche se a volte solo per le settimane di competizione Olimpica, deve diventare realtà con l’aiuto di tutti quelli che come me amano lo sport; siamo sportivi, amiamo la competizione e ci piace vincere!

#OLYMPICPEACE

#OLYMPICNOBEL

#SPORTNOWAR

http://betapress.it/index.php/2017/12/31/il-tempo-dello-sport/