Il dilemma: lo Stato in reggenza!

Balletti, schiamazzi, frizzi e lazzi…

questo è ormai il nostro paese, è così resterà per i prossimi decenni, stretto dalla morsa del bisogno di fare riforme urgenti e dall’impegno di mantenere una folla di persone, italiane e non.

Il governo ancora non si forma, forse ci sarà un contratto di governo alla tedesca, gli italiani hanno votato ma probabilmente, come sempre, non fregherà niente  a nessuno del parere di questi quattro pezzenti di italiani che ormai non contano più nulla per nessuno, nemmeno per quelli a cui danno il voto!

D’altronde quando mai hanno contato? non è che adesso sia meglio di prima o viceversa.

Ma basterebbe guardare cosa succede nei vari mondi dello stato, dalla scuola fino ai carabinieri.

Ormai nella scuola si va a reggenze ed accorpamenti: 9000 scuole di cui circa 800 in reggenza, ovvero con un dirigente che in parte cura la sua scuola e in parte quella vicina senza dirigente; in questo modo il servizio sarà certamente “perfetto”.

Ma in ogni caso mentre prima avevamo un dirigente ogni scuola adesso ne abbiamo uno ogni sette, certo le scuole sono state accorpate e dove prima c’erano sette scuole con sette dirigenti oggi ci sono sempre sette scuole ma il dirigente è rimasto uno solo, e così vale anche per i DSGA (i segretari delle scuole) ma anche per i collaboratori del dirigente ( i vecchi vicepresidi).

Negli anni la scuola è stata massacrata silenziosamente sull’altare della mancanza degli alunni e della riduzione dei costi.

Premesso che lo Stato che non investe nella scuola e nel suo personale è uno stato che non conosce se stesso, specialmente i suoi doveri verso i cittadini, ma pare assurdo che non solo siano state messe insieme scuole con orientamenti differenti (un dirigente può dover gestire licei, agrari, elementari, medie, scuole professionali) ma si costringa il dirigente a lavorare due giorni la settimana in una scuola media ed elementare con 1000 alunni e tre giorni in una scuola superiore con altri 1000 alunni suddivisi in scientifico, classico, agrario, artistico, etc.

Già è bello se il dirigente si ricorda in che scuola deve entrare la mattina, per fortuna che il vicepreside lo chiama per ricordarglielo.

Inevitabilmente il carico di lavoro diviene altissimo, difficile da sostenere, tutto a discapito della qualità che dovrebbe essere garantita alle famiglie.

Certo abbiamo risparmiato tanti soldi, ma tanti! e dove caspita sono finiti visto che il debito pubblico aumenta comunque ed i servizi erogati dallo stato fanno sempre più schifo?

Eppure proprio oggi ci è stato detto che siamo usciti dalla crisi peccato che Il nostro è il terzo debito pubblico più alto del mondo: se raffrontato alla ricchezza nazionale siamo arrivati al 131,5%.

In lieve calo rispetto al 2016, ma solo perché non sono ancora stati contabilizzati gli aiuti destinati al salvataggio delle banche venete.

Davanti a noi, tra i Paesi più grandi, ci sono solo il Giappone, con un rapporto debito/Pil pari al 239,2 per cento, e la disastrata Grecia al 181,3%.

Riusciamo a dirci fesserie senza nemmeno provare un poco di vergogna.

Eppure siamo convinti che possa esistere il reddito di cittadinanza, gli 80 euro, il bonus docenti, il bonus maggiorenni e altre amenità del genere senza che nessuno li paghi, tanto l’importante è l’adesso, l’oggi, del futuro del paese sembra davvero che non freghi più niente a nessuno!

Betapress è ancora una redazione convinta che ci si potrà salvare solo guardando al futuro, anche se oggi gli Italiani non hanno più nemmeno le “pezze al culo”!!! Persino le case, vero bene italiano, ormai non valgono più nulla, e l’unico mattone che resta ormai agli Italiani è quello da tirare nei vetri dei palazzi dei politici romani.

Ci consola come sempre vedere che qualcuno cerca di reagire, ed appena vediamo qualche reazione su argomenti importanti siamo i primi a porli all’attenzione di tutti.

Ecco infatti il pensiero degli amici di Ancodis sulle reggenze scolastiche, bravi ex Vicepresidi, anche voi credete ancora in questo paese … 

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COMUNICATO STAMPA del 27 aprile 2018

ANCODIS: riconoscimento giuridico e caos reggenze.

Nel prossimo anno scolastico si ripeterà la stessa musica……stonata!

 

 

Un anno scolastico volge al termine ed ANCODIS vuol porre l’attenzione al prossimo con una amara constatazione: ancora un anno sprecato per la scuola italiana in relazione al grave problema delle scuole affidate a reggenza!

Esattamente un anno fa ponevamo il tema delle reggenze ed – oggi – corre l’obbligo di riproporlo alle Istituzioni (MIUR), agli operatori scolastici, ai genitori.

Cosa è successo in questo anno scolastico di nuovo? NULLA!

Assolutamente nessun passo avanti concreto se non l’indizione del corso-concorso tanto atteso dal 2011 ma ancora alla fase del bando. Anzi è notizia di questi giorni, che la prova preselettiva si svolgerà il 23 luglio 2018 (in piena estate e dopo la conclusione degli Esami di Stato), con buona pace dei candidati – stanchi fisicamente e psicologicamente – che tanta fiducia hanno riposto nel concorso!

Le Istituzioni scolastiche restano – per la quotidiana e complessa gestione – nell’incertezza dei tempi senza un DS titolare in grado di essere guida sicura in un mare sempre più tempestoso.

Il messaggio che arriva dal MIUR è semplicemente questo: continuate ad andare avanti con un DS reggente che sarà senz’altro in grado di sostenere gli impegni e le responsabilità di un’altra I.S. oltre a quella già affidata (chi ci crede? amara constatazione…).

 

Fino all’a.s. 2006-2007, se una I.S. rimaneva senza DS, si poteva nominare un preside incaricato che – a pieno titolo – ne assumeva una titolarità annuale; con il decreto legge n. 7/2005 convertito dalla legge n. 43/2005  Art. 1-sexies è stato abolito l’incarico di presidenza (ancora oggi però utilizzato!) ed un accordo politico tra governo e OO.SS. Area dirigenziale (art. 19 comma 1 lettera b CCNL AREA V), ha contrattualizzato l’istituto della reggenza che invece era stato pensato per la sostituzione di DS assenti per brevi periodi e non certamente per un intero a.s./diversi anni scolastici (amara constatazione…).

Deve essere chiaro a tutti che questa operazione aveva un solo scopo: consentire allo Stato – con il consenso dei sindacati firmatari – un notevole risparmio a danno di una proficua ed adeguata gestione di una scuola.

La ragione economica e la ragione di Stato hanno prevalso sull’interesse del personale scolastico, degli alunni e delle famiglie ad avere un Dirigente scolastico a tempo pieno; uno Stato che dichiara di avere tra le sue priorità la SCUOLA pubblica, laica e moderna e che, invece, mette in crisi la sua governance creando tensioni e criticità sia nella scuola di titolarità che in quella affidata a reggenza!  Ipocrisia di Stato si potrebbe definire!

 

Proviamo, dunque, a fare il punto sulla situazione:

  • le scuole affidate a reggenza (sottodimensionate e normodimensionate) in questo a.s. sono ben 748 (fonte ANP). In queste condizioni, la metà delle scuole italiane ha avuto un dirigente scolastico responsabile di almeno due scuole (con quanti plessi? In quanti comuni?);
  • in considerazione dei prossimi pensionamenti/aspettative/altri incarichi (utilizzati all’estero, distaccati al MIUR o negli URS con incarichi temporanei di dirigente tecnico o amministrativo, con esonero parlamentare, amministrativo o sindacale) la previsione è che per il prossimo a.s. le scuole senza DS arriveranno a circa 2500 (fonte UDIR);
  • per rappresentare in modo sicuramente parziale il fenomeno si riportano i dati relativi al numero delle reggenze in alcune regioni nell’a.s. 2017-2018 (fonte ANCODIS):

Piemonte 167

Lombardia 242

Friuli Venezia Giulia 61

Emilia Romagna 173

Lazio 147

Campania 59

Calabria 80

Sardegna 59

Sicilia 116

Di fronte a questo quadro certamente non edificante per il MIUR e per l’intero sistema scolastico italiano, non sono previste operazioni di immissione in ruolo con relativa assegnazione di sede prima del 31/08/2018 a seguito del mancato espletamento delle procedure concorsuali (che riteniamo non saranno concluse entro l’A.S. 2019-2020).

Pertanto, non resta che aspettare l’annuale e tanto attesa Circolare (agostana) per il conferimento degli incarichi di reggenza per l’A.S. 2018-2019 su tutti i posti rimasti disponibili dopo le operazioni di mobilità e sui posti relativi a scuole sottodimensionate ai sensi dell’art. 19 comma 5 della Legge 111/2011 (comma modificato dall’art. 4, comma 69, legge n. 183 del 2011, poi dall’art. 12, comma 1, legge n. 128 del 2013) che proverà ancora per un altro anno scolastico a mettere in tante I.S. una toppa inadeguata ad un buco gigantesco.

E si aprirà l’ennesima discussione da parte dei sindacati ed associazioni di categoria sulla grave situazione senza che NESSUNO tra il MIUR e le OO.SS. faccia un pubblico mea culpa sulle ragioni che hanno portato a questa insostenibile e disastrata condizione della scuola italiana.

 

I Collaboratori dei DS – che vivono quotidianamente la faticosa gestione delle scuole con DS titolare ed in reggenza – denunciano questa condizione divenuta ormai non più sostenibile né accettabile per un paese moderno che guarda all’Europa ma che mette in campo scelte politiche che lo allontanano dall’Europa!

ANCODIS vuole evidenziare che la condizione di criticità in cui versa la scuola italiana pubblica è anche dovuta a questa precarietà che ovviamente – in un sistema complesso e delicato – rende confusa la vision e debole la mission di ciascuna istituzione scolastica affidata a reggenza (possiamo immaginare tutto questo in una scuola NON statale?).

Non possiamo ignorarne le gravi conseguenze: demotivazioni nel personale, criticità nella gestione e nella organizzazione, insoddisfazione nei genitori cui viene meno il riferimento dirigenziale, indebolimento del profilo didattico ed educativo, perdita di identità nelle relazioni con le altre Istituzioni.

In questa triste ed amara realtà, a baluardo dell’identità costruita faticosamente anno per anno restano i docenti collaboratori del ds che assumono oneri e responsabilità nell’interesse della propria scuola senza alcun riconoscimento giuridico e con responsabilità certamente non indifferenti.

Occorre trovare delle soluzioni tempestive ed adeguate per dare risposte a quanti rivendicano il diritto ad avere una scuola guidata con competenza e professionalità in attesa dell’espletamento delle procedure concorsuali ancora in fase iniziale.

 

ANCODIS, dunque, propone al nuovo governo ed al futuro Ministro tre urgenti interventi legislativi attraverso un Decreto Legge:

 

  1. Riconoscimento giuridico dei Collaboratori dei DS e, tra di essi, di coloro che svolgono il ruolo di Primo collaboratore con funzioni vicarie (ex vicepreside). Lo sanno bene al MIUR che il “vicario” svolge di fatto, con l’istituto della delega, ruoli apicali in molti settori della vita scolastica, sostituendo il dirigente in caso di assenza (ferie in corso di anno ed estive) o impedimento. In queste circostanze, le scuole vengono affidate dai DS ai loro vicari che ne assumono la responsabilità in ordine a quanto programmato unitamente all’onere di gestire ogni circostanza NON prevista o ogni situazione emergenziale.

Per non dimenticare il problema relativo ai tanti DS prossimi al pensionamento (al 31/8/2018 circa 500) che per fruire delle ferie hanno già di fatto programmato lunghe assenze dal servizio affidando la scuola ai loro collaboratori.

Per queste ragioni – deve essere chiaro – il vicario spesso NON fruisce del proprio periodo di ferie.  Ed il MIUR e OO.SS. non lo vogliono ufficialmente riconoscere!

 

  1. Ripristinare in TUTTE le scuole l’esonero per il Collaboratore cui il DS affida compiti di sostituzione in caso di assenza o impedimento, indipendentemente dalla materia di insegnamento/ordine di scuola e dall’organico dell’autonomia. I Vicepresidi oggi sono spesso impegnati in attività di docenza: rivendicano, pertanto, la necessità del distaccamento per lavorare a tempo pieno nell’attività di collaborazione dei DS titolari e reggenti. Il DS delega loro compiti e funzioni che però non possono esercitare pienamente se impegnati anche in attività didattiche. In questo modo molti DS si trovano in condizione di non avere un Collaboratore a tempo pieno che possa svolgere la funzione conferita e devono fare a meno di un collaboratore che assuma a tempo pieno deleghe e carichi di lavoro.

 

  1. Assegnare l’incarico di presidenza al Collaboratore di cui al punto a (ai sensi dell’O.M. 39/2004), finalizzato alla gestione temporanea delle scuole in reggenza fino all’insediamento del DS titolare. Si tratta di docenti che negli anni hanno certamente dimostrato competenza e professionalità (basta chiedere ai loro DS!) e che chiedono semplicemente di essere valorizzati nella governance della loro scuola.

Su questo punto è il caso di ricordare che il Miur ha diramato in questi giorni la Direttiva n. 281/2018 relativa agli incarichi di presidenza nelle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado per l’anno scolastico 2018/2019 precisando che non sono più conferiti incarichi di presidenza, eccetto i casi di conferma degli incarichi già conferiti.

Riteniamo necessario su quest’ultimo aspetto pensare ad un provvedimento d’urgenza che non lasci le scuole affidate alle reggenze: piuttosto, è opportuno ripensare al provvedimento di incarico non affidandolo più a docenti senza esperienza gestionale ma esclusivamente ai Collaboratori purchè abbiano un’esperienza certificata di almeno 36 mesi di servizio.

Sarebbe un riconoscimento al Collaboratore vicario per una fase limitata e transitoria e si darebbe alle scuole la possibilità di avere una guida a partire dal primo giorno del prossimo anno scolastico: molti Collaboratori, infatti, ricoprono questo ruolo da diversi anni, sono la memoria storica di una I.S., hanno sviluppato adeguate professionalità e capacità di organizzazione e gestione nella collaborazione con i loro DS.

Sarebbe, inoltre, un modo per investire sulle risorse esistenti e garantire una guida efficace ad ogni istituzione scolastica che non è più possibile garantire con le reggenze!

Proponiamo anche di monitorare periodicamente il lavoro del Collaboratore incaricato e di valutarne il servizio al termine dell’a.s. per l’eventuale riconferma nell’incarico nell’anno successivo ove permanessero le condizioni di reggenza.

Per tale incarico l’Amministrazione deve prevedere soltanto il costo relativo all’indennità di posizione: si avrebbe un risparmio sul costo della reggenza ed un conseguente minore aggravio dal FIS della scuola ogni anno sempre più esiguo.

 

Sono soluzioni che riteniamo coerenti ad un bisogno di governance, che tiene conto dei necessari presupposti di conoscenza delle dinamiche interne specifiche di ogni i.s. e delle criticità superate e da affrontare, di una riconquistata credibilità ed affidabilità nei confronti di docenti e famiglie, di una riduzione di oneri di lavoro a carico di DS reggenti che – è risaputo a chi vive la scuola – fanno comunque grande affidamento nei loro Collaboratori.

Siamo pronti a discutere soluzioni concrete, sostenibili, capaci di dare risposte ad urgenti necessità e contemporaneamente vogliamo dire a tutti: NOI CI SIAMO!

Nel frattempo – preso atto che sulla base della Direttiva n. 281 del 2018 verranno conferiti incarichi di presidenza ad un numero molto residuale di docenti ed in considerazione dell’art. 4 comma 1 – inviteremo tutti i nostri iscritti ed i restanti collaboratori a presentare agli UU.SS.RR. apposita istanza per il conferimento dell’incarico, impugnando in ogni sede competente sia il testo della Direttiva sia i singoli provvedimenti di esclusione per disparità di trattamento e per contrarietà manifesta alle esigenze di buon andamento della Pubblica Amministrazione.

I Collaboratori sono pronti ad assumere impegni a favore delle loro I.S.: mettiamoli in condizione di farlo e di dimostrare la loro professionalità riconoscendo capacità ad assumere responsabilità e competenze conseguite.

 

 

Per ANCODIS NAZIONALE

Rosolino Cicero, Presidente ANCODIS Palermo

 

 

 




KARMA – INTERVISTA AD ANDREA “CONTE” BACCHINI

A metà degli anni ’90 ero un musicista prestato all’Università e passavo il tempo libero con gli amici in sala prove, a vedere concerti e ad organizzarne pure.

Voglio oggi ricordare una delle band che per molte ragioni ha rivoluzionato la musica underground ed influenzato me ed altri centinaia di musicisti nel ventennio successivo allo stop (non allo scioglimento! N.d.a).

E’ un onore per me intervistare il mitico Andrea “Conte” Bacchini, eclettico chitarrista dei KARMA.

Ritrovarlo è come vivere di nuovo un momento magico degli anni in cui la musica era diretta e non drogata dai falsi miti proposti dagli odierni Talent, ma soprattutto alla portata di tutti.

Milano, 13 aprile 2018, ci vediamo a mangiare un boccone al Ristorante “Il Tronco” ed il “Conte” mi racconta di sé a partire dalla sua vita e dalla sua grande passione per la musica ma anche del rapporto divenuto da alcuni anni controverso con la chitarra, strumento a cui ha dedicato la vita e che forse non gli ha “ritornato” a pieno quel che erano le attese dell’inizio.

Non vi nascondo che è stato come ritrovare un amico con cui non ci si vedeva da molto tempo e nel dialogo con lui è emersa tutta la forza di una vita a tratti difficile, ma sempre vissuta con coraggio. Il giudizio sul mondo della musica è di una lucidità disarmante, il futuro? Pieno di desideri!

 

PERTH: Ci racconti come è iniziata l’avventura del “CERCHIO DEL KARMA”? Dopo più di 20 anni cos’è rimasto di quel mitico combo divenuto semplicemente “KARMA”?

ANDREA: Ti faccio una premessa: se tu facessi questa domanda ad ognuno di noi 5 (David Moretti – voce, Andrea Viti – basso, Diego Besozzi – batteria, Alessandro “Pacho” Rossi – percussioni e Andrea “Conte” Bacchini chitarra) ti risponderemmo tutti in modo diverso. Con alcuni eravamo amici ben da prima dei KARMA, ad esempio con David. Ci siamo visti un mese fa e con lui è un’amicizia vera, non ti vedi per un anno e basta una sola sera ed è come se non ci vedessimo da un giorno. Tornando alla domanda io sono un po’ l’archivista del gruppo, perché sono molto preciso e metodico (da questo nasce il soprannome “il Conte”; n.d.a.) e potrei dirti per filo e per segno ogni singolo passo fatto con i KARMA. Il gruppo nasce da una telefonata di Andrea (Viti) che conoscevo bene perché abitavamo nella stessa zona, Andrea aveva bisogno di un chitarrista per un concerto in una scuola di Milano. Con Diego (Besozzi) e con Andrea (Viti) abbiamo iniziato quindi a provare sin da subito, e suonavamo anche 5/6 ore al giorno tutti i pomeriggi. Il repertorio non era omogeneo, era molto scompaginato e andava da HENDRIX (di cui il Conte è grandissimo estimatore; n.d.a.), a BILLY COBHAM e i CULT, dando grande spazio all’improvvisazione. David (Moretti) venne a sentirci e ci chiese di cantare con noi. Per un certo periodo suonavamo anche pezzi dei DEEP PURPLE ed avevamo pure due cantanti: David e Gianluca Galeazzi (famoso per essere stato campione mondiale di subbuteo; n.d.a.). Un bel giorno poi ci siamo trovati in sala prove con Pacho, invitato da Diego, e dopo il primo pezzo suonato assieme affascinati dal suo assoluto talento, era infatti il miglior musicista di tutti noi, gli abbiamo chiesto di restare. Così è nato “IL CERCHIO DEL KARMA”. Dopo non molto abbiamo cominciato ad inserire qualche pezzo nostro, all’inizio composti quasi solo da David, che ha un istinto pazzesco nella composizione. Essendo lui un estro “fuori controllo”, che scriveva pezzi molto bizzarri, aveva bisogno di Andrea (Viti) e del sottoscritto per “sistemare” il tutto in modo quasi certosino… da qui nascevano i nostri brani, il resto è… KARMA!

PERTH: I giovani di oggi, in questo Paese dilaniato dalla crisi e da uno stato di disagio socio-politico hanno pochissimi sogni da vivere. Ci racconti cosa sentivate e cosa volevate cambiare in quegli anni?

ANDREA: Milano in quel periodo era una città molto frammentata, che potrebbe sembrare una cosa negativa ma non lo è. Molte pulsioni anche distanti tra loro, tanti stili ed un fermento quasi epocale, molti musicisti hanno tenuto a valorizzare aspetti sociali e politici attraverso le loro canzoni. Noi eravamo un gruppo che poneva la musica al primo posto… la musica doveva parlare per noi e doveva tentare di dare uno spunto per il cambiamento. Le nostre aspirazioni erano quelle di avere una carriera musicale che potesse far crescere quel che eravamo attraverso la nostra musica.

PERTH: Nel cuore delle nuove generazioni ci sarebbe ancora spazio per i Karma?

ANDREA: Secondo me sì. Certo non sicuramente ripetendo una formula tipo “come eravamo belli e giovani… ecco siamo tornati!”… dovrebbe essere un progetto NUOVO! Una naturale evoluzione di quel che erano i KARMA!

PERTH: David Moretti e Andrea Viti hanno continuato con il progetto JUAN MORDECAI ed ora, il primo (“la punta di diamante del cerchio” come lo definisce Diego Besozzi, il drummer della band; n.d.a.) ha fatto carriera ed è Direttore Creativo presso la Apple a Cupertino in California. Per il secondo faccio veramente fatica a dire tutti i progetti musicali, cito solo gli AFTERHOURS di cui è stato bassista per 10 anni – tra l’altro ha suonato con Agnelli&Co. per i 30 anni della band al Forum di Assago il 10 aprile u.s. –  ed il progetto YELLOW MOOR, che mi ha colpito particolarmente (https://vimeo.com/87995454). Diego vive nelle Marche e si occupa di emergenza sociale con il trip della pittura, Pacho ha collaborato con il Clan di MORGAN ed ora insegna percussioni. Raccontaci un po’ del rapporto con i tuoi colleghi ieri ed oggi.

ANDREA: Tutte persone con cui i rapporti sono rimasti ottimi. Erano la mia band, il mio progetto artistico e di vita! Ormai siamo molto lontani dal punto di vista kilometrico, hai detto bene, David ha fatto una gran carrierona ed ora è negli States, Diego si occupa di sociale e lo sento spesso, Pacho è un grandissimo “casalingo” (ride) e Andrea veramente non lo sento da un pò.

PERTH: …e tu cosa fai oggi? Ti occupi ancora di musica? Hai mai pensato ad una carriera solista?

ANDREA: Ultimamente ho una certa avversione per la chitarra. Un po’ devo dire che mi sento tradito. Le ho dedicato fin da giovane praticamente tutto! Dal punto di vista lavorativo ho insegnato chitarra per alcuni anni, ma alla fine è risultato frustrante. Ti arrivano genitori che questionano per le tariffe, ragazzi che iniziano di buona lena ma si stufano dopo poco tempo e alcuni che vogliono solo saper tenere in mano la chitarra per far casino… non è più come un tempo, ci sono sempre meno giovani che hanno voglia di suonare impegnandosi e sputando sangue come ho fatto io da giovane. Ho lavorato in alcuni negozi di dischi di Milano ed ho fatto altri lavoretti cercando di stare molto vicino a quel che volevo fare nella vita: il musicista. Mi hanno chiesto in molti di suonare in Band Tribute o Cover e, capiamoci, ho rispetto per quelli che lo fanno di mestiere, ma l’idea di finire in un pub a guadagnare 50 euro per suonare cover di altri è una cosa che…, è più forte di me, non ce la faccio! La musica è per me passione e la passione la puoi mettere in una cosa che hai scritto e che ti rappresenta, una sfera artistica e creativa che è un investimento emotivo per cui vale la pena suonare. Per quanto riguarda un progetto solista, io purtroppo non canto! Sono stato spronato da molta gente che mi diceva di provare a cantare e mi piace pure, ma non ho mai sviluppato l’indipendenza tra voce e strumento… non riuscirei neanche a fare “il Gatto e la Volpe” (famoso brano di EDOARDO BENNATO, struttura molto semplice in Fa, Rem, Solm e Do7; n.d.a.) suonando e cantando. Ma mi piacerebbe! Chissà…

PERTH: JUAN MORDECAI voleva perpetuare la fiammella iniziale di un Rock-Grunge, quello dei KARMA, che si sarebbe comunque evoluto in qualcosa di diverso. Cosa ti è piaciuto di quel progetto targato “Moretti-Viti”?

ANDREA: Il suo respiro internazionale come sono stati i KARMA, è stato la naturale evoluzione dei KARMA. Il Rock deve “suonare” anglosassone, non italiano!

PERTH: Molti sostengono che la scena italiana, legata al Rock “duro e puro” di fatto, non esista; troppe tribute band, pochi locali per la musica indipendente e l’underground portato solo da finti alternativi. Cosa ne pensi di tutti questi aspetti che negli ultimi dieci/vent’anni hanno portato ad un impoverimento dei talenti veri?

ANDREA: Urca! Questa è una domanda complicata… c’è mai stato qualcuno che in Italia ha fatto del Rock “duro e puro”? Ci sarà mai? (Ride). Ci hanno sempre detto che noi KARMA cavalcavamo l’onda Grunge… no! Avremmo fatto sicuramente parte dell’onda di Seattle fossimo nati in America, ma cosa vuol dire “cavalcare”? Noi in quegli anni ci siamo ritrovati in “qualcosa”! Ci siamo trovati dentro a quel “qualcosa” che emergeva nuovamente come movimento Rock! Semplicemente eravamo stufi della “plastica” degli anni ’80. E come noi altre centinaia di band. Da allora è aumentata esponenzialmente la possibilità di creare musica, anche con i Social, e qualche talento vero c’è, ma oggi il circo dell’industria musicale cerca bravi esecutori quindi non emergerà mai nessun talento che non sia disposto ad assoggettarsi alle logiche del potere discografico e mediatico… connubio diabolico! Oggi è sempre più difficile per le band promuovere la propria musica. Si fanno a tavolino album per lanciare dei bravissimi interpreti e non c’è più la seria passione per la costruzione di un disco che possa essere solo alla fine promosso con la tournèe. La vera questione è che la discografia è morta e non c’entra più nulla con il Rock. Una volta era illuminata ora assolutamente mercantile, interessata a tenere in vita i 4/5 artisti che fanno milioni di copie in tutto il mondo, ma interessata a scoprire nuovi talenti proprio no!

PERTH: I nomi di spicco della scena musicale alla fine degli anni ’90 erano RITMO TRIBALE, CASINO ROYALE, AFTERHOURS, LA CRUS, SCISMA, EXTREMA, TIROMANCINO, MOVIDA, ALMAMEGRETTA, MARLENE KUNTZ ne dimentico sicuramente molti ma voglio però aggiungere anche i TIMORIA dell’amico Omar, con chi ti piacerebbe oggi collaborare?

ANDREA: Che domandona! Sono amicizie storiche e alcuni che hai citato sono proprio amici cari come Mario Riso dei MOVIDA e REZOPHONIC. Qualche progetto con alcuni membri dei RITMO TRIBALE l’ho fatto pure… sicuramente se ci fosse un’idea artistica che esula da un imbarazzante amarcord ti direi che mi piacerebbe collaborare con molti nomi che hai elencato ma, per quel che ti ho detto prima, è comunque difficile rispondere oggi!

PERTH: Ho ascoltato fino allo  sfinimento il groove di Karma ed Astronotus, noto che la tua chitarra ha un posto di primo piano e, da chitarrista, ti chiedo quali set up hai usato per un suono che ancor oggi risulta modernissimo?

ANDREA: Io sono fondamentalmente per un suono meno “orpelloso” possibile a patto che la fonte sia eccellente e poco “lavorata” successivamente (la “fonte” sta per chitarra+amplificatore; n.d.a.). Dopo anni sono diventato estimatore MESA BOOGIE, dal vivo ho usato sempre Rectifier 50/100 o Trem o Verb, in studio sempre quelli, ma con dei finali di potenza, sempre MESA tipo Strategy 400 per spingere ancora di più. Distorsione dell’ampli e pochissimi effetti, pedale del volume con cui controllo anche la distorsione, delay e il cry baby (wha wha), ma sono molto “dry”, molto basic. Chitarre? Essendo io pro pickup “single coil” (dispositivo elettrico, in grado di trasformare le vibrazioni delle corde di uno strumento musicale cordofono in suono, il single coil è ad una singola bobina mentre l’humbucker è a doppia bobina; n.d.a.), la mia chitarra preferita è sempre stata la Fender Stratocaster, una chitarra “che non perdona”, come la Fender Telecaster d’altronde. Sono chitarre che più di altre riescono a portare il chitarrista a trovare il suo suono, più delle chitarre a doppia bobina (humbucker). In tutto ho 15 chitarre, in studio uso anche la Gibson Les Paul e oltre all’amore viscerale per la Fender Stratocaster amo anche la Paul Reed Smith McCarty.

PERTH: Personalmente sono legatissimo a “Lo Stato delle Cose”, “Terra” ed “Atomi”, hanno fatto da sottofondo a centinaia di giornate. Qual è invece la canzone dei KARMA di cui vai più fiero?

ANDREA: Ce la potremmo giocare tra Avorio e Samsara… le mie preferite!

PERTH: A risentirli due decenni dopo, i dischi rock anni ‘90 suonano ancora bene, ricordo come ci fosse la sensazione di poter veramente cambiare i clichè della musica contemporanea. Poi c’è stato il fenomeno dei Social che ha portato artisti (e non!) ad autoprodursi e a chiedere “like” agli amici e sostenitori, che solo nella minoranza dei casi ha portato successo ai pezzi proposti. Non trovi che ci debbano essere delle regole per poter definirsi artisti? Mi riferisco alla gavetta, ai live in locali semisconosciuti e alle case discografiche che dovrebbero passare il loro tempo a scovare talenti anziché farsi “passare” giovinastri da Maria De Filippi & Co. che ne pensi?

ANDREA: Qui mi provochi… potrei iniziare e non fermarmi più. Sono assolutamente d’accordo con te. Ciò che fa grande un gruppo è suonare tutto il giorno, massacrarsi di concerti, provare allo sfinimento fino a raggiungere una specie di telepatia dove tu fai una cosa e gli altri membri rispondono. Questa cosa succede solo con l’interazione continua, desiderata e fortemente voluta tra i membri del gruppo. Se non c’è questo allora ci si trova di fronte ad un prodotto costruito. Questo è il demonio! Il prodotto preconfezionato! Prodotto pilotato… creazione di un fenomeno momentaneo che viene spremuto e poi nella maggior parte dei casi gettato via. Una volta ci si costruiva una carriera componendo e portando nei live le proprie song. Ora la logica della carriera di una band è difficilissima. Manca una discografia illuminata e manager che credano nella band. Domandiamoci perché la figura del produttore stia scomparendo! Anche noi KARMA non abbiamo avuto un vero e proprio produttore che si è imposto, eravamo 5 musicisti litigiosissimi, delle teste calde e di cazzo (ride) e volevamo ognuno imporre le nostre idee. Fabri (Fabrizio Rioda; n.d.a.) è stato il nostro produttore ma, pur riuscendo ad indicarci una strada, non riusciva a fare molto di più con noi, spesso Fabri diceva che i KARMA sono stati il gruppo che più gli ha fatto venire il mal di testa… grandissimo! La scomparsa di queste figure sono segnali che dimostrano come vi è una frammentazione totale della musica. Per la discografia è più importante avere interpreti che autori. I gruppi scrivono! Forse bisogna fare i conti con il nuovo corso della discografia dei nostri tempi, ma io ho il dente avvelenato con il fenomeno dei Talent… è la morte!

PERTH: Un’ultima domanda è d’obbligo. Nel 2010 avete organizzato una reunion e, sinceramente, noi tutti pensavamo ad un nuovo album, poi nulla. Non avremo la fortuna di assistere ad un nuovo lavoro?

ANDREA: Noi ufficialmente non ci siamo mai sciolti: L’idea di fare “Karma III” non l’abbiamo mai abbandonata. Materiale ce n’è tanto anche se la vedo complessa da organizzare a breve, perché siamo tanto distanti… David è negli States, Diego in centro Italia… ma mai dire mai! L’unica cosa che non voglio è “reunion-effetto-nostalgia”, un greatest hits di noi stessi. No! Il mio desiderio sarebbe quello di un progetto creativo di cui andare fiero, un’opera che, guardando avanti e non indietro, possa essere accolta da un pubblico anche differente da quello dei KARMA. Io non voglio prendere per il culo chi ci ha amati!

PERTH: Grazie Conte!

 

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Perth




Presidi e Vicepresidi: Tutti in “ferie” per protesta!!

Se non fosse tragico ci sarebbe da morir dal ridere, Presidi e Vicepresidi in ferie per protesta il 17 aprile.

Una volta, tanti anni fa, la modalità di protesta dei lavoratori contro le angherie del padrone era lo sciopero; si fermavano le fabbriche, si bloccava la produzione o i servizi, i datori di lavoro perdevano soldi (anche i lavoratori non avevano pagata la giornata), finché non si trovava una soluzione che potesse mediare le posizioni.

I sindacati nel passato hanno usato lo sciopero in modo incontrollato e spesso senza logica, i lavoratori hanno perso solo soldi per ottenere dei risultati che alla fine erano peggiorativi, risultato finale lo sciopero oggi ha ben poco valore.

La situazione è ancor più ridicola quando lo sciopero è dei lavoratori statali: infatti unico obiettivo è quello di creare disagio ai servizi offerti per il cittadino in modo da sensibilizzare l’opinione pubblica verso le richieste dei dipendenti pubblici.

Il problema dei dipendenti statali è che oggi più che mai siamo diventati una società di qualunquisti e nichilisti, non frega più niente a nessuno di quello che succede se non come argomento per innalzare lamentele colossali e poi rintanarsi nella propria “tana” sbuffando e dicendo che questo stato schifoso è destinato a schiantarsi.

Amaro e noia. La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo … e l’infinita vanità del tutto.

Povero Leopardi, nichilista per condizione, poveri noi, nichilisti per cittadinanza.

Ma in questo Stato di cittadini inermi e ormai alienati da promesse rutilanti e dichiarazioni altisonanti, ci sono ancora categorie di persone che, seppur nella loro fragile italianità, cercano di resistere al nichilismo dilagante. E PER FORTUNA.

Ormai noto che Betapress sia affezionato al mondo della scuola, così tanto bistrattato, ma così importante per una speranza di futuro, resta sempre il pensiero di come fare per gridare nelle menti sonnecchiose dei politici italiani che così non va, non funziona, il sistema non regge.

I Presidi ed i Vicepresidi delle scuole negli ultimi anni, visto il pericolo di deriva e di cervelli all’ammasso che si profila all’orizzonte, stanno cercando in tutti i modi di urlare il disagio della Scuola Italiana, la sofferenza di chi ancora crede nei giovani e nelle loro potenzialità per far smuovere le coscienze e per ritrovare un cammino che prenda la genialità italica dei giovani e la trasformi in valore per il paese.

A questo punto scatta la genialità: non scioperiamo, si dicono presidi e vicepresidi, ma prendiamo ferie, che comunque non riusciremmo a fare visto che siamo sempre a scuola, e cerchiamo di rimanere uniti perché il grido di uno solo è flebile lamento ma il grido di mille è tuono potente.

Nella sempiterna speranza che il giusto vinca ed il disonesto perda, vi lasciamo ora alle parole del comunicato di ANCODIS che ben raccontano uno stato di disagio che la politica dovrebbe osservare e che i cittadini dovrebbero capire, uscite tutti dalle vostre TANE e cercate di capire cosa succede…


Presidi in ferie il 17 aprile per protestare:

anche ANCODIS evidenzia il forte disagio dei Collaboratori dei DS.

 

L’Associazione Nazionale Collaboratori Dirigenti Scolastici (ANCODIS) prende atto della decisione dell’Associazione SOLO DIRIGENTI (https://www.tecnicadellascuola.it/dirigenti-scolastici-necessario-uscire-dal-silenzio).

e del sindacato UDIR (https://www.orizzontescuola.it/17-aprile-saro-ferie-udir-aderiamo-alla-protesta-le-condizioni-lavorative-dei-dirigenti-scolastici) di protestare con un giorno di ferie per martedi 17 aprile 2018.

Con questa iniziativa i DS intendono far rilevare all’opinione pubblica “il malcontento di una categoria negli ultimi anni vessata, incompresa e con carichi di responsabilità eccessivi rispetto a stipendi decisamente non in linea, per essere eufemistici, con il carico di lavoro e con il resto della Pubblica Amministrazione”.

I promotori ritengono, inoltre, di realizzare una “forma di protesta civile, significativa e rumorosa, che sarà occasione per riflettere collettivamente e per mettere in risalto la situazione dei dirigenti scolastici dimenticati”.

Ricordiamo che già il 25 maggio 2017, una protesta dalle forme variegate (sciopero per alcuni/assemblee e ferie per altri) fece emergere questo malcontento della categoria che ANCODIS sostenne ritenendo pienamente fondate le ragioni che avevano portato a tale decisione.

I Collaboratori dei DS, non potendo non riconoscere le ragioni della protesta, dichiararono la solidarietà ed il sostegno ai presidi.

Oggi – nel confermare coerentemente quelle posizioni – ANCODIS non può esimersi dal fare rilevare la condizione di disagio dei Collaboratori che non hanno alcun riconoscimento giuridico né economico nonostante in ogni I.S. si caratterizzino per l’alto senso del servizio (senza limiti di tempo e di carichi di lavoro), per l’impegno quotidiano nella gestione e nell’organizzazione della scuola, per il ruolo di primi interlocutori per docenti, genitori ed alunni, per la funzione di mediazione nella ricerca di prime soluzioni nelle conflittualità tra alunni, docenti e famiglie (non dimenticando le aggressioni anche a loro danno).

Ribadiamo con assoluta fermezza e determinazione che il nostro lavoro è in gran parte LAVORO DI QUALITA’ e di SERVIZIO ma senza alcun riconoscimento giuridico.

ANCODIS, dunque, evidenzia con forza all’opinione pubblica che le scuole vengono gestite anche con il lavoro dei Collaboratori (si pensi alle numerose scuole in reggenza, ai plessi distaccati, alle attività extradidattiche, ai progetti, alle quotidiane emergenze, alla gestione delle procedure degli esami nei diversi ordini, alle sostituzioni dei DS impegnati in Esame di Stato).

Ed i nostri DS – impegnati nel riconoscimento delle loro legittime rivendicazioni – conoscono bene la fatica e l’impegno di chi li collabora lealmente, professionalmente e con competenza rendendo più efficiente l’organizzazione e la gestione delle Istituzioni Scolastiche loro affidate.

Noi Collaboratori dei DS vogliamo, quindi, ribadire due proposte che riteniamo necessarie nella scuola moderna: il distaccamento dalle attività didattiche per un Collaboratore in tutte le scuole con il ripristino delle funzioni vicarie in caso di assenza del DS (ex vicepreside); il riconoscimento giuridico nel quadro di una moderna progressione di carriera che tenga conto dei ruoli che ciascun collaboratore – nelle specifiche funzioni – assolve.

Vogliamo ricordare quanto scritto nel nostro documento costitutivo: “Pensiamo di essere sulla strada giusta, consapevoli delle difficoltà, ma forti della certezza che siamo parte integrante a pieno titolo della comunità educante nelle nostre I.S. e protagonisti del buon funzionamento delle stesse. Desideriamo rivendicare il diritto all’esistenza riconosciuta per norma di legge, regolamentata nel prossimo CCNL, definita in una carriera di quadro intermedio – middle management – dichiarata necessaria da più parti ma nei fatti ancora oggi non incanalata in una discussione seria che guarda alla scuola del 2020”.

Chiediamo di aprire il dibattito ed il confronto su questi temi con i rappresentanti delle OO.SS., delle associazioni, delle Istituzioni, per affermare che nella scuola moderna è necessario un riconoscimento giuridico dei Collaboratori del DS che renda merito al servizio, alle esperienze ed alle competenze.

Pertanto, il 17 aprile i Collaboratori dei DS iscritti ad ANCODIS non saranno in servizio.

E’ il momento di dire che abbiamo il diritto di ESISTERE. Con buona pace di tutti!   

 

Rosolino Cicero, Presidente ANCODIS Palermo

Renato Marino, Presidente ANCODIS Siracusa

Silvia Zuffanelli, Presidente ANCODIS Firenze

Cristina Picchi, Presidente ANCODIS Pisa

Mara Degiorgis, Presidente ANCODIS Cuneo

Antonella D’Agostino, Presidente ANCODIS Catania

Carla Federica Spoleti, Presidente ANCODIS Roma