Alessandro Gaetano: Nuntereggaepiù tour

“Vi racconto la Rino Gaetano Band”

L’intervista ad Alessandro Gaetano della Rino Gaetano Band

Alessandro, oggi la Rino Gaetano Band riscuote molto successo ed è un punto di riferimento per tutti coloro che sono orfani di Rino Gaetano: come nasce questa band e chi sono i componenti attuali ?

 

“Il progetto nasce dal desiderio di riscoprire Rino, di presentarlo alle persone che non hanno avuto modo di conoscerlo: cerchiamo di farlo sia attraverso la sua musica, sia attraverso i testi, dei quali è stato sia compositore che paroliere. La line-up attuale è la seguente: Michele Amadori alle tastiere, Ivan Almadori voce e chitarra, Marco Rovinelli alla batteria, Alberto Lombardi alla chitarra elettrica, Fabio Fraschini al basso ed infine io, Alessandro greyVision, voce, chitarra e percussioni. La prima formazione risale al ‘99 e aveva un altro nome. Ci sentiamo molto vicini al suono di Rino degli anni ‘70”. “

Sarete in tour tutta l’estate ed oggi (4 Luglio, n.d.r.), qui a Cortona (AR), va in scena un’altra tappa del vostro tour: cosa dobbiamo aspettarci da questo Nuntereggaepiù tour ?

“Il Nuntereggaepiù tour è il nostro modo di abbracciare quell’ LP che uscì nel lontano ’78, dando particolare risalto al brano Gianna, il brano che Rino portò in quell’anno a Sanremo, consentendogli di raggiungere la terza posizione. È risaputo che la sua iniziale decisione fosse quella di presentare al Festival proprio il brano Nuntereggae più. Gianna gli consentì però di dare ugualmente quegli “scossoni”, anche in televisione, a lui tanto cari.”

Dietro alla Rino Gaetano Band c’è una vera a propria Associazione, nata per dare valore alla memoria di Rino. Di cosa si occupa, precisamente, l’Associazione culturale italiana “Rino Gaetano” della quale è presidente tua madre, nonché sorella di Rino, Anna Gaetano ?

“L’associazione è nata per organizzare il Rino Gaetano Day, giunto all’ottava edizione. Ciò che ci unisce come band al Rino Gaetano Day è il fatto di portare un grande concerto gratuito in piazza, insieme a tanta solidarietà: l’Associazione, nel nome di Rino Gaetano, supporta ogni anno associazioni benefiche, attraverso la sua musica.”

 

Pensi che, al di là del vostro impegno, ci sia, in generale, un’adeguata sensibilizzazione per quanto riguarda il ricordo della figura di Rino ? A livello istituzionale, per esempio nelle scuole, viene fatto qualcosa in suo ricordo ?

 

“Penso di si. Recentemente ho avuto modo di andare in una scuola per portare il brano inedito ‘’Ti voglio’’, rivisitato e cantato da Artù (il quale ha ultimato il testo lasciato incompleto da Rino Gaetano, ndr) arrangiato dalla Rino Gaetano Band. I bambini hanno fatto una recita con i brani di Rino e di Artù che abbiamo cantato con loro. Personalmente, non mi piace l’idea di strafare: non penso che sia bello cercare di esserci per forza, ma esserci dove ti chiamano, dove sei benvoluto, che è sicuramente la cosa più bella.”

 

(Alessandro Gaetano durante l’intervista di Sacha Tellin; photo credit to Alejandro Joaquin Sotoi)

 

Fra le cose che sono state fatte in suo ricordo, c’è la fiction Rino Gaetano – Ma il cielo è sempre più blu. È stata oggetto di numerose polemiche, dovute in larga parte ad una inesatta ricostruzione dei fatti attinenti la vita del cantautore calabrese. Cosa ne pensi tu al riguardo ?

 

“Io e mia madre abbiamo già dichiarato in altre interviste che questa fiction non è rappresentativa di Rino: forse può esserlo in una minima percentuale. Nelle tv italiane è apparsa una figura di Rino distorta fino all’eccesso, un’immagine poco realistica per chi lo ha conosciuto in vita. Era sicuramente un personaggio irriverente e scanzonato, un pò burlesco e sicuramente controcorrente. Claudio Santamaria (attore che interpreta Rino nella fiction, ndr), ci ha regalato certamente un’interpretazione emozionante, è stato davvero bravo, ma il personaggio che gli hanno dato non è Rino Gaetano.”

 

E secondo te, perché hanno così leso l’immagine di Rino ?

 

“Probabilmente si tende a voler commercializzare un pò tutto e tutti, credo sia questa la reale motivazione. Direi invece a certi signori di commercializzare se stessi e non l’immagine degli altri.”

 

Venendo al mondo del cantautorato moderno, cosa pensi che differenzi i cantautori della generazione di Rino rispetto a quelli di oggi ? Ammesso e concesso che tu creda che quest’ultimi ci siano ancora.

 

“C’è un cantautore che può essere, sotto certi aspetti, accostabile alla figura di Rino, ed è Max Gazzè. Per quanto riguarda il panorama attuale non vedo tanta luce. All’epoca non tutto era prestabilito, nonostante ci siano alcune similitudini circa gli accordi con le etichette di allora come di oggi. Rino, ad esempio, era costretto a fare un LP ogni anno sebbene fosse completamente libero di inciderci sopra ciò che voleva, purché ne censurasse alcune parole. Era molto difficile allora creare dei progetti a tavolino, cosa che invece viene fatta oggi. Lo stesso Rino si batteva per tutto il contrario di ciò che vediamo oggi: quando arrivava al Folkstudio dicevano che era arrivato “lo strano”. Oggi invece, facciamo il commerciale, mercifichiamo e vendiamo tutto.”

 

Oggi i talent show sono un mezzo che permette, agli aspiranti cantanti, una visibilità che prima non era assolutamente possibile: quale pensi sia il loro contributo alla musica italiana ?

 

“Non sposo l’idea di questi show, non riesco proprio ad avvicinarmi ad essi. Nel mio piccolo faccio musica strumentale e i talent show sono un mezzo nel quale non credo affatto. Se io fossi un cantautore, me ne terrei alla larga: ti prendono, ti cuciono i panni che vogliono vederti addosso, confezionandoti a loro piacimento. Ho qualche amico che, anche se ogni tanto torna a fare qualche apparizione, si è completamente dissociato dai talent show che lo avevano inizialmente ‘’impacchettato”.

 

Tornando alla figura di Rino Gaetano, come mai, secondo te, ha conosciuto un’esplosione di popolarità dopo la sua scomparsa?

 

“Rino era tanto ermetico quanto semplice e diretto, il suo messaggio è come qualcosa che arriva in modo forte soprattutto ai più deboli, agli ultimi. Non nego comunque che ci siano persone che lo apprezzano solo perché, oggi, è una icona di stile al di là del suo messaggio.”

Quanto ha influito sulla tua scelta di fare musica, il fatto di essere il nipote di Rino Gaetano ?

 

“Iniziai da bambino, mosso da un’estrema curiosità verso il mondo della musica, quando ancora non realizzavo affatto che mio zio ne fosse immerso. Penso che la parentela non abbia influito molto: ero già coinvolto dalla musica. A pochi anni avevo già un giradischi che ha poi accompagnato la mia crescita. I miei brani preferiti mi seguono perfino durante il sonno. Non dico, come alcuni ipocriti, che la musica è la mia vita, piuttosto, che è una grande compagnia.”

Per concludere, quali sono i progetti della band per il futuro ?

 

“Abbiamo in programma di fare, senza però saperti dire ancora quando, un cd della band con alcuni pezzi di mio zio, registrati live o in studio: è una richiesta che ci fanno molto spesso dopo i concerti ed abbiamo quindi deciso di attivarci per realizzarla. Per quanto riguarda invece i live, dopo la fine del tour, sicuramente torneremo in alcuni dei locali che ci accolgono ogni anno calorosamente come l’Auditorium Flog di Firenze, l’Hiroshima Mon Amour a Torino, senza parlare di Roma, dove in alcuni locali ci sentiamo ormai quasi ‘’di casa’’. Questo tour poi ci porterà in giro per l’Italia, dal Sud fino in Piemonte. Sarà per noi un vero piacere continuare a portare in alto il nome di Rino.

Buona musica!”.

 

 




Pistoia Blues Festival: calore, emozione e musica strepitosa

La magia della musica sotto le stelle: il racconto dell’ultima serata del Pistoia Blues Festival

Dopo l’esibizione, tra gli altri, di artisti del calibro di Alanis Morissette (chiamata ad aprire il festival a sei anni dalla sua ultima esibizione su un palco) e James Blunt (con il suo “The Afterlove Tour”, che dopo la tappa pistoiese, farà visita stasera al Carpi Summer Festival e domani sera all’Auditorium Parco della Musica di Roma), ieri sera è andato in scena l’ultimo atto della manifestazione, particolarmente ricca di ospiti famosi sia a livello nazionale che internazionale.

Piazza Duomo di Pistoia comincia a riempirsi a partire dalle 18.30, per prendere parte ad una lunga serata che comincia alle 19, con l’esibizione dei Seraphic Eyes, gruppo che presenta il suo ultimo lavoro registrato in studio, Hope. Un’ora dopo, è il turno di un’altra band che, con il suo tour, sta portando in giro per la tutta la penisola la loro ultima fatica: sono i Casablanca a dar seguito all’evento, con il suo Pace, Violenza o Costume (album uscito a Marzo di quest’anno), interrotti bruscamente, purtroppo, da esigenze organizzative, quando mancavano due canzoni soltanto alla fine della loro performance. L’atmosfera comincia a scaldarsi, le due band chiamate ad aprire la serata si dimostrano all’altezza del prestigio del festival, mentre il suggestivo scenario medievale di Piazza Duomo si fa sempre più pieno, preparandosi ad accogliere i due protagonisti della serata.

È alle 21 che, tutta la piazza, va in estasi: è infatti arrivato il turno di Mark Lenegan con la sua band (Mark Lenegan Band), che infiamma così tutti i presenti. L’ex voce di Screeming Tree e Quens of the Stone Age, porta in scena tutte le 10 canzoni del suo ultimo cd, Gargoyle, insieme ad altri successi che hanno segnato la sua carriera: si va da Nocturne a Sister, da Emperor a Goodbye to beauty, senza tralasciare la splendida performance di Blue Blue Sea. L’esibizione è curata e precisa in ogni suo particolare: la voce inconfondibilmente rauca del cantante e frontman della band si sposa perfettamente con gli arrangiamenti rivisitati in chiave blues dalla band, che lo seguono alle sue spalle curando ogni passaggio musicale.

Ma il calore delle persone con cui avevano accolto il primo grande ospite della serata, non viene affatto meno, anzi, si moltiplica, quando, intorno alle 22.40 circa, salgono sul palco i Supersonic Blues Machine. Il trio formato da Lance Lopez alla voce e chitarra, Fabrizio Grossi al basso e Kenny Aronoff alla batteria (con due coriste veramente eccezionali a supportarli), porta in scena l’ultimo lavoro, Californisoul, inciso grazie anche alla collaborazione con alcuni pesi massimi come Eric Gales, Robben Ford e Walter Trout, oltre a Billy Gibbons.

Sono tante le canzoni estratte dall’ultimo album che vengono riproposte in versione live: da This is Love a Elevate, da Bad Boys alla splendida Elevate, l’effetto delle canzoni dell’ultimo cd suonate dal vivo, rimanda prepotentemente ad una colonna sonora adatta ad un road trip immaginario degli anni Settanta lungo la costa californiana. Blues, rock e soul si fondono perfettamente in un connubio che invita tutti i presenti ad alzarsi e a ballare sulle note delle canzoni proposte dalla band. Oltrepassato la metà del concerto, sale sul palco l’ospite più atteso, Billy Gibbons (cantante e chitarrista degli ZZ Top), ospite d’onore della serata: è lui, una volta entrato sul palco, a convincere tutti i presenti ad alzarsi e a correre sotto al palco, prendendosi da subito la scena, accompagnando progressivamente il concerto verso la chiusura, non prima di uscire dal palco, per ritornare poco dopo e concedere il tanto sperato bis: La Grange, I’ve got my modjo working e I’m going down, chiudono una performance davvero molto appassionante.

Finisce così questa edizione del Pistoia Blues Festival, manifestazione nata nel 1980 che ha ospitato, negli anni, moltissimi artisti di fama internazionale all’interno della città. L’appuntamento, per tutti gli appassionati di blues e rock, è quindi per l’anno prossimo.

 




Calimocho, Nomadi cocktail !

Nell’interessante ricerca della redazione di Betapress di talenti musicali appare il gruppo Calimocho, che si definisce Tribute Band dei Nomadi.

Il nome del gruppo infatti rilancia l’omonima canzone dei Nomadi invece che il cocktail basco da tutti conosciuto.

Ebbene il gruppo armonizza sonorità che ci sono molto piaciute, riuscendo a trasmettere passione e simpatia, bravo Stefano Motti, cantante e leader del gruppo, che è riuscito a coinvolgere il pubblico interpretando magnificamente il mood dei Nomadi.

Alla batteria troviamo Ambrogio, vecchio mito della musica rock con i Dalton, un vero fenomeno ritmico che da solo riesce a ipnotizzare il pubblico con le sue capacità interpretative.

Le tastiere sono gestite da Bebbe Brigatti, che è riuscito a dare un incredibile paesaggio a tutte le canzoni della serata, mostrando bravura e passione, mentre il basso è suonato da Federico Mazzola, vero virtuoso dello strumento.

Alla chitarra troviamo Daniele Locatelli, giovane promessa musicale, lo abbiamo visto particolarmente dotato e con un’ottimo timbro vocale, certamente ancora in crescita, ma con una grande passione e con ottima presenza di scena.

Insomma i Calimocho appena nati hanno tantissimo potenziale, certo tutti i componenti vengono da gruppi noti, Stefano Motti dalle Apparenze ad esempio, ma insieme rendono armonia il modo di fare gruppo.

 

 

https://www.facebook.com/NomadiOfficial/videos/nomadi-calimocho/10155896498063734/

 

 




Dirigente o non dirigente, questo è il dilemma!

Essere, o non essere, questo è il dilemma: se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre loro fine? Morire, dormire… nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali di cui è erede la carne: è una conclusione da desiderarsi devotamente. Morire, dormire. Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo, perché in quel sonno di morte quali sogni possano venire dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio mortale deve farci riflettere. È questo lo scrupolo che dà alla sventura una vita così lunga. Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo, il torto dell’oppressore, la contumelia dell’uomo superbo, gli spasimi dell’amore disprezzato, il ritardo della legge, l’insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo che il merito paziente riceve dagli indegni, quando egli stesso potrebbe darsi quietanza con un semplice stiletto? Chi porterebbe fardelli, grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa, se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte, il paese inesplorato dalla cui frontiera nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà e ci fa sopportare i mali che abbiamo piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti? Così la coscienza ci rende tutti codardi, e così il colore naturale della risolutezza è reso malsano dalla pallida cera del pensiero, e imprese di grande altezza e momento per questa ragione deviano dal loro corso e perdono il nome di azione. 

prima scena del terzo atto dell’Amleto di William Shakespeare.

Ogni volta che in questo periodo sentiamo parlare di dirigenza scolastica ci viene affannosa alla memoria proprio la fantastica scena del dilemma di Amleto, essere eroi o codardi, sapere o non sapere, consapevolezza o inconsapevolezza, insomma il grande dubbio del coraggio e della ragione.

Oggi le responsabilità legate al ruolo dei dirigenti scolastici fanno pensare come sia folle esercitare quel ruolo, folle e coraggioso al tempo stesso, ma quel ruolo è talmente importante per chi crede nello Stato che diventa traguardo atteso e sperato, cercato e spesso svolto lo stesso anche senza averne l’investitura formale.

E’ un ruolo d’onore, se viene svolto al meglio, una missione, se viene svolta con passione, un progetto continuo, se viene svolto con competenza.

Lo sanno bene le migliaia di aspiranti dirigenti che in questi giorni si stanno preparando per il prossimo concorso, certo dalle domande che sono state preparate per loro dal MIUR non crediamo possano capire molto del loro ruolo futuro, ma sopratutto non riteniamo che un concorso fatto in questo modo possa selezionare dei dirigenti.

Ma ancor di più il dirigente scolastico non può prescindere dall’esperienza, che non è quella dell’insegnamento, ma di chi gestisce una scuola.

Ecco perché sempre di più saremmo dell’idea che per poter fare il concorso a dirigente scolastico bisognerebbe aver fatto 5 anni non da docente, ma da vicepreside.

Ovviamente questa nostra visione risulterebbe molto impopolare ma dubitiamo che in azienda l’imprenditore saggio nominerebbe dirigente un suo impiegato senza che lo stesso non abbia l’esperienza necessaria per aver conosciuto l’azienda in tutte le sue sfaccettature.

In ogni caso continuiamo a pensare che chi ha bene o male già svolto questo ruolo dovrebbe comunque essere tenuto nella massima considerazione.

Ecco come la pensano gli amici di ANCODIS sull’infinito tema delle reggenze.

 

COMUNICATO STAMPA del 16 luglio 2018

 ANCODIS: la condizione di precarietà della governance di alcune migliaia di scuole italiane. Quale possibile soluzione?

In questi giorni, leggiamo sugli organi di stampa dichiarazioni che intendono risolvere il problema delle scuole senza DS titolare – si potrebbe dire – con una soluzione all’italiana: si propone, infatti, una modifica al Decreto Legge “Dignità” per dare la possibilità a qualche centinaio di ricorrenti del concorso del 2011 – che come è noto lamentano dal loro punto di vista una disparità di trattamento con i ricorrenti del 2004 e del 2006 sanati in forza delle previsioni della L.107/2015 – di fare un corso/concorso di alcune decine di ore per poter accedere al ruolo dirigenziale.

Solo per ricordare, ai sensi del comma 87 e del comma 88 lettera a-b dell’articolo 1 della Legge n.107/2015, il D.M. n.499/2015 ha indetto la procedura straordinaria prevedendo la partecipazione “per quei soggetti che avessero avuto una sentenza favorevole almeno nel primo grado di giudizio ovvero non avessero avuto, alla data di entrata in vigore della Legge 107, alcuna sentenza definitiva” relativamente ai concorsi del 2004 e del 2006 e  “per quei soggetti già vincitori ovvero utilmente collocati nelle graduatorie ovvero avessero superato positivamente tutte le fasi di procedure concorsuali successivamente annullate in sede giurisdizionale” relativamente al concorso del 2011.

In seguito ai ricorsi al TAR ed al successivo intervento del Consiglio di Stato che ha sollevato la questione di legittimità costituzionale sulla procedura riservata, siamo in attesa della pronuncia della Corte Costituzionale prevista per il 20 novembre.

Considerato che il Consiglio di Stato – nell’Ordinanza di rimessione della questione alla Corte Costituzionale – ha espresso un severo giudizio sulla sanatoria dei ricorrenti del 2004 e del 2006, evidenziando che il criterio adottato è puramente casuale e non garantisce minimamente in ordine al possesso dei requisiti di professionalità da parte degli interessati, appaiono incomprensibili le posizioni di quanti ancora oggi rivendicano ad ogni piè sospinto un accesso al ruolo dei Dirigenti Scolastici sulla base di un ricorso!

ANCODIS ritiene che il semplice superamento di un quiz a punti e la attivazione di un ricorso – nulla garantisce circa la capacità di gestire la complessità di un’Istituzione scolastica nemmeno dopo la frequenza di alcune decine di ore di formazione ed invita, pertanto, ad attendere serenamente le decisioni della Corte Costituzionale, a rimettersi alle stesse sia in caso di esito favorevole che sfavorevole ai ricorrenti ed invita il Legislatore a non forzare le regole di diritto, con scelte politiche che produrrebbero quale logica conseguenza altri contenziosi.

Ed intanto moltissime Istituzioni Scolastiche – in attesa dello svolgimento delle procedure concorsuali – restano prive di un DS titolare!

Con estrema chiarezza, ecco la proposta di ANCODIS: si svolgano con cadenza regolare i concorsi riportando ad una condizione fisiologica, anche in termini temporali, le reggenze e nelle more del completamento delle fasi concorsuali si conferiscano incarichi di presidenza.

Lo strumento giuridico esiste: la Direttiva 281/2018, infatti, all’articolo 2 comma 1 ed all’articolo 3 comma 2 ne prevede l’applicazione per quanti sono già inseriti nella graduatoria 2005/2006.Tali incarichi, nella visione di ANCODIS, devono avere natura essenzialmente temporanea e dovranno servire a coprire giuridicamente una situazione di fatto, cioè il quasi totale affidamento delle istituzioni in reggenza ai Collaboratori Vicepresidi.

Per l’A.S. 2018-2019 – considerato che il problema delle scuole senza DS rappresenta una emergenza strutturale e patologica per il nostro sistema scolastico – con il cosiddetto Decreto Legge “Dignità” è possibile modificare in sede di dibattito parlamentare l’articolo 1-sexies del decreto-legge 31 gennaio 2005, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 marzo 2005, n. 43, e dare – sulla base di nuovi e moderni criteri di inserimento nelle graduatorie fondati sull’esperienza certificata nella governance scolastica (professionalità, capacità di organizzazione e gestione delle istituzioni scolastiche) – un preside incaricato alle autonome I.S..

Almeno che – per non decidere – è preferibile mantenere una condizione di precarietà in circa 4000 Istituzioni Scolastiche.

Con buona pace di personale, alunni e famiglie!

Il Tesoriere A.N.Co.Di.S. Palermo                          Il Presidente A.N.Co.Di.S. Palermo

     Dott. Francesco Camillo                                                Prof. Rosolino Cicero




ANCODIS: i Vicepresidi lavorano, eccome!

Riceviamo e con piacere pubblichiamo un interessante sondaggio svolto da ANCODIS (l’associazione nazionale dei vicepresidi) riguardante il lavoro svolto dai Vicepresidi nelle scuole Italiane.

Per quanto ci riguarda, visto che conosciamo molto bene il mondo della scuola (Betapress per tramite della sua casa editrice collabora con molte scuole italiane su progetti di formazione, realizzazione collane editoriali, Privacy, etc.), non avevamo dubbi sulla quantità e qualità del lavoro svolto dalle figure della scuola, in particolare dai Vicepresidi, ma ben venga un sondaggio che definisca meglio gli impegni e le attività che questi professionisti fanno ogni giorno.

Unico punto che ci permettiamo di aggiungere, perché nel questionario non lo abbiamo ben identificato, è l’attività di mediazione con docenti, genitori, alunni, ATA, fornitori, che i Vicepresidi fanno giornalmente, togliendo spesso rogne al Dirigente senza nemmeno che lui lo sappia, sorbendosi ore di lamentele per ferie non ricevute, alunni rimandati, paghe basse, compensi in ritardo, materiale non idoneo, manca la carta, mancano le penne, lui pulisce meno di me, loro hanno un orario più bello, oggi piove e ieri c’era il sole…

Insomma il Vicepreside spesso è “l’angelo del focolare”, quella figura che a volte deve esistere anche solo per permettere agli altri di sfogarsi…

Ma ora lasciamo la parola agli amici di Ancodis:

ANCODIS: incarichi, mansioni, servizio e riconoscimento economico dei Collaboratori dei DS nell’anno scolastico 2017-2018.

 Nel corso dell’anno scolastico 2017-2018, ANCODIS ha proposto due questionari online con lo scopo – attraverso il primo – di rilevare incarichi e mansioni svolte dai Collaboratori su delega dei DS nelle loro I.S. e, con il secondo, di dare una concreta definizione del loro lavoro in relazione alla governance nella scuola di servizio, al tempo dedicato alla collaborazione ed, in ultimo, al riconoscimento economico assegnato in sede di contrattazione di istituto.

Il primo è stato proposto nella prima parte dell’anno scolastico e sono state monitorate in modo puntuale le principali azioni nelle quali i Collaboratori hanno dato un diretto contributo sia nella fase programmatica che in quella esecutiva (dalla redazione dei documenti strategici, alla organizzazione del servizio scolastico, alla sicurezza).

Una prima osservazione ha riguardato le Mansioni assunte nella redazione dei documenti e nel coordinamento organizzativo attraverso la partecipazione diretta alla stesura dei principali Documenti che ogni I.S. è impegnata a redigere e delle azioni necessarie alla pianificazione e svolgimento del servizio scolastico.

In particolare, il 65% ha dichiarato di aver avuto un ruolo nella progettazione ed organizzazione dei PON, il 78% nella redazione del RAV, il 67% nella elaborazione del PTOF ed il 73% nel Piano di miglioramento. Inoltre, il 44% dei Collaboratori ha assunto impegni nell’organizzazione delle prove INVALSI, il 65% nella redazione dell’Orario Scolastico, il 62% nella Formazione delle classi, il 68% nella progettazione ed esecuzione del Piano di formazione del personale ed, infine, il 72% nella redazione del Piano annuale delle attività.

Per quanto riguarda il monitoraggio del servizio prestato attraverso le Responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo degli OO.CC., i Collaboratori hanno assunto ruoli specifici attraverso la Redazione dei verbali, la funzione di Segretario, l’incarico di Coordinamento.

Il 78% ha dichiarato di essere stato impegnato nel coordinamento di commissioni interne alla propria I.S., il 58% è componente del Consiglio di Istituto; infine, l’89% è stato impegnato nella organizzazione e nella pianificazione delle sedute di Collegio.

Un’altra azione di intervento investigata ha riguardato il supporto alle attività amministrative con le Responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo accanto al personale ATA.

Gran parte dei Collaboratori sono stati impegnati nelle procedure di Iscrizione degli alunni (68%), nelle procedure di Adozione dei libri di testo (63%), il 72% ha dichiarato di essere stato impegnato in quelle relative agli Esami di Stato (1° e 2° grado), nelle procedure relative all’ASL (58%) ed, infine, nella redazione dei Bandi interni (51%).

Il tema della sicurezza a scuola e della tutela della salute ha interessato i Collaboratori nei seguenti ruoli: Incaricato SPP con il 23%, Responsabile gestione emergenze-Ordine di evacuazione con il 76% ed, infine, Responsabile gestione emergenze-Chiamate di soccorso con il 45% dei rispondenti.

In relazione, infine, alla Partecipazione a RETI di scopo e/o di ambito, nello Svolgimento di particolari incarichi organizzativi in reti di scuola di cui è componente l’istituzione scolastica il 58% dei rispondenti ha svolto Attività di coordinamento.

Il secondo questionario proposto al temine dell’anno scolastico 2017-2018 è stato invece finalizzato al rilevamento di tutti quei dati utili a definire le condizioni di lavoro del Collaboratore del DS in modo tale da poter determinare una “identità professionale” necessaria alla elaborazione di un percorso dialettico e contrattuale nei confronti delle altre categorie del mondo della scuola.

In premessa al questionario, al fine di dare una precisa indicazione delle caratteristiche della I.S. di servizio, è stato chiesto di dichiarare tre informazioni di carattere logistico e cioè numero di plessi, numero di comuni interessati e distanza dalla sede centrale.

E’ stato rilevato che il 26% ha lavorato in I.S. con un numero di plessi minore di 3, il 27% con un numero compreso tra 3 e 5 ed, infine, il 47% in una I.S. con un numero maggiore di 5 plessi.

Per quanto riguarda il numero di comuni interessati il 75% ha dichiarato di essere presente in un solo comune, il 13% su meno di 3 comuni, l’8% su un numero di comuni compresi tra 3 e 5 ed, infine, il 5% su un numero di comuni maggiore di 5.

Ai Collaboratori operanti in I.S. con plessi su più comuni, è stata chiesta la distanza dei plessi dalla sede centrale e l’80% ha risposto meno di 30 km, il 15% ha dichiarato una distanza massima tra 30 e 50 km ed il 5% una distanza superiore a 50 km.

Con la domanda Qual è stato il tuo ruolo, si è rilevato che il 72% ha svolto l’incarico di 1° Collaboratore, il 18% quello di 2° Collaboratore ed il 10% quello di Responsabile di Plesso con un’anzianità di servizio nell’incarico assunto minore di 3 anni per il 21%, tra 3 e 8 anni per il 47 %, tra 8 e 12 anni per il 19% ed, infine, oltre 12 anni per il 13% dei rispondenti.

Alla domanda Hai svolto la tua funzione in una I.S. con DS titolare o reggente, il 78% ha risposto di aver lavorato con un DS titolare mentre il 22% con DS reggente che è stato presente nella I.S. meno di 2 giorni a settimana per il 60% e tra 2 e 3 giorni per il 40%.

Inoltre, il 94% dichiara di aver lavorato in una I.S. con DSGA titolare, mentre il 6% con DSGA reggente presente a scuola meno di 2 giorni per il 47% e tra 2 e 3 giorni per il 53%.

Per quanto riguarda le condizioni di servizio, i Collaboratori hanno dichiarato che nello svolgimento dell’incarico il 17% è stato con esonero totale, il 35% con esonero parziale ed il 48% senza esonero.

Di norma, per lo svolgimento dell’incarico oltre le ore di servizio contrattuale – in orario antimeridiano – il 16% ha espletato meno di 10 ore settimanali, il 54% tra 10 e 20 ore ed il 30% oltre 20 ore alla settimana mentre – in orario pomeridiano – il 26% ha dichiarato di lavorare meno di 10 ore, il 44% tra le 10 e 20 ore settimanali ed il 30% di superare le 20 ore settimanali.

Infine, alla domanda Sulla base della vigente contrattazione di istituto, qual è stato il tuo riconoscimento economico annuale lordo, a fronte di un servizio reso come rilevato in precedenza, il 18% ha dichiarato di avere avuto riconosciuto meno di 1000 E/annue, il 51% riceverà tra 1000 e 2000 E, il 28% tra 2000 e 4000 E/annue ed appena il 3% ha superato il 4000 E.

Ovviamente i due questionari NON hanno la pretesa di avere i caratteri dell’indagine statistica né quella di descrivere scientificamente e con dati rigorosi il lavoro dei Collaboratori ma – dalla comparazione dei due questionari – si comprende bene una condizione di docenti che rappresentano una presenza numerosa e qualificata nel sistema scolastico italiano (pari ai quadri intermedi dei settori privati), svolgono incarichi e mansioni apicali, assumono responsabilità, coordinano attività strategiche, sono impegnati – oltre l’orario contrattuale – per diverse ore con un riconoscimento annuale lordo certamente non commisurabile alla qualità e quantità del servizio reso alla propria Istituzione Scolastica.

I Collaboratori dei DS – sulla base degli incarichi, delle mansioni svolte e dei tempi dedicati – meritano un’attenzione da parte dello Stato Italiano e delle OO.SS. poiché sono professionisti che hanno dato e continueranno a dare un importante contributo alla gestione ed organizzazione scolastica in termini di esperienza e di competenza acquisita in diversi anni di servizio, rappresentano spesso la memoria storica della loro I.S., rivendicano semplicemente il diritto ad avere riconosciuto questo importante ruolo nella carriera professionale, in un innovato CCNL che istituisca i quadri intermedi riconoscendone funzioni, mansioni, responsabilità e carichi di lavoro, in una visione moderna di sistema scolastico da tanti dichiarata ma ancora non posta in un tavolo di discussione che definisca modalità di accesso, permanenza, competenze e responsabilità.

Non vogliamo continuare ad essere i dimenticati dal MIUR e dalle OO.SS; non vogliamo continuare ad essere considerati i privilegiati del sistema scolastico italiano!

Vogliamo semplicemente esistere in un quadro normativo e contrattuale che riconosca l’importanza e la qualità del nostro lavoro; chiediamo con determinazione di entrare a pieno titolo nel sistema di valutazione di ciascuna scuola in considerazione del fatto che i risultati sono conseguiti anche per la presenza, l’impegno e la fatica dei Collaboratori dei DS; auspichiamo, infine, la meritata attenzione delle forze politiche e di quanti – Rappresentanti nelle Istituzioni provenienti dal mondo della scuola – sono a conoscenza del ruolo e dell’importanza del nostro lavoro nelle scuole italiane.

Signor Ministro, Signori Presidenti della VII Commissione di Camera e Senato,

siamo docenti che contribuiscono in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi e delle finalità di ogni I.S. ed esercitiamo con alto senso di appartenenza e di responsabilità gli incarichi affidati dai DS con continuità per ogni anno scolastico!

E’ il momento per fare emergere questa iniquità nel sistema scolastico italiano!

Non è più il tempo del silenzio…..A ciascuno il suo!            

 

Prof. Rosolino Cicero, Presidente ANCODIS Palermo




Fare squadra rende squadra!

Da sempre amo la Politica, quella con la P maiuscola, quella del confronto delle idee per trovare la soluzione migliore, quella dove la somma delle persone e dei contenuti, anche i più diversi, è molto di più della semplice somma aritmetica.

Allo stesso modo, non sono mai stato particolarmente interessato a tutto ciò che si ricomprende in urla, insulti, antagonismo, polemica e critiche fine a se stesse, volte a screditare o distruggere.

Non penso di avere titolo per criticare una persona, chi mi conosce sa che non si tratta di modestia o falsa modestia, mi permetto invece di criticare esclusivamente, talvolta anche in modo molto deciso, le azioni compiute.

Ho le mie idee, mi ritengo liberale e moderato; moderato, giusto per fare chiarezza, non significa “mollo”, ricordando una divertente quanto famosa conferenza stampa di un allenatore di calcio.

Quello che abbiamo letto, visto e sentito in questi giorni però non si può proprio leggere, vedere e sentire.

A Tarragona, in Spagna, si sono disputati i Giochi del Mediterraneo, in pratica una mini Olimpiade per i paesi che si affacciano sull’omonimo mare.

L’Italia, la rappresentativa Italiana, si è presentata con 502 atleti che si sono battuti in 31 discipline sportive e si è classificata al primo posto del medagliere con 56 medaglie d’oro e 156 totali.

Vi dirò di più, da quando esistono i Giochi del Mediterraneo, l’Italia è la nazione più vincente con ben 875 medaglie d’oro e più di 2.300 totali.

In questi giorni è apparsa da tutte le parti la foto delle ragazze che hanno vinto la 4x400mt di atletica e si è parlato del colore della loro pelle, con tanto di varie strumentalizzazioni e contro strumentalizzazioni, ma più che il colore della pelle, a mio modo di vedere, era opportuno guardare quello, azzurro Italia, della loro maglia; la stessa maglia che dovrebbero mettere tutti i politici perché chi fa politica rappresenta o si candida a rappresentare tutti noi, proprio come ogni volta che scende in campo la Nazionale.

Dallo Sport, la politica ha tanto, ma tanto, da imparare.

A cominciare dalla capacità di fare squadra; a Tarragona non pensiate che sia stata una gita, ci saranno stati sicuramente dei momenti di sconforto, delusione, difficoltà, fallimento e tensione ma io non ho visto atleti rilasciare dichiarazioni pubbliche incolpando, -magari anche a ragione- l’allenatore, l’organizzazione, gli arbitri o chicchessia.

Se è successo che abbiano esternato le loro motivazioni, l’avranno fatto ai diretti interessati.

Questo non perché non volessero vincere o mettersi al collo una medaglia in più, ci mancherebbe!

Un atleta compete sempre per vincere ma in questo caso c’era una vittoria che andava al di sopra di quella personale e hanno scelto, semplicemente, di contribuire al successo della rappresentativa.

Anche nel calcio, lo sport più conosciuto nella nostra penisola, dove tutti si sentono un po’ allenatori della nazionale, le critiche “pubbliche”, nella stragrande maggioranza dei casi, non sono fatte dai diretti interessati ma, giustamente, dai commentatori.

Altro tema è quello dell’integrazione, sbandierato ovunque perché evidentemente fa ascolti e vendite, dove la politica preferisce la polemica alle soluzioni invece lo Sport l’ha già fatta e non con numeri e quote; le famose ragazze della 4×400 erano li, non per il colore della pelle o perché si sono integrate bene, ma perché scelte in base ad un criterio molto semplice: erano le più veloci per quella gara!

Cosi come chi ha fatto la staffette maschili o quelle nel nuoto, sono stati scelti sempre con lo stesso criterio. Magari qualcuno dei tanti esclusi, in cuor suo, si sentiva in grado di fare meglio, ma anche questo non l’ho letto sui giornali. Sono anche sicuro che se questo atleta avesse ragione lo leggeremo presto sui giornali, ma per i suoi successi.

Cari amici Politici, se mi permettete un consiglio, non fate i politicanti, quando c’è lo Sport, ascoltate, guardate e leggete, invece che rilasciare interviste o scrivere comunicati e post, prendete spunto e fate anche voi squadra, siate la nostra Rappresentativa Nazionale e, ve lo auguro di tutto cuore, fate come i ragazzi di Tarragona, andate a vincere le sfide che aspettano il nostro Paese, internamente, in Europa e nel Mondo!

 




L’autogol.

Nello splendido pezzo de gli autogol, intitolato “inno dei non mondiali” la voce, (imitata) di Bruno Pizzul, storico commentatore delle partite della nazionale dice “…mondiali 2018 l’Italia scenderà in campo a a a… Formentera!” giusto giusto per ricordarci che in Russia noi non ci siamo.

La canzone poi prosegue con “Quattro anni ad aspettare, che arrivasse il mondiale…” ed è proprio questa la frase che deve farci riflettere.

Più che esultare per l’esclusione della Germania alla fase a gironi credo che sia opportuno iniziare a pensare alla competizione del 2022.

Qualcosa si è mosso: il tanto criticato commissario tecnico Giampiero Ventura è stato esonerato ed al suo posto c’è Roberto Mancini.

Non credo di avere le capacità per giudicare dal punto di vista tecnico ma, sicuramente, un segnale di discontinuità era necessario.

Stessa cosa è successa per i vertici federali che il 6 agosto vedranno il nuovo Presidente della FIGC dopo un commissariamento che il CONI ha voluto prendersi in carico con grande decisione e responsabilità, mettendo Roberto Fabbricini (già Segretario Generale CONI) alla FIGC e con Giovanni Malagò in persona per la lega di Serie A.

Quest’ultima ha già iniziato un nuovo percorso eleggendo Gaetano Miccichè al vertice e assegnato i diritti TV, non senza qualche piccolo giallo, in modo particolarmente innovativo.

Tornando al calcio giocato, l’Italia che è scesa in campo per le amichevoli estive, ha dimostrato un buon gioco e discreti risultati, lasciando ben sperare per il futuro.

I media invece sono stati molto più interessati alla convocazione di Balotelli, sicuramente un ottimo giocatore, con un passato burrascoso fuori dal campo, che ha fatto bene in queste prime uscite, ma pur sempre un giocatore, una parte del grande movimento calcistico italiano. Un giocatore che, peraltro, non siamo certi possa essere uno dei leader della nazionale ai prossimi mondiali.

interessanti anche le suggestioni di una sua possibile fascia da capitano, che addirittura hanno scomodato il Ministro dell’Interno il quale, molto elegantemente e in modo assolutamente condivisibile, ha suggerito di pensare al calcio giocato: “Spero che l’allenatore non scelga per motivi sociologici, filosofici e antropologici.”

Si, perché in qualsiasi squadra ognuno deve fare la parte che gli compete ed in questo caso i giocatori dovranno mettere in campo le loro migliori performance cosi come dirigenti e staff tecnico faranno del loro meglio, ma ognuno nel proprio campo.

A partire dal quell’Europeo Under 21 che si giocherà in Italia e San Marino il prossimo anno. Gia li potremo vedere se l’Italia sarà cresciuta come movimento, lo vedremo dal campo e dal tifo negli stadi, lo vedremo ancora di più dall’atmosfera che si creerà. Abbiamo un’ottima occasione per ripartire alla grande e non possiamo lasciarcela sfuggire, dobbiamo sfruttare fin dal primo minuto i “quattro anni ad aspettare” il prossimo mondiale.

La riforma del calcio, quella grande riforma necessaria per il movimento italiano, non può concretizzarsi nel cambiare braccio alla fascia di capitano, deve invece continuare sulla linea tracciata da Fabbricini e Malagò di un cambiamento strutturale e forse, oggi più che mai, l’Italia ha bisogno dei propri tifosi, meno “CT da bar” e più “supporter” nel difficile momento del rinnovamento, quello che ci porterà ad essere per la quinta volta “Campioni del Mondo”.