Vivere naturalmente in due nuovi libri

È boom di vendite per 2 nuovi libri, freschi di stampa che danno consigli su come star bene in modo naturale, anche tramite l’alimentazione. Si tratta di ‘Dall’alba al tramonto di E. Gambacciani (CCEditore, 2018) e di ‘Vivere secondo natura. Alimentazione, stili di vita, felicità (CCEditore, 2018) di A. Angeleri, C. De Luca e A. Rossiello, scritto dai membri del team di Evolutamente, il più autorevole e noto blog italiano relativo alla salute e al benessere.

Nato come un’appendice dello storico forum www.lazonalibera.it, in cinque anni di vita il blog di Evolutamente ha raggiunto 2 milioni di visualizzazioni e settecentomila utenti diversi, grazie alla dedizione dei suoi membri, Angelo Rossiello, fondatore, proprietario ed editore del blog, Chiara De Luca, che si occupa della sezione “ricette” del blog e collabora con la realizzazione dei menù negli eventi organizzati dalla SIMNESocietà Italiana di Medicina e Nutrizione Evoluzionistica, Alessio Angeleri, functional trainer e biohacker, socio fondatore e membro del comitato scientifico della SIMNE  ed Emanuele Gambacciani, biologo,  nutrizionista e profondo conoscitore della dieta definita “paleolitica”.

Attualmente il blog vanta quasi 2000 articoli pubblicati e rappresenta una vera e propria enciclopedia degli stili di vita in Italia.

Il grande successo dei due libri è testimoniato non solo dal numero considerevole di copie vendute attraverso i canali di distribuzione online e offline, ma anche dalle numerose recensioni positive rilasciate da lettori e utenti sul web.

Attraverso la lettura di queste stesse recensioni si evince che la caratteristica maggiormente apprezzata per quanto concerne Dall’alba al tramonto e Vivere secondo natura è la capacità degli autori di affrontare tematiche di matrice scientifica adoperando un linguaggio semplice e scorrevole, per nulla reso ostico dall’uso di tecnicismi e di un lessico specialistico.

L’obiettivo principale degli autori, infatti, è stato quello di coinvolgere i lettori nell’esplorazione di un argomento di interesse comune, ovvero l’alimentazione e il benessere psicosomatico, particolarmente sentito nella nostra società, rendendo accessibili e fruibili a tutti i consigli consapevoli degli esperti, sorretti e sostanziati da una serie di riferimenti scientifici.

Molti lettori hanno altre sì affermato di aver tratto giovamento dai precetti scientifici contenuti all’interno dei due libri e di aver conseguito, tramite la lettura del testo e l’alimentazione di tipo evoluzionistico, la risoluzione definitiva o l’alleviamento di alcune patologie come disturbi gastrointestinali, intolleranze alimentari, ipercolesterolemia e ipertensione e di aver migliorato il proprio stile di vita raggiungendo un soddisfacente e salutare stato di benessere psico-fisico, empiricamente confermato dal netto miglioramento dei parametri del sangue.




I desiderata del Ministro: lavorate gratis.

Insegnante missionario o martire?

E’ più forte di me, ma proprio non posso fare finta di niente!

L’ultima boutade, in quest’assurda estate di dichiarazioni ministeriali, viene proprio dal ministro della Pubblica Istruzione, Marco Bussetti, che, per arginare l’annoso problema della dispersione scolastica, propone la figura dell’insegnante volontario.

“Per abbattere il problema dispersione vorrei portare nella scuola pubblica l’esperienza che ho vissuto io stesso: insegnanti volontari che si ritrovano in centri in alcune aree più complesse, dove ragazzi chiedono aiuto per recuperare in alcune discipline scolastiche, lacune che spesso partono da una difficoltà psicologica, di fragilità emotiva”. Queste sono state le testuali parole che il Ministro ha pronunciato ieri, domenica 26 agosto, in un’intervista al quotidiano Il Mattino, parlando dell’abbandono scolastico al Sud.

La dispersione, ha spiegato, colpisce “tante città metropolitane italiane”, il tema “per me è assai importante perché racchiude anche dispersione di risorse, energie, lavoro. Dobbiamo quindi efficientare le risorse economiche che già ci sono”.

Secondo il titolare del Miur, i ragazzi “in questi centri ritrovano prima di tutto l’autostima e poi la voglia di tornare sui banchi di scuola. Invito l’assessore comunale Palmieri a creare questi centri qui a Napoli”.

Dunque, recupero degli alunni in difficoltà, attraverso il coinvolgimento dei docenti più motivati ed appassionati.

Ma non solo. Lo stesso Bussetti, poche ore prima, intervenendo a Napoli all’incontro ‘La riforma della scuola in Italia e il sistema delle scuole paritarie’ promosso dall’Agidae, aveva detto che si deve rimettere al centro “l’amore per il lavoro, per i ragazzi, per le famiglie. Oggi nella scuola non c’è più amore e invece è l’amore che spinge ad essere insegnanti, ad essere il punto di riferimento per gli studenti e per le loro famiglie”.

Sinceramente, come ex-alunna, figlia di insegnanti e madre di studenti, mi sento provocata ed umiliata da simili parole. “Oggi nella scuola non c’è più amore?!?” Ma cosa dice?!? Ma come si permette?!?. Ma Lei, caro Ministro, ha idea di quanto amore, dedizione e motivazione ci sono nella scuola italiana dei nostri giorni?!?

Quello che più mi rattrista, è che lo stesso concetto, a dire il vero, era stato espresso, per la prima volta, a colloquio con La Tecnica della Scuola, quaranta giorni fa. Proprio Lei, caro Ministro dell’Istruzione, aveva detto: “Alla scuola non servono scossoni e strappi. Servono attenzione e cura. Gliele daremo. Serve poi amore, una parola che dobbiamo tornare a usare e mettere al centro del nostro operato”.

Dunque, è proprio convinto di quello che dice, se continua a ripeterlo!!! Non basta che per l’opinione pubblica, gli insegnanti lavorino poco e siano pagati tanto, adesso ci mancava solo Lei a dire che lo facciamo pure senza amore, il nostro lavoro!!!

Secondo Lei, una professione che i miei stessi alunni definiscono una candidatura al martirio, non implica amore?!?

Non ci vuole amore a restare in trincea in scuole ad alto rischio di dispersione scolastica, con ragazzi affidati a case famiglia, contesi da ex-coniugi in guerra giudiziaria, oppure con alunni stranieri, con disagio linguistico e mancanza di integrazione sociale?!?

E poi, ciliegina sulla torta, esiste un problema decisamente complesso: la dispersione scolastica, i ragazzi che abbandonano la scuola per un’infinità di motivi, (personali, familiari, sociali, economici, motivazionali ed istituzionali) e Lei, cosa propone come soluzione? EFFICIENTARE le risorse?!? Mi scusi, ma Lei ha scoperto l’acqua calda!

Per esperienza diretta, di insegnante di alunni borderline, la dispersione scolastica si abbina spesso all’inclusione scolastica, cioè un alunno con delle forti difficoltà di inserimento nella scuola è più facilmente destinato ad abbandonarla.

Partiamo dall’inclusione, quella che al Ministero ci obbligano a gestire con delle sigle (D.S.A.– disturbi specifici dell’apprendimento oppure B.E.S.- bisogni educativi speciali…) rimanda a dei problemi cognitivi, comportamentali, a delle problematiche personali e familiari, nonché a dei disagi economici, linguistici e sociali che l’iter burocratico delle certificazioni non risolve.

Anzi, spesso aggrava! Le famiglie, armate di un certificato medico di un neuro psichiatracompiacente, ricattano la scuola. ”Voi non potete bocciare mio figlio…” Echi lo boccia più! Ogni anno è sempre peggio, aumenta in modo esponenziale il numero dei P.D.P, piani didattici individualizzati, in cui tra strumenti compensativi e dispensativi, si fanno i salti mortali per agevolare l’inclusione e dunque per prevenire la dispersione.

E quando questo non basta, nell’ambito del recupero dei minuti residui, per gli insegnanti che hanno i moduli di 55 minuti anziché di 60, ci si inventa di tutto per motivare ed appassionare gli alunni più a rischio di dispersione. Per esempio, laboratori teatrali, concorsi musicali, torneisportivi per agganciare gli alunni più fragili, più in crisi.

Ma anche si propongono interventi di tutoraggio e di lavoro tra pari, per sviluppare quelle competenze che in sede d’esame equivalgono ad una sigla unica, che non dice niente, come se leggere un pentagramma e fare una capriola fossero la stessa cosa!!!

E vogliamo parlare dei percorsi di alfabetizzazione scolastica per alunni stranieri, immigrati di prima generazione, che non sanno né leggere, né scrivere, ma che per l’età anagrafica devono essere inseriti in prima media!

E poi, c’é il recupero in itinere, (per chi non fosse addetto ai lavori, consiste nel fermare lo svolgimento del programma), per riprendere, ciclicamente, i contenuti didattici per i più deboli, inventandosi degli esercizi di rinforzo per i più sicuri.

Ma per piacere, EFFICIENTARE le risorse!!! E tutte le ore di recupero pomeridiano gratuito in cui gli alunni in difficoltà trovano insegnanti qualificati che li aiutano a studiare, lavorando sul metodo di studio e, prima ancora sulla motivazione?!? Non sono già un modo per ottimizzare le risorse?

Ma faccia un giro nelle scuole, caro Ministro e vedrà che ci sono fior fiore d’insegnanti, che sono già martiri, prima ancora di essere missionari! Perché, se Lei si riferisce a dei docenti che svolgono la professione volontariamente e senza nessun compenso in cambio, sta invitando gli insegnanti a fare come i missionari. Dopo averLe dimostrato che gli insegnanti sono già dei missionari- martiri, Le ricordo che gli insegnanti sono pur sempre dei professionisti. E che, qualsiasi professione, si svolge sempre e comunque in cambio di un corrispettivo economico. Magari, può essere ridotto, minimale, poco più che un rimborso spese, ma ci deve essere. Gratuitamente, proprio no! Non voglio credere che sia possibile, anzi, come dice Lei, auspicabile lavorare gratis!

Semmai, il quesito da girare alle forze politiche da parte sua, caro responsabile del Miur, è un altro: perché non assumere del personale docente aggiuntivo proprio per abbattere la dispersione? Perché non agevolare la collaborazione tra scuola e territorio, con degli esperti multiculturali che lavorino sulla prima integrazione sociale in zone con alta percentuale di immigrati? Perché non prevedere dei mediatori linguistici arabi, cinesi, russi, pachistani, indiani…che entrino in classe prima che gli alunni abbandonino la scuola?!?

Perché non puntare sulla formazione preventiva di personale scolastico qualificato a fronteggiare delle emergenze scolastiche impensabili fino a pochi anni fa? E perché non controllare e gestire insegnanti a rischio di burnout, perché in balia delle classi ed abbandonati dalle istituzioni?!?

Perché non tentare, tramite anche più leggi di Bilancio, di realizzare un piano di immissioni in ruolo straordinario per tale nobile scopo?

Sarebbe una decisione importante, che si abbinerebbe in modo efficacecon l’intenzione di portare il tempo pieno anche nelle aree del Sud. Certo, non a costo zero: ma le emergenze non si possono vincere con il volontariato

E poi per dirla tutta, anche l’idea del volontariato è già venuta a qualcun altro da tempo, perché è una vita che gli insegnanti sono maestri del fai da te… Tanto per fare un esempio, nell’istituto comprensivo in cui insegno,da anni, esiste la “tradizione”, per tanti ex- insegnanti, di dedicare il loro tempo da pensionati agli alunni in difficoltà, per recuperare lacune, ma soprattutto per ritrovare motivazione. Ma che un ministro, che dovrebbe essere un addetto ai lavori, proponga una soluzione del genere, è assurdo.

Perché è un modo per sputare nel piatto in cui tutti mangiano, Lei compreso. Visto che i professori lavorano poco e male, facciamoli fare pure i volontari, tanto per quello che fanno!!!…Sinceramente, ad inizio anno scolastico, non dico che mi aspettassi gli auguri da parte Sua, ma, almeno non una presa per i fondelli

Antonella Ferrari

 




Il nuovo ruolo della truffa per cuori solitari le app di incontri.

Siamo ormai nel 2018 ma il mondo dei single è ancora inquieto.

Sei solo, vuoi trovare la tua  o il tuo compagno di vita?

Usa questa chat, vedrai cosa troverai …

La redazione di Betapress ha deciso di fare un piccolo viaggio all’interno del mondo delle app per single e vi posso dire che abbiamo trovato veramente il regno della truffa.

Abbiamo sperimentato molte app per single e quello che abbiamo trovato è solo truffa, truffa, truffa.

Per aiutarci in questa ricerca ci hanno aiutato Giovanni Aietta e Federica Bonini, i due nostri infiltrati speciali che si sono iscritti a tutte queste presunte app di incontri.

 

Come primo dato vi diciamo che abbiamo sperimentato 23 chat o app di incontri in circa 4 mesi ed il solo risultato che possiamo confermare è di aver speso per entrambi oltre 200 euro.

risultati validi nessuno.

 Ecco un piccolo schema:

contatti ricevuti giovanni 1486 federica 8900.

contatti falsi giovanni 1486 federica 2000.

In pratica il povero Giovanni è stato continuamente tempestato da bot di intelligenza artificiale che hanno solo prosciugato il suo conto continuando a tirarlo in conversazioni inutili, non fornendo mai contatti esterni alla app in cui giovanni era iscritto.

Per Federica sorte leggermente migliore perché qualche contatto era reale, ma poi rivelatosi pericolosamente insano di mente o dedito esclusivamente alla ricerca di sesso.

Alla fine i due nostri amici in realtà altro non erano che la nostra redazione che ha cercato di capirci qualcosa, due contatti falsi dietro i quali c’eravamo noi di betapress.

Non si preoccupino tutti gli sposati che hanno contattato Federica, ci faremo i fatti nostri e non divulgheremo l’elenco di tutti quelli che poi dalle nostre ricerche (quasi tutti) sono risultati sposati, ma pure incapaci di usare identità mascherate visto che poi da una banale ricerca sul web li abbiamo trovati quasi tutti.

Unica cosa che ci sentiamo di dire agli amici che cercano l’anima gemella: risparmiate i soldi, non usate nessun programma di incontri, sono truffe ben organizzate.

Se poi continuerete a farlo vuol dire che avete soldi da buttare.

Agli sposati che si mettono in mano a queste chat non abbiamo consigli da dare se non quello di fare attenzione perché dietro a queste chat spesso ci sono anche dei ricattatori.

A tutti comunque una considerazione: in questa società odierna il vuoto delle nostre anime sembra essere veramente insopportabile.

 

 

 

Le Chat: estensioni della fuga dal matrimonio…

 

Il mondo delle chat come espressione di vero dramma della solitudine

 

 




L’Opinione

Quel “ fare finta di fare finta…..”, dove tutti sanno ma dove tutti fanno finta di non vedere, di non sentire, di non capire, una caratteristica tipicamente “italiana”.

Tutti sapevano, da anni si diceva, si documentava, si denunciava …. ( oggi tutti ne parlano…) ma come nostro “costume” tutto diventava “nulla”.

L’Assioma del “fare finta di fare finta” una finzione doppia quindi, è quello che per oltre 50 anni “ L’Italia che s’è desta….” ha utilizzato e ha continuato a praticare in tante forme e in tutti i campi, dalla politica alle istituzioni, dalle grandi aziende ai grandi delle finanze. Oggi giornata di lutto per i morti del ponte ”Morandi” ( sarebbe interessante sapere anche come questo “grande” ingegnere abbia ottenuto quegli incarichi ) di Genova, ieri per i morti di … domani per i morti di … quasi sempre cronache di tragedie annunciate, di malaffare, di ingiustizie, di corruzione!

Davanti a queste tragedie tutti piangono, tutti ne parlano, tutti, tutti scrivono, dietro messaggi ben confezionati ( con tanta musica come colonna sonora ) o tutti a fare cose che sanno più di “rappresentazioni” che di vera consapevolezza ! Tragedie rimaste nel vuoto…. come le vittime dei terremoti,  morti non per i terremoti ( che è un evento del tutto naturale )  ma per le incompetenze dei tanti “ ing. Morandi” ( ce ne sono ancora tanti in giro ) che hanno costruito case e palazzi ….da crollo e le ditte che nelle “mazzette” navigano sicuri nell’oceano.

Poi ci sono anche quelle tragedie “invisibili” quelle che uccidono pian piano, che non fanno notizie da copertina… sono quelle stragi quotidiane che si consumano tra indifferenze e rassegnazione ( come il Petrolchimico di Siracusa o l’Ilva di Taranto… tanto per fare due esempi ); poi ci sono anche dei media, o programmi TV, son quelli che cercano di “ non fanno finta di fare finta…..” denunciando, presentando fatti, misfatti e oltre…… come Le Iene o  Report…..( tanto per fare solo due esempi…) ma che sempre più spesso restano solo “spettacoli” di prima serata perché quell’Italia che s’è desta…” non ha voglia di farli propri!

Ma oggi … tutti uniti per l’ennesima “tragedia annunciata” !

Sento da ieri sera “Genova nel cuore” … musiche e parole “emozionanti” ma fino a ieri dov’era?

Ipocrisia e finzione, tra segnalati e raccomandati, all’uomo di tizio o di caio … basta con le doppie finzioni, la “dignità” inizia da una giustizia “giusta”, dalla trasparenza, dall’autenticità e dal cambiamento … in tutti i luoghi e in tutte le forme! Un pensiero per Rita Borsellino….., che senso ha piangere sulla sua bara se ad oggi ancora non si vogliono conoscere quelle verità “ oscurate “?

Facciamo “finta di fare finta……” fa bene a tutti!

Prof. Renzo Menga

 

 

 

 




Crollano i ponti: ma si sapeva già tutto!

Cari Italiani, meravigliati che è crollato un ponte così importante e strategico per la viabilità (come ora tutti sostengono)?

Stupiti per il disastro avvenuto?

Ma non vi sentite anche fessi e presi in giro? non avete nella nuca quel fastidio della “fregata”?

Non siete ancora stufi di bla bla bla bla e prese per i fondelli?

NOI si, Betapress ha da sempre segnalato problemi, ruberie, magheggi, storture, ma anche ha sottolineato le prese per il CULO, si cari lettori scusateci per il francesismo, ma dobbiamo dircelo, le PRESE PER IL CULO che quotidianamente noi Italiani subiamo!

 

Ricordiamocelo è sempre già tutto scritto, SEMPRE, Tacito scriveva già nel lontanissimo 110 dopo cristo che “… ove è la massima burocrazia, vi è la massima corruzione …” e Noi siamo ancora qui a farci prendere per il cosiddetto ridendo e scherzando e mangiando la pizza, salvo poi indignarci se cade un ponte che da tempo tutti pensavano sarebbe caduto.

Noi di Betapress nel lontano 2007 abbiamo denunciato la grave situazione di Banca delle Marche, eppure siamo stati derisi beffeggiati oltraggiati e calunniati, peccato che ora la banca non c’è più, come noi avevamo previsto, ed i soldi della gente se ne sono andati in fumo, come noi avevamo previsto, ma fa niente allora stavano tutti bene e quindi chi cercava di sollevare problemi era un delinquente.

Noi di Betapress abbiamo denunciato i comportamenti illeciti di assicurazioni, della gestione dei PON europei, eppure i delinquenti eravamo sempre noi, salvo che poi, a distanza di anni, le nostre parole si sono dimostrate vere, ma nel frattempo i delinquenti, quelli veri, si sono fregati tutti i soldi ed ora si godono le loro pensioni d’oro alla faccia nostra e vostra cari concittadini.

Ma tutti sapevano, tutti!

Ora la vostra coscienza deve risorgere dal torpore in cui l’avete tenuta per anni, facile spegnere l’orecchio davanti alla verità, chiudere gli occhi davanti alla vergogna di un paese che cade a pezzi per la viltà di pochi.

 

Leggete, ascoltate, capite, non criticate a vanvera cercate di saziarvi della verità, dei fatti, cercate di capire e non di discutere, cercate il dialogo e non la rissa, cercate di essere quegli italiani che hanno costruito il diritto e non quelli che hanno inventato le repubbliche, prima seconda terza e quarta, cercate di pensare che un popolo non cresce se mangia pizza, ma se si ciba di cultura.

Siamo una società che ha perso onore, che ha perso fama, che ha perso dignità, BASTA.

Sollevati Italiano, guarda la realtà ed impara a trasformarla invece che semplicemente cercare di criticarla.

Non mi credete, non siete sicuri che era già tutto scritto da sempre, dubitate di essere presi per il culo?

eccovi una piccola conferma, parte del testo che segue è tratta dal bellissimo libro/inchiesta “La Matrix Europea” di Francesco Amodeo:

Partiamo dall’inizio. Perché una società strategica per gli italiani, con un fatturato annuo di oltre 6 miliardi di euro e introiti certi – che sono aumentati vertiginosamente negli anni com’era prevedibile – sia stata ceduta ad imprenditori privati ?

Facciamo un passo indietro: e’ il 1992 il Cartello finanziario internazionale mette gli occhi e le mani sul nostro paese con la complicità e la sudditanza di una nuova classe politica imposta dal Cartello stesso. Il loro compito è quello di cedere le banche ed i gioielli di Stato italiani ai potentati finanziari internazionali anche attraverso il filtro di imprenditori nostrani. E’ l’anno della riunione sul Britannia quando il gotha della finanza internazionale attracca a Civitavecchia con uno yacht della Corona inglese. Sono venuti a ridisegnare il capitalismo in italia a danno degli italiani, a fare incetta delle nostre migliori aziende e ad arruolare quelli che saranno i loro fedeli servitori al Governo del paese a cui garantiranno incarichi di prestigio: il maggior beneficiario sarà Mario Draghi ma tra i più servili Prodi, Andreatta, Ciampi, Amato, D’alema. I primi 3 erano già entrati a pieno titolo nel Club Bilderberg, nella Commissione Trilaterale ed in altre organizzazioni del capitalismo speculativo anglo/americano che aveva deciso di attaccare e conquistare il nostro paese con l’appoggio di spietate banche d’affari come la Goldman Sachs che favorirà gli incredibili scatti di carriera dei suoi ex dipendenti: Prodi e Draghi prima e Mario Monti dopo.

E’ l’anno in cui in soli 7 giorni cambiano il sistema monetario italiano che viene sottratto dal controllo del Governo e messo nelle mani della finanza speculativa. Per farlo vengono privatizzati gli istituti di credito e gli enti pubblici compresi quelli azionisti della Banca D’Italia, è l’anno in cui viene impedito al Ministero del Tesoro di concordare con la Banca d’Italia il tasso ufficiale di sconto (costo del denaro alla sua emissione) che viene quindi ceduto a privati. E’ l’anno della firma del Trattato di Maastricht e l’adesione ai vincoli europei. In pratica è l’anno in cui un manipolo di uomini palesemente al servizio del Cartello finanziario internazionale ha ceduto ogni nostra sovranità.
Bisognava passare alle aziende di Stato, l’attacco speculativo di Soros che aveva deprezzato la lira di quasi il 30% permetteva l’acquisto dei nostri gioielli di Stato a prezzi di saldo e così arrivarono gli avvoltoi.
La maggior parte delle nostre aziende statali strategiche passò in mano straniera o comunque fu privatizzata. Ma la cosa più eclatante fu che l’IRI (istituto di ricostruzione industriale) che nella pancia alla fine degli anni ’80 aveva circa 1000 società, fiore all’occhiello del nostro paese fu smembrata e svenduta con la complicità del suo Presidente storico Romano Prodi (dal 1982 al 1989 e durante un periodo tra il 1993 ed il 1994) che fu premiato dal Cartello che favorì la sua ascesa alla Presidenza del Consiglio in Italia e poi alla Commissione Europea. A sostituirlo come Presidente del Consiglio in Italia e a continuare il suo lavoro di smembramento delle aziende di Stato ci penserà Massimo D’Alema che nel 1999 favorirà la cessione, tra le altre, di Autostrade per l’Italia e Autogrill alla famiglia Benetton, che di fatto hanno, così, assunto il monopolio assoluto nel settore del pedaggio e della ristorazione autostradale. Una operazione che farà perdere allo Stato italiano miliardi di fatturato ogni anno.

Le carte ci dicono che in quegli anni il Presidente dell’IRI era tale Gian Maria Gros-Pietro.
Lo conoscevate ? Io credo di no. Invece il Cartello finanziario speculativo lo conosceva bene e nel 2001 lo convocò alla riunione del Bilderberg in Svezia, indovinate insieme a chi ? Insieme a Mario Draghi e ad un certo Mario Monti entrambi saranno ampiamente ripagati dal Cartello stesso che in futuro riuscì a piazzare Draghi alla Banca d’Italia e poi alla BCE e Mario Monti dalla Goldman Sachs alla Commissione Europea e poi a capo del Governo (non eletto) in Italia.

E che cosa ne è stato di Gian Maria Gros Pietro ? qui viene il bello. Qui arriviamo al tema di questo post.
Gian Maria Gros-Pietro, che già nel fatidico 1992 era Presidente della Commissione per le Strategie industriali nelle privatizzazioni del Ministero dell’Industria, nel 1994 diviene membro della Commissione per le Privatizzazioni istituita indovinate da chi ? da Mario Draghi.

Ora capite come lavora il Cartello finanziario speculativo per mettere tentacoli ovunque e per far si che ci sia sempre un proprio esponente nei ruoli chiave. Ma non finisce qui. Come abbiamo visto nel 1997 Gross Pietro è Presidente dell’Iri mentre viene organizzata la cessione a prezzi di saldo di Autostrade per l’italia che avverrà nel 1999 col passaggio al Gruppo Atlantia s.p.a, controllata da Edizione srl, la holding di famiglia dei Benetton.
Gros-Pietro firma la cessione, la famiglia Benetton gli strizza l’occhio.
Cosa voleva dire metaforicamente quella strizzatina d’occhio ?

Ora immaginate l’inimmaginabile.
Cosa accade nel 2002 ? Gian Maria Gros-Pietro, dopo aver gestito la privatizzazione dell’Eni andrà a presiedere per quasi 10 anni indovinate che cosa?… proprio la Atlantia S.p.a, la società alla quale solo tre anni prima, come dipendente pubblico, aveva svenduto la gestione dei servizi autostradali italiani.
Les jeux sont faits.

A questo punto proviamo a leggere i termini del contratto di concessione della rete autostradale. Mi dispiace cari amici. Non si può. Sono stati coperti da segreto di Stato manco si trattasse di una riservatissima operazione militare.
Ma com’è stato svolto in questi anni il servizio di manutenzione ordinaria da parte dei concessionari di Autostrade per l’Italia ?

La macabra risposta è descritta nei tragici eventi di Genova e non solo.

Leggendo quanto emerge dalla relazione annuale (2017) sull’attività del settore autostradale in concessione pubblicata sul sito del Ministero e dei trasporti si evince una crescita esponenziale del fatturato (quasi 7 miliardi) e dei pedaggi. In calo solo gli investimenti (calati addirittura del 20%) e la spesa per manutenzioni in controtendenza rispetto alla logica che dovrebbe prevedere un aumento dei costi della manutenzione contestualmente all’aumento del traffico. Ma la sicurezza degli automobilisti è stata messa in secondo piano rispetto alla massimizzazione dei profitti già di per se abnormi.
E com’è andata invece con gli interventi straordinari ad opera dei Ministeri preposti ?

Non c’erano soldi da destinare ad interventi straordinari seppur richiesti dagli esperti a causa dei vincoli di bilancio da rispettare e imposti dal pareggio di bilancio.
Quali vincoli ? Quelli europei. E da chi sono stati imposti questi vincoli ? dal Trattato di Maastricht del 1992, da quello di Lisbona del 2007 e dal pareggio di bilancio in costituzione del 2011. E chi li ha voluti ? Indovinate ? Nell’ordine Romano Podi, Massimo D’alema, Mario Monti, con l’appoggio esterno di Mario Draghi.Torna la cricca al completo.
Ma non erano quelli che insieme partecipavano alle organizzazioni del Cartello finanziario speculativo che voleva far crollare il nostro paese ?
Esattamente. Il cerchio si chiude.

 

 




“O Capitano, mio Capitano “

Esattamente quattro anni fa, Robin Williams si è tolto la vita, lasciando il mondo del cinema, e non solo, sconvolto per la scelta di farla finita.

Innumerevoli ed indimenticabili sono le interpretazioni che hanno reso eterno il valore di quest’attore, nato da una famiglia più che benestante (il padre era un alto dirigente della Ford ). Studente mancato in Scienze Politiche, Robin aveva preferito seguire i corsi della scuola d’arte Juillard di New York, e, per mantenersi agli studi, si era improvvisato mimo.

La sua partecipazione al famoso telefilm “Happy Days”, con il personaggio di Mork, ha decretato il suo successo. Il pubblico era talmente entusiasta per il suo ruolo, che il produttore, Gerry Marshall, ha deciso di dedicare un’intera serie al personaggio. Così, con “Mork e Mindy”, iniziata nel 1978, è arrivato il Golden Globe per Robin, come migliore attore televisivo.

Negli anni Ottanta, però, l’attore ha dovuto affrontare seri problemi di droga ed un matrimonio fallito. Dopo il divorzio dalla prima moglie, si è risposato con Marsha Garces, tata del primogenito, che gli ha dato due altri figli.

Intanto, è continuata l’ascesa dell’attore, passando per “Popeye” di Robert Altman del 1980, ma soprattutto “Good Morning, Vietnam” del 1987, per il quale Robin ha ricevuto la sua prima nomination all’Oscar (1991). Per “L’attimo fuggente”(1989) e “La leggenda del Re Pescatore” (1992) egli ha ottenuto due altre nominations, ma è solo nel 1997, con ” Will Hunting – Genio ribelle”, che si è aggiudicato il premio. Dopo questo successo, l’attore ha continuato a cimentarsi in film che hanno accontentano sia la critica che il grande pubblico, come “Patch Adams” (1998), “Al di là dei sogni”(1998) e “L’uomo bicentenario” (1999), costellando una serie di successi cinematografici che suoneranno ancor più stridenti di fronte alla sua depressione esistenziale.

Come insegnante, vorrei soffermarmi sul film “L’Attimo fuggente”, perché è uno dei film più amati dagli studenti di tutto il mondo, ma anche perché il personaggio del professore interpretato da Robin, coincide con la figura mitica dell’Insegnante, proprio con la I maiuscola. Il film di Peter Weir, datato 1989, propone l’eterno dilemma scolastico tra autorità ed autorevolezza, tra accademismo ed innovazione, tra studio e passione.

Robin Williams è l’indimenticabile professore Joan Keating che sconvolge le regole di una prestigiosa accademia americana degli anni cinquanta. Professore di letteratura inglese, ed ex allievo anch’egli della stessa scuola, Keating preferisce affrontare la materia in modo creativo, con spirito libero, attento alle esigenze dei suoi studenti. Il suo metodo consiste nell’ abbandonare i dogmatismi didattici ed inventare le lezioni, con e per, i suoi alunni.

Esilarante è la scena in cui invita gli alunni a salire sui banchi per vedere il mondo da una nuova prospettiva, nonché il momento in cui strappa le pagine di un libro che pretendeva di analizzare una poesia come se fosse una formula chimica.

Keating rappresenta il vero educatore, colui che e-duce da ogni allievo quanto di più magico e meraviglioso ci possa essere. Rappresenta il professore che accoglie la sfida di “iniziare” i suoi alunni al piacere proibito di un rapporto seducente con la materia. Le sue lezioni di letteratura classica diventeranno sempre più l’introduzione in un nuovo ambito intellettuale ed emotivo.

Gli alunni riconosceranno ben presto in lui il vero Maestro, colui che trascina i discenti nell’avventura della conoscenza.

Il professore Keating è il pioniere del cambiamento trasgressivo, ma costruttivo, l’insegnante che ha il coraggio di uscire dal solco del dejà-vu accademico per trascinare gli alunni nella passione per la lettura e per l’interpretazione dei classici. Solo così, sedotti dal professore carismatico ed innovativo, i ragazzi coltiveranno le loro passioni, e, per esempio, l’alunno Neil deciderà di riportare in vita la Setta dei Poeti Estinti (Dead Poets Society è il titolo originale del film), un gruppo dedito alla poesia di cui era stato membro Keating stesso.

Come però ancor oggi succede, il sistema è restio ad accogliere il cambiamento, le nuove idee restano schiacciate dalla burocrazia.

Nel film, il preside infatti non vuole che i vecchi metodi siano messi in dubbio, e quando Charlie, un altro studente, pubblica un duro articolo di denuncia contro la scuola, verrà punito con una punizione “esemplare”. (Per fortuna, in questo, le cose sono cambiate nella scuola dei nostri giorni, niente più punizioni corporali, ma lavori socialmente utili!!!)

La situazione però crolla quando Neil, consigliato da Keating, decide di iscriversi a un corso di teatro, nonostante il parere contrario del padre, che lo vorrebbe studente di medicina. Durante la serata di debutto dello spettacolo il padre fa una scenata, annunciandogli di volerlo iscrivere a una scuola militare, cosa che causa una crisi di panico in Neil che lo porta al suicidio.

Il preside non può fare altro che avviare un’indagine sull’incidente, venendo così a conoscenza di quanto accaduto tra Keating e i suoi ragazzi. Il professore viene ritenuto responsabile e licenziato e i membri della Setta dei Poeti Estinti puniti.

Il film però si conclude con l’indimenticabile scena della reazione degli alunni che salgono in piedi sui banchi.

Uno dopo l’altro, al ritmo della frase “O Capitano, o mio capitano” formulano il loro saluto commosso all’insegnante, testimoniando che niente è andato perduto, che il suo incoraggiamento a non abbandonare i loro sogni, ha già fatto la differenza, che la Cultura è Libertà, e che niente più sarà come prima.

Infine, vorrei concludere con un paio di citazioni, principalmente tratte dalle battute di Keating, che possono servire come spunto di riflessione per alunni e per docenti in primis, ma per chiunque sia appassionato alla conoscenza.

    “C’è un tempo per osare e uno per essere cauti, e l’uomo saggio comprende a quale è chiamato”.

“Non leggiamo e scriviamo poesia perché è carina. Leggiamo e scriviamo poesia perché siamo membri della razza umana. E la razza umana è piena di passione”.

E, per ultimo, un consiglio per gli acquisti, a chi ancora crede nella seduzione mentale…Durante una lezione, Keating interroga un alunno. “Il linguaggio è stato inventato per un unico scopo… qual è, Mr Anderson?” “Comunicare?” “No, per corteggiare le donne”.

Antonella Ferrari

 

 

 




Beatrice Antolini: musica, cuore e anima.

“La musica ? Una questione di cuore e anima”: Beatrice Antolini si racconta a Rockography.  (Photo by Alejandro Joaquin)

Allora Beatrice, partiamo dalle origini: la tua passione per la musica viene da molto lontano, considerando che hai suonato il tuo primo strumento musicale, un pianoforte, all’età di tre anni. Da dove nasce la tua passione per la musica ?
“Più che una passione, a farmi avvicinare così piccola al mondo della musica credo che sia stata una necessità, una vocazione, un modo di essere: non ho ricordi di me da bambina senza strumenti musicali in mano. Già da piccolissima, come hai detto tu, avevo qualche strumento in casa, e già allora cominciai a scrivere dei pezzi: avevo una grande curiosità verso tutto ciò apparteneva a questo mondo.”

La tua formazione nel mondo delle arti è stata anche come attrice (Scuola di Teatro Colli, Bologna, ndr); hai inoltre frequentato l’Accademia delle Belle Arti e il conservatorio (sempre a Bologna, ndr). Quanto è stato importante per la tua crescita personale e professionale avere conseguito una formazione così ampia all’interno del mondo artistico ?
“È stato importante tutto: ciascuno dei miei percorsi mi ha lasciato qualcosa che ha contribuito a farmi crescere sia livello professionale, sia a livello personale. Ricordo, ad esempio, che quando frequentavo la scuola di teatro, spesso scrivevo delle musiche per gli spettacoli. Allo stesso modo però, sono state importanti le situazioni non “istituzionali”, ossia tutte quelle cose che non mi hanno portato ad avere nessun diploma o nessuna qualifica: l’aver suonato qualsiasi genere musicale in qualsiasi situazione, dal punk fino alla musica da camera, credo che mi abbia dato la possibilità di aver vissuto tante vite da un punto di vista artistico, arricchendomi molto. Oltre a quello che ho fatto da sola, anche le collaborazioni con altri artisti hanno avuto per me, e lo hanno tutt’ora, un grande significato: in questo caso, non c’entra più quello che faccio io da solista, in quanto divento una musicista al servizio degli altri, e mettermi al servizio di altre persone, vedere se sono contente del contributo che posso dargli, è veramente bellissimo. La mia vita artistica è stata, ed è tutt’ora, molto variegata.”

Qual è stato il punto di svolta della tua carriera artistica ?
“Parto con una premessa: credo che parlare di carriera in Italia, in questo periodo storico, sia sbagliato; per i tempi che corrono, è molto difficile riuscire ad affermarsi. A questo proposito, non amo il termine “emergente”, con il quale vengono definiti gli artisti che non sono più di tanto famosi a livello mainstream: emergente è qualcuno che inizia a fare qualcosa, non è un artista che crea qualcosa da qualche anno e magari con discreti risultati. Mi piacerebbe che, in questo contesto, venisse utilizzato meno il termine “sommerso”, proprio perché è molto difficile, al giorno d’oggi, riuscire ad emergere; se poi un artista riesce a farlo, può darsi che la sua notorietà duri quel tanto che basta per farlo poi sprofondare nel dimenticatoio. Detto questo, per rispondere alla tua domanda, credo che il disco più importante per me sia stato A due, che mi ha portato a fare circa ottanta date live in un anno. Ricordo che per me fu un bel periodo (era il 2008, ndr), molto stancante ma allo stesso tempo molto appagante.”

Proprio come te, molta della critica di settore ha ritenuto il tuo album A due un punto di svolta, ma non pensavo che fossi contraria a parlare di carriera.
“In generale, quando pensiamo ad una carriera nel senso classico del termine, siamo portati a pensare a quest’ultima come se fosse una continua ascesa, intervallata magari da alcuni picchi, positivi o negativi, verso il successo. Adesso, in ambito musicale, non è più così: puoi produrre qualcosa che porta il tuo nome ad essere sulle pagine di tutti i giornali, per poi, come detto prima, essere poco dopo dimenticato da tutti. Credo che un artista, oggi, debba essere sempre in grado di ricrearsi e di pensare a se stesso in termini innovativi: è molto difficile pensare di vivere con una carriera esclusivamente da solista, perlomeno nell’ambito della musica alternativa, che è quello nel quale mi trovo ad operare io. Visto che lavoro ogni giorno perché voglio che ciò che sogno e ciò che desidero si realizzi, sono disposta a “mutare”, a cambiare, a continuare a fare i miei dischi facendo anche altro.”

C’è una cosa che mi ha affascinato molto del tuo percorso artistico, cioè la scelta di promuovere proprio il tuo secondo album, A Due, attraverso il progetto liveCASTour: tramite questa piattaforma, hai diffuso in rete un concerto a porte chiuse, che è stato distribuito in 8 clip destinate ad 8 portali generalisti. Come mai una scelta così non convenzionale per promuovere l’album ?

“Decisi di seguire questa strada con la mia etichetta discografica di allora. La paternità dell’idea non è mia, ma di Michele Faggi della rivista indie-eye, che è stato sicuramente innovatore e influente per quanto riguarda l’aspetto promozionale online: all’epoca (2008, ndr), quando lo sviluppo digitale non era ai livelli di cui fruiamo oggi, si è inventato qualcosa che dopo, nel mondo del web, ha fatto scuola.”

A Febbraio è uscito il tuo sesto album, L’AB, interamente prodotto e composto da te. Che cos’è L’AB per Beatrice Antolini ?
L’AB vuol dire tante cose per me. Sicuramente, L’AB significa laboratorio, che può essere rappresentato fisicamente da questa stanza, dove ho composto e prodotto interamente il cd (nel suo studio posto al piano inferiore di casa sua, ndr). L’AB è anche un laboratorio di ricerca interiore, di miglioramenti interiori: io credo che la spinta delle persone, in generale, debba andare verso il prossimo, cercando di fare tutte quelle piccole cose che, facendo bene a se stessi, possano fare bene anche agli altri. Cerco quindi di essere ogni giorno una persona migliore, e il mezzo attraverso il quale provo ad esprimere questa mia aspirazione ed ambizione è la musica; è, di fatto, il frutto di un grosso lavoro che ho fatto, e sto facendo tutt’ora, su me stessa. Ma L’AB è anche un’analisi, senza giudizio, della realtà di oggi: ecco perché ho deciso di mettere, nella copertina del mio album, una rappresentazione simbolica della femminilità, ridotta in questo caso a parentesi e puntini, che richiamano, a loro volta, il linguaggio delle emozioni ridotte a simbolo, come nel caso delle emoticons, che semplificano una realtà molto complessa da descrivere: io penso che le persone abbiano delle emozioni molto variegate e sfumate, e certi strumenti che possiamo utilizzare oggi per veicolarle agli altri, non sempre sono all’altezza per esprimere tutto ciò che abbiamo dentro. L’uomo è in continua mutazione, e con L’AB ho voluto fare una fotografia parziale alla realtà.”

Come mai la scelta di fare tutto da sola per quanto riguarda la produzione dell’ultimo cd ?

“Io ho prodotto tutti e sei i miei cd da sola, anche se questo non l’ho mai detto chiaramente, per paura di poter passare da presuntuosa e chissà cos’altro agli occhi degli altri. La mia direi quindi che non è stata una scelta: lavoro nel mondo della musica come produttrice e compositrice, ed è quindi per questa vocazione che ho deciso di produrre, oltre che comporre, tutti i miei cd. Al giorno d’oggi, essere produttori significa anche trovare un sound innovativo adatto alle diverse circostanze: molto spesso è ciò che fa la differenza fra un album prodotto bene e un album prodotto male. Di fatto, è ciò che ho cercato di fare con L’AB: adottare un suono che potesse essere innovativo rispetto ai tempi correnti.”

C’è un brano che mi ha particolarmente colpito di L’AB, ed è il brano Insilence (In silenzio, ndr), all’interno del quale affermi l’importanza del silenzio come strumento di difesa del proprio io rispetto alla società nella quale viviamo. Come mai ritieni il silenzio un’arma così importante e preziosa ?
“C’è una cosa che non ho mai detto, e che voglio dire adesso: fin da piccola, mi sono sempre chiesta il motivo per cui la gente tende a riempire i silenzi di parole, per evitare di creare quella situazione che i più definirebbero, probabilmente, di imbarazzo. Ho sempre pensato, in risposta a queste situazioni, che a volte sarebbe bello guardarsi semplicemente in faccia, oppure interagire senza parlare, come magari siamo portati a fare con gli animali; al perché l’uomo tenda a comportarsi diversamente, ad oggi non saprei ancora dare una risposta, ma posso certamente dirti che nel silenzio ci si può immergere senza aver paura. Insilence racchiude in se tutto questo, ed è anche la canzone “risolutrice” dell’album, in quanto si trova in apertura, ma in realtà è il pezzo che, razionalmente, “risolve” appunto tutto il mio lavoro: alla fine dei giochi, forse in se stessi si può trovare una via per vivere bene anche in una società come la nostra. C’è una soluzione, e la soluzione è Insilence, uno strumento più che mai prezioso per poter trovare la propria pace interiore.”

A proposito delle tue collaborazioni a cui accennavi poco prima, quanto pensi che siano state importanti per la tua carriera ? Qual è quella che ti ha lasciato qualcosa in più rispetto alle altre ?

“Le collaborazioni più belle che ho fatto sono state quelle con artisti di caratura internazionale: collaborare con Lydia Lunch Ben Frost è stata un’esperienza pazzesca. Un’altra che rientra in questa categoria, e che posso definire senza dubbio la più importante per la mia carriera, è stata l’ultima arrivata in ordine di tempo: collaborare con Vasco Rossi è stato, oltre ad un grandissimo onore, una delle esperienze lavorative in cui mi sono sentita più a mio agio.”

All’interno delle tue produzioni artistiche, misceli diversi generi musicali: dal pop classico all’elettronica, dal funk al rock progressivo. Chi è oggi, musicalmente parlando, Beatrice Antolini ?

“Una che non ha mai pensato ai generi. Tutti quelli ai quali sono stata accostata mi piacciono, e anzi, chi più ne ha più ne metta: tendiamo sempre ad etichettare, ma a me piacciono talmente tante cose nella mia vita che, racchiudere in una sola definizione tutto quello che faccio, mi fa sentire a disagio. Per esempio, non ho mai scelto uno strumento nel quale specializzarmi: non ho mai avuto le palle di decidere cosa suonare, e quindi ho deciso di suonare un po’ di tutto. Così, non potrei andare avanti con la mia ricerca e le mie sperimentazioni se decidessi di abbracciare un solo genere: visto che nella mia musica sono io, per potermi esprimere al meglio devo rifarmi a più generi, e L’AB, da questo punto di vista, ne è senza dubbio una perfetta sintesi.”


Come vedi il panorama musicale attuale ? È più difficile di un tempo riuscire ad emerger o i social media, ed internet più in generale, hanno messo nelle mani di aspiranti cantanti un’occasione mai vista prima per affermarsi ?

“Io penso che dietro a questi progetti che stanno dominando il panorama musicale contemporaneo, fatti di pochi singoli ma con un’immagine curata al dettaglio del cantante piuttosto che della band, ci sia sempre un investimento, un’organizzazione: non penso che sia tutto così casuale come sembra. Vedo delle cose, soprattutto nel rap, di altissima qualità, che è difficile pensare di improvvisare o di autoprodurre se si è estranei a certe tecniche. Di questo, ne sono anche contenta, così noi italiani possiamo arrivare al livello di produzione musicale di alcuni paesi esteri, che è veramente eccezionale. Tutto questo, non succede però in tutti i generi musicali: per esempio, in uno stile a cui mi sento particolarmente vicina, la musica alternativala tendenza della produzione non va affatto in questa direzione purtroppo, anzi. Se qualcuno sfrutta con l’artista le possibilità offerte dai nuovi mezzi di comunicazione, si schiudono delle possibilità mai viste prima per quanto riguarda la promozione di se stessi e delle proprie opere, ma, voglio ribadirlo, non credo affatto che alcune cose, ad esempio alcuni video, possono avere una qualità eccelsa se girati in autonomia nella propria cameretta.

In Italia, al di là del fattore promozione, resta il fatto che è una lotta fare dischi, a meno che un artista non decida di compromettersi, cosa che io non ho mai fatto.”

Ho letto in una tua passata intervista che, secondo te, gli artisti dovrebbero essere degli intellettuali. Tu ti ritieni un’intellettuale ? Cosa pensi, al riguardo, dei tuoi colleghi ?

“Ad essere sincera, non credo di aver mai detto una cosa del genere, anche perché penso proprio il contrario. Non solo non penso che per fare gli artisti si debba essere intellettuali, ma più vado avanti con l’età e l’esperienza, e più penso che bisogna andare oltre l'”intellettualismo”: ciò che conta veramente è saper rappresentare la realtà, perché questo è il compito che ogni artista ha, o quantomeno dovrebbe avere. Credo che la musica sia più un discorso di cuore e di anima.”

Tornando ai tuoi lavori, qual è l’album, e qual è il singolo, ai quali ti senti più affezionata ?

“L’album a cui sono più affezionata è probabilmente Big Saloon, che è stato il mio primo disco, nato peraltro come demo, che è quello che mi ha aperto porte molto importanti. Sono particolarmente legata a questo cd anche perché, quando lo ascolto, mi sento come se mi guardassi allo specchio: ogni volta, mi rendo conto che alcune cose che avevo allora non ce le ho più, mentre ne scopro continuamente di nuove dentro me stessa. Io non ho la passione di collezionare fotografie, ma devo dire che i miei album, fissando nel tempo un determinato momento, mi regalano l’emozione di riscoprire, di volta in volta, ciò che ancora mi porto dietro e ciò che invece non fa più parte di me: ascoltare Big Saloon, da questo punto di vista, è l’esperienza più introspettiva che io possa a fare. Come brano, invece, è più difficile sceglierne uno: posso citarti Planet, del mio terzo album Bio Y, che, senza nemmeno saperti spiegare bene il perché, riesce a mettermi in collegamento con qualcosa di celeste, di non terreno.”

Quali sono, per concludere, i tuoi progetti futuri a livello artistico ?
“Intanto, spero di riuscire a riprendere in mano la promozione di L’AB, che ho dovuto interrompere per andare in tour con Vasco, e spero di riuscire a farlo il prima possibile. Oltre a questo, sono arrivata ad un punto in cui sento il bisogno di cambiare e di provare qualcosa di nuovo, cercando di fare qualcosa, a livello musicale, che non ho mai fatto prima. Penso proprio che L’AB chiuderà un ciclo, sia mio personale, sia riferito al percorso artistico cominciato a suo tempo con Big Saloon: ho voglia di dedicarmi a cose diverse.

A Settembre dovrebbe uscire il vinile di L’AB: darò notizie più certe tramite i miei social quando ne avrò anche io.”

 

 




Chi siete, da dove venite, quanti siete, cosa portate?: un Fiorino!

Siamo alle solite, l’ottusa incapacità di ascolto della politica ci ricorda la bellissima scena di “non ci resta che piangere”  in cui era palese l’ottusa e unicamente mirata ad in interesse economico capacità di ascolto delle “istituzioni”.

Un Fiorino, indipendentemente da tutto.

Anche oggi ci sembra che sul tema della vicepresidenza delle scuole italiane o dei primi e secondi collaboratori che dir si voglia, si stia ragionando alla stregua di un fiorino.

I Governi fino ad oggi non hanno non solo ascoltato le giustissime lamentele di presidi e vicepresidi ma hanno fatto orecchie da mercante per gestirsi i propri meschini interessi al prezzo della cultura dei cittadini del loro stesso paese.

Ma non solo i governi, ma anche i sindacati e le organizzazioni parasindacali, in questi ultimi vent’anni non hanno dato la minima importanza ad un ruolo quello del vicepreside che invece è ruolo fondante delle realtà scolastiche sul territorio.

 Un diritto calpestato ignorato dallo Stato definisce da solo uno stato non etico e non democratico; certo ci viene in mente il film “chi ha incastrato Roger Rabbit”, dove la bella Jessica diceva “non sono cattiva, mi dipingono così”, anche lo Stato oggi sembra dire non sono cattivo mi dipingono così, ma caro il mio Stato, se ignori i diritti, o addirittura li cancelli (come nel caso dei diplomati magistrali), che Stato puoi mai essere…

IO ho un sogno, uno stato etico, dove non servano sindacati o associazioni para qualcosa, ma dove lo Stato etico difende il suo cittadino, sia che sia lavoratore o imprenditore, dirigente scolastico o primo collaboratore, docente o bidello, assistente amministrativo o tecnico, IO ho un sogno, uno stato in cui la priorità sia la cultura e l’educazione, ove i ragazzi crescano nella cultura e nel rispetto di tutti, non nella soverchieria e nella dominazione, dove il bullismo sia solo un racconto di fantasia, dove il futuro sia da costruire e non da temere, IO ho un sogno, uno Stato che investa nei suoi cittadini e non che li ritenga tutti dei delinquenti, con delle leggi che partano dal presupposto che tutti  hanno dei diritti, non che tutti hanno dei doveri, IO ho un sogno, che i nostri studenti trovino una scuola professionale ed educante, che li prepari al futuro, con una classe educativa che sia preparata e orientata al bisogno dei ragazzi, IO ho un sogno, vorrei vedere la scuola come strumento di crescita dei giovani nella libertà, IO ho un sogno, che non vi sia più solo la libertà di insegnamento, ma anche quella di imparare.

Credo che il mio sogno sia condiviso da molti, credo che la realtà sia in fondo un insieme di sogni passati e presenti, e che il futuro sia possibile solo se nel nostro cuore continui a dimorare il sogno di una scuola che formi, trasformi, educhi ma sopratutto accompagni i ragazzi nelle prime fasi della loro vita.

Chi sogna di notte dorme, chi sogna nella vita è un costruttore di futuro.

E noi siamo convinti che esistono ancora dei sognatori, nonostante le continue cattiverie del mondo, le piccolezze dell’uomo, gli sbagli dello Stato e di tutti i para qualcosa, i sognatori costruttori di futuro esistono, e Noi li difendiamo a spada tratta, come si deve difendere un’idea quando si è convinti, come si deve difendere un amore, un affetto, come si deve difendere il diritto di tutti ad avere un futuro.

Ecco i nostri amici di Ancodis, che sognano ancora come noi, per costruire un futuro equo per le nuove generazioni.

Chi difende un diritto a favore degli altri e per il futuro dei giovani troverà sempre spazio su queste pagine.

___________________________________________________________________________________________

COMUNICATO STAMPA del 03 agosto 2018

 ANCODIS: da vicepreside a “Collaboratore principale”.

Una evoluzione semantica che non corrisponde

ad una innovazione giuridica. Preferiamo la seconda!

 

Fino al 2001 c’erano i docenti incaricati di collaborare con il Direttore Didattico o il Preside (i Collaboratori e tra questi il Vicepreside) ai sensi dell’art 7 comma h del D.Lgs 297/94, poi divenuti docenti individuati dal DS (Collaboratori del DS e tra questi il 1° Collaboratore) con il ben noto D.Lgs 165/2001 all’art. 25, comma 5; successivamente si fa riferimento ai Collaboratori del DS all’articolo 1, comma 83, della legge 13 luglio 2015, n. 107 (collaboratori fino al 10% dell’organico dell’autonomia): in tutti i casi si tratta di docenti che coadiuvano il DS in attività di supporto organizzativo e didattico dell’istituzione scolastica.

Oggi apprendiamo dell’esistenza tra i Collaboratori di una nuova figura: il “Collaboratore principale” (fonte ANP del 2/8/2018).

Chi sarebbe in effetti? L’ex Vicepreside, l’ex 1° Collaboratore, cioè quel docente che in ogni Istituzione scolastica svolge mansioni delegate dal DS di rilevante importanza necessarie all’organizzazione ed alla gestione del servizio scolastico.

All’innovazione semantica, purtroppo, ancora oggi NON corrisponde la più importante e cioè l’innovazione dello status giuridico che per noi Collaboratori dei DS è il TEMA preminente per portare il nostro modello di gestione scolastica nei ranghi dei moderni sistemi europei.

Nel sistema scolastico italiano si inventano nuovi acronimi e si introducono nuovi termini ma non si alza lo sguardo ad un modello di governance che deve tenere conto di tutte le competenze e le figure OGGI indispensabili a tale compito.

Si tratta di tre anelli strettamente connessi che si chiamano DS, DSGA, Collaboratori del DS (1°- 2° – Fiduciari di Plesso). Dobbiamo avere la consapevolezza che l’anello dei Collaboratori sta di fatto tra il DS ed il DSGA: tutti CONCORRONO in sinergia ed in sintonia – sulla base di ruoli, mansioni e responsabilità – alla organizzazione del servizio scolastico che certamente per alunni e genitori si esplica nella qualità dell’Offerta Formativa.

Sappiamo bene – nessuno può negarlo – che senza un’adeguata gestione ed organizzazione dell’Istituzione scolastica (oggi un sistema complesso con molti plessi da gestire, qualche centinaio di docenti da coordinare ed alcune centinaia anche migliaia di studenti da gestire, istruire ed educare, progetti didattici ed extradidattici di inclusione e di integrazione, ASL, sicurezza, privacy) non è facile garantire una qualità dell’istruzione e della formazione dei nostri alunni.

Questa è la domanda: si vuole procedere in questo riconoscimento del terzo anello – sulla base di procedure trasparenti e condivise, fondate sull’esperienza e sulle competenze maturate in anni di quasi “gratuito servizio”, con tempo dedicato alla formazione specifica oppure si vuole continuare a restare ancorati ad una visione la cui innovazione si esplica soltanto nel lessico?

Quello dei Collaboratori, ed in particolare del “Collaboratore principale”, è un compito delicato ed impegnativo che richiede tempo e dedizione, spirito di servizio e tanta passione, in TUTTE le scuole italiane!

Occorre riconoscerlo senza reticenze né pregiudizi!

Per essere chiari e per dare riscontro a quanto affermato riportiamo un esempio di incarico del DS al “1° Collaboratore o principale” lasciando a chi legge ogni opportuna valutazione:

Il docente 1° Collaboratore – su delega – sostituisce il DS in caso di assenza o impedimento per periodi brevi, esercitandone le funzioni anche negli Organi collegiali, redigendo atti, firmando documenti interni, curando i rapporti con l’esterno;

  • Garantisce la presenza in Istituto, oltre l’orario contrattuale e secondo le necessità organizzative – anche nei mesi di luglio ed agosto – per il regolare funzionamento del servizio scolastico, assicurando la gestione della sede, controllando le necessità strutturali e didattiche, riferendo al dirigente sull’andamento;

  • Collabora con il Dirigente scolastico per la formulazione dell’ordine del giorno del Collegio dei Docenti e ne verifica le presenze durante le sedute;

  • Predispone, in collaborazione con il Dirigente scolastico, le presentazioni per le riunioni collegiali;

  • Svolge la funzione di segretario verbalizzante delle riunioni del Collegio dei Docenti, in collaborazione/alternanza con il docente secondo collaboratore;

  • Collabora nella predisposizione delle circolari e ordini di servizio;

  • Autorizza i permessi brevi personale docente e gestisce le modalità di recupero;

  • Predispone il servizio scolastico in caso di assenza di uno o più docenti;

  • Raccoglie e controlla le indicazioni dei responsabili dei diversi plessi;

  • Collabora con il Dirigente scolastico per questioni relative a sicurezza e tutela della privacy;

  • Si occupa dei permessi di entrata e uscita degli alunni;

  • Partecipa alle riunioni di staff indette dal Dirigente scolastico;

  • Collabora alla formazione delle classi secondo i criteri stabiliti dagli organi collegiali;

  • Cura i rapporti e la comunicazione con le famiglie;

  • Partecipa, su delega del Dirigente scolastico, a riunioni presso Uffici/Enti esterni;

  • Segue le iscrizioni degli alunni;

  • Fornisce ai docenti materiali sulla gestione interna dell’Istituto;

  • Collabora alla predisposizione del Piano annuale delle attività, del Piano di miglioramento, del Rapporto di autovalutazione, del PTOF;

 

Svolge altre mansioni con particolare riferimento a:

  • Vigilanza della disciplina e controllo del rispetto del Regolamento di istituto;

  • Organizzazione interna (gestione alunni, supplenze brevi, accoglienza supplenti);

  • Gestione dell’orario scolastico;

  • Controllo dei materiali inerenti l’organizzazione: verbali, calendari, circolari;

  • Organizzazione di scrutini, esami e riunione di dipartimenti;

  • In caso di assenza del DS, è preposto alla sicurezza nella Sede centrale.

Il docente 1° Collaboratore, in caso di assenza del DS, è delegato alla firma dei seguenti atti amministrativi:

  • atti urgenti relativi alle assenze e ai permessi del personale docente e ATA;

  • atti contenenti comunicazioni al personale docente e ATA;

  • corrispondenza avente carattere di urgenza con l’Amministrazione regionale, provinciale, comunale, con altri enti, Associazioni, Uffici e con soggetti privati;

  • corrispondenza avente carattere di urgenza con l’Amministrazione del MIUR centrale e periferica;

  • richieste di intervento forze dell’ordine per gravi motivi.

Il suddetto docente sarà retribuito, giusta contrattazione d’Istituto, con i finanziamenti a carico del Fondo per le attività aggiuntive previste per le collaborazioni col Dirigente Scolastico.

Rappresentanti delle Istituzioni, MIUR, OO.SS. volete riconoscere giuridicamente e contrattualmente tutto questo lavoro svolto nell’interesse ed a favore delle nostre Istituzioni Scolastiche?

Non possiamo non evidenziare, inoltre, che in moltissime scuole il suddetto 1° Collaboratore spesso si trova a dover essere impegnato in attività di insegnamento, deve allontanarsi dalla classe creando un disagio ai propri alunni, al personale di sorveglianza ed – in caso di assenza prolungata del DS – si trova in condizioni ancora peggiori quasi al limite del danno didattico!

Si capisce, quindi, che per queste ragioni non si può più rinviare il dibattito sul riconoscimento giuridico di TUTTI i Collaboratori e sull’esonero – tra di essi – del Collaboratore principale.

 E’ urgente trovare una soluzione giuridica che davvero ponga in essere quelle scelte  innovative per la scuola italiana.

“Se non si vuole che il prossimo anno scolastico sia ancora segnato da un’ulteriore difficoltà ed associato agli inconvenienti organizzativi derivanti da una distrazione del legislatore, è assolutamente necessario correre ai ripari. Quale sia la misura più efficace ed idonea da assumere è decisione che appartiene a chi ha la responsabilità di governo; ma che essa sia indifferibile è sotto gli occhi di tutti” (Giorgio Rembado, 14/7/2015).

 

Rosolino Cicero, Presidente ANCODIS Palermo

Renato Marino, Presidente ANCODIS Siracusa

Silvia Zuffanelli, Presidente ANCODIS Firenze

Cristina Picchi, Presidente ANCODIS Pisa

Mara Degiorgis, Presidente ANCODIS Cuneo

Antonella D’Agostino, Presidente ANCODIS Catania

Carla Federica Spoleti, Presidente ANCODIS Roma