A me la mano, please…

Se lo Stato fosse un mago, magari, mi farei leggere, nel palmo della mano, il mio futuro da insegnante. Pensione sì? Pensione no? Ma ne avrei di cose da chiedergli, oltre la storia della pensione… Per ora mi sa, che, a breve, la mia mano servirà, allo Stato, per prendermi le impronte digitali.

Ebbene sì, proprio in questi giorni di inizio scuola, è stato approvato il disegno di legge soprannominato “concretezza” del ministro Bongiorno in cui è previsto lo sblocco del turnover, ma anche la sorveglianza ed i controlli biometrici sul rispetto dell’orario di lavoro.  A Roma, il 12 settembre scorso, al termine del Consiglio dei ministri, che ha dato via libera al provvedimento, il ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, ha presentato il disegno di legge “per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo”. E nell’ambito della lotta ai furbi del cartellino, tanto abili a timbrare quello del collega assenteista, tanto una mano lava l’altra, si sa, oggi tu lo timbri a me, domani lo timbro io a te…Dicevo, nell’ambito della lotta all’assenteismo, è scesa, come una spada di Damocle, la storia delle impronte digitali.

Non scherza mica la Bongiorno!

Lotta dura ai “furbetti” della Pubblica Amministrazione, un “Nucleo della concretezza” per individuarli, ma anche un piano di ricambio generazionale per rinnovarla. Come? Con assunzioni che «puntano sulla professionalità», attraverso lo sblocco del turnover (per ogni dipendente che esce un altro ne entra).

Ecco infatti il disegno di legge contro l’assenteismo e per la semplificazione del ministero della Pubblica amministrazione voluto dalla leghista, Giulia Bongiorno.

Un provvedimento che nasce dall’esigenza di semplificare le procedure della P.A. nell’epoca del digitale.

Un provvedimento chiamato appunto concretezza per non restare l’ennesima riforma epocale, ma che vuole rimettere in moto, in tempi brevi, la P.A.

La Bongiorno stessa ha ammesso che, di semplificazione si parla da anni, vedi storia della carta d’identità elettronica, ma stavolta, sembra che si faccia sul serio.

Mercoledì scorso, in Consiglio dei ministri, è stato approvato il disegno di legge che prevede anche la misura dell’utilizzo delle impronte digitali per riconoscere un dipendente ed evitare che attesti la presenza di colleghi virtuali. «Non si tratta di un provvedimento punitivo», ha assicurato il ministro in conferenza stampa.

Ma la reazione dei sindacati non si è fatta attendere. La Flc e la Cgil hanno subito parlato di controlli polizieschi,  di violazione della privacy e di difficile attuazione per i costi. Ma tanto si sa già, sono i primi, i sindacati, che necessitano di un controllo a tappeto…

La novità del provvedimento sta nel fatto che saranno perseguiti anche i «capi». Starà al «Nucleo della concretezza», composto da 53 esperti, che agirà con l’Ispettorato, scovare e segnalare inefficienze e disfunzioni. Spiega il ministro: «È difficile obbligare all’efficienza in astratto. Ma ci sono una serie di norme disapplicate.

Un esempio? L’autocertificazione non viene sempre accettata. Il “Nucleo della concretezza” segnalerà queste norme, i dirigenti avranno un tempo per applicarle. Se non lo faranno scatteranno per loro responsabilità precise e l’iscrizione dell’amministrazione in una “black list”».

L’altro pilastro del disegno di legge è l’accelerata sulle assunzioni. «Non un’infornata», ma «un bel ricambio generazionale di qualità con giovani che abbiano le professionalità mancanti. Da quelle a sostegno della digitalizzazione, al personale della giustizia (cancellieri e assistenti giudiziari). Dagli specialisti nell’utilizzo dei fondi europei agli ingegneri esperti in controllo di gestione, al personale tecnico», sottolinea. «L’anno scorso — rimarca — c’è stato il blocco del 25% del turn-over. Noi lo togliamo e prevediamo procedure semplificate.

Una sorta di liberalizzazione delle assunzioni». Da subito verrà dato il via libera all’80% delle assunzioni previste, considerando i pensionamenti. Mutuando il sistema della Scia, che in edilizia consente di iniziare i lavori e fare controlli successivi, ci saranno assunzioni «tramite apposite procedure concorsuali indette in deroga alla normativa vigente in materia di mobilità e senza la necessità della preventiva autorizzazione».

L’idea di abbreviare i tempi per sostituire le risorse, di non aspettare la conclusione dei complicati meccanismi previsti per le assunzioni, anticipandole rispetto ai controlli, è di sicuro vincente. Anche se, il fatto che “le verifiche verranno fatte a valle”, come dice il ministro, mi spaventa un po’.

Resta da capire come la norma verrà attuata, se ci saranno degli appositi concorsi, o se i precari storici in possesso delle competenze richieste avranno una corsia preferenziale. Più che altro se, come spesso succede in Italia, anche stavolta “fatta la legge, trovato l’inganno”.

Se, stavolta i furbetti non saranno degli altri, magari gli amanti della raccomandazione o dell’autocertificazione…

 

Antonella Ferrari




Lo Sport libero libera lo Sport

Era il 2009, quando i giornali, alcuni dei quali con quel gusto singolare che vede il successo come un male da combattere, titolavano “Briatore radiato dalla F1”.

Per spiegarne il motivo bisogna tornare al 2008, al GP di Singapore, quando un giovane pilota Nelson Piquet Jr., figlio del grande Nelson Piquet finiva contro un muro in quello che lui sosterrà essere un incidente simulato per eseguire un ordine di scuderia arrivato direttamente dal Team Principal della Renault Flavio Briatore, volto a favorire la vittoria dell’altro pilota della stessa scuderia, Fernando Alonso.

Il pilota che, dopo una brillante carriera nelle formule minori, aveva preso parte a 28 GP di Formula 1, ottenendo un podio e 11 ritiri.

Aveva ottenuto 19 punti totali nel campionato 2008 e 0 dopo 10 delle 17 gare nel 2009 che gli sono valsi il licenziamento da parte della scuderia francese.

Per la cronaca un’ulteriore sentenza ha definitivamente revocato la radiazione del Sig. Briatore che ora è perfettamente abilitato per tornare alla guida di un team di F1 anche se, nei successivi otto anni non è mai tornato in pista ma chissà cosa ci riserverà il futuro.

La Formula 1 è ora controllata dalla Liberty Media, una società americana, sicuramente di grande successo in tanti ambiti ma che, per quanto riguarda la massima competizione automobilistica, di certo non ha le idee molto chiare.

Analizziamo due decisioni che, per fare un complimento, definirei non brillanti: la prima trova un esempio lampante in quello che è successo al GP di Monza 2018 dove oltre alla indubbia straordinaria prestazione agonistica di Lewis Hamilton che è andato a vincere la gara dimostrando grandissima abilità, tenacia e determinazione, ha riguardato proprio gli ordini di scuderia.

Andiamo con ordine; il GP, dopo una fase abbastanza movimentata in partenza, vedeva il ferrarista Kimi Raikkonen in testa seguito da l’inglese Hamilton su Mercedes e davanti a loro, ma con un pin stop in meno, c’era il compagno di squadra dell’inglese, Valteri Bottas. Bottas in quel momento ha ricevuto un “team radio” da parte del suo box dove gli hanno detto esplicitamente di rallentare Raikkonen per facilitare il rientro di Hamilton che si era attardato per il combinato disposto di giri molto veloci di Raikkonen e due pit stop differenti; impeccabile quello della casa di Maranello e con qualche errore quello della Mercedes. Il rallentamento ha avuto successo anche perché ha anche causato un deterioramento delle gomme del pilota Ferrari che ne hanno inevitabilmente rallentato le prestazioni.

Rileggendo le prime righe verrebbe da pensare a multe e radiazioni, invece nulla di tutto ciò; tutto regolare. Senza dubbio l’interesse della squadre spesso giustamente prevale sull’interesse del singolo, ma fino a che punto si può arrivare? Che differenza c’è tra fare un incidente per rallentare tutti o frenare e rallentare un solo pilota? Posto che un incidente sia sempre e comunque pericoloso, dove è la differenza tra un caso e l’alto? Quale è il limite?

Per il modesto punto di vista di chi scrive è opportuno considerare due aspetti: innanzitutto è inevitabile che ci siano degli ordini di scuderia, anzi sono parte del gioco, si gioca in Team. Secondariamente è opportuno interrogarsi sul limite che questi possono avere e mi sembra evidente che in tutti gli sport questo debba essere il limite stesso della competizione, nel senso che si deve sempre e comunque ricercare la miglior prestazione, non esclusivamente danneggiare l’avversario.

Il caso di Raikkonen e Bottas è paragonabile ad un calciatore che si invola verso la porta e viene costantemente trattenuto dagli avversari, questo nel calcio sarebbe punito.

La punizione non è dovuta per una fantomatica giustizia divina ma semplicemente perché calerebbe lo spettacolo e snaturerebbe la disciplina. Strano che proprio una società di “media” non capisca quanto questo possa rovinare l’aspetto dello spettacolo e soprattutto il risultato incerto che è una delle discriminanti tra ciò che è sport e ciò che è semplicemente una recita.

Altra decisione, che fa sorridere, è quella di aver proibito le “ombrelline”; normalmente belle ragazze che reggevano un ombrello, da qui il nome, sopra i piloti prima della partenza. Questo giustificato con la farneticante motivazione che screditerebbe il ruolo della donna.

Ora con la stessa motivazione dovremmo vietare i bambini che accompagnano i calciatori in campo perché screditano il ruolo dei bambini. Siamo tutti al corrente della situazione politico sociale degli Stati Uniti e dei vari movimenti nati per evitare varie situazioni spiacevoli, vere o presunte, che pare abbiano visto protagoniste donne del mondo dello spettacolo e non solo, ma questo non consente in alcun modo di cambiare quella che è sempre stata una tradizione, peraltro apprezzatissima.

Cari amici di Liberty Media, leggete il vostro nome “libertà”!

Lo sport è quanto di più libero e democratico esista nella società, siate liberi davvero nelle vostre scelte e prendete esempio dal Principato di Monaco dove si sono rifiutati di applicare questa nuova norma e voi, giustamente, pur di non perdere uno spettacolo unico come il GP di Monaco, avete dovuto accettare che venisse disapplicata.

Iniziate a pensare da sportivi, ai principi dello sport, a favorire il confronto agonistico, incrementando lo spettacolo, senza fare i politicanti che rincorrono un consenso …immediato e spesso effimero.

Viva lo sport!