Cremazione al Sud: Puglia fanalino di coda.

Perché nel 2017 la cremazione delle salme è ancora un tabù?

Almeno questo sembra essere il sentimento comune e maggiormente diffuso in una vasta area del sud Italia.

La Puglia non è da meno.

In Italia i forni sono settantasette, escludendo le isole, solo cinque nel Sud.

Un solo impianto presente a Bari, per la Puglia, Regione con oltre quattro milioni di abitanti ed un numero di decessi annuo che è poco al disotto delle quarantamila unità.

E’ semplice constatare come in una Regione così grande e importante un solo impianto sia sottoposto a superlavoro: tarato per trecento operazioni in realtà arriva a farne ottocento l’anno.

I freddi numeri non danno la misura del disagio che ciò procura ai familiari dei defunti che scelgono di essere cremati: liste d’attese che durano almeno dieci giorni e rifiuti che comportano trasferimenti fino all’impianto più vicino di Avellino o Salerno.

Considerando che in Molise e in Basilicata non ci sono impianti, è altrettanto evidente che essere cremati dopo il decesso non è una scelta ma una possibilità alquanto remota.

Il metodo è inviso a molti ma che in Giappone, ad esempio, viene utilizzato per il 98% dei decessi al posto dell’inumazione nei campi o delle tumulazioni nei cassettoni. In Lombardia le operazioni di cremazione vengono effettuate per il 40% dei casi; a Milano, con sette forni funzionanti le percentuali raggiungono il 70%.

Molte regioni si sono dotate di una regolamentazione, molte altre non l’hanno ancora fatto.

La Chiesta cattolica ha già da tempo chiarito un equivoco che ha origine nel lontano ‘800.

Infatti, al tempo, i socialisti si facevano cremare sull’onda di un forte anticlericalismo e come rifiuto della sepoltura religiosa, la Chiesa in risposta dichiarava inammissibile la pratica.

Nel luglio 1963 Paolo VI pubblicò l’istruzione De cadaverum crematione: essa dichiarò lecita la pratica crematoria.

Qualcuno parla di impatto ambientale della pratica di cremazione ipotizzando una crescita delle immissioni di gas nocivi.

Recente è il dibattito scatenatosi dopo l’avvio dell’iter autorizzativo per la realizzazione di un tempio crematorio nella cittadina di Botrugno a sud di Lecce.

La minoranza ha chiesto che si facesse un referendum cittadino sull’argomento.

In realtà gli studi effettuati sembra non rilevino livelli di inquinamento importanti.

Uno studio del dipartimento di ingegneria dell’università di Udine recita testualmente “le analisi non hanno riscontrato differenze misurabili nella misura del tasso d’inquinamento tra crematorio spento e crematorio acceso”.

Sembrerebbe assolutamente fuori luogo l’allarmismo che scatta ogni qualvolta si parla di un nuovo impianto sul territorio regionale.

Il problema, pertanto, potrebbe essere più politico che legato ad altre ragioni o alla disponibilità di risorse finanziarie, infatti, molte aziende che operano nel settore si sono strutturare proponendo una soluzione “chiavi in mano” ai comuni che, a loro volta, dovrebbero dichiarare di pubblica utilità il progetto e seguire un iter chiamato “project financing” per nulla complesso e senza costi.

In Puglia queste opportunità non vengono colte dalle amministrazioni.

Cecità, paura di perdere consenso o semplice rifiuto di una pratica poco conosciuta?

I cittadini attendo risposte e si mettono in coda e attendono il loro turno per poter dare soddisfazione alle ultime volontà dei loro cari (“sperando di non morire prima” N.d.R.).

 

 

 




UDIR, Dirigenti Scolastici da tutta Italia a Palermo per dire basta alla mancata tutela del ruolo!!!

Nasce oggi l’UDIR, sindacato dei Dirigenti Scolastici, che come prima mossa rivendica diritti ormai accantonati da anni, sommersi dalle responsabilità addossate sulle spalle dei Presidi.

“io non capisco” esordisce Marcello Pacifico, Presidente del Sindacato Anief, all’apertura del seminario di formazione lanciato dall’UDIR alla sua prima apparizione pubblica “avete dei diritti cari Dirigenti Scolastici e non li andate a difendere??”

La domanda dopo aver spiegato che un Dirigente Scolastico oggi non riceve circa 20.000 euro di compensi pregressi che gli spettano per legge.

Oggi erano presenti al convegno più di 200 dirigenti scolastici provenienti da tutte le parti d’Italia, Lazio, Lombardia, Calabria, Campania, Veneto, Emilia Romagna ed ovviamente Sicilia, un grande successo che lascia presagire spiragli di grande futuro per questa azione nuova e fresca in un panorama sindacale che non è mai stato favorevole ai Dirigenti Scolastici, specie perchè la rappresentanza pesa circa lo 0,1 % rispetto agli iscritti di una normale forza sindacale generalista.

Difficile che in un mondo dove la rappresentanza dei Dirigenti pesa così poco e dove i sindacati generalisti (leggasi CGIL, CISL, UIL, etc. NdR) si trovano nella ridicola situazione di dover difendere un professore dal suo datore di lavoro, che è il Dirigente Scolastico, e ove entrambe le figure sono iscritte allo stesso sindacato, difficile si diceva che il sindacato possa essere obiettivo se il peso del docente vale il 30%sugli iscritti e quello del Dirigente lo 0,1%.

“UDIR” continua Pacifico nel suo incisivo intervento “non nasce per porsi come alternativa politica agli altri sindacati, ma per intervenire nelle reali problematiche legate al ruolo della dirigenza, e soprattutto per sistemare l’annosa questione della differenza di retribuzione tra Dirigenti Scolastici e tutto il resto della Dirigenza Pubblica.”

“Basta, Basta, Basta” riprende Pacifico ” è il momento di capire che la Dirigenza Scolastica ha tenuto per troppo tempo un comportamento da martire pur di far andare avanti le scuole! è ora di dire davvero basta all’iniqua diseguaglianza che si è creata negli anni addirittura tra dirigenti prima 2001 e dirigenti dopo 2001!!!”

Can che abbaia non morde, ma UDIR da subito ha morso il centro del problema, mostrando idee chiarissime ed efficaci, prevedendo tre linee di azione immediata, quella normativa e di accompagnamento alla politica, quella di unità forte dei dirigenti su un primo tema importante quale quello della retribuzione, e quella legale, tipica di Anief che negli anni ha fatto recuperare milioni di euro ai suoi iscritti di mancate erogazioni stipendiali, che vuole essere il primo supporto concreto agli iscritti.

“Nessuno di quelli che abbiamo accompagnato nei ricorsi ha mai dovuto pagare nulla di spese legali!” Tuona ancora Pacifico in risposta ad una mail che proprio in questi giorni è stata fatta girare ed in cui si sosteneva che ricorrenti aiutati da Anief avessero dovuto pagare ingenti spese legali in caso di mancata riuscita del ricorso stesso.

Abbiamo inoltre notato che proprio nell’ultimo mese, quando cioè ormai era nota la nascita di UDIR e la sua battaglia per la retribuzione, tutte le altre sigle sindacali hanno iniziato a parlare di retribuzione dei Dirigenti, ma possibile che per far muovere i sindacati su un diritto occorra fondare un nuovo sindacato??

Se va ha le gambe dicevano i nostri nonni, ed UDIR sembra proprio avere due poderose gambe da corsa.