BLACK STONE CHERRY

Il 28 giugno del 2012 un caro amico musicista mi diede un cd masterizzato dal titolo “Folklore and Superstition”. Eravamo entrambi a Verona al concerto dell’unico, inimitabile ed immenso Chris Cornell che di fronte a circa 2.000 persone eseguiva in acustico canzoni del suo repertorio e di quello dei Soundgarden di cui è stato il leader fino a circa un anno e mezzo fa (data del decesso 18 maggio 2017, vedasi BetaPress.it del 23 maggio 2017 “La Disperazione del Grunge”; n.d.a.).

Non sapevamo della presenza l’uno dell’altro e all’uscita dal Teatro Romano, splendido monumento archeologico veronese del I secolo a.C. in cui aveva appena terminato l’esibizione Chris, incrociai l’amico Walter, mi salutò e trascinandomi di corsa verso la sua auto (un Pick-up in puro stile “Dixieland”), volle regalarmi un cd di “Post-Southern” come lui lo definì.

I suoi gusti in fatto di musica non hanno mai incontrato i miei, Walter è infatti un super cultore di “Southern Rock”, una miscela di Blues, Country e Rock che attinge dall’orgoglio delle radici proprie del Sud degli Stati Uniti, narrando la vita dei pronipoti dei “Redneck” (contadini che furono i soldati degli Stati Confederati durante la guerra civile statunitense; n.d.a.).

Al netto di qualche brano (chi non conosce “Sweet Home Alabama”?) dei Lynyrd Skynyrd, storica band di Jacksonville in Florida e forse quella più “hard” del circuito “confederato”, io non sono mai riuscito ad entusiasmarmi del genere “Rock Sudista”, ma accettai comunque il cd e lo ringraziai salutandolo.

Per dovere di cronaca devo dire che la passione per il Southern Rock, fa dell’amico Walter Gatti uno dei massimi esperti del genere ed è suo il primato in Italia per ciò che concerne la ricca collezione di produzioni discografiche di band che vanno dall’Arizona alla Georgia passando per Arkansas, Alabama, Louisiana, Florida e Kentucky.

Proprio del Kentucky era la band che voleva assolutamente che io ascoltassi: i Black Stone Cherry (il nome è stato preso da una marca di sigarette americane; n.d.a.). Come sarebbe scortesia non leggere un libro che ti viene regalato, così vale anche per la musica, e quindi “vai di casse”! Prima Song…Brividi!

Inutile dire che ho consumato il cd ed ovunque andassi erano con me i brani di Folklore and Superstition. Dopo pochi giorni ho iniziato a divorare gli album precedenti: l’omonimo Black Stone Cherry del 2006, Between the Devil and the Deep Blue Sea del 2010, e poi quelli successivi: Magic Mountain del 2013, Kentucky del 2015 e l’ultimo lavoro di quest anno che ritengo essere il più maturo della Band di Edmonton: Family Tree.

I BSC sono riusciti a mixare stili differenti che a tratti ricordano le Big Band come Led Zeppelin, AC/DC, ZZ Top ma hanno creato una loro personale linea musicale riconoscibile ed originale.

Il batterista John Fred Young è figlio d’arte: Richard Young (padre) e Fred Young (zio), rispettivamente chitarra e batteria dei Kentucky Headhunters (famosa band South Rock che ha vinto anche un Grammy; n.d.a.) e ritengo che, dopo Stewart Copeland (The Police), Matt Cameron (Soundgarden e Pearl Jam) e Alberto “Alba” Pertile (Uemmepi… ok sono un po’ di parte!), John Fred sia il miglior batterista in circolazione.

La line-up dei BSC e cioè batteria, basso (Jon Lawhon) e chitarre (Ben Wells e lo stesso Chris Robertson) sostengono la voce graffiante e piena di Robertson consegnando all’ascoltatore tutta la potenza del sound targato BSC lasciandolo molte volte senza fiato. Ma è con i “live” che i BSC danno il meglio di se!

A tal proposito una curiosità: i Black Stone Cherry hanno aperto migliaia di show a Band molto più blasonate e famose, ma moltissimi sono gli spettatori (anche io tra questi) che, notando una netta superiorità di esecuzione, hanno lasciato i concerti poco dopo la fine delle performances dei nostri “Special Guest”.

Per i lettori che vogliono approcciare la musica dei Black Stone Cherry consiglio sicuramente l’album di cui ho parlato all’inizio e cioè Folklore and Superstition… anzi, per incuriosirvi vi lascio con la First Track dell’album che mi ha fatto innamorare di Robertson & Co. : Blind Man.

Ciao e Rock’n’Roll!

https://www.youtube.com/watch?v=zO1_cpIIzXI

Perth

 




Europa: cronaca di una morte annunciata…

25 ANNI DOPO… LA NON EUROPA DI MAASTRICHT

Il primo novembre 1993 gli uffici della Commissione europea e delle altre istituzioni a Bruxelles erano quasi del tutto vuoti in occasione della rievocazione.

In quel giorno entrò in vigore il trattato di Maastricht e nacque l’Unione Europea così come oggi la conosciamo.

Il Trattato di Maastricht fu l’esposto che stabilì l’Unione Europea con il nome odierno e gran parte delle istituzioni comunitarie che conosciamo oggi.

Venticinque anni fa il mondo correva sull’onda dell’ottimismo dettato dalle promesse di una globalizzazione che sembrava voler spalancare agli europei le porte verso un futuro stabile e vigoroso.

Stando al flusso di questo rosea visione nulla avrebbe fatto presagire che in appena un ventennio l’euro sarebbe diventato il capo espiatorio del deterioramento economico della piccola e media borghesia che non può far altro se non imputare la classe dirigente di aver frantumato le promesse elargite negli anni ‘90.

Se il fuoco del Nazionalismo si alimenta sempre più gran parte delle accuse va mossa in prima istanza ai Governi, i quali in molte circostanze hanno dato dimostrazione di essere stati i primi a non aver creduto nel sogno comune di un’Europa unita, addossando a Bruxelles le responsabilità di qualsivoglia difficoltà interna.

Lungi dal pensiero odierno appare il vero obiettivo dei padri fondatori che senza dubbio tendevano ad aggregare e non certo a frantumare.

Unanime opinione popolare considera l’Europa che è nata a Maastricht legittimata sull’estromissione e suddivisa in un duplice schieramento che non ammette spettatori posti al centro tra le due fazioni mosse da reciproca avversione.

Da una parte i ricchi che non intendono perdere i loro privilegi e dall’altro capo i cittadini che quei privilegi li hanno solo ascoltati attraverso vane promesse e giammai sperimentati. Ambedue le fazioni mirano all’integrazione seppur dettata da dissimile giudizio: i ricchi guardano ad un’integrazione selettiva mentre i cittadini ad una di natura democratica.

Accentratore e devoto all’etica degli affari il pensiero dei ricchi europei, dinamica e strutturata su un’etica di responsabilità è l’Europa dei cittadini.

Mentre la prima corrente invoca il ricorso alle armi per difendere la sicurezza Nazionale e per la difesa dei loro interessi, la seconda fazione lotta contro il traffico di armi guardando la costruzione della pace europea fondata sulla riorganizzazione dell’industria bellica.

L’ Europa entusiasmata dall’ondata di ottimismo prevalsa nel 1993 prometteva al mondo prominenti livelli di occupazione, assicurava un miglioramento della qualità di vita, un considerevole grado di convergenza dei risultati economici, perfino un accordo tra gli stati membri.

Ciò che garantivano i padri fondatori oggi appare come un eco inciso negli annali, mai concretizzato e lascia spazio alla vera concezione di quell’Unione Europea che ha assunto connotati sempre più antidemocratici e si rivela più concentrata nelle trattative con Erdogan, un signore intento ad arrestare la libertà di stampa, che al confronto con chi in Europa ci vive e a giudicare dagli ultimi dati ci vive anche male.

Tra fazioni infervorate da differenti ideologie l’Europa di Maastricht è destinata a fallire miseramente a causa di problemi che la stessa non è in grado (o non vuole) di risolvere, lo scenario a cui oggi assistiamo ci prospetta un’Europa lontana dai pacifismi prospettati in epoca ormai remota, è un’Europa inanimata e gli euro-scettici già brandiscono voti in Europa proprio a sfavore dell’Europa.




Sanità: centinaia di posti di lavoro a rischio, la Sicilia non ci sta!

 La Sicilia e la nuova frontiera del progetto SEUS-AREUS

 

 “Il sistema delle emergenze-urgenze in  Sicilia può e deve essere migliorato”.

Con queste parole l’Assessore alla salute della Regione Siciliana Ruggero Razza apre il tanto atteso incontro riguardante la tematica “Prospettive SEUS-AREUS”.

E’ lo stesso Assessore Razza a far chiarezza sulle accuse mosse contro la sanità siciliana nelle ultime settimane riguardanti centinaia di posti di lavoro messi a repentaglio a causa di esuberi e inidoneità, causando non poche preoccupazioni tra i lavoratori: nessun posto di lavoro sarà messo a rischio, il nostro progetto parte dall’idea che si debba tutelare chi lavora e dare una prospettiva a chi lavora in maniera precaria.

Il tema riguardante la Sanità è per la Sicilia (e soprattutto per i dipendenti che in essa prestano servizio) una piaga che da tanti anni è al centro di dispute mai risolte, promesse mai attuate e precarietà in cospicuo aumento.

E’ stato questo uno dei molteplici motivi che hanno spinto l’Assessore alla Salute a convocare tutti gli attori sociali che operano attorno al settore dell’emergenza urgenza in Sicilia e ad illustrare un progetto che abbraccerà tra l’altro un riesame teso sia alla riconversione del personale sia alle modalità di transito verso la nuova Agenzia Regionale AREUS.

E’ a proposito di precarietà che mi è doveroso riportare l’intervento, certo non  passato inosservato, della coordinatrice infermieristica del bacino Palermo-Trapani, D.ssa Rosalba Setticasi, che pur guardando in maniera positiva il progetto esposto dall’Assessore Razza, si schiera a favore dei trenta infermieri libero-professionali i quali, pur avendo completato l’iter preposto, permangono in una situazione provvisoria, auspicando a tal proposito un repentino intervento di stabilizzazione all’interno del progetto Areus.

Sull’onda della difesa dei dipendenti procede l’intervento del Dott. Domenico Bonanno, il quale da tempo segue in concomitanza all’assessorato della salute la tutela dei lavoratori SEUS cercando di garantire tutti i livelli occupazionali nella tutela di coloro i quali sono dichiarati non idonei alla mansione di autista-soccorritore.

All’indomani della presentazione di un progetto mai realizzato prima non possiamo che sperare nella sua imminente attuazione, nella prospettiva che quelle riportate siano il frutto di impegni dati e  soprattutto mantenuti.

L’incontro a cui noi di Betapress abbiamo preso parte rappresenta, senza dubbio alcuno, uno dei cardini della disputa  tra l’Assessorato Regionale alla Salute e i dipendenti Seus.