Le incomprensioni ci rendono poveri

Il sempre caro, 

allora anziano e 

ormai defunto 

Raimundo Panikkar 

diceva che, prima di imbastire qualunque dialogo con qualsivoglia interlocutore, è importante mettersi d’accordo sul glossario da usare.

È bene infatti che entrambi i soggetti dichiarino esplicitamente il significato che hanno per loro le parole che useranno per scegliere quindi assieme le parole migliori.

Questo perché una parola che per me ha un senso preciso,

Un senso costruito sulla base della definizione di un vocabolario, dalla mia esperienza personale, delle mie aspettative e riflessioni…

Può assumere un significato differente rispetto a quello elaborato dal mio interlocutore 

Ecco alcuni esempi di parole controverse:

– felicità 

– religione

– amicizia

– normalità 

– verità 

– amore 

– famiglia 

– relazione 

-…

Quello che sarebbe quindi utile fare prima di iniziare qualunque confronto, è dichiarare il significato che hanno per noi le parole che useremo 

O finiremo per trasformare quello che doveva essere un confronto costruivo in uno sterile scontro.

Il rischio, altrimenti, è quello di trovarsi a parlare due lingue diverse.

Ed è un peccato.

Perché quando troviamo una persona che ci apre il suo cuore e ci vuole parlare di sé, è un peccato rovinare tutto per una incomprensione ottusa.

Quando qualcuno ci parla e capiamo che ci sta dicendo molto di più di quello che appare, anche se non ci siamo prima accordati sul glossario, facciamo noi autonomamente lo sforzo in più dell’amore 

Questo è lo strumento che abbiamo per comprendere ciò che altrimenti non capiremmo.

Abbiamo troppo da perdere per rinunciare a farlo.

————-

Tratto dal dialogo tra un uccellino e una donna umana: 

“- come faremo a capirci se parliamo due lingue diverse?

– sarà l’amore a renderci complici”

Da il Libre de amic i amat 

di Raimundo Lullo. 

1232 – 1316




UNARMA al primo convegno nazionale

Giornata storica per UNARMA, Associazione Sindacale Carabinieri.

Nei giorni 22 e 23 settembre 2019, presso il Grand Hotel Adriatico di Montesilvano (PE) si è tenuta l’Assemblea Costituente di UNARMA, lo storico “sindacato” dei carabinieri nato nel 1993 quale associazione culturale rivolta al personale dell’Arma e che, il 28 agosto scorso, è stato autorizzato dal precedente Ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, a trasformarsi in un vero e proprio sindacato.
È il riconoscimento di ventisei anni di battaglie a tutela dei diritti del personale dell’Arma dei Carabinieri .

Fondata dal Maresciallo Ernesto Pallotta il sindacato oggi nasce sotto l’egida del Segretario Generale Antonio Nicolosi che ne proseguirà gli ideali e gli intenti.

L’ assemblea costituente ha annoverato la presenza di oltre 300 delegati, distribuiti su 2 giorni, provenienti da ogni regione d’Italia pronti a rinnovare quella che è stata la più entusiasmante avventura mai avvenuta all’interno dell’Arma dei Carabinieri.

Unarma Associazione Sindacale Carabinieri già annovera 450 delegati presenti su quasi tutto il territorio nazionale, ma da tutte le regioni, compresa la Sicilia,  sono giunte in massa delegazioni  per contribuire ai progetti che faranno di Unarma una delle più importanti organizzazioni sindacali militari.

“È una giornata storica, riferisce il segretario generale Antonio Nicolosi, si realizza un sogno, un ideale per il quale UNARMA, ha lottato in tutti questi anni, il riconoscimento del diritto sindacale per il mondo con le stellette.

Proseguiamo a scrivere le pagine più importanti nella storia dell’arma dei carabinieri.

Segretario Generale Antonio NICOLOSI
Presidente Massimo PECORARO
Vice Presidente Massimiliano Genovese
Vice Presidente Valentina Spedale

 




La mafia culturale

Noi siciliani la mafia l’abbiamo in testa e lo sforzo più grande che facciamo quando capiamo questa cosa, è distinguere i comportamenti mafiosi dai comportamenti umani.

Ma ci vuole tempo,

ci vuole frequenza.

Noi siciliani la mafia l’abbiamo nello sguardo,

quando guardiamo con superiorità chi ci sta di fronte e accettiamo la sfida di mostrare chi è più forte.

Noi siciliani la mafia l’abbiamo nell’incedere,

quando passiamo avanti e crediamo che tutto ci sia dovuto.

Quando non sbagliamo e sbagliano sempre gli altri.

Quando chi sbaglia paga ma l’errore è opinabile.

E ci vuole tempo

ci vuole frequenza.

Noi siciliani la mafia l’abbiamo nell’amico dell’amico

quando risolviamo problemi e accettiamo lo scambio.

Noi siciliani la mafia l’abbiamo nella strafottenza,

quando pensiamo che le regole degli altri non valgono per noi.

Quando il vanto è il privilegio.

E ci vuole tempo,

ci vuole frequenza.

E noi li abbiamo avuti

Abbiamo avuto secoli e secoli in una società incomprensibile per tutti fuorché per noi.

Siamo corrotti e compromessi.

Abbiamo la mente lurida di mafia e ormai non dormiamo la notte.

Ma proprio per questo

noi siciliani siamo avvantaggiati

Perché abbiamo avuto tempo

perché abbiamo avuto frequenza

e anche se tutto quello che abbiamo vissuto ha fatto schifo, ora abbiamo il dovere di non rendere tutto inutile.

Adesso, chi ci ha fatto attenzione, arriva prima;

chi è cresciuto circondato, oggi può scegliere e ha il dovere morale di avvisare gli altri.

E così noi siciliani la mafia la vediamo prima e la riconosciamo in fretta.

La riconosciamo ai primi posti agli eventi mondani,

nelle tribune d’onore,

nei biglietti al botteghino e nei nomi in lista.

La riconosciamo nel sorriso ammiccante e nel favore disinteressato … e sappiamo che disinteressato non lo sarà mai veramente.

Nel delirio di onnipotenza e nel sorriso astuto, quello che nessuno vede tranne noi.

Noi siciliani la mafia la riconosciamo anche nel ringraziamento di chi crede di aver ricevuto un favore e invece si è compromesso.

E ci dispiace per loro.

Noi siciliani la mafia la vediamo nella promessa del potere e nella sua ostentazione,

nel gesto di onnipotenza e nella spavalderia.

Nell’onore che deve essere protetto.

Nell’arroganza che diventa legge.

Riconosciamo il rumore dei soldi che vendono l’umanità e ne siamo addolorati.

Noi siciliani la mafia la sentiamo all’olfatto perché riconosciamo l’odore e sappiamo che puzza.

E abbiamo e sentiamo il dovere di dirvelo,

di mettervi in guardia.

Ma che ne sarà altrimenti di voi che la incontrerete senza riconoscerla?

Di voi che cercate compagnia agli angoli delle strade cercando l’amore nel posto sbagliato?

La mafia è una prostituta che si improfuma per nascondere l’olezzo nauseabondo.

È malata e contamina ogni cosa che tocca.

Che ne sarà di voi sempliciotti quando la incontrerete e vi sedurrà?

La mafia scappa da chi può riconoscerla e condannarla e cerca rifugio in chi non la conosce ancora e ha sete di fama e potere.

Badate

Badate.




Sos ….tegno cercasi

Primo giorno di scuola: mancano i docenti di sostegno, mancano a dire il vero anche altri docenti, ma di questi si sente maggiormente la mancanza, perché i casi sono tanti e i docenti curricolari sono costretti, loro malgrado, ad occuparsi personalmente dei propri allievi 104.

Ma cosa è successo? Perché non ci sono docenti di sostegno? La risposta sta nelle priorità che il ministero si da, infatti da qualche anno le cattedre di sostegno sono convocate in coda a tutti, cioè per chi non è dentro la scuola, prima vengono convocate dalle graduatorie del provveditorato tutte le materie ( italiano, matematica…) per ultimo il sostegno.

Ciò è a dimostrazione che il sostegno è  considerato, almeno da qualche tempo a questa parte, quasi superfluo e comunque ininfluente. Peccato però che quando il docente di sostegno non c’è tutti si lamentano, corrono a cercare bidelli, colleghi e quant’altro per occuparsi di questo o quel bambino un po’ vivace, un po’ 104.

E i bambini 104 si moltiplicano, ce ne sono molti, ormai quasi due per classe, spesso con problemi gravi di comportamento, con disturbi dell’attenzione, con ritardi mentali e autismo.

Allora perché lo stato non è così lungimirante da capire che il sostegno oggi sarebbe necessario per tutto il tempo scolastico e non per qualche ora della settimana?

Nelle scuole secondarie di primo grado è indubbiamente diventato una necessità imprescindibile, perché oltre ai nostri bambini 104 ci sono tanti ragazzi con difficoltà di comportamento e di attenzione non certificati, per i quali non c’è niente e nessuno, che spesso sono abbandonati e concludono malamente il proprio percorso scolastico.

Questo è lo specchio dei tempi moderni, nei quali la scuola è un’azienda e chi non è perfettamente funzionante come una macchina della catena di montaggio, viene scartato e lasciato indietro.

In questo modo però si sta sottovalutando il problema che esploderà con tutta la sua forza; presto o tardi ci si accorgerà che non è mai bene disinvestire nella scuola perché è lì che si forma la società e da lì partirà il nostro futuro.. vogliamo veramente che sia questo?




SAGAN, SCIENZIATO O PREVEGGENTE?

Carl Sagan uno degli scienziati più noti del secolo scorso, nel 1995, un anno prima di morire, lo disse a chiare lettere

“quando gli Stati Uniti avranno un’economia basata sui servizi e sull’informazione, quando quasi tutte le industrie manifatturiere saranno spostate in altri paesi, quando i poteri meravigliosi della tecnologia saranno in mano a pochi, e quando nessuno che rappresenti il pubblico interesse si occuperà dei problemi; quando, avvinghiati ai nostri oroscopi, le nostre facoltà critiche in netto declino, incapaci di distinguere tra ciò che è vero e ciò che ci fa sentir bene, scivoleremo, quasi senza accorgercene, nella superstizione e nell’oscurantismo”.

Il presagio, che suona oggi come una visione, è “solo” l’amara previsione di un uomo di scienza che sfruttava la sua dimestichezza con i dati, la sua conoscenza del sistema globale e la trasformazione socio economica in qualcosa di dimostrabile empiricamente e che da lì a pochi lustri si sarebbe manifestato.

Con le sue parole ci metteva in guardia da quella che sarebbe stata un’ondata di disinformazione e di pseudo scienza, necessaria a una massa informe di scontenti che, in questa melassa putrescente, avrebbe trovato sfogo e conferma.

La necessità di portare i propri limiti fuori dalla sfera d’influenza individuale e dalle proprie responsabilità, diventa quindi vitale e ciò dà senso a un’esistenza fatta di rinunce, timori, approssimazione e insuccessi.

Le parole di Umberto Eco, discettando di social e web, pronunciate in occasione dell’assegnazione della laurea Honoris Causa in Comunicazione presso l’Università di Torino “Hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli”, risuonano nelle nostre orecchie e confermato la tesi di Sagan.

Il Mondo si è così letteralmente trasformato, la popolazione mondiale, una gran parte di essa, è sempre più ostaggio di chi specula e manovra i grandi interessi attraverso un sistema globale che ha colto tutti impreparati, dagli ordinamenti giuridici fino ad arrivare all’istituzione Scuola.

Le famiglie possono ben poco e la comunità, sempre più virtuale e sempre meno agorà, non è altro se non un campo di battaglia.

Nessuno è realmente pronto ad affrontare questo nuovo Mondo che crea, in una chiave di lettura kafkiana, fenomeni distorti e che purtroppo non lesina sorprese fino ai vertici della manifestazione di democrazia.

D’altronde l’ascesa di Trump non può che ricondurci a un’analisi di carattere globale.

La notizia, tutta da provare, per la quale, la schiacciante vittoria alle presidenziali dell’attuale presidente sia stata fortemente influenzata dagli hacker russi, non è scritta tra le pagine di un best seller di Ken Follet, ma un verosimile dell’assurdo.

Tra indizi di corsi e ricorsi storici in chiave di società platonica, non ci resta che assistere, spettatori e protagonisti, all’incessante susseguirsi degli eventi.

 

Tanio Cordella




Buffon, vini da parata

 

Come possiamo capire quando un campione ha classe ed è in grado di diversificare le sue attività?

certamente quando è capace di muoversi su più settori individuando soluzioni di qualità.

Buffon da campione dello sport punta a diventare un campione nella produzione di vini.

Con un post ribattuto sui social network dà la notizia “Sono felice di presentarvi questo nuovo progetto”, questa frase presenta la foto che ritrae una bottiglia di primitivo e sull’etichetta spicca il nome “Buffon”. 

La foto in poche ore ha raccolto decine di migliaia di “mi piace” con centinai di commenti, richieste di informazioni e complimenti riservati al portierone della nazionale e della Juventus.

Quello di Buffon non è il primo progetto sui vini che un campione dello sport sposa, altri due calciatori come Iniesta e Pirlo sono stati dei precursori.  

Perché Buffon, toscano d’origine innamorato della sua Carrara e tifosissimo della Carrarese, tanto da diventarne il maggiore azionista, decide di produrre i suoi vini non tra i colli toscani ma in Salento?

Dietro questa scelta c’è un nome: Fabio Cordella, imprenditore e direttore sportivo giramondo.

Uomo di calcio e di affari, appassionato di vini e legatissimo alla sua terra.

“Ho pensato fosse un’idea interessante quella di associare il nome di un grande campione ai vini che questa terra riesce a produrre ad altissimi livelli. L’ho proposto a Silvano Martina, manager di Buffon, in pochi giorni l’accordo era già siglato.”

Nascono così un primitivo del Salento, un Negroamaro di Copertino ed un rosato in purezza.

Il progetto in realtà ha già un corpo ed un nome “I Vini dei Campioni”.

La Cantina ha infatti in produzione altre bottiglie associate a calciatori o ex: ll campione cileno ex Real Madrid e Inter Ivan Zamorano, ed il campione olandese Wesley Sneijder, anch’egli ex Inter.

 

Insomma, una terra, quella pugliese, che continua ad attirare l’attenzione per la sua straordinaria bellezza, per i suoi mari e le suo coste, per la sua cucina ricchissima di piatti tipici e da diversi anni produttrice di vini straordinariamente apprezzati.

 

http://www.fabiocordellacantine.com/shop/it/16-la-selezione-dei-campioni

 

 

Corrado Faletti

Direttore responsabile




Apri tu che apro anch’io.

Puntuali come un orologio svizzero si riaccendono le polemiche sulle aperture festive e domenicali dei negozi.

La mai tollerata e accettata liberalizzazione voluta dall’allora presidente del consiglio Mario Monti scatena, a ridosso delle principali festività, le ire di parte del mondo economico e delle associazioni di categoria.

Con la  «manovra Salva Italia» varata con il decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, Monti pose fine alla lunga battaglia tra i promotori e i contrari alle liberalizzazioni.

Si passò quindi da una disciplina sostanzialmente regolatoria, dove le Regioni ed i Comuni in forza della loro competenza in materia di Commercio stabilivano orari e modalità di apertura delle attività commerciali, ad una quasi totale deregulation nel quadro della politica di liberalizzazione della c.d. Direttiva Servizi, anche detta Bolkestein – Direttiva 12 dicembre 2006, 06/123/CE – attuata con D.Lgs. 26 marzo 2010, n. 59.

Il nodo della questione, in un ambito più generale, riguarda la possibilità, prima derogatoria, di aprire in qualunque giorno e orario dell’anno la propria attività commerciale.

La normativa dibattuta, oltre a questo aspetto maggiormente sentito, supera il principio del contingentamento delle autorizzazioni commerciali.

Infatti, non è più prevista la possibilità da parte dei comuni di limitare, anche attraverso i piani generali del commercio, le nuove aperture di negozi al disopra dei 250 mq di superficie (per i negozi di vicinato la liberalizzazione delle nuove attività era stata attuata con le modifiche normative alla rigidissima legge 11.6.1971, n. 426 che prevedeva una concorrenza fortemente contingentata).

La deregulation in materia di contingentamento, colpisce direttamente la politica.

Da un giorno all’altro le Regioni e i comuni hanno perso gran parte del loro potere in materia, non avendo più la possibilità di determinare qualitativamente a quantitativamente il numero e la superficie delle attività economiche e commerciali insediabili.

Questo ha chiaramente fatto storcere il naso ai “centri di potere” che in qualche modo detenevano un controllo capillare del territorio.

Il mancato rispetto del calendario di chiusure prevedeva sanzioni pecuniarie di diverse migliaia di euro e la recidiva comportava la sospensione dell’attività per un numero di giorni stabilito dalla legge regionale territorialmente competente.

La materia che invece regolamenta orari e giorni di apertura al pubblico coinvolge delle sensibilità trasversali e diffuse compresa quella politica che fa incetta di voti tra consistenti sacche di consenso.

La politica si divide quindi su istanze contrapposte e sposa, in funzione di un mero tornaconto elettorale, l’una o l’altra posizione in campo, meno spesso entra con obiettività nel merito.

Tendenzialmente a favore delle liberalizzazioni le associazioni dei consumatori che rivendicano il diritto all’eccesso ai servizi senza soluzione di continuità, il libero mercato e l’autodeterminazione delle strategie commerciali con una ricaduta positiva ed a favore degli utenti, al loro fianco i grossi gruppi del commercio che hanno la capacità di organizzare turni di lavoro e garantire adeguati riposi infrasettimanali e il riconoscimento della paga per festivi e straordinari.

Contrari le maggiori sigle sindacali, con qualche distinguo e le associazioni degli esercenti che annoverano tra gli iscritti tanti piccoli commercianti; i primi vedono nelle aperture festive una riduzione della libertà dei lavoratori con il rischio di sfruttamento senza reali garanzie, i secondi ritengono inutili le aperture straordinarie e particolarmente onerose per l’aumento dei costi di gestione.

La contrapposizione è sostanzialmente tra chi vorrebbe decidere per legge quando e come alzare la saracinesca del proprio negozio e chi vorrebbe che tutti potessero liberamente autodeterminarsi.

Purtroppo, il buon senso nel bel paese langue, basterebbe lasciare agli esercenti la possibilità di stare aperti, ma anch’essi potrebbero serenamente e pacificamente rinunciare a qualche giornata d’incasso durante le principale festività.

Troverebbero giovamento i lavoratori, le aziende ed il livello dello scontro calerebbe di tanto.

Sempre che non si voglia un ritorno al passato e che alcuni auspicano, giacciono in parlamento alcune proposte di legge che vorrebbero cancellare la riforma del commercio di Monti e ”re-interpretare” la Bolkestein, ma che probabilmente porterebbe ulteriore instabilità ad un mercato  già afflitto da una crisi endemica e da una profonda difficoltà ad adattarsi ai tempi.

 




Il Cammino minerario di Santa Barbara

Il Cammino minerario di Santa Barbara

Prendendo spunto dal celebre Cammino di Santiago, con un percorso di 386 km nasce in Sardegna il Cammino di Santa Barbara, una scommessa per il Sulcis – Iglesiente – Guspinese.

Una passeggiata mozzafiato che si spinge dai boschi dell’interno sino alla costa con una missione che è sì spirituale ma anche orientata alla sostenibilità e allo sviluppo per una delle zone d’Italia tra le meno popolate ma che riuscirà a sorprendere i suoi visitatori per la storia e la cultura testimoniata da importanti siti archeologici, villaggi fantasma, miniere recuperate e mare stupendo.

Il Cammino Minerario di Santa Barbara è percorribile a piedi (in bicicletta o a cavallo) in 24 tappe e interessa 23 comuni, il percorso è ad anello e parte e termina dalla città di Iglesias, la più antica e mineraria del territorio, la via riprende i luoghi di culto dedicati alla Santa – patrona dei minatori –  e si sviluppa lungo i sentieri percorsi da chi lavorò in miniera, da vecchie mulattiere e vie ferroviarie utilizzate in passato per il trasporto dei minerali grezzi.

Una gran bella idea e proposta che viene coadiuvata dalla distribuzione, in tutte le librerie, di una guida dettagliatissima e molto scorrevole con un formato piccolo che ben si addice alla tipologia dei “camminatori” e dove alla storia dei luoghi si aggiungono cartine e indicazioni viarie molto precise.

Per  Giampiero Pinna il coordinatore della consulta delle Associazioni del Parco Geominerario della Sardegna, colui che ha creduto a questo progetto sin dall’inizio, non ci sono dubbi l’iniziativa si pone l’obiettivo di divenire uno tra i più gettonati itinerari italiani, in un’epoca dove i cammini religiosi diventano sempre più un volano di crescita economica per i territori e rappresentano una preziosa occasione per coniugare in maniera virtuosa cultura, sostenibilità e sviluppo.

 

 

 

 

 

 




SUD: incentivi per il lavoro ai giovani.

Sud Italia e lavoro ai giovani

Con un livello altissimo di disoccupazione giovanile l’Italia è ultima tra i paesi OCSE e ogni anno per questo motivo brucia 143 miliardi di euro pari a 8,4 punti percentuale di Pil.

L’avere questo divario con gli altri stati e soprattutto con i nostri vicini europei ha sicuramente fatto dare una svolta al nostro governo a cui occorre dare merito dell’iniziativa che rivalorizza il concetto della “nazione fondata sul lavoro” attraverso iniziative mirate là dove il problema è più sentito: il SUD.

Le imprese che nel corso del 2017 volessero assumere ragazzi tra i 15 e i 29 anni potranno usufruire di sgravi attraverso l’incentivo occupazione Sud e l’incentivo occupazione Giovani – vediamoli nel dettaglio:

> L’incentivo Occupazione Sud, con un tetto di 500 milioni di euro è indirizzato alle regioni meno sviluppate (Puglia, Sicilia, Campania e Calabria) mentre per altri 30 milioni di euro per quelle in transizione (Sardegna, Molise e Abruzzo), riguarda tutti i datori di lavoro privati che assumono persone disoccupate con un contratto a tempo indeterminato.

I requisiti sono l’età compresa tra i 15 e i 24 anni, oppure lavoratori con almeno 25 anni senza lavoro da sei mesi ovvero che negli ultimi sei mesi non hanno avuto un rapporto di lavoro subordinato ne svolto attività lavorativa in forma autonoma o parasubordinata dalla quale derivi un reddito inferiore al reddito annuale minimo personale escluso da imposizione.

Per queste assunzioni le imprese hanno diritto per 12 mesi ad uno sgravio totale dei contributi previdenziali (tetto massimo di 8.060 euro annui).

E’ da evidenziare che sono incentivate le assunzioni con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, e anche le trasformazioni di contratti da tempo determinato a tempo indeterminato – in tale ipotesi non è richiesto il requisito di disoccupazione. Le domande di agevolazioni devono essere presentate per via telematica ALL’INPS.

> L’incentivo Occupazione Giovani, con un tetto di 200 milioni di euro, è invece destinato ai disoccupati di tutta l’Italia con età tra i 16 ed i 29 anni, non inseriti in percorsi di studio o formazione ed iscritti al programma Garanzia Giovani.

Potranno essere utilizzati i contratti a tempo indeterminato con uno sgravio totale dei contributi previdenziali per 12 mesi con un tetto di 8.060 euro, mentre per il determinato di almeno 6 mesi, soci lavoratori, apprendistato professionalizzante e altri contratti a tempo parziale sempre per una durata minima di 6 mesi sono previste agevolazioni “dimezzate” che permetteranno uno sgravio del 50% della contribuzione previdenziale con un tetto massimo di 4.030 euro per 12 mesi.

Per il rilancio dell’Italia occorre grande impegno sulle politiche del lavoro mirato alla professionalizzazione dei giovani ed a un loro immediato impiego.

 




Copertino: PD Tutto da rifare!

Il congresso del circolo cittadino del PD si è svolto lo scorso 26 marzo.

Anzi no, è tutto da rifare.

Sembra di assistere ad una commedia all’italiana, invece è quanto realmente accaduto a Copertino, quarto centro per popolazione della provincia di Lecce noto per aver dato i natali a San Giuseppe da Copertino: santo protettore degli esaminandi e dei voli. 

Una bella messinscena con tanto di spartizione di voti che oltre i presenti avrebbe visto coinvolti anche gli ignari iscritti assenti alle operazioni di voto.

Questa é la denuncia partita da un gruppo di dirigenti del PD che in realtà non é rappresentato da nessuna delle tre mozioni e che sembra stia preparando le valigie ed in odore di scissione.

Fratelli coltelli e vendette trasversali che si consumano nelle sedi dove la politica dovrebbe, piuttosto, elevarsi e produrre idee e progetti.

 La Commissione Provinciale di Lecce per il Congresso unitamente ai rappresentati provinciali delle mozioni di Renzi, Orlando ed Emiliano, non ha perso tempo e dopo aver constatato che le regole congressuali non sono state rispettate, ha deciso di invalidare i lavori. 

 Il prossimo 1 aprile è previsto il remake.

Dalla nota della commissione si evince che  «Alla nuova convocazione sarà presente la Presidente della Commissione Provinciale per il Congresso Annamaria Monaco».

Viste le premesse c’è da scommettere che la vicenda farà ancora parlare di sé, dalla parte degli scissionisti o presunti tali la guerra è solo all’inizio, avendo  prontamente chiesto la testa del segretario del circolo cittadino e del presidente dei garanti.

D’altronde sembra improbabile che si possa rifare tutto senza che nessuno paghi lo scotto di una figuraccia la cui eco è giunta in tutte le regioni italiane.

 Intanto i cittadini assistono allibiti ed inermi all’ennesimo brutta figura della politica ed i populisti ringraziano e si sfregano le mani: per loro l’ascesa al potere sembra essere solo una questione di tempo.