La Generosità Circola: la cordata di solidarietà degli imprenditori italiani contro COVID-19

La Generosità Circola: la cordata della solidarietà delle aziende italiane a favore di chi combatte contro il COVID-19

La solidarietà che alleggerisce l’angoscia

Alla fine di tutto questo, le persone si ricorderanno solo se siamo stati umani o no

Questa è l’unica certezza che chi scrive si sente di avere in questo periodo eccentrico e, forse, è l’unica cosa che alleggerisce l’angoscia.

Chi scrive, come tanti, è fortunata perché è circondata da persone profondamente umane che, nonostante la sofferenza lavorativa, continuano a chiedersi come aiutare gli altri, le istituzioni e chi si sta sforzando di dare sempre di più sul campo.

La condizione dei piccoli e medi imprenditori italiani non è facile, non lo è per niente.

Ma la cosa più straordinaria e oltre il limite è che anche loro dimostrano di essere eroi.

La nascita del progetto

L’altro ieri parlavo con un mio amico che ha una osteria a Rovereto (TN), lui è un uomo dalla caratura umana molto alta; anche lui, come tantissimi colleghi, ha subìto il fortissimo colpo della chiusura. 

Anche lui, come tanti colleghi, sta facendo i conti con le spese e i piani di sostenibilità.

Anche lui, come tanti altri colleghi, vuole dare il suo contributo a chi si impegna e combatte contro COVID-19.

L’altra mattina il mio amico mi ha chiesto un consiglio: aveva deciso di dare il suo contributo ma non sapeva come perché nella sua zona, fortunatamente, i servizio mensa dell’ospedale non è al collasso quindi non servono pasti caldi per gli operatori.

Quando però ha capito che la risorsa utile in questo momento sono i fondi, ha ideato il “canederlo del sorriso”.

Una iniziativa di raccolta fondi basata sulla vendita del suo piatto forte: il canederlo.

L’intero importo raccolto andrà devoluto in beneficenza alla sua Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari.

La circolazione della generosità

A me l’idea è piaciuta talmente tanto e tanto mi ha commossa che ho chiesto l’autorizzazione al mio amico, Paolo Torboli, di poter coinvolgere anche altre aziende, lui ha generosamente acconsentito e ho passato le ultime 24 ore a chiamare e sensibilizzare quanti più piccoli imprenditori possibile in tutta Italia.

Poiché la generosità circola e lo fa velocemente e con entusiasmo, subito in tanti si sono mossi, così è nata La Generosità Circola“: il progetto di raccolta fondi promosso da noi di Betapress.it per ispirazione di Paolo Torboli dell’Osteria Il Pettirosso.

Ognuno sta contribuendo con un piccolo segno: chi offre un gadget, chi un servizio estetico, chi altro…

Alcuni hanno già aderito e contattato i loro clienti, altri si aggiungeranno in corso d’opera perché, davvero, mancava il tempo tecnico per organizzarsi.

Il ruolo di Betapress

Ovviamente a questa maratona di generosità non potevamo non partecipare anche noi di Betapress; così, nella mia qualità di caporedattore e consulente di comunicazione e grazie agli strumenti messimi a disposizione dal gruppo editoriale e dai colleghi tutti, abbiamo scelto di sostenere queste aziende con il totale supporto comunicativo del caso: cli imprenditori che aderiranno saranno aiutati nella preparazione dei testi e dei materiali nonché nella loro divulgazione.

I partecipanti

Ad oggi, meno di 24 ore dal primo passa parola hanno aderito 10 aziende che ho il piacere di indicare di seguito

OSTERIA DEL PETTIROSSO, di Rovereto (TN) il nostro simbolico capofila che, con l’iniziativa Il Canederlo del sorriso, devolverà in beneficenza l’intero importo di un Canederlo del costo di €12,00.

K2 Progetto Corpo, di Caronno Pertusella (VA) che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo! devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti al costo di €10,00.

La Dolce Vita “the beauty lounge experience”, di Novara che con l’iniziativa Bellezza per la solidarietà devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di un buono bellezza al costo di €10,00.

Angolo di Paradiso, di Allumiere (ROMA) che con l’iniziativa Il baffetto della solidarietà devolverà in beneficenza l’intero importo di un servizio di epilazione baffetti al costo di €10,00.

Sublimando 2.0 di Oliviero Denni, di Carpi (MO) che con l’iniziativa La ricarica del sorriso devolverà in beneficenza l’intero importo di un Caricatore Wireless al costo di €10,00.

SpecialGas, di Carpi (MO) che con l’iniziativa La ricarica del sorriso devolverà in beneficenza l’intero importo di un Caricatore Wireless al costo di €10,00.

Revolutionbody, di Biella che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti al costo di €10,00.

Amalaki di Messina Rosalba, di Bergamo che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo  devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti e sopracciglia al costo di €13,00.

Magnolia di Stefania Guariso, di  Moncalieri (TO) che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo, devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti al costo di €10,00.

Riflesso Evolution, di Montebbelluna (TV) che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo, devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti al costo di €10,00.

Purtroppo questa azione non è adatta a tutti i piccoli imprenditori, ci sono quelli che non hanno beni o servizi adatti a questa raccolta fondi, però ci hanno tenuto tanto a farci sapere che loro volevano esserci pur donando in forma autonoma ai loro Enti locali.

È il caso di 

ACF GROUP s.r.l. – Assicurazioni Credito Finanza e ACF Finance di Antonio Consiglio di Parma

Vi ringraziamo, vi ringraziamo di cuore tutti quanti.

Unisciti all’iniziativa

Se qualcun altro volesse contribuire a questa iniziativa, mi contatti all’indirizzo chiara.sparacio@betapress.it: sarà per me un piacere contattarlo e dare tutte le informazioni del caso.

Aggiornamenti

Alla fine dell’emergenza, quando tutti noi potremo andare a ritirare il nostro acquisto, noi di betapress pubblicheremo un nuovo articolo e vi racconteremo quante imprese si sono unite e quanto hanno raccolto, sarà bello e importante per noi festeggiare tutti assieme.

Alla fine di tutto questo, le persone si ricorderanno solo se siamo stati umani o no




A letto con il nemico.

 

Le restrizioni decise dai vari paesi per contenere il coronavirus stanno provocando un incremento delle tensioni familiari, con episodi quotidiani di violenza domestica, soprattutto sulle donne.

Per questo movimenti femministi, varie associazioni di tutela della donna e persino alcuni governi si stanno organizzando per monitorare il problema e cercare di arginarlo con la diffusione di informazioni utili.

Secondo le Nazioni Unite, la pandemia avrà un doppio effetto sulle donne.

Lo stop forzato delle scuole e dei centri diurni per gli anziani o per le persone non autosufficienti, soprattutto disabili psico-fisici, sta incrementando il carico di lavoro domestico e di cura alla persona, evidentemente non retribuito.

Come ben sappiamo, il peso di tutto questo, da sempre, e ancor più adesso, ricade principalmente sulle donne.

Inoltre, anche fuori casa, i settori di lavoro con la maggiore esposizione al virus sono principalmente femminili: le donne rappresentano il 70% del personale nel settore sanitario e sociale a livello globale.

Come se non bastasse, esiste un divario retributivo medio di genere del 28%, che si può aggravare in tempi di crisi con anche conseguenze future.

Infine, ciliegina sulla torta della questione femminile, ci sono i rischi di una maggiore esposizione alla violenza domestica e la sospensione del servizio di salute sessuale e riproduttiva.

In questa situazione, la coesistenza obbligatoria può diventare, ancor più, un pericolo per le donne che sono vittime di violenza di genere.

Restare a casa e condividere costantemente lo spazio con il proprio aggressore, per molte donne, potrebbe, non solo non essere più sicuro, ma, addirittura, creare l’occasione per compromettere ulteriormente la propria incolumità.

Prova ne è la Cina in cui, questi effetti domino delle restrizioni imposte per il coronavirus, si sono già verificati.

Dal 6 marzo, secondo un’organizzazione non governativa cinese che lavora con le donne, il numero totale di casi di violenza domestica nella prefettura di Jingzhou, nella provincia di Hubei, è salito a oltre 300, e a febbraio 2020 il numero di casi è raddoppiato rispetto al febbraio 2019.

Secondo uno degli attivisti che ha fondato l’ong, «l’epidemia ha avuto un impatto enorme sulla violenza domestica».

Nel Regno Unito, Claire Barnett, responsabile di UN Women, l’Organizzazione delle Nazioni Unite dedicata alla parità di genere e all’emancipazione delle donne, ha spiegato che esistono «prove evidenti» che in tempi di incertezza economica e di instabilità sociale, l’abuso domestico aumenta. «Quando le comunità subiscono ulteriori stress, i tassi di violenza aumentano».

Anche, Marise Payne, ministra delle Donne australiane, ha affermato che garantire la sicurezza delle donne e dei bambini dalla violenza è «fondamentale ogni singolo giorno» e che questo «non cambia nell’attuale contesto».

«È fondamentale in questo momento difficile che le persone che hanno bisogno di servizi di sostegno per violenza familiare sappiano che tali servizi sono presenti e sono in grado di sostenerle».

Anche in Spagna, il ministero della Giustizia, ha incluso i tribunali che si occupano di violenza di genere tra quelli che continueranno a essere operativi, per «garantire l’emanazione di ordini di protezione e di eventuali misure precauzionali in materia di violenza contro donne e minori».

L’isolamento è una delle caratteristiche più comuni delle relazioni abusanti, ed è già dimostrato come la violenza domestica aumenti durante le ferie.

E’ evidente come, per tante donne andare al lavoro o accompagnare i bambini a scuola significa poter sfuggire, anche solo per poco, alle dinamiche di violenza domestica.

Spesso, per le vittime, queste sono occasioni per sottrarsi al potere ricattatorio, colpevolizzante, umiliante del loro carnefice.

In tempi normali, pur consapevoli della violenza in cui vivono ogni giorno, le donne trovano la forza per andare avanti così, con una “boccata d’aria” quotidiana.

Al momento questo non è possibile.

L’incubo implode ed esplode tra le quattro mura. L’imposizione ed il protrarsi dell’isolamento amplifica il rischio a cui queste donne sono esposte, trovandosi a dover condividere per tutto il giorno lo stesso spazio con l’aggressore.

Non solo: una donna vittima di violenza domestica, chiusa in casa h/24 con il suo aggressore, come fa a chiedere aiuto?!?

Strutture di accoglienza per donne vittime di violenza chiuse o fortemente limitate nella loro attività.

Difficoltà di accesso ai vari servizi di supporto e ai luoghi di rifugio.

Queste sono le circostanze attuali che scoraggiano del tutto le donne dal fare segnalazioni.

E, spesso, il rimandare la richiesta di aiuto può essere fatale.

Qualche giorno fa la magistrata della procura di Milano, Maria Letizia Mannella, ha spiegato che da quando è iniziata l’emergenza coronavirus c’è stato anche un apparente calo nelle denunce per maltrattamenti.

Ma, attenzione, «Ci basiamo solamente sull’esperienza perché è ancora presto per avere dei dati certi, ma possiamo dire che le convivenze forzate di questo periodo, scoraggiano le donne dal telefonare o recarsi personalmente dalle forze dell’ordine».

In Italia – dove l’81,2 per cento dei femminicidi, nel 2019, è avvenuto all’interno della famiglia – è nostro dovere segnalare che si stanno attivando i movimenti femministi come Non Una di Meno con lo sloganNon sei sola” per rilanciare il numero antiviolenza e stalking 1522, che è attivo anche in questi giorni 24 ore su 24 e che è gratuito.

Dal sito è inoltre possibile chattare direttamente con un’operatrice.

La rete dei centri antiviolenza sta poi segnalando le possibilità rimaste attive sul territorio italiano, e in alcuni spazi femministi sono stati aperti dei canali diretti via chat, perché chiuse in casa non sempre sarà possibile telefonare.

Infine la piattaforma “Obiezione Respinta” – partendo dal presupposto che in Italia non sempre è facile accedere a un’interruzione di gravidanza e che l’emergenza sanitaria in corso ha aggravato la situazione, poiché alcuni ospedali hanno dovuto ridurre gli accessi o trasferire il servizio di IVG – ha creato una rete di solidarietà per monitorare lo stato del servizio di interruzione volontaria di gravidanza, fornendo punti di riferimento e aiuto a chi ha bisogno di abortire. È stato dunque aperto un canale Telegram a cui fare riferimento.

Purtroppo, in Italia, il ministero delle Pari opportunità non è per ora intervenuto in modo specifico sulla questione della violenza domestica, ma sta rilanciando soprattutto le misure economiche speciali approvate «per le famiglie».

Speriamo, che passata l’emergenza coronavirus, non si faccia il conto delle vittime, non solo per covid 19, ma anche per violenza domestica!