Qualunquemente …

Siamo tornati a passeggiare sulle spiagge, a farci un aperitivo in piazza, ad uscire senza mascherina…

Sembra passata un’epoca, da quando il covid ci ha messo in ginocchio.

Eppure, non è passato molto tempo da quando è iniziato l’incubo.

Forse l’emergenza sanitaria ha fatto il suo corso, almeno in Italia, sembra…

Ma quella economica è in pieno sviluppo, dentro e fuori i confini nazionali.

Da febbraio, le economie mondiali hanno cominciato a fermare la produzione a causa della pandemia.

All’inizio della crisi, la maggior parte delle persone aveva previsto una ripresa veloce, immaginando che l’economia avesse solo bisogno di una pausa.

Con due mesi di cure, un bel po’ di denaro ed un balletto di decreti legislativi e di strategie economiche, si pensava, avrebbe ripreso da dove si era fermata.

Ma ormai siamo a luglio e la ripresa veloce è un’illusione (nonché una bugia sparata ad arte N.d.D).

L’economia del dopo pandemia sarà probabilmente debole, non solo nei paesi che non sono riusciti a gestire il contagio (come gli Stati Uniti), ma anche in quelli che si sono difesi bene.

Il Fondo monetario internazionale prevede che, entro la fine del 2021 l’economia globale sarà appena più ricca di quanto era alla fine del 2019, e che le economie di Stati Uniti ed Europa saranno del 4 per cento più povere.

Le attuali prospettive economiche possono essere esaminate su due livelli.

Il primo si manifesta nei comportamenti macroeconomici.

Infatti, la macroeconomia ci dice che i consumi diminuiranno, perché famiglie e aziende hanno meno soldi a causa dei fallimenti e del comportamento prudente indotto dall’incertezza sul futuro.

Il secondo è evidente nelle scelte dei singoli.

Infatti, la microeconomia ci dice che il virus agisce come una tassa sulle attività che prevedono un contatto umano ravvicinato e continuerà a cambiare gli andamenti dei consumi e della produzione, che a loro volta porteranno a una trasformazione sociale.

La storia cosa ci insegna?

La teoria economica e la storia c’insegnano che i mercati, da soli, fanno fatica a gestire un simile cambiamento, considerando soprattutto quanto è stato improvviso.

Non è facile trasformare dei dipendenti di compagnie aeree in tecnici di Zoom, o gli insegnanti vecchio stampo in maghetti della DAD…

E anche se potessimo, i settori oggi in espansione richiedono meno manodopera e più competenze rispetto a quelli che stanno sparendo.

Sappiamo anche che le trasformazioni strutturali creano un tradizionale problema keynesiano, quello che gli economisti chiamano effetto di reddito e sostituzione.

Anche se i settori che non prevedono il contatto umano si stanno espandendo, l’aumento dei consumi che generano sarà controbilanciato dalla diminuzione della spesa causata dal calo del reddito di chi lavora nei settori in crisi.

Inoltre ci sarà un terzo effetto: l’aumento delle disuguaglianze.

Visto che le macchine non possono essere infettate dal virus, diventeranno una soluzione più attraente per i datori di lavoro.

E poiché le persone a basso reddito devono spendere una parte più consistente dei loro guadagni per i beni essenziali, ogni aumento delle disuguaglianze prodotto dall’automazione determinerà una contrazione.
Ci sono altri due motivi per essere pessimisti.

Il primo motivo è dato dai limiti della politica monetaria in sé.

Infatti, la politica monetaria può aiutare alcune aziende a fronteggiare la scarsa liquidità, come è avvenuto nella recessione del 2008, ma non può risolvere i problemi di solvibilità, né stimolare l’economia quando i tassi d’interesse sono già vicini allo zero.

Inoltre, negli Stati Uniti e in alcuni altri paesi, le obiezioni dei “conservatori” all’aumento del disavanzo e del debito ostacoleranno le azioni di stimolo.

Le stesse persone erano felici di tagliare le tasse a miliardari e grandi aziende nel 2017, di salvare Wall street nel 2008, e di dare una mano alle multinazionali quest’anno.

Ma i sussidi di disoccupazione e la copertura sanitaria sono un’altra storia.

In pratica, è tutto questione di priorità.

Le priorità a breve termine sono state chiare fin dall’inizio.

La più evidente è che bisogna affrontare l’emergenza sanitaria, perché non può esserci ripresa economica finché il virus non sarà contenuto.

Dunque chi salvare?

Bisogna proteggere le persone più bisognose, fornire liquidità per evitare fallimenti evitabili, e mantenere i legami tra i lavoratori e le aziende.

Ma ci sono anche scelte dolorose da fare.

E dunque cosa eliminare?

Non dovremmo salvare le aziende che erano già in declino prima della crisi.

Questo creerebbe degli “zombi”, con il risultato di limitare la crescita.

Né dovremmo salvare aziende che erano già troppo indebitate.

Il covid-19 rimarrà tra noi a lungo, quindi abbiamo tempo per fare in modo che i consumi e gli investimenti riflettano le nostre priorità.

Quando è arrivata la pandemia, la società statunitense era segnata da disuguaglianze razziali ed economiche, dal deterioramento degli standard sanitari, e dalla dipendenza dai combustibili fossili.

Ora che la spesa pubblica è stata enormemente aumentata, i cittadini hanno il diritto di esigere che le aziende che ricevono aiuti contribuiscano alla giustizia sociale, alla salute pubblica e a un’economia più verde.

Una spesa pubblica mirata, che investa nella transizione verde, può essere utile, può coinvolgere una consistente forza lavoro (contribuendo così a combattere la disoccupazione) e può rivelarsi uno stimolo per l’economia.

Non ci sono ragioni economiche che impediscono agli Stati Uniti di adottare programmi di ripresa in grado di farli somigliare alla società che dichiarano di essere.

Viceversa, la nostra povera Italia, a un’unica estrema ragione, economica, politica e sociale.

Quella di sopravvivere.

Forse noi Italiani, in primis, dobbiamo rivendicare aiuti finalizzati alla giustizia sociale, alla tutela della salute dei cittadini, all’incremento di un’economia ecologica.

Altrimenti, altro che sogno americano, a noi, resta solo l’incubo italiano!

 

Fonti:

Joseph Stiglitz

https://www.internazionale.it/sommario/1366

BLOG di FRANCESCO MACRI

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Coronavirus: andrà tutto bene?

 




Migliorare l’apprendimento attraverso la mnemotecnica

Le difficoltà di apprendimento, con particolare riferimento al processo di  memorizzazione, rappresentano una tra le principali cause di disagio e molte persone non sanno che questo ostacolo può essere superato attraverso la conoscenza di tecniche specifiche.

È quindi possibile passare da una situazione di difficoltà di apprendimento ad una di successo ma per questo è fondamentale avere un’adeguata conoscenza di sé e delle proprie potenzialità al fine di attuare un cambiamento.

Possiamo dunque parlare di possibilità che ciascun soggetto ha di “imparare ad apprendere” mettendo in gioco sia la motivazione personale sia l’acquisizione di  tecniche di  memorizzazione.

Bandura, ad esempio, ritiene che ogni individuo debba poter organizzare le proprie risorse al fine di superare le situazioni difficili.

In un’ottica di criticità di apprendimento tale concetto può far riferimento alle convinzioni circa le risorse a disposizione che un soggetto sente di possedere per poter apprendere.

Come sostiene Bandura “le persone convinte di essere in possesso delle capacità necessarie per compiere efficacemente determinate attività hanno più probabilità di attivare un impegno maggiore e più prolungato di quanto non ne avrebbero se nutrissero dubbi su di sé e restassero passive qualora insorgessero dei problemi”.

Quanto sopra evidenziato è applicabile anche a coloro che manifestano difficoltà di apprendimento.

Essere positivi e vivere con fiducia tali processi aumenta il senso di autoefficacia; al contrario, vivere l’apprendimento come una difficoltà fa affrontare lo studio con un approccio errato.

La convinzione di autoefficacia diviene significativa, se rielaborata, in quanto regola l’agire umano attraverso processi cognitivi, motivazionali, affettivi e di scelta.

Per quanto concerne la convinzione in oggetto in relazione ai processi cognitivi è necessario introdurre il concetto di “obiettivo”. 

Ognuno di noi agisce per uno scopo/obiettivo e quanto più un individuo si percepisce autoefficace, tanto più si prefiggerà di raggiungere mete più elevate e viceversa.

Se il senso di autoefficacia è basso, il soggetto si autolimiterà non uscendo dal proprio spazio e chiudendosi in se stesso.

Il soggetto con senso di autoefficacia alto si pone nei confronti del compito sviluppando le proprie ambizioni attraverso la pianificazione di un percorso per raggiungerle.

Quando si manifesta una difficoltà di apprendimento prevalgono emozioni quali: paura, rabbia, noia, tristezza e per questo risulta incoraggiante per il soggetto apprendere le tecniche di memoria al fine di superare questi vissuti negativi. 

La mnemotecnica si collega all’apprendimento e più specificatamente al metodo di studio ed ha origini antichissime.

La necessità di ricordare nasce con i cantori epici ma vedremo poi come Cicerone con la tecnica dei loci, già precedentemente presente in trattati di retorica, darà una svolta fondamentale ed innovativa che porterà i nostri contemporanei ad utilizzare il cosiddetto “palazzo della memoria”.

Questa tecnica consiste nell’immaginare uno spazio esistente nel quale fare un percorso predefinito lungo cui vi sono luoghi da associare a concetti, trasformati in immagini secondo la tecnica della P.A.V.

La P.A.V. consiste nel creare un’immagine dal gusto paradossale, che susciti la nostra attenzione e che contenga un’azione per sua natura caratterizzata dal movimento e non statica.

L’immagine creata, inoltre, deve essere vivida e cioè deve coinvolgere uno o più sensi facendo credere a chi la immagina di essere lì a viverla. 

Tale tecnica può, ad esempio, permettere di memorizzare una lista di cose da fare o una pagina letta.

Sulla base della mia esperienza ho potuto constatare che al posto di usare una stanza è possibile utilizzare anche un quadro, creando associazioni tra gli elementi scenografici raffigurati nell’opera d’arte ed i concetti da immagazzinare in memoria.

Ad esempio, se devo ricordare qualcosa come la celebre poesia di Quasimodo Ed è subito sera che recita

“Ognuno sta solo sul cuor della terra

trafitto da un raggio di sole:

ed è subito sera”,

la modalità di procedere sarà la seguente:

  • Scegliere un quadro come, ad esempio, Campo di grano con volo di corvi di Van Gogh.
  • Individuare gli elementi scenografici presenti e cioè, in questo caso, il campo di grano giallo, i tre sentieri senza persone, lo stormo di corvi neri ed il cielo tempestoso.
  • Creare associazioni tra gli elementi scenografici e le parti della poesia: i tre sentieri senza persone – ognuno sta solo; il campo di grano – sul cuor della terra; il giallo del campo di  grano – trafitto da un raggio di sole; lo stormo di  corvi  neri e/o il cielo tempestoso – ed è subito sera;  

Utilizzando lo stesso quadro di Van Gogh possiamo ricordare anche una sequenza di parole di un esame di medicina come: tessuto epiteliale, tessuto connettivo, tessuto muscolare, tessuto nervoso.

Lavorando sempre per associazioni si può infatti correlare il tessuto epiteliale al grano che ricopre la terra, il tessuto connettivo ai tre sentieri che “connettono” più luoghi, il tessuto nervoso al nero dei corvi perché nervoso richiama il neologismo “neroso”, il tessuto muscolare all’azione del mietere che rafforza i muscoli.

Per questa azione di memorizzazione, da me denominata “mnemotecnica del quadro”, suggerisco di avere, nella fase iniziale, una stampa dell’opera prescelta davanti a sé al fine di  rafforzare il processo di associazione e di interiorizzazione dei contenuti.

Possiamo concludere che la mnemotecnica e la motivazione, in prospettiva sinergica, permettono di ottimizzare il processo di apprendimento.

Inoltre, riteniamo che le tecniche di memoria rappresentino un utile mezzo di stimolo per lo sviluppo ed il potenziamento della fantasia.

Ci chiediamo tuttavia come mai la mnemotecnica non rientri nei programmi didattici presenti nel contesto scolastico, dal momento che agevolerebbe ed implementerebbe le capacità del soggetto rispetto al suo metodo di studio.