Chiusa in casa con tampone negativo

Le brutte storie del Covid

In questi giorni arrivano tante storie legate alle burocrazie da Covid e quasi nessuna è bella.

In questi giorni in Italia ci sono decine di persone che non hanno idea di quando fare il tampone e perché, falsi positivi e falsi negativi, file interminabili e attese di giorni.

In questi giorni arrivano tante storie legate alle burocrazie da Covid e quasi nessuna è bella, inclusa la storia di Ludovica, una insegnate Campana che lavora in Toscana.

La storia di Ludovica

Ludovica è una insegnante di scuola primaria ed è stata convocata ad insegnare in una scuola di Firenze. 

Il suo sogno si realizza: insegna in una scuola primaria secondo il suo corso di studi, è nella città che ama, in una casa che le piace.

È tutto perfetto.

Ludovica ha una fissazione: crede fortemente che le cose debbano esser fatte nel migliore dei modi, nella massima correttezza e trasparenza.

Questo perché lei sa che l’insegnamento viene solo dall’esempio e avendo scelto un lavoro delicatissimo, quello di insegnare e formare i bambini, sente ancora di più la responsabilità del buon esempio.

Inizio dell’Odissea

Ludovica è stata convocata in una scuola di Firenze come supplente, ha fatto prima un periodo breve e poi, prolungandosi l’assenza ella  titolare di cattedra, ha avuto il rinnovo.

Lei è arrivata poco dopo l’inizio dell’anno scolastico, le sue colleghe avevano tutte portato il sierologico, a lei non lo aveva ancora chiesto nessuno ma, come abbiamo detto, lei è una donna che vuol fare tutto bene.

È il 16 ottobre e Ludovica si dirige in un centro privato e fa il sierologico che, però, risulta ambiguo: non si capisce se è positivo o negativo.

Per sicurezza, il direttore sanitario del centro le consiglia di avviare la procedura per effettuare il tampone con l’ASL.

Ludovica fa tutto per bene: chiama il numero dedicato, si mette in contatto con l’operatore, spiega che non è residente in Toscana e avvia la procedura di prenotazione del tampone che viene effettuato il 21 ottobre presso uno dei punti COVID perché non erano disponibili i tamponi domiciliari.

Anche qui Ludovica, per non essere un pericolo per le persone attorno, anziché i mezzi pubblici, prende un taxi.

Anche qui, prima di fare il tampone, Ludovica spiega di non avere la residenza in Toscana.

12 giorni nel limbo 

Non le resta che aspettare.

Aspetta 24, 48, 72 ore…

…Il 27 ottobre il referto di Ludovica non è ancora reperibile: il test è stato fatto e l’esito assegnato ma il certificato non è scaricabile in nessun modo perché la ASL Toscana non riesce ad associare il referto a un residente.

In tutti questi giorni Ludovica sta confinata in casa, sola, in una città che non è la sua, lontana dai suoi affetti e con le paure che crescono di giorno in giorno.

Fortunatamente alcune colleghe le fanno la spesa e cercano di farle coraggio.

In tutti questi giorni Ludovica, che ha come priorità andare a lavorare perché i suoi bambini sono senza insegnate, cerca di capire come uscire da questa situazione che sembra sempre più kafkiana: cerca on line, chiama i numeri di riferimento e, tirando le somme scrive a 8 indirizzi email differenti che avrebbero dovuto risolverle il problema, mandando più di 15 email tra pec e email ordinarie, passa le giornate al telefono con ben 6 numeri specifici diversi alcuni dei quali staccati, altri eternamente senza risposta, altri ancora con risposte evasive o infastidite.

12 giorni senza risposte, attaccata a un telefono che quando finalmente restituisce una voce, si tratta solo di delusioni.

12 giorni cercando di trovare una soluzione su internet che restituisce email mute.

Ma non è tutto perché, come abbiamo detto, Ludovica è una donna che fa le cose per bene e va sempre a fondo in ogni azione.

Ludovica ha attivato la procedura per l’assegnazione del medico di base in Toscana, ha sentito due diversi medici di base e la guardia medica, in tutti casi nessuno ha saputo dirle cosa fare.

Il referto: negativo!

Intanto, Ludovica scopre, grazie a una persona che ha trovato la cartella, che il tampone è negativo, purtroppo però, si sa, per tornare a scuola serve il foglio di carta e non una telefonata.

Come fare ad avere il foglio di carta?
Tutti continuavano ad indirizzarla al sito dei referti legato alla regione o al fascicolo sanitario elettronico senza prestare attenzione al fatto che, non essendo iscritta all’anagrafe sanitaria di Firenze, non poteva usufruire del servizio.

Ludovica parla ma non viene ascoltata.

Mai.

La morte di Covid

Uccide piano il Covid uccide in tanti modi.

Uccide attaccando il corpo di chi viene colpito e minando la psiche di chi si imbatte nelle trappole burocratiche legate ad esso.

La nostra insegnate, fortunatamente negativa, si è trovata per 12 giorni del tutto abbandonata, senza poter lavorare (quindi con un danno economico dovuto al fatto che i contratti di supplenza calcolano la malattia al 50%), senza avere risposte, senza avere indicazioni chiare, senza la possibilità del sostegno dei cari.

Piena di numeri di telefono, email e risposte del tutto inutili o inutilizzabili.

Muri di gomma e urla nel deserto.

Ludovica è giovane, ha 26 anni, è in salute ma, ciononostante, ha subito un trauma umano e psicologico molto forte.

Chissà cosa vivono i nostri cari abbandonati a loro stessi, senza risposte o cosa potremmo vivere noi senza orientamenti chiari.

L’Aiuto

Questa è una brutta storia successa in Toscana ma potrebbe capitare ovunque.

Non è una storia di lamentela sterile, di lagnanza fine a sé stessa, è un campanello di allarme, una sirena di guardia per non dimenticare gli aspetti che possono sfuggire.

Come ha scritto Ludovica in una email alla ASL: 

“Vi racconto la mia storia perché penso ci siano tante altre persone prigioniere di questo limbo kafkiano e sono sicura che voi, nel vostro intento di voler dare sempre meglio, vogliate essere informati di quello che succede nella vostra regione, nonostante ogni cittadino abbia il diritto di tutela alla salute non solo fisica, ma anche psicologica”.

Grazie Ludovica per averci raccontato la tua storia, grazie per voler essere un esempio di buona scuola, i tuoi allievi sono fortunati.

Se volete raccontarci le vostre storie, scrivete a info@betapress.it per non  far passare queste storie in silenzio e permettere a tutti di imparare dagli errori.

 

Addendum:
il 28 ottobre mattina, Ludovica ha ricevuto risposta dall’ASL e potrà finalmente avere il suo certificato e tornare dai suoi ragazzi.




“Svegliati, palombaro!”

“Parlane con Carlo”…

Mi dice un giorno Rita Minelli, da me recentemente intervistata su suggerimento di Paola Ferraro …

Perché è di questo che si tratta: di una catena virtuosa di “parlane con …” e finisco per prenotare un’altra intervista.

In un momento storico in cui i media cantano in coro la stessa canzone sette giorni su sette, ventiquattro ore al giorno, mi chiedo se esista, da qualche parte, un’oasi di silenzio dove ritrovare Se stessi e lì, accorgersi che non esiste altro.

Un po’ di pace, finalmente. Per respirare a fondo e fare il punto. Studiando il da farsi in modalità attiva, anziché reattiva.

Come dire: queste sono le circostanze, là fuori.

Se reagisco secondo la logica della sopravvivenza, l’avranno vinta loro su di me.

Ma se mi fermo un attimo e respiro, in silenzio, realizzo che sto avendo un sogno lucido: la vita è un grande show e ciascuno di noi ha il suo copione e il suo ruolo. Tutt’intorno, una scenografia di cartapesta scambiata per “realtà”.

 

… Ed eccomi in Zoom call con Carlo Dorofatti.

Scrittore, libero ricercatore, divulgatore, Carlo è istruttore di meditazione e formatore nel vasto campo delle Tradizioni Spirituali d’Oriente e d’Occidente.

Sorride bonariamente mentre gli racconto di come un giorno abbia deciso di smettere i panni di “attrice” per scendere dal palco e sedermi in platea e da lì, godermi lo spettacolo.

Capisce al volo che sto usando una metafora per descrivergli il momento del “risveglio” dalla matrix.

“Matrix” è il nome che i ricercatori spirituali di nuova generazione usano per definire ciò che un essere umano percepisce come unica realtà, mentre è assorto in uno stato ipnotico, onirico, guidato dall’inconscio collettivo.

Carlo paragona l’attuale stato in cui si trova l’Umanità a uno stato ideale in cui l’Uomo scrive il proprio copione e lo agisce consapevolmente, in linea con il proprio Scopo.

“Dobbiamo recuperare la consapevolezza di ciò che siamo”, continua. “Noi siamo dei palombari svenuti nei nostri scafandri. Vediamo lo scafandro muoversi, lambito dalle correnti del fondale oceanico. Ci sembra vero, ci sembra vivo, ci sembra che si muova, in realtà si muove per reazione alle correnti che lo investono. Dentro, il palombaro dorme. Dentro, il palombaro è svenuto. Quello che cerco di fare, a me stesso prima di tutto come stimolo agli altri, è un percorso di schiaffeggiamento del palombaro.”

 

“La Parola chiave è Risveglio.”

Il Risveglio di un attore che decide di deporre il copione e i panni del personaggio interpretato fino a quel momento, in cui si era forse troppo identificato; il Risveglio di un palombaro chiuso nel suo scafandro, nel liquido amniotico della Vita che lo ha concepito; il Risveglio alla consapevolezza che tutto ciò che esiste è frutto del potere creativo del Verbo, Logos, Parola.

Dal Risveglio in poi, quello con Carlo è un Percorso a ritroso: da ciò che esiste alla Parola che l’ha generato, al suono, alla musica, al canto, su, sempre più su, fino al Respiro.

Il Respiro che è Vita, infusa in ciascuno di noi. Azione involontaria che diamo per scontata. Eppure, è portando l’attenzione su di essa che possiamo, in presenza, ritrovare Chi noi siamo e quale sia il nostro Scopo.

Dietro l’apparenza, dietro la maschera, dietro un copione già deciso in partenza.

Ed ecco che l’attore scende in platea. Il palombaro esce dal suo scafandro. Entrambi hanno capito che quello che stavano vivendo era solamente un sogno.

I loro occhi si sono aperti alla contemplazione della Bellezza e dell’Amore. E di Bellezza e di Amore arricchiranno il mondo.

È questo, alla fine, il vero Senso della Vita.

E questa è l’intervista.

Ondina Wavelet (Jasmine Laurenti)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Privacy e azienda: la chimera della non applicabilità.

Nonostante l’opinione comune che vuole che le aziende ricadano fuori dall’ambito di applicazione del Regolamento Europeo, salvo il caso in cui il nome della società identifichi una persona fisica o se il “dato di contatto” della persona giuridica rappresenti un nome e un cognome di una persona fisica ed allora le informazioni inerenti persone giuridiche possono considerarsi “concernenti” persone fisiche e in tal caso possono ricadere comunque nell’ambito di applicazione, occorre fermarsi a considerare che la raccolta di dati societari in cui sono presenti dati di persone fisiche (soci consiglieri, etc.) fa invece rientrare completamente l’azienda nell’ambito della gestione completa del GDPR.

L’excursus che porta a queste considerazioni è presto illustrato:

l’ambito di applicazione del Regolamento europeo è chiaramente espresso:

all’articolo 1 che “stabilisce norme relative alla protezione delle persone fisiche con riguardo al trattamento dei dati personali…….. protegge i diritti e le libertà fondamentali delle persone fisiche in particolare il diritto alla protezione dei dati personali”;

all’art. 4 definisce dato personale come “qualsiasi informazione riguardante una persona fisica identificata o identificabile (interessato). Si considera identificabile la persona fisica…”;

al considerando 14, ove si afferma “È opportuno che la protezione prevista dal presente regolamento si applichi alle persone fisiche, a prescindere dalla nazionalità o dal luogo di residenza, in relazione al trattamento dei loro dati personali. Il presente regolamento non disciplina il trattamento dei dati personali relativi a persone giuridiche, in particolare imprese dotate di personalità giuridica, compresi il nome e la forma della persona giuridica e i suoi dati di contatto”.

Le prime indicazioni ci vengono già dal Working Party art.29, parere 4/2007 dove nel definire il concetto e la portata di dato personale, si fanno alcune ipotesi e si giunge a considerazioni molto più cautelative nei confronti della tutela dei dati personali riferibili a persone giuridiche. Testualmente“…. le informazioni sulle persone giuridiche non sono in linea di principio disciplinate dalla direttiva, e quindi non godono della protezione da questa disposta. Ciò nondimeno, alcune norme di protezione dei dati possono, in certe circostanze, applicarsi indirettamente alle informazioni concernenti imprese o persone giuridiche”.

E, più in particolare, il medesimo Working Party, nel suddetto parere aveva esplicitamente affermato che le informazioni sulle persone giuridiche possono considerarsi “concernenti” persone fisiche in virtù della loro situazione specifica “È quel che accade quando il nome di una persona giuridica deriva dal nome di una persona fisica, oppure nel caso dell’indirizzo e-mail di un’impresa di norma usato da un dato dipendente, o delle informazioni su una piccola impresa (giuridicamente un “oggetto” piuttosto che una persona giuridica) che possono descrivere il comportamento del suo titolare. In tutti questi casi, in cui i criteri di “contenuto”, “finalità” o “risultato” fan sì che le informazioni su una persona giuridica o su un’impresa possano considerarsi come “concernenti” una persona fisica, è opportuno considerare tali informazioni come dati personali e si applicano le norme di protezione dei dati.” (WP29, dal Parere 4/2007 sul concetto di dati personali del WP29).

Sul tema il Garante era già intervenuto subito dopo l’entrata in vigore dell´art. 40, secondo comma, del decreto legge n. 201 del 6 dicembre 2011 che aveva determinato l’esclusione del trattamento dei dati relativo alle persone giuridiche, enti ed associazioni dall’ambito di applicazione del Codice privacy.

In quel provvedimento il Garante argomentava il permanere della tutela in capo alle imprese facendo leva su concetto di “contraente” cui fa riferimento il Codice delle comunicazioni elettroniche nulla distinguendo dal fatto che siano o no essi persone fisiche o giuridiche. Pertanto, questi ultimi soggetti “continueranno a fruire della tutela prevista dal titolo X del codice della privacy per gli abbonati a servizi di comunicazione elettronica”.

Dubbi eventualmente venuti meno con l´art. 1, comma 7, lett. a), n. 3 del d.lgs. 69/2012 che sostituendo il termine “interessato”, con quello di “contraente o utente” ha reso applicabili quelle previsioni anche alle persone giuridiche.

Da ultimo l’intervento del decreto legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito con modificazioni, in legge 14 giugno 2019, n. 55 che all’art.1, lettera a), che al di là di ogni ragionevole dubbio, definitivamente riformula la definizione di contraente qualificandolo come la “persona fisica o giuridica che sia parte di un contratto con il fornitore di servizi di comunicazione elettronica accessibili al pubblico, per la fornitura di tali servizi”.

Detto quanto sopra che illumina su come sia labile il detto il GDPR non coinvolge le aziende, in ogni caso osserviamo che le aziende devono comunque rispettare alcune regole di ingaggio che, per brevità, si sintetizzano nei seguenti sei punti:

  • Registro dei Trattamenti
  • Informative
  • Lettere di Designazione
  • Procedure
  • Registro Data Breach
  • DPIA Data Protection Impact Assessment

A maggior ragione l’impianto su esposto è necessario qual ora un’azienda acquisisca dati di altre aziende (bilanci, visure, conti correnti del sistema bancario, etc.) per fare analisi e clusterizzazioni.

Anche perché solitamente in queste acquisizioni troviamo anche i dati dei soci, del management, delle persone affini, identificando in questo caso la necessità di rispettare completamente il codice.

Ma il problema è poi anche la conservazione ed archiviazione di quei dati che richiede importanti misure tecnologiche e di impianto.

Oggi il problema è che nella convinzione che il GDPR non si applica alle aziende le stesse stiano prendendo delle gran cantonate trascurando invece l’applicazione corretta del GDPR ai loro processi.

Facciamo un esempio:

l’azienda A prende i dati camerali dell’azienda B e li utilizza per fare dei sistemi di analisi incrociata di mercato per poter personalizzare il prodotto che A offre a B.

Per far ciò A usa un outsourcer esterno C a cui passa i dati di B.

Ovviamente per personalizzare al meglio i prodotti A chiede anche i dati dei dipendenti e dei soci di B.

L’azienda A è tranquilla perché ritiene di non essere nel GDPR lavorando con l’azienda B (quindi azienda su azienda) e che i dati camerali essendo pubblici non rientrano nel GDPR.

Questo è un tipico errore di valutazione in quanto si incorre nelle seguenti problematiche:

mancata compilazione del registro dei trattamenti da parte di A.

I dati aziendali di B devono poi essere conservati e tale conservazione ricade su A con tutti i requisiti di sicurezza del caso, inoltre essendo passati a C occorre comunque garantire che i dati siano utilizzati per la finalità per cui vengono acquisiti e conservati a norma (dpia?).

Ed ancora è necessario chiarire bene tutti i flussi organizzativi ai fini della corretta informativa e probabilmente, nel caso citato, è anche necessario svolgere una dpia da parte del titolare del trattamento.

Ma ancora peggio sono poi i dati dei soci e dei dipendenti che vengono acquisiti al fine della personalizzazione del prodotto di A per B, questi dati non rientrano nel considerando 14 succitato perché la persona fisica che rientra nei dati di contatto non può comunque essere utilizzata per altre finalità se non quelle di contatto e comunque le stesse possono essere al limite due o tre ma non certo tutti i soci, che peraltro spesso non hanno nemmeno la rappresentanza legale della società e quindi non possono essere considerate persone di contatto.

Occorre considerare che anche i dati dell’azienda, sopratutto se riferiscono ai soggetti fisici dell’azienda, quali ad esempio i debiti verso soci o lo scoring creditizio legato ai soggetti societari, identificando un comportamento, anche se solo finanziario, rientrano nei dati da tutelare.

In questo banale esempio l’azienda A si troverebbe ad essere in palese violazione di tutto l’impianto del GDPR.

E’ bene infatti cristallizzare che i dati identificativi della persona giuridica ex se, sono distinti dai dati identificativi delle persone fisiche in ogni modo afferenti la persona giuridica (soci, addetti, et similia).

Se, pertanto, alcun limite – se non quello, comunque, afferenti il più generale diritto alla personalità ed all’identità, riconosciuto anche in favore degli Enti – incontrerà il trattamento dei dati propri delle persone giuridiche (es. denominazione, sede, dati fiscali) dovranno invece osservarsi le disposizioni del regolamento UE con riferimento ai dati delle persone fisiche collegate all’Ente.

In ultimo l’errore finale quasi decisivo è la nomina di un DPO interno da parte dell’azienda.

La figura del D.P.O. introdotta dal GDPR 679/2016 ha una funzione complessa a metà tra il consulente ed il controllore.

Il DPO svolge principalmente un ruolo di informazione e sorveglianza  che è sostanzialmente affine alle attività tipiche della consulenza specialistica.

Nel mondo delle aziende questo tipo di figura è abbastanza poco conosciuta, forse solo l’R.SP.P. ha una qualche similitudine per chi opera, ma a differenza di quest’ultimo il DPO ha anche un ruolo di garanzia nei confronti dell’organismo di controllo nazionale, ovvero il garante della Privacy.

La scelta del DPO da parte delle aziende diviene quindi un elemento di particolare complessità perché non è meramente legato al “prezzo”, ma bensì ad una serie di considerazioni che lo rendono particolarmente difficile da identificare  in modo semplice.

Il GDPR vuole il DPO indipendente dall’organizzazione che deve vigilare, competente sulla materia normativa, esperto dell’azienda che deve servire.

La scelta di un DPO interno già non può garantire il primo punto ovvero quello dell’indipendenza, ma nemmeno molto il secondo, pertanto risponderebbe solo al terzo punto.

Questo brevissimo punto di osservazione dovrebbe consigliare a tutte le azienda una scelta esterna, che in realtà non viene fatta per una motivazione meramente economica.

Anche questa ultima valutazione è comunque facilmente smontabile solo con il considerare il costo di un eventuale errore in tema di protezione di dati personali.

Non importa quanto sia strutturata un’azienda: il Regolamento Europeo coinvolge tutti, senza distinzione.

La media delle sanzioni erogate a livello europeo si attesta sulle 30.000 euro, in alcuni casi arrivando a importi singoli di oltre 500.000 euro.

Facciamo alcuni esempi:

Il Garante austriaco ha condannato un imprenditore al pagamento di un’ammenda pari a €4.800 per aver installato le telecamere di videosorveglianza fuori dal suo esercizio commerciale, riprendendo parte del marciapiede. La palese violazione del principio di liceità, correttezza e trasparenza giustifica l’intervento del Garante. I casi riportati confermano il valore prescrittivo della normativa e la doverosa compliance al contenuto.

Il Garante privacy italiano invece è stato chiamato in causa per multare un medico, a causa di un trattamento illecito di dati personali. Sono stati utilizzati gli indirizzi di 3.500 pazienti per inviare lettere a sostegno di un candidato alle elezioni del 4 marzo del 2018, senza che gli interessati avessero espresso il consenso. 16.000€

Il Garante privacy danese ha sanzionato la società produttrice di mobili IDdesign per €200.850, corrispondenti a 1,5 milioni di corone danesi, per aver conservato i dati di un elevato numero di clienti per un periodo superiore al necessario

Il Garante privacy rumeno ha multato Unicredit Bank S.A, con un’ammenda di €130.000, per non aver adottato le giuste misure tecniche e di sicurezza in seguito all’entrata in vigore del GDPR.

L’Autorità italiana ha segnalato l’iscrizione a ruolo di 779 contravventori che porterà ad una riscossione complessiva di circa 11 milioni di euro.

Ma il Garante si mantiene attivo: a breve si concluderà l’iter per l’iscrizione di altri 500 trasgressori.

Un DPO esterno oggi costa da 10.000 euro a 80.000 euro in base alla complessità dell’azienda.

Senza contare che affidare all’esterno il ruolo di DPO è anche segno di trasparenza e qualità, mentre ricevere una multa da Garante potrebbe distruggere l’intera credibilità dell’azienda sul mercato.

 

Il Team Privacy

controllerprivacy.it

Corrado Faletti, Roberto De Duro, Andrea Caristi




“Siamo Strumenti di una grande Orchestra”

All’incrocio tra via della Scienza e via della Spiritualità.

La Scienza, con le sue scoperte, non fa che convalidare principi spirituali antichi come il mondo.

Ed è proprio nel magico punto di intersezione tra Scienza e Spiritualità che incontro i miei Ospiti: tutti consapevoli del loro Ruolo di instancabili Ricercatori sempre in viaggio, alla scoperta di ciò che ai più è invisibile, muto, trascurabile dettaglio.

Presi come siamo da impegni quotidiani, distrazioni online e scadenze, molti di noi non si accorgono dei Doni che la Vita, con amorevole pazienza, continua a offrirci.

Immagini sfocate sullo sfondo di pensieri ricorrenti, brusio di sottofondo al corale strillo dei mainstream media, noi non li vediamo, i Regali; non li sentiamo, non più abituati a osservare in silenzio e, grati, apprezzare ciò che ormai diamo per scontato.

A salvarci è la curiosità bambina di chi ha sempre fame si sapere e, dietro a ciò che non si riesce a capire, indaga.

 

… incontro Philip Abussi.

In occasione del settimanale Appuntamento del venerdì sera, sul Canale YouTube “Jasmine Laurenti”, incontro Philip Abussi: compositore, musicista, ricercatore e consulente musicale.

Pochi attimi bastano per riconoscere, nella sua, la Musica dell’Anima.

Una Musica che si fa storia da raccontare, in una sequenza di note scelte come preziosi ingredienti di un Profumo.

Una Musica che accarezza il cuore di chi l’ascolta e lo accende, mentre i pensieri sospendono il loro fluire e, leggeri, si allontanano in un volo senza ritorno.

Una Musica che si fa poesia, discreta sottolineatura di parole non necessariamente pronunciate, ma sottintese.

Il Talento creativo di Philip Abussi non poteva che fondersi, in perfetto connubio, con una comunicazione strategicamente vincente: quella di Anita Falcetta, sua Compagna di Viaggio e Anima Gemella.

In “Moka Music”, Philip e sua moglie Anita creano e confezionano il loro Valore aggiunto per il mondo: parole come note di un musicale StoryTelling affascinante, evocativo, emozionante.

In questa “Soul Talk”, Philip e io parliamo dell’importanza del suono e della musica nella nostra vita quotidiana, del loro intrinseco potere creativo e trasformativo, di come utilizzarli per “parlare” alla parte più profonda di noi, porgendo un Messaggio di Valore Universale.

Per guardare l’intervista, clicca qui.

Alla prossima!

Ondina Wavelet – Jasmine Laurenti

P.S. un ringraziamento speciale a Christian Gaston Illan e a Maria Giulia Linfante di Smart Villag[g]e Cloud, per averci fatti incontrare!

 

 




LE MELODIE DEI CANTORI DEL VIRUS

 

SEMPRE PIÙ’ POLITICI, SEMPRE MENO SCIENZIATI, SEMPRE MENO OBIETTIVI E TERZI.

 

In un’intervista di poche ore fa, il virologo Fabrizio Pregliasco dà manforte ai politici non senza aver assicurato che la situazione “è diversa da prima” poiché “ogni giorno riusciamo a fare più tamponi”: ambizione primaria, in uno all’imposizione delle mascherine, al divieto di socializzare, alla fissazione di sottoporci a vaccinazioni.

Ma aggiunge “Penso sia giusto andare nella direzione di una chiusura netta degli ingressi esterni” perché “dobbiamo essere pronti a quella ipotesi” (del lockdownn: situazione già prevista fin da Giugno, poiché era facile fare i maghi con uno spartito governativo già scritto e che si sta materializzando con puntualità).

Soggiunge, l’emulo di Gates e degli amanti del terrore sanitario, di “prepararci psicologicamente a scenari peggiori, ma senza l’ansia e il senso di vuoto di quella notte di pre-lockdown”.

Bella frase da psico-dramma, che non ci spiega sulla base di quali REALI dati sanitari (numero di ricoverati con sintomi, morti PER coronovirus, se e con quali patologie pregresse – ossia quale complicanza sopravvenuta) e con quali mezzi diagnostici SERI tale diagnosi sia stata formulata (visto che i famosi, anzi ‘famigerati’, tamponi NON sono un mezzo diagnostico e che danno risultati non affidabili al 100%: anzi, forse neanche al 40-50%).

Potrebbe anche spiegare – a noi scientificamente ignoranti, rispetto a lui – come mai due o tre centri di ricerca italiani, a fronte di una specifica ricerca, hanno stabilito che NO: PORTARE LA MASCHERINA NON ARRECA CONSEGUENZE ALLA SALUTE (dato amplificato dalla corte dei cantori del virus attraverso un sistema di comunicazione affatto scrupolosa e accertativa, prima di diffondere una qualche notizia).

Strano che ricerche nella Confederazione Elvetica e in quel CDC negli USA dove il guru Fauci la fa da padrone, sostengano l’opposto. Portare la mascherina, specie per non brevissimi periodi, espone a rischi consistenti.

L’esperto di scienze mediche Pregliasco (che non nasce scienziato in sociologia, o in etica kantiana o freudiana, oppure esperto dei fenomeni sociali, e che non ha certo frequentato una scuola di politica), sostiene poi l’esigenza che va vada “sottoscritto un grande patto sociale. Un grande sforzo collettivo per ridurre i contatti al minimo indispensabile. Scuola, lavoro: il resto ora va stornato”.

Un esercizio che esula totalmente dalla sua discrezionalità di sanitario esperto di virologia, che suona come premonizione, ovvero anticipazione di ciò che potrebbe avvenire sabato o domenica o tra qualche giorno.

Forse non un blocco totale, ma tanti blocchi che – in ogni caso – avrebbero la stessa conseguenza: devastare ancor più il tessuto sociale e produttivo di questa nostra amata Italia.

Ma con sofisticata metodologia: non sarebbe il potere centrale a ‘chiudere e bloccare’, ma – guarda caso – le singole Regioni…

L’effetto è lo stesso, ma lo ‘scaricabarile’ è assicurato.

Si dirà, così come è avvenuto fino adesso: lo facciamo per voi, per il vostro bene, per la vostra salute.

Peccato che fino a oggi nessuna risposta sia arrivata ai tanti che hanno sollecitato di avere dati CERTI circa: il numero reale dei deceduti PER coronavirus, se e quali patologie pregresse avessero, perché sia stata data disposizione di non eseguire le autopsie – metodo insostituibile per conoscere le vere cause di un decesso – , come mai tanta indeflettibile volontà circa la necessità di somministrare un vaccino, e perché mai vi sia tanta ostinazione nel procedere così come ad oggi fatto eludendo il confronto aperto e pubblico con chi possa sostenere, e motivatamente, tesi diverse: con ciò seguendo  quel principio di cautela e di opportunità che pur è presidio collaudato e certo specie nei casi di valutazioni e/o interpretazioni tra loro contraddittorie, quando non incerte.

Un medico non potrebbe e non dovrebbe parlare della necessità di un qualche ‘patto sociale’ che possa intercorrere tra ‘carnefice’ e ‘vittima’, ossia tra chi vuole imporre delle misure restrittive e chi tali misure deve subire: quasi che chi dovesse/potesse subirle possa egli stesso sollecitarle!

Se patto sociale deve esservi, e peraltro è di per sé già implicito, è che lo Stato operi nell’interesse ESCLUSIVO dei Cittadini, per il loro benessere fisico, psichico e materiale, oggi messi tanto a dura prova: checché possano dirne guitti e soubrettine nel contesto di un’informazione drogata e tossica, parziale e omissiva, menzognera.

 

Giuseppe Bellantonio

 




Distanza dal brutto

Non indugeremo in ciò che è aridamente brutto.

Non cercheremo ciò che ci fa infecondamente arrabbiare.

Non ci fermeremo ad osservare le bugie di chi promette e le incoerenze di chi formula buoni propositi.

Non cercheremo chi ha occupato il nostro posto né ci chiederemo per quale strada ci è arrivato.

Non dedicheremo la nostra attenzione a chi non ne ha avuto rispetto.

Non lasceremo che la nostra anima muoia ma la incoraggeremo ad andare più in alto, lì dove deve stare, senza zavorre, affinché possa agire e creare.

Tutto quello che siamo o non siamo che abbiamo o non abbiamo è l’immagine del cammino che stiamo battendo.

Il nostro potere è sul nostro cammino non quello altrui.

Non lasceremo che questo tempo passi invano.

[L’immagine ritrae “Natività mistica” di Sandro Botticelli -1501]




“La Via Della Sensualità”

C’erano una volta l’Uomo …

L’Uomo era infuso dell’Energia cosmica maschile più pura e più nobile, in azione.

Questa Energia si esprimeva – e ancora si esprime, laddove è presente – in modo funzionale al processo spirituale evolutivo, a partire dal primo impulso dato all’anima per incarnarsi, per poi scoprire, sperimentare, conoscere gli aspetti della materia.

L’Essere Umano dotato di quest’energia aveva una naturale propensione all’ordine, alla classificazione, alla pianificazione, all’organizzazione e all’armonia.

Il suo Obiettivo era – ed è ancor oggi – intraprendere la Via che porta alla Saggezza.

 

… e la Donna.

La Donna, infusa dell’Energia cosmica femminile superiore, accompagnava l’Uomo nel suo Percorso.

L’Energia femminile primigenia, contraddistinta da Valori quali l’Accoglienza, l’Ascolto, la Condivisione, l’Empatia, la Tenerezza, il Timore reverenziale, la Devozione, la Generosità, la Comprensione, l’Inclusione, l’Integrazione, l’Amore incondizionato, la Fiducia nell’Esistenza, la Gioia di vivere, manteneva la Donna in costante contatto con il Divino.

L’Uomo si prendeva cura della Donna e la proteggeva garantendole Sostegno, Stabilità e Sicurezza nei più che naturali alti e bassi della quotidianità.

 

Finché non arrivò “Matrix”.

Sembra la trama di un film. E invece è successo davvero.

Qualcosa, qualcuno, a un certo punto della Storia è intervenuto a rimescolare le carte del Gioco chiamato Vita.

Un po’ alla volta, nell’Uomo e nella Donna, si è insinuato un altro tipo di energia, un’energia a bassa frequenza vibrazionale.

Questo tipo di energia è il risultato dell’abbassare di un’ottava la frequenza vibratoria dell’Energia maschile di tipo superiore: ciò che ne risulta è la fredda razionalità, il calcolo, l’egoismo, l’aggressività, il “mors tua vita mea”, la competitività, la “lotta per la sopravvivenza” che genera insicurezza e paura.

Chi lotta per sopravvivere, chi non ha altro valore che il proprio benessere a discapito di quello altrui, non ha più occhi per vedere la Bellezza.

La Bellezza che continua a sussurrare all’anima dei viventi che è l’Amore la Via che porta alla Saggezza, la Risposta delle Risposte, il Senso ultimo del nostro vivere.

 

Una guerra santa dall’esito poco felice.

Negli anni Settanta del secolo scorso la donna scende in campo contro l’uomo per rivendicare pari diritti, responsabilità e opportunità in ogni ambito – professionale, politico, economico e sociale – al di fuori della famiglia dove si sente “stretta” nei suoi ruoli di moglie e madre.

La sua è una “guerra santa” più che giustificata nei suoi obiettivi.

Matrix lo sa e ne approfitta, instillando in lei l’aberrante convinzione che per essere riconosciuta, valorizzata e rispettata nei suoi nuovi ruoli, debba indossare gli abiti del “nemico”: ed ecco che anche la donna adotta valori, consuetudini e atteggiamenti che finiscono per allontanarla dalla sua vera natura.

I Valori di cui era incarnazione vivente, gli stessi Valori che facevano di lei un Ponte sacro per consentire all’Uomo di ricongiungersi col Divino, vengono disprezzati e considerati punti deboli di cui vergognarsi, fragilità da nascondere sotto la maschera androgina di un nuovo essere, né maschio né femmina, omologato e obbediente agli standard imposti dal sistema.

 

La Via della Salvezza.

La Salvezza, nell’Era dell’Acquario contraddistinta dall’influsso dell’Energia femminile superiore, sta nel recupero di questi Valori.

È nel riconoscere, accogliere, riconciliare a Sé , da parte dell’Uomo e della Donna, questo Femminile.

Solo così l’Uomo potrà risvegliarsi dall’addormentamento psichico in cui è rimasto come ipnotizzato: uno stato di demenza adolescenziale, immaturità, irresponsabilità che lo rendeva e rende cieco di fronte alla Bellezza della Vita: una vita ricca, abbondante, piena di Significato. Solo così può ritrovare il suo ruolo di Compagno che protegge la sua Donna dalle insidie di un mondo che l’ha trasformata in ciò che non è.

Solo così la Donna potrà ritrovare Se stessa in rapporto al suo ruolo di “Beatrice” per l’Uomo – Dante che ha smarrito la Via della Saggezza. Solo così, la Donna potrà tornare alla Fonte alla quale è sempre rimasta connessa, per brillare di luce divina e portare il Cielo sulla Terra.

Solo così, infine, Uomo e Donna potranno lasciarsi alle spalle la paura, l’incertezza, la fredda, cinica e razionale lotta per la sopravvivenza e aprire il loro sguardo sull’Abbondanza che li attende nello Spirito, nell’Anima e nella “Carne”, ritrovando la Gioia di Vivere e la Fiducia nell’Esistenza.

 

“La Via della Sensualità”.

Per Fabio Grimaldi, Scrittore e Ricercatore Spirituale, in questo particolare momento storico è necessario adottare un Cambiamento nel modo di osservare la vita, grazie al contatto col mondo del Femminile: il mondo della Sensualità.

Il termine “Sensualità” negli ultimi secoli è stato svilito e manipolato.

Il suo vero significato risiede nella capacità dell’anima di esprimere le sue qualità attraverso la materia, nell’espressione, manifestazione della nostra parte divina nella vita di ogni giorno.

“La Via della Sensualità” – titolo di uno dei suoi libri – è il nome attribuito dall’Autore al suo percorso spirituale: una forma di ricerca della Bellezza sotto ogni aspetto e in ogni ambito: l’Arte, la Musica, la Natura, e soprattutto gli Esseri Umani.

Ce ne ha parlato in occasione del “Soul Talk” di venerdì 9 ottobre 2020 alle 22:30, in diretta sul Canale YouTube “Jasmine Laurenti”.

Per guardare il video clicca qui.

Un abbraccio e a presto, dalla tua Ondina Wavelet (JL).

 

 

 

 

 

 

 




La solitudine del replicante

Quando avremo finito di combattere le guerre degli altri, ognuno di noi si troverà solo.

Lasciamo allora il campo ai generali che oggi pianificano dagli accampamenti.

Lasciamo che siano loro a combattere contro chi in privato è loro amico o tornerà ad esserlo.

A combattere le guerre degli altri, quando le guerre finiranno, gli unici vincitori saranno i generali negli accampamenti e gli unici sconfitti noi che avremmo potuto, invece, passare il tempo abbracciati ai nostri fratelli.




“Funziona Solo Se Brilli!”

A dirlo è una stella …

Nell’ambito del Fashion e del Luxury Chiara Franchi si è costruita un Brand che vale oro, per le Griffe che si avvalgono della sua expertise come Advisor per brillare ancora di più.

Il messaggio però è anche il titolo del suo esordio come Scrittrice. Il libro è un Viaggio alla Scoperta della Luce che abita in ognuno di noi e che è importante scoprire, per diventarne consapevoli e farne dono al mondo.

In 9 capitoli, ognuno dei quali dedicato a un argomento e a un VIP, Chiara indaga i temi della Bellezza, dell’Autostima, del Coraggio di essere se stessi, dell’importanza di dipingere il quadro, prima di dargli una cornice (metafora per dire che è di fondamentale importanza curare noi stessi da dentro, riconoscerci, imparare ad accoglierci, volerci bene, ridere di noi e delle nostre presunte debolezze … )

Altri argomenti si susseguono, e il lettore può scorrere le pagine del libro come meglio crede, scegliendo di leggere i capitoli in ordine sparso.

 

… tra le stelle …

Ogni amico intervistato racconta a Chiara la sua storia e soprattutto il proprio modo di brillare, nella vita: Paolo Borzacchiello – il “Mago delle Parole” già da me più volte ospitato – il regista cinematografico Luca Brignone, l’attore Gabriel Garko, l’ex modella e fashion blogger argentina Candela Pelizza, l’attrice Jane Alexander, l’attrice e conduttrice radio televisiva Rosita Celentano, lo scrittore e influencer Paolo Stella, lo scrittore Simone Tempia, il Presidente dell’Unione Buddhista Italiana Filippo Scianna.

 

… che ha imparato a brillare di luce propria!

Tra un appuntamento e l’altro, Chiara racconta di sé e del suo Percorso di Crescita interiore; un percorso caratterizzato da momenti tutt’altro che luminosi e “felici”, eppure così importanti per fare di lei, oggi, la donna che è diventata: una Donna che ha rinunciato alla severità con cui si è sempre trattata per accogliersi, piacersi e amarsi.

Tutto infatti parte da “dentro”: imparando ad amare noi stessi, a scorgere la Bellezza che è in noi, a prenderci cura delle parole che usiamo per descrivere ciò che ci accade – lo facciamo tutti i giorni e in ogni momento: si chiama “dialogo interno” – possiamo amare gli altri, scorgere la bellezza che è in loro, migliorando la nostra percezione della “realtà” che ci circonda.

 

Una favola in cui specchiarsi.

In Chiara ho rivisto me stessa, e chissà quante altre persone si sono riviste in lei!

Non è facile immaginare un Destino glorioso per chi nasce in una piccola realtà di provincia dai confini così ben delineati.

I pensieri si limitano a “constatare” ciò che viene percepito: è un mondo in cui sentirci protetti, ma che presto finisce per starci stretto come il guscio di un uovo che, prima o poi, va rotto.

Non è facile lasciarsi alle spalle il piccolo mondo a noi familiare, per catapultarsi in una Dimensione dove il ritmo del respiro, i battiti del cuore e i nostri passi si fanno più veloci. Tanta gente intorno a noi ha visto luoghi e vissuto esperienze che abbiamo solo visto in tv, e ci sentiamo pesci fuor d’acqua.

Non è facile, infine, lasciarsi alle spalle una brillante carriera in qualcosa per ricominciare, ancora una volta, tutto daccapo. Rispondendo alla nostra Chiamata.

Una Chiamata troppo forte per far finta di nulla: ignorarla sarebbe come tradire la nostra vera Identità, il nostro Scopo.

 

È il Viaggio dell’Eroe.

Con i suoi momenti di sconforto, i tratti di strada in ombra, le cadute.

Ma ogni sfida è un’Alleata. Ogni lacrima una goccia di Coraggio, Fiducia e Autostima. Ogni caduta l’Occasione per rialzarsi, più forti di prima.

Di questo e d’altro ancora ho parlato con Chiara Franchi, attualmente impegnata in un Progetto che si avvale delle scoperte scientifiche in ambito neuro fisiologico e dell’Intelligenza Linguistica per offrire ai Brand più prestigiosi e alle Startup più promettenti gli strumenti conoscitivi per riallineare le Parole Chiave di ogni singola area operativa.

Il tutto formando una Leadership consapevole, responsabile della scelta delle proprie Parole per suscitare, nei membri dei propri Team, Emozioni come strumenti di una grande orchestra, da dirigere adottando uno stesso virtuoso Linguaggio.

Per ascoltare l’intervista, clicca qui.

Alla prossima!

Ondina Wavelet (Jasmine Laurenti)