Draghi, buon senso da vendere

La fiducia al governo Draghi è ormai un tecnicismo per il quale si potrebbe rispolverare l’antica approvazione “per acclamazione”.

Il tempo della politica “alta” sembra essere tornato all’improvviso e per un momento abbiamo dimenticato la politica pasticciata degli ultimi mesi.

Draghi ha parlato con voce chiara al cuore del paese e della sua classe politica richiamando i valori costituenti della patria che ha anteposto alle azioni programmatiche.

Una strategia di ampio respiro necessaria per ampliare il dibattito politico e sbloccare l’empasse stagnante sulla quale è incappato il precedente governo.

Un colpo diretto ai distinguo trasversali che avevano reso di fatto ingovernabile il paese.

Pensiamo alle divisioni che avevano contrapposto partiti e forze politiche presenti in parlamento sulla gestione dell’ emergenza, sull’adozione del Mes, sulla scuola, fino alla gestione dei flussi migratori e delle misure a supporto del mercato del lavoro e della fiscalità.

Nel suo discorso Draghi ha preferito dare centralità ai principi prima che alle misure da adottare cercando con una grande capacità strategica di definire il contenitore prima dei contenuti.

Così d’incanto prende corpo il sogno di un Europa più giusta e solidale capace di dotarsi di un bilancio unico e di una finanza pubblica più idonea ad intervenire per regolare gli squilibri strutturali di quanto faccia attualmente il gioco dei tassi d’interesse ed i movimenti dello spread tra paesi prenditori con diversi meriti di credito.

Un Europa coraggiosa e pronta e mettere sul tavolo gli oltre 200 miliardi del Recovery plan oltre al sostegno dei numerosi provvedimenti in agenda.

Di fronte a questo modello di sviluppo la polemica sul Mes perde di legittimità come pure il dibattito sui limiti alla sovranità nazionale, cavallo di battaglia degli euroscettici.

Draghi ha mostrato una terza via verso un nuovo europeismo rifondato.

La presidenza di turno del G20 potrebbe rappresentare una ribalta unica per metterne in evidenza la valenza sociale e geopolitica.

Il Governo Draghi immaginato come esecutivo tecnico e dell’emergenza sembra, in conclusione, proiettarsi verso una vera stagione di riforme e di rilancio, anche se, al momento, al primo posto resta l’emergenza e la tenacia di un virus non ancora vinto.

 





C’era una volta una gatta…

IERI,17 febbraio si é celebrata la Festa del gatto, nata in Italia nel 1990.
Si tratta di una ricorrenza dedicata ai circa 8 milioni di compagni di viaggio che vivono nelle nostre famiglie.
La festa è nata in Italia, nel 1990, grazie alla giornalista “gattofila” Claudia Angeletti, che, per scegliere la data precisa, aveva proposto una sorta di referendum su una rivista specializzata.
La proposta vincitrice fu quella di una signora che motivò dettagliatamente la data che adesso festeggiamo.
Scelse infatti febbraio, perché è il mese del segno zodiacale dell’acquario, per antonomasia “spirito libero e anticonformista” proprio come i nostri amici gatti.
Comunque febbraio, tra i detti popolari è il “mese dei gatti e delle streghe”, collegando così il mondo dei gatti a quello della magia.
Inoltre, con spirito di rivalsa scaramantica, si è scelto il numero considerato più sfortunato in assoluto, il 17, che può valere anche come “una vita per sette”, dato che si sa, leggenda vuole, i gatti hanno sette vite.
Questa data la festeggiamo solo in Italia, a livello mondiale invece è l’8 agosto la giornata internazionale del gatto.
Il gatto è uno di quegli animali domestici che da sempre polarizza per il suo carattere a volte schivo, altre volte più affettuoso.
Libero, autonomo, regale, attira chi lo ama per la sua indipendenza. Respinge invece chi gli preferisce il cane, animale più dipendente, affettuoso e fedele.
A volte penso, forse per deformazione professionale, che il gatto è un po’ un bullo, pur rimanendo uno degli animali da compagnia preferiti.
E sapete perché penso che un gatto ti bullizza?
Perché ti fa fare quello che vuole lui, non è facile provare a ribellarsi ai suoi bisogni che diventano ricatti a suon di morsi e di graffi!
Ma quello che adoro e che mi strega nei gatti è la loro indipendenza psicologica.
Chi, come la sottoscritta, ha la fortuna/sfortuna o il privilegio/destino di vivere con un gatto, sa bene che, nella quotidianità, tu stai con un gatto, ma non lo possiedi mai veramente, perché non è mai completamente tuo, sta benone anche senza di te, soffre meno di un cane se lo lasci solo.
Infatti, si dice “solo come un cane” e “selvatico come un gatto”.
Comunque, torniamo a noi, ai nostri gatti, e alla mia Milù.
Per l’occasione vi propongo 10 aforismi che vedono il gatto come protagonista.

Non c’è nulla di più dolce, nulla che dia alla pelle una sensazione più delicata, più raffinata, più preziosa del pelo tiepido di un gatto. (Guy de Maupassant)
Vieni sul mio cuore innamorato, mio bel gatto: trattieni gli artigli e lasciami sprofondare nei tuoi occhi belli, misti d’agata e metallo. (Charles Baudelaire)
Le persone fanno molta fatica ad esprimere la loro personalità. Per un gatto di strada è una cosa facilissima: gli è sufficiente qualche spruzzatina qua e là, e la sua presenza nei giorni di pioggia rimane per anni. (Albert Einstein)
Ai gatti riesce senza fatica ciò che resta negato all’uomo: attraversare la vita senza fare rumore. (Ernest Hemingway)
Non è possibile possedere un gatto. Nella migliore delle ipotesi si può essere con loro soci alla pari.
(Sir Harry Swanson)
Se un pesce è la personificazione, l’essenza stessa del movimento dell’acqua, allora il gatto è diagramma e modello della leggerezza dell’aria.
(Doris Lessing)
Credo che i gatti siano spiriti venuti sulla terra. Un gatto, ne sono convinto, può camminare su una nuvola.
(Jules Verne)
L’ira del gatto è bella, bruciante di pura fiamma felina, pelo irto e scintille blu, occhi fiammanti e crepitanti.
(W. S. Borroughs)
Il gatto non fa nulla, semplicemente è, come un re.
(Claudio Magris)
Due cose al mondo sono esteticamente perfette: l’orologio e il gatto. (Émile-Auguste Chartier)
E con l’orgoglio e la soddisfazione di festeggiare insieme ai nostri amici gatti, vi saluto con un graffiante “au revoir”…