Emotività disfunzionale

E’ vero, stiamo attraversando un periodo difficile.

La pandemia ci ha messo in ginocchio.

Alzi la mano chi, tra di noi, non sta sperimentando, da un anno a questa parte, un vissuto interno di sfiducia, incertezza e negatività.

Però, nel mondo degli adolescenti dei nostri giorni, c’è dell’altro, qualcosa che viene prima e va oltre il Covid.

Emerge prepotentemente la trascuratezza emotiva dei figli della nostra epoca.

Si tratta di un fenomeno molto trascurato in psicologia.

A differenza dei maltrattamenti, dell’abbandono o dell’abuso, dove i segnali sono evidenti fin da subito, la trascuratezza emotiva non dà sintomi così eclatanti, almeno non fin da subito.

Generalmente, i sintomi di un bambino emotivamente trascurato sono riconosciuti solo nell’età adulta.

I sintomi che compaiono in età adulta possono essere i più disparati.

Tra i più comuni, quelli che spesso emergono già tra gli adolescenti, troviamo:

  • Paura dell’abbandono
  • Pronunciata sensibilità al rifiuto
  • Senso di irrisolto e incompletezza
    sentirsi come se ci fosse qualcosa che manca, senza riuscire a individuare cosa.
  • Sensazione di vuoto interiore
  • Sentirsi facilmente sopraffatti o scoraggiati
  • Bassa autostima
  • Perfezionismo
  • Spiccata sensibilità al giudizio altrui
  • Poca chiarezza per quanto riguarda le proprie aspettative e le aspettative altrui

 

Ma quando si verifica la trascuratezza emotiva nell’infanzia?
Quando i genitori non soddisfano i bisogni del figlio.

Lungi da me ogni critica, chi scrive sa bene, per esperienza diretta

(come madre) ed indiretta (come insegnante),quanto sia difficile essere genitore.

L’educazione emotiva è un vero campo minato e l’errore è dietro l’angolo! 

Purtroppo, però, concretamente, giorno dopo giorno, non sempre i genitori riescono a offrire il giusto sostegno emotivo ai propri figli. Ciò accade perché, spesso, i genitori non riescono a vedere il bambino per quello che è in realtà

Il genitore svolge il suo ruolo guidato dalle emozioni e filtra ogni frase e ogni azione attraverso di esse. 

Il risultato di questo filtro, purtroppo, non è sempre ottimale per la crescita emotiva del bambino.

La trascuratezza emotiva nell’infanzia genera il terreno fertile per la bassa autostima, la vergogna, l’inadeguatezza e… sì, anche per i disturbi di personalità e stili di attaccamento disfunzionali.

Quando un bambino cresce senza le giuste attenzioni, può arrivare a sentirsi “sbagliato” o “invisibile”, perché percepisce che i suoi bisogni emotivi sono irrilevanti.

Cresce con la gravosa sensazione che i suoi bisogni emotivi sono sbagliati.

Questa convinzione si auto radica come meccanismo di difesa.

Il bambino non riesce a “elaborare” e riconoscere gli sbagli dei genitori ed allora pensa che egli stesso è sbagliato.

Solo così legittima le mancanze ricevute dai genitori senza condannarli.

Il bambino ha bisogno di tutto il sostegno emotivo dei genitori per avere consapevolezza di sé e per strutturare la sua personalità.

Il problema è che la nostra connotazione emotiva si radica in noi fin dall’infanzia. 

In questa fase la nostra autostima, così come il concetto di sé, si strutturano in base alle dimensioni relazionali.

La relazione cruciale è quella con i genitori.

In parole povere, a livello psicologico, ognuno di noi, da bambino, ha assimilato questa uguaglianza:

io sono ciò che gli altri mi restituiscono e, da adulti, ha applicato quest’assioma io valgo in base alla qualità delle cure e dell’accudimento ricevuti nell’infanzia.

Così un bambino che ha ricevuto le dovute attenzioni, crescendo svilupperà una sana autostima, al contrario, un bambino che non ha ricevuto le dovute cure emotive penserà di non meritare e avrà un concetto di sé svalutativo o svilupperà una serie di ferite interiori difficili da guarire.

 

Ed allora, per ritornare da dove siamo partiti, in questo ultimo periodo, molti nostri adolescenti danno prova di essere stati dei bambini emotivamente trascurati:
Sono figli di genitori che non sempre sono stati in grado di soddisfare i loro bisogni emotivi, ed oggi, ne stanno pagando le conseguenze.

I bambini trascurati emotivamente si porteranno dentro ferite difficili da guarire. 

Fin all’età adulta, queste persone, possono sentirsi segretamente inferiori rispetto agli altri e dover fronteggiare spesso sensazione di vergogna e inadeguatezza.

I bambini emotivamente trascurati diventano adulti restii al confronto e hanno difficoltà a perseguire obiettivi importanti.

Chi è stato trascurato emotivamente si ritroverà ad affrontare diverse battaglie interiori.

Questi bambini diventano persone molto sensibili alle critiche, con paura del rifiuto e dell’abbandono.

Con paura che gli altri possano giudicarli negativamente.

Possono attraversare periodi di ansia sociale senza alcuna apparente ragione.

E per tornare al tema della nostra rubrica di psicologia “Parliamone Insieme” Adolescenza e Sessualità, riemerge anche il tema delle conseguenze del ruolo genitoriale sulla vita sentimentale del loro figlio.

Qualche paragrafo più su ho scritto che la trascuratezza emotiva getta le basi ideali per l’inadeguatezza, la vergogna di sé, la bassa autostima, i disturbi di personalità e gli stili di attaccamento disfunzionali.

In psicologia, la trascuratezza emotiva è stata definita come una specifica configurazione, potenzialmente patogena, del campo relazionale costituito dal bambino e dalle sue figure di accudimento, caratterizzata da assenza di reciprocità emotiva, per cui i bisogni affettivi del bambino vengono assoggettati alle esigenze, ai conflitti, alle paure e alle proiezioni genitoriali.

Allora, prima di sparare a zero su questa gioventù bruciata dei nostri adolescenti datati 2020, ricordiamoci che tutte le relazioni che abbiamo oggi (di tipo amoroso, amicale, lavorativo…) sono frutto dell’amore che abbiamo appreso da bambini.

Ed allora, qualche domanda, dovremmo farcela…

Le relazioni che intrecciamo oggi, sono la testimonianza del nostro vissuto infantile, di ieri, e delle cure emotive che i nostri genitori ci hanno prestato.

Spesso sono le sovra compensazioni a spingerci tra le braccia della persona sbagliata.

Infatti tendiamo a ricercare il partner con una ferita interiore compatibile alla nostra, partner che non sono in grado di donarci amore in modo sano e così inciampiamo in storie sbagliate, una dopo l’altra.

Ma di questo parleremo alla prossima puntata…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Perché è importante utilizzare l’intelligenza emotiva?




L’influsso del Covid sulla gestione del tempo

Quando si introduce il tema del tempo non si può prescindere dal pensare a come la tecnologia abbia alterato i ritmi naturali della vita producendone di artificiosi.

Proprio in questo periodo di pandemia la dimensione di vissuto temporale dell’uomo ha subito delle modificazioni importanti.

Già da quando nasciamo, impariamo a mediare i nostri ritmi interni biologici, fisiologici e fisici con quelli esterni rappresentati dalle stagioni, dal giorno e dalla notte.

Ognuno di noi è in grado di organizzare la propria esperienza all’insegna di tre dimensioni che comprendono il passato, il presente ed il futuro e, a questo proposito, parliamo di orizzonte temporale.

Oggi siamo spinti dalla situazione di emergenza a vivere prevalentemente nel presente con un rimpianto per il passato, che sempre più apprezziamo rispetto ad un futuro caratterizzato da incertezza.

Al tempo del Covid più che dalla speranza siamo guidati da un profondo senso di paura in quanto ancora non sappiamo se riusciremo a recuperare il tempo perduto.

Riprendendo il pensiero di Gurvitch, prima della pandemia la nostra vita sociale scorreva in tempi multipli sempre divergenti e spesso contraddittori. L’autore parla infatti di tempo a lunga durata, di tempo in ritardo o in anticipo su se stesso, di tempo al rallentatore, di tempo ciclico, di tempo d’alternanza fra ritardo ed anticipo, di tempo delle comunicazioni creatrici.

Oggi questa dimensione temporale multipla è in crisi e siamo tutti proiettati su un tempo al rallentatore in quanto siamo bloccati nella possibilità di recuperare le nostre attività in quella dimensione del reale che prepotentemente è stata sostituita dalla realtà virtuale.

Oggi viviamo il tempo della connessione, un tempo che ha sottratto tempo alla dimensione temporale tradizionale.

Stiamo tutti soffrendo di questa situazione che ha coinvolto le varie fasce di età, dai più giovani ai più anziani.

La crisi del tempo riguarda sia gli aspetti qualitativi che quelli quantitativi.

Il tempo quantitativo è quello dell’orologio, il tempo qualitativo è invece quello legato ad eventi significativi per la vita dell’individuo e della collettività.

Purtroppo da più di un anno siamo limitati nelle nostre progettualità e sperimentiamo un forte senso di incompletezza che ci immerge in un tempo caratterizzato da incertezza.

Il tempo dell’incertezza è il tempo della pandemia che ha portato ad un isolamento sociale senza precedenti del nucleo famigliare.

Ma anche all’interno di quest’ultimo si sta creando l’isolamento tra i vari componenti dello stesso ed ognuno ha deciso di organizzare la quotidianità secondo i suoi ritmi.

Ci si può sentire autorizzati a star svegli di notte e a dormire di giorno in quanto viene meno la quotidianità scandita da orari precisi che determina l’impegno di ciascuna persona nella vita.

La noia può diventare una dimensione del tempo durante la pandemia e questo può indurre molte persone a sviluppare sintomi depressivi che potrebbero portare all’annullamento del tempo.

La pandemia ci ha fatto dunque rivisitare il concetto di organizzazione del tempo e, se prima tutto era scandito dall’agenda ed avevamo programmato ogni minuto della nostra giornata, oggi viviamo un tempo disorganizzato ove si possono confondere vita privata e lavorativa.

 

 

 

 

 

 

 

 




I CONTI TORNANO…

Lo scenario politico italiano si consuma ormai nei dejà vu e nelle notizie scontate.

Così, il ritorno sulla scena dell’ex premier Conte chiamato a rimettere in piedi le macerie del Movimento 5 stelle, riporta di attualità il forte attaccamento delle casta alle poltrone ed ai privilegi anche quando alle posizioni di potere vi si è arrivati dai percorsi costellati di rissosi insulti gridati brandendo la bandiera dell’antipolitica e del governo dei puri.

Un giudizio sulla scelta di Conte a pochi giorni dalla sua estromissione dalla guida del governo non sarà, tuttavia, oggetto di trattazione in questa sede anche se una sua pausa di riflessione un po’ più lunga sarebbe stata più elegante e maggiormente in linea con il profilo di garanzia che si è più volte voluto attribuire.  

Il punto che, invece, deve far riflettere riguarda i compiti a cui è stato chiamato l’avvocato del popolo.

L’idea, cioè, del Ministro di Maio, sempre più isolato, del signor Grillo e del comunicatore Casalino, di puntellare il Movimento 5 Stelle attraverso una transizione verso una forma strutturata di partito nell’alveo non già della tradizione socialista ma di quella liberale e democratica.

Un’affermazione espressa maldestramente da Di Maio che è passata quasi del tutto inosservata.

L’operazione in atto non deve spaventare per la superficialità dei suoi leader, la confusione dei suoi contenuti e il livello dei suoi obiettivi.

C’è un dramma più ingombrante.

Quello dell’inquinamento della politica italiana già alle prese con istituzioni rappresentative già provate dalle sempre maggiori iniezioni di democrazia diretta poste in essere da movimenti on line, reti social e dalle cifre della comunicazione a colpi di twitter.

L’idea della politica al servizio del bene comune suona strana e sul cammino di Draghi fanno capolino i fantasmi di una campagna elettorale di fatto già iniziata e che potrebbe essere, ancora una volta, sostenuta da programmi populisti ed orientata dal sensazionalismo degli annunci.

Sequenze che ricorderanno sempre di più la parodia dell’attore Antonio Albanese con il suo personaggio politico “Cettolaqualunque”.

Non sarà facile infatti districarsi nella scacchiera della politica dello schieramento progressista che metterebbe in campo le diverse anime del PD, Renzi ed i renziani, il nuovo partito di Conte e magari la parte espulsa dei parlamentari pentastellati anch’essi  tentati di formare un nuovo partito con o senza Di Battista.

Il limite della politica italiana in questo momento è proprio nella partitocrazia, fenomeno teorizzato nella prima repubblica ma di intatta carica espressiva anche nella fase attuale.

Il rischio è che in un mondo sempre più liquido dove i valori perdono di valenza e le ideologie di contenuti, la gestione del potere venga assunta da “partiti impresa” gestiti con mere logiche di consenso da valorizzare nel breve termine senza alcun riguardo al bene comune.

Non ci sarà da meravigliarsi se il dibattito politico riprenderà ben presto il tema della riforma elettorale per un sistema proporzionale puro che garantisca l’accesso in parlamento al più alto numero di rappresentanze territoriali per buona pace della governabilità e della semplificazione del sistema istituzionale e politico.

Il timore in conclusione è che la politica italiana potrebbe essere inadeguata ad interpretare le sfide che attendono il sistema Italia ancora in piena urgenza virale con il risultato di vedere ancora ampliato il distacco tra il paese legale e quello reale.

La domanda, in questo contesto, se il Governo Draghi riuscirà a portare avanti il piano vaccinale e le riforme non più rimandabili, resta di pungente attualità e purtroppo i dubbi prendono sempre più il posto delle certezze.

 

 

LA REDAZIONE DI BETAPRESS