“Le Stelle aspettano Babbo Natale”

7 vip del passato rispondono alle domande sul Natale

Nel  mio articolo “7 stelle del passato che non hanno smesso di cantare”, ho incontrato 7 stelle della musica degli anni ’60, ’70, ’80 e ’90. Ne ho approfittato per fare loro anche qualche domanda sul Natale.

Babbo Natale tornerà, quest’anno?

A parte Bobby Solo, che il 25 dicembre terrà un concerto in Sardegna, gli Artisti trascorreranno il Natale in famiglia.

La risposta delle Stelle è corale. Sì. Anche quest’anno, Babbo Natale tornerà.

Quali regali vorreste ricevere?

Bobby Solo
Bobby Solo

A Bobby Solo piacerebbe che la gente, soprattutto le persone che vivono un momento di difficoltà, potesse stare meglio.

Gli piacerebbe che i potenti della terra pensassero più a loro, che al potere o al denaro.

Sandro Giacobbe
Sandro Giacobbe

Sandro Giacobbe, da parte sua, crede che sia nel cuore di tutti il desiderio che finisca una sofferenza che ormai dura da due anni, e che ci vede tutti troppo stanchi di questo, quindi … così com’è venuta, il suo desiderio grande è che questa pandemia ci possa lasciare e che ognuno di noi possa riprendere a vivere e a fare progetti, con la certezza di poter fare tutto quello che desidera.

Delia Gualtiero
Delia Gualtiero

Delia Gualtiero sceglie una parola che racchiude tutto: serenità. Non felicità perché, a suo parere, la felicità è effimera, mentre la serenità è uno stato che uno può in qualche modo raggiungere.

Mi confida che è abbastanza in armonia con sé stessa, per cui a Babbo Natale ci crede.

Marco Armani
Marco Armani

A Marco Armani piacerebbe che Babbo Natale portasse un dono per il mondo intero: la salute, nel tragico periodo che stiamo attraversando, la riconciliazione. 

Spera che gli uomini potenti vadano oltre i loro profitti e si ravvedano, che tra loro ci sia qualcuno che possa non soltanto pensare a sé stesso, ma pensare anche agli altri.

Tiziana Rivale
Tiziana Rivale

Tiziana Rivale esprime il desiderio di tornare alla normalità, con la libertà che ora manca in generale per chiunque e ovunque.

Novecento
Novecento

Pino Nicolosi, portavoce del gruppo Novecento, vorrebbe un dono per tutti: la fine della violenza sulle donne, i bambini, gli indifesi in generale e anche sugli animali.

Jenny B.
Jenny B.

Jenny B. ritiene che i doni più grandi per tutti siano la felicità, lamore e soprattutto la salute.

Segue l’Augurio delle Stelle a tutti i loro fan.

I Valori ricorrenti nei loro messaggi sono: Gratitudine, Speranza, Affetto, Amore, Bontà, Salute, Serenità, Libertà, Pace, Tranquillità. Valori dei quali, dicono, in questo momento sembra esserci un gran bisogno.

Insomma: Babbo Natale tornerà.

Anche quest’anno. 

Lo dicono le Stelle che continuano a risplendere in studio, in tournée, in tv, o in altre faccende affaccendate: stelle a noi vicine più di quanto non pensiamo.

Alla Redazione e a Voi Lettori, non mi resta che augurare un Buon Natale e un Nuovo Anno all’insegna dei Valori.

 

 

 

 

 

 

Jasmine Laurenti

 




“7 Stelle del passato che non hanno smesso di cantare”

Ho incontrato sette protagonisti della musica italiana e internazionale degli Anni Sessanta, Settanta, Ottanta e Novanta.

Ecco chi sono, cosa hanno fatto e a cosa stanno lavorando.

Bobby Solo 

Come lo abbiamo conosciuto

L’eco di “Una Lacrima Sul Viso” – disco d’oro nel 1964 per il milione di copie vendute – e di “Se Piangi, Se Ridi” (1965) ha superato i confini della nostra Penisola. In lunghi anni di successi, il nome di Bobby Solo, al secolo Roberto Satti, ha fatto il giro del mondo.

Che fa oggi

“Zio Bobby”, per fortuna, non è in pensione. 

Oggi si divide tra la musica per i coetanei nostalgici del genere country, blues, blue grass, jazz, funky, rock (gli stessi da cui ha preso ispirazione Elvis Presley). 

Una fetta di pubblico tra i venticinque e i cinquantacinque anni va matto per lui: è a loro che deve il tutto esaurito dei concerti nei club. 

Nonostante l’attuale situazione, l’estate scorsa ha fatto ventotto serate!

Dove lo rivedremo?

Grazie a Fedez in duetto con la Berti e grazie anche ai bravissimi Måneskin, si è aperta una finestra sul glam rock americano degli Anni Settanta; questo gli dà modo di continuare a lavorare e divertirsi come un pazzo, sia come chitarrista, sia come cantante.

Sandro Giacobbe

Come lo abbiamo conosciuto

Passato alla storia con “Signora mia” (1974). 

La canzone è piaciuta così tanto alla regista e sceneggiatrice Lina Wertmüller da inserirla nella colonna sonora del suo film Travolti da un insolito destino nellazzurro mare dagosto”. 

Questo è il suo fiore all’occhiello, specialmente negli States, dove il film della Wertmüller è considerato, assieme a “La Vita è bella” di Roberto Benigni, uno dei capolavori della cinematografia italiana.

Dove lo rivedremo?

Attivo più che mai, il cantautore ha in programma la partecipazione in qualità di ospite nel programma televisivo di Capodanno di una nota TV locale.

A febbraio del prossimo anno parte in tournée per la Spagna, dove da molti anni ha un grandissimo successo.

Delia Gualtiero 

Come l’abbiamo conosciuta

Ha raggiunto il favore del pubblico nei primi Anni Ottanta con “Occhi”, canzone che considera rappresentativa della sua carriera. 

Che fa oggi

Da nove anni gestisce il suo B & B a Silea, in provincia di Treviso. La musica è rimasta, nel tempo, una passione riservata a momenti speciali da condividere con gli amici e i fan più affezionati, che hanno aperto per lei un fan club.

Quando il fan club ha raggiunto i primi mille iscritti, è stato organizzato a casa di Delia un concerto di due ore. 

Dove la rivedremo?

A parte il concerto per festeggiare il prossimo traguardo di iscritti del suo fan club (a cui potrebbe, chissà, partecipare anche l’ex marito Red Canzian), Delia ormai vive la musica come passione personale.

Anche se la musica è stata una parte importantissima della sua vita il suo lavoro, adesso, è prendersi cura degli ospiti del suo B&B facendoli stare bene. 

Marco Armani

Come lo abbiamo conosciuto

Lo stesso anno in cui la voce di Delia si spande nell’aria sulle note di “Occhi”, un ventunenne di Bari inizia la sua carriera a Domenica In – celeberrimo programma di RaiUno – intonando “Domani”. 

Si tratta di Marco Armani, al secolo Marco Antonio Armenise.

Negli Anni Ottanta le canzoni più gettonate erano “Solo con l’anima mia” e “Tu dimmi un cuore ce l’hai”, ma il suo repertorio è assai ricco. 

Che fa oggi

Marco si dedica ora alla tv.

Ogni venerdì, su RaiUno, è ospite di una trasmissione che si chiama “Oggi è un altro giorno” con Serena Bortone: suona il piano, accompagna, canta, fa il suo mestiere. 

Continua a scrivere canzoni e in questultimo periodo ha realizzato rivisitazioni di brani famosi, suoi e di altri Autori. 

Dove lo rivedremo?

A Marco piacerebbe intraprendere un nuovo lavoro, stimolante e creativo: comporre colonne sonore per film, fiction, commenti sonori. 

Tiziana Rivale

Come l’abbiamo conosciuta

Negli Anni Ottanta nasce un’altra stella, destinata a brillare a lungo in Italia e all’estero: Tiziana Rivale.

La prima canzone a consacrarne la fama è “Sarà quel che sarà”, con cui vince il Festival di Sanremo del 1983. Da allora è un alternarsi continuo, per la cantante, di apparizioni televisive e di tournée, in Italia e nel mondo. 

Che fa oggi

Dal 2006 lavora e produce la sua musica oltreoceano.

A gennaio del 2019 le viene conferito il “Disco d’Oro alla Carriera” durante un tour in Messico.

È uscito da poco il suo ultimo CD, “Rivale in Classic” – è sulle piattaforme digitali – e in questo periodo lo sta promuovendo in varie radio.

Dove la rivedremo?

Tiziana si augura di poter riprendere i tour in Europa e all’estero, bloccati dal periodo pandemico.

Novecento

Come li abbiamo conosciuti

“Novecento” è il nome del gruppo che nel 1984 è in vetta alle classifiche con l’hit single  “Movin’ on”.

Il quartetto è costituito dai fratelli Pino (tastiere), Lino (chitarra), Rossana Nicolosi (basso) e dalla cantante Dora Carofiglio.

La lista degli artisti internazionali da loro prodotta è davvero lunga! Tra loro ci sono Sting (con il brano “Lullaby to an anxious child”), il batterista Billy Cobham, Al Jarreau & Eumir Deodato (loro idoli giovanili).

Inoltre, hanno raggiunto la prima posizione in classifica nella radio più importante degli States e in molte altre radio internazionali.

Infatti nel 2003 negli Stati Uniti esce l’album “Dreams of peace” a nome di Novecento featuring Stanley Jordan (chitarrista americano), che entra ai primi posti delle classifiche radio negli USA e, tra le radio più importanti, la famosa radio di New York “CD 101,9”, dove il singolo “Easy Love” arriva alla posizione n. 1.

Last but not least – ultima cosa, ma non meno importante n.d.r. – la loro musica, con quella di Ennio Morricone e Nicola Piovani, è stata inserita nel videogioco “Mind Labyrinth VR Dreams” per la CONSOLE PS4 di PlayStation VR, uscito in tutto il mondo.

Che fanno oggi

Oltre a essere musicisti, produttori e discografici, i fratelli Nicolosi gestiscono anche una distribuzione discografica e in questa fase artistica si stanno dedicando al loro catalogo in distribuzione. 

In questo periodo valutano con maggiore attenzione la nuova produzione discografica. 

A parere di Pino, si fa sempre più fatica a divulgare musica di qualità.

 Jenny B.

Come l’abbiamo conosciuta

Negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta, nascono in Italia e in Europa Progetti di musica dance rappresentati da frontwomen o frontmen di gradevole aspetto, con un look d’impatto e una certa abilità di muoversi sul palco. 

Costruiti ad arte, questi personaggi cantano in playback su voci già incise in studio da altri artisti.

Nella musica dance degli Anni Novanta, tra le voci prestate a ragazze immagine, c’è anche quella di Giovanna Bersola, in arte Jenny B.. 

È lei ad aver dato la voce a Olga Maria De Souza, modella brasiliana conosciuta con lo pseudonimo di “Corona”. 

In realtà, “Corona” è il nome dell’italianissimo Progetto euro dance di cui Olga è la frontwoman. 

Con la voce di Jenny e il volto di Olga “The Rhythm of the night”, pubblicata il cinque novembre 1993, scala le vette delle classifiche italiane ed europee. Oggi il brano è conosciuto quasi ovunque.

Dove la rivedremo?

Jenny B. è di poche parole ma buone: ci fa sapere che sta girando il mondo in catamarano e che l’anno prossimo continuerà a cantare e a viaggiare. 




Decidi DC … si ma quale???

C’è bisogno di centro, tutti vogliono tornare al centro, ci vuole la DC.

Oggi una strisciante sensazione tra tutti i moderati italiani è che si debba fortemente tornare al centro, ma al centro non c’è più una casa ad accoglierli.

Oggi il centro non esiste più, verissimo perché tutte le forze politiche attuali sono fortemente sbilanciate verso uno dei due opposti ideologici, sinistra o destra, o meglio nemmeno sinistra o destra, perché la vecchia divisione valoriale della politica, presente fin verso gli anni ottanta, ora non ha più contorni netti e definiti, ma è liquidamente dimensionale verso l’umore del momento della massa elettrice.

Ci sono è vero dei punti di continuità, sociale, patria, famiglia, in tutte le attuali forze politiche (chiamarle forze è un errore oggi sarebbero più che forze debolezze), ma talmente poco delineati, così scarsamente supportati da un programma politico ideologico che gli stessi cittadini elettori faticano ad identificare i valori all’interno di un simbolo.

Questa vacuità valoriale attuale della politica rende impossibile affrontare un discorso serio e credibile, lasciando spazio a qualsiasi figura forte ed allontanando l’elettore dallo spirito politico.

Gli stessi partiti giocano ormai a creare tifoserie più che iscritti, dimenticando che il tifo per una squadra di calcio, seppur profondo e nobile, non genera cittadini consapevoli.

In Italia c’è sempre stato un elettorato di centro, con tendenze a destra, che per lo più era l’ossatura funzionale della vecchia Democrazia Cristiana.

Don Sturzo ben aveva capito che il valore cattolico non era solo porgiamo l’altra guancia, ma difendiamo il tempio dai mercanti, non per altro lo stemma era uno scudo crociato, che tante critiche gli costò allora, ma che riunì ideologicamente gli italiani di tutte le età sia prima che dopo la fine della seconda guerra mondiale.

L’Italiano non è un estremista, l’Italiano è un moderato per natura, un buono, un costruttore, un idealista, un sognatore, insomma un padre, una madre, magari un poco codardo, a volte furbastro, a volte opportunista, ma di certo alla fine sempre un eroe piccolo piccolo, come ben rappresentato da Monicelli nel film La Grande Guerra, con due grandi interpreti,  Alberto Sordi e Vittorio Gassman (film sempre da rivedere NdR).

In questa sua declinazione l’italiano non può che essere fondamentalmente un uomo di centro, moderato, legato a valori storici, accogliente ma orgoglioso della propria storia e del proprio retaggio.

Quindi servirebbe un centro ideale, che oggi politicamente non c’è, e pensare che probabilmente prenderebbe un sacco di voti, anzi vincerebbe a man bassa.

Oggi lo slogan “Decidi DC!” sarebbe forse una scommessa vincente, ma dove è la DC?

Non c’è più la DC?

Sbagliato, c’è ancora la Democrazia Cristiana, anzi ce ne sono otto.

Il Corriere della sera, nel suo articolo del marzo 2021 ci segnala che l’unica formalmente corretta è quella del professor Nino Luciani, ma ci sono anche quelle di Angelo Sandri, di Publio Fiori, di Toto Cuffaro, di Gianfranco Rotondi etc, etc, etc …

Forse troppe, e sicuramente rendono chiaro come chi le compone non stia ragionando in termini politici ma solo di posizioni, come peraltro afferma il prof. Luciani proprio nell’articolo del corriere.

Ci vorrebbe un unico centro DC che possa accogliere chi vuole tornare ai valori veri del popolo italiano, ma se chi oggi si dichiara dc non si unisce in un unico grande movimento, quelli che vorrebbero cercare il centro continueranno a non trovarlo.

Anche se forse più che ricreare la DC, sarebbe necessario unire le attuali forze di centro, consegnando la DC al suo posto nella storia, rigenerando il centro politico nuovo,  necessario a questo paese che troppe sbandate ha preso ultimamente.

 

 

 

 

 




Sciopero inutile, parola di Prof.!!!

“Adesso basta, la scuola si ribella”.

Questo il titolo che accompagna la campagna informativa per il nuovo sciopero proclamato dai sindacati.

Flc Cgil, Uil Scuola, Gilda e Snals – partecipa anche Anief ma in forma separata – hanno annunciato per venerdì 10 dicembre una nuova giornata di agitazione sindacale per protesta contro il presunto immobilismo del governo in materia di istruzione.

Un déjà vu, uno slogan datato, smentito dai fatti.

Non bastava lo sciopero nazionale proclamato per il 16 dicembre, secondo i sindacati, la scuola anticiperà la contestazione.

Ed i sindacati prevedono pure un’adesione massiccia del personale scolastico…

Per me, che vivo e lavoro nella scuola da quasi mezzo secolo, lo sciopero di dopo domani sarà un altro flop, perché pochissimi docenti vi parteciperanno, e quei pochi che andranno in piazza, anziché a scuola, provocheranno le famiglie e non le istituzioni…

Le famiglie, che oltre a tutte le difficoltà legate all’emergenza sanitaria e ai continui stop a singhiozzo, quarantene e Dad affannate e difficoltose, dovranno pure gestire uno sciopero di quei “fannulloni dei prof., che non gli bastava, l’8 dicembre, e due settimane di vacanze a Natale, pure lo sciopero dovevano fare!”

NO, tranquilli, i vostri figli andranno a scuola, vedrete, i prof. non faranno sciopero.

Ma quando mai, i prof. fanno sciopero?!?

Ma procediamo con ordine.

Le ragioni dello stop della scuola secondo i sindacati

Nel mirino dei lavoratori della scuola c’è la Manovra 2022: una Legge di Bilancio che porta in dote 33 miliardi, ma che destina “solo” lo 0,6% al fondo che dovrebbe premiare la professionalità dei docenti.

Una percentuale che i sindacati trovano “inadeguata” rispetto all’”effettiva necessità di rendere merito al lavoro della classe insegnante” attaccano.

Poi c’è la questione degli aumenti: 87 euro in più in busta paga, cifra che le sigle sindacali bollano come “decisamente troppi pochi”.

Altro tema caldo l’organico Covid, su cui il Governo avrebbe “fatto ben poco”: 300 milioni sono stati trovati per gli insegnanti, ma zero risorse, invece, per il personale Ata, spiegano Flc Cgil, Uil Scuola, Gilda e Snals.

Cosa chiedono i sindacati con lo sciopero

“Serve dare stabilità al lavoro di migliaia di precari valorizzando di più il lavoro che si fa in classe.

Aumento dei posti dei collaboratori scolastici, presìdi sanitari e sistemi di sanificazione nelle scuole.

E poi basta con le reggenze, un dirigente e un Dsga per ogni scuola” lamentano i sindacati.

Secondo le confederazioni le misure che servono immediatamente sono:

  • concorso Dsga Facenti Funzioni anche se privi del titolo di studio
  • riduzione del numero di alunni per classe
  • abolizione dei vincoli sui trasferimenti del personale
  • fine delle incursioni legislative in materia di contratto
  • snellimento delle procedure e meno burocrazia
  • rispetto degli impegni sottoscritti con le organizzazioni sindacali nel Patto per la Scuola
  • risorse per un aumento salariale a 3 cifre nel rinnovo del contratto
  • proroga dei contratti Covid anche per il personale ATA
  • risorse per la valorizzazione professionale e non per un premio alla “dedizione”
  • percorsi riservati per la stabilizzazione dei precari con 3 anni di servizio
  • sblocco della norma di legge del vincolo sulla mobilità per i neo immessi in ruolo dal 2020/21
  • intervento strutturale sulle classi numerose non a costo zero.

Tante belle parole, demagogia allo stato puro.

Ecco perché, come vi dicevo, cari genitori, state tranquilli, i vostri figli andranno a scuola, vedrete, i prof. non faranno sciopero.

Ve lo dice una prof che è pronta a scommettere su una verità sperimentata in più di trent’anni di esperienza.

Gli insegnanti non scioperano.

 

Gli insegnanti non scioperano da anni, ormai.

E non perché sono “pecoroni” come spesso la società li indica ma, perché scioperare è un sacrificio economico inutile che ingrassa solo i sindacati.

Se solo pensiamo che una giornata di sciopero costa 100 euro sul misero stipendio dei docenti, si capisce come e perché non sia possibile lo sciopero ad oltranza…

E allora, cosa fare per protestare contro un governo che vuole i docenti poveri tra i più poveri ed un ministro che non sa neanche di cosa sta parlando?

Insegno da 35 anni, ho sempre speso tutte le mie energie per un lavoro che amavo (oggi lo amo un po’ meno grazie a chi la scuola l’ha distrutta), ho sempre fatto parte delle varie commissioni (orientamento, inclusione, salute, bullismo…).

Mi sono sempre dedicata anima e corpo ai miei alunni (insegnando francese, ho minimo 9 classi su due scuole)

Non ho mai “rubato” il mio stipendio, non ho mai lesinato ore alle mie classi.

Nonostante diversi km di distanza, sono tornata a casa a pomeriggio inoltrato per anni, e vi assicuro che, seppure retribuite, molte attività extracurricolari, visto il lavoro svolto, sono spesso state ore di missione e volontariato.

A scuola non esiste il pagamento degli “straordinari” come per tutti gli altri impieghi della PA, non esiste il conto delle ore effettive in più (pagate a cottimo a 17,50 euro lordi), non esiste l’avanzamento di carriera…esistono gli IMPEGNI, quelli sì…

Allora, per provocare disagi (e non ai DS che sono consapevoli di quanto ho scritto e mai contro il corpo Docenti) cosa fare?

 

– Le tessere sindacali?

 

Mi viene da ridere, più volte ho espresso il mio pensiero sui sindacati ormai burocrati e difensori di se stessi…

 

– Piegarsi al principio del minimo sforzo?

 

Faremmo contenti tutti…

Ministro, genitori e studenti…tutti promossi, anche gli asini!

(Ma questo un vero insegnante non riesce più a farlo!)

 

Cosa ci resta per protestare?

 

Dopo lunghe riflessioni con me stessa, ritengo ci sia un unico modo per protestare e cercare di ottenere qualche risultato che ci dia un minimo di dignità, cioè,

 

RIFIUTARE QUALSIASI INCARICO AGGIUNTIVO…

 

Semplicemente fare solo lezione e tutto quanto previsto dal nostro contratto e dalla nostra etica professionale e

 

STRAPPARE TUTTI LE TESSERE DEI SINDACATI.  

 

Pensate ad una scuola senza collaboratori, senza FS, senza referenti di alcun tipo, consigli di classe senza coordinatori e segretari, senza tutor…

Allora sì, il caro Ministro si renderebbe conto di quanto e quale sia il lavoro degli insegnanti, allora si, i sindacati ritornerebbero -forse- a svolgere il loro ruolo, allora si, potremmo riacquistare dignità e riconoscimenti anche economici …

Pensiamoci!

 

 

 




Istituto Ferrari di Susa: Scuola piemontese apre collana editoriale e mira a pubblicare il 100% dei suoi libri di testo

A Susa, provincia di Torino, l’Istituto E.Ferrari, scuola di eccellenza e fiore all’occhiello della valle, il Dirigente Scolastico Anna Giaccone ha dichiarato che entro il prossimo anno conta di avere il 100% dei libri di testo del primo anno pubblicati sulla collana editoriale della propria scuola.

Il liceo, ITIS, IPC Enzo Ferrari ha avviato con la casa editrice CCEditore il progetto Gutenberg, il progetto che aiuta le scuole a diventare collane editoriali e a pubblicare i propri libri in modo da poter seguire nel modo migliore il percorso formativo degli studenti.

Il progetto, oltre a promuovere la scuola a collana editoriale a tutti gli effetti, viene infatti fornita di codice ISSN, prevedere la formazione agli insegnati, il supporto editoriale e grafica fino alla finale pubblicazione dell’opera con l’attivazione del codice ISBN, che lo rende quindi reperibile utilizzabile da qualunque altra scuola.

Il progetto Gutenberg è il simbolo della buona scuola attiva e attenta ai suoi studenti.

Dal minuto 4,18 ascoltate le parole della D.S. Giaccone.

Video dell’intervento al Salone dell’Orientamento

 

Le maestre che non hanno paura dei libri

Pio Mirra, DS Pavoncelli Cerignola: come noi sempre più scuole pubblicano i propri libri

Pio Mirra, DS Pavoncelli Cerignola: come noi sempre più scuole pubblicano i propri libri

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=NKrGFOrjEu8?feature=oembed&w=640&h=360]



MI CONCEDO IL LUSSO DI DECIDERE!

CONTRO LA PAURA, DECIDI…

 

L’attuale situazione straordinaria, volutamente non utilizzo il termine ’emergenza’, di per sé concetto limitato nel tempo e nelle modalità risolutive, e nella quale i Cittadini Italiani sono di fatto imprigionati, è un pantano cosparso di liane sempre più inestricabili da cui molti tentano di liberarsi, ma un gran numero si è ‘stranamente’ rassegnato, perdendo ogni volontà di districarsi, di liberarsi.

In siffatto modo non resta che affidarsi al salvifico ‘speriamo che qualcuno ci tiri fuori‘ o ‘speriamo che finisca bene‘. 

Speranze, entrambe, che si indirizzano all’azione di altri, piuttosto che far riferimento alle proprie forze, alle proprie iniziative, e soprattutto a quella forza poderosa che è rappresentata dall’unirsi ad altri Cittadini che possano condividere tanto le attese che le medesime pulsioni di segno liberale, democratico e sociale.

Occorre osservare ciò che accade e destrutturare, scomporre, fatti e circostanze, come pure le parole adottate per impartirci disposizioni che ormai hanno assunto la caratteristica di ordini via via poco eludibili.

In barba a quelle norme che permeano tanto la Costituzione e le leggi dello Stato che tutte le normative trans nazionali, norme che dovrebbero tutelare e salvaguardare i Diritti dell’Uomo, specie quelli primari e non negoziabili, inviolabili.

Se è vero che la prima emozione di difesa nell’essere umano, la più antica marcata nei mitocondri e trasmessa attraverso il DNA della razza umana, è quella della paura (paura degli altri simili, degli animali feroci, dei fenomeni della Natura, e quant’altro: paura che induceva più a fuggire e nascondersi che a resistere; quindi ‘fuggire per salvarsi’), è anche vero che il passo immediatamente successivo è stato quello di stabilire rapporti con gli altri singoli individui, e via via con un numero crescente di individui con i quali poter condividere e affrontare un percorso, una strategia di caccia, o una qualche decisione: persino la paura, per così riuscxire ad esorcizzarla.

Prodromi questi per la nascita di ambienti determinati e dapprima circoscritti e successivamente di quella che ancor oggi definiamo essere la ‘società’, il ‘consorzio civile’, una vera e propria ‘coscienza collettiva’ costellata di diritti e di doveri, il cui bilanciamento, mai casuale, regola la vita di tutti e di tutto.

Oggi, sospinti come siamo da una  campagna di terrore abilmente architettata, persino ‘a pagamento’, che travalica il normale ‘timore’ e l’altrettanto normale ‘cautela’, il risultato è che la paura ci soffoca, ci opprime, l’incertezza ci dilania, si sta smarrendo il senso del ‘sociale’ e quello stesso di ‘società’, sospinti come siamo nell’angustia delle nostre case o nella limitatezza degli spazi esterni e dei rapporti.

Altissimo e purtroppo in crescita il numero dei suicidi anche tra i giovani e giovanissimi.

I bambini, più di altri, stanno soffrendo queste improvvise limitazioni e, quelli che già hanno compiuto i 12/13 anni si interrogano, chiedendo ai propri genitori perché le persone debbano evitarsi, perché loro non possano stare insieme con i loro compagni, perché non possano frequentarsi, abbracciarsi, o svolgere delle attività sportive, perché non possano fare delle festicciole (per la più elementare delle esigenze post-rivoluzione del 1789: esprimersi socializzando, unirsi, essere in ‘comunione’), perché non possano  entrare liberamente in un cinema in compagnia di un amichetto, perché debbano patire l’emicrania o il fiato corto, obbligati come sono a respirare gli scarti del proprio respiro attraverso una mascherina (con tutti i danni che ne derivano e ne deriveranno).

Mascherina sempre più maschera: certamente simbolo di schiavitù, condizionamento e sottomissione, quanto supporto inutile per ostacolare l’inalazione di eventuali virus, ma più pragmaticamente utile solo a offrire una qualche difesa dai possibili bacilli scaturiti da uno sternuto o da un colpo di tosse.

Certo, è ormai indubbio che la paura viene alimentata, dilatata, manipolata come duttile creta al fine di instillare vero e proprio terrore: ma anche indecisione, visti gli ordini e contrordini che quotidianamente si susseguono a ritmo frenetico e di fronte ai quali i Cittadini sono interdetti e smarriti, spesso non riuscendo a orientarsi, a comprendere.

In questo smarrimento generale, sempre più nauseante e scivoloso, quello che colpisce fortemente è l’annullamento di ogni schema politico pregresso: non esistono più i partiti,  non esiste più (o quantomeno è stata bypassata) una repubblica parlamentare (con un parlamento che legiferi e che rappresenti la volontà dei Cittadini a mezzo l’elezione di propri rappresentanti scelti tramite libere e trasparenti votazioni), non esiste più l’interesse preminente dei Cittadini e per essi della Nazione, non esiste più la superiorità del doveroso principio di cautela nella scelta e nell’indicazione, ancorché nella somministrazione, di cure e terapie.

Siamo purtroppo solo alle tifoserie, ai ragionamenti di ‘pancia’ che tengono conto di simpatie, interessi, speranze, e che si riverberano nel Parlamento: trasformato da nobile consesso in triste rifugio di soggetti abbarbicati a poltrone e poltroncine  di ogni tipo, e dove la volontà popolare è distante anni luce dalle azioni dei gestori dell’amministrazione pubblica.

Oggi occorre riappropriarsi di quegli spazi bruscamente (ma anche brutalmente) tagliati via, e quindi sottratti, da soggetti intrisi di ideologia, malanimo, invidia e interesse.   

Occorre che i Cittadini ritrovino il gusto della politica più genuina, scegliendo rappresentanti che concretamente siano la loro corretta interfaccia con chi governa e amministra.

Occorre che i Cittadini riscoprano il senso della tensione e della passione politica, di cui essi stessi sono parte fondamentale; una politikḗ (ossia,’che attiene alla pόlis, la cittàstato dell’antica Grecia) che non può che essere téchnē (ossia ‘arte’ o ‘tecnica’), ovverosia Cittadini parte attiva, e quindi protagonisti, di una tensione, di una energia che rappresenti la reale politica, quale ‘arte/tecnica che riguardi la città, lo stato’).

Cittadini che scelgono i politici che li rappresentano; politici che sono obbligati a operare tenendo fede al mandato ricevuto; politici quali rappresentanti pro-tempore, consapevoli che il tradire tale mandato ovvero non ottemperarvi, significhi essere censurati e quindi esclusi. 

Occorre potersi riferire a politici ‘di razza’, piuttosto che non  a politici ‘di mestiere’.

Sono convinto che per poter fare ciò occorra che i Cittadini comincino con l’appropriarsi con consapevolezza della Costituzione e dei suo Valori: così conoscendola e apprezzandola quale strumento regolatore di doveri e diritti, cui per primi i rappresentanti del Popolo hanno non solo il dovere ma l’obbligo assoluto di esservi fedeli.

Il Parlamento deve tornare a riappropriarsi delle prerogative che la stessa Costituzione gli conferisce: tornando a essere luogo di rappresentanza dei Cittadini, di civile confronto, di dibattito, di luogo ove maturano decisioni ponderate  prese per il bene della Patria e del Popolo Italiano attraverso un processo legislativo diretto.

Occorre ritrovare le nostre radici, quelle radici cristiane, ovvero giudaico-cristiane, in una chiave di lettura più generale, in ambito europeo – oggi svillaneggiate e fors’anche  tradite da chi ostenta un senso della cristianità molto discutibile e persino temerario.

Questi sono i Valori minimi per cui battersi, al fine di ritrovare rapidamente il senso del tutto: prima che lo squilibrio prevalga, prima di essere ridotti in una condizione di sudditanza morale e materiale, sopraffatti senza scampo da una violenza inumana, feroce, da una smania distruttiva senza eguali nella Storia dell’Uomo.  

Proprio per questo, non occorre ‘tornare indietro’, ma ricondursi a quei Valori che segnarono con forza la vita dei nostri Padri, dei nostri Nonni: che ci resero orgogliosi della nostra Patria e di Valori e Tradizioni solide, arricchite da una Fede schietta; che ci diedero la gioia di una ricostruzione veloce, di una industrializzazione realizzata con capacità e lungimiranza al punto di fare dell’Italia una delle protagoniste del Mondo, con una valuta – la Lira – che ricevette premi prestigiosi sotto la guida di Governatori prestigiosi e attivi, come lo fu Guido Carli; un’Italia resa grande dall’azione costruttiva e dalla lungimiranza di Sturzo, De Gasperi, Mattei, Olivetti, e tanti altri anche meno noti ma altrettanto degni di encomio… 

Quei Valori che ci fanno dire con orgoglio  SIAMO ITALIANI, forti della nostra Cultura e delle nostre Tradizioni: da non sacrificare ad alcun ‘meticciato’, non imbastarditi da contaminazioni che nulla hanno a che fare con le moderne società multietniche e in cui le regole siano chiare, trasparenti, condivise e accettate.

E’ ora che più di qualcuno si dia pace: l’integrazione è fallita da tempo, è un mero enunciato vuoto di concretezza.

Non si può ‘integrare’ chi non vuole esserlo, chi non accetta le leggi della Nazione che lo ospita, nella pretesa (alimentata?) di voler imporre i propri usi e costumi.

Solidarietà e aiuto a queste popolazioni?

Certo: non sostenendo la tratta di questi esseri e rispettando e valorizzando le loro radici, aiutandoli nelle proprie terre attraverso programmi di crescita scolare, sociale, commerciale e artigianale.

Dobbiamo riappropriarci dell’orgoglio di essere Italiani, abili costruttori invidiati nel mondo per la loro creatività e per il loro ingegno; dobbiamo riappropriarci dei nostri Valori, della nostra stessa vita e di quella dei nostri figli.

Prima che si perdano o vengano essi stessi sopraffatti.

Tracciamo un orizzonte, un futuro, degno di essere vissuto, come i nostri Padri hanno fatto per noi.

Decidiamo, senza più delegare ad altri e senza più rinviare!

Decidiamo … Non domani, ma subito: perché oggi è già domani!

 

 

Giuseppe Bellantonio