I giovani ed il sesso: parliamone liberamente

Parte con questo primo incontro, il 18 febbraio alle ore 21.00, in diretta sul canale YouTube di betapress.it, il ciclo di appuntamenti dedicato alla psicologia.

Antonella Ferrari, caporedattore scuola di Betapress.it, insegnante referente cyberbullismo, giornalista iscritta all’ordine dei giornalisti inglesi e Giulia Alleva, dott.ssa in Psicologia Clinica e Neuropsicologia nel Ciclo di Vita e Consulente Sessuale, condurranno la prima puntata dedicata all’ADOLESCENZA E SESSUALITA’.

Parleremo insieme di come si sente un adolescente.

Uno, nessuno, centomila, perché, così si sente un adolescente.

Un’identità fisica, sociale, intellettiva continuamente rinnovata.

L’adolescente si sente l’ombelico del mondo, il centro dell’universo, prima viene lui, i suoi bisogni, i suoi ricatti, poi tutto il resto.

In piena tempesta ormonale, ribelle in casa, leader o gregario nel gruppo, è affamato di vita, vorace di conoscenze ed esperienze.

L’adolescente, però, si sente una nullità rispetto agli altri, non conforme alle aspettative genitoriali, non adeguato ai propri sogni, non integrato nel gruppo dei pari, con bassa autostima, con disturbi d’ansia che sfociano, a volte, nell’autolesionismo, nella bulimia, nell’anoressia, nell’uso di droghe e di alcool.

Infine, l’adolescente si sente un caleidoscopio di identità da catturare nei selfie, da postare sui social, da vendere e svendere per una manciata di like.

Basta vedere con che frequenza un adolescente stravolge la propria immagine con look rinnovati ad ogni stagione, con mise trasgressive, tatuaggi tribali, rasta percing e via dicendo.

Proprio perché l’adolescenza è un arco di vita, caratterizzato da una serie di modificazioni somatiche, ma soprattutto un momento chiave per lo sviluppo psicosociale dei caratteri sessuali, abbiamo pensato, noi di Betapress, che ne valga la pena di parlarne insieme, noi adulti e loro, ragazzi, con l’aiuto di specialisti.

Perché, l’adolescente mentre osserva il suo corpo che cambia (spesso senza avere gli strumenti per comprendere e gestire tale cambiamento), vive anche una fase conflittuale con i genitori e così continua ad interrogarsi sulla propria identità sociale e sessuale.

L’adolescente ha bisogno di aiuto, ma, sovente, non chiede aiuto.

Non dimentichiamo che, riguardo alla salute degli adolescenti, la Società Italiana di Medicina dell’Adolescenza (SIMA) stima che in Italia circa 300.000 ragazzi tra i 15 e i 17 anni soffrano di almeno una patologia cronica, che non viene adeguatamente curata probabilmente a causa di un minore monitoraggio da parte dei medici e delle famiglie dovuto all’indipendenza dell’individuo.

Inoltre, secondo il rapporto sulla Strategia Globale per le donne, bambini e adolescenti Salute 2016-2030: guida per sostenere l’azione nei Paesi dell’Organizzazione mondiale della sanità (i cui risultati sono stati riportati da Quotidiano Sanità), nel corso del 2015 si sono registrati circa 1,2 mln di morti nella fascia di età compresa tra 10 e 19 anni per diverse cause.

Infine, secondo la Società Italiana di Pediatria, “gli studi epidemiologici indicano che un adolescente su cinque va incontro ad un disturbo psicopatologico”. 

I più frequenti sono i disturbi d’ansia e depressivi e l’abuso e dipendenza da sostanze, mentre il suicidio è una delle cause di morte più comune tra i giovani. (Si tratta di argomenti complessi gestiti dal neuropsichiatra infantile ma, come si legge ancora sulle pagine della SIP, il pediatra ha un ruolo fondamentale nel riconoscere e comprendere i primi segni della depressione da condividere con lo specialista).

Riguardo poi alla scoperta della sessualità, in un Paese come l’Italia dove la natalità ha raggiunto il record di livelli negativi, il tema della fertilità non è più un tabù, tuttavia, l’informazione in materia è superficiale ed inesatta. 

I giovani sono poco preparati sul tema della fertilità e si affidano al Web per colmare le lacune: per il 37,4% dei ragazzi che nel 2016 hanno preso parte all’indagine dal titolo “I Giovani e la Fertilità”, la Rete è la prima fonte di informazione su questi temi.

Basti pensare, per esempio, che negli ultimi anni la diagnosi precoce in ambito andrologico si è ridotta, probabilmente a causa della scomparsa della “visita di leva” che per i giovani maschi ha rappresentato per anni l’unica forma di screening.

Di conseguenza, si registra un aumento di malattie andrologiche non diagnosticate, ma facilmente prevenibili e curabili.

Non solo, riguardo alla malattie sessualmente trasmesse, queste risultano in continuo aumento nel mondo, mentre si abbassa sempre di più l’età in cui si presentano.

La tendenza, soprattutto dei giovani ad avere più partner sessuali, fa sì che, a livello globale, la popolazione tra i 15 e i 24 anni risulti una delle fasce più esposte a questo gruppo di malattie infettive e che una adolescente su 20 presenti un’infezione batterica acquisita per via sessuale.

Secondo una ricerca Censis “Adolescenti e Millennials: la sessualità e la prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili e dell’Hpv” (2017), non è sempre chiara la distinzione tra contraccezione e prevenzione: infatti, se il 70,7% dichiara di usare il profilattico come strumento di prevenzione, il 17,6% per le stesse ragioni dichiara di fare ricorso alla pillola anticoncezionale, concependola erroneamente, quindi, non come metodo contraccettivo, bensì come strumento di prevenzione.

Infine, riguardo all’aiuto da dare ad un adolescente, il ruolo dei genitori non è semplice.

Non è semplice, perché, figli si nasce e genitori si diventa.

In virtù della complessità del periodo di transizione dell’adolescenza, essere genitori di un adolescente non si improvvisa.

I genitori di un adolescente sono accusati talora di indifferenza, talora di invadenza.

Autoritari, retrogradi se stanno troppo addosso, oppure permissivi ed incoscienti se mollano la presa…

Forse, il “trucco” sta nella ricerca di un dialogo aperto senza pregiudizi né prevenzioni: parlare, capire quali sono le amicizie e le frequentazioni, cercare un punto di incontro mantenendo fermo il gioco dei ruoli genitore/figlio.

Il rapporto tra genitori e figli adolescenti è un terreno lastricato di difficoltà e addossare le colpe esclusivamente a eterni fenomeni biologici o a nuovi comportamenti sociali sarebbe riduttivo.

Così, piuttosto di “navigare a vista” e di “sperare in bene”, noi di betapress, abbiamo scelto di investire sulla formazione dei genitori e sull’educazione dei figli.

Per noi, è importante che gli adolescenti di domani vengano “preparati” a vivere a quella che sarà, seppure transitoria, una nuova condizione, fin da quando sono bambini.

Famiglia, scuola e network di relazioni devono lavorare per tempo nella costruzione di rapporti saldi e solide certezze.

Questo è il nostro intento, per questo vi proponiamo un corso-percorso che vogliamo intraprendere con voi, genitori, figli, direttamente coinvolti, ma anche con educatori, formatori, figure di supporto e con tutti coloro che vorranno essere dei nostri.

Allora, appuntamento, giovedì 18 febbraio alle ore 21, al primo incontro di Parliamone Insieme.

 

Fonti:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sesso a colazione

Le Chat: estensioni della fuga dal matrimonio…




CyberBullismo, indigniamoci finalmente.

Come redazione di betapress, vogliamo ritornare su quanto accaduto lunedì scorso durante il Convegno “I GIOVANI E I SOCIAL NETWORKS”, celebrativo della Giornata Nazionale del Bullismo e del Safer Internet Day 2021.

Come a tutti chiaro e come espressamente denunciato, nel nostro precedente articolo “Far West digitale”, alcuni studenti, nel corso dell’evento, hanno saputo esprimere “il peggio di sé” e lo hanno fatto, purtroppo, proprio in occasione di un incontro che voleva essere di formazione e di sensibilizzazione su temi di estrema importanza.

E’ superfluo precisare che l’USR Ambito Territoriale di Novara si è immediatamente attivato per riuscire a dare un nome e un volto ai responsabili dei gravissimi comportamenti messi in atto e che gli stessi saranno naturalmente sanzionati e, soprattutto, invitati a riflettere sulla gravità delle loro azioni.

Vogliamo invece, esprimere e condividere con i nostri lettori, la preoccupazione per la “violenza digitale”, espressione di un fenomeno, il cyberbullismo, la cui pericolosità ha assunto portata e dimensioni ancora più spaventose nel difficile periodo che stiamo attraversando.

Nelle azioni scorrettissime degli allievi possiamo pure leggere paura, confusione, rabbia di ragazzi che probabilmente (anzi quasi certamente) non possiedono gli strumenti per riconoscere, dare un nome e gestire emozioni complesse.

Spesso troppo complesse per un giovane adolescente.

Tutti noi sappiamo bene, per esperienza e formazione, come le emozioni, se non gestite e incanalate, possano essere distruttive e come il senso di impotenza e le fragilità possano sfociare in comportamenti sbagliati, talvolta prevaricatori e assolutamente irrispettosi di regole, situazioni e persone.

Ma qui non si cercano alibi e motivazioni a comportamenti inaccettabili.

Qui, urge sottolineare la priorità del compito della SCUOLA, come ISTITUZIONE.

La Scuola deve individuare strategie e interventi al fine di prevenire, scoraggiare e contrastare fenomeni di prevaricazione, di violenza e, più in generale, di evidente disagio come quelli che vi abbiamo raccontati.

Fatti ancor più gravi se pensiamo che sono avvenuti addirittura alla presenza di figure istituzionali rilevanti per ruolo, prestigio e merito.

E allora, cosa si può fare?

Primo. Serve indignarsi, noi adulti e con noi, i nostri studenti, per non restare indifferenti dinanzi a comportamenti ai quali, loro e nostro malgrado, hanno dovuto assistere.

Secondo. È fondamentale proseguire nei percorsi di educazione alla legalità, al riconoscimento e alla gestione delle emozioni, al rispetto e alla costruzione della persona in relazione all’altro, al corretto utilizzo della parola.

Terzo. Chiedere aiuto alla politica (e qui viene il bello!)

Di sicuro, affinché la Scuola possa realizzare il suo ideale democratico e formativo, occorre porre al centro la persona.

I problemi della comunicazione in rete non si possono risolvere solo in termini di controllo e di protezione. 

La famiglia e la scuola devono rinnovare ed intensificare il loro forte impegno educativo per la crescita e lo sviluppo delle capacità critiche, intellettive ed etico-sociali dei giovani.

Ma i nostri cari politici, almeno loro, dovrebbero darci il buon esempio!

Ed invece, che esempio ci danno nella loro comunicazione in presenza, ma soprattutto sui social?!?

Come possiamo noi genitori e docenti far riflettere i nostri figli ed alunni sull’etica della comunicazione, quando, ogni, giorno, in tv e on line  essi assistono alla prevaricazione verbale, al sopruso personale, all’ingiuria collettiva?!? 

Caro nuovo Ministro, Le chiedo, può cercare insieme ai suoi nuovi colleghi di governo di dare un’etica alla comunicazione politica?

Questa è la prima competenza richiesta, comportarci da persone civili, voi, noi e loro, i nostri giovani.

Questo è davvero il compito urgente, quello che oggi dobbiamo continuare a sentire ancora più forte.

Noi adulti, saremo con loro, giovani, e recupereremo la loro e la nostra fiducia, solo così, imparando a rispettarci, nei gesti e nelle parole.

A partire da oggi, attivandoci, concretamente, per realizzare percorsi di responsabilizzazione e di rispetto, utilizzando tutti gli strumenti di cui disponiamo, nelle nostre case, nelle nostre scuole, ma anche nelle vostre aule di governo.

Visto che da quest’anno l’Educazione Civica è ritornata nei programmi scolastici, noi di Betapress, ci auguriamo il vostro buon esempio, cari politici, per riuscire a promuovere sul piano concreto l’elevazione del costume civico e democratico dei nostri studenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bullismo e Cyberbullismo sempre attuali.

Far West digitale

Cyberbullismo: sempre più giovane il Cyber Bullo

 




La Svolontà del popolo supino

Non avrei mai pensato che un sito internet, per quanto gestito direttamente o indirettamente da un movimento politico, potesse essere mai elevato a rango di organo costituzionale nel silenzio di tutte le forze politiche ma anche di coloro che dovrebbero garantite l’attuazione della Costituzione della Repubblica.

Eppure non stiamo parlando di fantasie o di timori ma di solida realtà.

E così, ABBIAMO ASSISTITO impotenti ad una brusca pausa d’arresto delle procedure per la formazione del governo Draghi a causa del ritardo sull’esito dei quesiti della piattaforma Rousseau utilizzata dal Movimento5Stelle  per sondare la volontà dei propri iscritti.

Il fatto che dovrebbe sollevare i costituzionalisti ed i politici esperti dei regolamenti istituzionali è che l’Italia è una Repubblica parlamentare e che la volontà del corpo elettorale si esprime in occasione delle elezioni e dei referendum.

La piattaforma del M5S non sembra preoccuparsene e neppure il loro fondatore, il comico Grillo, che appare  nelle più alte sedi istituzionali a suo piacimento.

 A che titolo ha guidato la delegazione di un movimento politico nelle recenti consultazioni nella formazione del nuovo governo?

Una violazione del funzionamento delle regole istituzionali che risulta amplificata dal silenzio condiviso da tutti, forze politiche, cariche istituzionali,  costituzionalisti e commentatori parlamentari.

Eppure questa forzatura democratica è già avvenuta in forma anche più disinvolta.

Il pensiero va alla pletora di consulenti creati e disfatti dall’ex premier Conte in forma libera od organizzata negli “Stati Generali” per delineare i i punti del rilancio del paese nella scorsa estate.

Un’ intuizione di per se buona se non confliggesse con il fatto che l’iniziativa avrebbe dovuto essere condivisa con la società e la politica e non svolgersi, invece, a porte chiuse.

Conte sapeva che la Costituzione prevede per la consultazione su questioni importanti il CNEL il Consiglio per l’Economia ed il Lavoro (art 99 Cost.)?

Perché nessuno ha alzato il dito per ricordarne l’esistenza?

Non ci sono risposte se non l’amarezza.

 L’ antipolitica in forma organizzata ha forse raggiunto qualche obiettivo ma ha introdotto nel sistema politico elementi distruttivi dei principi della politica istituzionale che passano, ormai, nelle più completa indifferenza.

 

LA REDAZIONE DI BETAPRESS

 




La scuola che verrà

Ad ogni giro di valzer, ogni governo pensa alla scuola. Sarà un bene?
Apprendiamo che anche il presidente incaricato Mario Draghi pone in agenda la scuola.
Ma qual è la scuola che verrà?
Tralasciando il prolungamento dell’anno scolastico e inutili corsi di recupero, proviamo per grandi linee a tracciare nuovi scenari.
Bisogna investire in termine di strutture e risorse professionali per far sì che la formazione possa essere volano di crescita economica.
Bisogna puntare su formazione e crescita green, per costruire ricchezza, costituita da energia, innovazione e scuola.
Bisogna arricchire il patrimonio del passato, rappresentato dalla formazione umanistica, con i contributi delle scienze e della tecnologia per offrire ai giovani reali prospettive di lavoro.
La scuola deve liberarsi del nozionismo e fornire le chiavi per l’interiorizzazione di schemi logico-concettuali mediante i quali integrare i diversi saperi.
Per fare tutto questo è importante avere basi solide del sapere.
Basta con l’eccessiva enfasi delle “competenze”. Si possono avere competenze senza conoscenze? Allora è importante riprendere la strada maestra con un primo ciclo di istruzione che punti sulle conoscenze (leggere, scrivere e far di conto!!!) e un secondo ciclo sulle competenze trasversali e specialistiche a seconda dell’indirizzo di studi seguito.
Obiettivo per creare “ricchezza” e investire nella scuola e invertire il trend negativo del mismatch tra domanda e offerta di lavoro.
Il recente studio di Unioncamere quantifica in 900.000 posti di lavoro fino al 2023 nei settori dei servizi e dell’artigianato, settori che rappresentano il Made in Italy delle nostre piccole e medie imprese.
Solo così potrà finalmente partire la “società della conoscenza”, nella quale il ruolo della conoscenza assume, dal punto di vista economico, sociale e politico, una centralità fondamentale nei processi di vita, e che fonda quindi la propria crescita e competitività sul sapere, la ricerca e l’innovazione
Pio Mirra
Dirigente Scolastico



Dismorfismo corporeo: la malattia del sentirsi brutti

Nel presente articolo è nostra intenzione soffermarci su una patologia poco conosciuta ma che crea elevata situazione di disagio a chi ne è portatore.

Il disturbo in oggetto è caratterizzato da una spiccata preoccupazione per la percezione di difetti corporei immaginari. Tale preoccupazione porta il soggetto ad un’alterazione della percezione di sé e ciò influisce sulla sua autostima.

Parliamo a questo proposito del disturbo da dismorfismo corporeo che colpisce molti giovani già a partire dall’adolescenza. Tra quelli che sono i disturbi caratterizzati da alterazione dei processi attentivi indirizzati alla percezione di sé, il disturbo da dismorfismo corporeo occupa una posizione preminente.

Tale disturbo venne evidenziato per la prima volta nel 1891 da Morselli, in seguito Janet nel 1903 utilizzò la locuzione “ossessione della vergogna per il proprio corpo”. 

È importante riflettere sul concetto di “immagine corporea” intesa come l’insieme delle disposizioni che un individuo ha nei confronti del proprio sé fisico. Ci troviamo di fronte ad un costrutto multidimensionale dove entrano in gioco le percezioni, i pensieri, i comportamenti e le emozioni.

L’immagine corporea o schema mentale rappresenta un modello cognitivo, emotivo e sociale del corpo in quanto riflette le aspettative, le emozioni e le relazioni con l’altro.

Possiamo affermare, riprendendo il pensiero di Fisher, che l’immagine corporea è l’insieme delle inclinazioni e delle emozioni rivolte al proprio corpo, che si traducono nel modo in cui il soggetto percepisce e sente la forma del corpo stesso.

Dunque gli elementi che vanno a caratterizzare l’immagine corporea sono essenzialmente individuati nel corpo ideale, nel corpo percepito, nell’oggettiva forma del corpo e nell’immagine corporea socialmente accettata.

Se l’immagine corporea è associata allo stato emotivo del soggetto, è altrettanto vero che il processo di costruzione e mantenimento dell’immagine di sé è strettamente connesso al confronto con gli altri.

È stato osservato che molti ideali fisici veicolati dai media influenzano i giovani determinando in loro insoddisfazione per il proprio corpo ed inducendoli a comportamenti alimentari scorretti.

Anche i genitori risultano tra i soggetti che possono avere un impatto sull’immagine corporea dei figli in quanto può succedere che esprimano commenti sul peso e su alcuni difetti.

Similmente, il rapporto coi pari può portare ad un’insoddisfazione corporea.

Lo studioso White evidenzia come la dismorfofobia sia un disturbo caratterizzato dall’alterazione della propria immagine corporea e come dall’insoddisfazione per il proprio corpo si inneschino i disturbi alimentari.

L’anoressia e il disturbo da dismorfismo corporeo sembrano avere alcune caratteristiche in comune.

Quella per eccellenza è l’insoddisfazione per la propria immagine corporea e a questa si aggiungono delle dimensioni relative all’esordio ed alla comorbilità.

Per quanto concerne quest’ultima entrambe le condizioni possono presentare disturbi di ansia e depressione.

Interessanti sono le credenze che accomunano la dismorfofobia all’anoressia.

Ricordiamo ad esempio la frase: “Se non sono perfetto, allora non valgo niente; nessuno può amarmi”.

Considerato che il fenomeno è diffuso tra i giovani, si ritengono opportuni interventi di sensibilizzazione e prevenzione da parte della comunità scolastica che deve essere chiamata ad osservare i primi segnali di disagio negli studenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Alessandro Bolognini




Mattarella, fu vera gloria?

L’attuale politica italiana e le istituzioni democratiche sembrano vivere una fase difficile nella quale si mescolano luci ed ombre, nuovi totem e vecchi tabù.

Purtroppo un giudizio equilibrato sulla situazione contingente è difficile per diverse ragioni.

Vi è dapprima un fenomeno di socializzazione della politica reso più agevole dalla diffusione  delle reti “social” che ha permesso iniezioni di democrazia diretta.

Vi è poi una crisi agonizzante dei partiti politici tradizionali che per decenni hanno regolato e gestito il consenso elettorale rendendolo coerente con il funzionamento del gioco democratico.

È evidente che la nascita e lo sviluppo di movimenti politici, fondati sulla denuncia piuttosto che sui programmi, ha scomposto lo scenario politico rendendolo più volatile.

Una tendenza che, sebbene con contenuti diversi, ha funzionato anche a ritroso con il divenire “movimento” di  partiti politici di tradizione consolidata: pensiamo alla Lega ma anche allo stesso Partito democratico.

Il fenomeno delle “sardine” degli ultimi mesi rappresenta forse l’emblema del movimentismo rancoroso e privo di contenuti politici che può condizionare, in un modo o nell’altro, la vita democratica di un Paese.

Per questo una valutazione di ampio respiro della situazione politica non può prescindere dalle osservazioni appena enunciate e la posizione del Quirinale, in questo particolare momento storico, dovrebbe essere letta con profondità di campo.

Il Presidente Mattarella, eletto nel 2015 con una votazione sofferta, è stato testimone della nascita della politica “liquida” e di movimento, sostenuta anche da nuove cifre e strumenti della comunicazione, che ha unito insieme rottamatori (Renzi..) e urlatori (Grillo) ma anche intenti eccessivamente populisti da un lato o pericolosamente antieuropeisti dall’altro.

Un quadro politico che ha sdoganato, nel 2018, l’idea stessa che si potesse procedere alla messa in stato di accusa, per alto tradimento, del capo dello Stato per il veto sulla  nomina di un ministro nella formazione del primo governo Conte.

Protagonisti del dibattito furono i rappresentanti del Movimento 5 Stelle ai quali fecero eco altri esponenti, anche del centro destra.

L’articolo 87 della Costituzione assegna al Presidente della Repubblica il ruolo di rappresentante dell’unità della nazione.

Un’unità che la rivoluzione digitale in atto e la seduzione di temi populisti possono contribuire, pur involontariamente, a diluire nell’alveo di un facile qualunquismo.

La scelta di non sciogliere le Camere, nella sofferta crisi politica ancora in corso, deve  essere, pertanto, letta come estremo tentativo non già di negare un voto elettorale che quasi sicuramente consegnerebbe il paese al centro destra,  visibilmente in vantaggio nei consensi, ma piuttosto di scongiurare un esito elettorale che vedrebbe  esplodere le forze politiche attuali, movimentiste e non, in favore di un correntismo multidirezionale che difficilmente aiuterebbe a generare un assetto politico stabile.

Certo anche che la posizione scelta dal presidente ulteriormente favorisce il centrodestra che si ritiene osteggiato dalla scelta e pure il cittadino normale fatica a comprendere invece il tentativo di mitigazione, giusto o sbagliato, che lo stesso Mattarella ha posto in atto.

È sufficiente una lettura critica delle tensioni in atto, all’interno delle forze politiche, per rendersene conto.

Soltanto la storia farà forse chiarezza sul periodo storico che stiamo vivendo.

Crediamo tuttavia che sulla posizione del Presidente Mattarella, alla fine, saranno le luci a prevalere sulle ombre.

 

La Redazione di Betapress




Far West digitale

Ma non prendiamoci in giro…

Il Safe Internet Day, la teoria e la realtà.

Sono insegnante referente cyberbullismo in un I.C. di Novara.

Ieri, in occasione della Giornata Mondiale del Bullismo e del Safe Internet Day, le mie classi hanno partecipato al Convegno on line

“I Giovani e i social network” coi ragazzi della CPS Novara.

La teoria.

Il coordinamento e la progettazione curati dalla prof ssa Gabriella Colla, referente Cyberbullismo e Bullismo dell’Ambito Territoriale di Novara, con presenti, on line, la Dott ssa Rosanna Lavezzaro Questore di Novara, il Prof Andrea Crivelli Consigliere per l’Istruzione della Provincia di Novara, la Dott ssa Patrizia Grossi ASL Novara e la Prof ssa Elena Ferrara, USR Piemonte.

La crème della crème, per dirla alla francese.

La pratica.

Alle ore 11, in classe, con presente i miei alunni, mi collego al link.

Così fanno i miei colleghi, ciascuno controlla i propri studenti, presenti a scuola. Siamo impazienti di vedere cosa succede.

Si collegano tutti gli alunni delle scuole medie e superiori che hanno aderito al progetto ed è subito evidente che il link è stato condiviso con alunni responsabili e corretti, o per lo meno controllati, perché in classe con il prof. presente e, soprattutto, senza in mano uno smartphone per fare danni.

Ma che il link è stato condiviso anche con ragazzi scorretti, per niente responsabili, di sicuro non controllati, perché in classe da soli (almeno spero che non fosse presente un insegnante mentre facevano quello che sto per raccontarvi), o perché a casa, da soli, davanti al computer.

In questo periodo, a Novara, la didattica è in presenza al 100% per le medie e al 50% per le superiori.

Bene, anzi no, male.

Alcuni dei ragazzi che si sono collegati da casa, soli, senza controllo, oppure, può anche essere, qualche ragazzo a scuola, che si è sottratto ad ogni controllo, ha dato il meglio, anzi no, il peggio di sé.

Ma andiamo con ordine.

Subito, sin dall’inizio, è stato evidente, non sono state rispettate le elementari forme di netiquette digitale.

Per chi ancora non lo sapesse, quando ci si collega bisogna tenere il microfono spento e la telecamera attivata.

Non solo, chi da mesi, come la sottoscritta, cerca di confrontarsi con le trappole della DAD, sa benissimo che è assolutamente necessario il controllo delle impostazioni da parte dell’insegnante, per impedire che un alunno possa giocare a silenziare il microfono della prof che parla o a spegnere la telecamera quando si è interrogati.

Dunque, mi chiedo, possibile che gli organizzatori dell’evento non abbiano pensato che prevenire è meglio che curare, dando in mano a degli esperti digitali la gestione informatica del convegno?!?

Ieri, invece, era tutto un grande show, microfoni accesi con un inventario di rumori in diretta, alunni che accendevano e spegnevano le telecamere nelle loro stanze, studenti che riapparivano mascherati, che ridevano, scherzavano, e che poi interagivano tra di loro scrivendo in diretta delle grandi stupidaggini sulla chat della piattaforma.

Ma soprattutto, studenti, abili disturbatori dell’evento che strategicamente, a tavolino, direi, ne boicottavano la riuscita.

Come?

Semplice, applicando quello che imparano nei video di Scuola Zoo, un inventario di giochi informatici per “congelare” l’immagine di chi sta parlando, oppure per disturbare con apparenti problemi di interferenza audio, la connessione di chi parla.

E così gli interventi di tutto rispetto di questo enorme impegno collettivo e sforzo sociale si è disperso in un mare magnum di anarchia e mancanza di rispetto in diretta.

Ma per correttezza li riportiamo:

Noi Nativi Digitali di Luciano Fiorenza Politecnico di Milano Facoltà Cybersecurity; I pericoli dei Social Networks di Andrea Pensotti ITIS “Fauser” Novara-CPS Novara; Social Networks e Internet : come tutelarsi dal punto di vista giuridico di Viola Albertinazzi – Luiss Roma Facoltà di Giurisprudenza; L’Importanza del Relazionarsi in Presenza e a Distanza della Dott Barbara Camilli Associazione Psicologia Utile; l’Importanza della Comunicazione e dell’Ascolto Peer to Peer delle Prof sse Ida Angiulli e Valentina Martes referenti Cyberbullismo ITI “Omar” Novara; Comunicare ai bambini ai ragazzi i pericoli della Rete con Bruno Testa fumettista ed infine Il Battello del Rispetto con Vittoria Lorenzetti fotografa.

L’acme è stato raggiunto quando, in tempo reale, sulla chat della piattaforma, mentre i relatori parlavano, venivano postati giudizi irrispettosi, commenti volgari e persino bestemmie in un’escalation di violenza digitale.

I miei alunni, prima divertiti, poi stupiti ed attoniti, erano inchiodati alla lim per vedere in tempo reale, fino a che punto gli altri, i bulli, potevano arrivare.

Erano persino eccitati dallo spettacolo, finché, ho deciso di spegnere il computer ed ho cercato di gestire l’emergenza.

Ho detto loro che gli irresponsabili verranno individuati e puniti, che fare in diretta su una piattaforma digitale delle cose simili, significa firmare la propria condanna, che l’evento era registrato e che rimane traccia di tutto quanto scritto in chat.

Che la polizia postale rintraccerà i bulli e punirà a dovere.

Che ci sarà una sanzione disciplinare per gli alunni coinvolti.

Che è previsto un coinvolgimento penale dei ragazzi o dei loro genitori, qualora fossero minori…

Ma manco mi ascoltavano.

Se volevamo verificare in diretta a che punto siamo arrivati, bene, ci siamo riusciti.

Credetemi, non avrei voluto scrivere quest’articolo.

Ma come insegnante referente cyberbullismo ho il dovere morale di prendere posizione.

E come giornalista, il diritto di cronaca e di critica mi obbliga a dire quanto siamo in pieno FAR WEST digitale.


Nota del Direttore: resta evidente che indipendentemente dall’ambiente oggi i ragazzi sono maleducati, cafoni e pure un poco (tanto) ignoranti, e questo non dipende dal digitale.


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Antonella Ferrari

 

Bullismo e Cyberbullismo sempre attuali.

Il Digital Divide

 




Draghi e la Repubblica delle vanità!

Evviva Draghi, si, si evviva, ci salverà adesso siamo a posto e chi se non lui …

Premettiamo intanto che nulla abbiamo da dire sul personaggio Mario Draghi, almeno non in questo contesto, ma è doveroso alzare un vessillo di attenzione sul modo e sul sistema che ha portato il “Mario” alla guida di questo ormai misero paese.

Intanto sfatiamo il mito che in questo paese sia possibile mettere un super man che risolve tutto, è come pensare di prendere Senna e farlo correre in formula uno con una panda, perderebbe comunque.

Infatti il vero problema è la panda.

Detto questo facciamo prima due ragionamenti.

Nascita della repubblica italiana 1946, entrata in vigore della costituzione 1948, primo presidente della repubblica De Nicola.

Partendo dal 1948 abbiamo avuto quindi 72 anni di repubblica.

Con il “Mario” oggi abbiamo quindi avuto 67 governi.

67 governi, una media di 1,07 governi all’anno!!!!!!!

Ma secondo voi questo è un paese stabile? indipendentemente da chi lo guida, questa formula italiana non funziona.

Basti pensare che il governo con la maggior durata nella storia repubblicana fu il governo Berlusconi II con 1412 giorni in carica.

Queste poche righe dovrebbero far correre un brivido nella schiena a qualsiasi cittadino italiano, eh si, perché questa instabilità politica ha prodotto un debito pubblico pari a 2,6 mila miliardi di euro.

Ora, volendo vedere, qualsiasi bravo bambino da solo si renderebbe conto che quello che non funziona ha origini lontane, lontanissime, direi fin dalla fondazione di questa repubblica, malata di vanità, la vanità della democrazia.

L’argomento migliore contro la democrazia è una conversazione di soli cinque minuti con l’elettore medio.
(Winston Churchill)

Quindi la migliore democrazia non regge al suo stesso elettore, almeno nel pensiero di Winston, ma anche Pirandello non scherzava:

La causa vera di tutti i nostri mali, di questa tristezza nostra, sai qual è? La democrazia, mio caro, la democrazia, cioè il governo della maggioranza. Perché, quando il potere è in mano d’uno solo, quest’uno sa d’esser uno e di dover contentare molti; ma quando i molti governano, pensano soltanto a contentar se stessi, e si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa: la tirannia mascherata da libertà.

Quindi la storia insegna ma non ha alunni, i cittadini sono ormai imbruttiti da anni di mala informazione, da un giornalismo bieco ed asservito non solo al potere ma anche ai soldi, da un percorso che parte da lontano e che ha allontanato il cittadino dal suo ruolo, relegandolo a spettatore massmediatico senza cervello.

Una democrazia cessa di essere democrazia se i suoi cittadini non partecipano al suo governo. Per partecipare in modo intelligente, devono sapere quello che il loro governo ha fatto, sta facendo e prevede di fare. Ogni volta che qualsiasi ostacolo, non importa quale sia il suo nome, si frappone a queste informazioni, una democrazia è indebolita, e il suo futuro in pericolo.
(Walter Cronkite)

Per anni i cittadini sono stati allontanati da questo stesso paese e come dicevano relegati al ruolo di stupidotti ignoranti, per anni è stata loro negata la corretta informazione e per anni è stato tolto dal mondo dell’istruzione qualsiasi riferimento al funzionamento di questo paese.

Per anni, per anni, per anni … 

Ecco perché questa repubblica pensa più ad impressionare che ad esprimersi, a mostrare più che a fare, e si culla nell’idea che un Superman possa arrivare dallo spazio siderale con tutte le energie per risollevare questo colosso morente dal fango primitivo in cui staziona da decenni.

Badate bene, non sono contro questo paese ed il suo popolo, lo amo, ma sono contro la vanità che si è impossessata di lui, sono contro quell’eccesso di democrazia che lo ha paralizzato per anni e che ora lo sta soffocando lentamente.

Monti, Draghi, Renzi, Letta e la bella compagnia dei chiamati al salvataggio poco hanno fatto, e le cifre del debito pubblico lo dicono chiaramente, e quindi?

che si fa?

Nulla, se questa repubblica non dismette il suo velo di vanità, nulla si potrà fare.

Occorre cambiare il motore, rifondare la repubblica nei suoi principi, comprendere cosa non ha funzionato, verificare magari che frammentare troppo è un errore, o che chi governa deve governare e non preoccuparsi di come continuare  a farlo, magari sarebbe interessante rifondare una nuova costituente per ripensare l’Italia di oggi prendendo spunto dagli innumerevoli errori del passato.

Ma Draghi, il nostro “mariolino”, come farà, quali saranno i suoi primi 100 giorni? 

Sapete cosa c’è, e chi se ne frega, finché il cambiamento non partirà delle radici  non servirà a nulla potare le foglie, un super tecnico non può governare un paese, il governo deve essere in mano ad un politico, ad un uomo che pensa al popolo ed al suo futuro, un uomo che vede il paese non come una azienda da sistemare ma come un figlio da far crescere.

Anche i figli vanno sgridati, anche con i figli occorre avere il polso fermo, ma non certo la mano pesante come invece è già avvenuto nel passato.

E allora speriamo che venga un padre nuovo, serio, che tiene alla formazione del suo unico figlio, che vuole il meglio per lui, che darebbe la sua vita per il suo successo: questo è il padre che vorrei.

Potrebbe essere Draghi?

Molti dicono di sì, molti dicono di no, io penso che le premesse non lo fanno padre ma titolare.

“Mariolino” combatti la vanità di questo paese, rifondalo con l’amore necessario, ricostruiscilo dalle fondamenta, ci vorranno anni, sicuro, ma l’amore dura nel tempo, allora sarai davvero il salvatore, se invece deciderai di applicare formule ed indici, se invece interverrai con la mannaia indiscriminata dei tuoi predecessori, se non comprenderai che il vero problema dell’Italia è nelle sue origini, allora rimarrai per tutti noi, figli di questa Italia, quello stronzo del nuovo compagno della mamma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Corrado Faletti

 

 

 

Draghi, perché durerà poco…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




E L’ARTE SIGNOR PRESIDENTE?

 

Se andiamo avanti così, ci troveremo in una situazione tragica“.

Così Katia Ricciarelli ad Adnkronos ed ancora: “Ho fiducia in Draghi, al quale chiedo di considerare la posizione di noi artisti e salvare la cultura del Paese“.

Personalmente non credo che basti il Professor Draghi a salvare la cultura in Italia, anzi, credo che la ricostruzione debba partire dall’Educazione (in primis!), dal lavoro, dagli investimenti e dall’aiuto concreto alle imprese, anche quelle dello spettacolo.

I provvedimenti assistenziali (leggi Reddito di Cittadinanza; n.d.a.) “drogano” la realtà e non saranno la soluzione per le generazioni che verranno.

Il mondo dell’arte e dello spettacolo è quello che ha risentito maggiormente della situazione e quel che chiede la Ricciarelli è giusto, è vero.

Oggi il settore “entertainment” è in ginocchio e la posizione del famoso soprano (anche se a mio avviso un filino “sentimental-chic”; n.d.a.) è vera e manifesta un disagio comune ad ogni artista: “è un dolore difficile da superare quello della mancanza di pubblico“.

Penso però che il vero punto della questione sia quello della passione. La passione per la musica, l’arte, la scultura la poesia.

Questa passione non è scontata e deve raggiungere il cuore di tutti! La maggior parte del pubblico oggi è interessata ad un prodotto confezionato, semplice da “digerire”… e questa situazione Draghi non la potrà cambiare.

Il problema è molto più viscerale di quel che si pensa, è innanzitutto sociale e di Educazione appunto, perché aiutare l’Arte vuol dire Educare al Bello.

Il mio augurio è quindi che il designato premier indichi una strada per favorire luoghi e contesti in cui questa Educazione sia possibile e la libertà artistica possa tornare al centro della vita dell’uomo.

 

 

 

Perth




SARA’ UN TAUMATURGO O UN ‘TERMINATOR’?

Ieri, un interlocutore casuale, si è posto e mi ha posto questa domanda: riferendosi all’attuale fase politica italiana e all’imperativo ormai improcrastinabile di giungere a soluzioni degne di tal nome.

Pochi giorni fa, di fronte all’apparente caos che imperava spavaldo, ho scritto “Mentre Roma discute, Sagunto viene espugnata con la forza!”.

Mi riferivo alla Storia, riconducendomi a quel Tito Livio che definì quest’epitaffio in un momento storico particolare della vita dell’antica Roma, ritenendo che ciò dovesse essere un esercizio che chi governa e amministra avrebbe dovuto tenere in grande evidenza.

Sembra invece che la Storia ben poco abbia insegnato, o forse in troppi credono che la gente non abbia ricordi consolidati.

Poco prima del passaggio a ‘giallo’ della mia Regione, ho voluto fare un giro per le vie di Roma: quelle che una volta erano le arterie più commerciali.

Via Cola di Rienzo, Via Appia Nuova, Via Tuscolana, Corso Vittorio Emanuele, Via del Tritone, Via del Corso…

Ebbene, ovunque dominava la desolazione, un silenzio pesante prendeva la gola, mentre intorno era la cappa plumbea del dramma vissuto da categorie, dipendenti, famiglie, persone.

Ho visto anime vuote che vagavano prigioniere di museruole fisiche e psichiche; negozi chiusi, e – quelli eroicamente aperti – vanamente presidiati in attesa di una clientela assente, attesa ma inesistente.

I pochi (ormai) bar aperti, vendevano secondo le disposizioni, consentendo l’asporto e la consumazione non nelle immediate vicinanze: gente che frettolosamente consumava un cornetto o un caffè, vinta da quelle disposizioni il cui vero fine è sempre più quello di annientare ogni forma di vicinanza, di prossimità, di socializzazione.

Mi sono chiesto più e più volte se coloro che emanano norme, che fanno parte di comitati e quant’altro, che rilasciano pareri e suggerimenti, abbiano mai fatto un giro per queste strade spettrali: confrontandosi con le saracinesche abbassate e con il loro messaggio di morte.

Muovendosi per le vie, è prepotente la sensazione che l’opera di killeraggio del commercio, del lavoro, della produzione, in pochi mesi ha prodotto effetti devastanti, mediocremente fronteggiati da ‘aiutini’ che hanno avuto l’unico effetto psicologico di far ancor più dipendere le persone dalle altrui ‘generose’ concessioni.

Peraltro, chinando la testa nel timore di perderle.

Non esiste più il vocio della gente, segnale di vitalità al pari dei rapporti basati su quella presenza fisica che pur è stata alla base del progresso umano e sociale.

Non esiste il vitale dialogare dei bambini, dei giovani, sempre più chiusi nelle loro case, sempre più abulici e immersi nella solitudine di quei giochi elettronici che – ormai con troppa frequenza – li portano a gesti estremi, impossibili da comprendere.

Non nascondiamoci alla verità!

Siamo ormai al cospetto di una gioventù privata di ogni possibilità di frequentazione e confronto con i propri coetanei, lontana dalla possibilità di frequentare liberamente la scuola, priva di ogni visione prospettica relativa al proprio futuro, obbligata a non potersi muovere: divenendo così sempre più repressa, opaca, indecisa, instabile, abulica.

Ma propensa a scatti di ira incontrollata, pronti a debordare in violenza.

Costi altissimi per ogni Essere Umano.

Costi altissimi per la Società, tramortita da mesi e mesi di lavaggio del cervello tramite un’informazione pilotata e prona, Costi altissimi per il progresso: decaduto a regresso con una rapidità impressionante.

Che fine hanno fatto le regole dell’economia?

Perché non si rispettano i fattori della produzione (beni naturali, lavoro, capitale e organizzazione, e la loro necessaria concatenazione)?

Possibile che non si capisca come il lavoro sia una componente essenziale della vita sociale?

Possibile che non si capisca, e quindi si agisca, che non si può fare a meno di imprese e aziende, dal momento che se esse non producono e non vendono, dovranno licenziare e poi chiudere?

Sono equazioni che anche uno studentello alle prime armi capirebbe: concatenazioni produttive e sociali per le quali non servono alchimisti ma solo soggetti preparati e responsabili.

Ricette? Si, Certo, ne esistono e tante, e tutte valide.

Ma prima di ascoltare, aprite le vostre menti!

Dovrete capire, non fidarvi ‘a scatola chiusa’: troppi sono stati i ‘taumaturgi’, i ‘migliori’, che ci hanno imposto.

Non credete ai mercanti di sogni o ai pifferai magici, perché ogni ‘magia’ passa sulla vostra pelle, su quella dei vostri figli e delle future generazioni. Sollecitate risposte: cosa si farà, chi lo farà, con quali tempi e con quali costi: e soprattutto, rispondendo a chi del proprio operato.

Eh si! Siamo saturi di gente che pretende di governarci contando sulla propria immunità e sulla propria impunità, buggerandosene degli effetti (devastanti) delle loro azioni sui cittadini, sull’economia, sulle finanze, sull’Italia.

Diversamente, anche se avrete percezione del rogo che consuma Sagunto, nulla farete in concreto per evitarlo: e per evitare che consumi voi, le vostre case, i vostri risparmi, i vostri sogni.

Ora, qualcuno tenta di aprirci i cuori alla speranza, pur non tranquillizzandoci sulle paure ‘pandemiche’ o evitando che venga imposta risolutiva chiarezza tra le tante, ormai tantissime, posizioni contrastanti in campo sanitario: ma avremo a che fare con un ‘prode condottiero’, con un ‘mago’, con un ‘taumaturgo’ o con un inatteso ‘terminator’?

Chiudendo il cerchio con il mio incipit, ricordo che la Storia ci tramanda dei molti condottieri risoluti e persino crudeli (ma tutte le guerre, tutte le conquiste, lo sono…) alla testa delle proprie armate: ora attesi da popoli che inneggiavano alla liberazione ora da popoli liberi che sapevano di poter perdere ogni loro avere, persino la vita.

Così che, ancor prima dei condottieri e delle loro gesta, era sempre e comunque la loro fama a precederli.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giuseppe Bellantonio