IN PRESENZA! A DISTANZA! C’È UNA TERZA VIA?

Come al solito sulla scuola si è sempre divisivi e per il rientro dopo le festività natalizie ci si divide tra coloro che, a ragione, propongono la scuola in presenza e chi suggerisce la “didattica a distanza”.

Certo è opportuno coniugare il diritto all’istruzione con il principio di assicurare la sicurezza sanitaria e il contrasto alla diffusione del virus in questo difficile contesto di emergenza. Ma c’è un’altra via?

Considerata la crescita esponenziale dei contagi, favorita dai convivi natalizi e dal più favorevole rigore invernale, probabilmente sarebbe stato utile rinviare il rientro a scuola, allungando il periodo di sospensione delle lezioni con successivo adattamento del calendario scolastico.

Salvaguardando la validità dell’anno scolastico, che per l’art.74, comma 3 del Testo Unico n.297/94 prevede lo svolgimento di almeno 200 giorni di lezione, il rientro a scuola poteva slittare di 12 giorni e fissarsi al 24 gennaio 2022 con recupero delle giornate non prestate per 4 giorni durante le vacanze pasquali e per i restanti 8 giorni nel mese di giugno, posticipando la fine delle lezioni dal 9 al 18 giugno, in tempo utile per gli esami di Stato fissati al 22 giugno.

Invece si è scelta la strada più semplice nella forma, ma nella sostanza? Le scuole al rientro si sono trovate a gestire assenze di docenti, sostituzione di docenti sospesi e classi semivuote per contagi, contatti o semplici fobie.

Nella sostanza il rientro si è tradotto in un giorno di scuola perso.

Allora? Allora speriamo che la situazione si stabilizzi nei prossimi giorni o forse sarebbe stato meglio seguire la terza via.

Pio Mirra, DS IISS Pavoncelli di Cerignola (FG)




La mia scuola è più bella della tua!

LICEI C/ TECNICI&PROFESSIONALI
ISCRIZIONI A.S. 2022/23

Come ogni anno le scuole iniziano le azioni di marketing, mascherate da orientamento, per promuovere i più belli e i più bravi: licei contro tecnici e professionali.

Ma l’Italia è il Paese dei temi “divisivi” e anche sulla scuola ci si divide come fazioni di opposte tifoserie.

Da un lato c’è chi sostiene la unicità della cultura liceale, dall’altro chi rivendica l’unicità degli orientamenti tecnici e professionali.

Ciò rimanda ad un immaginario appunto divisivo tra i licei di serie A e i tecnici e professionali di serie B e in questo immaginario svolge un ruolo importante la “percezione”.

Infatti la parola magica “liceo” rimanda ad un’istruzione “percepita” di livello superiore, non dimenticando che solo gli storici liceo classico e scientifico offrono un’istruzione generale completa, relegando di fatto gli altri licei a scuole di seconda serie.

Se anche i tecnici e professionali si chiamassero licei cambierebbe la “percezione” senza creare quella odiosa separatezza tra saperi, con buona pace di quei genitori che potrebbero dire: “anche mio figlio frequenta il liceo”.

La denominazione comune “Liceo”, peraltro, esiste da sempre in Francia, dove i percorsi tecnici e professionali non sono affatto percepiti come minori, ma come una scelta alternativa e degna, alla pari degli altri indirizzi. E Il nostro istituto agrario sarebbe chiamato lycée agricole.

Al di là delle future scelte ministeriali per il rilancio dell’istruzione tecnica e professionale, se vogliamo aumentare le competenze degli studenti, ridurre gli abbandoni, incrementare il numero dei diplomati, ridurre il gap con il mondo delle imprese, occorre investire nell’istruzione tecnico-professionale puntando sulla “contaminazione dei saperi”, teorici e pratici in un continuum tra la IdeAzione del prodotto e la RealizzAzione dello stesso.

Competenze intellettuali e pratiche devono mescolarsi continuamente per raggiungere il “saper fare”, possibile solo in una scuola legata al mondo delle Imprese, con uno sbocco lavorativo reale ma in un quadro di innovazione e non classista.

Pio Mirra, DS IISS Pavoncelli di Cerignola (FG)