All’anima dell’Italia

L’Italia sta male ma può guarire

L’Italia soffre di un male perfettamente curabile con il ritorno ai princìpi sanciti dalla sua Costituzione.

Dov’è finito il rispetto per il lavoro e la dignità umana?
Che fine hanno fatto i Valori fondanti della Democrazia?

La “guarigione” è possibile, a patto che ci sia una presa di coscienza collettiva.

L’anima del popolo italiano

Se un popolo ha un’anima, questa è la sua Costituzione: la Carta che sancisce i principi ispirati affinché le Istituzioni di un Paese possano garantire la piena realizzazione della persona umana.

L’articolo 3 comma 2 della Costituzione Italiana lo dice espressamente: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

L’Italia – Paese notabile per bellezza, cultura, ingegno, creativa operosità e amore per l’eccellenza in ogni ambito produttivo – soffre le inevitabili conseguenze dell’abbandono dei princìpi su cui si basa la sua esistenza.

Fatta la diagnosi, ecco la cura.

Mauro ScardovelliLo scorso gennaio il giurista e psicoterapeuta Mauro Scardovelli ha lanciato una petizione candidandosi come Presidente della Repubblica italiana.

Consapevole di non poter contare sulla cassa di risonanza dei media e che il popolo, non sufficientemente informato, potesse non scorgere nel ritorno ai valori costituzionali l’opportunità per ripristinarne la sacralità, Scardovelli ha presentato il suo programma chiamato: “Nuovo Rinascimento”.

Eccone i presupposti:

  • Dio ha bisogno di noi, per instaurare il suo Regno: l’Uomo, di fatto, è co-creatore del progetto divino
  • La Cura ai mali che affliggono l’Italia ormai da decenni è assicurata dall’applicazione della “sacra” carta costituzionale, alla quale le Istituzioni dovrebbero ispirarsi per consentire una ripresa economica e sociale del nostro Paese e il benessere dei suoi Cittadini
  • Il Presidente della Repubblica deve riprendere la sua funzione di garante della Costituzione ed essere espressione diretta della volontà popolare

Da troppo tempo ormai i media si rendono portavoce di valori tutt’altro che funzionali allo sviluppo di un’autonoma capacità critica, di una presa di coscienza, di un risveglio spirituale dell’Uomo, reso incapace di discernere la Verità che potrebbe renderlo, finalmente, libero.

Il narcisismo dilaga e riflette il sistema che ne è al tempo stesso radice e frutto.

Le sue caratteristiche sono un basso livello di consapevolezza, sete di potere e di dominio, competitività.

Purtroppo, l’Uomo di oggi – afflitto da un narcisismo etico-psico-spirituale – e il “sistema” generato dal suo subconscio, sono incompatibili con il ripristino di una Democrazia costituzionale.

Il “nuovo Rinascimento”

Secondo Mauro Scardovelli è tempo che le Istituzioni tornino a rispettare la Carta Costituzionale e a educare i Cittadini a incarnarne i valori.

Intellettuali, esperti e giornalisti devono dire al pubblico ciò che lo fa star bene, anziché inondarlo di inutili informazioni.

È necessario che i media – fatti a suo dire da persone che alla competizione preferiscano la cooperazione – adottino un linguaggio chiaro, semplice e sintetico: una comunicazione ad alto livello che stimoli il sistema endocrino dei Cittadini a produrre ormoni del benessere, rafforzando il loro sistema immunitario.

Ai media serve, soprattutto, una visione che introduca la Verità.

Una volta ristabilito, il governo costituzionale deve provvedere a tutti i Cittadini un’adeguata formazione.

La democrazia, infatti, non è possibile senza un pieno sviluppo della persona umana, della coscienza etica e della capacità di amare, in senso cristico, chiunque.

Conclusione

La Rivoluzione Costituzionale è il risultato della trasformazione interiore di ogni singolo Cittadino.

Basta con le lamentele, basta con le critiche inutili e distruttive!

È tempo di assumersi le proprie responsabilità.

È tempo di risvegliarsi a nuova consapevolezza, sviluppando la capacità di amare.

È tempo infine, per i media, di rivoluzionare il loro modo di comunicare e di mettere al primo posto il benessere della loro audience.

Solo così, potremo sperare in un avvento del Regno di Dio sulla terra.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




DOSSIER UKRAINA 6: S’ODE A DESTRA UN ROMBO DI GUERRA, A SINISTRA UNA VARIANTE RISPONDE.

La parafrasi, rende bene un certo clima che sta pervadendo l’italietta dei mille campanili, per ora tutte chiacchiere e distintivo, portaborse di altrui interessi, con distanze sempre più ampie (direi, incolmabili) tra chi amministra e la volontà popolare, pronta a mobilitarsi per cause non sempre ‘nobili’ come pure sul fronte bellico, pronti a gettare nell’armadio mascherine, GPass e siringhe per rispolverare dalla cantina il vecchio orbace del nonno o l’elmetto delle sturmtruppen…      

Ma c’è soprattutto un’Italia inespressa e sofferente, con due cappi al collo (le dichiarazioni di due stati di emergenza ‘anomali’) con cui prima o poi si faranno i conti: quel 60% che non esprime il proprio voto, per disaffezione, per protesta, per incertezza sul chi preferire e perché.

La posizione dell’Italia è, come al solito, all’italiana: ambiguità, niente parole nette, ma circonvoluzioni lessicali per dire e non dire. Forse perché il popolo – per alcuni osservatori, é ormai divenuto fiacco, tiepido, ‘popolino’: senza nerbo – non capirebbe, o perché forse capirebbe molto bene, prendendo coscienza di essere stato ingannato?                                       

La guerra in Ukraina ha alzato il livello di attenzione in tutto il mondo, specie ora che gli US stanno facendo la conta dei loro alleati (o complici?): purtroppo, le voci che si levano alla ricerca di una visione obiettiva sulle cause e/o sulle concause vengono eluse se non tacciate: né più né meno lo stesso copione già seguito con il corona e con il 5G.

Guai a dissentire: sarà un caso? Assistiamo a un’Europa (una UE comunque irriconoscibile, specie se rapportata alle attese e agli obiettivi dei ‘padri fondatori’, ha intrapreso una china difficilmente recuperabile; mentre la NATO dovrebbe riconsiderare seriamente moltissimo del suo stesso esistere e operare, adeguandosi ai tempi) che si affanna a far viaggiare i suoi commis o i suoi boiardi per calcare il palcoscenico delle ipotesi, delle possibili trattative, del dialogo.

Ma anche la visione degli USA, per molti, è cambiata, essendo molto disancorata con quella precedente, dal dopoguerra in poi, per intenderci.         

Tutto volendo concedere alla reale preparazione e competenza dei soggetti in questione, resta il fatto che vengano utilizzati dalle medesime bocche due linguaggi: uno accorato che inneggia alla pace e alla sua ricerca ostinata, alla tutela delle genti coinvolte, alla recriminazione di questo o di quello, un linguaggio che asseritamente preme perché si intavolino trattative serie e si giunga rapidamente a un accordo.

Ma c’è un altro linguaggio: quello di chi soffia sul fuoco, non cessando di inviare denaro, armi e munizioni e anzi desideroso di mandare altre e più poderose macchine belliche; ieri 16-3, a Bruxelles, lo ha chiarissimamente reiterato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, in conferenza stampa al termine della ministeriale Difesa della NATO “Oggi i ministri hanno convenuto che dobbiamo continuare a fornire un supporto significativo” all’Ucraina, “inclusi rifornimenti militari, aiuti finanziari e aiuti umanitari” aggiungendo “Il presidente Putin deve fermare immediatamente questa guerra, ritirare ora le sue forze e impegnarsi in buona fede nella diplomazia” (fonte ANSA).

Glissiamo sull’uso del termine ‘buona fede’ (poiché questa dovrebbe caratterizzare le azioni di TUTTE le parti in causa, specie di chi media: o ce l’hanno tutti o il naufragio è assicurato; e guardando i volti, le espressioni, anche solo lo sguardo, comprendiamo che la trasparenza è assente da quasi tutte le parti). 

I due linguaggi, usciti da una stessa bocca, come ben si comprenderà, sono tra loro opposti e quindi tra loro incompatibili, salvo che la bocca che li esprima sia dotata di una lingua biforcuta…

Vorrei capire, io uomo della strada, una cosa: se smettessi di litigare con il mio vicino, dessi inizio a una tregua e le armi cessassero di crepitare al fine di favorire un dialogo, il mio vicino farebbe altrettanto o qualcuno coglierà l’occasione per riempirlo ancor più di armi che lui potrebbe usare contro di me, se le trattative non andassero in porto?  Mah! Mi sembra tanto strano, questo concetto!      

  “Oggi, la Camera dei Deputati ha approvato a larghissima maggioranza l’ordine del giorno (legato al ‘Decreto Ucraina’) proposto dalla Lega, che impegna il governo ad avviare l’incremento delle spese militari verso il traguardo del 2% del PIL. Il testo ha ottenuto 391 voti positivi e 19 negativi. A sottoscriverlo sono stati i deputati di Pd, FI, Iv, M5s e FdI. Ciò significherebbe, citando le cifre fornite dal ministro della Difesa Guerini, passare dai circa 25 miliardi l’anno attuali (68 milioni al giorno) ad almeno 38 miliardi l’anno (104 milioni al giorno)” (fonte: il Messaggero, 16-3) recitano le cronache.

Sintesi: in un’Italia economicamente stremata, con ampi margini di povertà tra la popolazione; con una gran massa di gente senza lavoro; con decine di migliaia di imprese chiuse e altre pronte a crollare; con una profondissima spaccatura sociale acuita da misure sanitarie particolarmente dure esasperate dall’obbligatorietà di un green-pass utile solo a schedare le persone (facendo perdere loro ogni prerogativa umana, ogni caratteristica legata all’individualità: per trasformare ogni cittadino in un codice, in un numero, in un banale ‘contatto’ senza volto né anima che, grazie all’implementazione del dilagante 5G, potrà essere bloccato o eliminato con un click); con un’Italia che é stata indebitata con la UE per lunghissimo termine (impegnando anche le future generazioni), avendo preso denaro in prestito per risollevare le sorti dell’Italia; con i cittadini che devono fare quotidianamente i conti con una inflazione/recessione/svalutazione che supera il 30% e con prezzi al consumo anche di generi di prima necessità con costanti aumenti da ottobre 2020 (ad oggi, in media almeno il 40-45%.

Si noti che la ‘versione ufficiale’ di queste ore riconduce l’inflazione ai valori del 1985); con migliaia e migliaia di Italiani allontanati dal posto di lavoro perché non intendono subire l’inoculazione forzata; con una Nazione strangolata da ciniche e castranti politiche energetiche, oggi ancor più in difficoltà per l’aumento/difficoltà di approvvigionamento di energia e materie prime…

ebbene con tutta questa ‘goduria’ i partiti decidono di sottrarre altre risorse finanziarie al popolo stremato e quindi al lavoro e alla produzione (ancor più stremata) aumentando le spese militari, muovendosi come se il Parlamento avesse votato una esplicita entrata in guerra (contro di chi, se é lecito saperlo? Per quali motivi?

Con quali limiti e con quali controlli imposti all’esecutivo? E davvero il parlamento, ossia gli Italiani, vorrebbero scientemente  che questa spinosa condizione fosse gestita dal Presidente del Consiglio, dal Ministro della Difesa e dal Ministro degli Esteri (così come prevede la Norma)?

Magari, a ogni livello, da gente che non ha neanche svolto il servizio militare (anche solo per rendersi conto da che parte si imbraccia un fucile…).

Eh sì! Anche la Presidenza della Repubblica avrebbe solo veste meramente consultiva e certamente di vigilanza dacché costoro non travalichino i limiti fissati dal parlamento nel dichiarare l’entrata in guerra.

Questo, sempre seguendo la Costituzione della Repubblica Italiana, quella che da due anni a questa parte è solo interpretata ad usum, travolta, accantonata e spesso svillaneggiata.         

Qualcuno, con spocchiosa solennità, qualche tempo fa ha dichiarato che ‘l’azione di governo ha raggiunto gli obiettivi prefissatisi’: ma ne siamo proprio sicuri?

A meno che gli obiettivi fossero stati quelli di non intervenire correttamente, mandando  tutto a gambe all’aria.          

Nell’assordante bla-bla-bla dei mezzi di (dis)informazione, le notizie inventate o falsificate spiccano drammaticamente (e, soprattutto, senza vergogna alcuna), come la citazione di episodi tragici, ma riportati in modo opposto alla realtà dei fatti: come i titoli e l’immagine di prima pagina proposti da ‘La Stampa’, dove le responsabilità di una ‘carneficina’ sono state biecamente attribuite alle truppe russe, mentre in realtà a lanciare il missile, peraltro un vecchio residuato, da tempo non più in dotazione dell’arsenale di Mosca,  erano state le milizie ucraine, agli ordini di Kiev.

Altro episodio, proprio al TG di stamani, l’accorata ricostruzione di un bombardamento dei ‘cattivi’ che ha persino ‘dilaniato una piscina‘ (forse, la copertura di una piscina: in ogni caso l’uso di ‘dilaniato’ la dice lunga, come il naso dei vari Pinocchio dell’informazione, tanto parlata che scritta, che cresce di continuo).

Altro episodio, quello di una signora ucraina che in compagnia del marito (nato in Bielorussia, ma da lungo tempo in Ukraina), a bordo della propria auto si accingeva a varcare il confine per mettersi al sicuro: macché, il destino era in agguato. E il destino vestiva i panni dei militari ucraini di guardia al posto di frontiera.

Resisi conto che il marito della Signora, ucraina, non parlava con accento ucraino, adducendo l’ipotesi che potesse trattarsi di una spia russa, lo hanno freddato all’istante giustiziandolo con un colpo alla nuca: l’odio etnico, lo stesso attuato dalle milizie ucraine di Kiev contro gli ucraini del Donbass e di Odessa, continua a mietere vittime.

E l’odio chiama odio, il sangue chiama sangue: come in tutte le guerre: una spirale che va affrontata e distrutta.                                 

Qualcuno spera di poter rifare il giochino fatto a Belgrado, come in altre nazioni? Gli aeroplani dei ‘salvatori’ arrivano, sganciano le loro belle bombe liberal-democratiche, magari mollano qualche missile o sparano qualche raffica di mitraglia (lo scoppiettio potrebbe forse essere interpretabile come simbolo benaugurante per un futuro?) per poi tornare alle loro basi?

Una volta ‘spianata’ la strada e vinta la resistenza, in modo che caccia e bombardieri possano agire indisturbati, arriverebbero le truppe di terra con a capo i tizi di circostanza, tutti contenti perché ‘libertà e democrazia’ sarebbero state ripristinate, trionfando?

Un déjà vu di pagine non del tutto esaltanti, forsanche simili a quelle di Iraq, Libia, Siria e altro?                

Per caso, quando qualcuno si sbraccia a chiedere una ‘no-fly zone‘ pattugliata dalla NATO, potrebbe in cuor suo auspicare di riferirsi a un intervento simile?

Visto che, giustamente, si sollecita la ‘buona fede’ di Mosca, anche l’altrui buona fede dev’essere altrettanto sollecitata e non solo auspicabile e doverosa.                           

Ma lo scenario delle ipotesi è piuttosto ampio e screziato (peraltro, una cosa è sondare il campo delle ipotesi, altra cosa é ritenere quanto e in che misura esse possano essere non solo possibili ma anche probabili), e gli attori sul palcoscenico sono veramente tanti.

C’è chi ipotizza che Mosca si sia mossa nel momento in cui l’Ukraina era diventata un covo di consiglieri, mercenari e armi di ogni tipo, oltre che di denaro e altri ‘strani’ traffici.

Nella ragionevole probabilità di un attacco finale di Kiev al Donbass o alla stessa Crimea.

C’è ancora  chi ipotizza che questo scenario avrebbe potuto esse condito dalla diffusione di agenti chimici tossici  al confine russo e oltre questo, sempre da parte di Kiev.

C’è chi ipotizza che Mosca possa aver valutato come imminente un concomitante attacco, con un first-strike verso San Pietroburgo o verso Mosca: così ha agito per prima, al fine di sventare la minaccia (i missili alla frontiera NATO, puntati su San Pietroburgo, impiegherebbero ora meno di 7 minuti per colpirla!).

C’é chi considera la Russia, o meglio Putin, l’obiettivo di un attacco per vendetta: vuoi perché ha cacciato Soros dal suo territorio, vuoi perché ‘si è permesso’ di emettere un mandato d’arresto contro questi e il  componente londinese della blasonata famiglia dallo scudo porpora; il tutto alimentato dalla dissidenza interna fomentata dall’agit-prop Aleksei Naval’nyj  (pregiudicato russo, misteriosamente intossicato, curato in Germania e tornato a Mosca contro ogni logica: chissà con quali finalità).

Rancore e odio verso Putin, che ora potrebbero essersi acuiti, ma guarda un po’, tanto per i bio laboratori USA venuti alla luce in Ukraina, con virus pericolosissimi (e questo è un capitolo tutto da vedere, in ambito internazionale: ma dubito che Russia e Cina siano affetti da fantasie irrefrenabili, al riguardo), vuoi per i lucrosi biz di Hunter in Ukraina oggi fortemente a rischio.

Chiaramente, i nemici di Putin sono sempre più numerosi… 

Qualcuno potrebbe dire: ma si possono far scoppiare delle guerre solo per vendetta?

Certo che sì: ne è piena la storia, per chi l’abbia appena sfiorata.                           

E al rombo delle esplosioni, al ronzio dei proiettili, alle urla dei feriti, a ovest, a sinistra risponde la sussiegosa ‘preoccupazione’ degli attori dell’altro palcoscenico, dove va in scena l’ennesima rappresentazione de ‘la variante’, opera tragica per menzogna, biz e siringa, impreziosita dal prevedibile e previsto lamento dell’ensemble dei corona-singer

Casualità?…

Mah!

Personalmente, sono tra coloro che filosoficamente ritiene che il ‘caso’ in quanto tale, non esiste.

Comunque, un quadro decisamente complesso, anche se lo si voglia esaminare oggettivamente e con la lente d’ingrandimento: neanche la mia ‘casalinga di Voghera‘, riuscirebbe a trovarne il bandolo.                                   

 In ogni caso, a questo scempio dev’essere posto sollecito termine: non con altro scempio, ma con quella capace diplomazia che, vera arte, solo persone preparate e competenti possono mettere in campo.    

Le guerre vengono dichiarate da uomini della c.d. politica, ma a subirle sono sempre i popoli.

Gettate le parti dentro una stanza e chiudete a chiave le porte, e lasciateli a pane e acqua: usciranno solo quando avranno trovato una soluzione. Chi volesse continuare a giocare con i soldatini, andasse al parco.        

A chi, sconsideratamente, crede di perseguire la pace con la guerra, ricordo che il pianto delle madri, delle mogli e delle sorelle, come pure il pianto disperato dei bambini, ha lo stesso suono dappertutto.

A tutte le latitudini, la guerra non è mai una soluzione: ovvero, è la peggiore delle ‘non soluzioni’.

 

Giuseppe Bellantonio




DOSSIER UKR 5 – LA CASALINGA DI VOGHERA

Considerato il tempo trascorso, moltissimi non conoscono la famosa, seppur  immaginaria, ‘Casalinga di Voghera’.

Era un’espressione gergale coniata nel secondo dopoguerra, utilizzata nel contesto giornalistico e assurta a simbolo di un preciso stereotipo: persona semplice, appartenente alla bassa borghesia; impiegata in mansioni non qualificate o casalinga con famiglia e un paio di figli; scolarità e istruzione essenziali; onesta e integra, caratterizzata da grande dignità, munita di elevato buon senso e grande praticità; capace di piccoli lavori di cucito e di altre qualità pratiche che traduceva in una sorta di saggezza pratica basata sulla propria esperienza e su quella dei suoi avi (utile a sopperire alla scarsità di mezzi).

Era il vero collante della famiglia, sempre molto unita e temprata dalle quotidiane difficoltà della vita; era colei che avrebbe dovuto decidere sulla priorità di una spesa, come procedere agli acquisti con ciò che quel giorno si sarebbe trovata nel borsellino, ponendosi i giusti interrogativi sul prezzo, sulla qualità, sulla durata e soprattutto sulla reale utilità del bene.                                                                             

Oggi, in un momento eccezionalmente colmo di informazione e contro-informazione, di verità stroncate come fossero menzogne e di bugie platealmente spacciate per verità, dove il lettore/Cittadino è frastornato e in difficoltà nel potersi fare una propria idea, anche ‘grattando’ le notizie sulla rete, è molto importante porsi, al pari della nostra ‘casalinga’, delle domande: approfondendo, valutando il ‘cui prodest?’, soppesando le notizie o le smentite e persino la logicità di una notizia (anche ascoltare qualcuno che sostenga che vi sia un asino che vola, è una notizia; ma, a parte i creduloni a oltranza, la fondatezza della notizia è tutta una risata). 

Diversamente, da ‘soggetto’ il lettore/Cittadino diviene un ‘oggetto’ in balìa dell’informazione, dei media che fanno riferimento alle grandi proprietà e al come queste possano essere schierate: TV, giornali, radio e quant’altro, che inibivano il cervello al fine di ‘indurlo a credere’, ‘affascinarlo e sedurlo’, in poche parole MANIPOLARLO per CONDIZIONARNE le valutazioni, le scelte, le decisioni, le stesse azioni. E, guarda caso, la tecnica adoperata è la stessa messa in campo per il ‘famoso’ (o famigerato…) corona: instillare paura, terrore, incertezza, spacciandosi come gli unici in grado di proteggere, di trovare una soluzione. 

Ma la realtà è ben diversa.

Ma non è che Billy the Gate (tra presente e futuro…) intendeva questo scempio bellico, quando diceva che dopo il corona ne avremmo viste delle ‘belle’, che sarebbe arrivato qualcosa di tremendo, di difficilmente affrontabile?  Già sapeva?                      

Le domande si susseguono continue e impetuose, come i marosi in tempesta si frangono sugli scogli: vediamo quindi di aiutarci, aiutando la nostra amica ‘casalinga’ a focalizzare le questioni; non senza  aver prima ribadito con forza che condanniamo la guerra, tutte le guerre, e siamo pronti a tutto per agevolare la pace (cosa che dovrebbero fare tutti, in realtà… specie chi abbia delle responsabilità di governo).               

Dall’Europa e dagli USA si continuano a inviare armi, munizioni e mezzi a Kiev per ‘aiutarli’ a difendersi dall’offensiva russa, per resistere con forza, anche grazie all’arrivo di moltissimi ‘volontari’, forse persino ‘addestrati’ poco oltre il confine tra Ukraina e gli altri stati vicini, targati NATO. Volontari, di tutti i tipi, e, secondo  alcune fonti, anche ‘combattenti’ di discutibilissime formazioni integraliste forse a stretto contatto con il terrorismo.

Tutto concesso, pare, visto che nessuna voce si leva contro, per criticare; così come nessuna voce si leva per criticare l’afflusso di ‘volontari’, che in realtà – visto che percepiscono tra i 2 e i 4000 dollari/mese (vitto, alloggio, armi e proiettili inclusi), sono semplicemente dei ‘mercenari’  a tutti gli effetti.

Senza contare i premi promessi a chi uccide questo o quel nemico: inclusi gli stessi ucraini che volessero fuggire dal teatro di guerra (non dimentichiamo che è stato Zelensky in persona a ordinare al suo esercito di passare per le armi chi avesse voluto lasciare le città, il paese; così come l’ordine era di combattere casa per casa, incluse le strutture civili e ospedaliere: ma questa, potrebbero dire i benpensanti, è la ‘resistenza’…

Sì, certo: ma lo è un po’ meno quando con viltà più che con furbizia si tenta di addebitare delle colpe all’altrui azione).

Tutto lecito, quindi…

Ma c’è un compatto urlio, persino volgare e scandalizzato, allorché si tocca il tasto della controparte russa.

Qui i ‘volontari’ (certo, non si tratta di ‘mercenari’: affluiscono sulla base di trattati di mutua assistenza e cooperazione, con gli stati d’origine) affluiti ad esempio dalla Siria sono già etichettati come loschi e sanguinari assassini (all’opposto delle ‘damigelle’ educate e di buone maniere, di controparte); e la grancassa mediatica del main-stream suona con forza i suoi strumenti persuasivi, non esitando a mandare in onda immagini false nonché a citare notizie false: senza alcun timore di ‘perdere la faccia’ davanti al pubblico (forse perché sono pagati per dare ‘quelle’ notizie, e solo ‘quelle’: peraltro ripetute su tutti i canali o leggendo giornali diversi) pur di mettere in evidenza la grande ‘cattiveria’, la ‘crudeltà’, di costoro.

Hanno tanta di quella fantasia (pre-organizzata, evidentemente) che creano dei set propagandistici davanti a macerie di ospedali o di altri posti sensibili, con attrici/attori, fotografi di grido, finti barellieri, ecc. ecc.: il tutto per sottolineare quanto cattivi siano i ‘cattivi’.

E avrete rilevato come, di fronte allo smascheramento di notizie palesemente artefatte, gran parte dell’informazione continua ad andare avanti imperterrita, persino in programmi di notevole appeal.                          

Certo, i russi stentano ad andare avanti, direbbe la nostra ‘casalinga’, recependo i ‘suggerimenti’ della presunta informazione; ma se approfondisse lei potrebbe capire che forse i russi stanno eseguendo, chissà a quale prezzo, l’ordine tassativo di risparmiare i civili, anzi aiutandoli se in difficoltà. Calcolando tesi e antitesi, se le truppe russe avessero voluto avanzare schiacciando l’avversario, senza risparmiare niente e nessuno, probabilmente le cose avrebbero assunto altra e ben diversa fisionomia.                               

Vorrebbe anche capire, la ‘casalinga’: ma se USA+NATO+UE inviano in continuazione armi e forse istruttori (a proposito, qualcuno ha ascoltato il TG5 del 10 Marzo, alle ore 13? L’inviato era ripreso in territorio polacco, un centinaio di metri oltre il check-point di confine con l’Ukraina, per descrivere il flusso dei civili in fuga; a un certo punto, girandosi parzialmente, ha fatto un ampio cenno verso le montagne alle sue spalle, credo che abbia aggiunto, situate a circa 95 km. di distanza, in territorio ucraino, aggiungendo subito dopo di esservisi recato, incrociando ‘militari americani’ che ‘non hanno risposto’ alle sue domande.

Un report drammatico, quindi, quello dell’inviato del TG5: testimonianza diretta della presenza di consiglieri/truppe (in divisa, ossia identificabili con certezza) USA in territorio ucraino, a ridosso del confine con la Polonia!

Ahi! Ahi! Ahi!, mi son detto, se qualcuno ascoltasse questa notizia, cosa che avviene, ancor più in questi momenti, succederebbe un guaio grande grande.

Spero solo che sia stato un errore della trasmissione), la pace non si allontana? Le vittime non aumentano? I danni ai civili non sono maggiori?

I paesi, le città, le strutture, non subiscono maggiori danni? Certo che sì, ma qualcuno potrebbe dire che è il giusto prezzo per riconquistare la libertà, far trionfare la democrazia, e cacciare l’invasore verso Mosca.

D’altronde, questo sostengono con caloroso e partecipato sussiego uomini politici e manager anche importanti, di vertice, dando la loro benedizione a manifestazioni ‘spintanee’ e persino lanciando raccolte di denaro tra i nostri concittadini!  

Ma… (c’è sempre un ‘ma’, in agguato: capperi!) tutta questa solidarietà, tutta questa (apparente) condivisione del dramma bellico, stridono in modo enorme con la nostra realtà italiana (ma anche europea): gli stessi che urlano chiedendo la testa del ‘mostro’, reclamando a gran voce libertà e democrazia per l’Ukraina, rispetto per i diritti umani e per l’autodeterminazione degli ucraini, non sono gli stessi che in nome di una (certa? Incerta? Discutibile) ‘pandemia’, hanno negato i nostri diritti, hanno ‘interpretato’ ad usum la nostra Costituzione, ci hanno negato la possibilità di incontrarci, dialogare, viaggiare, esprimerci  in modo compiuto, che hanno pagato i mezzi di informazione per pubblicare sempre e solo le notizie ‘favorevoli e utili’ alla narrazione sanitario-governativa tacciando, ostacolando e perseguitando chi ad essa si opponeva (peraltro in modo motivato)?

Non sono gli stessi che hanno licenziato, costretto a licenziarsi, sospeso dal proprio lavoro, chi si opponeva alla costrizione di dover subire terapie dai contenuti incerti, dalle conseguenze persino letali e dagli esiti futuri assolutamente incerti?

Non sono coloro che, col gergo degli istituti di pena anglosassoni, hanno costretto la gente a stare rintanata in casa, a non poter fruire della libertà di movimento e quant’altro?

Quindi, costoro, li conoscono i diritti delle persone! Ma allora perché a favore degli ucraini ragionano in un modo, mentre a favore degli italiani, dei loro concittadini, ragionano in modo del tutto diverso, anzi opposto? Ma certi valori  – che vengono detti ‘non negoziabili’, ‘inalienabili  e insopprimibili’ non sono uguali per tutti?

Mah!!! Il bello (anzi, il brutto) è che le manifestazioni da loro sollecitate/organizzate contano sempre delle presenze: posso credere che sia tutta gente à cachet, dei figuranti, che non si pongono alcuna domanda, che non riflettono, avviandosi ciecamente verso il baratro?   Che fine hanno fatto il libero convincimento, la capacità di ragionare e discernere, la libertà di decidere, la libertà di opinione, la stessa dignità e inviolabilità della Persona?                                                  

Ma proseguirebbe, la nostra ‘casalinga’, non riuscendo a comprendere perché non si cerchi subito un tavolo di trattative dirette, essendo chiaro che il responsabile ucraino dirà sempre no, fintanto che la ‘regia’ più o meno occulta gli dirà ‘non puoi dire sì’ a chiedersi ed a chiedere perché occorra alimentare con continui, massicci, invii di armi la c.d. ‘resistenza’: così, ripete e si ripete, il conflitto non cesserà mai, ovvero si protrarrà ancora più a lungo con maggiore spargimento di sangue. Dite che la colpa è di chi aggredisce?

E chi lo nega.

Ma il discorso cambia se anche dall’altra parte si sono commessi crimini: vogliamo dividere la responsabilità almeno al 50 per cento per ciascuno, per non fare torto?

Bene. Ma il quadro complessivo non cambia. Si accavallano quindi le dichiarazioni di uomini di governo e di capi di stato.

Dicono: inviamo armi e ancora più armi per aiutare l’Ukraina a resistere, così la Russia deve affrontare una guerra di logoramento, con più morti, intanto che ‘all’interno’ si cerca di rovesciare Putin sperando che a farlo siano forse gli oligarchi, forse i militari, forse il popolo, forse l’opposizione, forse un malore.

La Russia è una minaccia, dobbiamo proteggere l’Europa e in nostri confini NATO, aiutando con ogni mezzo l’Ukraina affinché resista, dicono. 

Ma… l’atteggiamento omertoso e complice dell’occidente continua allorché nessuno dice dei morti del Donbas: si continua a tacere su quegli oltre 16.000 (e forse 20.000) ucraini di lingua russa uccisi, giustiziati, dagli ucraini di Zelensky; come si continua a tacere sui morti di Odessa: anziani, donne e bambini chiusi all’interno della sede di un sindacato,  e arsi vivi dopo che le porte erano state sbarrate, con i pochi che riuscirono a uscire barbaramente uccisi dai miliziani ucraini.                                                            

Ma… perchè stupirsi, visto che storicamente la crudeltà non ha frontiere né bandiera?

A proposito, ma la bandiera dell’Ukraina qual é?

Quella giallo-azzurra a bande orizzontali, o  quella rosso-nera con la svastica al centro? Perché la seconda è sempre più visibile anche nelle manifestazioni. E questo forse spiegherebbe come mai il giornalista Giacovazzo, inviato del TG2 in Ukraina, sia così eccitato nell’annunciare che nel TG2 di stasera alle 20,30 sarà trasmessa “una intervista ai militari della truppa di elite ucraina, il battaglione Azov”.

Ma queste, non erano fin troppo risolute, feroci, milizie di marca nazista?         

Mah! Povera ‘casalinga’ il suo cervello va in tilt! Specialmente oggi, che si è sparsa la notizia che lavoratori aeroportuali presso l’aeroporto civile di Pisa, incaricati di procedere al carico in stiva di ‘aiuti umanitari’ diretti in Ukraina si sono accorti che si trattava invece di caricare casse e casse di armi e munizioni, così che si sono rifiutati di procedere attivando la loro unità sindacale di base (manifestazione il 19/3).

Ma allora, le dichiarazioni che indicavano come il premier italiano avesse sospeso tale tipo di invio?

Ma allora l’Italia è IN GUERRA e in tal senso vanno letti gli interventi del premier italiano, a volte bellicosi altre volte tendenti a essere parte belligerante? Allora anche la notizia della recentissima ‘lettera’ con cui il Capo di Stato Maggiore allerta le truppe (solo le truppe?

O i destinatari sono anche tutti i cittadini?), affinché si esercitino al combattimento, verifichino i mezzi, ecc. ecc. fanno parte di un imminente deflagrare bellico in terra italiana?

Giusto per sapere, ditecelo: fateci sapere di che morte avete deciso che dovremo morire! Avete deciso di trascinarci in guerra, dovete forse fare ‘un favore’ a qualcuno piuttosto che non a un altro?

Abbiate il coraggio di dircelo!                                                                                                     

Al figlio che le chiedeva se avesse potuto avere qualche euro per poter andare a mangiare una pizza con i compagni di classe, la nostra amica ‘casalinga’ ha dovuto purtroppo dire di no, una volta aperto il borsellino e trovatolo desolatamente vuoto dopo le spese necessarie per la giornata: che pena, anche se lei fa quel che può, e il marito, onesto lavoratore che paga le tasse fino all’ultimo centesimo, si spacca la schiena.

Mentre la sua bocca resta dignitosamente muta, con i suoi occhi dice:  uno stato che trova denaro per inviare armi e quant’altro in Ukraina, che ogni mese spende centinaia di migliaia di euro per pagare il deposito delle (inutili) mascherine acquistate da chi gestiva il biz sanitario, ma che non trova per aiutare gli imprenditori a salvare le aziende e i posti di lavoro, a trovare dignitosa occupazione per disoccupati e inoccupati, che nulla fa per calmierare i prezzi anche dei generi di prima necessità, che assiste imperturbabile al crollo del poter d’acquisto e alla svalutazione del risparmio e del patrimoni immobiliare, che non ha una politica energetica (al pari del famoso piano pandemico), che ha fermato l’attività estrattiva di gas dalle 752 piattaforme estrattive (a fronte di ca. 140 miliardi di m3 di riserve giacenti!), che ancora acquista gas dalla Russia rivendendolo a prezzo moltiplicato alle aziende italiane, che non frena con decisione la speculazione (almeno 1 euro di maggiorazione) sui carburanti (non affrontando così le difficoltà dell’autotrasporto e quindi degli approvvigionamenti), che non riesce ad adempiere alla Costituzione mantenendosi neutrale e inviando solo aiuti umanitari, che ha affrontato in modo fortemente criticabile la c.d. ’emergenza pandemica’, che non si preoccupa con decisione dei suoi ca. 10 milioni di Cittadini in condizioni di povertà, è uno stato che opera per il bene dei Cittadini?                                                         

E concluderebbe: quei soldoni in arrivo con il PNRR, invece di salvare le aziende italiane, facendo ripartire il volano della produttività in tutti i settori, basteranno a pagare i costi diretti e/o indiretti di questa assurda ed equivoca belligeranza?

O qualcuno pensa di depredare ancora una volta le famiglie dei loro risparmi, mettendo mano nottetempo ai depositi bancari?

Novelli Robin Hood a parti invertite.

 

Giuseppe Bellantonio

 

 

 

 

 




Sulle note della Commedia

“A volte gli invisibili e dolci suoni, scaturiti dalle note musicali, riescono a rendere visibile la fantasia di colui che le ha eseguite”

 

La Commedia è il poema scritto dal vate guelfo, Dante Alighieri, tra il 1304 circa ed il 1321. Le traduzioni integrali di quest’opera, considerata uno dei massimi capolavori dell’umana cultura, ammontano a circa 58, in lingue europee, asiatiche, africane e sudamericane.

Nel corso dei secoli, la Commedia è stata oggetto di varie rivisitazioni, teatrali e ludiche. In attesa di una versione tele cinematografica completa, alcuni artisti, nel sette centenario dalla conclusione, hanno voluto idearne una versione musicale, capace di trasportare gli uditori nei tre mondi Danteschi, facendo rivivere tanto i terrori infernali, quanto le soavi beatitudini dell’Empireo.

Ed ecco che, grazie alle musiche e ai disegni del suono del DJ e produttore discografico Dance, House, Soulful House-Deep, Joseph B (Joseph Brittanni), e del pianista Alex JB Martin tutto ciò è divenuto realtà.

Assieme alla voce narrante del nostro professor Kronos (all’anagrafe Gianluca Cellai, prof. di Lettere) e alle giovanissime voci di Kiara Brittanni, figlia del Deejay Joseph B e di Andrea Gallorini, hanno preso parte al progetto:  Simone Gambini figurante e attore telecinematografico; Marco Raimondi, direttore d’orchestra dell’Amadeus Altomilanese;  Cosimo Mero, docente di Lettere al Liceo Manzoni di Milano;  Enza Pietrangelo, docente di Lettere, giornalista di moda e organizzatrice di eventi culturali; Monica Landro, discografica ed esperta in comunicazioni internazionali; Klaus Savoldi Bellavitis, nobile jazzista di fama internazionale; Laura Mills, arrangiatrice, compositrice, co-produttrice di brani lirici; Simone Di Matteo, autore, imprenditore, volto noto di Pechino Express,scrittore e illustratore grafico; Emanuela Gramaglia, cantante; Francesca Lovatelli Caetani, giornalista e speaker televisiva, Andrea Candeo, attore e volto di svariate campagne pubblicitarie; Dagmar Segbers, manager, modella, pianista e cantante tedesca di Jazz, soul, blues, folk e country, Fabrizio Barbuto, giornalista, attore televisivo e cinematografico, speaker radiofonico; Francesco Rizzuto, attore di Zelig e Colorado, vincitore del Festival Nazionale del Cabaret “Bravo Grazie”Gianfranco Messina, uno dei migliori pianisti del panorama Italiano, violinista e docente di musicologia c/o il Conservatorio di Milano; infine, Luca Zeta, dj radiofonico, presentatore televisivo, produttore discografico, nonché compositore e cantante.

Proprio Luca Zeta ha interpretato alcuni dei personaggi principali e più conosciuti dell’opera in latino, francese, spagnolo, portoghese. La registrazione dell’enorme lavoro occorrente a creare questa esclusiva versione della ‘Divina Commedia’ si è svolta in tre fasi, seguendone la naturale ripartizione strutturale: nel mese di settembre 2021 è stato completato ‘L’inferno’; tra settembre e dicembre il ‘Purgatorio’; e a Marzo 2022 il trionfale finale col ‘Paradiso’. 

Tutte le parti completate si possono trovare sulle piattaforme YouTube, Spotify, Dropbox. Il canale è ‘Joseph B and the Blue rose’, oppure basta digitare: Inferna, Purgatorium Paradisus. 

Un lavoro che ci auguriamo possa entusiasmare il pubblico di ogni età, e vedere la Luce nei teatri e negli studi telecinematografici di Italia, e – perché no?! anche d’Europa! – affinché la Lingua del Sommo Vate, torni a testimoniare che le radici del nostro continente, culturali, religiose e artistiche, partono e si sviluppano proprio da questa Italia, che fu Mater e Magistra dei Popoli, culla delle civiltà e promotrice dei valori etici e morali.

Un grazie a questo team appassionato, che si è impegnato in anima, cuore, mente e voce, in questo “maestoso” progetto.

Di Simone P.B. Gambini




La fervida immaginazione del tennista-soldato

Correva l’anno 2015 quando durante un’intervista il Santo Padre, forse con più sincerità di quanto il suo ruolo gli permetterebbe, dichiarò: “Se qualcuno mi dice una parolaccia contro la mia mamma, gli aspetta un pugno”.

Mai ci saremmo aspettati che una frase del genere fosse proferita da uno dei vicari di Cristo dell’era contemporanea sia in virtù del cristiano precetto del “porgi l’altra guancia” sia in virtù del fatto che le parole, per quanto turpi, violente ed offensive possano essere, sono parole e non sono violenza fisica.

Come tutti restai turbato da questa sua frase, ma oggi il mio punto di vista è cambiato e decido di farla mia riadattandola come segue: “Se insulti l’Esercito Italiano, dal momento che sono italiano, ti do un pugno”.

E aggiungo: “Se facessi parte dell’Esercito Italiano e qualcuno insultasse la realtà a cui appartengo, non lo aiuterei, qualora necessitasse del mio aiuto, perché sarei totalmente demotivato dal farlo”.

Questa mia riflessione, che, come detto, trae ispirazione da quella di Papa Bergoglio, si è formata nella mia mente in seguito all’increscioso fatto che ha visto come protagonista il cosiddetto “tennista-soldato” Sergiy Stakhovsky invitato alla trasmissione “Otto e mezzo” in data 07/03/2022 per raccontare il suo punto di vista sulla guerra che sta combattendo a fianco dei suoi connazionali per difendere la sua patria: l’Ucraina.

Il tennista-soldato in tale occasione ha sostenuto che l’Esercito Italiano non durerebbe un giorno contro l’Esercito Russo.

Con le sue parole il tennista-soldato ha messo in dubbio la forza, il valore e la capacità strategica del nostro esercito, per altro durante una trasmissione seguita da moltissime persone, forse dimenticando che la guerra non è solamente forza bruta ma è anche arte.

Inutile dire che il mio pensiero, circa il ricambiare chi ti offende negandogli ogni aiuto nel caso lo necessitasse, non è certo quello di un soldato che basa la sua esistenza su ideali propri dell’esercito come ad esempio la tutela del debole anche a costo della vita.

In ogni caso credo che chiunque sia d’accordo sul fatto che l’essere in una situazione di difficoltà non legittima l’individuo che vive tale situazione a dire stupidaggini né tantomeno lo giustifica quando le dice.

A discapito delle parole del tennista-soldato, ovviamente l’Italia darà comunque il suo contributo poiché baluardo di valori propri della società civile contemporanea.

 




Mattarella, bravo ma non troppo…

In questo contesto di venti di guerra e di guerre in corso giunge una bella notizia, Il Presidente Mattarella si riduce lo stipendio di ben 60.000 euro ed oltre.

Encomiabile, empatico, simpatico, il Nonno di tutti.

Quindi complimenti Presidente per il bel gesto.

Ma era questo che serviva?

A parte lo chapeau per il gesto, ma non ci sentiamo di aggiungere altro.

Forse era più utile scrivere una bella lettera aperta a tutto il parlamento per una sincera e concreta riduzione dei costi del paese, o Lei PRESIDENTE PENSA CHE IL SUO GESTO MUOVA AD UNA EMULAZIONE COLLETTIVA? (magari, ce lo auguriamo, ma sappiamo che non sarà così).

In un momento dove i costi dei carburanti sono impazziti, benzina e metano oltre i due euro, diesel oltre 1,5 euro, gpl sopra 1 euro,  costi dell’energia duplicati, secondo Lei Presidente quanto riusciremo a campare?

Se i costi dei trasporti incidono dal 25% al 50% sui costi della merce, Lei capisce che nel breve tutto aumenterà della stessa percentuale, e come potremo continuare a campare?

“…e ma c’è la guerra…” mi dirà Lei, vero ma stranamente i costi dei carburanti sono aumentati mesi prima della guerra, quindi cosa dobbiamo pensare, che è in atto una manovra, mossa dalla finanza mondiale, che si preparava ad un cambio geopolitico già prima della guerra e che ora utilizza la guerra per giustificare un ulteriore spostamento delle ricchezze mondiali?

E poi, caro Presidente, gli Italiani erano già poveri prima, da anni ormai la soglia della povertà nel nostro paese si è alzata drammaticamente, e, francamente, nulla è stato fatto per arginare questo fenomeno, ma proprio nulla.

Anzi sono lievitate le spese, sono alzati i prezzi, non c’è una misura calmierante, non ci sono interventi statali, ma davvero volete portare questo paese ad una rivolta sociale?

Sono stati buttati via milioni di euro per misure anticovid inutili, inutile parlarne ancora, ma è successo, sono state assunte migliaia di persone senza criterio, non viene messo in atto alcun piano di mantenimento del livello dei costi base che possa garantire alle famiglie un livello di spesa in linea con il reddito percepito, ma davvero volete portare anche in Italia una guerra sociale?

Fate qualcosa di urgente, signor Presidente, perché temo ci stiamo arrivando.

 

 

 




DOSSIER UKRAINA 4 / LA FINE DI UN MONDO

 

  La mole di notizie provenienti dal teatro bellico ucraino, è certamente tale da suscitare sconcerto, ansia, preoccupazione, paura: ma, una volta preso atto, fin dalle prime ore, che notizie, traduzioni, immagini e filmati erano ‘taroccati’ a esclusivo danno dei ‘cattivoni’, a essere fortemente alimentata è la sfiducia tanto nell’informazione (divenuta una capillare ‘disinformazione’: vera e propria ‘arma’)  che nella politica e nei comportamenti di quanti, a vario titolo, siano parte attiva in tale particolare contesto.

Impossibile, al riguardo, non notare in molti soggetti una assoluta carenza di quelle caratteristiche oggettive che dovrebbero consentire di ricoprire ruoli e cariche molto importanti: parole sguaiate, minacce, ingiurie, fioccano in modo talmente indecoroso da rimbalzare poco dignitosamente su tutto il popolo italiano.

          Mi permetto di dire che in molti non hanno ancora chiaro il senso, il significato pratico e la profondità  di talune decisioni assunte autonomamente (e c’è chi dice arbitrariamente) dall’esecutivo: ma è chiaro che mano a mano che si comprende quali possano essere le conseguenze pratiche di tali decisioni e dei danni che fin da subito arrecano soprattutto alla già stremata economia italiana, la gente prende le distanze.

Anche sostenendo che se c’è chi ha deciso un qualcosa di tanto grave in modo tanto affrettato, possa averlo fatto non interpretando l’autentico sentire dei cittadini: cittadini frastornati  proprio da una comunicazione unidirezionale, equivoca e troppo spesso falsata quando non del tutto falsa.

          Forte è in ogni caso il comune desiderio di PACE, pur se espresso talora in modo pittoresco quanto chiaramente ‘spintaneo’ ovvero ‘pre-organizzato’ e persino ‘ispirato’ da chi sappia ben gestire la mobilitazione delle masse: dalle proteste per il cambiamento climatico a quello per le questioni di genere, per un qualche diritto di una minoranza, per la fame, per la sete, ecc.ecc. 

Ma la pressione dell’opinione pubblica deve fare comprendere a chi governa, coinvolgendo attraverso il dibattito parlamentare tutta la popolazione in decisioni e azioni forti, che la vera PACE, non può essere la ‘mia’ o la ‘tua’: deve essere un comune intendimento, una comune decisione ricercata con tutte le forze, scaturita da una ritrovata, comune, volontà di deporre le armi e di ritrovare un equilibrio oggi smarrito; attorno a questo deve essere fervido il lavoro della Diplomazia (quella con la D maiuscola, non quella praticata da soggetti impreparati e ignoranti in materia, specie se sono dei parvenu senza titolo ed esperienza).

Sicuramente, la complessa situazione sviluppatasi e le conseguenze che ne potranno scaturire a tutti i livelli, potrebbero forse avvicinarci alla fine di parte dell’umanità, ma certamente segneranno la ‘fine di un mondo’.

Portandoci in prospettiva verso una nuova Yalta, che tenga conto dei mutati equilibri del mondo.

La follia è in agguato, certo: ma spesso il mantello del pacifismo copre comodamente chi è  incapace di altre e ben più importanti azioni concrete, specie a favore di un popolo: non volendosi né potendosi comunque escludere l’ipotesi del soddisfacimento di ego smisurati.

          Il cronista, cioè colui che offre al Lettore la ‘cronaca’ delle notizie, descrive queste seguendo lo scandire, lo scorrere di tempi ed eventi, Chronos, era anche la divinità che presiedeva allo scorrere del Tempo, offrendo spunti ma lasciando proprio al Lettore la sintesi e quindi il proprio libero convincimento.        

Niente ‘scorrettezze’, niente suggestioni, niente ‘pappa pronta’ da mandar giù senza pensare, ma solo la descrizione dei fatti con qualche commento di contorno.

Ecco, siamo a un punto dove, rispettando la cronaca e il susseguirsi degli eventi, per dovere di completezza occorrerebbe esprimere non solo dati, ma nomi e cognomi, fatti e misfatti di ciascun soggetto, di ciascuna parte interessata.

Sì, direte voi, vero é che, come recita un ormai antico adagio, ‘la politica è sporca’; ma se io per primo dovessi ‘suggerire’, ciò mi susciterebbe la sensazione di non essere più ‘cronista’ ma ‘commentatore’ forsanche propendendo per una tesi o per l’altra.

Motivo per cui, accesi i riflettori sui vari punti del palcoscenico ove pullulano le comparse e pochissimi sono i veri protagonisti (ma forse unica è la regìa… quantomeno dei puppets),   è utile che si sedimenti il tutto, per riflettere individualmente quanto profondamente.

Tutti dobbiamo riflettere: specialmente in Italia, seduti su un arsenale di bombe atomiche, sede di strutture militari USA e NATO di elevatissimo profilo, sensibilità e potenziale distruttivo.

Ed è bene sottolinearlo con forza: perché per noi l’aria di guerra è già in casa, piuttosto che non altrove, siamo già sulla brace, e noi Popolo Italiano forse neanche ce ne rendiamo conto, indotti come siamo a giocare alle ‘tifoserie’, ai nuovi ‘guelfi e ghibellini’ del XXI° secolo, senza guardare oltre la punta del naso, circuìti e manipolati da chi ci somministra fake, sollecitando la nostra condivisione e quindi complicità diretta o indiretta.

In sintesi: la solita storia del ‘pifferraio magico’ già sperimentata recentemente in fase pandemica.

Quando sento parlare di PACE, ne sono felice perché anch’io ambisco che questo traguardo venga raggiunto con immediatezza, magari insieme a quello del DISARMO TOTALE: ma non per questo mi bendo gli occhi o acconsento a farmeli bendare da qualche furbone che suona la grancassa per conto terzi e mi suggerisce cosa devo pensare.

Ai miei amici pacifisti dico: giusto, generoso ed encomiabile impulso, il vostro.

Ma il dato certo è che dall’Italia inviamo armi, non fiori. Che abbiamo impegnato uomini, mezzi di terra e aerei da caccia e ricognizione armata.

Che, soli in Europa e nel mondo, abbiamo dichiarato uno stato d’emergenza straordinario (dichiaratamente di natura bellica, pur se distiamo in linea d’aria 2390 km da tale confine) che neanche i Paesi strettamente confinanti con l’Ukraina hanno dichiarato (leggasi: Russia, Bielorussia, Romania, Moldavia, Ungheria, Slovacchia e Polonia).

Che contribuiamo attivamente alla circolazione di fake-news  solo a danno della Russia, nulla citando delle altrui porcherie.

Che abbiamo aderito a misure sanzionatorie avverso OGNI cittadino/attività russa: discriminando brutalmente e ingiustificatamente, persino perseguitando (uno studente russo che studi in Italia, perché dovrebbe essere costretto a lasciare gli studi?

Un artista russo, uno scrittore, un poeta, un idraulico o un falegname di nazionalità russa che si trovi in Italia, dovrebbe andarsene e cessare la propria attività qui, salvo il rinnegare pubblicamente il presidente che governa pro-tempore la propria nazione d’origine?): una misura che riconduce direttamente al più feroce nazismo quando assunse le misure di sequestro e poi confisca dei beni degli ebrei!

Che apertamente svolgiamo attività di sobillazione del popolo russo, istigandolo all’insurrezione, al colpo di stato, verso un leader che viene definito di volta in volta nei modi meno pregevoli.

Che agevoliamo, contravvenendo a ogni norma internazionale (ma non siamo i soli: siamo in buona, pessima, compagnia) il reclutamento di ‘volontari’ (più agevolmente, potremmo definirli ‘mercenari’?) che raggiungano le truppe ucraine e particolarmente i reparti palesatisi come nazisti in tale esercito, poco benemerita élite combattente: quella che si nasconde nelle case, mescolandosi ai civili e facendone scudi umani, o quella che spinge i giovani al suicidio non all’eroismo, sui tetti dei palazzi per gettare molotov al passaggio dei convogli russi, così sollecitandone la reazione russa.

Chi vuole il massacro dei civili? Zelensky che urla ‘morte a chi scappa’?

La soldataglia che minaccia chi tenta di opporsi?

Chi si è mescolato, facendosene scudo, alle donne e ai bambini facendo fallire l’apertura di ‘corridoi umanitari’? Chi ha tirato missili alla centrale atomica tentando di provocare danni e fuoriuscita di materiale radioattivo?

Al riguardo, i russi non avevano bisogno di arrivare sotto i fabbricati del complesso, per creare danni: se fosse stato questo il loro obiettivo, in sicurezza e da lontano avrebbero lanciato qualche salva di missili…

Quindi: non prendeteci in giro, non siamo stupidi. 

Chi sta alimentando e forsanche esasperando  la reazione a catena è proprio qui in Europa,  anche qui da noi in Italia, anche con queste sanzioni che non sia sa quanto legali possano essere: ci pensate se domattina la Russia – e, perché no?  anche i Paesi suoi alleati, espellesse come indesiderati tutti gli italiani, i francesi, gli inglesi, gli olandesi, i tedeschi, i belgi, e quant’altro, dal suo territorio? Sicuramente, da occidente si alzerebbe un OHHHHHH! di (finto e strumentale) stupore, come quello dipinto sul viso del pastorello davanti alla Sacra Grotta: alimentando gli insulti verso il ‘cattivone’ di turno, sempre più ‘cattivone’.

Atteggiamenti ingiuriosi peraltro espressi a gran voce in questi giorni da nani, ballerine e trapezisti del Gran Circo dell’Opportunismo, oltre che da politici in attività di governo: per primo il gerente del ministero degli esteri.

      Tutto giusto, tutto perfetto: gridiamo PACE a gran voce, accendiamo candele, suoniamo campane e quant’altro, facciamo manifestazioni: ma anche chi manifesta, e chi dirige tali eventi, dovrebbe protestare contro TUTTE le guerre e a favore di TUTTE le vittime, piuttosto che non solo di alcune che ‘fanno comodo’.

Eh si! Perché questi gran ‘distratti’ continuano a non menzionare né onorare gli oltre 15.000 ucraini (ripeto: ucraini) crudelmente uccisi negli ultimi 8 anni nel Dombass da altri ucraini.

O quelle centinaia crudelmente sterminate a Odessa col fuoco e con le armi: sempre ucraini, ma dalla parte sbagliata dei mitragliatori, poiché uccisi da altri ucraini, quelli che oggi si battono il petto parlando di diritti, di libertà e di democrazia, inneggiando a uno strano leader!

Urgono – da parte di tutti – atteggiamenti responsabili che depotenzino l’attuale situazione, non che gettino benzina sul fuoco.

Tutti dovremmo fare qualcosa, una qualche azione concreta che faccia capire quanto stanca possa essere la gente, schiacciata dal terrore mediatico, dalle false notizie, ma anche dal pericolo e dal bisogno: mentre facciamo ‘i generosi’ mandando denaro e armi, spalancandoci all’accoglienza (ma si sa già che insieme ai profughi ucraini si sono mescolati pakistani, indiani e altri, e forse anche degli estremisti/integralisti in fuga), sembriamo dimenticare i ca. 10.000.000 di Italiani in povertà, come pure  quelli che non hanno più lavoro, nonché quelli ‘costretti’ di fatto a non lavorare subendo il ricatto sanitario.

          In ogni caso, tranquilli: l’Italia ha già perso. Saremo economicamente il paese più distrutto: in primis dal salasso finanziario che certe posizioni assunte arrecherà; dal turismo russo che, per grande simpatia nei nostri confronti, non riprenderà mai più come prima (gli ‘orsi’ non dimenticano!); dall’interscambio commerciale, con tutti i nostri crediti, bloccato sine die ; dai costi energetici, destinati a salire in un’altalena fuori dal nostro controllo.

Pensate, il piccolo Stato di Cipro, aderendo malvolentieri alle sanzioni, ha dichiarato: l’80% del nostro PIL deriva dal turismo, l’80% del nostro turismo è costituito da cittadini russi in vacanza, che danno! 

Ma il discorso per l’Italia è ancor più particolare: non sono state assunte misure di tutela e salvaguardia del risparmio, non è stata presa alcuna misura per calmierare il brusco e per ora inarrestabile aumento dei prezzi dei generi alimentari, anche di prima necessità (aumenti tra il 30 e il 50% negli ultimi 6 mesi), la scuola è a pezzi (nonostante l’abnegazione di molti docenti: troppo pochi, però, per  incidere sullo sfascio in corso). 

          Continuerò a seguire le vicende con degli spunti, con dei flashes sintetici che Betapress potrà riprendere, così da aiutare chi legge ad avere un punto di riferimento certo, basato su dati altrettanto certi: preso atto, ancora una volta, che quelli proposti da TV e carta stampata sono quel che tutti sanno, ossia poco affidabili.

          Parlare, solo parlare, di quel che avviene, senza che chi per ciò deputato trovi il giusto senso, la giusta misura, la giusta via, non ha senso…

Ma la nostra mèta è e continua a essere solo la PACE, ricordando che ‘nulla è perduto con la pace, tutto può esserlo con la guerra’.

          Fino a che tutto non si ridimensionerà, dovremo vivere tutti alla giornata: non potendo programmare un futuro degno di essere vissuto, ma con  un arco di previsione solo di una manciata di ore.    

E questo, non é vivere: bensì sopravvivere alla quotidianità.

          E non credo che sia la nostra massima aspirazione: per noi stessi, per i nostri figli, per chi verrà.

 

Giuseppe Bellantonio




DOSSIER UKRAINA 3 / PUPPETS

 

La tragedia delle attività belliche tra Russia e Ukraina, lo spargimento di sangue dall’una e dall’altra parte, il dramma delle popolazioni comunque coinvolte, esigono interventi risolutori immediati: richiedono una convocazione permanente in sede ONU, una tregua garantita dalla contestuale interposizione di un cordone di caschi blu, l’apertura  a oltranza di un tavolo di trattative. Solo la diplomazia e le mediazioni possono imporre a ogni parte in causa di riflettere e ragionare senza esasperazioni, decidendo per il bene dei loro popoli: in termini di vite e in termini economici, partendo dalla certezza che nessuno è al sicuro rispetto ad altri.

Se si imbocca la strada del ‘volere la ragione a tutti i costi’, si imbocca la strada della strage, dell’olocausto dell’umanità sull’altare dell’atomo.

Parto da una considerazione spiccia: non esistono buoni e cattivi, perchè quando si impugnano le armi – anche per reazione a un torto, anche quando si è esasperati da angherie e soprusi – il torto ricade su tutte le parti non solo protagoniste, ma anche coinvolte a vario titolo in strane evoluzioni ma da considerare  belligeranti anch’esse.

Il sottile distinguo tra ‘rifornire di armi portandole e consegnandole nel territorio che intendo favorire ‘ e  ‘rifornire di armi portandole a poca distanza dal territorio che intendo favorire e aspettare che i destinatari le vengano a prendere’, può meritare lunghe e improduttive disquisizioni dialettiche e filosofiche ma nella pratica pone il soggetto che rifornisce di armi nella condizione di essere ‘partner ovvero alleato strategico’ di chi le armi le riceva e utilizzi.

Un po’ la stessa differenza che può passare tra un soggetto colpito da un proiettile sparatogli direttamente e la giustificazione tanto di chi ha fornito l’arma e il proiettile (non sono responsabile dell’utilizzo), come dello sparatore (ho sparato a casaccio, senza mirare e poi non c’era nessuno… il tizio correva e sfortunatamente si è scontrato col proiettile…  quanto sono dispiaciuto!).

Ma le guerre sono anche e soprattutto questo: falsità, ipocrisie, tradimenti.

Nutriamoci di informazioni certe, quindi: poiché mai come in questi ultimi tempi è stata l’informazione a essere ‘buona’ o ‘cattiva’, determinando le condizioni per un vero e proprio ‘ lavaggio del cervello’; ora sanitario, ora bellico, ora energetico, ora alimentare, sostenuto dai vari ‘santoni’ capaci di prevedere epidemie, crolli di borsa, carestie, guerre…

Provate a prendere una matita e unite i tanti puntini di cui potete disporre: vedrete che ne uscirà proprio un bel disegno! Esaminiamo alcuni dei ‘puntini’.

Fatto: una NATO inadempiente e palesemente ‘aggressiva’ nell’atteggiamento, più o meno spinta dagli USA ma comunque con la consapevolezza delle parti interessate, si è espansa tanto da arrivare ai confini della Russia, piazzando risorse militari strategiche.

Pare che in Polonia si stessero per piazzare armamenti nucleari: al che non deve né può sembrare strano che la Bielorussia – percependo una minaccia ai propri confini – chieda a gran voce (ma sembrano tutti improvvisamente sordi…) che tali apparati non vengano collocati, minacciando, in caso contrario, di chiedere alla Russia di essere essa stessa munita di testate nucleari. Ma questo dispiegamento di missili ai propri confini, nonostante che la Russia protesti da tempo, non ha visto nessuna mobilitazione di ‘pacifisti’, né alcuna concreta presa in considerazione da parte dei governi Europei membri della NATO.

Fatto: se è sostenibile che il processo di avvicinamento ucraino alla UE era già iniziato da tempo, è altrettanto vero che non si era affatto sostanzializzato.

Fatto: pur avendo i nuovi governanti ukraini post-2014 cambiato ad hoc la costituzione, prevedendo anche la possibile ed eventuale adesione alla NATO, l’Ukraina né aveva aderito, né era stata accettata, né aveva avviato le procedure di adesione.

Ma forse casualmente sul suo territorio da tempo convergevano armi, consiglieri, istruttori militari e risorse finanziarie.

Fatto: in territorio ukraino – nel Donbas ove insiste una numerosa minoranza russofona e che da sempre si riferisce alla ‘Madre Russia’ – dal 2014 è stata attuata da forze regolari ukraine unite a squadroni palesemente nazisti, una feroce e sanguinosa pulizia etnica, con almeno 15.000 morti.

Giustiziati e gettati in fosse comuni. Nonostante la documentata protesta Russa in sede internazionale e all’ONU, nulla si è mosso, nulla è stato fatto, nessuno ha condiviso.

Questi morti, questi ucraini a tutti gli effetti, non ‘facevano comodo’ ad alcuno, a occidente.

Fatto: la Germania ha deciso di stanziare 100 miliardi di Euro destinandoli di fatto a qualificare il proprio apparato militare: leggasi, al proprio pericoloso riarmo.

Non dimentichiamo quanto gli alleati, e Churchill per primo, temessero la pericolosa ciclicità del riarmo tedesco, sempre coincidente con mire espansionistiche e foriero di conseguenti conflitti.

Fatto: a tutta velocità, fermo restando che l’Ukraina non è nella NATO, l’Inghilterra garantisce loro sostegno militare e mezzi; il Belgio mitragliatrici e 3800 tonn. di carburante a uso militare; la Germania 1000 cannoni anticarro e 500 missili Stinger che (il gioco dei quattro cantoni…) non consegnerà direttamente ma farà pervenire tramite le Repubbliche Baltiche; l’Olanda armi e più 200 missili Stinger (terra-aria); per la NATO, Blinken ha complessivamente messo a disposizione più di 600 milioni di ‘aiuti militari’; la UE rifornirà anche di jet militari l’Ucraina, e – purtroppo – le parole dure di Ursula Von Der Leyen, prima, e di Borrell, poi, sono  di fatto interpretabili come una sorta di dichiarazione di guerra alla Russia; la Svezia 5000 armi anticarro; l’Italia più di 200 milioni di Euro di ‘aiuti’, altri sette aerei (in Romania) e 3400 militari da schierare in ambito NATO, saranno poi spediti in Ukraina materiali ‘non letali’ quali elmetti, giubbotti antiproiettile e rilevatori di ordigni. Già proprio l’Italia: economicamente e finanziariamente stremata, sul baratro del default, dove la gente muore per mancanza di cure, dove dieci milioni di persone sono in miseria o alle soglie di essa, dove le attività produttive si fermano o chiudono definitivamente, dove manca il lavoro e chi ce l’ha è obbligato a subire coercizioni per non perderlo, dove la Costituzione è discussa e interpretata ma non applicata , ecc.

Fatto: ci sono governi che non si oppongono, e persino sollecitano pubblicamente, la formazione di nuclei di ‘volontari’ (o mercenari?) che possano essere invogliati ad andare a combattere pro-ucraina. Tutti fatti che possono essere interpretati come un palese fiancheggiamento e quindi una discesa in campo di fatto, al di là di sofismi e giochi di parole.

Fatto: in Ukraina, il governo di Kiev – specie nel Donbass – ha operato a lungo con il battaglione Azov. Nazista nella forma e nella pessima sostanza. Persino nei campi di addestramento, dove confluivano persino bambini: addestrati all’uso delle armi, anche contro i loro coetanei.

Fatto: da occidente solo ingiurie e minacce, verso Putin e la Russia (prima, durante e dopo l’inizio delle ostilità) ma, salvo una passerella inutile e infruttuosa di personaggi, non vi è stato alcun concreto tentativo diplomatico, nonostante la disponibilità espressa da Mosca.

Sottovalutazione, errore o arroganza? Fatto sta che, la propaganda (giornali, politici, apparati di governo) di un gran numero di paesi attacca all’unisono la Russia e Putin in primis, con uno strano stravolgimento dei ruoli:  gli antimperialisti di ieri, si sono convertiti diventando ‘stranamente’ pacifisti, i pacifisti si trovano invece in uno scomodo ruolo stentando a prendere una forte posizione per contrastare le tante, troppe, bugie dette con solennità per accreditare la posizione di chi sembra spingerci con forza verso lo spaventoso baratro di una devastante guerra totale.

Fatto: l’Italia è da qualche tempo l’improprio terreno dove si svolgono sperimentazioni: sanitarie, sociali e ora politiche, imponendo nuovi modelli e soprattutto nuovi paradigmi,  declinando i quali tutto è ribaltato. Così come ci hanno martellato con ‘niente sarà più come prima’, anche in questo contesto recitano lo stesso mantra ‘niente sarà come prima’.

Personalmente, mi colpisce un sistema parlamentare dove fioccano applausi a scena aperta, che neanche alle prime teatrali è dato vedere. Sembra che il dubbio non sfiori alcuno; sembra che nessuno abbia davanti agli occhi scenari di orrore, devastazione,  sangue e miseria.

Quando non quello di un soffio caldo imprevisto e improvviso che tutto può incenerire in pochi attimi.

O ne sono consapevoli e applaudono in preda a una strana gioia interiore?

 

A me, purtroppo, ha portato alla mente la triste fase fascista in Italia, dove la folla plaudente a Piazza Venezia, ricca di claquers, sotto lo storico balcone, chiedeva a gran voce: guerra! Guerra! E gli stupidi, entusiasti, applaudivano: salvo poi, all’arrivo delle prime bombe, prendersela con il ‘cattivone’ di turno: ricordate i corsi e ricorsi storici, cari a Giambattista Vivo.

La storia si ripete, nella sua ciclicità gli eventi si ripetono: specie quelli più tragici.  I cittadini riusciranno a interrogarsi senza andare ogni volta dietro il pifferaio magico di turno?

Da notare la sottigliezza (o pura ipocrisia?) nell’indicare che si forniscono le armi a fini difensivi o che il materiale è ‘non letale’: sempre della serie, mettiamo dei fiori nei vostri cannoni…

Ergo, verso l’Ukraina partono vagonate di fiori: che non sia sa che strade potranno poi prendere, forsanche quelle del terrorismo internazionale. Cosa già accaduta in altri contesti.

Circa l’Art. 11 della Costituzione Italiana, sottolineiamo che vi é espresso a chiarissime lettere che l’Italia ‘ripudia la guerra’. Così come la ripudiava anche nel 1999, quando il governo D’Alema (con Mattarella ministro della Difesa) inviò i nostri aerei a bombardare Belgrado: martoriata per 60 giorni dall’alto. In barba alla Costituzione Italiana, al Diritto Internazionale, alle norme dell’ONU: ma forse vi fu un equivoco, e anche allora erano fiori.

Missioni di soccorso, di pace, umanitarie, di aiuto alimentare, sono cosa ben diversa dai rifornimenti di armi e la mobilitazione di uomini e mezzi con la dichiarazione di uno stato emergenziale.

Il giorno in cui le armi iniziarono a tuonare, mi chiesi: ma che strano comportamento, da ovest… che ci sia sotto qualcosa, che ci sia un qualche progetto segreto che Putin ha forse smascherato, anticipandolo? Il quesito è rimasto nell’aria, senza risposta.

Ma stamani, qualcuno che inizia a riflettere ad alta voce, ha espresso due considerazioni: 1) che  l’alleanza si possa essere malignamente trasformata, divenendo rete di complicità, e forse di quelle stesse che hanno imposto e gestito ‘pandemia e dintorni’; 2) che la canéa scatenata contro il ‘cattivo’ di turno, colpevole di ogni spregevolezza, assomiglia e molto al modus agendi posto in essere contro Gheddafi e contro Saddam, defenestrati e uccisi per poi sostituirli (e neanche quello…) con qualche altra marionetta.

Mi permetto di invitare tutti a recuperare, e quindi leggere con attenzione, la recente intervista con il Prof. Antonio Martino – persona colta, preparata e onesta, profondo conoscitore di politica estera – leggetene e non finirete di stupirvi.

Così come vale proprio la pena di leggere l’articolo a firma della scrittrice, giornalista ed ex-deputata Barbara Spinelli, pubblicato su «Il Fatto Quotidiano», dal titolo «Una guerra nata dalle troppe bugie». Analisi oggettiva e precisa, senza fare sconti ad alcuno, che i ‘pacifisti di oggi’ hanno definito a vanvera «filo-russa». Nell’articolo, che di certo non risparmia neanche Putin, senza timori reverenziali ‘…il dito… puntato contro gli Stati Uniti e l’Unione Europea che non è riuscita a prevenire l’aggressione russa in Ucraina, anche se Vladimir Putin aveva già mostrato tutti i sintomi di un’insofferenza evidentemente sottovalutata…’.

Ecco, fatevi liberamente le vostre idee senza cedere alle altrui suggestioni, in ciò rifacendovi proprio a Giordano Bruno, testimone e simbolo del libero pensiero  “Verrà un giorno che l’uomo si sveglierà dall’oblio e finalmente comprenderà chi è veramente e a chi ha ceduto le redini della sua esistenza, a una mente fallace, menzognera, che lo rende e lo tiene schiavo”.

 

Giuseppe Bellantonio

 

 

 

 

 

 




Domanda: cosa è democrazia?

Ci viene un dubbio, ma viviamo in una democrazia?

La democrazia è quella forma di governo dove la sovranità è esercitata, direttamente o indirettamente, dal popolo, generalmente identificato come l’insieme dei cittadini che ricorrono in generale a strumenti di consultazione popolare; la sovranità può anche essere esercitata incrociando i due sistemi. Il popolo che esercita questa sovranità ha diritti politici, perché appunto è “demos”.

Quindi direttamente od indirettamente Noi dovremmo esercitare il diritto di decidere non solo chi ci governa, ma anche come.

Fino a qui sembrerebbe tutto giusto, ma iniziamo a vedere alcune piccole incongruenze: per esempio quanto è democratico un sistema che non ricorre al voto dei cittadini per scegliere i suoi leader?

quanto è democratico un sistema che costruisce gabbie obbligatorie perché il cittadino possa esercitare il suo ruolo di servitore del popolo?

quanto è democratico un sistema che non garantisce la libera partecipazione dei cittadini alla scelta politica?

Ma soprattutto, quando può ritenersi democratico un paese i cui cittadini sono talmente schifati dalla propria classe politica da non andare a votare?

Ed ancora: ma quanto può essere democratico un sistema che davanti ad uno sconsiderato aumento dei costi tranquillizza i suoi cittadini dicendo che rateizzerà le bollette maggiorate o che pubblicamente si compiace dei maggiori incassi dell’iva sui carburanti?

Questa non è democrazia, ma evidentemente non ce ne accorgiamo e pensiamo di essere a posto così, tanto non si riesce a farci niente …

In pratica non viviamo in un paese democratico ma partitico, dove la volontà non è quella dei cittadini, ma dei partiti.

L’art. 49 della Costituzione Italiana dice che “tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.

Partito, Cittadino, ci si chiede ma non è la stessa cosa?

Ovviamente no, certo che no, i partiti non inseguono il bene del popolo, ma per loro definizione stessa seguono il loro.

Ed il loro bene non rappresenta il popolo e nemmeno frange di esso, ma ormai rappresenta un potere maggiore dei partiti stessi, fuori dai confini nazionali, un potere che è detenuto da un’oligarchia intoccabile e sovranazionale.

Andate indietro a memoria, quanti primi ministri negli ultimi dieci anni sono stati eletti dal popolo?

E soprattutto quante volte abbiamo sentito dire che la persona scelta era gradita ai mercati finanziari?

Ma senza andare troppo indietro, chi abbiamo trovato o meglio, hanno trovato, i nostri politici da mettere come presidente della repubblica?

Questo ha una sola spiegazione ovvero i partiti non sono più in grado di esprimere le professionalità necessarie per guidare il paese, non hanno più la credibilità necessaria per esistere nel panorama internazionale, non sono in grado di interpretare il senso del paese.

E questo è anche sostenuto dai vari sondaggi che ci dicono che gli italiani mettono all’ultimo posto i partiti quali istituzioni credibili.

Ma allora oggi, che tutto sta andando verso una crisi inflazionistica senza precedenti che provocherà una deflagrazione spaventosa sul potere di acquisto delle famiglie, come faremo s mantenere unito il paese se chi lo dovrebbe fare non ha più ne la credibilità necessaria ma nemmeno lo standing necessario?

Come fare se oggi nessuna generazione ha a cuore il valore patrio della comunità? se nessuno sente di dover vivere da italiano?

Ma soprattutto come fare se non abbiamo dato ai giovani la possibilità di credere in un sistema di valori chiamato patria, ma li abbiamo riempiti di qualunquismo e furbetteria, che alla fine faranno un danno impensabile ad oggi.

Siamo ancora in tempo per far capire a tutto il popolo italiano che oggi contano i valori, conta il modo di essere nazione che forse dovremmo ri-scoprire dal nostro passato.

Visto tutto quello che sta succedendo quanti di voi oggi hanno pensato che probabilmente dovremo rimetterci in casa galline e conigli??

Io credo che probabilmente oggi dovremmo rimetterci in casa quel senso di Italia  che ci ha sempre fatto ammirare da tutto il mondo.

 




Dossier Ukraina II: FYEO

DOSSIER UKRAINA 2

La citazione di Shakespeare appare molto evocativa e appropriata in questo particolare    momento storico: da oltre due anni siamo alle prese con situazioni, intorno alle quali si muovono le ombre fosche di soggetti perfido che muovono e stringono alleanze dai contenuti crudeli e inumani.

Una tela di ragno incessante, equivoca, asfissiante e alfine mortale.

Così come crudele e inumano, persino criminale e belluino,  è lasciar morire la gente senza offrire cure appropriate, o indurla al suicidio privandola del lavoro o riducendola in miseria o sottraendo loro la casa e persino i figli. Ancor più mostruosa e spietata è la guerra: tanto per chi la concepisce, per chi la istiga, che per chi la attua fosse anche al fine di difendersi ovvero prevenire un attacco.

In ogni caso, a subirla ed a subirne le conseguenze sono sempre degli Esseri Umani: civili o militari che siano, torto o ragione che possano avere i loro governanti.

Ritengo opportuno puntare un riflettore su ciò cui abbiamo assistito in questi ultimi giorni: un via vai di rappresentanti di governo che, seriosi, rilasciavano dichiarazioni di tutti i tipi.

Ma per chi sa leggere sui visi e negli sguardi, nei movimenti, è stato agevole percepire tanto la preoccupazione quanto la menzogna, il migliore interesse quanto il disinteresse originato da una certa routine, che si palesa quando già si è capito che al momento non c’è molto da fare per evitare una qualche catastrofe.

Ma, nell’accavallarsi frenetico delle informazioni, quella che ha fatto spicco è la materiale impreparazione e incompetenza che caratterizza determinati  soggetti: tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale non trascorse molto tempo, e ci fu il tempo e il modo di preparare una classe politica capace, poggiata su un substrato sociale abbastanza colto e preparato.

Oggi ci troviamo alle prese con soggetti che trasudano ignoranza (nel senso letterale del termine, ovviamente) e la cui incompetenza attrae gli strali di critiche anche caustiche e sarcastiche.

Soggetti dai quali non c’é alcunché di buona da attendersi, salvo l’alimentare un incessante, vuoto, blaterare.

Cosa sta accadendo? La Russia continua a sottolineare i motivi della sua azione, mentre il resistente governo ukraino si sforza di mantenere il punto, strillando forte ‘all’orso, all’orso’ e sollecitando l’aiuto di compari e complici: veri o presunti che siano.

Limitiamoci quindi ai fatti, non senza aver sottolineato con forza come purtroppo il mainstream, l’informazione pilotata e aprioristicamente schierata, faccia di tutto per far passare notizieoni e immagini non corrette, spesso false.

E questo fa sorgere dubbi, molti dubbi, perché ormai la gente – dopo la martellante campagna di terrore e disinformazione sanitaria – ha aperto gli occhi, e attinge informazioni dove e come può: scoprendo ad esempio che le immagini di  una fortissima esplosione notturna con chissà quante vittime civili non è avvenuta sul teatro di guerra in Ukraina, bensì a Gaza nel 2021; o che il mezzo cingolato che ha deliberatamente colpito una vettura in transito non era russo, bensì ukraino e con ai comandi un militare piuttosto ubriaco; o che la popolazione della città di Marinpol è in ostaggio di forze ukraine riferibili al battaglione nazista ‘Azov’, che con l’uso delle armi stanno impedendo ai civili di mettersi in salvo.

Le reazioni dell’Europa, e purtroppo anche il linguaggio adoperato, sono di chi ‘é già‘ in contrapposizione miliare con Mosca, facendo sorgere il forte dubbio che non si stia affrontando una situazione determinatasi improvvisamente, ma che vi possa essere il substrato di una pianificazione pregressa.

Militari e mezzi con armamento pesante schierati lungo tutti i confini orientali dell’Europa, armi e denaro spediti (ma sarebbe più corretto dire: si continua a inviarne) in gran quantità verso l’Ukraina per ‘resistere’, o perché ‘non cada’: perché se cadesse, i bei progetti di molte belle teste naufragherebbero.

Ci troviamo quindi di fronte a una ‘invasione’ russa, a una missione di peace-keeping o un’azione di liberazione?

Dalle dichiarazioni dei responsabili di Mosca, dalle immagini filtrate, sembrerebbe essere stata decisamente intrapresa un’azione di vero e proprio ‘risanamento’, una sorta di giustificata ‘bonifica’ manu militari.

Dalle notizie in rete, con un po’ di pazienza, si ricava che in almeno 25 laboratori esterni gli USA ‘sperimentano’ armi biologiche: in Medio Oriente come del Sud Est Asiatico, in Africa e – udite udite – anche in Georgia e Ukraina!

Quindi, noi poveri mortali scopriamo oggi apertis verbis che la NATO non ha solo progredito la sua illecita espansione verso Est, in barba a ogni intesa o protocollo con Mosca, così superando la linea dell’Elba, non solo ha piazzato un muro di missili ai confini (150 km. da San Pietroburgo e ca. 350 da Mosca) riducendo drasticamente i tempi di reazione russi a fronte di un possibile first-strike USA/NATO, ma ha anche ridotto e di molto il tempo di volo di un missile che possa colpire la Cina.

Ma noi comuni cittadini scopriamo anche che gli USA hanno direttamente piazzato nella sola Ukraina anche una dozzina di ‘centri di ricerca’ per armi biologiche: una ulteriore minaccia che evidentemente per i russi si era ormai fatta preoccupante e intollerabile.

Già il mondo è tuttora alle prese con le sequele di un coronavirus forse ingegnerizzato e forse fin troppo studiato nella diabolica fucina di Wuhan, motivo per cui la Russia non vuole assolutamente correre il rischio che da uno di questa dozzina di centri (altrettanto diabolici) a ridosso dei suoi confini un qualche inopportuno venticello possa trasportare sostanze altamente pericolose verso il suo territorio, contro l’incolumità stessa del popolo russo.

E non solo di quello.

Questo marasma ha certamente un’origine, anzi più di una: ha almeno cinque elementi che si sono sovrapposti nel tempo e incancreniti, circa i quali è mancata la buona volontà della soluzione non dico ‘bonaria’ quanto ‘diplomatica’: l’unica percorribile, quando non si vuole perseguire la via luttuosa e sanguinosa della vendetta.

La Russia ha mobilitato da tempo, documenti alla mano, le Cancellerie Occidentali e la stessa ONU, per le continue stragi verificatesi nel complesso del Donbass per mano di truppe (o elementi ìparalleli’, comunque con l’avallo di Kiev) che hanno portano in poco più di sette anni alla morte di almeno 15.000 inermi civili, uccisi o in rapide incursioni o in massa e poi seppelliti in fosse comuni.

Dati reali: anzi, calcolando la gente che mano a mano è mancata all’appello di familiari e amici, si ritiene che il numero dei ‘giustiziati e sepolti senza lasciare tracce’ potrebbe essere prossimo alle 20.000 unità. Contesto nel quale pare abbiano avuto un ruolo determinante quelle formazioni militari ucraine dichiaratamente e inequivocabilmente naziste, che oggi i russi intendono eliminare materialmente.

Uno strano incrociarsi di corsi e ricorsi storici: non dobbiamo infatti dimenticare che nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, l’Ukraina ‘simpatizzava’ molto con la dittatura nazista di Hitler.

        Lo sterminio per mano ucraina nel Donbass, è un oltraggio all’umanità intera: una pulizia etnica dai numeri tragici, spaventosi, crudeli e disumani!

Così com’è disumana, catastrofica e incivile ogni guerra: questo, che sia chiaro, è il mio pensiero.

Quindi, c’è da riflettere: che la Russia non solo sia stata insofferente, ma che abbia subodorato qualcosa di più grande a proprio danno?

E da parte di chi? Oppure: questa situazione di belligeranza è stata creata per occultare responsabilità e colpe a occidente? E quali? E di chi?

Un altro elemento preoccupante si è aggiunto in queste ultime ore: Putin, sentito il Consiglio di Difesa, ha ordinato l’allerta alle forze di deterrenza nucleare russe, in considerazione che le costanti minacce dell’Occidente (alias USA+NATO) verso la Russia per la sua missione in Ukraina potrebbe portare all’utilizzo di testate nucleari da parte dell’Occidente stesso.

Forse a ovest non è ben chiaro quanto la Russia possa essersi stufata del gioco a rimpiattino e quanto possa essere determinata soprattutto a reagire. Probabilmente, i satelliti-spia russi potrebbero aver colto movimenti tali da essere interpretati come fortemente minacciosi, o potenzialmente tali.

Un altro fatto certo è che l’Europa si è armata e si continua ad armare per rafforzare (da quale minaccia certa?) i confini orientali: il tutto condito da costanti dichiarazioni bellicose e da perentori ultimatum ai dirigenti moscoviti.

Ora è la volta delle ‘sanzioni’: la cui prima vittima sarà proprio l’Europa, già malconcia – per l’Italia. il termine rappresenta un eufemismo: queste si ritorceranno in modo devastante sulle macerie di un’economia già traumatizzata e violentata dall’azione di incompetenti e presuntuosi di vario livello -, e che tutto calcolano salvo quanto possa già essere stato calcolato dalla Russia e da tutto lo scacchiere che vi ruota attorno, Cina e India in testa.

Altre due cose colpiscono l’osservatore dell’atteggiamento occidentale: la perdurante astiosità e acrimonia nell’attaccare con ogni mezzo di informazione Putin e  Russia, vantando questo o quel motivo; il mantenere vivo il punto che l’iniziativa militare russa è non solo ingiustificata, ma ‘pericolosa per il mondo’ poiché potrebbe condurre alla ‘terza guerra mondiale’ (ma, a parere di chi scrive, forse la quarta o la quinta: preso atto nelle innumerevoli belligeranze ‘allargate’ pro-questo o pro-quello che hanno insanguinato il mondo: non ignoriamo i fatti accaduti in Libia o in Iraq, dove ancora cercano – ma solo per residua curiosità storica – gli enormi quantitativi di ‘armi chimiche’ stoccate da Saddam).

Elemento di forte curiosità e allarme, è quello che rileva le dichiarazioni di uno degli uomini più ricchi di questa martoriata Terra, che pare spronare Israele ad attaccare la Siria. Poiché nulla avviene per ‘caso’, ditemi voi se non è meglio capire da che parte sta il vero pericolo: così da poter calzare meglio un adeguato copricapo uscendo da casa, tentando di evitare quell’ennesima tegola che colpisce di solito solo noi poveri mortali.

 

Giuseppe Bellantonio