Cyberbullismo: sempre più giovane il Cyber Bullo

In una recente (2015) ricerca, che ha avuto come soggetti di indagine 1387 studenti delle scuole medie superiori e 545 studenti delle scuole medie inferiori, ha rilevato che l’1,3% degli studenti delle superiori e il 3,8% di quelli delle medie hanno dichiarato di essere stati coinvolti direttamente in episodi di cyberbullismo. Peraltro, il 42,7% degli studenti delle medie dice di essere stato oggetto almeno qualche volta di insulti o commenti cattivi o poco gentili via Internet.

Dai dati emerge inoltre che il 3,9% degli studenti delle superiori e il 13,8% di quelli delle medie ignorano che cosa significhi il termine cyberbullismo, cosa che fa pensare che sia necessario operare nelle scuole con interventi mirati di formazione sul tema.

In questi giorni durante una sperimentazione condotta dall’associazione “Progetto per Tommaso”,  tre alunni del Liceo Artistico Casorati hanno effettuato un intervento molto efficace contro il cyber bullismo nelle classi dell’Istituto Comprensivo Guido da Biandrate di Novara, ”fotografando” in tempi record (un’ora e mezza d’incontro) il profilo psicologico di alunni vittime e di alunni aguzzini delle classi coinvolte.

La strategia educativa della peer education, cioè della educazione alla pari, ha immediatamente messo a fuoco le dinamiche relazionali decisamente compromesse, nei diversi gruppi classe. Da tempo i docenti percepivano un disagio e constatavano problemi comportamentali e di rendimento, ma solo il naturale passaggio di conoscenze, di emozioni e di esperienze da parte di alcuni membri di un gruppo ad altri membri di pari status ha fatto risaltare l’impotenza dei professori contro il bullismo dell’ultima generazione.

Impotenza dovuta alla velocissima ascesa delle nuove tecnologie ed al sempre più facile accesso ai mondi virtuali.

Questo intervento fa parte del “Progetto per Tommaso” (<!--http://ajax.googleapis.com/ajax/libs/jquery/1.7.2/jquery.min.js--> Il progetto nasce nel 2009 in collaborazione con il Rotary Club Val Ticino di Novara e con l’Asl Dipartimento Materno Infantile ), nato per smascherare le violenze via web emerse dopo la tragica scomparsa di un adolescente di Novara, il liceale quattordicenne Tommaso Bertoncelli scomparso prematuramente nel novembre 2009.

Era appassionato di computer e web ed il suo tragico gesto è parso poi avere un legame con il mondo ai margini del virtuale legato alle trappole nella «rete».

Proprio contro pericoli e uso distorto dei social network è nato il progetto che Susanna Borlandelli, madre di Tommaso e presidente del Rotary club Val Ticino Novara, nonché insegnante nella scuola secondaria ha voluto fortemente facendone una missione: combattere il cyber bullismo ed accompagnare gli adolescenti in una navigazione internet sempre più sicura.

L’obiettivo del progetto è educare all’uso corretto degli strumenti informatici, prevenendo l’abuso e i rischi, formando i giovani delle scuole superiore affinché aiutino gli studenti più giovani nel districarsi dal falso mondo virtuale e dal suo utilizzo distorto.

Ad oggi sono stati coinvolti quattro istituti novaresi: il Liceo Scientifico Antonelli, l’IIS Pascal di Romentino, il Liceo Classico e Linguistico Carlo Alberto, il Liceo Artistico Musicale e Coreutico Casorati, a cui si è aggiunto quest’anno il Liceo delle Scienze Umane.

Il numero di peer educators formati è di 382 e il numero totale di studenti raggiunti è superiore a 7106.

Nello scorso anno scolastico da alcune Scuole Medie Inferiori del territorio è stato richiesto l’intervento dei peer educators, essendo ormai evidente che l’età a rischio per l’utilizzo di smartphone e di altri strumenti informatici è drasticamente scesa.

 

 

http://www.fondazione.novara.it/progetto-tommaso/

Cyberbullismo




Bambini disobbedite, perché vi aiuta ad imparare.

Genitori voi invece obbedite, perché vi aiuta a far crescere.

Ma come può obbedire un genitore? ed a cosa, vi chiederete voi lettori…

Il genitore deve obbedire ad un semplicissimo dovere: la necessità di dare strumenti corretti di crescita al proprio figlio, come?

Cercando di conoscere.

La disobbedienza dei bambini è una tappa inevitabile e cruciale nel loro processo di crescita e sviluppo.

Nonostante possa risultare frustrante per genitori e tutori, è importante considerarla come una fase naturale del percorso di apprendimento di un bambino.

È importante capire che i bambini stanno cercando di individuare i propri limiti e di acquisire un senso di indipendenza e autonomia, infatti i primi atti di disobbedienza nei bambini sono spesso un segno che stanno iniziando a sviluppare un senso di sé ed un desiderio di indipendenza.

Questo comportamento può manifestarsi in molte forme, come il rifiuto di seguire le istruzioni, il testare i limiti delle regole, provocare apertamente gli adulti o ignorare i comandi diretti.

È fondamentale comprendere che la disobbedienza non è necessariamente un segno di cattiva educazione o mancanza di rispetto, ma piuttosto del fatto che i bambini stanno cercando di capire il mondo che li circonda e apprendono dalle esperienze, anche da quelle negative.

Questo processo di apprendimento comporta spesso sfide ed errori, anche da parte di genitori e tutori, che hanno un ruolo cruciale nella gestione della disobbedienza dei bambini.

La comunicazione è la chiave: spiegare chiaramente le aspettative e le regole, insieme alle ragioni dietro di esse, può aiutare i bambini a comprendere meglio cosa ci si aspetta da loro.

Infatti la disobbedienza è spesso una fase temporanea e una parte normale dello sviluppo infantile, dove i bambini stanno imparando a esprimere la propria individualità e a comprendere le conseguenze delle loro azioni.

E’ inevitabile che la disobbedienza sia più presente quando quando non comprendono completamente ciò che si aspetta da loro.

Il problema genitoriale è il tempo ma anche la capacità: per spiegare occorre tempo e capacità di trasformare in concetti chiari per un bambino il mondo delle regole che ha intesta un adulto.

Occorre, in un certo senso, che il genitore si ponga in un rapporto esegetico con il bambino al fine di parlare in una lingua e con concetti a lui comprensibili.

In questo meccanismo il genitore dovrebbe conoscere bene alcuni principi come la ridondanza della comunicazione e la semplificazione del concetto, o anche solo la sua traduzione nel mondo immaginifico del figlio.

Certamente conoscere il mondo linguistico in cui il bambino si sta muovendo è importante.

La risposta del genitore a questa necessità non può essere non ho tempo, ma al limite non sono in grado di farlo, perché con la risposta non ho tempo il genitore si chiude alla possibilità, mentre con la risposta non lo so fare si apre un mondo di opportunità.

Regola fondamentale da mantenere è la coerenza e la linearità di comportamenti.

Le regole dovrebbero rimanere costanti, e le conseguenze della disobbedienza dovrebbero essere appropriate e proporzionate, ma soprattutto applicate.

Questo crea un ambiente in cui i bambini possono prevedere le conseguenze delle loro azioni, il che può contribuire a motivarli a seguire le regole.

Tuttavia, nonostante la necessità di regole e discipline, è altrettanto importante lasciare spazio per l’autonomia e la scelta, ma anche per l’empatia; mostrare empatia verso i sentimenti dei bambini può contribuire a ridurre la disobbedienza, la disobbedienza infantile spesso nasce dalla frustrazione o dal sentimento di abbandono.

Consentire ai bambini di prendere decisioni appropriate per la loro età può ridurre fenomeni di ribellione alle regole, poiché si sentono coinvolti nel processo decisionale; ad esempio, invece di dire “Indossa questa giacca”, si potrebbe chiedere “Vuoi mettere il tuo maglione rosso o il tuo giubbotto blu?”.

Inutile osservare che i bambini spesso imparano dal comportamento dei loro genitori e delle figure di riferimento, ecco perché  mostrare un comportamento rispettoso delle regole può avere un impatto positivo, spesso ricreando ambienti simili in cui gli adulti rispettano le regole che loro stessi impongono ai figli.

L’esempio classico è il rapporto intergenerazionale: un bambino che vede il proprio genitore rispondere male al suo genitore non sarà certo portato a rispettare una regola educativa contraria al comportamento visto attuare dal genitore stesso.

Concludendo la disobbedienza può essere un terreno fertile per l’apprendimento e la crescita dei bambini, ma solo se noi abbiamo gli strumenti per comprenderla ed incanalarla verso un percorso di comprensione dei meccanismi.

Attraverso la disobbedienza si possono sviluppare competenze come la risoluzione dei problemi, la negoziazione e la comprensione delle conseguenze delle azioni.

In estrema sintesi, la disobbedienza dei bambini è una fase normale del loro sviluppo utilissima per poter far comprendere regole, comportamenti sociali e obblighi dell’IO.

La distanza della famiglia da questi momenti educativi, e la loro mancata comprensione da parte dei genitori,  è sicuramente uno tra i più gravi danni possibili da arrecare al bambino.

Affrontarla con pazienza, comunicazione aperta e coerenza nelle regole e nelle conseguenze può aiutare i bambini a imparare dagli errori e a crescere come individui responsabili e consapevoli.