La scuola che verrà

La scuola che verrà!? … io speriamo che me la cavo.

Il problema più grande della scuola di oggi è la discrepanza tra risorse impiegate nella formazione degli allievi e risultati ottenuti in termini di cultura ed educazione.
Fine di ogni scuola e di ogni anno è prima di tutto assicurarsi il numero di iscrizioni per incrementare i posti in organico o almeno per mantenerlo, quasi a ringraziare le famiglie per la scelta fatta.
Con quali conseguenze?
Studenti che non si impegnano e non aprono libri, indulgenza da parte dei docenti che sopportano assenze, ritardi, negligenze, atteggiamenti scorretti etc. e alla fine dell’ anno promozione in massa.
Le lacune con il tempo diventano voragini che non si colmano in tredici anni di studio, dalla primaria al diploma, per finire all’università.
Oggi molti “dottori” non riescono ad elaborare un testo anche semplice, non si esprimono correttamente e hanno una cultura generale piuttosto scadente.
Se non si prendono provvedimenti seri ed efficaci, se non si abbandonano tanti progetti e progettini, la situazione peggiorerà ulteriormente e a nulla varranno le nuove tecnologie e la transizione digitale oggi tanto decantata.

Pio Mirra – DS IISS Pavoncelli Cerignola (FG)




La strana alleanza

Quella “strana alleanza” tra Chiesa

e giudici in favore della immigrazione

 

“Qui di seguito un articolo de “Il Credente”, pseudonimo di un operatore ecclesiale che ha chiesto l’anonimato, sul tema della immigrazione incontrollata. Ci sono considerazioni morali accanto a quelle giuridiche e politiche, mentre gli italiani assistono stupefatti e indignati al tentativo di imporre una agenda “progressista” al Paese che invece in maggioranza esprime una visione conservatrice.”

Cosa hanno in comune i giudici del tribunale di Roma, sezione immigrazione, e il Papa? Niente se guardiamo ai livelli istituzionali da essi rappresentati, lo Stato da una parte e la Chiesa dall’altra. Molto, anzi moltissimo, se riflettiamo sulle loro recenti prese di posizione sul tema immigrazione e “respingimenti”.

Come è noto, nei giorni scorsi i giudici del tribunale della capitale hanno decretato che i 12 migranti trasferiti nei centri per il rimpatrio allestiti dal nostro governo in Albania, grazie all’accordo con il primo ministro socialista Rama, andassero immediatamente fatti ritornare in Italia, interrompendo prima ancora che partisse la procedura di verifica per il loro respingimento. La motivazione addotta per tale sentenza è stata che i paesi di provenienza del gruppetto di immigrati irregolari (Egitto e Bangladesh) non erano a loro avviso da considerare “sicuri” e quindi gli immigrati andassero “protetti” da rischi di discriminazioni nel caso vi fossero rispediti con procedura d’urgenza.

Neanche a farlo apposta, nello stesso momento in cui i giudici prendevano questa clamorosa decisione, che di fatto demoliva il provvedimento del governo Meloni per accelerare i respingimenti, anche Papa Francesco si è pronunciato pubblicamente, come fa spesso da dieci anni a questa parte sul tema, affermando che gli immigrati vanno sempre accolti e integrati. Questo intervento, così singolarmente tempestivo e in linea con la decisione dei magistrati, non ha suscitato sorpresa perché ormai è nota la posizione del pontefice. Però a questo punto qualche domanda è lecito porsela.

Siccome non possiamo neanche lontanamente pensare che tra i giudici romani e Papa Francesco ci sia stato un “accordo” per attaccare simultaneamente il governo italiano, proviamo a considerare quali possano essere i presupposti di entrambi i pronunciamenti, giuridico il primo e religioso il secondo.

Il dato di fatto che emerge è che, con l’alleanza tra la sinistra politica, la componente di sinistra della magistratura e i vertici della Chiesa cattolica, se si affermasse questa apertura indiscriminata agli arrivi di migranti irregolari, il nostro caro “stivale” si trasformerebbe in via definitiva nel vero e unico “campo profughi d’Europa” o, più precisamente, del Mediterraneo. Gli altri paesi costieri, Spagna, Francia, Grecia, Malta, in qualche modo si tutelano e “respingono”, mentre noi saremmo gli unici a non potere fare niente se non accogliere.

 

Vogliono imporre il “buonismo” di sinistra

Chiediamoci allora perché da noi, a dispetto della volontà popolare che è molto prudente davanti all’immigrazione di massa, la sinistra fa di tutto per far prevalere la propria visione “buonista”, legata alla concezione “progressista” secondo cui i migranti sono i nuovi “sfruttati” del mondo da salvare, accogliere e integrare a tutti i costi, anche contro la volontà popolare, offrendo loro immediatamente e senza limite alcuno i benefici della nostra società democratica, che non sono piovuti dal cielo ma sono costati agli italiani guerre, lotte, sacrifici a volte sanguinosi e immani.

Allo stesso modo ci possiamo interrogare sulla insistenza del Papa nell’auspicare che tutti i migranti che si affacciano alle nostre coste siano immediatamente da accogliere a braccia aperte, riservando loro un trattamento di riguardo quasi fossero dei novelli “angeli” piovuti dal cielo per farci ravvedere dei nostri peccati di ricchi occidentali senza cuore. Si potrebbe dire che, essendo lui il capo della Chiesa, non possa che dire così. Ma basterebbe leggere con attenzione il Vangelo per scoprire che un conto è la bontà di cuore, un altro è “aprire le porte” a chiunque arrivi, senza filtri, senza verificare che tipo di persone siano, cosa possano avere in animo nei nostri confronti e in che cosa credano. Quest’ultimo aspetto è importante, perché spesso e volentieri la gran parte dei clandestini non sono cristiani ma musulmani, e quindi niente affatto disposti a cambiare religione abbracciando quella che li accoglie così generosamente

Nell’uno e nell’altro caso, giudici e Chiesa, la sensazione che si ricava da tale insistenza pro-migranti è che si voglia imporre una “agenda progressista” in politica, mentre i cittadini italiani votano per i partiti conservatori che propongono una gestione responsabile degli arrivi. Chi vota a destra tra i credenti in Italia avverte la sensazione sgradevole che da parte del Papa è come se si volesse a tutti i costi inculcare nei fedeli una sorta di modello del “Buon Samaritano” di massa.

Una differenza tra le due posizioni c’è: mentre i giudici entrano in conflitto con la politica della destra e impongono a suon di sentenze la bocciatura di quanto il potere legislativo ed esecutivo hanno appena varato, il “potere” del Papa nell’invocare l’accoglienza senza limiti è di natura morale e fa appello al “peccato” che si commetterebbe se si rifiutasse di aprire le porte del nostro Paese a chi arriva sui barconi dopo aver pagato 5-10 mila euro ai trafficanti.

 

Una azione “a tenaglia”

Siamo così di fronte a un’azione che potremmo definire “a tenaglia”: da un lato ci schiaccia la magistratura, demolendo leggi e provvedimenti assunti nella pienezza delle funzioni costituzionali dal legislatore e dal legittimo detentore del potere esecutivo. Dall’altro lato della tenaglia, la massima autorità morale della Chiesa incute il terrore della dannazione eterna per chi “non accoglie e non integra”, senza però tenere presente che anche la nostra generosità di cuore deve fare i conti con i limiti personali, familiari, sociali, culturali oltre che economici che ci sono e che ogni essere umano deve tenere presente nel fare una buona azione. Lo stesso “Buon Samaritano” del Vangelo non ha invocato l’intervento dello Stato ma ha pagato di tasca propria le cure del malcapitato che ha soccorso, impegnandosi a versare altri soldi al suo ritorno qualora quelli lasciati non fossero stati sufficienti.

La sensazione che abbiamo è che sui due versanti – giuridico e morale – si voglia forzare un rapido cambiamento nello stato delle cose, “costringendo” contro voglia l’intera comunità italiana a farsi “accogliente” anche se non sussistono le condizioni concrete per accogliere: cioè non abbiamo case per tutti coloro che arrivano, non abbiamo posti di lavoro adeguati per il loro mantenimento, non abbiamo bilanci pubblici così ricchi da consentirci di assistere i migranti. Insomma con queste logiche di accoglienza illimitata si rischia di andare a creare una società pervasa da masse di diseredati ingestibili, senza lavoro, senza le proprie famiglie, mogli e figli lasciati nei propri paesi di origine e quindi con i rischi concreti di avere una maggioranza di maschi potenzialmente disoccupati, esposti alla criminalità, violenti e anche spesso pronti

 

 

allo stupro per soddisfare i propri desideri sessuali, come le cronache italiane mostrano da anni.

Una immigrazione incontrollata di tale genere metterebbe a rischio la tenuta sociale della nazione, come mostra ad esempio la Francia che per decenni ha lasciato le “porte aperte” e oggi si ritrova con delle banlieu, quartieri periferici delle grandi città o anche piccoli centri colonizzati dai migranti, pressoché ingovernabili e dove regna la “sharia” e la polizia non osa entrare per imporre l’ordine.

Lasciamo ai giuristi di considerare se sia giusto, oppure sia una chiara prevaricazione e un abuso del loro compito, che pochi magistrati interrompano processi decisi dal governo, nel caso specifico “abolendo i confini” e lanciando un invito ad Africa e Asia: venite da noi in Italia tanto da qui nessuno potrà mai respingervi e rimpatriarvi! Se qualche governo lo tentasse, ci pensiamo noi giudici a fermarlo!

Chiediamoci invece, senza volere insegnare al Papa a fare il Papa: è giusto che un cristiano, cattolico, nello specifico nostro, si debba sentire in colpa se vota per partiti i quali vogliono governare i processi migratori? A nostro parere, no: non è giusto per il semplice motivo che anche la carità che un singolo può fare, con vera bontà di cuore, deve essere commisurata alla reale possibilità di ottenere effetti buoni e non piuttosto a creare condizioni di caos sociale e di pericolo, qualora il numero dei migranti accolti diventi enorme, soverchiante e quindi metta a rischio l’incolumità delle persone, come sta avvenendo nelle grandi città italiane, Milano e Roma in particolare, ma un po’ tutte in genere nelle zone delle stazioni, sui mezzi pubblici, nei quartieri periferici.

Un’ultima nota: un imprenditore italiano intervistato nei giorni scorsi alla radio ha affermato che in Africa ridono – si, avete letto bene – “ridono” di noi italiani perché tra i popoli europei siamo quelli che non reagiscono agli arrivi di massa, che siamo come instupiditi dalla cantilena dell’ “accoglienza”, che assicuriamo a tutti le cure sanitarie, l’impunità in caso di reati commessi sul suolo italiano perché abbiamo poche carceri, strapiene e che quindi venire in Italia è come vincere alla lotteria. Una volta che arrivi, non ti manda via nessuno! Ecco, direi che non è dignitoso farci deridere dall’Africa come un popolo di “stupidotti”. Altri paesi si fanno più rispettare di noi, hanno più dignità e magari qualche volta fanno il “muso duro”!

Il Credente