I MusicAbili a Napoli

Sabato 5 ottobre presso il Teatro La Perla di Napoli, Fuorigrotta, si esibiranno I MusicAbili di Brema un gruppo si musicisti, danzatori e attori.

Lo spettacolo è il frutto del lavoro inclusivo svolto dai maestri Mario Villani, Roberto Pulcini e Mafalda Suppa con i ragazzi dell’Associazione di Promozione Sociale i MusicAbili che promuove progetti culturali  e ludici che coinvolgono ragazzi con sindrome di down.

Musicabili

Lo spettacolo sarà presentato dal giornalista Marco Angiletti.

La regia è del m°  Mario Villani.

I musicabili sono:
Giorgio D’Agostino, Vittoria Di Silvestre, Davide Fasoli, Jasmine Hoxha, Roberta Iacone, Vincenzo Iannaccone,Camilla Lucantoni, Gioele Petrella, Maria Rinaldi, Maria Costanza Trabalza, il cantastorie è Marco Monachese.




ANCORA UNA VOLTA!…

Avvilente, intollerabile, l’ennesimo dramma delle popolazioni sommerse da acque che l’incuria, l’incompetenza, la mediocrità, l’incapacità dell’uomo, hanno reso irrefrenabili.
L’anomala ripetitività, impone che i responsabili vengano immediatamente rimossi, sostituiti e chiamati a giustificarsi.
In questa emergenza, lo stato deve avocare a sé ogni potere: immediatamente. Inviare uomini preparati e competenti del Genio Civile, geologi, mezzi, mobilitare massicciamente anche i generosi uomini dell’Esercito e della Protezione Civile Nazionale. Ricostruire definitivamente.
Chi dovesse protestare – e tra questi potremmo trovare anche chi poco o nulla ha fatto – -si collocherà dalla parte di chi abbia determinato o concorso a determinare il drammatico sfacelo!




NON PRENDIAMOCI IN GIRO, PER FAVORE!

Parole come “invasione limitata”, “obiettivo chirurgicamente colpito”, “attenzione nel non colpire i civili”, “rifornire di armi e tecnologie, assistenza e quant’altro a un paese in guerra perché possa difendersi o attaccare per difendersi”, “operazioni in linea con il diritto di difesa”, “operazioni mirate e limitate”… per me stridono con il concetto stesso di “guerra” e di tutto ciò che l’utilizzo del termine implica.
Tentativi di segno opposto, tra quanti si battono il petto e quanti dicono seriosi di lavorare (ma senza esito…) per la Pace, includendo quanti fingono le ciglia umide quando si fa loro notare le decine e decine di migliaia di morti immolati sull’altare dell’ipocrisia, mi appaiono come tentativi sempre più discutibili e non-credibili di fare apparire come buona cioccolata ciò che cioccolata non è.

La PACE è l’unica soluzione. Cessate il fuoco, tavolo e azioni diplomatiche, soluzioni congrue e destinate a durare, contingenti ONU di interposizione per almeno 5 anni, cessazione nella fornitura di armi a ogni belligerante, PACE definitiva.
Che scoppi la PACE !!!




Sopravvivere agli abusi

Incontro

Si terrà a Pachino (SR) il 5 ottobre 2024 l’incontro Sopravvissuti agli abusi: riconoscere, curare, tutelare

L’incontro è organizzato dall’associazione METER che dal 1989 – grazie alla spinta di Don Fortunato di Noto e alla forza e impegno di tutti quelli che lo hanno seguito – si impegna nella lotta e prevenzione di ogni forma di violenza, sfruttamento e indifferenza nei confronti dei minori.

 

locandina evento 4 ottobre
locandina evento 4 ottobre

Intervista

In vista dell’incontro abbiamo intervistato Don di Noto

Da oltre trent’anni Meter si occupa di difendere i minori, oggi a che punto del percorso siete arrivati?

È un percorso e in quanto tale siamo in continuo divenire.

Per intraprendere una strada, un viaggio devi prima attrezzarti, munirti di un bagaglio che possa sostenerti. Meter sceglie di mettere dentro costanza, competenza, sapere, esperienza e sensibilità a sostegno dei minori e dei sopravvissuti al trauma dell’abuso.

Non c’è un punto d’arrivo che possiamo riconoscere nel nostro percorso, ma nuove partenze, rinascite.

Voi che con il vostro lavoro riuscite ad avere il polso di questa situazione, potete dice che i casi di abuso sono aumentati  o diminuiti?

Dai dati pubblicati dal nostro report 2023, il Centro Ascolto ha accolto 220 richieste di tutela dei minori: 67 casi sono inerenti ai rischi online (27 casi di sicurezza online, 20 adescamento online, 17 pedopornografia, 2 dipendenza da internet, 1 cyberbullismo con il coinvolgimento di 11 minori); 52 casi sono inerenti abusi su minori (26 abusi sessuali, 18 abusi sessuali nel passato, 3 abusi psicologici, 2 violenze assistite e 2 abusi minore-minore, 1 maltrattamento). 36 casi di disturbo del neurosviluppo, 19 disturbo d’ansia, 6 depressione, 5 disturbo psicotico, 3 disturbo alimentare, 1 disturbo dell’attaccamento, 1 dipendenza da sostanza, 1 disturbo postraumatico da stress. 20 casi di relazioni familiari disfunzionali, 7 difficoltà emotive relazionali, 2 casi di lutto.

I dati, in aumento rispetto agli anni precedenti, parlano di troppe persone e contano, molto. Riescono a costruire una realtà e sono profondamente capaci di proiettare esteriormente ciò che a volte le parole non riescono a comunicare, il dramma dell’abuso e del disagio.

Quello della pedofilia è un argomento di cui si discute in modo adeguato e sufficiente?

Si parla di pedofilia, il quadro sociologico, psicologico, giuridico ed informatico risulta teoricamente chiaro. Ma è un tema, purtroppo, in continua espansione ed evoluzione dunque dev’essere trattato chiaramente con competenza ed esperienza tecnica.

È complicato rendere comprensibile l’abuso, e in particolarel’abuso sessuale sui neonati. È devastante far percepire come l’abuso pedofilico sia l’annientamento del presente e del futuro dei minori. Non ci sono organici studi per evidenziare il fenomeno criminale della pedofilia e della pedopornografia, appunto della pedo-criminalità.

I corsi di formazione sul tema consentono di sensibilizzare e ampliare la conoscenza sul fenomeno al fine di acquisire gli indicatori di abuso e di conseguenza prevenirne l’insorgenza.

Se le persone sono maturate nel riconoscimento della pedofilia (p.e. accettare che ci sono casi in famiglia o tra conoscenti e non negarlo) come viene affrontata oggi questa realtà?

Vi è una maggiore consapevolezza e una maggiore capacità di riconoscere e di accettare quanto succede nei contesti familiari ed extrafamiliari.

Chi subisce l’abuso denuncia ancora con fatica, per timore che la società non sia poi in grado di ascoltare e accogliere, ma piuttosto causare allontanamento ed isolamento.

Per noi tutti, per la società è doveroso rispettare il “passo coraggioso” dei sopravvissuti all’abuso ovvero “rendere dicibile l’indicibile”, anche se avvenuto nel passato.

 

Nella vostra esperienza, esiste redenzione per un pedofilo?

Ci sono storie di abuso e di resurrezione, storie di “abusatori che rubano innocenza” e di desiderio di conversione, di riscatto, di riconciliazione, di pacificazione.

Dall’esperienza di Meter, alcuni abusatori desiderano essere aiutati a ricomprendere la loro vita, passando dall’abuso perpetrato alla riparazione e alla riconciliazione con la vittima, con sé stessi e con la comunità civile ed ecclesiale.

Un cammino lungo, complesso e non di facile soluzione.

Ammettere la propria colpevolezza è il primo segno della conversione nella consapevolezza del dolore e della sofferenza dei sopravvissuti.

Nella vostra esperienza, esiste recupero per l’abusato?

Non è più possibile pensare che l’abuso non causi ferite e danni gravissimi e permanenti. Chi viene ‘ucciso’ dall’abuso deve trovare la forza della vita, della risurrezione.

A favorire tale recupero è l’ascolto che implica in effetti la capacità di identificarsi in modo rispettoso, con formazione e soprattutto con dono ‘empatico’.

L’abusato è un sopravvissuto o, meglio, definito da Massini, sopravvivente ovvero che combattono ogni giorno contro le ‘innumerevole battaglie’ appunto per sopravvivere.

La battaglia per la sopravvivenza è una costante presente nella vita, necessaria per il recupero, per ‘ri-vivere’ pur con le ferite interiori ed esteriori, pur con le cicatrici che si vedono e che ci richiamano a quel dire: non accada mai più!

Cosa è cambiato in questi 30’anni di lavoro?

Una maggiore consapevolezza, una maggiore informazione, maggiore collaborazione anche da parte delle Istituzioni per il contrasto della pedo-criminalità.

Ma purtroppo ancora un fenomeno inarrestabile.

Dobbiamo percorrere tanta strada insieme e Meter è in cammino, già da tanto tempo.

Grazie don Fortunato, per le sue risposte ma, soprattutto per il lavoro dell’associazione METER e di tutti i suoi componenti.

 

Rubare l’infanzia, Azione vergognosa. Sempre più preoccupanti i numeri della Pedofilia in Italia.




“A noi toccò l’Africa” Una storia di ieri che può insegnare al domani

 

 

Si è svolta domenica 29 settembre, presso la sede UNAR a Roma, un incontro voluto dal Presidente della Fondazione Area Cultura, Dr.ssa Angelica Loredana Anton, con la Dr.ssa Pina Carbone Vollaro, autrice del libro “A Noi toccò l’Africa”, storia di una vita felice.

La scrittrice, laureata in lingue, letterature e istituzione dell’Europa Occidentale (sezione Germanica Inglese) all’Istituto Orientale di Napoli e sposata nell’ottobre del 1962 con il Dott. Giovanni Carbone, ha trascorso 30 anni in Africa, dal 1962 al 1992 seguendo il marito nei suoi spostamenti.

Il Dott. Giovanni Carbone è stato infatti uno dei “Garcons” di Enrico Mattei che dopo aver fondato l’ENI, Ente Nazionale Idrocarburi nel 1953, inviò in tutto il mondo per reperire materie prime.

A lui toccarono: Ghana, Madagascar, Cameroun, Togo, Tanzania e Kenya, sei paesi di un enorme continente che ha al suo interno ben 54 Stati e due miliardi e mezzo di abitanti.

Luoghi dove la scrittrice ha vissuto, pur di seguire il marito, inviato dalla Società AGIP, fiore all’occhiello dell’ENI.

Un interessante incontro in una delle sale della prestigiosa sede dell’UNAR, Unione Associazioni Regionali, dove il pubblico, ha potuto ascoltare la lettura di alcune delle belle lettere che il Dott. Carbone ha inviato alla Sua Amata, fidanzata prima, sposa dopo, ed ascoltare la storia di un tempo.

Lettere tratte dal libro “A noi toccò l’Africa” dedicato ad i nipoti, Paolo, Riccardo e Luca, dalla nonna che è l’anello di congiunzione tra due generazioni.

Libro che racconta la storia, certamente felice che fa sognare, frutto di una vita agiata, ma fortemente voluta e dove furono fatte scelte coraggiose perseguite con grande spirito di sacrificio, dedizione e rispetto reciproco.

Interessanti, romantici, appassionati scorci di vita dove ancora valori, tradizioni e cultura, si integrano con luoghi e tempi di ieri, proiettandosi nel futuro.

Un futuro che ha permesso all’Italia di diventare una tra le potenze più industrializzate e ricche del mondo, ma che poi…

E’ nel racconto che l’Autrice fa al suo pubblico, in quella sala, che si evince quanto sia vivo l’amore per il marito, scomparso da qualche anno, ma ancora vivo nel suo intimo ricordo.

Scelte di vita, magari audaci, che hanno condizionato positivamente lo svolgersi di questa meravigliosa storia.

Il coraggio di abbandonare quel posto di lavoro, vicino casa, per andare in un posto lontano seguendo la speranza e la visione di chi guardava avanti, Enrico Mattei, nell’interesse del suo paese, della sua gente e non del proprio piccolo orticello.

Il coraggio di seguire il proprio uomo in paesi allora assai lontani e difficili da raggiungere, dove la vita non era certamente facile e le comodità assai carenti.

Un contrasto di situazioni tra ricchezza e povertà dove le persone hanno il giusto valore, pur nella loro dimensione e diversità.

Un libro che oggi sarebbe difficile scrivere, dal momento che molti dei valori, quasi tutti per la verità, sembrano essere perduti, in nome della globalizzazione, dell’inclusione, dell’omologazione dove si vorrebbe dimostrare che uno è uguale ad uno.

Un libro che non esprime ideologia, non divide, non crea differenze, pur essendoci inevitabilmente delle differenze, ma esalta amore e rispetto.

Rispetto tra Uomo e Donna, genitori e figli, datore di lavoro ed impiegati, tra bianchi e neri, tra popoli diversi culturalmente e socialmente.

Un libro che ripropone il senso della famiglia, del rapporto tra genitori e figli, dell’unione della famiglia, del significato della famiglia intesa anche come primaria forma di società.

Un libro che torna a dare dignità alla coppia, uomo donna, come nella più semplice delle espressioni naturali.

Non la prevaricazione degli individui, uomo donna che siano.

Elementi tutti, che oggi sembrano essere messi in discussione e che hanno creato e creano devastanti situazioni di disagio interiore e che sempre più spesso danno origine ad i terribili omicidi, che qualcuno ha voluto chiamare “femminicidi”.

Omicidi dove non serve inasprire le pene, utilizzate spesso come inutile deterrente, ma cercarne le cause, magari riflettendo grazie anche agli spunti che questo libro stimola e suggerisce.

 

Il nuovo millennio sembra essere lontano dal precedente dove spesso si leggevano storie di grande umanità, di vita reale e sensibilità elevata.

Stridono con le storie di allora, le notizie, sempre più frequenti, che i quotidiani di oggi scrivono: Mantova, donna uccisa da diciassettenne: “Volevo sapere che si prova ad uccidere”.

Casano Maderno- Monza, imprenditore aggredito da sedicenne: “lui o un altro era uguale”.

Parma, ragazza di 22 anni accusata di aver ucciso i suoi due figli neonati ed aver occultato i cadaveri nel giardino di una villetta a Vignale.

Notizie che palesano un disagio forte della società, dei giovani, di quei giovani che ieri sognavano, e che invece oggi…

Non è la ricchezza, non sono i soldi, che mancano a chi commette questi crimini.

Mancano quei sogni, quella voglia di realizzarsi, di ottenere, di crescere, di valorizzare se stessi e gli altri.

Una cultura diversa, che ha perduto principi e valori.

Principi e valori che ritroviamo riprodotti sapientemente nel libro, in un mix di narrazione, pubblicazione di lettere e bigliettini, foto di momenti sereni ma significativi di quella vita, certamente felice, ma non casuale, di chi con amore e dedizione ci ha voluto rendere partecipi.

Un libro che ai giovani di oggi, come un tempo quelli che furono i “fotoromanzi”, che inducevano a fantasticare o anche i “Promessi Sposi”, giusto per coinvolgere le amenità con scritture impegnate, potrebbero farli tornare a sognare… restituendo loro un sano futuro

 




Anfield vs. Bologna

ANFIELD ATTENDE BOLOGNA: IL CUORE ROSSOBLU’ SOTTO LE LUCI DELLA CHAMPIONS

Il Bologna si prepara ad affrontare una delle sfide più importanti della sua storia recente: la seconda giornata di Champions League contro il Liverpool, in uno dei templi del calcio mondiale, Anfield. 

I rossoblù arrivano a questo appuntamento consapevoli della difficoltà del compito che li attende, ma anche carichi di una determinazione che li ha portati a compiere un cammino straordinario.

Non possiamo nasconderci, il Liverpool è una delle squadre più forti al mondo, con una rosa piena di giocatori di grande livello. 

A difendere la porta ci sarà Alisson, uno dei migliori portieri del mondo, capace di offrire sempre prestazioni di altissimo livello. 

Davanti, il pericolo numero uno sarà Salah, l’egiziano non è solo un implacabile finalizzatore, ma anche un creatore di gioco, abile nello sfruttare ogni spazio per mettere in difficoltà le difese avversarie.

Dal canto suo, Vincenzo Italiano sa di dover preparare la partita nei minimi dettagli. 

La squadra dovrà mantenere sempre alta la concentrazione, e sarà cruciale mettere in campo i migliori uomini disponibili per affrontare una squadra così abituata ai palcoscenici europei.

Nonostante il Liverpool parta chiaramente favorito, come ci insegna il calcio, le sorprese non mancano mai, Italiano sa che dovrà sfruttare ogni opportunità che il match gli offrirà. 

Per i tifosi del Bologna, questa partita rappresenta qualcosa di più di una semplice gara di Champions League, è un evento carico di emozioni e significati. 

Anfield è un luogo che ogni appassionato di calcio sogna di visitare, e vedere la propria squadra combattere su quel prato verde è già un traguardo incredibile. 

E’ passato molto tempo da quando il Bologna affrontava sfide europee, e oggi si ritrova a giocare contro uno dei club più prestigiosi del mondo. 

Indipendentemente dal risultato, sarà una serata che resterà nella memoria di tutti i tifosi rossoblù, sia di quelli presenti sugli spalti di Anfield, sia di quelli che vivranno l’emozione davanti alla TV. Comunque vada, sarà un momento indimenticabile per la storia del Bologna.