La Chiesa ed i suoi Conflitti.

Cosa ci insegna lo scontro tra mons. Viganò

e il Papa “globalista”?

 

Il caso dell’accusa di “scisma” e del processo canonico avviato nei giorni scorsi in Vaticano contro l’arcivescovo mons. Carlo Maria Viganò è emblematico del momento grave che sta attraversando la Chiesa cattolica. “Il Dicastero per la Dottrina della Fede mi ha comunicato, con una semplice email – informa lo stesso accusato in un testo reso pubblico su un blog – l’avvio di un processo penale extragiudiziale nei miei confronti, con l’accusa di essere incorso nel delitto di scisma e contestandomi di aver negato la legittimità di «Papa Francesco», di aver rotto la comunione «con Lui» e di aver rifiutato il Concilio Vaticano II. Mi si convoca al Palazzo del Sant’Uffizio …, in persona o rappresentato da un Avvocato. Presumo che anche la condanna sia già pronta, visto il processo extragiudiziale”.

Sappiamo che da quando è stato eletto Papa, Francesco ha subito attirato l’attenzione stupita e perplessa dei fedeli più legati alla tradizione cattolica per le sue posizioni e i suoi pronunciamenti – diciamo così – “eterodossi”.

Mons. Viganò, alto funzionario ecclesiastico, già Segretario generale della Città del Vaticano e Nunzio apostolico a Washington, è stato quasi sin da subito critico delle posizioni del Papa, specie per le coperture che lo stesso pontefice aveva dato a figure apicali (cardinali e vescovi) coinvolte in casi di abusi sessuali o pratiche immorali note alla pubblica opinione. E allora, per capire cosa c’è davvero in gioco con questo processo vediamo i punti che mons. Viganò reputa di valore centrale per le sue accuse al Papa.

“Occorre che l’Episcopato, il Clero e il popolo di Dio si interroghino seriamente se sia coerente con la professione della Fede Cattolica assistere passivamente alla sistematica distruzione della Chiesa da parte dei suoi vertici – scrive l’arcivescovo nella sua memoria difensiva – esattamente come altri eversori stanno distruggendo la società civile.

Il globalismo chiede la sostituzione etnica: Bergoglio promuove l’immigrazione incontrollata e chiede l’integrazione delle culture e delle religioni. Il globalismo sostiene l’ideologia LGBTQ+: Bergoglio autorizza la benedizione delle coppie omosessuali e impone ai fedeli l’accettazione dell’omosessualismo, mentre copre gli scandali dei suoi protetti e li promuove ai più alti posti di responsabilità. Il globalismo impone l’agenda green: Bergoglio rende culto all’idolo della Pachamama, scrive deliranti encicliche sull’ambiente, sostiene l’Agenda 2030 e attacca chi mette in discussione la teoria sul riscaldamento globale di origine antropica”.

Accanto a queste accuse che riguardano aspetti pastorali e spirituali del pontificato di Bergoglio, mons. Viganò aggiunge rilievi di carattere politico e culturale: “(Bergoglio, ndr) Esorbita dal proprio ruolo in questioni di stretta pertinenza della scienza, ma sempre e solo in una direzione, che è quella diametralmente opposta a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. Ha imposto l’uso dei sieri genici sperimentali, che hanno provocato danni gravissimi, decessi e sterilità, definendoli «un atto d’amore», in cambio dei finanziamenti delle industrie farmaceutiche e delle fondazioni filantropiche.

La sua totale consentaneità con la religione di Davos è scandalosa. Ovunque i governi al servizio del Word Economic Forum hanno introdotto o esteso l’aborto, promosso il vizio, legittimato le unioni omosessuali o la transizione di genere, incentivato l’eutanasia e tollerato la persecuzione dei Cattolici, non una parola è stata spesa in difesa della Fede o della Morale minacciate, a sostegno delle battaglie civili di tanti Cattolici abbandonati dal Vaticano e dai Vescovi”.

A questo punto l’attacco al Papa da parte di mons. Viganò si fa serrato: “Non una parola per i Cattolici perseguitati in Cina, complice la Santa Sede che considera i miliardi di Pechino più importanti della vita e della libertà di migliaia di Cinesi fedeli alla Chiesa Romana. Nessuno scisma, nella “chiesa sinodale” presieduta da Bergoglio, si ravvisa né da parte dell’Episcopato Tedesco, né dei Vescovi di nomina governativa consacrati in Cina senza il mandato di Roma.

Perché la loro azione è coerente con la distruzione della Chiesa, e quindi va dissimulata, minimizzata, tollerata e infine incoraggiata. In questi undici anni di “pontificato” la Chiesa Cattolica è stata umiliata e screditata soprattutto a causa degli scandali e della corruzione dei vertici della Gerarchia, totalmente ignorati mentre il più spietato autoritarismo vaticano infieriva su Sacerdoti e Religiosi fedeli, su piccole comunità di Monache tradizionali, comunità legate alla Messa in latino”.

Appare chiaro che con prese di posizioni così dure sarà difficile che il processo canonico che si è aperto il 20 giugno in Vaticano, assente mons. Viganò, conduca a un esito di conciliazione.

Del resto, lo stesso accusato aggiunge: “La Chiesa Cattolica è stata occupata lentamente ma inesorabilmente e a Bergoglio è stato dato l’incarico di farla diventare un’agenzia filantropica, la “chiesa dell’umanità, dell’inclusione, dell’ambiente” al servizio del Nuovo Ordine Mondiale. Ma questa non è la Chiesa Cattolica: è la sua contraffazione.

Ci possiamo legittimamente interrogare quale possa essere, a questo punto, l’esito di questo scontro che non è semplicemente disciplinare o canonico, ma più profondamente intra-cattolico, tra chi è legato alla fede di sempre basata sul rispetto delle Scritture e sul Magistero bimillenario della Chiesa che non ha mai rinnegato se stesso; e invece tra chi, dall’altra parte, sostiene la linea del “rinnovamento” profondo, che prevede nei fatti il ridimensionamento del senso morale delle azioni umane, la scomparsa o quasi dei peccati personali (specie quelli sessuali, declassati a piccole ‘fragilità’ soggettive) e l’evidenziazione soltanto delle colpe sociali, quali rifiuto dei migranti, preclusioni sui gay, lo sfruttamento dei lavoratori ecc.

Si tratta – come è facile capire – di posizioni pressoché inconciliabili e quindi non ci resta che attendere l’esito del processo, considerando anche che mons. Viganò ha più volte espresso il timore che “qualcuno” lo possa volere morto per far tacere una voce critica aperta e franca.

In piccolo, il conflitto vaticano tra il Papa e Viganò richiama il confronto tra sinistra e destra in Italia e in Europa: i primi (diciamo “progressisti” per intenderci) vogliono più immigrati, libertà sessuale, matrimoni gay, politiche green, abbattimento delle frontiere, eutanasia, aborto al nono mese ecc. I secondi invece difendono i confini e la civiltà dei singoli paesi, auspicando una immigrazione controllata, la salvaguardia della famiglia naturale, la difesa della vita sempre. Chi vincerà in Vaticano e nella società europea?

Il Credente




Caro lettore la critica è attività giornalistica.

Rispondo ad un nostro caro lettore che mi segnala che a volte la critica a questo paese è immotivata.

Mi dica Lei caro lettore se questo paese è scevro da possibilità di critica, che in realtà non andrebbe diretta a questo paese, ma a chi lo governa.

Mi trovo a scrivere queste righe con un misto di amarezza e amore profondo per la nostra amata Italia, una terra che, nonostante tutto, continuo a sentire nel cuore come una parte fondamentale della mia stessa essenza.

È impossibile non notare il degrado morale e politico che ha pervaso la nostra nazione negli ultimi decenni.

La corruzione dilagante, la perdita dei valori tradizionali, l’indebolimento delle istituzioni e la crescente disuguaglianza sociale sono tutte piaghe che minano la grandezza di questo paese che, un tempo, era faro di civiltà e cultura per il mondo intero.

La gloriosa storia della nostra patria sembra essere dimenticata, sepolta sotto un cumulo di decadenza e superficialità.

Non posso nascondere il mio disprezzo per ciò che l’Italia è diventata.

Mi rattrista vedere come il nostro spirito nazionale sia stato eroso da una globalizzazione sfrenata e da un relativismo morale che tutto abbraccia e nulla valorizza.

Siamo diventati una nazione che sembra aver perso il senso di sé, incapace di riconoscere la propria identità e i propri meriti.

Eppure, nonostante tutto, amo profondamente questo paese.

Amo l’Italia non solo per la sua storia gloriosa, ma per ciò che essa rappresenta nella sua essenza più pura.

Le nostre nobili tradizioni, la nostra cultura millenaria, la nostra arte sublime, la nostra lingua melodiosa, sono tutte testimonianze di una grandezza che non può essere cancellata da nessuna crisi contemporanea.

Amo l’Italia dei grandi pensatori, dei poeti, dei musicisti, degli artisti che hanno plasmato il volto della cultura mondiale.

Amo l’Italia dei patrioti, di coloro che hanno combattuto e sacrificato la propria vita per un ideale di libertà e unità.

Amo l’Italia delle persone comuni, dei contadini, degli artigiani, dei lavoratori che, con il loro impegno quotidiano, hanno costruito e continuano a costruire le fondamenta della nostra società.

Critico l’Italia dei maneggioni, dei raccomandati, dei politici incapaci, delle istituzioni insulse ed inutili.

Credo fermamente che, nonostante le difficoltà attuali, l’Italia abbia in sé la capacità di risollevarsi.

Le nostre radici sono profonde e solide; la nostra cultura è un patrimonio che nessuna crisi può davvero distruggere.

Dobbiamo riscoprire i valori che ci hanno resi grandi, rispolverare l’orgoglio di essere italiani e lavorare insieme per costruire un futuro che sia all’altezza del nostro glorioso passato.

Il mio amore per l’Italia è una fiamma che non si spegnerà mai, alimentata dalla speranza che un giorno, non lontano, potremo vedere una rinascita della nostra grande nazione.

Fino a quel momento, continuerò a lottare, a criticare, a sperare e ad amare questo paese con tutto me stesso.

E le aggiungo, amato lettore, che la critica, quando diviene strumento per il miglioramento, è sicuramente Attività giornalistica con la A maiuscola.

 

se ha due lire da splendere compri pure il mio ultimo libro potrebbe essere un aiuto a capire come mai siamo giunti qui.

 

 

 

Il vero partito deve essere l’Italia

 




“Una famiglia di stelle”

“Ballando, cantando e sfilando con le stelle”

In “Suor Soubrette”, la mia autobiografia, racconto di come sia riuscita, nonostante e grazie agli impedimenti di varia natura, a realizzarmi nelle mie sacrosante aspirazioni.

Ad alcune di queste ho dovuto rinunciare perché meno “urgenti”, ma non per questo meno importanti. E comunque, finché c’è vita, c’è speranza. 

Il mio messaggio ai ragazzi di ogni età è “Fregatene e risplendi!”: un incoraggiamento ad affrontare e vincere le sfide che la vita ci offre – sotto forma di pareri non richiesti, per quanto autorevoli, tutt’altro che costruttivi – sul non sempre facile sentiero dell’auto realizzazione. 

“Campioni si nasce o si diventa? O tutte e due?”

 In che misura l’ambiente familiare è determinante, affinché un figlio possa realizzarsi pienamente nelle proprie aspirazioni? Esiste un’isola felice, una famiglia ideale, naturalmente imperfetta, dove si respiri un clima di rispetto reciproco e i figli vengano educati all’amore per l’Arte e la Bellezza? 

Per rispondere a questa e ad altre domande ho raggiunto Pinuccia Matta e Raffaello Lucchese, titolari di una prestigiosa realtà dell’antiquariato luxury giunta ormai alla quarta generazione e soprattutto genitori di due splendidi virgulti di diciotto e tredici anni rispettivamente: Simone ed Eleonora. 

 “Un vivaio di stelle”

Al loro arrivo sul pianeta, i due fratellini hanno trovato ad accoglierli il clima ideale per poter fiorire in accordo con la loro natura. Mamma e papà, infatti, li hanno sempre lasciati liberi di seguire le loro inclinazioni e, si sa, un fiume scorre sempre in direzione della propria foce. Così, giorno dopo giorno, i due ragazzi lavorano in vista della realizzazione dei loro sogni, desideri e aspirazioni. 

La famiglia Matta Lucchese, a quanto pare, ha adottato un approccio educativo dal quale prendere ispirazione, come genitori, per educare i propri figli alla consapevolezza del loro intrinseco valore. Raggiungo quindi la mamma e i ragazzi per un’intervista che ha per tema il “come” incoraggiare giovani visionari a fregarsene delle nubi grigie – leggi: critiche non costruttive, profezie non felici, opinioni non richieste all’insegna di un’incredula prudenza –  e a risplendere come stelle, costi quello che costi.

“Intervista a mamma Pinuccia”

J: “Pinuccia, come siete riusciti a riconoscere i doni e i talenti dei vostri ragazzi?” 

P: “Per quanto riguarda nostro figlio Simone l’abbiamo capito subito: aveva solo sei mesi quando durante i nostri viaggi in auto, nel suo seggiolino, si muoveva a ritmo di musica per tutto il tempo. Era così divertente guardarlo. Mio marito e io ci dicevamo che sarebbe diventato un ballerino. Stupendo! Eleonora invece cantava con la sua vocina sottile, da usignolo. E poi, si muoveva con una tale grazia… Poi, a cinque anni, Simone ci fece capire in modo inequivocabile che il ballo avrebbe avuto il primo posto nella sua vita. La sua trasmissione preferita era ‘Ballando con le stelle’. Caso vuole che Alessandra Mason e Dima Pakhomov, entrambi formatori degli ospiti del programma, avessero aperto la loro scuola a Chivasso, a due passi da noi. Portammo nostro figlio a incontrarli e da lì, sarebbe cominciato tutto. Comunque, è una gioia per noi genitori scoprire e assecondare i talenti dei nostri figli!”

J: “La danza e il canto sono talenti già presenti nella vostra famiglia, o prerogativa dei vostri ragazzi?”

P: “Credo abbiano preso da me. Avevo doti canore ed ero brava anche nella danza. E poi, nella mia famiglia c’è chi suona la tromba, chi la chitarra, chi la fisarmonica: insomma, la vena musicale è sempre stata presente. Ora che ci penso, anche la mia nonna amava danzare. Decisamente, i miei figli hanno preso dalla mamma.” 

J: “Simone ed Eleonora hanno entrambi intrapreso carriere nel mondo dello spettacolo. Simone come ballerino, Eleonora come cantante e indossatrice. Come vi sentite rispetto alla scelta dei vostri figli di non seguire le vostre orme?”

P: “Crediamo che la felicità sia nell’essere se stessi e amare ciò che si fa a prescindere da quello che un genitore  fa. Devono scegliere liberamente.”

J: “C’è qualcosa a cui avete dovuto rinunciare, per amore del successo dei vostri figli?”

P: “Certo, ci sono sacrifici da fare, ma si fanno insieme e se si fanno, comunque, è sempre per amore.”

J: “Come vi ponete rispetto alla concreta possibilità che debbano viaggiare e magari, un giorno, trasferirsi altrove, per potersi realizzare appieno nelle rispettive professioni?”

P: “Ne saremmo ben felici. Magari li seguiamo.”

J: “Il mondo dello spettacolo è tutt’altro che semplice. La concorrenza è molta e a volte, il talento da solo non basta. Sono necessarie preparazione e perseveranza, per essere pronti a cogliere l’Occasione buona. Quali sono, a vostro parere, le sfide che i vostri ragazzi dovranno affrontare?”

P: “Le sfide nella vita ci sono sempre, in ogni ambiente lavorativo. L’importante è che i nostri  figli imparino a riconoscerle e ad affrontarle.”

J: “Eleonora, a soli tredici anni, sta ottenendo attenzione e riconoscimenti bellissimi…”

P: “Eleonora ha ricevuto dei premi prestigiosi, uno dei quali dal Maestro Meozzi – già mentore di Andrea Bocelli – che l’ha notata a Sanremo durante il talent. Anche il Maestro Vincenzo Capasso, autore di canzoni per Mina, l’ha premiata con un brano scritto appositamente per lei, che uscirà a breve. Comunque, ha già pubblicato il suo primo inedito, scritto da Alex De Vito e Claudio David.”

J: “Quale consiglio dareste, tu e tuo marito, ai genitori che desiderassero riconoscere, valorizzare e assecondare i talenti dei loro figli, accompagnandoli a trasformare le loro passioni in carriere vere e proprie?”

P: “Direi loro: ‘Assecondate le passioni dei vostri figli, date loro sempre forza e coraggio; fate loro capire che con la fede si vola in alto.'”

 

“Un usignolo in passerella”

Raggiungo quindi Eleonora, che sta facendo le sue prove di portamento davanti allo specchio. Ha indossato un vestito della sua mamma e ora sta sfilando come se indossasse una corona regale. 

Prima di intervistarla, vi racconto un po’ della sua storia. Breve, vista la sua tenera età.

Ad appena dodici anni, interpretando “Le tasche piene di sassi” di Giorgia, Eleonora si è aggiudicata due prestigiose vittorie: la Finalissima del Talent Vision 2024, Speciale Sanremo, del Patron Domenico Trotta e il Premio Battiato Sezione Junior, del Patron Daniele Morelli. 

In vetta alle classifiche degli eventi collaterali al Festival della Canzone Italiana a Sanremo, Eleonora ha ricevuto, come già anticipatoci dalla mamma, attestazioni di stima e incoraggiamento da illustri personaggi della musica leggera italiana.

Nel frattempo sfila, sicura di sé, sulle passerelle, confermandosi promessa non solo della musica, ma anche della moda italiana.

“Intervista ad Eleonora”

J: “Eleonora, come ci si sente ad aver vinto tanti premi e riconoscimenti a soli tredici anni?”

E: “Mi sento molto orgogliosa di me stessa e ovviamente molto felice.” 

J: “Indossatrice e cantante. Sono due carriere bellissime! Erano questi i tuoi sogni da bambina? O ne hai altri da realizzare?”

E: “Fin da bambina mi è sempre piaciuto cantare e sfilare, indossando i vestiti di mamma. Quando canto e sfilo, mi sento bene con me stessa. Oltre a questo amo recitare e quindi, vorrei fare anche l’attrice.” 

J: “Quale delle due passioni hai scoperto per prima? La canzone o la moda?”

E: “Fin da quando avevo quattro anni amavo sfilare, poi è venuto il canto. All’inizio, riguardando i video che giravo, non mi sembravo molto portata. Poi però, col tempo, sono migliorata sempre di più. Infine si è aggiunta la recitazione.” 

J: “Capita a volte di seguire le orme del nostro personaggio famoso preferito. Nell’ambito della canzone italiana, chi è l’artista che ti piace di più, al punto da ispirarti a intraprendere la stessa carriera?”

E: “Non ho personaggi preferiti in assoluto. Mi piacciono e mi ispirano Giorgia e Mina. Delle cantanti più recenti scelgo invece Annalisa, Elodie e Gaia. Mi piacerebbe diventare come la Carrà. So che è difficile, perché è un mito.” 

J: “Qual è il tuo messaggio per le ragazze della tua età che vogliano realizzare il sogno della loro vita?” 

E: “Non mollare mai e non avere paura degli ostacoli. A volte si cade nella vita, ma è proprio questo a insegnarci a rialzarci più forti di prima, così da poterli superare.” 

J: “… E un consiglio che daresti loro?”

E: “Di non dare retta a chiunque cerchi di scoraggiarli dicendo che non ce la possono fare. Anzi. Di considerare questi ‘attacchi’ come spinte per fare ancora di più e raggiungere i loro traguardi.”

“Galeotto fu Ballando con le stelle” 

Come già anticipato Simone, che ha appena raggiunto la maggiore età, è campione di danza sportiva assieme all’inseparabile partner Isabel Rossotto. La coppia ha trionfato ai Campionati mondiali che si sono tenuti a Malmedy, in Belgio, a novembre dello scorso anno, laureandosi vicecampione mondiale di danza latinoamericana nella categoria “Latin Youth”. Un plauso è dovuto ai maestri che li hanno accompagnati a conseguire la prestigiosa vittoria: i già citati Alessandra Mason e Dima Pakhomov, reduci entrambi dall’esperienza televisiva “Ballando con le stelle”.

“Intervista a Simone”

J: “Ad appena diciotto anni, sei vicecampione del mondo di danza sportiva. Com’è cambiata la tua vita, se è cambiata, dopo la conquista di un premio così ambito?”  

S: “Nella mia vita non è avvenuto un grandissimo cambiamento. Più che altro, successo dopo successo, gara dopo gara, piano piano ho sempre ottenuto risultati migliori. In tredici anni di ballo, gli sforzi e i sacrifici fatti mi hanno permesso di ottenere questo bellissimo risultato.” 

J: “Com’è iniziato il tuo amore per la danza?”

S: “Il mio amore per la danza è iniziato all’età di cinque anni. La mia famiglia era solita guardare il programma televisivo ‘Ballando con le stelle’. A me piaceva tantissimo! Fortuna vuole che due insegnanti di ‘Ballando con le stelle’ abbiano aperto una scuola di ballo vicino a casa mia. Hanno quindi fatto un’esibizione a Verolengo, dove abitiamo, e siamo andati a vederli. Il giorno stesso abbiamo chiesto informazioni per poter iniziare.” 

J: “Quali sfide hai dovuto affrontare e quali sacrifici hai dovuto fare, per arrivare a essere vicecampione mondiale di danza sportiva latinoamericana?”

S: “Il mio sacrificio è stato non arrendermi mai. Rinunciare, a volte, a partire per le vacanze… Allenarmi tutti i giorni con un unico pensiero: raggiungere il risultato.” 

J: “A cosa hai dovuto rinunciare, rispetto ai tuoi compagni di classe?”

S: “Un ragazzo che non abbia intrapreso una carriera agonistica o comunque sportiva avrà sicuramente più tempo libero nel pomeriggio. Non solo, secondo me una persona che non ha intrapreso una carriera del genere può essere meno organizzata. Io per gestire quello che faccio devo farmi un piano, organizzare le mie giornate in modo da conciliare gli allenamenti con lo studio… Sento comunque di non aver perso nulla. Anzi. Mi sento fortunato, in quello che ho fatto.  Sarei forse uscito qualche volta in più con i miei amici, ma non cambierei le mie scelte.” 

J: “Di tutte le discipline in cui eccelli, qual è quella che ti appassiona di più? Jive, Samba, Cha cha cha…?”

S: “Il mio preferito è il cha cha cha. Di questo ballo mi piace il ritmo, e poi è allegro.”

J: “Tu e Isabel siete una coppia affiatatissima. Come vi siete conosciuti e com’è nata l’idea di danzare insieme?”

S: “Il primo anno ballavo con un’altra ballerina, con cui ho fatto una competizione. Poi, nella mia scuola di ballo, è arrivata Isabel. I miei maestri hanno subito notato la sua bravura e ci hanno proposto di fare una prova. Ci siamo trovati bene e abbiamo subito avuto successo. Dopo meno di un anno abbiamo vinto i campionati italiani insieme. Abbiamo continuato e balliamo insieme ormai da dodici anni.” 

J: “Recentemente hai vissuto una bella avventura newyorchese. Ce ne vuoi parlare?” 

S: “Fuori dall’ambito del ballo ho avuto la fortuna di accedere a un bando scolastico: una simulazione diplomatica per studenti universitari alla quale ho potuto accedere nonostante io sia  ancora uno studente liceale. Mi sono divertito tantissimo! Ho avuto modo di capire come funziona l’ambiente diplomatico e come si comporta un ambasciatore… Mi è stata data una nazione, avevo un compagno di delegazione che ho conosciuto lì, un ragazzo fiorentino molto simpatico.  Insieme abbiamo fatto amicizia anche con altri ragazzi italiani, americani e di altre nazionalità. Sono certo che saremo amici per lungo tempo.”

J: “Cos’è per te il successo?” 

S: “Per me è qualcosa di soggettivo. Può essere il raggiungimento di un obiettivo giornaliero, come ad esempio riuscire a fare qualcosa che non si riusciva a fare… O di un obiettivo il cui raggiungimento richiede più tempo… Il risultato di una gara di ballo, nel mio caso, o il successo con una ragazza, un buon voto a scuola. Dipende da tanti fattori. Secondo me, il successo può essere raggiunto da chiunque, in ogni momento.” 

J: “Che consiglio daresti ai ragazzi che, come te, abbiano un sogno da realizzare?” 

S: “Il consiglio che posso dare è di credere in se stessi, non arrendersi mai, e soprattutto non farsi influenzare dagli altri. Ciò che più mi ha dato forza è proprio il credere in me stesso. Più credi in te stesso, più riesci a ‘vedere’ il raggiungimento del tuo Obiettivo.” 

Morale…

Per concludere, lascerei la parola finale alla mamma delle due stelle.

“Crescere i figli non è facile. Penso che sia il mestiere più difficile del mondo.” Ammette Pinuccia. E prosegue: “Vederli esprimersi in questo modo, è bello. Ti fa sentire contenta di ciò che hai fatto finora, anche se con tanti sacrifici, che sono stati comunque ripagati con la loro dolcezza, il loro affetto, la loro tenacia, il loro modo di affrontare la vita.”

 

 




Dalle stelle alle stalle

G7: Dalle stelle dell’Elite’, autoreferenziale, alle stalle delle Forze dell’Ordine

 

Non è nato proprio sotto i migliori auspici questo G7. Tra premier azzoppati per non dire quasi bocciati, nelle varie elezioni che si sono svolte, a quelli in attesa di prossime elezioni, ma con concreta possibilità di essere bocciati e non rieletti.

L’illusione poi, di chi ritiene di essere forte, ma deve fare i conti con un elettorato che pur ricevendo un apparente consenso, grazie ad interpretazioni falsate da una non chiara informazione, rappresenta una sparuta parte del totale degli elettori Nazionali.

Elettori che, forse a causa di discutibili proposte formulate dai molti “so tutto io”, hanno ritenuto dare un segnale, quantomai inappropriato, non recandosi a votare.

Attori “impropri”, quindi questi “Grandi della Terra” riunitisi in Italia, ma pronti a decidere della vita di milioni di cittadini, italiani ed europei, ma anche del mondo.

Attori che pur se in minoranza, ritengono di avere il potere in terra tanto da autodefinirsi i “Grandi della Terra” ma dimenticando che rappresentano solo una parte di essa, e per di più non della maggioranza, e come assai traspare, nemmeno della maggioranza dei popoli cui appartengono.

Se l’inizio di questa “conferenza” ha evidenziato una impreparazione logistica di notevoli dimensioni e ripetuta anche con gli accorgimenti che avrebbero dovuto porre rimedio, tanto da aumentare le forti e giustificate proteste da parte di chi avrebbe dovuto essere trattato nel migliore dei modi, occupandosi della sicurezza, ma si è visto trattare senza nessun rispetto e in barba ad ogni forma di dignità, lo svolgimento e la conclusione, non hanno portato a nulla di costruttivo.

Si è evidenziato solo lo status quo già in essere che non solo non parla di pace, cosa di cui non si può che auspicare, ma addirittura sembra si sia voluto alzare ulteriormente l’asticella verso la guerra, non cercando il dialogo, come si dovrebbe, ma sobillando con l’imposizione, la prevaricazione.

Così questi attori hanno deciso di stanziare tanti altri ulteriori miliardi, da reperire a spese dei contribuenti europei, per alimentare la guerra, sempre in nome di quella pace tanto citata ma che sembra proprio nessuno di essi desidera fattivamente volerla.

Danno e beffa, oltre al gravissimo pericolo di coinvolgimento mortale?

Chissà quindi a quale successo si riferiscono coloro i quali ne parlano con tanta enfasi.

Per l’appunto, nessun tavolo, per giungere ad una pace, si è aperto, ne ci si è dato, come prossimo obiettivo, trovare qualche possibilità di trattativa.

Chiedersi come si possa asserire che il successo possa derivare dal fatto che è stata tolta la parola “aborto” dalle discussioni, come riportano alcune agenzie Nazionali, è l’ennesima domanda cui non riusciamo a trovare una risposta concreta.

Discussione che tanto preoccupa la “facciata” di chi in contrasto con chi pretende di inserire l’aborto in costituzione, generando una incredibile soverchieria in contrasto proprio con i tanti decantati “diritti Umani”.

Così, qualcuno ha liquidato l’argomento asserendo che è una sterile polemica e che non saranno fatti passi indietro sui diritti?

Giusto per ricordarne il significato, riportiamo le definizioni tratte da uno dei più autorevoli dizionari.

Diritto, Secondo ”Treccani”, è un complesso di norme giuridiche che comandano o vietano determinati comportamenti ai soggetti che ne sono destinatari.

I diritti dell’Uomo, sempre secondo “Treccani”, spettano alla persona in quanto essere umano, non dipendenti da una concessione dello Stato. Tali diritti possono essere riportati alla tutela della vita umana sotto ogni forma…

Tralasciamo in questa fase la discussione sul “falso problema” dei diritti su LGTBQ+ che sembra essere diventata la prevaricazione strumentale di un mondo contro un altro, e dove una parte non fa mancare l’occasione per creare uno scontro ideologico.

Ritornando quindi al G7, dove per la prima volta si deve registrare lo storico intervento di un Papa, oggi rappresentato dal massimo Esponente del Vaticano “Bergoglio”, le conclusioni sono state tutte splendidamente riportate da Agenzie di stampa, quotidiani e Media tv con tante autorevoli e splendide parole, secondo la posizione, pro o contro, di chi scrive o del proprio editore.

Parole, Parole, Parole, ma fatti?

Un G7 di successo, leggiamo da diverse parti, al punto che lo stesso menù raffinato offerto ad i “Grandi della Terra” è stato esaltato dai media, che ne hanno descritto minuziosamente ogni singolo ingrediente per ogni pasto, iniziando dalle colazioni.

Ci poniamo solo il dubbio, se forse il Menù, tanto decantato, anche quello della cena di Gala, offerta dal Padrone di Casa Mattarella, non era di gradimento del Presidente USA Biden, dal momento che non ha partecipato.

Sembra secondo alcune fonti, perché non in forma, anche se, secondo altre fonti, era impegnato quasi in contemporaneamente in una conferenza con Zelensky.

A detta poi dei Sommelier, secondo alcune fonti, sembra che i vini Italiani siano stati molto apprezzati.

Sarà per questo il gelo, che è stato notato da tanti osservatori, tra la Meloni e Macron, con baciamano e sorrisi forzati, come scrive repubblica?

Però, è stato un G7 di successo…

Chissà quanti soldi saranno stati spesi, solo per offrire cotante prelibatezze ad i “Grandi della Terra”, oltre che per ospitarli in stanze da mille ed una notte e dal costo…

Spese che ricadono inesorabilmente sulle spalle dei cittadini Italiani, comuni mortali, che difficilmente potranno permettersi tali sfarzi, e che sempre più faticano a mettere insieme il pranzo con la cena.

I dati economici e di occupazione, lanciati in questi giorni, danno precise e non confortevoli indicazioni, certamente un dettaglio scomodo, quando si parla di codesti eventi.

Per soddisfare una curiosità più alla portata di tutti, trattandosi certamente di persone più vicine a Noi, ci piacerebbe sapere che menù è stato offerto alle Forze dell’Ordine, inviati li per proteggere questi “grandi” sempre più lontani dalle realtà comuni delle popolazioni…

Risulta strano infatti che nessuno possa aver parlato dei pasti di coloro i quali, a forte rischio della loro vita, sono preposti alla sicurezza collettiva, e si sono sobbarcati all’allontanamento dalle proprie famiglie con trasferte impegnative ed ospitati in alloggi di cui abbiamo abbondantemente parlato.

Forse perché piatti da strada, non potendo avere il tempo di stare comodamente seduti al ristorante, per via dei turni stressanti, o…

Sono in tanti a chiederselo.

Riflettendo su ciò che è accaduto ed in precedenza abbiamo evidenziato, da ciò che registriamo, ipotizziamo che forse i Loro diritti potrebbero essere stati disattesi e la Loro dignità calpestata?

Alla luce di quanto accaduto con le due navi alloggio dalle condizioni disumane, profumatamente pagate dai contribuenti, e vergognosamente date alle Forze dell’Ordine senza un accurato e preventivo controllo della qualità, preoccuparsi del cibo che hanno ricevuto, se lo hanno ricevuto, risulta doveroso per rispetto nei loro confronti.

Tante volte, ne veniamo a conoscenza, sembrano essere stati somministrati cibi alla “meno peggio”, forse a causa dei loro estenuanti turni operativi, e qualche volta addirittura a loro spese.

Per questo motivo ci chiediamo, almeno a carattere generale, fatto salve le dovute eccezioni, perché nessuno parla del cibo, mentre si parla solo del cibo dei “grandi”.

Saranno state tutelate e garantite le ore di riposo, doveroso dopo le lunghe giornate di lavoro cui sono sottoposti a causa di questi eventi eccezionali?

Saremmo lieti di sapere quanto uno Stato abbia rispetto dei propri Tutori dell’Ordine, specialmente in un evento di evidenza mondiale, come gli Attori lo definiscono.

Risulta molto strano constatare che chi proclama il rispetto diritti umani a destra ed a manca, si dimentichi puntualmente o taccia del rispetto di lavora duramente e viene offeso nella dignità e nel proprio essere, come uomo e come lavoratore.

Ancor più strano che a tacere siano proprio quelle “fazioni” politiche che si autoproclamano come tutori indiscussi dei lavoratori ma che sembrano sempre più essere “faziosi” nello scegliere chi tutelare.

E’ casuale che siano le stessa aree politiche, forse “faziose” che promuovono coloro che sono poi eletti al Parlamento Europeo pur avendo la fedina penale non ONOREVOLE in quanto contenente sentenze riguardanti condanne per diversi reati, mentre per partecipare ai Concorsi Pubblici, in particolare per accedere alle Forze dell’Ordine è necessario che la stessa Fedina Penale riporti la dicitura NULLA?

Per non parlare della diversità di trattamento economico…

Ettore Lembo




Un cielo pieno di stelle

Dal G7 in Puglia all’Ucraina ed al Medioriente

È iniziato il G7 a presidenza italiana in Puglia.

Incantevole la location, l’esclusivo resort di Borgo Egnazia a Fasano in Puglia.

Tra i partecipanti vi è  la prima volta di un Papa ed ovviamente l’immancabile Zelensky, uomo che lo si può sempre più trovare ovunque, il 6 giugno in Normandia, dalla Puglia andrà in Svizzera, meno, forse, a Kiev.

Ovviamente vi sono i Capi di Stato e di Governo dei sette Stati membri (Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America), oltre al Presidente del Consiglio Europeo e alla Presidente della Commissione Europea.

Fra i tantissimi invitati il presidente turco Erdogan, quello brasiliano Lula e quello argentino Milei, II Re di Giordania, il primo ministro indiano Modi, il segretario generale dell’Onu Guterres e quello dell’Ocse Mathias Cormann oltre a vari Emiri e Presidenti africani.

Del mondo finanziario il direttore operativo del Fondo Monetario Internazionale ed il Presidente della Banca Mondiale

Un G7 che cade a pochi giorni dalle elezioni europee, con tutte le sue risposte, ed a pochi mesi dalle elezioni presidenziali statunitensi.

Un G7 che potrebbe essere denominato mediando da un simbolismo americano “il G7 dell’anatra zoppa”.

Unica “vincitrice” delle ultime elezioni la Presidente Meloni, certamente persona volitiva ma altrettanto certamente non un “peso massimo” per il reale, non quello “voluto e narrato”, peso dell’Italia nel mondo.

Abbastanza poco interessato ai risultati di questo “summit”, cosi lo definiscono i media, essendo tristemente convinto che esso, non solo in questa tornata che va in scena in Puglia, non rappresenti molto di più che un “circo” e che non sarà in grado di portare novità di reale spessore, preferisco soffermarmi su uno dei più importanti dossier sul tavolo del mondo.

Mondo comandato da Stati Uniti d’America, Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese per essere chiari.

Quotidiano il parlare di quanto drammaticamente accade nella Striscia di Gaza, proprio nel giorno di apertura del G7 sull’Ansa si è potuto leggere che “Hamas vuole garanzie scritte da parte degli Stati Uniti per un cessate il fuoco permanente” mentre il quotidiano Il Foglio riporta quanto rivelato dal Wall Street Journal in ordine ai messaggi tra Sinwar, il capo di Hamas dentro la Striscia di Gaza, ed i capi della stessa organizzazione terroristica all’estero ove si può leggere questa “vomitevole” frase “Abbiamo bisogno del sangue di donne, bambini e anziani palestinesi, per la nostra lotta”.

La domanda che più mi sovviene nel leggere la relazione della commissione delle Nazioni Unite, che non si ricorda cosa sia Hamas e parla di “genocidio da parte di Israele”, e le affermazioni sopra riportate è cosa sia in realtà la Striscia di Gaza e se la medesima Commissione si ricorda delle origini e degli scopi del Alto Ente di cui è strumento.

La mia risposta è che la Striscia di Gaza – con tutto il suo decennale portato di morte, povertà, carenza di alfabetizzazione e odio – sia un lembo di terra a cui i cosiddetti “grandi del mondo” non riescono a dare dignità e pace, forse non vogliono dare fino in fondo dignità e pace.

Troppo utile usare i palestinesi, che non sono etnicamente arabi ma sono mussulmani, per “rallentare” Israele.

L’identità palestinese, intesa come il fatto che gli abitanti della Palestina sentono di appartenere allo stesso popolo e si considerano quindi “palestinesi”, si è formata, secondo molti studiosi, nel 900 d.C. in contrapposizione agli ebrei che avevano deciso di rientrare nell’area.

Troppo utile usare i palestinesi per far soldi vendendo armi, costruendo tunnel, facendo girare una vorticosa quantità non resocontata in modo certo di denaro attraverso le organizzazioni delle Nazioni Unite per esempio o alcune più “sbarazzine” ONG.

Questa area del mondo che comprende lo Stato di Israele e la Striscia di Gaza viene denominata in molti modi: Terra Santa, Terrà Promessa, Palestina.

Su questo lembo di terra vi è la città simbolo delle tre fedi monoteistiche, su questa terra c’è Gerusalemme.

Nel ragionare sul dramma mediorientale la prima forte affermazione che dovremmo sentire dai grandi e meno grandi della terra presenti in Puglia in queste ore, sia che essi siano di fede cristiana sia che siano seguaci del Profeta Maometto, è che ogni estremismo è portatore di guerre e di morte.

Estremismo armato o politico che sia, ovunque, sempre.

Noi “piccoli della Terra”, annoiati da questi anni di “parole al vento” sui vari fronti di guerra, Ucraina inclusa, non possiamo che ribadire la distanza che separa i cultori della libertà democratica da chi ritiene di poter imporre la propria idea su quella degli altri attraverso la violenza o la sopraffazione finanziaria ed economica.

La tragedia che stiamo tutti vivendo nel seguire quanto accade nel martoriato medioriente, esattamente come in Ucraina, richiede un cambio di passo da parte di tutti gli attori mondiali nello scenario.

Richiede rispetto della verità e distanza dalle ideologie, richiede la dignità di superare i cinici interessi che necessitano che fra quei i popoli cresca la “rabbia” e “l’odio” reciproco.

Perché questo accada è indispensabile che coloro che si auto definiscono “i migliori”, i “più buoni”, rimettano al centro i concetti chiave e da essi tutti ripartano per, finalmente, costruire pace e benessere, sia che si stia affrontando la necessità di pace in “Terra Santa”, così la denominano chi, come chi scrive, si professa credente in Cristo, sia che si parli di quella nefasta e tanto inutile guerra in terra di Ucraina.

Nel focalizzarsi su quanto è accaduto dal 7 ottobre in medioriente, non si può passare sopra ad alcuni concetti spesso manipolati da politici e media.

Un essere umano rapito è colui che viene “sottratto, portato via con la violenza o con l’inganno”, questa la definizione del mai troppo poco compulsato Treccani, questa la definizione erga omnes ritenuta valida nel mondo.

La nostra amata Italia di rapiti ne ha dovuti vedere, e subire, molti.

Da quelli i cui rapimenti avevano il mero fine di richiedere una dazione economica, a quelli cosiddetti “di mafia” i cui fini sono stati, per esempio, la vendetta nei confronti di un “collaboratore di giustizia”.

Vi sono, infine, i rapiti per “terrorismo”. Uno su tutti il Presidente Aldo Moro che segnò indelebilmente la storia repubblicana italiana compiuto dai terroristi delle Brigate Rosse.

Il Presidente Moro fu “rapito”, non “preso in ostaggio” e, pur se con immane dolore e dopo continui ripensamenti, fu un grandissimo Santo Padre, San Paolo VI, a leggere dalla finestra di San Pietro una lettera alle Brigate Rosse che iniziava con “Io scrivo a voi, uomini delle Brigate Rosse: restituite alla libertà, alla sua famiglia, alla vita civile l’onorevole Aldo Moro” e passò alla storia per queste parole “in questo nome supremo di Cristo, che io mi rivolgo a voi, che certamente non lo ignorate, a voi, ignoti e implacabili avversari di questo uomo degno e innocente; e vi prego in ginocchio, liberate l’onorevole Aldo Moro, semplicemente, senza condizioni”, era il 21 aprile 1978.

Era un “rapito” il Presidente Aldo Moro, non un “ostaggio”, appunto.

Sono “rapiti”, non “ostaggi” gli israeliani, non gli “ebrei”, portati via quel ignobile e maledetto 7 ottobre, forse sarebbe utile che in quel di Fasano in Puglia i presenti lo ribadissero.

La posizione del “ostaggio” è, infatti, diversa.

L’ostaggio, di nuovo è il Treccani a venirci incontro, è una “persona che il “nemico” tiene in proprio potere per garantirsi da eventuali violazioni di un proprio diritto o, nel caso di occupazione di un paese, per garantire le proprie forze armate e la loro attività contro ogni possibile atto di ostilità da parte della popolazione”.

Perché vi sia un “ostaggio”, si evince dalla definizione, è necessario che colui che lo tiene prigioniero venga identificato come “nemico” e che lo stesso, proprio in quanto “nemico”, possa reclamare un “diritto”.

I terroristi possono compiere “rapimenti”, non detenere “ostaggi”.

Questo ci porta alla drammatica situazione mediorientale.

Hamas, nella sua organizzazione complessa e non solo nella propria ala militare denominata Brigate Ezzedin al-Qassam, è considerata un’organizzazione terroristica da Unione europea, Stati Uniti, Israele, Canada, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda e Giappone.

Per precisione al “movimento di Hamas” l’Unione Europea attribuì la definizione di “terrorista” e lo incluse nell’elenco delle organizzazioni terroristiche.

Hamas, immediata la deduzione, non è lo Stato di Palestina, a questa nefanda organizzazione si dovrebbe chiedere di liberare i rapiti esattamente come San Paolo VI fece nei confronti delle Brigate Rosse.

Da quanto sopra ragionato seguono delle conseguenze logiche e politiche sin dalla presa d’atto che Hamas, oggi, è una “organizzazione terroristica” che ha rapito in modo scellerato esseri umani.

Fatto fondante per determinare le conseguenze politiche che prendono origine dalla strage del 7 ottobre.

Il popolo palestinese ha diritto ad avere il suo Stato ed il suo territorio come fu definito con la Risoluzione 181 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in data 29 novembre 1947.

Essa definiva due costituendi Stati, uno israeliano e l’altro palestinese, di cui definiva la partizione del territorio lasciando la città di Gerusalemme sotto il controllo internazionale.

Furono i Paesi arabi a rifiutare l’attuazione di quella Risoluzione fino a dare inizio alla guerra arabo israeliana del 1948 con tutte le conseguenze legate a quel errore di prospettiva politica.

Lo Stato di Palestina non è Hamas.

Riconoscere lo Stato di Palestina, allorquando questi prenderà le distanze dal terrorismo palestinese e riconoscerà il diritto di esistere dello Stato di Israele in una reciprocità garantita dalle Nazioni Unite, è un atto dovuto, riconoscere Hamas come interlocutore istituzionale è, a mio avviso, un grave errore, un “non senso”.

Probabilmente servirà una conferenza finalizzata a ridefinire aspetti oggi non più coerenti alla Risoluzione del 1947, certamente la città di Gerusalemme deve essere rispettata nel suo, unico al mondo, “ruolo terzo” a tutte e tre le fedi monoteistiche in essa presenti.

Hamas, se realmente vuole divenire parte politica di un processo di stabilizzazione dell’area, deve liberare i “rapiti” ancora in vita senza condizioni e superare il terrorismo identificando una nuova classe dirigente che possa essere accettata da tutti, Stato di Israele in primis, come affidabile ed entrare nel gioco democratico fra le varie diverse “fazioni politiche” palestinesi.

In caso contrario, questa è la mia opinione, non potrà essere parte nel indispensabile percorso che porterà ad una definitiva pace fra i due popoli.

Allo stesso tempo Israele non può pensare che lo Stato di Palestina non debba prendere forma e ha il dovere di fermare chi reputi di poter occupare ogni spazio in quella terra, compresa la Striscia di Gaza e Gerusalemme.

La pace nasce sul rispetto reciproco.

Reciproco, appunto.

Anche dei fedeli delle tre fedi monoteistiche presenti in quella terra.

Per concludere, ritornando ai “Grandi e meno grandi della terra” in quel del G7 in Puglia, come si può pensare di giocare un ruolo di “pacificatori” dell’altrettanto drammatico scenario ucraino se si invita esclusivamente uno degli attori nel conflitto?

Probabilmente, questo si teme nel leggere i quotidiani in queste ore, ai presenti interessa maggiormente finanziare la “ricostruzione dell’Ucraina” e dividersi gli “appalti”.

Ragionamenti “senza l’oste” li definivano gli “anziani.

“Commissione trasparenza” alcuni nella Prima Repubblica italiana definivano quel tipo di “mercato”, fini male in quel 1993.

Ignoto Uno




I pellegrini del concorso a cattedra

Prima di leggere l’articolo

In questo articolo abbiano analizzato la situazione della classe di concorso A12 relativa alle regioni Campania e Basilicata ma si tratta di un discorso generale e che deve spingerci a riflettere sull’organizzazione del concorsi pubblici.

Certo il film nati stanchi di Ficarra e Picone racconta come i protagonisti partecipassero ai concorsi pubblici più per il piacere di viaggiare che per il desiderio di superare l’esame, però non crediamo sia la condizione prevalente di chi affronta concorsi e prove oggi.

La convocazione di A12

Ieri, 12 giugno, in mattinata, l’Ufficio Scolastico Regionale della Basilicata ha pubblicato un avviso che annunciava che, considerato il grande numero di candidati  (3.065 tra Campania e Basilicata stando al documento), le convocazioni per l’orale avverranno in due gruppi e saranno esaminati da 7 commissioni.

Nota bene, di questi 3.065, i Campani dovrebbero essere 2.179, per deduzione i candidati per la Basilicata dovrebbero essere 886.

Antefatto

Con decreto del 18-01-24 sono state aggregate le regioni di svolgimento delle prove orali sulla base delle classi di concorso.

Facciamo alcuni esempi chi desidera insegnare “Disegno e storia dell’arte nell’istruzione secondaria di I e di II grado” e si trova in Emilia Romagna, Calabria, Campania, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana Umbria… dovrà sostenere l’esame in Emilia Romagna.

Chi concorre per la Sicilia (ciò vuol dire che, ragionevolmente, la sua vita si svolge in Sicilia) dovrà sostenere l’esame in Emilia Romagna: 1300 km più lontano.

Le polemiche non sono poche e non lo sono state.

In questo articolo poniamo una lente di ingrandimento sulla classe di concorso A12 – Discipline letterarie negli istituti di istruzione secondaria di I grado e di II grado.

7 Commissioni

Per esaminare nel più breve tempo possibile 3.065 candidati sono state costituite 7 commissioni, ciascuna delle quali dovrà esaminare 438 candidati.

Ipotizziamo che ogni commissione esamini in media 16 candidati (8 al mattino e 8 al pomeriggio), dovrà affrontare 27 giorni di esami.

Diciamo che le commissioni potrebbero essere impegnate, secondo questi calcoli, per tutto luglio e agosto.

I pellegrinaggi

“Santa Basilicata di Compostela” ha commentato qualche candidato sulle chat dedicate al con concorso, per indicare la distanza e la difficoltà di raggiungimento delle sedi di esami.

Le scuole in cui si sosterranno gli esami sono a Melfi (PZ), Potenza, Venosa (PZ), Castronuovo San’Arcangelo (PZ), Lauria (PZ), Pisticci (MT), Policoro (MT), Ferrandina (MT).

Avendo “perso le speranze” a un ruolo che in Campania ha quasi 3000 candidati per circa 30 posti, proviamo a sorridere guardando graficamente cosa vorrebbe dire andare a sostenere l’esame.

Ipotizziamo la partenza da Napoli (e di quasi 3.000 candidati è solo una piccola parte che vive a Napoli, la maggioranza si trova nelle zone limitrofe)

Napoli – Melfi (PZ)

napoli Melfi

 

153 km

In macchina: 2 ore (questo è buono) ovvero 74 km circa in un’ora

Coi mezzi: 4 ore

Per gli amanti del genere, a piedi: 1 giorno

Napoli – Potenza

napoli potenza

 

161 km

In macchina: 2 ore (questo è buono) ovvero 72 km circa in un’ora

Coi mezzi: 2 ore

Per gli amanti del genere, a piedi: 2 giorni (il doppio rispetto a Melfi)

Napoli – Venosa (PZ)

napoli venosa

174 km

In macchina: 2 ore (questo è buono) ovvero 81 km circa in un’ora

Coi mezzi: 6 ore e mezzo (qui la situazione si fa più complicata)

Per gli amanti del genere, a piedi: 2 giorni (lo vediamo quasi come uno standard)

 

Napoli – Castronuovo San’Arcangelo (PZ)

napoli Castronuovo San'Arcangelo

 

Castronuovo San'Arcangelo mappa

218 km

In macchina: 3 ore quasi ovvero 81 km circa in un’ora

Coi mezzi:  4 ore

Per gli amanti del genere, a piedi: 2 giorni

Napoli – Pisticci

265 km

In macchina: 3 ore ovvero 84 km circa in un’ora

Coi mezzi:  maps nell’immagine non segna ma cercando, c’è un bus che in “sole” 3 ore porta a destinazione

Per gli amanti del genere, un sogno a occhi aperti: a piedi, 3 giorni

Napoli – Policoro (MT)

260 km (ma anche 313)

In macchina: 3 ore ovvero 84 km circa in un’ora

Coi mezzi:  circa 5 ore e mezzo ma a tratti anche 8

Per gli amanti del genere, a piedi: 3 giorni

Napoli – Ferrandina (MT)

250 km

In macchina: 3 ore ovvero 81 km circa in un’ora

Coi mezzi:  maps nell’immagine non segna ma cercando, c’è un bus che in circa 3 ore porta a destinazione

Per gli amanti del genere, a piedi: 2 giorni

Perché partire se…?

Tanti candidati  in queste ore si stanno chiedendo quanto valga la pena affrontare un viaggio così scomodo (perché è della difficoltà nel raggiungere i luoghi di esame che si parla), facendo intanto coincidere convocazioni per la classe di concorso “gemella” (a22: italiano storia e geografia nella secondaria di primo grado)

se

  • ci sono solo 30 posti per quasi 3000 candidati (e su questo non si può sindacare)
  • non si capisce se vincere il concorso darà o meno punti in più cumulabili al superamento degli esami per altre classi di concorso (es. a22)
  • incastrare le date delle convocazioni con altre classi di concorso (molti si stanno trovando ad essere convocati lo stesso giorno in più classi di concorso)
  • non è un esame abilitante: chi vincerà il concorso (anche non risultando assegnatario del ruolo) non sarà abilitato all’insegnamento della materia e dovrà, eventualmente, sostenere un altro concorso (oltre che conseguire i CFU aggiuntivi)

Risposte e polemiche

In questo articolo non si danno queste risposte (non siano noi in grado, però ci piacerebbe che qualcuno di preparato le desse) e non vogliamo fare polemiche (che non troviamo né utili né costruttive).

Invitiamo tutti i candidati a non scoraggiarsi, non ascoltare cosa fanno gli altri (se si presenteranno o meno) ma di avere fiducia nelle proprie capacità e misurarsi con questa articolatissima (per contenuti e logistica) prova.

Il lavoro del docente è un lavoro che si conquista superando tantissime – alcune inimmaginabili – prove.

Non è la sconfitta in alcune prove che farà la differenza, non saranno una domanda disciplinare estratta a caso su un programma sconfinato, o un momento di paura e confusione a mettere in dubbio la capacità di trasmettere i processi di insegnamento  presente nel buon docente.

In bocca al lupo a tutti.

 




SNAP, si trattino meglio le forze dell’ordine!!!

G7: Forze dell’Ordine Italiane trattate, in Italia, come se fossero ospiti delle carceri “criminali” di paesi dove i Diritti Umani sono “Illustri Sconosciuti”.

Però la politica plaude e fa eleggere chi i reati li commette mentre tace su…

 

Strano G7 si celebrerà in Italia, in particolare in Puglia, dove già le temperature hanno raggiunto e superato quei valori elevati oltre la media stagionale.

E’ in questo clima che le Nostre Forze dell’Ordine, Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, dovranno operare, “bardati” di tutto punto, a prescindere dal caldo torrido della stagione, pur di garantire a tutti gli intervenuti, politici, Capi di Stato e non, quella sicurezza dovuta.

Sicurezza che si estende oltre la tutela degli intervenuti, e che riguarda anche tutta la popolazione civile locale.

La probabilità di scontri, attentati e quant’altro, non possono certamente essere sottovalutati, specialmente considerando il particolare evento e l’eccezionalità del periodo che stiamo vivendo, pur auspicando in ogni modo che rimangano solo delle preoccupazioni senza alcun riscontro.

Uomini su cui, come sempre abbiamo assistito, ricade sulle loro teste la responsabilità di ogni azione ed ogni intervento, qualunque sia il loro risultato, che non tiene mai conto delle reali difficoltà e delle situazioni di stress psichico e fisico cui sono sottoposti.

Facile, dal di fuori, additare e scaricare le responsabilità su questo o quello, non conoscendo i fatti o, come è avvenuto in oramai troppi casi, colpevolizzare chi costretto ad intervenire.

Chissà perché, poi, questi vengono ripresi dai filmati solo quando costretti a caricare per difendere o difendersi.

Forse è bene ricordare che dietro c’è sempre un ordine impartito, quasi sempre dato, dopo che si è abbondantemente superato ogni limite di sicurezza e dopo diversi tentativi di ristabilire l’ordine.

Qualcuno intende strumentalizzare?

Non possiamo affermarlo, ma se ne parla tanto ogni volta che accadono queste situazioni.

Uomini che affrontano lunghe trasferte, per tutelare la Nostra incolumità, uomini che sanno quando iniziano il loro orario di lavoro, ma non sanno quando smetteranno, uomini che mettono seriamente a rischio la loro Vita, piaccia o no, per tutti Noi.

Uomini al servizio dello Stato, che vanno difesi e tutelati dal Cittadino, perché al servizio dei cittadini, che sono lo Stato.

Deve quindi farci riflettere lo scoprire come qualcuno, che ha la responsabilità di questi uomini, possa mettere difficoltà lo Stato Italiano, quindi tutti Noi cittadini, fornendo loro degli “alloggi” lontani dalla decenza ed il rispetto che gli Uomini tutti hanno il diritto di avere. Ancor di più, questi che devono provvedere alla sicurezza della popolazione.

Accade quindi che, Le Forze dell’ordine, ospitate a bordo della nave Mykonos Magic (ex Costa Magica), ormeggiata alla banchina Sant’Apollinare di Brindisi, hanno trovato una situazione che ha fatto definire l’imbarcazione, in origine nave da crociera, oggi, Nave degli orrori.

Alloggi in condizione allucinanti…

Per il Silp Cgil, uno dei sindacati di polizia, migliaia di agenti ospitati in condizioni indecenti ‘Camere sporche e mobilio fatiscente sulla nave alloggio. Così riporta ANSA.

Queste invece, le parole del segretario del Silp-Cgil Pietro Colapietro “Non ho mai visto una situazione del genere: migliaia di lavoratrici e lavoratori della Polizia e degli altri corpi in divisa, impiegati per il G7, vivono una situazione alloggiativa indecorosa e allucinante, con camere sporche e bagni sporchi, mobilio fatiscente, e una temperatura di 40 gradi per l’assenza di climatizzazione.

Altro che crociera, qui la situazione pare quella delle antiche navi per gli schiavi”.

Qualche altro li ha definiti: «Condizioni igienico-sanitarie disumane»

Tralasciamo di pubblicare le foto, o i numerosi video che impazzano sul web, assai esplicative, e che dimostrano l’assurda situazione proposta alle Nostre Forze dell’Ordine da qualcuno, certamente in buona fede, ma con la responsabilità, di cui dovrà risponderne, di non avere garantito il rispetto della Dignità delle Forze dell’Ordine.

Proteste che arrivano anche dallo SNAP, Sindacato Nazionale Appartenenti Polizia, e che trovate in allegato.

Forze dell’Ordine quindi, che forse meritano di essere trattate diversamente da come tanti politicanti dicono di volere si trattino le persone, invocando, sembra quasi a proprio libero arbitrio, i tanti sbandierati Diritti Umani?

Così sembra, visto il Loro assordante silenzio.

Forse le Forze dell’Ordine sono di “genere” (nozione comprensiva di più specie) inferiore a chi, pur macchiandosi di reati, viene osannata, proposta ed eletta, con grande clamore e rilevanza mediatica, come membro del Parlamento Europeo?

Abbiamo, non a caso, assistito a numerosi dibattiti televisivi, letto su intere pagine di giornali, la vicenda di una donna, che sembra avere numerosi reati con pesanti capi di imputazione sulle spalle, che vanno, dall’oltraggio e resistenza al Pubblico Ufficiale, Forze dell’Ordine, all’occupazione abusiva ed attualmente arrestata ed indagata all’estero, per un presunto reato di aggressione e violenza.

Per lei, è stata invocata la violazione dei Diritti Umani, da parte di parlamentari Italiani, fino al punto di candidarla e farla eleggere al Parlamento Europeo.

Oggi addirittura si chiede una scarcerazione preventiva senza nemmeno attendere la “nomina” ad Onorevole, (Titolo attribuito a rappresentante del Parlamento, degno di Onore) Fonte Treccani.

Come dicevamo, per lei, si sono mobilitati parlamentari, giornali televisioni, Ministri e Ministeri, spendendo tempo, parole ed attenzione dell’opinione pubblica, e non solo.

E per le Forze dell’Ordine, tutto tace e nessun provvedimento?

Ettore Lembo

 

https://www.silpcgil.it/articolo/11680-g7%2C_la_nave_degli_orrori%3A_alloggi_in_condizioni_allucinanti

 

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/brindisi/1511949/g7-la-denuncia-dei-sindacati-di-carabinieri-e-finanzieri-ci-sono-criticita-nei-nostri-alloggi.html

SNAP DISASTRO ALLOGGIATIVO G7 BRINDISI 2




RISULTATI ELETTORALI secondo Ignoto UNO

La Lettura di Ignoto Uno

Io queste elezioni europee le leggo così

FDL ha perso 656.501 voti
LEGA ne ha perso 383.867
M5S ne ha perso 2.031.631
FORZA ITALIA insieme a Noi Moderati ne ha perso 305.708
AZ+IV+(+EU) ne hanno persi 1.334.495

PD ha guadagnato 198.442 voti

ALLEANZA VERDI E SINISTRA ha guadagnato 535.710 voti

Conseguentemente l’aggregato dei partiti di sinistra deve prendere atto che di aver preso 1.297.479 voti in meno rispetto alle politiche

Da tutto questo si evince che:

1) la scelta di candidare Vannacci (che da solo ha preso circa il 25% dei voti della Lega) è stata vincente e che oggi il partito è saldamente in mano al duo Trumpiano Salvini – Vannacci

2) che la Meloni è l’unica che prende voti in Fratelli d’Italia e che se la sua leadership dovesse subire una crisi o per fattori interni all’Italia (magistratura?) o per la sua “distanza” dal cambiamento politico in atto in Stati Uniti (ritorno di Trump alla Casa Bianca) il Partito di Fratelli d’Italia cadrebbe a pezzi

3) che la Schlein (a capo del PD, persona di Obama) ha vinto la battaglia interna al mondo di sinistra




L’arte di conquistare la pace

Si è svolto Venerdì 7 giugno il convegno Arte e Pace fortemente voluto, pensato, ideato e realizzato dalla Dottoressa Anna Maria Brazzò, nota per i suoi eventi presentati nei prestigiosi palazzi romani delle Istituzioni o in quelli di alto significato storico, messi a disposizione dai loro rispettivi proprietari privati.

L’evento Arte e Pace vuole suggerire un percorso per la pace, assai carente in questi tempi dove le guerre sembrano imperversare e volersi espandere.

Per realizzare ciò, l’ideatrice non poteva trovare migliore luogo se non all’interno di quello che risulta essere il palazzo più rappresentativo delle Istituzioni della Repubblica Italiana, Palazzo Montecitorio, sede del Governo Italiano, e precisamente nella Sala Regina.

Questa risulta essere la più grande sala di rappresentanza dell’ala novecentesca del palazzo, posta in corrispondenza del Transatlantico ed attigua alle tribune dell’aula che affacciano sul banco della Presidenza.

Sala che in un unico ambiente offre ornamenti caratteristici dell’architettura d’interni di Ernesto Basile, Architetto Palermitano esponente del modernismo internazionale e del Liberty, impreziosita da splendidi arazzi di scuola fiorentina.

Il messaggio che la eccentrica personalità della Brazzò ha inteso dare con il Suo convegno “Arte e Pace” lo si evince proprio nella comunione delle due parole.

L’Arte, è la capacità di agire e di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere una attività umana. (fonte Treccani)

La Pace, è la condizione di normalità di rapporti, di assenza di guerre e conflitti, sia all’interno di un popolo, di uno stato, di gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi ecc. sia all’esterno con altri popoli, altri stati, altri gruppi. (fonte Treccani)

E’ un’Arte, cui bisogna riconoscerne il merito alla Dottoressa Brazzò, quello di essere riuscita a portare in una sala così prestigiosa e dal peso Istituzionale così elevato, personaggi di quei mondi divisi tra loro da fattori politici, religiosi, ideologici, ma accomunati dal desiderio di pace, che non sia il soverchiare da una parte o dall’altra ma la sintesi di accordi condivisi, unico vero trattato per garantire la pace.

Così diventa un momento di elevata sacralità, la stretta di mano tra Monsignor Jean-Marie Gervais, Presidente della associazione “Tota Pulchra”, ed il Monaco Buddista, esponente della comunità buddista Italiana.

Entrambi, il Monsignore ed il Monaco Buddista, hanno ricevuto l’Oscar della Pace, creato dal Maestro scultore ed artista Amedeo Ferrari.

Maestro che nel 1987 ha consegnato personalmente al Presidente degli USA Ronald Reagan “La Gioconda in bronzo a tutto tondo”, durante la in Italia a Roma insieme alla sua seconda moglie Nancy Davis.

Scultura creata nel 1986 ed oggi custodita al Museo della Casabianca, consegnata con la motivazione del buon auspicio all’abbattimento del numero degli euromissili.

Un’altra copia della scultura è esposta al Museo Leonardo da Vinci a Roma.

Molte altre le personalità che hanno ricevuto “l’Oscar della Pace” tra cui Amedeo Jaafar Abdulwahid, funzionario affari ambasciata Irakena.

La presenza in sala di qualche esponente della comunità ebraica, riconoscibile perché indossava il Kippah, non può che indurci a riflettere sul significato altamente costruttivo di questo prestigioso evento volto al raggiungimento della pace, attraverso l’operosità dell’arte.

Un percorso che è stato accompagnato da vari intermezzi musicali, col l’esecuzione di arie d’Opera eseguite dalle Soprano Internazionali, Ana Lushi ed Ombretta Santoro, che hanno allietato i numerosi intervenuti in sala.

Segnali tangibili che vengono esplicati, nel pomeriggio di un venerdì che precede una importantissima tornata elettorale dove è coinvolto l’intero popolo Italiano ed Europeo.

Segnali in cui, pur se assenti per la chiusura della campagna elettorale, gli abituali frequentatori di questo importante Palazzo Montecitorio e legittimamente eletti dal popolo Italiano, potrebbero e dovrebbero tener conto per una fattiva costruzione di quella pace che tutti indistintamente agognano.

Segnali di pace per costruire la pace.

Ettore Lembo




Caro Direttore,

 

Le scrivo per spiegare per punti le ragioni profonde che mi hanno portato a non esercitare il mio diritto di voto alle recenti elezioni.

Come intellettuale di destra, questa scelta può apparire controintuitiva o addirittura incoerente, ma credo fermamente che sia necessaria una riflessione critica su ciò che sta accadendo nel nostro panorama politico.

Disillusione e Tradimento degli Ideali

Negli ultimi anni, ho osservato con crescente preoccupazione il tradimento degli ideali fondanti della destra italiana.

Il conservatorismo, che dovrebbe essere radicato nei valori di tradizione, ordine e responsabilità, è stato progressivamente svuotato e trasformato in un mero strumento di potere.

I partiti che si professano di destra hanno spesso abbandonato la difesa dei principi morali e culturali in favore di strategie populiste e demagogiche che cercano solo il consenso immediato.

Mancanza di Visione e Leadership

Un’altra ragione che mi ha portato a non votare è la palese mancanza di una visione chiara e di una leadership forte.

I leader attuali sembrano più interessati a mantenere il loro status che a promuovere un progetto politico coerente e lungimirante.

L’incapacità di proporre soluzioni concrete ai problemi reali del Paese – come la sicurezza, l’immigrazione, l’economia stagnante e il declino culturale – ha fatto sì che molti elettori, me compreso, si sentano abbandonati e privi di rappresentanza.

Populismo e Semplificazioni Pericolose

La deriva populista è un altro elemento che mi ha fortemente scoraggiato.

La politica ridotta a slogan e la continua ricerca di capri espiatori non solo sono inefficaci, ma minano anche la coesione sociale e la fiducia nelle istituzioni.

La destra, per essere credibile, dovrebbe invece promuovere un dibattito serio e approfondito, basato su dati e analisi, e non alimentare divisioni e paure irrazionali.

Corruzione e Interesse Personale

Gli scandali di corruzione e l’uso disinvolto del potere a fini personali hanno ulteriormente eroso la mia fiducia nei confronti della classe politica.

La mancanza di etica e di responsabilità, elementi che dovrebbero essere al centro dell’agire politico, sono diventati ormai la norma. Questo comportamento non solo tradisce gli elettori, ma danneggia anche l’immagine della destra e della politica in generale.

Un Richiamo alla Rifondazione

La mia scelta di non votare è un segnale di protesta e un richiamo alla rifondazione.

Credo fermamente che sia necessaria una profonda riforma interna dei movimenti di destra, che recuperi i valori autentici e li traduca in un progetto politico serio e sostenibile.

Solo attraverso un rinnovamento radicale sarà possibile riconquistare la fiducia dei cittadini e costruire una destra forte e credibile, capace di affrontare le sfide del nostro tempo.

In conclusione, non si tratta di apatia o indifferenza, ma di una scelta consapevole e dolorosa.

Mi auguro che questo gesto possa contribuire a un dibattito costruttivo e a una presa di coscienza all’interno della nostra area politica.

Solo così potremo sperare in un futuro migliore per il nostro Paese.

Con stima,

B.M.