Lo Stato e il suo corpo femminile
Presentazione del libro “Un nuovo Corpo dello Stato. La polizia femminile in Italia 1961-1981” di Liliosa Azara. Il primo libro che si occupa dell’argomento, colmando una lacuna nel panorama storiografico.

La polizia femminile in Italia. Le prime donne in polizia
Il 17 marzo è stato presentato a Bologna il volume della Prof. ssa Liliosa Azara dal titolo “Un nuovo Corpo dello Stato. La polizia femminile in Italia 1961-1981”, appena uscito nelle librerie. Si tratta del primo libro che si occupa dell’argomento, colmando una lacuna nel panorama storiografico.
La professoressa Azara è docente presso Università di Roma TRE.
Il libro è edito da Viella Libreria Editrice.

Il volume che ricostruisce in maniera minuziosa e dettagliata i primi passi delle donne in polizia, vuole essere un tributo alle prime ispettrici che, il 1° marzo 1961, entrarono in servizio come appartenenti alla carriera del nuovo corpo di polizia femminile istituito con legge n. 1083 del 7 dicembre 1959.
L’Archiginnasio bolognese sede dell’evento

L’evento si è tenuto nella Sala dello Stabat Mater (Aula Magna) di Palazzo dell’Archiginnasio, l’antica Università. Le pareti della sala decorate da iscrizioni e monumenti celebrativi dei Maestri dello Studio bolognese, ha fatto da cornice alla presentazione dell’ultimo interessante libro della Prof. ssa Azara, stimatissima e apprezzatissima docente di storia contemporanea presso l’Università di Roma Tre.
Alla presentazione erano presenti, oltre all’autrice, anche la dott. ssa Isabella Fusiello, Questore di Bologna, la dott. ssa Anna Tedesco del Cif di Bologna e la dott. ssa Katia Graziosi dell’Udi Bologna. Gli interventi sono stati introdotti e moderati dalla Prof.ssa Eloisa Betti dell’Università di Bologna.
L’intervento del Questore di Bologna Fusiello.

I ricorsi degli esordi della carriera
Ha parlato per prima Isabella Fusiello, Questore di Bologna dall’ottobre 2022 nonché prima donna nella storia della polizia bolognese a ricoprire questo fondamentale ruolo per la sicurezza cittadina.
La dott. ssa Fusiello ha raccontato quando, nel lontano 1985 è entrata in polizia come vicecommissario, vincendo l’unico concorso destinato anche alle donne.
Un concorso, precisa, destinato solo ai laureati in giurisprudenza e scienze politiche.
Non esistevano, infatti, concorsi per donne non laureate
“Non è stato facile per me arrivare all’attuale vertice apicale”,
ha affermato, ripercorrendo i primi passi all’interno di una Istituzione del tutto appannaggio del genere maschile. Ha concluso rammaricandosi del fatto che ancora persiste, sia pure in maniera più attenuata e sotterranea, una resistenza culturale all’inserimento delle donne in attività tradizionalmente considerate non adatte al genere femminile.
L’intervento dell’autrice Prof. ssa Azara

Ha poi parlato la prof.ssa Azara, che ha appassionato il pubblico ripercorrendo la storia della polizia femminile sottolineando come l’intento del libro sia quello di restituire alla storia un tema che ha contribuito non poco al processo di emancipazione delle donne italiane.
Nel 1961 entrano infatti in servizio le prime donne del nuovo Corpo di polizia femminile, istituito su proposta di Maria Pia Dal Canton, e successivamente sciolto nel 1981.
L’Italia si allinea così, con ritardo, alle nazioni europee ed extra europee dove la creazione di analoghi corpi di polizia è stata la risposta al fenomeno della tratta delle bianche, dilagante nel periodo interbellico.
Il nuovo Corpo assume in Italia una fisionomia distinta all’interno della polizia.
Il motivo è la ricerca del compromesso tra il principio di uguaglianza e le diffuse forme di resistenza istituzionale e sociale che ne scoraggiano la sua istituzione.
Restituire risalto alla polizia femminile. Combattere la concezione della donna come crocerossina o come angelo del focolare
Nonostante abbia attraversato i decenni Sessanta e Settanta tra profonde mutazioni, rivoluzioni sociali, ma anche persistenti retaggi etico-giuridici e morali, la storia della polizia femminile è rimasta a lungo nell’ombra.
Ecco il motivo di questo interesse da parte dell’autrice.
Confessa anche di avere avuto qualche momento di sconforto.
Non è stato facile reperire materiale storiografico e ricostruire quei vent’anni attraverso normative, dibattiti parlamentari, circolari, carteggi tra amministrazioni e privati e repertori fotografici.
La Prof. ssa Azara ha evidenziato come, per lungo tempo, anche oltre gli anni Sessanta, il ruolo della polizia femminile è stato ricondotto esclusivamente a questioni riguardanti i minori oppure l’abbandono scolastico (si ricorda un congresso interregionale nel 1969) o la tossicodipendenza.
Si tratta sempre di vicende legate al ruolo di donna “crocerossina o angelo del focolare domestico”.
Un aneddoto sul terremoto del Belice

L’autrice ha ricordato un aneddoto a proposito del terremoto del Belice.
Le donne del Corpo erano generosamente impiegate in occasione delle calamità naturali.
A seguito del terremoto del Belice, le poliziotte, racconta l’autrice, inviate in soccorso degli abitanti, avevano solo una divisa che, immancabilmente si era sporcata ed usurata in mezzo a fango e detriti.
Il Ministero si oppose alla richiesta di sostituirla a spese dello Stato, come avveniva di regola per i poliziotti maschi.
Il volume fornisce, in proposito, un rarissimo repertorio fotografico di quei giorni (1968).
La situazione non migliora negli anni Settanta
Negli anni Settanta la situazione non migliora nonostante i fermenti femministi e la lotta per l’accesso a tutte le carriere. Nonostante la presenza di ben tre articoli in Costituzione (artt. 3, 37 e 51) la resistenza politica e culturale è molto forte anche in riferimento all’accesso ai ruoli della magistratura.
Infatti, solo il 9 febbraio 1963 le donne posso partecipare al concorso, ben quindici anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione, e dopo un acceso dibattito parlamentare.
La conclusione della esperienza e lo scioglimento del Corpo di polizia femminile
Alla fine degli anni 70 il clima culturale non era mutato e quindi si decide di non conferire autonomia a questo corpo.
Con l’approvazione della legge di riforma il corpo viene sciolto e le donne vengono inserite nella polizia di Stato a decorrere dal 1981.
Si conclude così l’esperienza del corpo di polizia. Ora in polizia ci sono donne ai vertici apicali, ma il divario di genere a quanto pare permane.
I saluti delle Presidenti UDI e CIF. Combattere le resistenze culturali
L’evento è stato promosso da UDI Unione Donne Italiane nell’ambito del Premio Tina Anselmi 2023 e delle iniziative legate all’8 marzo.
Katia Graziosi presidente della sezione bolognese Udi ha rivolto il suo saluto al pubblico e ha sottolineato come la Prof. ssa Azara cita proprio Tina Anselmi nella prima pagina dell’introduzione.
Anna Tedesco, presidente di un’altra Associazione storica, il CIF (Comitato italiano femminile), evidenzia come il libro è scritto con passione e anche “con sudore”, perché si percepisce che l’autrice l’ha vissuto dentro di sé, capitolo per capitolo. Il libro trasmette sensazioni tali da lasciare “sospesi” e delinea come, in maniera via via sfumata, la storia della pubblica sicurezza scivoli, da un sessismo istituzionale ad un sessismo benevolo.

I commenti conclusivi
La prof. ssa Eloisa Betti docente presso l’Università di Bologna conclude elogiando il pregevole lavoro e lo sforzo che è stato fatto per scrivere il libro.
Un libro molto documentato e dettagliato che, nella sua sintesi, è anche di piacevole ed agevole lettura.
L’emancipazione femminile e gli altri libri dell’autrice
Liliosa Azara è autrice di altri volumi che riguardano l’emancipazione femminile: L’uso “politico” del corpo femminile. La legge Merlin tra nostalgia, moralismo ed emancipazione (Carocci 2017); I sensi e il pudore. L’Italia e la rivoluzione dei costumi (1958-68) (Donzelli 2018). È curatrice del volume La donna delinquente e la prostituta. L’eredità di Lombroso nella cultura e nella società italiane (Viella 2019).