Sopravvivere agli abusi

Intervista a don Fortunato di Noto e l’impegno dell’associazione METER contro le violenze e gli abusi sui minori

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Incontro

Si terrà a Pachino (SR) il 5 ottobre 2024 l’incontro Sopravvissuti agli abusi: riconoscere, curare, tutelare

L’incontro è organizzato dall’associazione METER che dal 1989 – grazie alla spinta di Don Fortunato di Noto e alla forza e impegno di tutti quelli che lo hanno seguito – si impegna nella lotta e prevenzione di ogni forma di violenza, sfruttamento e indifferenza nei confronti dei minori.

 

locandina evento 4 ottobre
locandina evento 4 ottobre

Intervista

In vista dell’incontro abbiamo intervistato Don di Noto

Da oltre trent’anni Meter si occupa di difendere i minori, oggi a che punto del percorso siete arrivati?

È un percorso e in quanto tale siamo in continuo divenire.

Per intraprendere una strada, un viaggio devi prima attrezzarti, munirti di un bagaglio che possa sostenerti. Meter sceglie di mettere dentro costanza, competenza, sapere, esperienza e sensibilità a sostegno dei minori e dei sopravvissuti al trauma dell’abuso.

Non c’è un punto d’arrivo che possiamo riconoscere nel nostro percorso, ma nuove partenze, rinascite.

Voi che con il vostro lavoro riuscite ad avere il polso di questa situazione, potete dice che i casi di abuso sono aumentati  o diminuiti?

Dai dati pubblicati dal nostro report 2023, il Centro Ascolto ha accolto 220 richieste di tutela dei minori: 67 casi sono inerenti ai rischi online (27 casi di sicurezza online, 20 adescamento online, 17 pedopornografia, 2 dipendenza da internet, 1 cyberbullismo con il coinvolgimento di 11 minori); 52 casi sono inerenti abusi su minori (26 abusi sessuali, 18 abusi sessuali nel passato, 3 abusi psicologici, 2 violenze assistite e 2 abusi minore-minore, 1 maltrattamento). 36 casi di disturbo del neurosviluppo, 19 disturbo d’ansia, 6 depressione, 5 disturbo psicotico, 3 disturbo alimentare, 1 disturbo dell’attaccamento, 1 dipendenza da sostanza, 1 disturbo postraumatico da stress. 20 casi di relazioni familiari disfunzionali, 7 difficoltà emotive relazionali, 2 casi di lutto.

I dati, in aumento rispetto agli anni precedenti, parlano di troppe persone e contano, molto. Riescono a costruire una realtà e sono profondamente capaci di proiettare esteriormente ciò che a volte le parole non riescono a comunicare, il dramma dell’abuso e del disagio.

Quello della pedofilia è un argomento di cui si discute in modo adeguato e sufficiente?

Si parla di pedofilia, il quadro sociologico, psicologico, giuridico ed informatico risulta teoricamente chiaro. Ma è un tema, purtroppo, in continua espansione ed evoluzione dunque dev’essere trattato chiaramente con competenza ed esperienza tecnica.

È complicato rendere comprensibile l’abuso, e in particolarel’abuso sessuale sui neonati. È devastante far percepire come l’abuso pedofilico sia l’annientamento del presente e del futuro dei minori. Non ci sono organici studi per evidenziare il fenomeno criminale della pedofilia e della pedopornografia, appunto della pedo-criminalità.

I corsi di formazione sul tema consentono di sensibilizzare e ampliare la conoscenza sul fenomeno al fine di acquisire gli indicatori di abuso e di conseguenza prevenirne l’insorgenza.

Se le persone sono maturate nel riconoscimento della pedofilia (p.e. accettare che ci sono casi in famiglia o tra conoscenti e non negarlo) come viene affrontata oggi questa realtà?

Vi è una maggiore consapevolezza e una maggiore capacità di riconoscere e di accettare quanto succede nei contesti familiari ed extrafamiliari.

Chi subisce l’abuso denuncia ancora con fatica, per timore che la società non sia poi in grado di ascoltare e accogliere, ma piuttosto causare allontanamento ed isolamento.

Per noi tutti, per la società è doveroso rispettare il “passo coraggioso” dei sopravvissuti all’abuso ovvero “rendere dicibile l’indicibile”, anche se avvenuto nel passato.

 

Nella vostra esperienza, esiste redenzione per un pedofilo?

Ci sono storie di abuso e di resurrezione, storie di “abusatori che rubano innocenza” e di desiderio di conversione, di riscatto, di riconciliazione, di pacificazione.

Dall’esperienza di Meter, alcuni abusatori desiderano essere aiutati a ricomprendere la loro vita, passando dall’abuso perpetrato alla riparazione e alla riconciliazione con la vittima, con sé stessi e con la comunità civile ed ecclesiale.

Un cammino lungo, complesso e non di facile soluzione.

Ammettere la propria colpevolezza è il primo segno della conversione nella consapevolezza del dolore e della sofferenza dei sopravvissuti.

Nella vostra esperienza, esiste recupero per l’abusato?

Non è più possibile pensare che l’abuso non causi ferite e danni gravissimi e permanenti. Chi viene ‘ucciso’ dall’abuso deve trovare la forza della vita, della risurrezione.

A favorire tale recupero è l’ascolto che implica in effetti la capacità di identificarsi in modo rispettoso, con formazione e soprattutto con dono ‘empatico’.

L’abusato è un sopravvissuto o, meglio, definito da Massini, sopravvivente ovvero che combattono ogni giorno contro le ‘innumerevole battaglie’ appunto per sopravvivere.

La battaglia per la sopravvivenza è una costante presente nella vita, necessaria per il recupero, per ‘ri-vivere’ pur con le ferite interiori ed esteriori, pur con le cicatrici che si vedono e che ci richiamano a quel dire: non accada mai più!

Cosa è cambiato in questi 30’anni di lavoro?

Una maggiore consapevolezza, una maggiore informazione, maggiore collaborazione anche da parte delle Istituzioni per il contrasto della pedo-criminalità.

Ma purtroppo ancora un fenomeno inarrestabile.

Dobbiamo percorrere tanta strada insieme e Meter è in cammino, già da tanto tempo.

Grazie don Fortunato, per le sue risposte ma, soprattutto per il lavoro dell’associazione METER e di tutti i suoi componenti.

 

Rubare l’infanzia, Azione vergognosa. Sempre più preoccupanti i numeri della Pedofilia in Italia.

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