La crisi degli studi professionali, i commercialisti in prima linea

Mi chiedo se è una svolta unita alla consapevolezza oppure siamo alla resa dei conti per coloro che fino ad oggi hanno avuto un atteggiamento di rassegnazione nei confronti di un fisco a dir poco confusionario.

Forse è la volta buona!

 

 

 

 I commercialisti hanno comunicato l’astensione dal lavoro  dal 26 febbraio al 6 marzo, nella settimana del conguaglio Irpef e della dichiarazione Iva.

Un mese già molto complesso, quindi; e le cose potrebbero peggiorare se verrà confermato lo sciopero.

Sul tema è scesa in campo anche l’Autorità di garanzia per gli scioperi e per salvaguardare i contribuenti ha chiesto al governo una proroga dei termini per la dichiarazione Iva, nel caso l’astensione dal lavoro in caso di conferma dello sciopero.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso sono gli otto nuovi adempimenti per la comunicazione dei dati Iva introdotti a regime dal decreto fiscale collegato alla manovra.

Inutile sottolineare che la presenza dei commercialisti in piazza è finalmente  un segno di  tutta la categoria che solo in poche occasioni ha trovato il coraggio di superare gli individualismi.

Un ulteriore elemento scatenante sono gli otto adempimenti che vanno ad aggravarsi sulle piccole e medie imprese e su tutta la categoria, diversamente è urgente riequilibrare il rapporto tra Fisco e contribuente e impostarlo in senso paritario.

In attesa dello sviluppo degli eventi futuri vorrei fare un punto sulla categoria degli studi professionali, per capire meglio da che parte stiamo andando…….buttare, cioè, un sasso nello stagno.

 

Quali sono le riflessioni:

  • La crisi economica sta riducendo la clientela e soprattutto i margini di guadagno
  • Gli obblighi normativi a base tecnologica sono utili alla professione oppure la appesantiscono
  • I professionisti sono pronti a tenere il passo per uno sviluppo digitale

Personalmente sono anni che organizzo convegni in cui esorto i responsabili degli studi professionali a credere nel digitale in quanto fondamentale per la propria sopravvivenza, a volte mi è sembrato di essere “la voce di Colui che grida nel deserto”.

Un primo elemento che fa la differenza è la dimensione degli studi, che mediamente non superano i 200k  euro  di fatturato, addirittura abbiamo una percentuale pari al 65% che arriva a un massimo di 50k  EURO di fatturato.

E’ importante anche analizzare il tempo dei microprocessi negli studi professionali, fatto cento il totale del tempo lavorativo dedicato dallo studio:

  • 42% tempo dedicato alle attività primarie dello studio
  • 8% alla formazione
  • 9% attività ICT
  • 12% attività di archiviazione dei documenti
  • 5% amministrazione del personale
  • 7% acquisti
  • 17% amministrazione di studio

E’ interessante constatare che i commercialisti a differenza degli altri studi professionali sono propensi ad introdurre nella loro offerta nuovi servizi complementari alle attività dello studio, e spiccano servizi come:

  • Formazione tecnica per quanto riguarda la sicurezza e privacy
  • Consulenza su startup
  • Fatturazione elettronica
  • Consulenza finanziaria

Negli ultimi tre anni ho avuto modo in diverse occasioni di confrontarmi con responsabili di studi professionali e credo di avere chiaro quali sono  i fattori che incidono sulle loro scelte di investimento in nuove tecnologie.

38% ritiene l’investimento tecnologico elevato

14% ritiene difficoltoso il cambio delle abitudini

11% ritiene che le priorità dello studio sono altre

37% ritiene difficile proporre ai propri clienti nuovi servizi a pagamento

I dati sopra riportati sono evidenti e siamo alla resa dei conti, spero in una maggiore consapevolezza da parte dei responsabili di studio professionali e che la ribellione dei commercialisti faccia un po’  da “porta bandiera”.

Auguri!!!

 

 




Fattura Elettronica fra privati, troppo in fretta?

Il 2017 è l’anno in cui corre l’obbligo della fattura elettronica fra privati e imprese. E’ una scelta che riguarda anche gli stati membri europei che punta a un processo di digitalizzazione che ha lo scopo di favorire una maggiore semplificazione dell’interscambio commerciale tra privati e  a una trasparenza e monitoraggio della spesa  pubblica.

La fatturazione elettronica, già obbligatoria per le operazioni verso la pubblica amministrazione, il giorno 9 gennaio è ufficialmente prevista anche tra privati anche in Italia così come negli altri stati della comunità europea. 

Le categorie interessate sono: commercianti, artigiani e professionisti, supermercati e ipermercati e le aziende della distribuzione automatica. L’addio agli scontrini cartacei riguarda in particolare gli esercizi commerciali per i quali è prevista la possibilità di trasmettere telematicamente all’Agenzia delle Entrate i dati dei corrispettivi, in sostituzione degli obblighi di registrazione.

Ora le imprese ed i professionisti che vogliono fare fattura elettronica devono decidere a quale normativa aderire, tenendo presente che entrambe prevedono la trasmissione telematica dei dati di tutte le fatture elettroniche emesse e ricevute.

 

Le possibilità sono due:

  1. l’articolo 4, comma 1 del D.L. 193/2016 che prevede la obbligatorietà, infatti esso dispone che: “In riferimento alle operazioni rilevanti ai fini dell’imposta sul valore aggiunto effettuate, i soggetti passivi trasmettono telematicamente all’Agenzia delle Entrate, entro l’ultimo giorno del secondo mese successivo ad ogni trimestre, i dati di tutte le fatture emesse nel trimestre di riferimento e di quelle ricevute e registrate ai sensi dell’articolo 25 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, ivi comprese le bollette doganali, nonché i dati delle relative variazioni. La comunicazione relativa all’ultimo trimestre è effettuata entro l’ultimo giorno del mese di febbraio”;
  2. l’articolo 1 comma 3 del D.Lgs 127/2015, che prevede l’opzione da esercitare entro il 31.3.2017 dispone: “Con riferimento alle operazioni rilevanti ai fini dell’imposta sul valore aggiunto effettuate dal 1° gennaio 2017, i soggetti passivi possono optare per la trasmissione telematica all’Agenzia delle Entrate dei dati di tutte le fatture, emesse e ricevute e delle relative variazioni, effettuata anche mediante il Sistema di Interscambio di cui all’articolo 1, commi 211 e 212, della legge 24 dicembre 2007, n. 244. L’opzione ha effetto dall’inizio dell’anno solare in cui è esercitata fino alla fine del quarto anno solare successivo e, se non revocata, si estende di quinquennio in quinquennio”.

 

Va tenuto presente che il contribuente che sceglie l’opzione n.2) elimina la previsione delle trasmissioni trimestrali contenuta nell’opzione n.1) che dispone anche dei particolari incentivi che prevedono in dettaglio:

 

  1. a) il contribuente che deciderà di esercitare l’opzione prevista dal D.Lgs 127/2015, potrà utilizzare il Sistema di Interscambio per scambiare le fatture elettroniche con i propri clienti e, così facendo, l’Agenzia delle Entrate acquisirà automaticamente i dati delle fatture;

 

  1. b) Il contribuente potrà quindi evitare in parte o in toto l’adempimento di trasmissione dei dati delle fatture;

 

  1. c) Il contribuente accederà ai benefici stabiliti all’articolo 3 del D.Lgs 127/2015, tra cui in particolare i rimborsi prioritari di credito IVA entro 3 mesi dalla dichiarazione IVA annuale, oltre alla riduzione di due anni dei tempi di accertamento fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate, qualora riceva ed effettui i pagamenti delle loro fatture emesse e ricevute in modalità tracciata;

 

  1. d) I contribuenti di minori dimensioni (fino a 200 mila euro di fatturato) saranno esentati dalla tenuta delle registrazioni obbligatorie IVA e dall’obbligo del visto di conformità IVA.

Probabilmente sarebbe stato meglio partire con un avvio graduale e progressivo, come avvenuto per la fattura elettronica verso PA.

In conseguenza di tale normativa è stato previsto che il Sistema di Interscambio, utilizzato già per la fattura elettronica PA, sia lo strumento attraverso il quale i soggetti privati si scambiano le fatture elettroniche tra soggetti privati (FeB2B).

Per facilitare l’applicazione dell norma relativa alla fattura elettronica, l’Agenzia delle Entrate ha aggiornato  il sistema di interscambio per consentire la trasmissione delle fatture elettroniche fra privati: la documentazione tecnica è stata aggiornata al 13 gennaio, con la correzione di una serie di specifiche precedentemente comunicate.

Tutto il materiale riguarda compilazione e invio fatture e corrispettivi in modalità telematica, con specifiche diverse per registratori telematici e distributori automatici. Sono tutte procedure operative messe a punto per l’entrata in vigore, dal 2017, degli incentivi per le fatture elettroniche fra privati previsti dal Dlgs 127/2015, attuativo della delega fiscale.  

 




Cyber Psicologo e la privacy

Nelle recenti elezioni che si sono svolte  in USA che hanno indicato  Trump nuovo presidente e che hanno visto la Russia di Putin  mettere  un hacker malefico con lo scopo di « avvelenare » lo svolgimento democratico della campagna politica.

Trump ha ammesso : «Penso che dietro l’hackeraggio della campagna presidenziale americana ci sia la Russia ma anche altri paesi, per questo «in campo informatico creeremo una task force» «Abbiamo unito le sei migliori menti per creare un muro contro gli hacker. I democratici non hanno saputo difendersi». «L’incontro con l’intelligence era confidenziale- ha aggiunto – è una disgrazia, vergognoso che quelle informazioni siano state violate e  divulgate.

Questi accadimenti ci insegnano che le nostre vite digitali corrono un serio rischio, i pirati della rete attaccano sempre più le falle della nostra negligenza nel proteggere il nostro « sistema operativo » umano. I fatti sopra citati ci insegnano che esistono azioni di manipolazione del patrimonio digitale che comprende anche dati sensibili e personali.

La Commissione Europea ha proposto una serie di riforme per migliorare la tutela dei dati personali per cittadini e imprese fra cui la tutela dei metadati e norme semplificate sui cookie.

E’ stata pubblicata una nuova proposta per aggiornare il vecchio quadro normativo sulla privacy nelle comunicazioni elettroniche, che risale ormai alla Direttiva 2002/58/CE che peraltro si applica soltanto agli operatori Tlc tradizionali.

La nuova direttiva Privacy entrerà in vigore entro il 25 maggio del 2018 e oggi la Commissione ha proposto un giro di vite sulla protezione dati delle chat di messaggistica r dei social come WhatsApp, Skype, Facebook, Messenger, Gmail, Viber e iMessage che dovranno sottostare alle medesime regole in termine di protezione dati degli operatori Tlc.

Il nuovo regolamento proposto dalla Commissione introduce l’obbligo del consenso per il trattamento di qualsiasi dato personale online.

In particolare, la Commissione propone che siano protetti sia il contenuto delle comunicazioni (siano esse via chat, email o telefonate internet-based), sia i ‘metadati’ come durata della chiamata o localizzazione, che dovranno essere cancellati se l’utente non dà il consenso all’utilizzo.

Vengono poi semplificate le regole sui ‘cookies’, visto che oggi l’utente deve dare il consenso all’utilizzo ogni volta che apre un nuovo sito web. Con le nuove regole ci sarà invece un modo per settare di default, sul browser, il livello di protezione desiderato, per evitare di dover rispondere alle numerose richieste. La proposta chiarisce poi che non serve consenso per quei cookies non intrusivi della privacy, come quelli che servono a migliorare l’esperienza di internet (ad esempio, quelli grazie ai quali un sito ricorda lo storico dei tuoi acquisti).

 

Pur condividendo la necessità di proteggere i consumatori, ritengo che “la Normativa vigente per la protezione dei dati fornisca già un quadro sufficiente sia dal punto di vista della neutralità tecnologica sia dal punto di vista dell’orientamento al futuro.

E ancora: “Il regolamento finale dovrà tenere  conto dei nuovi servizi e che tutti i provider siano soggetti alle stesse regole. Se non si superano le attuali inconsistenze e restrizioni agli operatori , in Europa sarà preclusa la possibilità di espandere la scelta dei consumatori e di offrire nuovi servizi competitivi ai cittadini”. Tanto più che gli sforzi economici per la realizzazione delle nuove reti 5G sono in capo alle telco, chiosano ETNO e Gsma.

Il 92% degli europei ritiene importante mantenere la riservatezza delle e-mail e dei messaggi online. Tuttavia, la vigente direttiva Privacy si applica unicamente agli operatori di telecomunicazioni tradizionali. Le norme in materia di riservatezza si applicheranno d’ora in poi anche ai nuovi operatori che forniscono servizi di comunicazione elettronica – ad esempio WhatsApp, Facebook Messenger, Skype, Gmail, iMessage, Viber.

Tutti i cittadini e le imprese nell’UE potranno godere dello stesso livello di protezione delle comunicazioni elettroniche. Anche le imprese trarranno vantaggi da un unico corpus di norme applicabili in tutta l’UE.

La riservatezza sarà garantita sia per i contenuti sia per i metadati delle comunicazioni elettroniche (ad esempio, l’ora della chiamata e il luogo). Entrambi hanno una forte componente di riservatezza e, secondo le norme proposte, dovranno essere anonimizzati o eliminati in caso di mancato consenso degli utenti, a meno che non siano necessari, ad esempio per la fatturazione. Una volta ottenuto il consenso al trattamento dei dati relativi alle comunicazioni (contenuti e/o metadati), gli operatori di telecomunicazioni tradizionali avranno maggiori opportunità di utilizzare i dati e fornire servizi aggiuntivi.

Ad esempio, potranno produrre mappe di calore per indicare la presenza di persone di cui potranno avvalersi le autorità pubbliche e le imprese di trasporto nello sviluppo di nuovi progetti di infrastrutture.

E’ prevista la semplificazione della cosiddetta “disposizione sui cookie”, che ha dato luogo a un numero eccessivo di richieste di consenso per gli utenti di internet. Le nuove norme permetteranno agli utenti di avere un maggiore controllo sulle impostazioni, consentendo di accettare o rifiutare facilmente il monitoraggio dei cookie e di altri identificatori in caso di rischi per la riservatezza.

La proposta chiarisce che il consenso non è necessario per i cookie non intrusivi che migliorano l’esperienza degli utenti (ad esempio, quelli che permettono di ricordare la cronologia del carrello degli acquisti). Il consenso non sarà più necessario per i cookie che contano il numero di utenti che visitano un sito web.

Saranno  vietate  le comunicazioni elettroniche indesiderate, indipendentemente dal mezzo utilizzato, ad esempio email, SMS e, in linea di principio, anche chiamate telefoniche se gli utenti non hanno dato il consenso.

Gli Stati membri potranno optare per una soluzione che conferisca ai consumatori il diritto di opporsi alla ricezione delle telefonate a scopo commerciale, per esempio mediante la registrazione del loro numero in un elenco di nominativi da non chiamare. Gli autori delle telefonate a scopo commerciale dovranno mostrare il proprio numero telefonico o utilizzare un prefisso speciale che indichi la natura della chiamata.

Anche se le norme sono molto incisive sulla protezione dei dati personali e della privacy è meglio metterci molta attenzione anche da parte nostra.

Per proteggersi dagli attacchi  di hackeraggio sempre di più si consolida la tendenza  di avvalersi della consulenza di specialisti conosciuti anche come «  psicologi dell’informatica » che hanno il compito di raccogliere informazioni sul soggetto preso di mira , setacciando i profili dei social ma anche utilizzando telefonate presentandosi come appartenente di un call center di una ditta con la quale effettivamente abbiamo sottoscritto un contratto oppure fingendo di dover fare un sondaggio.

I più esposti ai furti di dati personali sono gli uomini che a differenza delle donne sono più disponibili a rinunciare alla riservatezza  pur di conquistarsi qualche « like ».

In ultima analisi la mia raccomandazione è quella di ribadire l’importanza di proteggere se stessi e la privacy altrui diventando più consapevoli e informati  riguardo agli scambi di informazioni che si condividono sui social media  e installare sui propri device software efficaci per la sicurezza.

Nella mia funzione di « psicologo informatico » è mia abitudine, nello svolgere attività consulenziale, trasferire al mio interlocutore le cinque regole fondamentali che sono anche le « top della sicurezza ».

  • Ignorare false e-mail che contengono link che reindirizzano su pagine web truffaldine
  • Diffidare dei messaggi di mittenti sconosciuti, controllare bene anche quelli inusuali provenienti dai contatti della rubriga
  • Stare attenti ai messaggi con allegati che spesso sono virali
  • Tenere sempre presente che tutto ciò che viene pubblicato online è potenzialmente accessibile anche dai criminali del web
  • Analizzare messaggi che annunciano una favolosa vincita oppure a messaggi di ragazze che offrono il loro amore

Spero di avere fornito informazioni importanti per la protezzione delle « vite digitali »

 




Impresa 4.0

IMPRESA 4.0,

ovvero Industria 4.0, più in generale mi riferisco alla quarta rivoluzione industriale  con l’insieme di nuove tecnologie impiegate lungo l’intera filiera produttiva: la definizione di processi aziendali che rappresentano anche la base di ricerca e sviluppo.

Mentre gli altri paesi si sono già inseriti in questo contesto, l’Italia deve ancora attivarsi tant’è che occupa l’undicesimo posto dopo la Germania, seguita da Svezia, Irlanda, Lussemburgo, Finlandia, Danimarca, Regno Uniti, Francia, Austria, Paesi Bassi.

Dalla piccola azienda a quella di grandi dimensioni l’innovazione tecnologica offre la possibilità di potenziare il proprio business grazie al supporto di nuove competenze ma soprattutto permette un riposizionamento sul mercato a favore di una maggiore capacità competitiva.

L’innovazione implica un confine sempre meno netto tra i processi e i servizi, il costo non sarà più la discriminante,  la differenza la  faranno altri valori come la personalizzazione,la qualità e la capacità di innovarsi costantemente, oltre al ruolo strategico  che la digitalizzazione può avere in termini di sostenibilità ambientale.

Una serie di tecnologie digitali sono arrivate a maturazione : Internet, Cloud, nuove interfacce uomo-macchina, robot collaborativi più facili da gestire, la possibilità di poter collegare in maniera molto più semplice di prima le risorse produttive, macchine con macchine. La connettività diffusa  a basso costo, la capacità di memorizzare enormi quantità di dati ( Big Data) a costi ragionevoli, costituiscono quella che è stata definita la “ Rivoluzione Digitale  4.0”.

Le tecnologie arrivate oggi  a maturazione consentono di avere fabbriche e aziende molto più efficienti, basta pensare all’impatto sul rapporto con il cliente e quindi l’incidenza su tutto il ciclo produttivo, progettazione,produzione, commercializzazione.

L’apertura di nuovi scenari di business, come ad esempio la capacità  di generare profitti da servizi “continuativi” più che dalla vendita “one shot”.

Per quanto fin qui descritto è positivo che il governo italiano ha varato un piano sostanzioso pari a 13 miliardi di investimento pubblico attraverso benefici fiscali che agiscono nel breve periodo per consentire alle imprese di cominciare a investire dal 1° gennaio 2017, a medio e lungo periodo  con azioni riguardanti la formazione e la ricerca.

L’industria 4.0  si prepara ad un momento epocale e la sfida alla quale è chiamata consiste nell’integrazione  tra le differenti tecnologie delle quali le aziende sono in realtà già in pieno possesso .

Chi non perderà il “ treno della rivoluzione digitale”  intesa come riorganizzazione dei processi produttivi e formulazione di nuove strategie di business, sarà in grado di far fronte alle richieste  del mercato globale. 

La rivoluzione in atto sicuramente sfocerà in un fenomeno dalla forza d’urto analoga alle precedenti  rivoluzioni industriali succedutesi negli ultimi secoli a livello mondiale. 

Non si tratta di una singola tecnologia ma un intreccio sistemistico  che attraversa la rete internet ove ciascuna di esse sfrutta la piattaforma di lancio per innovazioni differenti a secondo dell’interesse emergente. 

Senza dubbio la questione è anche culturale e oserei dire che oggi le aziende  hanno il dovere  di assimilare  una mentalità nuova  e iniziare a considerare la produzione come un flusso integrato anziché  una sequenza di fasi separate tra di loro, maggiore  è la dimensione della azienda , più lento e progressivo sarà  il passaggio al modello di industria  4.0.

 

Qual è  il grado di conoscenza  dell’innovazione 4.0 delle piccole e medie imprese?

Una indagine  del Politecnico di Milano  riporta che più di un terzo delle imprese italiane  dichiara di non conoscere  il tema  “Industry 4.0” ( in dettaglio il 32% delle grandi imprese e il 48% delle  Pmi), ma vi è comunque quasi il 30% delle oltre 300 imprese analizzate che ha all’attivo tre o più applicazioni di nuove tecnologie .

Considerando l’innovatività delle tecnologie  e la complessità di implementazione, oltre alla crisi economica degli ultimi anni, il quadro italiano  può avere una lettura positiva , però per accelerare  la crescita è necessario uscire dalla fase sperimentale che caratterizza la maggior parte dei progetti per passare all’applicazione diffusa ed estendere i progetti anche a settori oggi meno attivi  e soprattutto alle imprese medio-piccole  che rappresentano la ricchezza reale  del tessuto industriale italiano.

4.0 – Curiosità  nel mondo

Siamo a Lisbona all’evento più importante per chi lavora  nella tecnologia e nel digitale. La città portoghese ha accolto  in tre giorni oltre 53mila partecipanti, 15mila aziende e start-up, oltre 7mila CEO provenienti  da 166 paesi.

Girando tra gli stand c’erano colossi come Facebook,Google,Twitter e Microsoft ma anche start-up emergenti con  idee innovative e sorprendenti. Settori dall’ecommerce, fitness,musica, salute, data analytics. L’era del desktop e del web mobile  sembrano ormai tramontare  per lasciare spazio ad ogni sorta di applicazione , sempre più innovativa ,user friendly.

Sono state presentate alcune innovazioni come: assistenti robot, sensori contapassi, tecnologia Key-tracking.

Una startup ha sviluppato un  personal trainer digitale che analizza l’esercizio quotidiano e fornisce un feedback su misura. Altra novità consiste in un dispositivo bluetooth che può essere collegato a chiavi,  portafogli e passaporto. Tale applicazione emette un segnale acustico quando ci si avvicina agli oggetti smarriti.

Sono stati presentati robot in grado di dialogare come umani e con gli umani  e sostituirli in molte mansioni ordinarie, dall’assistenza  telefonica ai clienti alla guida di un veicolo, si tratta di aiutanti concepiti per aiutare  persone con mobilità ridotte.

Nell’era del 4.0 è possibile proteggere le mail aziendali?

La mail è diventato lo strumento di lavoro più utilizzato  sia dalle piccole che dalle grandi aziende che proprio attraverso  la posta elettronica  veicolano un enorme quantitativo di informazioni per contatti con altre realtà per progetti da sviluppare  o per cercare di valorizzare nel business il proprio know how.  

La  mail o la PEC( Posta Elettronica Certificata) ormai rientrano, per il loro contenuto, nella valutazione dei rischi  nel trattamento dei dati aziendali   e quindi rientrano nei processi di tutela delle informazioni e dei dati personali. 

Di recente  è stato reso applicabile il regolamento Ue  che riguarda la violazione dei dati personali e aziendali  e che prevede l’adeguamento alla normativa  da parte delle aziende che devono innanzitutto far dialogare meglio le funzioni interne e soprattutto chi avrà un ruolo chiave nell’organizzazione deve essere consapevole  ed  identificare  le aree di maggiore  sensibilità in termini di know how , business e rapporto con i clienti, fare una analisi dei rischi  al fine di valutare  l’adeguamento del livello di sicurezza.  

 Non dimentichiamo che le aziende non avranno le capacità necessarie (e indispensabili) per avere successo nell’era digitale se non prenderanno in seria considerazione la trasformazione dei propri dipendenti.

 La trasformazione digitale sta rimodellando mercati e settori produttivi e compito del management è di conseguenza quello di intercettare le forze innovatrici e “distruttive” che si dirigono verso il centro del ciclone e scaricarne a terra i benefici a vantaggio di tutta l’organizzazione.  

 

salvatore salvo esposito




STRATEGIA GLOBALE E LA CRESCITA DIGITALE

In questo numero  affronterò e condividerò con Voi i seguenti argomenti:

 

10) Open Data

11) Sanità digitale

12) Scuola Digitale

13) Giustizia Digitale

 

10) I processi di archiviazione sono l’altra faccia della trasformazione digitale . Di fatto è la crescente informatizzazione aziendale che ha portato le organizzazioni a dover gestire una quantità di informazioni a capacità infinita, spingendole a fronteggiare il tema del Big Data Management.

Le informazioni, infatti, sono preziose e vanno tutte gestite, il che significa archiviate, analizzate, protette e rese accessibili nei tempi e nei modi corretti. Quasi 8 aziende italiane su 10 preferiscono una gestione dello storage in house ma 18% ha sposato modelli di hybrid cloud e il 6% si è affidato interamente alla nuvola.

E’ importante capire meglio non solo in che percentuale impatta il tema della gestione dei dati rispetto ai processi di archiviazione ma anche, più in dettaglio, quali sono gli aspetti percepiti come davvero prioritari. Le difficoltà non mancano, anche e soprattutto di natura organizzativa e di cultura aziendale, ma le imprese italiane stanno acquisendo consapevolezza  che la gestione e l’analisi di grandi quantità di dati può portare interessanti vantaggi in termini di crescita economica.
Attraverso l’analisi dei Big Data le imprese possono incrociare e ottenere informazioni utili per il business finora inimmaginabili in un tempo brevissimo. Non solo per le aziende che si occupano di nuove tecnologie, i Big Data servono a tutti e tutti possono beneficiare dei vantaggi raggiungibili attraverso il loro corretto utilizzo.

Le aziende che hanno implementato al loro interno processi di analisi dei Big Data si dicono molto soddisfatte dei risultati di business che hanno raggiunto e dichiarano di trovarli molto utili nel percorso verso una organizzazione più digitale delle attività. In particolar modo, le imprese utilizzano i Big Data per:

  •  Fare analisi circa gli interessi e l’orientamento di acquisto dei consumatori
    •    Creare nuovi prodotti e servizi
    •    Migliorare il rapporto con i clienti
    •    Ricercare nuove fonti di reddito

Ovviamente, le opportunità nascondono anche delle grandi sfide, che nel caso dei Big Data si traducono nella necessità da parte delle imprese di formare o reperire all’esterno le professionalità specializzate nel campo in grado di lavorare sui dati. Oltre alla sfida delle competenze, le aziende possono trovarsi di fronte a difficoltà in termini di costi per gestire e implementare tali sistemi di analisi, in termini di sicurezza e in termini di integrazione tecnologica.

Le aziende possono affrontare queste sfide puntando sulla formazione del personale interno, in modo da avere, in una fase di gestione successiva all’implementazione, tutte le professionalità necessarie per svolgere al meglio questo compito, per cui ottimizzare i costi e rendere il processo più sicuro possibile.
Ovviamente, in una fase di collaudo e di messa a punto è necessario che l’azienda reperisca all’esterno – tramite consulenti o risorse dei vendor in tecnologia – le persone giuste.

Molto spesso le imprese hanno difficoltà a capire i campi di applicazione dei Big Data. Un consiglio può essere quello di cominciare con un’area di business definita, piccola per capire la portata del fenomeno, concentrarsi sui talenti, cominciare anche un programma di formazione interna ed essere flessibili, agili e open minded.

Per quanto riguarda le pubbliche amministrazioni ancora faticano a pubblicare dati aperti (e a tenerli aggiornati). Per questo motivo s’intende attuare una strategia che prevede:

  • l’adozione di linee guida nazionali che definiscano modelli e metodologie comuni, facilitando l’interoperabilità semantica attraverso descrittori e ontologie
  • la definizione di un’agenda nazionale in cui sono definiti obiettivi e tempistiche entro cui le diverse amministrazioni sono obbligate a rilasciare i dati
  • la promozione di requisiti”open data” a tutti i nuovi software e alla manutenzione evolutiva degli esistenti
  • sperimentare le potenzialità del riutilizzo dei dati aperti

Questa misure palesano un perfetto bilanciamento fra domanda e offerta: si tratta infatti di mettere a disposizione nuovi dati a disposizione dei cittadini e delle imprese (incrementando dunque l’offerta) ma nel contempo incentiva anche la domanda poiché incrementa le occasioni di riutilizzo dei dati anche per finalità commerciali ed efficacia delle decisioni assunte.

 

11) L’innovazione digitale dei processi sanitari è un passaggio fondamentale per migliorare il  rapporto costo-qualità dei servizi sanitari, limitare sprechi e inefficienze, ridurre le differenze tra i territori, nonché innovare le relazioni di front-end per migliorare la qualità percepita dal cittadino. Le attività si svilupperanno lungo le seguenti linee di intervento nell’ambito del “Patto della salute” del Ministero della Salute .

  • Fascicolo sanitario elettronico

inteso come l’insieme di documenti clinici  inerenti al proprio

stato di salute e derivanti dal proprio rapporto con i diversi attori del Servizio Sanitario Nazionale.

  • Ricette digitali

prevede la sostituzione delle prescrizioni farmaceutiche e specialistiche cartacee con gli equivalenti documenti digitali, in modo uniforme e con tempi certi su tutto il territorio nazionale.

  • Dematerializzazione dei referti medici e delle cartelle cliniche

Per migliorare i servizi ai cittadini, riducendone i costi connessi, è necessario accelerare il processo di dematerializzazione dei referti medici, rendendoli disponibili anche online, e delle cartelle cliniche.

  • Prenotazioni online

Accelerare la diffusione dei Centri Unici di Prenotazione (sia online sia attraverso intermediari, es. farmacie) delle prestazioni sanitarie a livello regionale e sovra territoriale, al fine di ottimizzare l’impiego delle risorse e ridurre i tempi di attesa.

Gli interventi sopra riportati presentano un elevato grado di interdipendenza, la loro attivazione consentirà il raggiungimento di notevoli sinergie e vantaggi (in termini di costo ed efficienza) sia per il sistema sanitario che per i cittadini.

 Tempi di esecuzione e applicazione

  • 2016 – 2017 Fascicolo sanitario elettronico;
  • 2016 Ricette digitali
  • 2016 Dematerializzazione referti e cartelle cliniche
  • 2017 Prenotazioni e pagamenti online

E’ da considerare che si  tratta di iniziative in grado di determinare consistenti risparmi sulla

spesa pubblica prevista a regime intorno ai 20 Miliardi di euro.

12)La scuola è un servizio pubblico universale e come tale necessita di avere strutture adeguate al contesto: ed è oramai questione irrinunciabile e indifferibile la fornitura di rete, connettività e dispositivi tecnologici a tutte le scuole e in tutte le aule. Bisogna poi considerare l’importanza dei benefici cosiddetti «estensivi» che la scuola può portare in termini di diffusione della cultura digitale nelle famiglie con figli. Per questo è necessario che il rapporto famiglie – scuola sia sempre più digitalizzato in termini di servizi, e che i curricula scolastici prevedano nuove competenze.

 Quali sono gli indicatori dei benefici

    • maggiore efficienza dei servizi online scuole-famiglie e maggiore
    • miglioramento della qualità dei servizi resi all’utenza
    • sviluppo di servizi innovativi
    • numero di servizi online e app sviluppate e % di utilizzo da parte delle famiglie

 

13) IL promotore del progetto è il Ministero della Giustizia che ne coordina anche l’attuazione. Il Processo Civile Telematico è già una realtà ed è stato reso obbligatorio dal 30 giugno 2014. Con il d.l. 24 giugno, n. 90, a decorrere dal 30 giugno 2014, è diventato obbligatorio il deposito

telematico di tutti gli atti e i provvedimenti del procedimento per decreto ingiuntivo e il deposito degli atti in tutte le procedure iniziate dal luglio 2014. Dal 31.12.2014 il deposito telematico sarà obbligatorio anche per gli atti  dei processi pendenti alla data del 30 giugno 2014. Tale previsione si è estesa anche alle Corti di appello, a decorrere dal 30 giugno 2015. L’intenzione è stata quella di avvicinare il servizio-giustizia agli operatori e ai cittadini mediante l’impiego delle tecnologie informatiche nel processo e conseguire notevoli risparmi di spesa attraverso la riduzione del cartaceo. L’avvocato, tramite la possibilità di depositare telematicamente, vedrà drasticamente ridursi i tempi di attesa per i depositi in cancelleria. Inoltre, potendosi effettuare il deposito telematico in tutto il territorio nazionale, si avrà una conseguente eliminazione delle distanze geografiche e territoriali, riducendo al minimo i disagi per l’avvocatura e i costi per i cittadini. Le cancellerie, del

pari, riceveranno un immediato beneficio grazie alla riduzione delle attività di sportello all’avvocatura e all’utenza per l’accettazione dei depositi cartacei e per il rilascio delle

informazioni. La trasparenza informativa assicurata dal processo telematico è assoluta ed estremamente innovativa: tramite il portale dei servizi nazionali di giustizia. Inoltre per la parte, i difensori, gli ausiliari e consulenti nominati dal giudice, con il solo utilizzo di un dispositivo di autenticazione forte (es. smart card), è altresì possibile consultare il contenuto specifico del fascicolo telematico, ovvero i provvedimenti dei giudici e gli atti delle parti depositati telematicamente o acquisiti in formato elettronico dalla cancelleria.

Per quanto riguarda il settore penale, un primo ambito di interventi riguarda il potenziamento della diffusione (già conclusa  nel 214) del registro penale informatizzato SICP (sistema informativo della cognizione penale). Gli interventi previsti riguardano il completamento dell’automazione dei sistemi informativi già in uso e la loro integrazione sotto il profilo dell’interoperabilità e la sua completa diffusione sul territorio nazionale. Il completamento della diffusione dei sistemi informativi automatizzati permetterà un totale superamento di qualunque gestione cartacea dei dati superando l’utilizzo di tecniche gestionali cartacee che ancora residuano in alcuni settori.

La piena interoperabilità tra i sistemi permetterà una circolazione dei dati, caratteristica peculiare del settore penale, tra tutti gli attori del processo, in tutte le sue fasi, ossia dalla notizia di reato fino all’espiazione della pena, in una prospettiva che consenta anche la gestione integrata delle notifiche penali ai soggetti interessati, anche al fine di dare piena attuazione al disposto dell’art. 16 del d.l. 179/2012. Un secondo ambito è la digitalizzazione degli atti e della gestione documentale, secondo una filosofia improntata all’assoluta preferenza per l’atto nativamente digitale. Ciò comporta un intervento immediato sulla notizia criminis che dovrà essere trasmessa dalle forze di Polizia in forma digitale: da tale intervento deriverà la digitalizzazione dell’intero procedimento penale in tutte le sue fasi.

Un unico contesto progettuale per le  varie iniziative oggi separate quali la gestione delle registrazioni e trascrizioni dibattimentali, le intercettazioni telefoniche, la produzione di atti multimediali, la gestione documentale etc. La matrice che fornirà unitarietà all’atto processuale sarà l’adozione dell’atto nativamente digitale e la sua archiviazione in sistemi unitari di gestione e consultazione. Un terzo ambito di interventi riguarda l’impiego di tecnologie multimediali nel processo penale. Vari sono gli ambiti in cui tali tecnologie, che produrranno atti nativamente digitali e come tali trattati dal sistema unico di gestione di cui al punto precedente, potranno produrre i loro effetti:

  1. la registrazione o videoregistrazione degli atti processuali (siano essi atti di indagine, udienze dibattimentali o redazione di provvedimenti del giudice);
  2. l’utilizzo esteso della videoconferenza per l’esame a distanza (in tutte le fasi del processo);
  3. la conservazione nel fascicolo digitale di tali atti digitali multimediali con pari efficacia rispetto ai tradizionali atti scritti. Un quarto ambito di intervento prevede la creazione di appositi sistemi di controllo di gestione, trasversali ai vari uffici che gestiscono le varie fasi del procedimento penale.La direzione è quella di un ampliamento e completamento dell’esperienza già avviata in tema di datawarehouse nel settore civile, prevedendo appositi strumenti di elaborazione statistica dei dati finalizzata non solo a fotografare quanto avvenuto, ma a permettere valutazioni anche di tipo proiettivo sull’andamento degli uffici, nonché a valutare l’attività svolta secondo parametri di efficacia della stessa. In tale ambito potrà essere estesa la collaborazione con altre Pubbliche Amministrazioni, ed in particolare di quelle da cui dipendono le forze di Polizia. Un quinto ambito di intervento riguarda la collaborazione con le altre autorità giudiziarie europee in materia penale. Si potrà quindi lavorare per la creazione di un portale europeo per lo scambio di atti processuali tra le varie autorità giudiziarie con caratteristiche che assicurino l’integrità, l’autenticità e la sicurezza nello scambio dei dati.

Gli obiettivi al 2020

  • Immediata e maggiore diffusione dell’informazione tra le pubbliche amministrazioni e % di riduzione dei tempi di allineamento dei dati gestiti
  • Risparmio in termini di risorse hardware per l’archiviazione, in seguito a conservazione documentale

 




STRATEGIA GLOBALE E LA CRESCITA DIGITALE

In questo numero  affrontiamo con Voi i seguenti argomenti:

 

5)  Servizio Pubblico d’Identità Digitale (SPID)

6)   Organizzazione interna della PA

7)  Pagamenti elettronici

8)  Fatturazione elettronica PA

9)  Fatturazione B2B

 

5)Le regole tecniche per il debutto dello Spid (Sistema Pubblico per la gestione dell’Identità Digitale di cittadini e imprese), ossia quel sistema che consentirà ai fornitori di servizi l’immediata verifica dell’identità in modo tale che ogni cittadino possa accedere in maniera rapida e sicura ai servizi online della Pubblica Amministrazione: in poche parole la nostra identità digitale è pronta.

Una delle novità più attese, tra quelle previste dall’Agenzia, consiste nell’assegnazione a ogni cittadino che ne farà richiesta di un “codice identificativo”, cioè un PIN unico, che dovrebbe essere composto da 14 caratteri – di cui 4 lettere e 10 caratteri alfanumerici – utile per identificarsi correttamente ed espletare tutte le pratiche online (dal pagamento delle tasse alla consegna di referti medici).

Spid e vantaggi oltre confine

Dopo l’emanazione del regolamento comunitario e-IDAS (Electronic Identity Authentication and Signature) e la notifica alla Commissione europea da parte del governo italiano del DPCM che regolamenta SPID, il sistema italiano sarà accettato dagli altri Stati membri dell’UE.Sarà possibile, dunque, realizzare l’interoperabilità del sistema SPID nel panorama tecnologico europeo. In questo quadro, SPID si basa sulle specifiche OASIS SAML v2.0 molto diffuse a livello europeo e adottate nel progetto sperimentale Stork (un progetto condiviso su larga scala da molti Paesi europei, che mira a sviluppare un’infrastruttura comune per l’identità digitale, sia per le persone fisiche sia per quelle giuridiche).

Le regole tecniche sono state collaudate nei test condotti in questi mesi con le PA pilota, che, appena sbloccati i provvedimenti, saranno quindi pronte a funzionare tramite Spid: si tratta di Inps, Inail, Agenzia delle Entrate; mentre tra le Regioni ci sono Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Piemonte e Toscana; a livello comunale, invece, hanno fatto da testa di ponte Firenze, Lecce, Milano; sono, inoltre, più di otto gli istituti bancari partecipanti.

 

6)Non può esservi vera innovazione senza reingegnerizzazione dei processi; per questo le PA centrali sono obbligate ad istituire un ufficio unico responsabile delle attività ICT e tutti gli Enti devono inserire la digitalizzazione e l’attuazione del CAD tra gli obiettivi per la valutazione dei risultati.

 L’ATTUAZIONE DELLE NUOVE TECNOLOGIE – Diventa  obbligatoria nella gestione dei procedimenti amministrativi (con l’espresso obbligo di protocollare la posta elettronica certificata e di creare il fascicolo elettronico del procedimento).

Gli Enti dovranno utilizzare le comunicazioni cartacee solo quando sia impossibile utilizzare quelle telematiche (soprattutto via Posta Elettronica Certificata); ogni Amministrazione dovrà poi consentire a cittadini ed imprese i pagamenti informatici e l’inoltro di istanze per via telematica.

Gli Enti dovranno curare maggiormente i contenuti dei propri siti Web, che diventano sempre più il vero front-office; molto importante, a riguardo, la disposizione che prevede che le PA promuovano progetti volti alla diffusione e al riutilizzo dei dati pubblici: si tratta della prima norma nazionale in materia di Open Data. Alla luce delle previsioni appena illustrate, il digitale diventerà la regola ed il cartaceo l’eccezione; di conseguenza, le Amministrazioni dovranno – necessariamente – dedicare sempre maggiore attenzione alla sicurezza dei dati e alla privacy dei cittadini (ad esempio, predisponendo piani per garantire la continuità operativa anche in caso di disastri).

 

7) Il quadro normativo UE sui pagamenti  ha messo in luce la necessità di ulteriori misure e aggiornamenti della normativa esistente. Il 23 luglio 2013 la Commissione ha adottato un pacchetto legislativo composto di una proposta di Direttiva relativa ai servizi di pagamento nel mercato interno e una di Regolamento avente ad oggetto le commissioni interbancarie sulle operazioni di pagamento tramite carta.

Pagamenti elettronici sicuri, efficienti, competitivi e innovativi sono fondamentali per il mercato interno di prodotti e servizi, un aspetto questo che, in un momento in cui il commercio elettronico sta, a poco a poco, soppiantando gli scambi tradizionali, ha un impatto sempre crescente. Un mercato unico dei pagamenti digitali, questa la maggiore sfida del Pacchetto sopramenzionato, un simile traguardo porrebbe fine ad “un mercato dei pagamenti frammentato e caro, un mercato di 130 miliardi di euro, che pesa l’1% del PIL UE”, un mercato di potenzialità ancora non del tutto esplorato. Alla luce di quanto detto la Commissione Europea ha ritenuto indispensabile predisporre una normativa che, per un verso, instaurasse pari condizioni di concorrenza tra tutte le categorie di prestatori di servizi di pagamento, aumentando così scelta, efficienza, trasparenza e sicurezza dei pagamenti al dettaglio, per l’altro, agevolasse la prestazione transfrontaliera di servizi innovativi di pagamento con carta, via internet e tramite dispositivo mobile assicurando un mercato unico per tutti i pagamenti al dettaglio.

La proposta di Direttiva tende quindi ad uniformare il livello europeo di alcune procedure relative all’autorizzazione degli istituti di pagamento, ad armonizzare ulteriormente diritti e obblighi in materia di pagamenti elettronici, eliminando alcune delle opzioni esercitate a livello nazionale, inoltre, introduce nuove norme con lo scopo di favorire la nascita di innovativi sistemi di pagamento elettronico per gli acquisti on-line.

In combinato con la Direttiva, il Regolamento introdurrà massimali per le commissioni applicate ai consumatori sulle operazioni effettuate con carte di debito e di credito e vieterà l’applicazione di maggiorazioni per tali tipo di carte (ossia il sovrapprezzo che alcuni esercenti applicano al pagamento con carta) particolarmente in uso soprattutto nell’acquisto di biglietti aerei. Con le nuove regole si impone un tetto massimo sulle commissioni valevole per tutti i paesi UE, intervenendo appunto sulle varie incongruenze nazionali sino ad oggi presenti: 0,2% per le carte di debito e 0,3% per le carte di credito. Ciò permetterà ai retails on-line, in particolare quelli che subivano gli alti tassi delle commissioni interbancarie, di diventare maggiormente competitivi sul mercato europeo con un effetto positivo sui prezzi. Per un periodo transitorio di 22 mesi, tali massimali si applicheranno solo alle operazioni transfrontaliere (intese quali operazioni in cui il consumatore usa la carta in un paese diverso dal proprio oppure quando il dettagliante si appoggia ad una banca di un altro paese), trascorso tale periodo riguarderanno anche le operazioni nazionali.

La prospettiva di una riduzione del contante, realizzata appunto attraverso la diffusione generalizzata di sistemi di pagamento elettronici, è una tematica tanto attuale quanto controversa. Tra maggio e giugno 2013, il CNEL ha organizzato un ciclo di audizioni, conclusosi il 17 ottobre con il Seminario “Il sistema Italia alla sfida dei pagamenti elettronici”, avente da oggetto una riflessione sulle possibili misure volte a rafforzare la diffusione della moneta elettronica.

Risulta dal documento CNEL che l’eliminazione del contante a favore di sistemi di pagamento elettronici è una realtà soltanto per pochi Paesi nel mondo: il Giappone, con 12 carte di credito per abitante, è in testa alla classifica mentre l’Italia è solo al 23° posto nel mondo, con 1,6 carte di credito per abitante (anche se l’effettivo divario per l’Italia deriva soprattutto dallo scarso utilizzo delle carte di credito mentre sul dato relativo alle carte di debito è allineata con gli altri paesi europei comparati bili). I paesi emergenti hanno visto un uso crescente di tale di tale strumento, in India, dal 2008 al 2010, sono cresciuti del 50%, in Cina del 34%, crescite significative si sono registrate anche in Brasile, Russia e Messico (in generale, l’Asia è l’area a più alto tasso di incremento). In Europa, invece, si assiste ad una graduale riduzione della diffusione delle carte di credito a favore di quelle prepagate. In Inghilterra e Francia la loro diffusione è diminuita rispettivamente dell’1,5% e del 2% e ancora più marcata è stata per la Spagna, la Grecia e il Portogallo.

 

Il mercato dei pagamenti elettronici sta vivendo un momento di estrema vivacità, configurandosi come un settore in continua evoluzione. Il fermento, che si verifica sia a livello comunitario attraverso le raccomandazioni e le linee guida prodotte dall’EPC (European Payments Council) nell’ambito della SEPA (Single Euro Payments Area), sia a livello nazionale attraverso il recepimento delle Direttive 2007/64/CE (Payment Services Directive –PSD) e 2009/110/EC (nuova Electronic Money Directive –nuova EMD), sta coinvolgendo attivamente gli operatori del settore. L’interesse della Comunità Europea per il tema dei pagamenti elettronici è confermato dalla pubblicazione, lo scorso Gennaio, del Libro Verde intitolato “Verso un mercato europeo integrato dei pagamenti tramite carte, internet e telefono mobile1”, su cui la Commissione ha aperto una consultazione pubblica che chiama in causa cittadini, aziende ed enti interessati alla tematica dei pagamenti elettronici. Obiettivo della consultazione è colmare, attraverso il contributo dei diversi stakeholder, il gap che attualmente esiste tra la situazione attuale, caratterizzata da un mercato altamente frammentato, e una situazione ideale in cui si realizzi una reale integrazione e standardizzazione dei sistemi di pagamento elettronico.

Una maggiore integrazione di mercato porterebbe una serie di benefici a tutti gli stakeholder del sistema. La presenza di standard aperti comuni favorirebbe innanzitutto l’aumento di concorrenza, permettendo ai diversi prestatori dei servizi di pagamento di offrire i propri prodotti e servizi anche a livello transnazionale, incrementando gli effetti di scala e riducendo così i costi per gli operatori stessi e dunque i prezzi praticati agli utenti finali. Questi ultimi avrebbero inoltre maggiore possibilità di scelta e condizioni di accesso più trasparenti. In un mercato aperto, comune ed interoperabile aumenterebbero inoltre i livelli di sicurezza reale e percepita, incrementando la fiducia dei consumatori nei sistemi di pagamento elettronico. Tale elemento diventa fondamentale soprattutto quando si parla di scenari innovativi, come quelli legati al mobile payment, cioè a quei pagamenti “nei quali i dati e l’ordine di pagamento sono emessi, trasmessi o confermati tramite un telefono o un dispositivo mobile e che possono essere utilizzati per gli acquisti, sia online sia tradizionali, di servizi, prodotti digitali o beni fisici”2, rispetto ai quali la fiducia da parte degli utenti finali rimane, ad oggi, l’elemento fondamentale per l’affermazione dei servizi, come confermato da diversi studi di settore3.

I benefici descritti, traducibili sinteticamente nell’aumento di trasparenza e di tracciabilità dei pagamenti, nonché nella riduzione dei costi per gli operatori e dei prezzi per gli utenti finali, riguarderebbero milioni di imprese e centinaia di milioni di cittadini: il mercato dei pagamenti al dettaglio in euro è infatti uno dei più grandi al mondo, con 58 miliardi di operazioni nella sola Eurozona (dati BCE relativi all’anno 2009).

Per quanto attiene il livello comunitario, possiamo sicuramente affermare che tra gli obiettivi della Comunità Europea c’è quello di realizzare per gli strumenti di pagamento elettronico lo stesso percorso che nel 2002 si è compiuto per il contante, quando è stata introdotta una moneta unica in tutti i Paesi dell’UE. A tale scopo lo European Payments Council, organismo di decisione e di coordinamento istituito dal settore bancario per realizzare la SEPA e costituito da più di settanta membri che rappresentano banche, banking communities e payment institutions, ha definito i seguenti tre strumenti per raggiungere l’interoperabilità rispetto ai sistemi di pagamento a livello interbancario:

1) SEPA Credit Transfer Scheme (SCT) – abilita i Prestatori di Servizi di Pagamento (PSP) ad offrire servizi    di trasferimento credito attraverso la SEPA.

2) SEPA Direct Debit Scheme (SDD) – crea strumenti di pagamento che possono essere utilizzati per addebiti diretti nazionali ed internazionali.

3) SEPA Card Framework (SCF) – abilita i clienti ad utilizzare carte general purpose per fare e ricevere pagamenti, nonché prelevare denaro all’interno della SEPA.

Se fino a qualche tempo fa per fare un bonifico o ricevere un addebito oltre i confini nazionali i tempi, i costi e la sicurezza erano diversi tra i vari Paesi, l’obiettivo che si intende realizzare nell’ambito della SEPA è proprio quello di creare uno standard unico, a livello europeo, insieme a procedure interbancarie condivise, che consentano di scambiarsi pagamenti e di regolarli come se fossero all’interno di un’unica entità nazionale.

Per quanto riguarda il trasferimento credito e l’addebito diretto, l’EPC ha già predisposto specifici strumenti di regolamentazione. Si tratta, nello specifico, di due tipologie di documenti: i “Rulebook” e le “Implementation Guidelines”. I primi costituiscono la risorsa primaria per la definizione di regole ed obblighi all’interno dello schema di pagamento e forniscono informazioni autorevoli su come esso funziona, mentre le seconde stabiliscono gli standard implementativi sulla base delle regole di alto livello definite dai Rulebook. Dal Novembre 2011 è in vigore la versione 5 dei suddetti documenti, mentre a partire dal 17 Novembre 2012 entrerà in vigore la versione 6, già disponibile sul sito dell’EPC. La Commissione ha inoltre fissato al 1 Febbraio 2014 la data entro la quale i sistemi di trasferimento credito e addebito diretto nazionali dovranno necessariamente migrare agli schemi definiti a livello comunitario.

Per quanto riguarda le carte, invece, la strada per una piena standardizzazione è ancora abbastanza lunga.

8) Il 6 giugno 2014 è scattato l’obbligo per Ministeri, Agenzie Fiscali ed enti di previdenza ed assistenza sociale di utilizzare esclusivamente la fatturazione elettronica.

Chi fa cosa?

  • Agenzia delle Entrate: gestisce, per il tramite della Sogei, il Sistema di interscambio che riceve le fatture elettroniche e provvede a destinarle alle PA.
  • Ragioneria Generale dello Stato (Ministero Economia e Finanze) gestisce il Sicoge ( Sistema di contabilità generale integrata dello Stato) che supporta le amministrazioni centrali nella ricezione gestione e conservazione a norma delle fatture elettroniche.
  • Dipartimento Affari Generali del MEF: gestisce, per il tramite di Consip, gli strumenti gratuiti messi a disposizione nel Mercato Elettronico della PA.
  • AgID: coordina il gruppo di lavoro interministeriale composto da RGS, Agenzia Entrate, Dipartimento delle finanze del MEF, Dipartimento Affari Generali del MEF, Anci e Cisis per il monitoraggio, la gestione l’assistenza e il supporto alle PA secondo le prescrizioni del DM

55/2013. AgID gestisce inoltre l’indice PA che contiene tutte le indicazioni utili alla emissione e trasmissione delle fatture elettroniche e coordina i gruppi di lavoro con Confindustria, Unioncamere, Associazioni di professionisti e di categoria ai fini del supporto della PMI e dei

professionisti fornitori della PA per l’attuazione del processo di Fatturazione Elettronica.

Dal 6 giugno 2014, Ministeri, Agenzie Fiscali ed enti di previdenza ed assistenza sociale hanno già ricevuto e gestito oltre 506.270 fatture in formato elettronico. Dal 6 settembre è inoltre impossibile pagare fatture che non sono pervenute in via elettronica. Attualmente è in corso l’attuazione di tutte le attività propedeutiche, per l’avvio, dal 31 marzo 2015, della fatturazione elettronica anche in tutte le restanti pubbliche amministrazioni (più di 20.000 enti per un totale stimato di circa 35.000 uffici destinatari).

9) A partire dal 1° gennaio 2017, sarà incentivata l’adozione della Fatturazione Elettronica nelle relazioni tra le imprese, accanto a quella già obbligatoria verso la PA. Va chiarito che la Fatturazione Elettronica nel B2b non può essere formalmente obbligata – come lo è stato verso la Pubblica Amministrazione – e quindi, altra novità assolutamente pregevole, questa innovazione rappresenta il presupposto per una semplificazione degli adempimenti dei contribuenti titolari di partita IVA. Il decreto appena approvato dal Consiglio dei Ministri, infatti, prevede la facoltà di trasmettere telematicamente le fatture all’Agenzia delle entrate in luogo delle comunicazioni che i contribuenti sono chiamati a inviare all’Amministrazione finanziaria nel corso dell’anno. Ulteriori agevolazioni

Coloro che già adottano o adotteranno processi di Fatturazione Elettronica, si troverebbero agevolati nella effettuazione della trasmissione telematica e potrebbero coniugare comunicazione commerciale e fiscale consentendo di abolire completamente adempimenti come lo Spesometro e la comunicazione delle operazioni con i Paesi Black List e i modelli INTRA riferiti agli acquisti di beni e servizi – adempimenti burocraticamente tanto onerosi quanto “sgradevoli”, che gravano sull’operatività delle imprese. Il contribuente, poi, otterrebbe rimborsi IVA più veloci. Un altro elemento che da qui al 1 gennaio 2017 potrà avere un ruolo importante sull’evoluzione della Fatturazione Elettronica, verso la PA e nel B2b, è legato al percorso di sviluppo del cosiddetto “Core Invoice”. La Comunità Europea – nello specifico, tramite una commissione dedicata del CEN – è, infatti, al lavoro per definire il “subset ottimo minimo” di informazioni che, a partire dal 2019, ogni Pubblica Amministrazione europea dovrà “farsi bastare” per accettare – e portare in pagamento – una Fattura di un loro fornitore. Questo tavolo di lavoro è, a oggi, centrale nello sviluppo della Fatturazione Elettronica, sia in Europa sia in Italia, e potrebbe avere ricadute – comunque positive, a mio modo di vedere – sia sullo “standard” attualmente in uso sia sul numero stesso degli standard eventualmente utilizzabili a regime.

 

 

 

 

 




STRATEGIA GLOBALE E LA CRESCITA DIGITALE

 

 

Il progetto nazionale dell’agenda digitale è entrato a far parte dei grandi progetti per crescita

dell’occupazione, della qualità della vita, di una presa di coscienza generazionale e democratica. Se poniamo al centro del progetto cittadini, imprese e il concetto di una vera innovazione tecnologica possiamo ritenere la strada del digitale  un investimento pubblico

che coincide immediatamente con una riforma strutturale del Paese. A partire da questo numero e per  prossimi necessari voglio focalizzare lo stato generale della digitalizzazione nella pubblica amministrazione e nei settori privati.

  • Le azioni per una crescita digitale
  • Sistema Pubblico
  • Sicurezza
  • Consolidamento data center e cloud computing
  • Servizio Pubblico d’Identità Digitale (SPID)
  • Anagrafe
  • Pagamenti elettronici
  • Fatturazione elettronica PA
  • Fatturazione B2B
  • Open Data
  • Sanità digitale
  • Scuola Digitale
  • Giustizia Digitale
  • La casa del cittadino
  • Le competenze digitali
  • Smart City

 

In questa parte affronteremo con Voi i seguenti argomenti:

  • Le azioni per una crescita digitale
  • Sistema Pubblico
  • Sicurezza
  • Consolidamento data center e cloud computing

 

Nel settore privato è necessaria una strategia territoriale sulla ricerca, l’innovazione e la competitività del sistema produttivo. In quest’ottica, deve realizzarsi una piena sinergia con le  strategie pubbliche in essere, sia di pertinenza del governo nazionale sia di competenza regionale, che delle amministrazioni locali. Una massima attenzione alle esigenze di modernizzazione e sviluppo digitale di cittadini e imprese italiane, utilizzando il settore pubblico come elemento catalizzatore.

Una buona soluzione potrebbe essere quella di dare più potere all’agID( Agenzia per l’Italia digitale) e utilizzarla per il  coordinamento di tutti gli interventi di trasformazione digitale e l’avvio di un percorso di centralizzazione della programmazione della digitalizzazione del Sistema. Diventa di vitale importanza la diffusione di cultura digitale e lo sviluppo di competenze digitali in imprese e cittadini, la modernizzazione della pubblica amministrazione partendo dai processi, superando la logica delle regole tecniche e delle linee guida e puntando alla centralità dell’esperienza e bisogno dell’utenza. E’ importante un sistema dinamico che abbia la capacità di adattarsi agli scenari sia nazionali che europei.

E’ una questione di PIL !!!

Il mercato del digitale viene indicato come una delle più accreditate ricette anticrisi sia in Italia che in Europa, parliamo addirittura di un valore pari al 3% del Pil/anno, perciò le risorse pubbliche devono servire per promuovere la trasformazione digitale delle imprese italiane e sviluppare le competenze dei cittadini, infatti tutti gli addetti ai lavori sia privati che istituzionali parlano di “crescita digitale” che potrà essere concretizzata da una veloce logica di switch-off del tradizionale. In particolare la pubblica amministrazione dovrà puntare sui seguenti elementi.

  • Determinando il progressivo switch off dell’opzione analogica per la fruizione dei servizi pubblici
  • Progettando la digitalizzazione della pubblica amministrazione in un’ottica centrata sull’utente
  • Coordinando e mettendo a sistema le diverse azioni avviate da tutte amministrazioni pubbliche
  • Garantendo crescita economica e sociale, attraverso lo sviluppo di competenze nelle imprese e di diffusione di cultura digitale fra i cittadini
  • Creando nuova domanda capace di generare offerta innovativa e qualificata
  • Coordinando in materia unitaria la programmazione e gli investimenti in innovazione digitale e ICT

Un altro elemento importante la diffusione è l’utilizzo dei servizi in rete . In Italia la fascia media degli utilizzatori comprende una età dai 16 ai 24 anni che per la verità si differenzia di circa 10 punti rispetto alla media europea.

Le recenti statistiche, sempre col beneficio degli ultimi aggiornamenti, dal 2011  l’utilizzo di Internet per la ricerca di informazioni sanitarie è cresciuto dal 45% al 60%, così come l’utilizzo del web per leggere informazioni, giornali e riviste è passato dal 50% al 60% nell’ultimo periodo del 2015. Allo stesso tempo, sono cresciuti sensibilmente i servizi finanziari, assicurativi e gli acquisti di bei e servizi. Le relazioni online con la PubblicaAmministrazione, sono il pagamento delle tasse (30%), l’iscrizione a scuole superiori o all’università (25%).

Qual è il grado di soddisfazione dei servizi on-line?

82% di utenti molto o abbastanza soddisfatti

73% rispetto alle pratiche sanitarie  a quelle anagrafiche

I servizi più diffusi tramite internet sono:

  • la gestione dei certificati medici
  • dai servizi per il lavoro
  • posta elettronica certificata
  • gare d’appalto al 18%
  • fatturazione elettronica

Un altro elemento che caratterizza il processo di digitalizzazione è la razionalizzazione

del patrimonio ICT,consolidamento data center e cloud computing, questo perché il processo di digitalizzazione  deve essere sempre accompagnato da una razionalizzazione del suo patrimonio ICT attraverso standardizzazione ed ottimizzazione delle applicazioni, partendo da un’analisi dell’esistente.La straordinaria portata innovativa del cloud computing ha completamente scardinato le modalità di approccio alle architetture IT, rendendo ineludibile, anche per le PA, un percorso conseguente per la trasformazione delle proprie infrastrutture.

Parlare di internet e della diffusione dei servizi ad esso collegato non possiamo prescindere dalla sicurezza dei dati pubblici e personali anche perch i veri rischi di interconnessioni dove  le nuove esigenze e le innovazioni tecnologiche sfuggono sempre di più alla regolamentazione sulla privacy e alla sicurezza delle informazioni e cresce,infatti,sempre di più l’appetito dei criminali informatici. Proviamo a considerare le città dei prossimi 20 anni dove i cittadini useranno internet come strumento comune da cui reperire le informazioni dalle più semplici  alle più complesse che il più delle volte invadono anche la sfera privata. Quale sarà il grado di sicurezza su cui ognuno potrà contare nello svolgimento delle attività quotidiane come ad esempio gli acquisti on-line, l’uso dei social, il dialogo con la Pubblica Amministrazione. I futuri cittadini saranno sempre più informatizzati,automatizzati e sempre più connessi e passeggiando per le strade cittadine e quindi in luoghi comuni, comunicheranno con la propria banca,assicuratore,ospedale,attiverà e controllerà a distanza l’allarme della propria abitazione, tutte leccornie  per ladri di identità,furti telematici,ladri di abitazioni private. Tutto ciò significa che decine di miliardi di informazioni viaggeranno nella rete in micro secondi e quindi i custodi dei cosiddetti big data dovranno sempre di più sviluppare controlli e tecnologie per la protezione dagli attacchi informatici sviluppando in termini di efficacia e rilevamenti di controllo . Abbiamo parlato di tecnologie e sicurezza e un riferimento privilegiato va agli Open data  grazie ai quali che per una volontà generalizzata stanno diventando sempre più trasparenti nell’intercomunicazione con i cittadini e non di meno verso la Pubblica Amministrazione  per interconnettere verso i servizi. Con questi scenari bisogna riconoscere che sempre di più dovremo affrontare difficoltà molto complesse anche perché, in primo luogo,mancano ancora criteri condivisi di standardazione  nella gestione delle informazioni e in tale senso è auspicabile o meglio necessario un confronto sia all’interno delle organizzazioni pubbliche  senza trascurare il confronto tra queste  e le aziende. Pertanto a conclusione di questa prima analisi  possiamo considerare la tematica smart cities e Big data il vero obbiettivo tanto per il settore pubblico  che per le le aziende che sviluppano servizi sia per il pubblico che per il privato accomunati  nel compito di individuare e realizzare tecnologie  a sostegno del miglioramento della qualità della vita dei cittadini vista come bene assoluto di una società libera e democratica.

La società digitale è un processo irreversibile e quali rischi personali?

Innanzitutto bisogna riflettere sugli ultimi sondaggi sui livelli di consapevolezza sulla sicurezza maturata da parte delle persone e delle aziende. Per quanto riguarda le persone basti pensare all’elevato numero di denunce per truffe telematiche che dagli ultimi dati si posiziona su un incremento dell’8% anno. Volendo, invece, fare un focus sulle aziende, dagli ultimi dati  di ricerca è evidente una minore sensibilità nei confronti della sicurezza informatica da parte dell’Italia rispetto a molti paesi europei, per non parlare poi del divario che è stato riscontrato tra le aziende europee rispetto a quelle di oltre oceano. A seguito è riportato un estratto della ricerca riguardante i livelli di consapevolezza  in generale e del controllo dei rischi informatici e il relativo confronto con l’Europa anche per quanto riguarda le minacce informatiche.

I numerosi sondaggi e attente analisi non risolvono  i problemi ma sicuramente sono serviti ad accendere importanti riflettori sugli obiettivi presenti e futuri. Abbiamo capito, per esempio, che si sta affermando sempre di più un nuovo mestiere    in tutto il mondo: l’ hacker. Tutto ciò, sommato ad una sempre più auspicabile consapevolezza dei livelli di pericoli, richiederà alle  alle persone di ripensare il proprio modello di vita e principalmente alle aziende  di riformulare le proprie strategie organizzative e di business.

Quali sono i focus su cui indirizzare i livelli di consapevolezza di sicurezza informatica?

Al di là  delle componenti strutturali  in cima alla classifica ci sono i trend tecnologici  come i tablet e smartphone che stanno costituendo i fondamentali della rivoluzione digitale con cui le persone interagiscono. Un’altra rivoluzione tecnologica  è la tecnologia Cloud che in termini quantitativi possiamo affermare che c’è stata una esplosione negli ultimi tre anni e inoltre sta determinando una profonda trasformazione nel modello economico di buona percentuale di imprese, pertanto l’evoluzione verso le infrastrutture porterà crescita e guadagni a chi saprà utilizzare al meglio le informazioni in termini di sicurezza e contenimento dei costi.  Un settore che è fortemente legato ai livelli di sicurezza è l’e-commerce, è sempre più in crescita l’integrazione tra il consumatore digitale interattivo  e le aziende  che effettuano la vendita virtuale multicanale. L’insieme di tutti questi processi sta sviluppando ambiti verticali che sempre di più si integrano tra loro all’interno di strutture come la Smart City per costituire ,poi, scelte fondamentali per la digitalizzazione dell’Italia e Europa.

 

Parliamo ancora di competenza e formazione

Un mondo digitale chiede sempre più spesso riferimenti sicuri, consulenza sulle scelte tecnologiche  e una formazione che ci faccia stare a passo con l’evoluzione. A questo proposito le aziende sono sempre più chiamate a dare una consulenza qualificata, offrire qualcosa che vada oltre  la semplice vendita di servizi tecnologici e quindi una competenza  su nozioni di economia, finanza, analisi aziendali ecc….. I manager più attenti sanno che in un mercato in continua trasformazione cambia il modo di approccio con i propri interlocutori e che non basta più vendere tecnologia ma è necessario fornire un servizio a 360°. Inoltre questa  rapida evoluzione del cambiamento tecnologico unita al processo di globalizzazione hanno comportato una profonda trasformazione nella raccolta, nell’utilizzo e nel trasferimento dei dati personali. Il sistema sempre più universale dei flussi dei dati, delle modalità di raccolta, del trasferimento e dello scambio delle informazioni personali , le grandi quantità di dati trasferiti a livello globale in un solo secondo nonché lo sviluppo dei servizi multimediali,  richiede anche una importante  revisione e condivisione delle   regole che risultano desuete e non adatte alle nuove forme di comunicazione. In particolare, i servizi  che consentono agli utenti l’accesso alle risorse informatiche di terzi senza l’archiviazione presso il sito locale, pongono nuove sfide per le autorità preposte alla tutela dei dati, in considerazione dei flussi informativi in tempo reale da una zona territoriale di competenza all’altra, anche al di fuori dell’Ue. Le regole per la tutela dei dati dovranno essere aggiornate per  progressi tecnologici sconfinati e a volte incontrollabili.

Che significa parlare di sicurezza

Una classificazione della sicurezza informatica è possibile nella misura in cui vengono stabiliti gli indicatori fondamentali  del livello di sicurezza che vengono  attribuiti dalle normative  in ambito nazionale, europee e internazionali, classificando le informazioni e i documenti  che siano analogici o digitali a secondo della  importanza dell’informazione stessa. La classificazione della sicurezza informatica e delle informazioni in generale seguono il criterio  della gravità del danno che la rivelazione non autorizzata della stessa causerebbe alla sicurezza personale inteso come persona fisica  e aziendale inteso come attacco alle informazioni primarie per il proprio core business.

Quali sono le azioni principali  per definire dei buoni livelli di sicurezza

  • profilare l’accesso a una determinata informazione per i soli soggetti che abbiano necessità di conoscerla nell’esercizio delle proprie funzioni
  •  predisporre un sistema di controllo  che assicuri la limitazione dell’accesso. Il sistema di controllo dovrà essere proporzionato alla rilevanza dell’interesse tutelato, e quindi tanto più incisive quanto più si sale di livello da riservato a segretissimo
  • qualificare le informazioni  indicando l’identità certa di chi ha prodotto l’informazione o il documento e la rispettiva appartenenza

Attacchi Informatici: Cosa aspettarsi , Cosa temere, Possiamo difenderci?

Attacchi alla sicurezza informatica più diffusi: Codici maligni   48%  -Furti di informazioni da cellulari 45%  -Phishing 36%  -Hard ware 30%  -Software 24%  -Reti 24%  -Accessi per aggiornamenti non autorizzati 18%

Il ruolo della sicurezza nell’era di Internet

Le autostrade di internet sono affollatissime  e ricche di insidie ma anche fonti di servizi, pensiamo agli acquisti e ai pagamenti online. La fiducia verso i servizi Internet è in continuo crescente questo anche all’ introduzione della  Identità Digitale Sicura  e grazie a sempre più sofisticate tecnologie che aumentano il livello di sicurezza, sempre di più vengono utilizzati i servizi online offerti dalla Pubblica Amministrazione, dai privati , dallo sviluppo sempre più crescente dell’ e-commerce.  L’uso del  sistema sicuro di Identità Digitale consente e consentirà di contrastare in maniera molto efficace i fenomeni criminali e in particolare il Furto d’Identità quindi assisteremo sempre di più al richiesta di tutela della privacy e ad una riduzione di archivi che contengono dati personali, una standardizzazione e una  definizione  di un insieme di attributi relativi ad una entità sicura e protetta  con l’uso di credenziali che vengono utilizzati per poter accedere in modo sicuro ai sevizi (One Time Password,  Smart Card,  App di sicurezza , sistemi biometrici. Quanto detto dimostra che la situazione  è abbastanza preoccupante e che quindi la conoscenza dei tipi di attacco alla sicurezza dei dati personali  e la violazione della Identità Digitale  sono argomenti su cui riflettere e far riflettere.

Cosa stanno facendo gli atri paesi?

L’orientamento  tecnologico ed i regolamenti stessi prediligono soluzioni semplici e dirette, senza entrare nei dettagli tecnici sofisticati ma definendo schemi di processi che possano creare una sorta di ecosistema  per le autostrade  che percorrono quel globo chiamato Internet che mette al centro l’utente e quindi i cittadini fornendogli una sorta di “passaporto sicuro” per comunicare in modalità multimediale .  Quanto fin qui detto merita una riflessione sulla anagrafe digitale, sulla verifica della Identità Digitale, Tessera sanitaria e quindi sui  gestori di servizi che sono sia pubblici che privati sia nazionali che internazionali e quindi si ritorna ancora alla conclusione di sempre, di scelte sempre più condivise e sempre più globali. E’ logico che quando si vogliono adottare scelte condivise è importante adottare schemi di processi con un grande livello di flessibilità e standardizzazione di sistemi di autentificazione  che evolveranno anche sulla base di nuove tecnologie  sempre più sofisticate offerte dal mercato.

In Italia  cosa succede?

E’ stato  avviato un progetto Pilota aperto a tutte quelle società che vi vorranno partecipare sia in qualità di Gestori di Identità, sia di Gestori di Servizi.

Tutti i siti della Pubblica Amministrazione dovranno adeguarsi ai sistemi di Identificazione Elettronica previsti dall’art. 64 del Codice dell’Amministrazione Digitale.

 

Logiche politiche e di mercato

Con la promessa di dedicare un prossimo articolo che vada oltre questa sintesi, possiamo affermare, senza timore di smentita, che parlare di sicurezza significa anche una politica comunitaria più consapevole per confrontarsi con un business nascente che riguarda il furto di identità. E in atto  una crescente vendita al mercato nero  dii dati degli utenti, fornendo  al migliore offerente informazioni “sensibili” e personali con la compravendita su Internet dei dati rubati, nomi, indirizzi, email. Rubare un’identità è un business internazionale che interessa pirati informatici in ogni parte del mondo, francamente confesso un brivido di paura.

 

 

crescita digitale

 

 

 

 




IL DIGITALE potrà contribuire ad una Italia migliore

Carissimi lettori,

benvenuti  a questo primo numero  della rubrica dig@ITALIA, l’Italia Digitale,  che affronterà in ottica giuridica, dottrinale e tecnica il mondo complesso della digitalizzazione e degli obiettivi che con essa si intendono raggiungere.

Questa rubrica si pone anche un obiettivo interattivo col lettore affrontando anche argomenti suggeriti da Voi che arriveranno alla nostra redazione.

Il mondo sta cambiando con una velocità “digitale” tutti ostentiamo scenari diversi, si affacciano nuove professionalità e alcune delle quali potranno essere l’arma vincente per affrontare le complessità che si insinuano nel mondo digitale.

Perché nasce questa rubrica.

Perché la digitalizzazione del documento e tutti i processi connessi richiedono conoscenza e professionalità e un confronto costante col mercato e le istituzioni.

Spero, anche col Vostro aiuto, di poter contribuire ad una maggiore conoscenza di questo nuovo mondo e ottenere la convinzione che il digitale non è un mostro da combattere ma una ottima opportunità per migliorare la comunicazione tra Pubblica amministrazione e cittadini, tra fornitori di servizi e utenti, tra una Europa sempre più unita.

Dialogare in questo ampio raggio presuppone anche una conoscenza dei rischi relativi alla protezione dei nostri dati personali  e quelli che costituiscono “il bene aziendale”.

Un messaggio forte in tal senso  arriva anche dall’Unione europea ,grazie alla riforma della protezione dei dati, nel quale viene sancito il diritto fondamentale circa la protezione dei dati. Intanto gli accadimenti recenti sulla violazione dei dati ha diffuso qualche sconcerto ed ha aumentato la sensibilità circa la questione della sicurezza e privacy anche per il fatto che la dematerializzazione dei dati e la conseguente digitalizzazione si sta sempre più diffondendo.

La diffusione dei servizi in outsourcing obbliga le imprese ad alzare il livello di sicurezza per garantire ai propri utenti una risposta adeguata ai loro timori e nell’immediato futuro la sicurezza delle informazioni creerà competizione tra le aziende e la sicurezza delle informazioni sarà sempre di più un argomento che farà la differenza nell’ambito del business.

La normativa  in materia di sicurezza e privacy dei dati oggi è sempre più uno strumento prezioso per consentirci di muoverci nell’era digitale.

La richiesta di servizi digitali in outsourcing obbligano le aziende a rendere sempre più accessibile alle applicazioni interne ai clienti o utilizzatori esterni su soluzioni web.

E’ sempre più in crescita la digitalizzazione  delle informazioni ed a esternalizzare servizi che esulano dal core business aziendale, con la conseguente scelta da parte delle aziende che erogano servizi di investire in sicurezza e mentre da una parte assistiamo ad un incremento di Data Center dedicati dall’altro si tende a prediligere sistemi con tecnologia modulare e virtuale.

Internet  ormai costituisce uno strumento friendly  a livello mondiale che consente  l’accesso a tutti ed è per questo motivo che la trasmissione dei dati è rischiosa soprattutto quando sono particolarmente sensibili.

Nonostante le misure di sicurezza siano elevate, sussiste  sempre la possibilità che i dati vadano persi o vengano intercettati, manipolati da persone non autorizzate o addirittura da delinquenti che si appropriano della nostra identità o delle informazioni di natura personale.

Le problematiche da affrontare sono tante e questo sarà l’obiettivo dei prossimi articoli.

 

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