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Fuga da Whats App, passaggio a Telegram ed approdo a Signal.

Perché? Chi l’ha detto? E’ una cosa intelligente, provata, documentata? O, piuttosto è una suggestione collettiva, una moda dei nostri giorni, un movimento migratorio ad effetto domino?

Come redazione di betapress, vorremmo dare delle indicazioni di percorso per la gente comune, delle strategie di sopravvivenza per chi non se ne intende, ma è in balia del cambiamento.

Perché, informarsi e formarsi dovrebbe essere un karma nella vita, per tutte le cose che si fanno.

Inoltre, di fronte a un cambiamento, o ti adegui o ti estingui.

Dunque, in questa continua evoluzione digitale, la gente comune dovrebbe iniziare a capire come funzionano le cose, ad essere informata ed informarsi su come funziona anche il lato B, cioè quali possono essere i rischi connessi all’utilizzo poco consapevole o poco avveduto di un servizio informatico.

Dunque, per fare la nostra parte, abbiamo intervistato un professionista nel campo, Paolo Marson, per avere gli strumenti per capire e non per subire il cambiamento.

Betapress- Paolo Marson, per i nostri lettori, quali competenze professionali ed esperienze lavorative possiede in ambito informatico?

Paolo Marson- Mi occupo di diverse cose che possono essere riassunte in auditor per il rispetto della compliance delle norme cogenti e di quelle volontarie, in modo più specifico riguardanti il trattamento dati personali (ovvero quello che è conosciuto come GDPR), sulla parte di natura tecnica, operativa, informatica, Iso 27001.

Collaboro come consulente, da anni, con la società Top Management Consulting di Vicenza ( www.tmcnet.it ), seguendo Clienti da società Multinazionali, Nazionali e delle più diversificate categorie produttive o di servizi.

Il mio background nell’ambito informatico parte dal lontano 1982.

In quegli anni, sono diventato uno dei primi agenti della Commodore Computer, quella del famoso Vic 20 Commodore 64, e poi, da lì, ho sviluppato business in ambiti diversi, occupandomi prevalentemente di parte tecnica ed informatica.

Betapress- Whats app /Telegram/Signal…In cosa si assomigliano? In cosa si differenziano?

Paolo Marson- Queste applicazioni sono nate per la stessa identica funzione, ovvero quella di mettere in comunicazione, in tempo reale, singole persone (o gruppi di persone), tramite messaggistica istantanea con modalità accessorie leggermente differenti, come, ad esempio, la possibilità di poter cancellare immediatamente i messaggi o di dare un tempo limite, oppure di fare le video chiamate.

Quindi, la sostanza è praticamente identica, solo che viene fornita da produttori diversi che, ovviamente, si combattono con differenze minimali nell’uso.

Certo, il fatto che siano gratuite, implica che abbiano l’interesse nel recuperare la maggior quantità di dati relativi alle persone che utilizzano le loro APP.

Ricordiamoci sempre che, quando un qualcosa o un servizio è gratis, il prodotto sei tu.

Nulla è gratis, solo che molto facilmente le persone si dimenticano di questo aspetto e quindi sono propense a condividere di tutto e di più, anche ciò che sarebbe meglio evitare.

Betapress- Nella similitudine di servizi, offrono differenze di privacy? Garantiscono maggiore o minore sicurezza nell’utilizzo dei dati?

Paolo Marson- Premesso che i vari gestori /proprietari delle piattaforme di chat / messaggistica / social devono rispettare le normative europee in materia di privacy e tutela dei dati personali (e in questo contesto c’è anche una nuova estensione di quello che noi conosciamo come GDPR che è la EDPB), il contesto di sicurezza più che delle piattaforme stesse, sta nella bassa coscienza di sicurezza da parte dell’utilizzatore stesso. 

Ciò non toglie che le piattaforme più diffuse, proprio per il fatto di raccogliere un gran numero di utenti, siano sicuramente più attraenti per i malintenzionati del crimine informatico rispetto a quelle meno trafficate / utilizzate o con un minor numero di utenti, per il semplice fatto che, “dove c’è di più”, è più facile trovare ciò che interessa; è la solita legge dei grandi numeri. 

Il più delle volte, gli utenti, anziché limitarsi a scambi di messaggi con una rilevanza poco significativa, cominciano ad interscambiare tutta una serie di elementi che sono estremamente delicati, o sono addirittura circostanziati riguardo le proprie abitudini, di qualsiasi tipo.

Purtroppo, queste piattaforme vengono utilizzate da certi utenti come vettori di informazioni estremamente riservate, sia di carattere personale che di carattere di business.

Molti utenti confidano sul fatto che il sistema utilizza il sistema crittografico “end to end”.

Non posso escludere che, talvolta, siano tratti in inganno da questa famosa dicitura.

Ma, bisogna sapere che questo funziona egregiamente solo in determinate condizioni e a patto che poi non si utilizzi un cloud dove “archiviare” le proprie chat… 

Betapress- Cookie Tecnici/Cookie di profilazione.

A cosa servono? Perchè adesso, all’improvviso, la gente li teme?

Paolo Marson- I cookies non sono una novità, sono un po’ la moneta di scambio per avere l’utilizzo di determinate possibilità che il sito offre.

Essi permettono al titolare del dominio di ricavare tutta una serie di indicatori utili a “profilare” l’utente in modo poi da poter scambiare questa profilazione con altri sistemi.

Praticamente, i cookie di profilazione permettono che, a quell’utente, proprio a lui e non ad un altro, venga poi offerto ciò che gli è più congeniale (dalle scarpe agli articoli sportivi alle vacanze e tutto il resto). 

I cookies tecnici sono, come dice la parola, degli aspetti prettamente tecnici, che servono ai vari provider come “moneta di interscambio”, per non pagarsi in economia, ma pagarsi in quantità di dati interscambiati. 

Sono abbastanza certo che la gente oggi si stupisca di tutto questo, ma penso che ciò sia dovuto al fatto che la conoscenza dell’informatica sia una cosa ancora lontana.

Mi spiego, l’approccio che le persone hanno con i dispositivi e l’informatica, in genere, è “lo uso perché mi piace, l’uso perché mi diverte, lo uso perché devo, ma non so assolutamente come funziona e finché funziona va tutto bene… quando ci sarà un problema chiamerò qualcuno”. 

Quindi, alla base, c’è un sostanziale analfabetismo sul funzionamento dell’informatica.

Ovviamente, nel momento in cui viene portata in risalto una determinata funzionalità, perché diventa un elemento obbligatorio, ecco che c’è un po’ di agitazione.

Questo accade ogni qualvolta viene esposta al pubblico una serie di cose che esistevano anche prima.

Pensiamo, ad esempio, all’annuncio riportato sul pacchetto delle sigarette “il fumo fa male”.

Non era necessario che fosse scritto per saperlo, però quando è apparso ha creato comunque clamore e qualcuno probabilmente si sarà domandato se, effettivamente, il fumo faceva male.

Secondo me, è essenziale quindi partecipare a corsi, ad aggiornamenti, consultarsi con degli esperti, e non con i famosi laureati su Google con un master su YouTube!!!

Non dimentichiamoci che, più volte, la cronaca ha dimostrato che quello che viene definito smartphone, si è dimostrato essere un’arma letale nel vero senso della parola.

Allora, consapevoli che il discorso si fa lungo ed articolato, decidiamo di affrontare il problema privacy, sempre con il nostro esperto, Paolo Marson.

Ma per non stancare troppo i nostri lettori, vi rimandiamo al nostro prossimo articolo sul regolamento UE 2016/679 GDPR, in cui cercheremo di scoprire se esso è applicato realmente o solo formalmente, se esso è applicabile su una sostanziale incompetenza/inadeguatezza del sistema italiano, oppure se in Italia, il problema privacy è a norma di legge…

E, vi anticipiamo, non mancheranno le sorprese…

 

1 thought on “Calma, Calma, è tutto a posto

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