Covidisaster 2020

Il Virus fa paura.

Fanno paura i morti.

Fanno paura i contagiati e persino gli amici che distrattamente ci tendono la mano per salutarci infrangendo i divieti e le regole di sicurezza.

La verità è che siamo di fronte ai nostri peggiori fantasmi quelli evocati, finora, soltanto dalle pellicole di Hollywood.

La Pandemia tocca da vicino la sopravvivenza di ognuno di noi, la sopravvivenza della specie umana.

Dalla fine della seconda guerra mondiale in rarissime occasioni si sono sfiorate catastrofi di dimensione globali e tali da mettere l’intera umanità in pericolo.

In questi giorni, però, assistiamo a rappresentazioni della paura e dell’orgoglio di specie tra le più disparate.

Solidarietà e appelli all’unità nazionale fanno da contraltare al nascere di provocazioni e conflitti tra gli stati nazionali in ambito europeo e mondiale.

Esiste, allora, un naturale “orgoglio di specie” capace di salvare l’intera specie umana quando si approssimano eventi tali da metterne a rischio la stessa esistenza?

Negli ultimi anni i colossal cinematografici hanno prodotto molto materiale sul tema rendendo il filone “disaster” o “doomsday” uno dei più redditizi per l’intera industria.

Grazie a molti film del genere ci siamo confrontati con scenari ritenuti improbabili ma che hanno fornito una chiave di lettura della natura umana alle prese con le più disparate minacce di estinzione di ogni organismo vivente.

Nella pellicola “Io sono Leggenda” del 2007, per la regia di Francis Lawrence, il mondo, nel 2012, viene colpito da una pandemia che uccide il genere umano trasformando tutti in vampiri. L’unico sopravvissuto è il medico Rovert Neville, interpretato da Will Smith.

Rimasto solo in compagnia del suo cane, in una New York, deserta, si prodiga per sopravvivere e scoprire un vaccino per curare la terribile pandemia.

Fanno venire i brividi le sue parole alla ricerca disperata di umani ancora in vita:

“Mi chiamo Robert Neville”.

“Sono un sopravvissuto che vive a New York. Sto diffondendo messaggi radio in modulazione di frequenza. Sarò al molo di South Street Seaport ogni giorno, a mezzogiorno, quando il sole è più alto nel cielo.

Se siete lì fuori, se qualcuno di voi è lì fuori, posso darvi da mangiare, posso darvi un tetto, posso proteggervi.

Se c’è qualcuno lì fuori, qualcuno… per favore. Voi non siete soli.”

Voi non siete soli.

Finisce con queste parole la quotidiana ricerca dei sopravvissuti da parte del protagonista del film.

L’orgoglio di specie che irrompe nelle nostre coscienze, da queste immagini, è forte ed infonde negli animi paura e solitudine.

Paura e solitudine che ci ricordano di essere umani e ci spingono a lottare gli uni con gli altri contro il nemico comune.

Purtroppo, “Io sono Leggenda” non é l’unico film che abbiamo visto sul tema.

Ce ne sono stati molti altri negli ultimi 20 anni.

Nel 2009 esce in tutte le sale il Film dal titolo “2012” per la regia di Roland Emmerich.

La pellicola immagina un Mondo, anche in questo caso siamo nel 2012, destinato a scomparire a causa di tempeste solari che provocheranno disastri naturali fino alla completa estinzione della razza umana.

Nella sceneggiatura, tuttavia, gli scienziati delle superpotenze scoprono il tragico destino dell’umanità con due anni di anticipo ma i politici, al comando dei potentati economici, decidono di tenere segreta la notizia per tutto il tempo necessario a programmare un piano di salvataggio.

Il Piano consisterà nel costruire delle Arche che, in un mondo alle prese con l’innalzamento dei mari, consentiranno di salvare non più di tre milioni di individui selezionati sulla base delle classi sociali di appartenenza e sulla ricchezza personale.

Alla fine solo una piccola parte dell’umanità sembrerà salvarsi, quella a bordo delle Arche, quella appartenente alle classi dominanti o capace di pagare la cifra di un miliardo di dollari per il prezzo del biglietto.

Sul finire del film, il fortunato equipaggio delle Arche si rende conto che, nonostante il mondo abbia una nuova morfologia, ci sono altri sopravvissuti. La razza umana non si estinguerà nonostante gli egoismi e le prevaricazioni dei più forti.

L’approssimarsi della fine del genere umano, nel film, spinge gli uomini gli uni contro gli altri, i ricchi contro i poveri, i potenti contro i deboli.

Ritornano le conclusioni del filosofo Hobbes con la sua teoria su l’istinto di sopraffazione e l’istinto di sopravvivenza per un mondo dominato dalla massima Homo homini lupus, l’Uomo, cioè, è un lupo per l’Uomo.

Il film di Lawrence, ci dà un segno di speranza.

Il dottor Neville parla con le parole di Gesù che ai suoi discepoli dice “come io vi amato, cosi amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34) e con quelle del Principe Siddharta, il Buddha che presenta nei Tre Segni dell’Esistenza alla base del buddismo, il concetto del “non sé”, l’idea, cioè di un genere umano composto da miliardi di individui ma da un unico “sé” e da un unico cuore.

In questi giorni la paura, l’isolamento ed il bombardamento mediatico che uniscono in un’unica trama narrativa solidarietà ed egoismi, ci pongono di fronte agli stessi scenari: quegli dell’amore compassionevole e quegli dominati dai peggiori istinti di conservazione.

Non é questa la sede per andare oltre negli oscuri sentieri delle ragioni del bene e del male.

La Politica avrà la responsabilità di non lasciarci soli con le nostre paure e di trovare la strada per uscire da questo momento difficile.

Quando tutto sarà finito, però, ognuno di noi dovrà ricordare che esistiamo da milioni di anni e che all’approssimarsi della fine l’orgoglio di specie ha sempre prevalso sugli egoismi e le prevaricazioni.

Quando tutto sarà finito non dovremo dimenticare il tempo delle mascherine ed impegnarci ad essere migliori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Coronavirus: andrà tutto bene?

Andra tutto bene o andrà tutto a puttane?!?

Scusate l’esordio volgare, ma oltre agli striscioni alle finestre ed agli inni sui balconi, c’è un l’Italia in ginocchio, e non solo negli ospedali.

E ’evidente, nessuno è immune, perché il contagio è arrivato per tutti.

E non parlo del contagio virale, per fortuna, la stragrande maggioranza di noi non sarà contagiato e, comunque, anche se contagiato, potrà farcela.

Parlo dell’impatto economico, della crisi produttiva, del crollo della borsa…

Di tutti noi che non moriremo di coronavirus, ma per la crisi scatenata dal coronavirus.

Apocalittica? No, aderente ai fatti, basta parlare con la gente.

Noi di beta press, abbiamo deciso di scendere in campo, non nella trincea degli ospedali, dove quotidianamente, ci sono eroi che lottano per la salvaguardia della salute di tutti, ricchi e poveri, giovani o vecchi, (e scusate se è poco, altro che immunità di gregge!).

Noi di beta press, abbiamo deciso di stare nelle retrovie, tra la gente, per dare voce a tutta quell’ Italia che si è ammalata, economicamente parlando, prima che l’emergenza coronavirus diventi, oltre che un bollettino medico, la cronaca di una morte annunciata.

Iniziamo dal mondo dei liberi professionisti, dei lavoratori autonomi, per poi arrivare ai negozianti, agli artigiani.

Oggi siamo partiti dal mondo delle società commerciali e dei medici che esercitano la libera professione.

Poche domande dirette, sempre le stesse.

Criticità specifiche del proprio lavoro in generale e, soprattutto adesso.

Impatto economico e problemi fiscali.

Cosa è impellente ora e nei prossimi mesi?

Decreto di marzo, soluzioni possibili o propaganda politica?

Iniziamo con la testimonianza di Donatella Venanzetti, manager commerciale piemontese.

“Ciao. Beh, bisogna stare fermi, è tutto bloccato, credo si commenti da solo.

SE NON LAVORI, NON INCASSI.

Credo che sia indispensabile una MORATORIA, un contributo per gli affitti, anche di casa, perché qui, nel nostro team, tra un po’ saremo in tanti a dormire in auto, sempre che non sia a noleggio e che non ce la portino via, altrimenti dobbiamo stare sotto un ponte veramente!

Credo anche che un CONDONO TOMBALE di tutte le pendenze Equitalia ed agenzia delle entrate sia un segnale forte, sia una possibilità di tirare una riga per tanti.

Un bel RESET farebbe ripartire con un altro spirito.

Inoltre, una valutazione della CRIF, che condoni posizioni, ad esempio di crediti già cartolarizzati, è un modo per dare una possibilità di acquisto, così da poter far ripartire l’economia.

Altrimenti qui sarà un delirio e ci sarà gente che arriverà a suicidarsi!

Dopo una guerra, perché è quello che stiamo vivendo, devono tirare una riga e fare in modo che, almeno mentalmente, le persone siano concentrate sul futuro e non arrancare per il presente, per il passato e per il futuro…Non ce la faremo mai in questo modo!

Betapress- “Per entrare nello specifico, in che tempi prevedete una ripresa della vs attività?

L’accesso al credito e quindi un ulteriore indebitamento potrebbe risolvere?

E nel medio lungo periodo?

Un finanziamento in quota capitale da parte dello stato potrebbe essere utile?”

Donatella Venanzetti “L’accesso al credito è utile al popolo indipendentemente se sono o meno p. iva, ma se sono finanziabili, le persone, hanno capacità di acquisto e quindi possono far girare l’economia.

Se fanno un condono tombale rendono le persone “leggere” mentalmente oltre che economicamente e le mettono in uno stato di gratitudine e di positività per potersi protendere verso progetti futuri…spero di essermi spiegata.

La ripresa dipende dal fermo che daranno.

Una partecipazione da parte dello stato potrebbe essere interessante … ma se io devo far fronte al vecchio… non ce la farò nemmeno con il nuovo”

Passiamo ora alla testimonianza di Vincenzo D’ Amato, dottore in psicologia, ipnologo, ricercatore.

Stesse domande, ma nuovi problemi.

“Premesso che non sono un esperto di economia ma di processi mentali, farò una serie di considerazioni che sono chiaramente un punto di vista.

Nel mio lavoro le criticità che si presentano normalmente, sono legate alla particolare tipologia di intervento.

Da ipnologo, lavoro con le persone innanzitutto creando un rapporto empatico, che prevede quindi che le energie di cui siamo fatti si incontrino, durante un appuntamento che si svolge nella maggior parte dei casi da vicino (attività soggetta a numerose normative, tra l’altro).

In questo particolare momento, più che mai, alle persone serve un AIUTO per uscire dalla morsa creata dalle informazioni che ci arrivano attraverso i media che innescano meccanismi deleteri per il nostro benessere psicofisico, quel CIRCOLO VIZIOSO generato dal TERRORISMO PSICOLOGICO.

Nonostante la richiesta, evidentemente, non ci si può incontrare e le difficoltà sono riuscire ad essere di aiuto tramite mezzo on-line.

L’impatto economico è estremamente grave dato il BLOCCO TOTALE di svariate attività produttive.

Senza produzione NON C’E’ REDDITO e la burocrazia non sempre aiuta a venirne fuori.

Il decreto di marzo può sicuramente essere un aiuto e come sempre arriva quando c’è già il problema, un po’ come sistemare il sistema di smaltimento delle acque reflue dopo che c’è stato lo smottamento.

Per anni sono stati fatti TAGLI ALLA SANITA’ per pagarne le conseguenze quando poi si vive il problema.

Sarebbe utile nell’immediato AZZERARE LE TASSE, ELIMINARE LE CARTELLE ESATTORIALI, SBLOCCARE I FLUSSI delle LIQUIDITA’ portate all’estero per anni, facendole rientrare senza tassazioni, BLOCCARE GLI INTERESSI bancari su mutui, prestiti e fidi, BLOCCARE I PAGAMENTI di utenze.

Ma, soprattutto, MONITORARE l’informazione e, per una volta, evitare l’informazione negativa e puntare ad una informazione che stimoli la produzione di sostanze che vadano a rinforzare il nostro sistema immunitario, parlando di quante persone si stanno salvando e non solo di quante ne muoiono ogni giorno!

Bisogna sottolineare i dati positivi e non diffondere terrore e paura, queste sono i primi passaggi che davvero possano aiutare famiglie ed imprese.

Sicuramente tutte le forze politiche oggi approfittano per fare operazioni che mettano in mostra il loro intervento per giocare quella carta al momento delle elezioni!

Per quanto riguarda i tempi di ripresa delle attività, sarà sicuramente difficile recuperare per buona parte delle attività italiane, anche se, come sempre, in ogni difficoltà, si nasconde un’opportunità.

Dopo ogni momento di crisi ci sono imprese che falliscono ed altre che diventano più forti e prendono il volo.

Se SFRUTTIAMO QUESTO TEMPO, in cui non possiamo muoverci all’esterno, per preparare prodotti, servizi, contenuti ed offerte migliori, allora rientreremo in quella categoria che si riprenderà velocemente e più forte di prima!

Dobbiamo imparare qualcosa da questo evento che ci è arrivato addosso all’improvviso.

L’ACCESSO AL CREDITO come il finanziamento in quota capitale, possono diventare un BOOMERANG che proprio nel medio e lungo termine ci si ritorce contro.

Servono SOLUZIONI DEFINITIVE che permettano a tutti, con un grande impegno di riprendersi e NON PALLIATIVI di cui, poi ci si pentirebbe.

Più importante di tutto servirebbe, ad ognuno di noi, IMPARARE LA LEZIONE, e farne tesoro, ed aprire gli occhi iniziando a pensare con la propria testa oltre ogni manipolazione.

CRESCERE ed EVOLVERSI potrebbero essere le parole chiave”.

Che dire! Ringraziamo chi ci ha dedicato tempo e consigli e domani passiamo al mondo dell’edilizia, a quello degli avvocati, a quello degli artigiani, ai negozianti…

A, proposito, invitiamo chiunque voglia dare la sua testimonianza in ambito lavorativo a scriverci, affinché, almeno, possiamo dar voce al nostro disagio collettivo.

L’intento sarebbe quello di compilare, tutti insieme, il nostro CAHIER DES DOLEANCES, datato 2020, prima che scoppi un’altra rivoluzione…

E, per dirla tutta, qualche giorno fa, la rivolta nelle carceri di tutta Italia, sembrava proprio una nuova presa della Bastiglia!!!

 

 




Covid19, un nuovo futuro.

Immaginare il futuro non è semplice.

Il Covid19 sarà vinto, morirà di solitudine o verrà sconfitto da qualche vaccino in via di sperimentazione o dall’innalzamento delle temperature proprie della bella stagione.

In questa situazione, l’opinione pubblica cerca di proiettarsi all’interno di un modello sociale ed economico che vorrebbe immaginarsi impermeabile alla pandemia che stiamo vivendo.

Non si spiegherebbero, altrimenti, gli inviti provenienti da molti settori a vedere nella crisi  un’opportunità di investimento.

La realtà potrebbe essere un’altra e dipanarsi nell’ambito di nuove dimensioni di sviluppo.

Come immaginare, allora, il Futuro?

Il punto di partenza, è a ben guardare, non già il futuro ma il presente.

Comprendere il presente non è soltanto utile ma indispensabile per orientarsi nel Mondo post virus.

Il divieto imposto agli spostamenti con milioni di persone costrette a rimanere nelle proprie case se da un lato risponde ai dettami di una lotta estrema contro il virus, dall’altro impone nuove forme adattive e fa nascere nuove modalità acquisitive.

Il commercio “on line”, l’offerta di servizi attraverso forme “esclusivamente” virtuali finirà per decretare la fine dei canali fisici che già prima della pandemia, avevano minato le basi del commercio di prossimità e delle piccole realtà distributive.

Il lavoro da casa, lo “smart working” con il quale hanno dovuto fare i conti tutte le aziende anche quelle meno attrezzate, ha creato un’ulteriore discontinuità nei processi di digitalizzazione.

Una discontinuità che ha riguardato il lavoro nelle sue diverse proiezioni, quindi quella amministrativa, ma anche gli ambiti direzionali, l’insegnamento, l’amministrazione pubblica, la consulenza, le prestazioni sanitarie e così via.

Il ritorno ad una fase di normalità potrebbe svilupparsi in un mondo diventato di colpo digitale e capace di disintermediare i principali servizi e tutti i bisogni dei consumatori.

Un modello di virtualità che modificherebbe in modo sensibile il sistema di consumi esistente.

L’accelerazione dei processi di digitalizzazione non è l’unica conseguenza degli scenari post pandemici.

La ridefinizione dei contesti geopolitici sarà un totem con il quale fare i conti.

Le tecnologie “cloud” unitamente alla intelligenza artificiale consolideranno condivisioni di esperienze in tempo reale annullando di colpo il presupposto di viaggi e missioni all’estero.

In queste ore stiamo assistendo alla chiusura delle frontiere.

Gli accordi di Shengen sembrano un antico ricordo.

I programmi Eramus, con i quali migliaia di studenti universitari hanno svolto sessioni di studio all’estero, sembrano appartenere ad un mondo che non esiste più.

Il rischio di un isolamento prolungato ed un ritorno ai confini nazionali potrebbe far divampare fervori nazionalisti e mettere in crisi la stessa idea di economia aperta e globale costruita negli ultimi 20 anni.

La stessa Unione Europea sembra cedere sotto le pressioni sovraniste e reagire, ai programmi di sostegno agli stati aderenti, in modo scomposto.

Il futuro da immaginare, in sintesi, rischia di rappresentare una sfida di valore epocale alla quale guardare dal presente e dalle scelte politiche che la comunità mondiale sarà in grado di assumere nelle settimane che ci separano dal post-Covid19 augurandoci, nel frattempo, che la sopravvivenza della specie umana si declini con le cifre della solidarietà e del rispetto.

 




Pandemia Finanziaria, cui prodest?

La crisi virale che ha colpito il mondo negli ultimi mesi ha ormai un nome che suona triste e profetico: quello di Pandemia.

Un Virus che ha ucciso 4947 persone in tutto il mondo, 1016 soltanto in Italia (fonte salute.gov.it).

Eppure, un elevato numero di vittime rischia di farlo la recessione economica nella quale il paese è piombato.

Dalla prima diffusione del Covid 19 in Cina i provvedimenti del Governo Conte sono stati improvvisati, volti più alla mediazione del consenso che alle tutela sanitaria dei cittadini.

Così, invece di chiudere i porti ai voli provenienti dalla Cina, il Governo ha continuato a tranquillizzare il paese con misure inadeguate. Nel frattempo, purtroppo, i contaggi aumentavano e con essi i decessi e la consapevolezza di dover assumere scelte drastiche.

L’8 marzo il Decreto varato dal Governo ha messo in quarantena il Paese, imponendo la chiusura di attività commerciali e proibendo i movimenti delle persone non autorizzate.

Una decisione necessaria ma ancora una volta priva di una visione globale. Una scelta maturata all’interno di una gestione della necessità e non della programmazione.

In questo quadro si sono fermate imprese, scuole, circoli sportivi, attività commerciali privando cittadini ed imprese di ogni entrata economica ma si sono lasciate aperte le Borse finanziarie.

Si è denunciato lo sciacallaggio che ha fatto lievitare il prezzo delle mascherine, dei disinfettanti e dei ventilatori polmonari ma non ci si è occupati di chiudere alla speculazione finanziaria le Borse Valori che hanno subito crolli delle quotazioni che non si vedevano da decenni.

Il FTSE MIB l’indice della borsa italiana che rappresenta circa l’80% della capitalizzazione delle imprese quotate italiane, ha perso, dal 31 gennaio, il giorno in cui il Covid 19 è apparso ufficialmente in Italia, oltre il 50%.

Stiamo vivendo un nuovo 11 settembre quando un attentato terroristico efferato a New York attaccò con due aerei dirottati le Twins Towers distruggendole completamente. In quel momento drammatico l’amministrazione Bush non perse tempo e sospese le contrattazioni a Wall Street per 5 giorni consecutivi. Una chiusura per circostanze di interesse pubblico che non veniva assunta dalla prima guerra mondiale ma che evitò all’America conseguenze economiche peggiori.

La storia, tuttavia, smette di essere maestra di vita quando chi assume le decisioni non ne conosce le cifre o non è in grado di interpretarle.

Per questo motivo, in queste ore, il vero protagonista della crisi rischia di diventare la recessione economica divenuta sistemica e globale.

Il Prodotto Interno di un Paese, il PIL (prodotto interno lordo) è il valore dei beni e servizi prodotti e quindi consumati all’interno del paese stesso.

L’espressione che lo esprime, in contabilità nazionale, è data dalla somma dei Consumi Finali, degli Investimenti, della Spesa Pubblica e delle Esportazioni al netto delle Importazioni.

Ebbene, se associamo ad ognuno di questi addendi valori prossimi allo zero abbiamo il collasso di un sistema economico.

È come sospendere di colpo una partita di Monopoli riponendo alla rinfusa dadi e banconote. Siamo in questa situazione.

In questo contesto, la mancata chiusura delle Borse Finanziarie con le perdite che ne sono derivate negli ultimi giorni, con lo spread balzato sopra i 200 punti, assumono una gravità estrema perchè lasciano libero il fianco del paese a quegli attacchi speculativi che vanno a sommarsi alla caduta di tutti gli indicatori economici e che mettono, altresì, in evidenza, luci ed ombre degli aiuti europei.

La decisione a sorpresa dell’Eurogruppo di anticipare la votazione sul Mes (Meccanismo Europeo di Stabilità), prevista originariamente per fine Aprile, a Lunedì prossimo, potrebbe accelerare enormemente una sorta di commissariamento dell’Italia da parte dell’Unione Europea.

Il MES istituito nel 2012, è bene ricordarlo,è un’ organizzazione intergovernativa a cui il trattato istitutivo attribuisce il potere di “imporre” scelte di politica economica ai paesi aderenti.

Le condizioni richieste tuttavia per ottenere aiuti finanziari da parte dei paesi membri in modo ordinario richiedono parametri di finanza pubblica in ordine, ovvero, Deficit di Bilancio inferiore al 3%, rapporto Debito Pil inferiore al 60%. Condizioni a cui l’Italia non può aspirare, soprattutto nel momento attuale e che aprirebbero la strada ad aiuti condizionati ad interventi rigoristi.

La sensazione, in sostanza, è quella che anche l’aumento da 3.6 md a 7.5 md del sistema di aiuti concesso all’Italia sia il rovescio della medaglia per il voto favorevole alla formulazione attuale del Mes in agenda per la votazione lunedì 16 Luglio prossimo, a Bruxelles

Una volontà che purtroppo l’esternazione di oggi, declassata poi a rango di gaffe, di Christine Lagarde sulla decisione di non utilizzare un taglio dei tassi di interesse a sostegno dell’economia dei paesi maggiormente in difficoltà, rende tristemente attuale.

La Politica dovrà mostrare capacità di visione globale e determinazione nel difendere il Paese dalla minaccia di una pandemia ma, al contempo, dovrà lottare contro la speculazione internazionale ed adottare misure di sostegno più incisive in favore di imprese e famiglie.

Nei prossimi giorni avremo maggiori elementi per una lettura più ampia della situazione attuale ma una cosa, tuttavia, è certa: resteremo a casa rispettando i decreti, lavoreremo con ostinazione come facciamo da generazioni, ci prenderemo cura dei più deboli nonostante la crisi e le difficoltà ma non lasceremo che l’Italia diventi una provincia dell’Europa.

 

Fabio Delibra

 




Chiusura Totale, forse manca qualcosa…

Siamo nella pandemia, lo dice l’OMS, quindi situazione gravissima, in cui l’Italia è un centro tipo “ground zero”.

Tutti a casa, ed, attenzione, se andate in giro e non avete una motivazione valida prendete un’ammenda di 206 euro che vi resta sul casellario giudiziario, quindi vi sporca la fedina penale!!!!!

Tutto spento, serrande abbassate, guai ad andare in giro, e ci mancherebbe, negozi chiusi, scuole chiuse, tutti a casa…

Ma perché le scuole sono ancora aperte??? 

Perché gli ATA ed i Dirigenti devono andare  a Scuola? a fare cosa????

Stiamo mandando gente in giro per niente, non serve a niente, chiudete anche le segreterie!!!!!!

 Tenere aperte le segreterie oggi è un poco come pensare di mandare una visita fiscale!!!!

Ma la cosa ancora più grave è lasciare aperte le borse!

Una follia, un modo per mandare ulteriormente a puttane i risparmi delle famiglie ma anche un modo per svendere il poco patrimonio industriale italiano, che verrà comprato sempre dai soliti ignoti.

Meccanismi di fiducia finanziaria del paese saltati, borse a picco, aziende prossime alla chiusura, liquidità di capitale azzerata e sempre più a picco, ma porcaccia miseria è così difficile da capire che occorre sospendere i mercati, subito!

Invece invochiamo aiuti dalle banche centrali, o finanziamenti agevolati alle imprese; ma perché dobbiamo indebitare ulteriormente le imprese?

Facciamo interventi come Stato a livello di capitale, aiutiamo le ricapitalizzazioni non gli indebitamenti, compriamo asset ed aiutiamo la stabilità dei mercati.

Se chi è al governo non ha idea di come fare, si faccia aiutare da chi più in gamba, forse è il momento di agire.

Evitiamo più che mai che da una sicura prossima crisi di liquidità si arrivi a problemi di solvibilità, da lì non ne usciremmo più…

Abbiamo chiuso tutto tutelando la salute, almeno quella immediata, ma la salute del paese prossima ventura, quella costituita da salute fisica, mentale ed economica?

A me sembra di no, anzi per nulla…

 




Coronavirus, italiano addio, etica addio, riprendiamoci il paese, Avanti Savoia!

Capisco che è facile fare polemica, capisco che mi si potrebbe rispondere vorrei vedere te, ma io sono un Direttore di Giornale, seppur piccolo ed insignificante rispetto ai grandi nomi che comunque hanno sparato a zero su quello che è successo pur di far notizia senza un minimo senso di responsabilità, almeno a parer mio, cosa che noi di Betapress non abbiamo fatto, quindi mi permetterò adesso di fare qualche piccola considerazione.

Intanto osservo che abbiamo chiuso le scuole ma in realtà abbiamo sospeso le attività, e no caro governo sospensione è una cosa, chiusura è altra cosa.

Non è difficile se chiudo non entra nessuno, se sospendo entrano tutti tranne i bambini ed i docenti.

Ma governo, tu che vuò fà?

Vuoi che le persone non entrino troppo in contatto e quindi salvaguardare i cittadini allora CHIUDI le scuole.

Vuoi che si salvino solo i docenti ed i bambini, allora SOSPENDI le lezioni.

Ma che ti hanno fatto i Dirigenti e gli ATA nonché i collaboratori scolastici?

Ma poi siamo sicuri che sia così utile fare questa via di mezzo?

Comunque a voler vedere alcune osservazioni:

Le lezioni sono sospese, ma i parchi pubblici sono pieni di bambini e baby sitter, le piste da sci sono gremite di persone che fanno vacanze inaspettate, ma l’obiettivo era spostare il luogo di contagio?

Non ci capiamo sull’italiano, ma nemmeno sulle misure, forse qui dovevamo chiudere le scuole e comunque tutti i luoghi in cui le persone si trovano in numeri elevati.

Però mi scuso, in partenza forse l’idea era un’altra (si ma quale?).

Ma anche sul virus prima era terribile, adesso è solo un’influenza un poco più grave del solito, prima un flagello, adesso normale, prima una catastrofe, adesso gestibile, però adesso chiudiamo il mondo … quando è gestibile?

L’unica verità è che non siamo preparati, il mondo non è preparato, ma nemmeno riusciamo a riflettere: in questi casi è necessario dare almeno la sensazione di avere tutto sotto controllo, ad esempio chiudere le scuole ogni settimana lascia l’idea che non sappiamo che pesci prendere (ma forse è proprio così) o peggio che non sappiamo di cosa parliamo.

In tutto questo incredibile “bordello” (ahi serva ITALIA …) nemmeno riusciamo a dire le cose minime per tranquillizzare i cittadini, ad esempio abbiamo instaurato una commissione che vigila sui prezzi dei beni di consumo per evitare sciacallaggi (vedi amuchina), o fare considerazioni sull’impatto economico ed il costo in vite professionali che tutto questo comporterà (non possiamo pensarci dopo) per poter definire una serie di sussidi alle imprese ed ai privati, ma anche solo pensare che nelle scuole ci sono centinaia di laboratori di chimica che potrebbero produrre disinfettanti a basso prezzo sia per i Cittadini che per lo Stato (invece stiamo buttando migliaia di euro per comprare disinfettanti), avremmo comunque dando inoltre l’idea di un paese pronto.

Lettori, il coronavirus non sarà una tragedia per la salute degli italiani, ma lo sarà per il sistema economico Italia, una spallata al già nostro traballante equilibrio economico che, se non gestita in tempo, non sarà una sciocchezza.

Intanto siamo diventati i paria del mondo, quasi che l’infezione l’avessero creata gli Italiani, tra un poco mi aspetto che la Cina ci mandi degli aiuti umanitari!!!

Poi ci siamo anche resi conto che le nostre strutture sanitarie non sono pronte o quantomeno carenti per gestire un evento simile (va beh e questo ha la sua logica, una pandemia [pandemia=Epidemia con tendenza a diffondersi rapidamente attraverso vastissimi territori o continenti] non è qualcosa su cui si può programmare un dimensionamento, un poco come pensare di esser preparati ad uno tsunami).

Anche chiudere le scuole forse lascia delle riflessioni: facciamo la scuola on line, l’Italia non è pronta, non ci sono le tecnologie nelle scuole e sopratutto il nostro sistema di lezioni non è strutturato per l’erogazione on line, infatti stiamo facendo la stessa tipologia di didattica frontale (tranne qualche mosca bianca) pensando di usare chat, blog, compiti a casa, slide sul registro elettronico… ahahahah …

inoltre, abbiamo sicuramente risolto il problema dell’abbandono scolastico perché appena i ragazzi che non venivano più a scuola capiranno cosa sta succedendo rientreranno tutti, sicuramente ci sarà una sanatoria per le assenze e chi avrà mai il coraggio di bocciare quest’anno???

Qualche Professore o Dirigente Scolastico si prenderà questa responsabilità con schiere di avvocati dei genitori che andranno a nozze con quanto sta succedendo?

Ma poi è mai possibile che venga detto ai dirigenti di attivare la modalità di didattica on line senza passare dal collegio dei docenti, organo sovrano in tal senso?????

Per tutelare i diritti passiamo sui diritti? Stato di Guerra?

Ma come cavolo si fa a passare dal popolo di santi poeti e navigatori a quello di infetti, malati ed untori …

Caro il mio Governo, nella paura tutto diventa piccolo, anche la capacità e l’orgoglio!!

Ma porcaccia miseria, etica, diritti, correttezza, italiano: persi …

Noi siamo Italiani, abbiamo organizzato l’Europa, abbiamo inventato il diritto, ma che succede?

Noi non dobbiamo avere paura, noi siamo l’Italia, noi siamo un popolo di eroi,
di santi, di poeti, di artisti, di navigatori, di colonizzatori, di trasmigratori, noi siamo Leonardo, noi siamo Marconi, noi siamo Giulio Cesare, noi siamo Leopardi, noi siamo Manzoni, noi siamo Caravaggio, noi siamo Giotto,
noi siamo papa Giovanni, noi siamo san Francesco, noi siamo Don Milani, noi siamo Dante, noi siamo Boccaccio, noi siamo Tommaso d’Aquino, noi siamo Michelangelo, noi siamo Cicerone, noi siamo Costantino, noi siamo Galileo, noi
siamo Ottaviano Augusto, noi siamo Cristoforo Colombo, noi siamo Italiani, ecco chi siamo, e voi chi siete?

Italiani Galantuomini, Avanti Savoia!

 

 

 

 

 

 

 

 

Coronavirus, stare dall’altra parte!

Coronavirus, ma la vita è altrove…

 




La prima volta della governance…

Per la prima volta in Italia la I Edizione della Governance Week, una settimana di incontri ed approfondimenti sul tema della Corporate Governance.

Dal 18 al 22 novembre, allo IULM di Milano, Edificio 6 – Via Carlo Bo 2 avranno luogo una serie di incontri per formare i top manager, addetti ai lavori, ma anche per informare gli azionisti societari, sulla relazione tra GOVERNANCE E MANAGEMENT.

Tradizionalmente si passa dal generale al particolare, dal macro al micro, dall’alto al basso. La relazione tra Governance e Management rispetta questo schema: dalla strategia all’execution. La Governance Week stimola invece la discussione sul paradigma inverso: dal Management alla Governance, interrogandosi su quali siano le principali istanze di business e i trend evolutivi globali che gli organi di governo dovrebbero maggiormente considerare. L’iniziativa è a numero chiuso e la partecipazione è gratuita.

Ma perché la corporate governance è così importante? perché è la linfa vitale di ogni azienda, è la corrente etica che percorre ogni ganglio aziendale, più è preparata, più è corretta e più l’azienda avrà un futuro.

Quante aziende oggi fallite o sommerse da scandali sarebbero ancora sul mercato se avessero avuto una corporate governance preparata ed etica?

Chi governa un’azienda, chi siede nel CDA quindi decide le strategie, dovrebbe essere una persona preparata, etica, orientata al futuro, e chi investe in un’azienda dovrebbe prima di tutto guardare alla composizione del CDA, alla sua preparazione ma anche alla sua indipendenza.

Formare ed informare per il bene di tutti, questo il motto della settimana sulla governance, formare i manager perché possano sedere in cda in modo competente per il bene dell’azienda e dei suoi investitori ed informare la gente che investe i propri soldi su cosa guardare di un cda per poter investire con consapevolezza e coerenza.

 

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Banca delle Marche: l’ex Direttore Generale Massimo Bianconi rinviato a giudizio

il GUP Paola Moscaroli ha rinviato a giudizio Massimo Bianconi con la compagnia dei due imprenditori Degennaro e Casale.

La motivazione risiede nel nuovo reato di corruzione fra privati, approvato grazie all’entrata in vigore della Legge 6 novembre 2012, n. 190, recante “disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione“, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 265 del 13/11/2012, in vigore a partire dal 28/11/2012, in cui appunto è stato introdotto nel D. Lgs. 231/01 il reato di “corruzione tra privati“.

anche l’articolo del codice civile viene innovato:

  1. Art. 2635 c.c.,“corruzione tra privati”: “1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, che, a seguito della dazione o della promessa di denaro o altra utilità, per sé o per altri, compiono od omettono atti, in violazione degli obblighi inerenti al loro ufficio o degli obblighi di fedeltà, cagionando nocumento alla società, sono puniti con la reclusione da uno a tre anni. 2. Si applica la pena della reclusione fino a un anno e sei mesi se il fatto è commesso da chi è sottoposto alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti indicati al primo comma. 3. Chi dà o promette denaro o altra utilità alle persone indicate nel primo e nel secondo comma è punito con le pene ivi previste. 4. Le pene stabilite nei commi precedenti sono raddoppiate se si tratta di società con titoli quotati in mercati regolamentati italiani o di altri Stati dell’Unione europea o diffusi tra il pubblico in misura rilevante ai sensi dell’articolo 116 del testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e successive modificazioni. 5. Si procede a querela della persona offesa, salvo che dal fatto derivi una distorsione della concorrenza nella acquisizione di beni o servizi

la pena prevista è comunque da uno a tre anni, salvo aggravanti.

il via dei “lavori” è previsto per il 18 gennaio 2017.

 

LUPO MIGLIACCIO




Cantone lascia: è lutto per lo Stato.

Lo aveva detto chiaramente “gli onesti non fanno carriera nella pubblica amministrazione”, ed anche se tutti si erano chiesti come mai lui allora era arrivato lì, oggi Raffaele Cantone ha dimostrato di essere persona coerente.

Lascia la guida dell’ANAC per tornare in magistratura ” la mia vera casa” come lui stesso la definisce.

Lo Stato ha riguadagnato un bravo magistrato, ma di certo quest’abbandono non è un significato positivo, specie quando si parla di strutture che hanno un potere di controllo sull’operato della pubblica amministrazione.

Ci sono in ogni caso delle domande da porsi:

ma se c’è una legge a che serve l’autorità? ed ammesso che serva allora ha ragione Cantone nel suo discorso chiaro in cui sostiene che le attività dell’autorità non possono essere uguali ad una tavola delle leggi scritta sulla pietra, deve essere un organismo fluido e dinamico che si adatta al mutevole e veloce cambiamento di mercato.

Cosa che sicuramente non può piacere al potere politico.

Chi ha vissuto nel piccolo quello che Cantone avrà sicuramente visto nel grande non si meraviglia di quest’abbandono, più o meno giusto, di certo lineare, il potere non può essere affiancato da organismi che sono in grado di analizzare giorno per giorno ciò che accade ed intervenire, in più con un potere esecutivo per farlo.

Chi scrive ha visto uffici di ispettori chiusi dall’oggi al domani solo perché avevano esclamato “il re è nudo”.

Certo allora nessun clamore, nessuna meraviglia, anzi quasi la soddisfazione perché quegli ispettori erano troppo sceriffi e facevano troppe ispezioni…

Il caso Cantone, certamente più eclatante e di una magnitudo assolutamente più ampia, ci lascia però comunque l’amaro in bocca, nulla cambia in questo paese.

Ora si scatenerà la polemica Cantone bravo, Cantone  cattivo, governo giusto, governo ladro, opposizione colpevole opposizione innocente, Mio Dio, che assurdità, paese lobotomizzato da se stesso.

Ci vengono in mente parole sempre attuali:

Amici, Romani, compatriotti, prestatemi orecchio; io vengo a seppellire Cantone, non a lodarlo.

Il male che gli uomini fanno sopravvive loro; il bene è spesso sepolto con le loro ossa; e così sia di Cantone.

Il nobile Governo v’ha detto che Cantone era ambizioso: se così era, fu un ben grave difetto: e gravemente Cantone ne ha pagato il fio.

Qui, col permesso del Governo e degli altri – ché il Governo è uomo d’onore; così sono tutti, tutti uomini d’onore – io vengo a parlare al funerale di Cantone.

Egli fu mio amico, fedele e giusto verso di me: ma il Governo dice che fu ambizioso; e il Governo è uomo d’onore.

Molti prigionieri egli ha riportato a Roma, il prezzo del cui riscatto ha riempito il pubblico tesoro: sembrò questo atto ambizioso in Cantone? Quando i poveri hanno pianto, Cantone ha lacrimato: l’ambizione dovrebbe essere fatta di più rude stoffa; eppure il Governo dice ch’egli fu ambizioso; e il Governo è uomo d’onore.

Tutti vedeste come al Lupercale tre volte gli presentai una corona di re ch’egli tre volte rifiutò: fu questo atto di ambizione?

Eppure il Governo dice ch’egli fu ambizioso; e, invero, il Governo è uomo d’onore.

Non parlo, no, per smentire ciò che il Governo disse, ma qui io sono per dire ciò che io so.

Tutti lo amaste una volta, né senza ragione: qual ragione vi trattiene dunque dal piangerlo? O senno, tu sei fuggito tra gli animali bruti e gli uomini hanno perduto la ragione.

Scusatemi; il mio cuore giace là nella bara con Cantone e debbo tacere sinché non ritorni a me

La nostra convinzione è che il gesto eclatante di Cantone, pur facendogli onore, a nulla serva.

In Italia, dopo un mesetto di polemica e di sciacquio dei panni, si tornerà come prima.

La riflessione profonda che si dovrebbe introdurre è legata al meccanismo con cui lo stato ricopre ruoli chiave e ne determina i comportamenti.

Non siamo in grado di dare un profilo etico o forse chi ha questo profilo “… non fa carriera nella pubblica amministrazione…” ma è ora di cambiare, e come si cambia? solo dando l’idea dello Stato, di comunità, di unità di intenti e di obiettivi.

Oggi mancano i Simboli, e se ci sono vengono usati strumentalmente (vedi i crocifissi), perché tendiamo a dare un significato alle figure individuali, siamo nel mezzo di un mondo individuale, carico di avatar inutili di noi stessi, di profili social che spesso per nulla rappresentano  la realtà dietro la maschera.

L’amore per il proprio paese si coltiva, non nasce spontaneo come un fungo, è un processo che inizia fin da piccoli, quando si incomincia a vedere la bandiera tricolore e ci viene da cantare l’inno nazionale.

Il luogo in cui nasce quest’amore è la famiglia, la scuola, ma se lo Stato opera per distruggere la famiglia e la scuola come possono questi due incubatori diffondere l’amore per il proprio carnefice?

Occorre cambiare, servono persone intelligenti che capiscano che lo stato deve amare per essere amato, non è difficile …

Incominciamo ad aiutare i genitori, i docenti, i dirigenti, il personale della scuola, facciamo in modo che ci sia lavoro, stipendi dignitosi per tutti, smettiamola di dare i soldi a chi non crea amore per lo stato, non è difficile …

Proviamo a fare uno sforzo e pensiamo a Cesare, cosa ci viene in mente? Roma, il diritto romano, la grandezza dell’Italica gente, l’onore, la forza, insomma tutti valori positivi.

Adesso pensiamo ad oggi e proviamo a pensare a qualche nome come Cesare, dunque, ecco, ci sarebbe, spetta, come si chiamava???, ma si l’ho qui sulla punta della lingua, ecco, ecco, aspetta, ummm …

 

 

 

 

 

 

Corrado Faletti

Direttore