L’indipendenza di Stampa

La libertà di stampa viaggia a braccetto con quella che, mi permetto di chiamare, è l’indipendenza di stampa.

Mi rendo conto che i puristi storceranno il naso alla frase “indipendenza di stampa”, ma certamente è una frase che diviene sempre più significativa al giorno d’oggi.

Essere indipendenti quando si è giornalisti è un dovere nonché diritto fondamentale per svolgere al meglio il mestiere di giornalista, infatti un giornalista indipendente è portato a tutelare la notizia che racconta ed il lettore che la legge, e nessun altro.

Oggi è fin troppo facile ammantarsi la bocca con la parola libertà di stampa, ma è l’inevitabile abbinamento di libertà con indipendenza che oggi dovrebbe essere elemento di attenzione da parte dei lettori.

Forse oggi la stampa è libera, ma di sicuro non è indipendente!

Ovviamente quando parliamo di stampa intendiamo anche le televisioni, le radio etc. etc., insomma tutti quei mezzi di diffusione dell’informazione a livello di massa.

Ma quali sono le vere dipendenze che oggi vincolano la stampa italiana?

Prima fra tutte la “morbosità” del lettore, il piacere quasi tranquillante di vedere che qualcuno è peggio di noi, o sta peggio di noi, o vive peggio di noi, o alla via così avete capito benissimo; questa “morbosità” porta i giornalisti a fare delle domande idiote come ad esempio alla mamma che ha perso il bambino “signora come si sente?”, o cose similari che normalmente al sentirle mi fanno personalmente andare in bestia ma che purtroppo vedo far alzare gli indici di ascolto.

La seconda non meno significativa è la dipendenza da un editore; ma non è detto che sia lo stesso del giornale o della tv,  a volte è quell’editore che sui suoi mezzi di comunicazione di massa apre spazi assoluti ai vari direttori di giornale dando credibilità e visibilità alla testata da loro diretta.

Se ci fate caso in quasi tutte le trasmissioni televisive ci sono direttori di giornale / giornalisti che commentano i fatti del giorno!

Una volta in tv i direttori di giornale andavano per intervistare i politici e non per fare i politici.

Questa seconda dipendenza diventa gravissima quando riesce a distogliere l’attenzione, di chi svolge il ruolo di giornalista, dai fatti.

E poi c’è la terza dipendenza, la legge del click, la mortale dipendenza dagli sponsor, dagli inserzionisti, che oggi obbliga i giornalisti a diventare dei “marchettari” pur di raccogliere sponsorizzazioni / Pubblicità.

Infine c’è il finanziamento pubblico all’editoria!

Non fraintendetemi questo istituto nasce con un buon intento, proprio quello di togliere la carta stampata dall’influenza degli sponsor, ma inevitabilmente l’ha messa sotto lo scacco dell’influenza politica.

In pratica impossibile parlare di stampa indipendente, cosa grave anche solo perché oggi ci sono troppi canali di diffusione delle informazioni, e di tutti questi nessuno risulta affidabile.

Libertà, Indipendenza, Affidabilità, questi sono i principali vocaboli che identificano, o che dovrebbero identificare, una fonte di informazioni, che sia essa un giornale, una tv, una radio, ma anche solo il singolo giornalista che scrive.

Troppe volte vediamo un uso distorto dell’informazione, piegata a necessità differenti da quelle del servizio al lettore, troppe volte uccidiamo un poco di noi stessi per poter aumentare la visibilità.

Tutto questo mina alla radice il rapporto con il lettore, distruggendo un altro valore importante, ovvero la credibilità.

Ormai nessuna fonte gode più della credibilità assoluta, ma tutte sono soggette al maleficio del dubbio da parte del lettore, ovvero quella sottile sfiducia che ci guida nella lettura di ogni notizia su qualsiasi fonte.

Una situazione insostenibile che, se non sanata nel breve, potrebbe portare ad una incolmabile frattura fra lettore e giornale, portando qualsiasi notizia a livello di fake news.

Quali sono le soluzioni?

Questa la mia ricetta che offro sempre ai miei giornalisti quando iniziano a scrivere per betapress:

  1. Intanto riflettere su quello che si scrive!
  2. Anche a rischio di non essere i primi ad uscire con la notizia, sarebbe bello se il ragionamento fosse: “meglio una notizia vera che una notizia subito”.
  3. Magari verificare le fonti, anche con una telefonata di approfondimento in più, piuttosto che fidarsi di un riporto da altra testata.
  4. Scrivere dopo essersi informati sul fatto e su tutto quello legato al fatto: troppo spesso chi scrive non approfondisce la tematica che tratta, il tutto a danno del lettore.

Viene una facile considerazione: se si facesse davvero il mestiere del giornalista, oggi non uscirebbe più una notizia in tempo reale, ma viene anche da dire che forse sarebbe meglio.

Libertà, Indipendenza, Affidabilità, Credibilità, difficile trovarle tutte in una fonte.

Alla fine mi rendo conto che oggi è diventato un mestiere anche quello del lettore, se viene fatto bene, perché scegliere a chi dare la propria fiducia, scegliere a chi regalare il proprio tempo è importante tanto quanto scrivere con onestà.

La mia convinzione è che per fare un buon giornale non occorre scrivere tanto, ma scrivere bene.

 

Corrado Faletti

Direttore

 

 

 

 

 

 

 




Nuovo concorso DS, il MIUR dimentica precari, vicari e ricorrenti, l’ennesima ingiustizia!

Voci, voci, voci, eppure sembra che ormai sia prossimo l’avvio del bando di concorso per dirigenti scolastici.

Al MIUR servono 2000 Presidi per colmare le sedi vacanti sulle scuole che ormai da anni vivono di reggenze, in una situazione di precarietà dell’azione amministrativa che mal si accorda all’importanza del ruolo che la scuola sempre più oggi dovrebbe avere.

Le regole d’ingaggio per l’assunzione dei duemila nuovi dirigenti prevedono il titolo di studio, laurea, 5 anni di ruolo in qualità di docenti, il superamento della prova di esame con due scritti ed un orale e la perfetta conoscenza del ruolo e delle norme collegate.

Fin qui tutto bene, ma ora iniziano le dolenti note e l’attenzione del MIUR si perde nei meandri della indifferenza rispetto a quello che veramente è la scuola reale.

Il MIUR infatti si è completamente scordato di avere almeno 10.000 persone che il ruolo di Dirigente Scolastico lo conoscono benissimo da anni (i collaboratori dei Dirigenti, gli ex vicepresidi) e che svolgono una importante funzione di supporto ai Dirigenti, spesso in realtà sono i veri dirigenti della scuola, conoscendo perfettamente il ruolo stesso.

A queste persone il MIUR non si è nemmeno rivolto dicendo un grazie per il lavoro svolto riconoscendo in questo concorso un punteggio per ogni anno svolto nel ruolo di collaboratore del Dirigente, no, anzi, praticamente ha ignorato queste fondamentali figure di riferimento della scuola italiana.

Inaccettabile! È gravissimo che venga dimostrato in modo così grossolano di non apprezzare una figura che spesso si sacrifica in maniera totale per la scuola e per gli alunni.

Ma non ci fermiamo qui: nel valutare i cinque anni di ruolo come docenti il MIUR ha ancora utilizzato un trattore per passare sopra i poveri precari della scuola, ignorando bellamente la sentenza 5011/2014 del Tar del Lazio, ove i giudici amministrativi hanno ribadito che per partecipare al concorso per dirigenti non è indispensabile essere docenti già di ruolo.

Sullo stesso piano si pone anche un’altra sentenza, sempre del TAR Lazio, la n. 9729 del 16 settembre 2014, patrocinata dall’Anief, attraverso cui si è stabilito che il servizio pre-ruolo deve essere valutato come quello di ruolo, seguendo quanto statuito dalla Corte di Giustizia Europea con la sentenza emessa nel procedimento C-177/10 pubblicata l’8 settembre 2011.

Insomma MIUR pasticcione e incapace di capire il mondo che gestisce, ignorando bellamente anche le sentenze dei magistrati.

Infine, per non farsi mancare nulla, il MIUR non ha considerato che ancora ha in sospeso ricorsi del concorso precedente, circa 200, che potrebbero essere alla fine accettati ed il MIUR avrebbe fatto danno all’erario avendo più assunzioni in essere di quelle necessarie.

Il fatto che lascia stupiti è che nessun sindacato di categoria ha segnalato al MIUR queste “piccole” sviste, se non ANIEF ed UDIR, che sono in questo momento gli unici guardiani dei diritti dei lavoratori del mondo della scuola.

Marcello Pacifico, Anief Udir, tuona contro queste discriminazioni segnalando che la sua sigla interverrà prontamente ad impugnare legalmente il bando in uscita qualora non venissero ripristinate tutte le sfaccettature legali ad oggi bellamente ignorate.

Insomma solito pasticcio all’Italiana … anzi alla MIUR!

E concludiamo ricordando una frase di Einstein che ci sembra molto appropriata:

La teoria è quando si sa tutto ma non funziona niente. La pratica è quando tutto funziona ma non si sa il perché. In ogni caso si finisce sempre con il coniugare la teoria con la pratica: non funziona niente e non si sa il perché.

 

 

 




Trump, nessuna meraviglia…

Siamo giunti ad un momento epocale, un periodo in cui avvengono le svolte storiche, il mille e non più mille, siamo nell’era del Trumpismo…

 

Tutti sappiamo che generalmente le parole con il suffisso -ismo hanno significato astratto, una sorta di generazione del termine che rende e definisce peculiare qualsiasi azione svolta dall’oggetto a cui viene aggiunto il suffisso; una specie di agglomerato di elementi che viene poi usato per definire religioni, movimenti, ma anche caratteri e comportamenti, stili, addirittura congegni (meccanismo, organismo) e linguaggi.

In alcuni casi il nostro amico -ismo si è radicalizzato con -esimo entrando definitivamente nei sostantivi cristianesimo, protestantesimo, dando lustro e valore alle religioni con cui si accompagna.

Ebbene ora siamo al Trumpismo!

Sorridiamo sempre quando accadono queste cose perchè basta un niente per passare dal suffisso -ismo a -istico, da Trumpismo a Trumpistico, che spesso assume valore negativo (elettoralistico) ma che poi rimane come significante collettivo (manualistica, oggettistica).

L’avvento di Trump ha scosso il mondo, noi tutti e gli stessi Americani che l’hanno votato; e già, perché oggi sentiamo dire che tutti scendono in piazza contro il neo Presidente.

Trump in realtà null’altro fa se non quello che aveva detto in campagna elettorale e per cui ha stracciato la sua rivale, peraltro definita da molti media criminale di guerra, con il grandissimo consenso degli Americani.

Ora non riesco a vedere la meraviglia, se metti un gorilla a guardia delle banane ti devi aspettare due cose:

  1. il gorilla non farà avvicinare nessuno alle banane
  2. il gorilla mangerà le banane

Inoltre ti devi anche chiedere, se metti il gorilla a guardia delle banane, cosa fai se poi cambi idea: riuscirai a togliere il gorilla?

In questo momento Trump è a guardia delle banane americane, e la vera meraviglia non è in questo, ma nel fatto che il mondo non riesca a trovare una linea coerente con una delle caratteristiche ormai in decadenza della nostra razza: l’intelligenza.

Se da una parte c’è l’estremismo islamico dall’altra c’è il Trumpismo, se da una parte c’è il razzismo dall’altra c’è il più falso e idiota perbenismo ancora più dannoso del razzismo, se qualcuno dice A ci deve per forza essere qualcuno che dice B, ma non in una forma dialettica, ma sempre più come scontro di religioni.

Quello che dovrebbe essere evidente a tutti è la progressiva corsa verso un campanilismo ottuso, quasi che le crisi che stanno arrivando all’orizzonte del mondo ci facciano mettere la testa sotto una facile coperta di “conosciuto”, di sicuro, di affidabile, di “casa” per cercare una sicurezza non più conosciuta e compresa, ma istintiva e primordiale.

In fondo alla nostra anima, nel luogo più oscuro dei nostri pensieri, ci sono le primordiali reazioni che spesso guidano ancora le nostre decisioni, quelle reazioni che sono ataviche, che ancora istintivamente muovono le nostre paure, il buio, il vuoto, la solitudine, l’altezza e che oggi fanno votare un Trump Gorilla che deve difendere gli Americani dai rumori della giungla.

Tutti vanno in TV a dire che Trump è l’anticristo e che mai si è visto qualcosa di simile, ma cari signori non vi ricordate da bambini, quando nel buio della vostra cameretta spaventati e angosciati del nulla che vi circondava vi bastava lasciare la porta socchiusa, una lucina accesa, la bambola vicino al cuscino? e non vi ricordate che non c’era ragione, il papà e la mamma potevano farvi vedere dentro tutti gli armadi, sotto ogni letto, ma voi la vostra paura del buio, dell’uomo nero, dell’ignoto, non ve la facevate passare, a voi restava la paura finché quel filo di luce non entrava dalla porta.

Trump è per la classe media americana la porta socchiusa, un cerotto per la bua , una risposta alla pancia che usiamo quando abbiamo una paura irrazionale, istintiva.

Chi usa la pancia per decidere al limite digerisce, ma non ragiona.

L’Ignoto è la nostra vera paura di oggi, non trump, non l’Isis, l’ignoto, il non futuro, il non sapere, il non capire, il ragionare solo di pancia…

Le colpe dei padri ricadono sui figli, oggi più che mai nelle giovani generazioni si affaccia un vuoto cosmico, una paura abissale, una certezza di non futuro, manca qualcosa di profondo, Trump può essere anche la lucina della porta socchiusa ma oggi al mondo mancano il papà e la mamma che aprono gli armadi e alzano i letti per farci vedere che non abbiamo nulla da temere.

 




Ciao Papà, Buon Compleanno.

Mio Padre nacque il 29 dicembre 1935, in un periodo storico che riecheggiava di nazionalismi, imperi, guerre, colonialismo, è cresciuto durante una guerra e ha vissuto da adulto forse il periodo bello del nostro paese, il miracolo economico, la rinascita industriale dell’Italia, ha anche visto il momento degli anni di piombo, delle crisi petrolifere ed anche quest’ultima parte che raccoglie il declino sociale di un certo modo di vivere.

Oggi non c’è più, ci ha lasciato a maggio 2016, e nel suo ultimo sguardo che  mi lasciò in eredità c’era un Ciao grande come la storia da Lui vissuta, profondo come la vita da Lui affrontata, bello come il suo sorriso che non ha mai negato a nessuno.

Sapeva di dover morire, sapeva che erano i suoi ultimi giorni, e mentre continuava a mentire a mia mamma dicendole cosa avrebbero fatto durante la vicina estate, a me regalò quel Ciao che non era un addio ma un arrivederci.

Vivere degnamente morire con dignità, questa la storia di mio Padre durante questo secolo.

Ogni giorno qualcosa me lo ricorda, permettendo alla mia anima di molecolizzare il suo ricordo, assimilarlo fino in fondo, per rendere a mio Padre quel senso di eternità che la sua vita ha avuto per me.

Questi ultimi giorni hanno però riportato alla mia memoria, forse perché si avvicina il suo compleanno, forse perchè vedendo la scia di violenza che non smette di imbrigliare il mondo non riesco a non pensare a Lui,  un altro episodio legato al vivere con la mia famiglia, un episodio che pensavo perso nei mille e non più mille ricordi della mia infanzia.

Eravamo seduti a tavola, si parlava di petrolio, arabi e mio Padre disse più o meno questo: “Siamo tutti diversi, anche tra di Noi, nessuno è uguale a qualcun altro, ognuno ha i suoi pensieri, i suoi modi di vedere le cose, maschi contro femmine, adulti contro giovani, paese contro paese, sinistra contro destra, america contro russia, tutto il mondo è diverso, persino da se stesso. Ma una cosa è uguale per tutti, una cosa ci accomuna veramente, la diversità. E’ su quella che dovete costruire le relazioni, è la diversità che dovete usare per capire gli altri.”

Questa frase di mio Padre era nascosta tra i miei ricordi, ma devo dire che ho sempre utilizzato il significato di diversità per cercare di comprendere quello che accadeva intorno a me, siamo tutti diversi, chi predica l’uguaglianza a tutti i costi forse pecca di presunzione, perchè nel comprendere la diversità è veramente possibile convivere con gli altri.

Caro Papà, avevi ragione, non siamo tutti uguali, così poco uguali che siamo riusciti a creare anche un DIO differente a secondo degli usi e costumi (nel mondo ci sono circa 31.000 religioni), così poco uguali e così molto diversi che riusciamo solo a vedere il diverso da Noi.

Albert Einstein diceva che  la parola Dio non è niente di più che un’espressione e un prodotto dell’umana debolezza, e la Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto infantili. Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile, può farmi cambiare idea su questo.

Eppure Papà Tu eri religioso, credevi in DIO che diceva che siamo stati tutti creati a sua immagine, ma eri convinto che solo nella diversità avremmo trovato i perché della convivenza tra le persone.

Sai Papà vorrei poter trovare negli altri quel momento di infinito che ho letto nei tuoi occhi quando mi hai salutato per l’ultima volta, non l’avevo mai visto, sapevo che esisteva, sapevo che ci doveva essere, sapevo che quella scintilla di profondità avrebbe potuto salvare il mondo, grazie Papà, me l’hai mostrata Tu.

Papà Io non salverò il mondo, forse nessuno lo farà, ma se tutti riuscissimo a vedere nello sguardo degli altri quello che io ho visto nel tuo, forse si potrebbero salvare le anime di tutto il mondo.

Ciao Papà, buon compleanno.

 

 

 




Lettera a Matteo da parte di un Italiano

Caro Matteo,

penso spesso a mio Nonno, che ha combattuto in Libia ed in Russia, che ha vissuto per questo Paese credendoci davvero, che mi ha spiegato i principi della costituzione italiana nel suo studio quando avevo solo quattro anni.

La prima cosa che mi disse fu “chi ha scritto questo poema (la costituzione NdR), ha pensato agli Italiani”, ecco perchè ti scrivo queste due righe, perchè proprio non capisco come mai tu, che sei segretario del PD, proprio non vuoi pensare alle persone del Paese che governi.

Questo Paese è fondato su solide tradizioni, su importanti emozioni, su vere rinunce, dei nostri padri, dei nostri nonni, degli italiani di sempre; perchè non le vedi? perchè non hai fatto tuo questo bagaglio culturale facendo l’unica cosa che questo Paese merita, non essere cambiato.

Questo Paese non deve cambiare, deve restare Italiano, deve mantenere quella cultura della bontà che è sempre stata dentro di Noi: un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di trasmigratori, questo siamo caro Matteo, non altro.

Questo Paese ha fatto tutto, ha conquistato il mondo con la forza, con l’arte, con lo sport, con la simpatia, con la cucina, con l’amore, nessun altro paese al mondo può vantare tanto, nessun Paese al mondo ha le bellezze naturali che ha questo Paese, il tuo Paese caro Matteo.

In questo Paese ci siamo Noi, gli Italiani, non il Nord o il Sud o il Centro, non i ricchi o i poveri, non i potenti o i deboli, non i raccomandati o gli sfigati, solo Noi, gli Italiani.

Giustamente Tu mi dirai, caro Matteo, “embè che vuoi dire, ma io penso agli Italiani, anzi in questi due anni ho fatto grandi cose, grandissime, eccellenti, ho abbassato le tasse, ho dato soldi a tutti, ho creato posti di lavoro,ho fatto ripartire l’economia…”, si certo, Tu dirai questo, ma, caro Matteo, che vuoi che ti dica, qualcun altro dice che: “So solo che tanto in politica estera quanto in politica interna non ho mai sbagliato un colpo”, tutti quelli al tuo posto hanno detto le stesse cose che dici Tu, e pensa con i dati alla mano proprio come fai Tu, quindi che ci resta per sapere cosa DEVE ESSERE FATTO per rispettare gli Italiani che hanno costruito questo Paese, cosa ci può essere di veramente Vero?

Grave fardello sulle tue spalle è questo, lo capisco, sei in quella posizione (il primo ministro) senza che nessuno ti ci abbia messo davvero, eppure la democrazia vorrebbe che tutti si potessero esprimere per il loro “capo supremo” (oggi questa definizione è molto in voga), sarebbe giusto che anche chi è contro di Te potesse esprimere il suo dissenso con un voto, ma oggi, in questo Paese cambiato, non è possibile.

Caro Matteo, vedi, questo Paese non merita di essere cambiato nelle sue regole base di democrazia, non merita di essere imbavagliato e drogato da guerre fasulle sul SI e sul NO per una modifica che, proprio perché nessuno si è potuto esprimere prima su di Te, diventa ridicolmente una faccenduola da strada.

Vedi quindi, Tu vuoi cambiare il Paese ma il Paese non vuole cambiare, perchè il paese non deve cambiare, deve tornare ad essere quel Paese che illuminava il mondo con la sua cultura, la sua genialità, il suo estro.

Ragazzo mio (scusa se sono così familiare con te, ma sai, è l’età), non si spacca un Paese consapevolmente, come hai fatto Tu, per cambiare l’unica cosa che in fondo funzionava bene, la Costituzione, quella stessa di cui Benigni (amico tuo mi sembra) disse, anni or sono, che bastava applicarla in tutte le sue parti per essere il Paese migliore del Mondo, perché la Costituzione italiana era perfetta; ora invece anche Lui la vuole cambiare, ma vedi un pò…

Caro Matteo, come si può pensare che chi la pensa come Te è un bravo progressista e chi no è uno sporco reazionario?? Matteo Matteo, tutti i cittadini hanno pari dignità`sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, non credi?

Caro Matteo, ovviamente non è questo il luogo per discutere se il bicameralismo perfetto era da togliere, forse si forse no, ma se le leggi ci mettevano anni per essere approvate forse occorreva cambiare i politici, e certamente non è questo il luogo per dire se andava abolito il senato o la camera, anche se per abbattere i costi della politica andava abbattuta la camera (sono di più), ma forse bastava abbassare gli stipendi, ma anche su questo ti dico che se il Paese andava bene gli stipendi si potevano anche triplicare…

Insomma caro Matteo, se la democrazia  non è opinione ma regole, andavano fatte altre cose.

Alla fine ci siamo dimenticati degli Italiani, che a gran voce da anni chiedono uno stato migliore, meno costi, più servizi, lavoro, futuro… e poi cosa, dirai TU, la Luna?

Certo, dirai Tu, ci sto provando, ma è proprio questo il problema ci stai provando Tu da solo, e gli Italiani dove sono?

Riportiamo la democrazia in questo Paese, ridiamo all’Italia quell’anelito di immenso che i nostri poeti hanno sempre sentito dentro di loro, quella luce che i nostri artisti hanno messo ovunque, quel coraggio vero dei nostri eroi, quell’inflatus divino dei nostri santi, quel respiro europeista che avevano i nostri pensatori, quel genio invidiato dal mondo dei nostri scienziati, quel coraggio sublime dei nostri navigatori, quell’ardire orgoglioso dei nostri trasmigratori, ridiamo i valori di questo Paese agli Italiani.

Caro Matteo ridammi l’Italia delle Idee, del Cuore, della Costituzione, non trasformarla in un Paese che non può essere, non renderci moderni, rendici migliori.




CDP – Coordinamento Docenti Precari: la buona scuola è nelle persone…

Mai come oggi la scuola è nel caos: cattedre non coperte, concorsi fantasma, posti inesistenti, docenti che volano da una parte all’altra del paese, software che si bloccano, commissioni che non riescono a fare le promozioni perchè il sistema è bloccato, in pratica uno sfacelo!!!

Se solo questo caos l’avesse generato un qualsiasi governo precedente sarebbe come minimo saltato il ministro, ma oggi nulla, nessun giornale, nessun servizio TV, nessuno ne parla, nessuna voce fuori dal coro, nessuna reprimenda dal Presidente della Repubblica, nessuna indagine della magistratura (e pensare che di solito le fanno per molto meno Nd.R.), insomma niente di niente, solo i social che esplodono dalla rabbia per qualche secondo ma poi passa il video di un gattino che si lecca i baffi e tutti passano oltre.

Per noi di Betapress non è così, per noi la scuola conta, è importante, e così, nella nostra continua ricerca di valori, siamo andati a vedere la riunione del consiglio direttivo di CDP – coordinamento docenti precari, che si è tenuta a Firenze il giorno 7 ottobre u.s.

Ci accoglie Nicola Iannalfo, uno dei Leader del comitato, a cui chiediamo subito a bruciapelo cosa ne è della buona scuola.

“Ripetiamo” esordisce Iannalfo ” non esiste e non esisterà mai una “buona scuola” senza la partecipazione attiva e diretta di insegnanti, alunni e genitori nei processi di cambiamento, se si vuole realisticamente porre al centro il miglioramento educativo e sociale della realtà scolastica. La scuola è complessa e stratificata da anni di incuria legislativa, per cambiarla occorre ascoltare chi è dentro la scuola.”

Come non essere d’accordo.

La sala è piena, le persone attendono l’avvio dei lavori che viene subito dato dopo il nostro arrivo.

Si susseguono interventi di Domenico Bruni, Pietro Danesi, Nicola Iannalfo, la sensazione è che ci sia davvero un “arrosto” finalmente, idee interessanti, sopratutto sulla valutazione del docente e sull’anno di prova.

Una parola illuminata viene anche dal Professor Luigi Diana,  dell’università di Pisa, che spiega i funzionamenti dei questi ultimi movimenti (sopratutto riguardo ai concorsi), dando una visione chiarissima e lucida di quanto sarebbe necessario fare per migliorare le cose.

Dalla platea interventi continui, non lamentele, ma suggerimenti, proposte, acute osservazioni.

Finalmente abbiamo visto la buona scuola, almeno una parte, quella che ancora crede in un paese con una scuola pubblica funzionante ed efficiente, quelli che non fanno i docenti ma sono docenti.

Renzi, manda a casa i tuoi consulenti, i sindacati che ti tirano la giacchetta, i dirigenti di cui ti circondi, e chiama queste persone, di sicuro anche tu, come è stato per noi, riuscirai a trovare davvero la buona scuola…

 

 

 

comitato docenti precari
coordinamento docenti precari

 

 

 

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Il Ponte sullo Stretto: Gesù guarda giù!

Il Ponte sullo Stretto: Gesù guarda giù!

Eccoci qua, la genialità appare alla luce della prossima data del referendum, in cui c’è chi si è giocato tutto promettendo, in caso di NO degli Italiani, di lasciare incarichi e governo, salvo  ritirare lentamente le promesse man mano che si avvicina la data indicata per le loro realizzazioni, il referendum appunto.

Quindi, cari Italiani, siamo davanti ad un terribile dilemma: votiamo si se vogliamo Renzi, votiamo No se vogliamo mandarlo a casa, di quello che dice il referendum alla fine chi se ne frega, in fondo questa è diventata una questione di renzi si o renzi no.

Eppure Renzi ora ci sta dicendo che non è proprio così, si lui aveva detto che un no per lui significava una sfiducia ma non per andarsene, ma per comprendere che gli Italiani erano alla fine degli immobilisti… dei caproni che vogliono le cose vecchie, che non vogliono cambiare… Ciccio ma se tu mi dici che per cambiare devo buttarmi giù da una torre, magari non voglio cambiare in questo modo, e non puoi venire a dirmi: ecco vedi, sei un immobilista, non vuoi cambiare… e certo che non voglio cambiare ciccio bello, ti pare!!??!!

Insomma abbiamo capito male…

Eppure ci sembrava di aver capito chiaramente… mah, siamo il popolo, il popolo sbaglia.

Per farci capire ancora meglio il capo del governo è andato in televisione a confrontarsi con Travaglio, portando un bel manifesto con scritto il quesito referendario (sembrava berlusconi da vespa con il patto con gli italiani) per farci capire bene, a noi scemi, che il referendum: riduce il numero dei politici, velocizza la capacità del governo di fare le leggi, crea posti di lavoro, fa guadagnare gli Italiani, moltiplica i pani ed i pesci, fa scorrere fiumi di miele, farà tornare Italia in testa alla classifica dei paesi industrializzati, troveremo giacimenti di petrolio in umbria e nella toscana (uno forse è già previsto nel giardino di casa sua), e, udite udite, per il mese di luglio 2017 i Beatles torneranno a cantare al Vigorelli di Milano.

Non entriamo in merito a quanto detto giustamente da Travaglio durante la trasmissione (a cui mandiamo tutti i nostri complimenti per la gestione del suo intervento), ma ciccio perchè ci costringi ad andare a votare per chiederci se vogliamo tutte queste belle cose??? falle.

Già il fatto che vieni a chiedercelo ci insospettisce, caro il mio giovine, proprio come la mamma ci insospettiva quando veniva a dirci “vuoi la caramellina tesoro” e poi, mentre prendevamo la caramellina, ci metteva la supposta.

Noi abbiamo letto le proposte di modifica costituzionale, e sono veramente un bordello sia nella loro costruzione logica che sintattica, per questo diamo perfettamente ragione a Travaglio quando dice che il quesito racconta il contrario di quello che viene poi prospettato nelle ipotesi di modifica.

Insomma nulla di vero, nulla di fatto.

Davanti a questo sfacelo oggettivo però succede un miracolo, Gesù guarda giù diceva mia nonna, renzi sfodera un’idea dietro l’altra, prima il ponte sullo stretto e poi la 14° per tutti.

Insomma, votate si Italiani pecoroni, perchè se io (renzi N.d.R.) rimango, se passa il referendum, allora c’è lavoro per tutti e un mese in più per tutti gli statali, ma si dai facciamo per tutti quanti…

Dunque berlusconi è caduto perché l’europa ci si stava mettendo contro, si era alzato il debito pubblico, sparava balle come il ponte sullo stretto, aveva le veline al governo, voleva privatizzare la scuola pubblica, il pil non ripartiva, ma dai, non poteva rimanere… per fortuna che oggi è tutto diverso!

Noi, in onore di Travaglio, come i rivoluzionari dell’ottocento che fecero l’italia, per farla sopravvivere scriveremo sui muri delle città invece che viva VERDI, viva MARCO (Movimento Autonomo Rivincita Cittadini Oppressi).

Meditate gente, meditate! comunque basterebbe leggere, infatti basta leggere le modifiche proposte per non andare a votare o votare NO.

Ma viene spontanea una domanda: gli Italiani sanno ancora leggere? Speriamo di Si…

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=JRHoSFVkFDc&w=640&h=360]

 

gesu-guarda-giu-renzi-ed-il-ponte-sullo-stretto

ma daiiiiiii
ma daiiiiiii…




Cercasi Buona Scuola: chi l’ha vista chiami subito in redazione.

La Buona Scuola, di renziana impostazione, è miseramente fallita solo dopo pochi mesi dalla sua gestazione.

Il caos di questi giorni nelle chiamate dirette e nelle graduatorie post concorsi indica, con forza, come sia importante conoscere ciò che si tocca.

Il che non scusa il fatto che la scuola italiana sia una nave che naviga a vista da molto tempo, con reiterati errori e covo di incompetenze sopratutto dal lato ministeriale, e probabilmente dalla riforma del 1962 non è più stata in grado di adattarsi alla nuova corrente educativa che lei stessa si era data.

L’errore di base che grava sulla scuola italiana è la mancanza di un modello organizzativo legato a processi e funzioni ben definiti; basta vedere il caos scaturito con il concorsone che muoverà ricorsi per i prossimi decenni e causerà instabilità nei percorsi professionali di molti docenti, ma sopratutto che ha dimostrato di non saper valutare nessuno.

La legge 107 ha raffazzonato una serie di idee (a volte anche valide) buttandole in un calderone che non ha dato indicazioni precise e funzionali, ma come al solito ha lasciato spazi interpretativi assurdi.

Sono stati assunti migliaia di docenti spesso non preparati a fare i docenti, in barba a quei professori che invece hanno consolidate professionalità, è stato fatto un concorsone che non ha saputo valutare correttamente nessuno, il bonus docenti non ha centrato l’obiettivo di creare un modello di valutazione dei docenti, i dirigenti scolastici non hanno avuto nessuna possibilità di scegliere in quanto già tutti i posti sono stati gestiti dagli usr su incarico del miur che hanno posizionato le figure che voleva il miur, non certo quelle che servivano alle scuole, l’alternanza scuola lavoro ha fatto una grave commistione tra didattica e professione senza una vera guida, tutte cose che hanno generato caos.

Il ridicolo: viene fatto un concorso senza i posti da assegnare, la partenza dell’anno scolastico ha generato più insicurezze nei docenti di quanto nessuna riforma abbia mai fatto negli ultimi quarant’anni, ogni usr manda alle scuole comunicazioni differenti…

Non è questione di difendere i docenti che se sono bravi si difendono benissimo con il loro lavoro, è questione di dignità, dignità della persona, dignità della professione, non solo dei docenti ma anche del personale di segreteria che si è trovato catapultato in un caos di incombenze amministrative nuove, mal spiegate e sopratutto non chiare.

Insomma la buona scuola è riuscita a mettere nel caos tutti, lo stesso sottosegretario Faraone ha ammesso, a denti stretti, che qualche “piccolo” inconveniente c’era, PICCOLO, ahahah, eufemismo politico.

Inutile in queste poche righe riassumere i tanti fatti clamorosi di incapacità dimostrata dalla buona scuola, ed in particolare di come anche l’organico dell’autonomia si sia dimostrato solo utile a posizionare i tanti assunti “inutilmente” nella scuola.

In ogni caso la Ministra si dice soddisfatta “nella consapevolezza di una macchina complessa”.

Ma chi deve essere soddisfatto, la ministra o gli operatori della scuola che devono poter lavorare con la massima tranquillità?

Ma gli esponenti dei lavoratori della scuola affermano: “Mobilità nazionale, concorso disarticolato dalle reali necessità in termini di cattedre, dirigenti scolastici imbarazzati nella mansione di selezionatore del personale… la Buona Scuola mostra tutta la sua fragilità all’inizio dell’anno scolastico...” così interviene Nicola Iannalfo, esponente di spicco del Comitato Docenti Precari ” L’idea centrale di raccordare la scuola al sistema lavorativo sta generando vulnus organizzativi per quanto attiene l’alternanza scuola-lavoro. I nodi da sciogliere sono molti e c’è da scommettere che le prossime settimane offriranno motivo di scontro tra le parti sociali e il ministero. Il Ministro annuncia un nuovo ciclo TFA… non sarebbe opportuno sistemare il pregresso piuttosto che congestionare ulteriormente le graduatorie di istituto? Lo scopriremo solo vivendo…”

In ogni caso siamo contenti che la ministra sia contenta…

 

 

i casi strani della legge 107

i casi strani segue

i tappi del miur




Terrorismo quale ideologia del diverso: siamo tutti terroristi

Il terrorismo è un vocabolo abbastanza recente, diciamo che risale a non più di duecento anni or sono, e possiamo identificare la prima organizzazione terrorista della storia con i rivoluzionari francesi del 1790.

Nella Francia della rivoluzione il governo si chiamò proprio Governo del Terrore ed i suoi membri Terroristi.

Solo nel 1937, dalla Società delle Nazioni, arrivò una prima definizione strutturata del fenomeno: “fatti criminali diretti contro lo Stato in cui lo scopo è di provocare terrore nella popolazione o in gruppi di persone.

In realtà fenomeni isolati li possiamo ricondurre anche alla Roma antica (l’assassinio di Cesare) o al periodo rinascimentale, ma al più rappresentavano casi isolati o di piccoli gruppi che avevamo come obiettivo non tanto quello di creare terrore nel popolo, ma piuttosto di sovvertire chi deteneva il potere.

Lo scopo del terrorista è quindi quello di creare terrore nel popolo per sovvertirne le abitudini, per far cadere i normali percorsi ideologici del presente vivere sociale e per sostituirli con iperboliche ed estreme visioni dell’io sociale in un’ottica o di fanatismo religioso o di integralismo politico (a volte entrambi).

Ciò che veramente dovrebbe colpirci oggi è la base su cui solitamente si basa il terrorismo, ovvero un popolo scontento, che spesso copre e sostiene i terroristi stessi.

Avvenne in egual misura durante gli anni di piombo italiani, che terminarono solo quando i terroristi persero l’appoggio delle classi operaie.

Nel mondo moderno le organizzazioni terroristiche sono fortemente radicate e paradossalmente stabili, Sendero Luminoso ad esempio nasce nel 1968, hanno una loro locazione geografica ed un loro logo, conti correnti e finanziatori.

Tutte combattono per cambiare qualcosa, per il popolo, per la fede, tutte hanno dalla loro parte Dio o il Partito, tutte hanno un leader che parla tramite i social media e spesso tutte si trovano in zone geografiche ove il concetto di popolo ancora si identifica con il concetto di tribù, di clan, di famiglia.

Alla base della forza che muove queste organizzazioni c’è una componente che per noi è ormai sbiadita, l’appartenenza.

Nell’appartenenza l’io si ritrova, si sistema, si tranquillizza, si droga di sicurezza: in fondo un parametro religioso di uguaglianza che Marx chiamava oppio dei popoli.

Nella forte appartenenza avviene l’esplosione dell’odio verso il diverso, perchè il diverso può portare dubbi e perplessità, può turbare la tranquillità assoluta dell’uguaglianza.

I diversi nella storia sono stati molti: i Barbari, gli Infedeli, i Mussulmani, I comunisti, i Fascisti, i Gay, gli Italiani, gli stranieri, i Terroni, i Polentoni, gli Extracomunitari, gli Immigrati.

Oggi i veri diversi siamo noi, noi verso noi stessi, siamo il noismo della nostra società.

Abbiamo trasformato i valori di una società in conquiste, in benessere, abbiamo trasformato gli obiettivi di un popolo in un supermercato, in un grande centro sociale che ci da enorme sicurezza perchè in esso troviamo tutto, ci camminiamo la domenica, vediamo tante cose e poi usciamo senza aver comprato nulla…

Questo è il nostro moderno io, un vuoto in scatola.

Siamo certi di avere valori perchè li vediamo nelle confezioni che troviamo sugli scaffali dei media, tra i programmi televisivi, nelle affermazioni estemporanee di vari guru della comunicazione che dicono quello che non pensano, e che, spesso, non pensano ma dicono solo.

I nostri valori oggi viaggiano su fiumi di parole, non su sentieri di sassi, e proprio per questo ci vuole pochissimo perchè affondino nel più assoluto qualunquismo.

Oggi la nostra società ha esternalizzato i suoi valori perchè se guardiamo dentro di noi facciamo fatica a metterci in gioco.

Il terrorismo si combatte con le certezze, con la convinzione che nessuno può essere così diverso da noi da renderci diversi, il terrorismo si combatte con l’orgoglio di poter dimostrare che i nostri valori di civiltà sono dentro di noi, e non fuori dentro delle scatole su scaffali alieni.

Il terrorismo si combatte con l’accoglienza, non quella assoluta e quasi colpevole in cui si accetta tutto e tutti, ma con l’accoglienza consapevole di chi agisce per l’altro e non per tacitare facili ostentazioni, anche politiche, di umanità.

Il terrorismo si combatte con la consapevolezza di non essere terroristi, e purtroppo oggi noi, con le nostre paure, siamo tutti terroristi.

il mondo del terrore

il mondo del terrore

 

 

 

non permettere al terrore di passare

non permettere al terrore di passare

tutti siamo soli senza la pace
tutti siamo soli senza la pace




Hillary o Trump, ma anche no…

Scatta ormai il confronto serrato fra i due candidati alla casa bianca, Hillary o Trump.

Mai come in questo caso l’America ha presentato due personaggi diametralmente differenti, caricaturalmente opposti, emotivamente divisi, intellettualmente aggressivi.

Lo scontro che si sta profilando, e che parzialmente è già in corso, avviene principalmente in via mediatica: contano le immagini, il linguaggio, la provocazione.

Insomma un Nixon JFK di seconda maniera, dove l’immagine portò ad un forte ribaltamento delle preferenze dell’opinione pubblica americana.

Di certo però oggi non troviamo nei due candidati la profondità dei discorsi di JFK della Nuova Frontiera, peraltro profondamente ispirati al nostro Gaetano Salvemini, e nemmeno al “piano segreto”  di Nixon, oggi ci troviamo davanti ad un’abile regressione infantile del linguaggio di Trump che raggiunge chiunque ed una compassata Hillary che cerca l’appoggio degli intellettuali.

« Noi non possiamo essere imparziali. Possiamo essere soltanto intellettualmente onesti: cioè renderci conto delle nostre passioni, tenerci in guardia contro di esse e mettere in guardia i nostri lettori contro i pericoli della nostra parzialità. L’imparzialità è un sogno, la probità è un dovere. »
(Gaetano Salvemini, Prefazione a Mussolini diplomatico, Éditions Contemporaines, Paris 1932)

Il dato inquietante è che, nonostante il perbenismo americano, quasi il 50% si sia ormai apertamente schierato con Trump, e l’intervento di Clint Eastwood ben lunga la dice sulla ormai esausta ed esaurita pazienza degli americani.

Nel segreto della cabina elettorale gli americani seguiranno la pancia o la testa?

L’America deve decidere tra due passati, quello remoto e quello participio, avendo scelto due candidati che rappresentano due restaurazioni differenti, questa più che mai diventa l’elezione tra la scelta di pancia, Trump, e la scelta di testa, Hillary, tra colui che dice quello che tutti pensano e colei che dice quello che tutti dicono.

Davanti a due candidati che forse sono entrambi non adatti per il futuro che si prospetta al mondo ed al ruolo dell’America, chi sceglierà l’Americano medio?

 

un uomo che cerca di ripristinare un'america che non c'è più

 

una donna in cerca della casa bianca