Tre proposte da appoggiare

In scadenza i termini per la raccolta firme di tre importanti proposte di legge di iniziativa popolare.

I media ed i partiti dell’arco parlamentare tacciono.

Nel più stridulo e rumoroso silenzio dei Media e di tutti i partiti dell’arco parlamentare stanno per scadere i termini per la raccolta firme di tre importantissime proposte di legge popolare.

  • Diritto alla libertà di pagare in contanti
  • Stop all’indottrinamento Gender nelle scuole
  • Diritto all’autoproduzione del cibo Proposte di legge annunciate in Gazzetta Ufficiale 23AO6500 G.U. Serie Generale 274 del 23/11/2023 le cui firme possono essere raccolte da tutti i cittadini aventi diritto al voto, dal 15 Gennaio 2024 fino al 15 Luglio 2024 presso tutti gli uffici elettorali dei propri municipi e comuni.

Scarsa ed insignificante l’informazione che i media hanno svolto per queste proposte di legge, complici anche tutti i partiti dell’arco parlamentare, che ben si son guardati dal promuoverli, nonostante il grande interesse che questi temi hanno trovato nella maggioranza cittadini.

Proposte di legge che rafforzano fortemente la volontà popolare, rilevabile anche in maniera determinata, dalle espressioni di voto risultate dalle ultime tornate elettorali.

Ricordiamo che nelle politiche dello scorso anno si è assistito ad un forte cambio di passo che i cittadini hanno voluto dare attraverso il voto, bocciando tutti quei partiti che hanno promosso o imposto le politiche green, che arriverebbero addirittura ad imporre il veto alla autoproduzione di cibo, alle politiche economiche finanziarie, con l’assurda restrizione all’uso dei contanti ed alle politiche sociali con l’indottrinamento gender nelle scuole, in nome di innaturali introduzioni di genere oltre al naturale maschio e femmina.

Voto che nonostante il sensibile cambio di passo che i cittadini hanno voluto dare con il voto, non ha sortito i risultati sperati, avendo il governo eletto, continuato proprio quelle politiche che i cittadini votanti avevano bocciato.

Democrazia rappresentativa dei cittadini o di lobby di potere?

Sembra essere questo il quesito che tanti si pongono.

Non a caso alcuni movimenti di cittadini, in tutto il territorio nazionale, hanno sentito l’esigenza di proporre queste proposte di legge fuori dalle sigle dei partiti, e seguendo le regole che lo stato impone per la presentazione di leggi di iniziativa popolare.

Un sistema che identifica la volontà di partecipazione ad un cambiamento che non trova riscontro nella politica, tanto da far nascere il successo di quel libro scritto, in maniera semplice, rappresentando il pensiero di quella grandissima maggioranza di Italiani, stanca di leggi assai discutibili, innaturali, complicate, burocratiche e fortemente restrittive, e troppo spesso non fruibili, che forse servono solo a far cassa, complicando la vita dei cittadini oramai assai indispettiti.

Libro che ha raggiunto in Italia record di vendite talmente elevate che forse a suscitato un certo fastidio a blasonati scrittori, giornalisti e conduttori, che giammai hanno provato l’ebbrezza di simili numeri.

Libro, assai chiacchierato, sembrerebbe in maniera particolare da chi non lo ha letto, più per principio ideologico o di politicamente corretto, che da tutti i cittadini che lo hanno acquistato.

Libro che ha dato un così grande successo al suo autore, da essere stato brillantemente eletto alle recentissime elezioni Europee.

Ritornando al tema del titolo, non entriamo nel merito delle tre proposte di legge, dal momento che sarebbe impossibile in un semplice articolo descriverne contenuti effetti ed altro.

Siamo certi che se ci fosse stata una opportuna informazione seguiti da democratici dibattiti, con pro e contro, i cittadini si sarebbero potuto farsi un’idea.

Oggi, è più difficile, dati i tempi, ma l’opportunità di promuovere leggi di iniziativa popolare, che poi possano essere discusse in parlamento ed eventualmente modificate prima della sua definitiva approvazione, sarebbe un bel salto di democrazia e civiltà.

Per cui recarsi nei propri rispettivi comuni o municipi, che non possono rifiutarsi o disconoscere, e chiedere di apporre le firma per le proposte di legge sopra citate, significa esercitare uno dei diritti democratici.

Riflettere tuttavia che in Italia le informazioni prendano strane strade, lo si evince anche dalla imminente scadenza al 30 giugno 2024 per chi vuole opporsi al trasferimento all’interno del fascicolo dei suoi dati sanitari raccolti tra il 2012 ed il 19 maggio 2020. Ricordiamo che per farlo, si deve seguire la procedura sul sito “www.sistemats.it”.

Una procedura assai complessa, anche se descritta come semplice, e che a detta di molti richiede tempo e non sempre va a buon fine, costringendo l’esecutore a ricominciare o a lasciar perdere.

Sarà questo il motivo per cui al 25 giugno coloro che si sono opposti erano 90.640 (dei quali 6.371 minorenni), lo 0,15% degli italiani?

O forse non tutti sono a conoscenza che bisogna opporsi e che la scadenza è il 30 giugno?

Chiedersi come mai bisogna opporsi ad un inserimento all’interno di un fascicolo che contiene dati sanitari, piuttosto che richiedere l’inserimento, come forse sarebbe ovvio, anche per far esprimere una volontà democratica di scelta, lascia aperte tante ipotesi, tutte percorribili, che esulano da quella che viene proposta come una “opportunità”, specialmente alla luce dei trascorsi evidenziati da quel discutibile periodo che vide la nascita del “greenpass”.

Si tratterà forse di un Green pass occulto?

Ettore Lembo




Caso Ustica, uno fra tanti

 

Sui cieli sopra il tratto di mare fra Ponza ed Ustica il 27 giugno 1980 alle 20.59 viaggiava il volo di linea IH870 della compagnia aerea Itavia.

Era partito da Bologna, avrebbe dovuto atterrare a Palermo.

Decollò con due ore di ritardo, ore fatali per le 81 persone che si trovavano a bordo di quel DC9.

Sono passati 44 anni ed ancora la nostra Patria è alla ricerca della “verità” su cosa sia veramente successo a quel “maledetto volo”.

Anni di cordoglio, depistaggi e tante, ma veramente tante, parole vuote.

La verità su quanto è accaduto nei momenti precedenti la strage non è mai stata fatta emergere da chi, certamente esiste, in Italia ed all’estero, avrebbe potuto documentarla alle autorità competenti.

Anche da questo si comprende che quella “verità”, qualsiasi essa sia, almeno fino ad oggi, non è possibile farla emergere.

“Qualcosa” o “qualcuno” lo impedisce.

Tanti i “segreti” nella nostra Italia, il “caso Ustica” non è altro che uno di questi.

Segreti in alcuni casi oramai “datati”, potrebbero essere definiti “inerti”, ed in altri assai più “recenti”, vivi nelle dinamiche politiche interne e nei rapporti fra la nostra Patria e gli altri Stati.

Molti i servitori dello Stato che, per “interessi di Stato” o per “interessi privati”, si impegnano per impedire che queste “verità” emergano.

La Repubblica, in alcuni casi, si tutela anche con la “negligenza” e “smemoratezza” di alcuni suoi servitori, in altri casi detta “negligenza” e “smemoratezza” non è a tutela della Patria ma di “alcuni” nella Patria ed è causa di rischi per il popolo italiano.

Certamente queste “smemoratezze”, tutte, causano ferite che rimangono aperte, non solo nelle famiglie che le hanno subite, molto più profondamente nella tenuta sociale della nazione.

Quasi sempre le stesse sono vere e proprie “bombe di profondità” che rischiano di “esplodere” soprattutto se il quadro in cui si sono formate dovesse subire radicali cambiamenti.

Gestire il giusto equilibrio fra la necessità di “giustizia” e la altrettanta forte necessità di “stabilità” del sistema democratico è un lavoro da “esperti”.

Esperti che devono basare i loro comportamenti seguendo gli insegnamenti che Kant ha dato sull’equilibrio fra etica ed estetica nei suoi mai troppo compulsati testi.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto commemorare l’ennesimo anniversario di una “strage senza risposta”, piuttosto che di uno dei tanti “misteri senza risposte” passati dentro la storia della nostra nazione, con queste parole “La Repubblica non si stancherà di continuare a cercare e chiedere collaborazione anche ai Paesi amici per ricomporre pienamente quel che avvenne”.

Parole usate in memoria della strage di Ustica, ma adatte per tanti altri momenti non chiari della nostra Italia.

Una Patria ove gli “irrisolti” sono molto più frequenti dei “pienamente risolti”.

Il 27 giugno è stato l’anniversario del “caso Ustica”, ma rappresenta anche una data simbolo, fra tante nella nostra Italia, della incapacità della nostra Patria – quantomeno se essa si rappresenta attraverso il suo sistema istituzionale, burocratico ed intellettuale – di rispettare se stessa.

Il giorno in cui il sistema socio politico italiano saprà fare il necessario cambio di passo la nostra Patria potrà aprirsi a nuovi e più ampi orizzonti.

Quel giorno, se mai arriverà, sarà quello in cui noi italiani sapremo rispettare noi stessi dando dignità istituzionale vera e profonda alle nostre azioni.

Quel giorno, se mai arriverà, sarà quello in cui noi italiani sapremo rispettare noi stessi dando concretezza alle parole, quelle sempre tante, della nostra classe politica ed intellettuale attraverso comportamenti adeguatamente coerenti alle stesse parole usate.

Quel giorno, se mai arriverà, sarà quello in cui noi italiani sapremo rispettare noi stessi e, conseguentemente, potremo iniziare a guardare gli altri da pari.

Essere dei “pari”, non far finta di pensare di esserlo o, addirittura, senza l’adeguato standing istituzionale, voler imporre agli altri popoli, Stati, di riconoscerci un ruolo che essi non reputano noi aver diritto di avere.

Fino a quando non sapremo rispettare noi stessi attraverso una reale e forte coerenza fra il dichiarato e l’azione non saremo dei “pari” ma, esclusivamente, dei “parvenue” quando non, addirittura, dei “sudditi”.

Troppo frequentemente noi italiani abbiamo dovuto prendere atto che gli altri Stati, europei in primis, ci “guardano” come dei “parvenue”, appunto.

In queste ore, chi scrive lo teme, a questo sgradevole ruolo parrebbe che la UE27 ci abbia relegato.

In queste ore, allo stesso tempo, come non ricordare quel “triste” bacio sulla fronte che la Premier Meloni ha accettato recentemente di subire dal Presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

In queste ore, allo stesso tempo, come non ricordare quel nefando intervento fuori misura di chi l’Italia deve rappresentare e proteggere al G20 in India nei confronti del “autarca” Putin. Certamente “autarca” ma, comunque, Presidente di una della tre super potenze al mondo. Intervento pariteticamente fuori tono di quello di Biden allorquando definì il leader della Federazione Russa un “macellaio” senza, però, essere il Presidente di un’altra delle, sempre tre, super potenze al mondo.

Tante le parole dei media, parole che sembrano sempre più propaganda e non cronaca, per rappresentare agli italiani la “grandezza italica”, i fatti, però, raccontano altro.

Raccontano di una nazione che si auto incensa ma sta implodendo.

È stato il 27 di giugno ed abbiamo commemorato con ripetuto dolore e cordoglio le vittime di quel “irrisolto caso”, uno fra tanti.

Niente di più nell’Italia di oggi.

 

Ignoto Uno




Make Europe Great Again

 

Alla festa per i cinquanta anni del quotidiano Il Giornale, l’ex Sottosegretario di Stato statunitense del 2020, Mike Pompeo ha affermato che “Alle prossime elezioni vincerà Trump. L’attuale presidente ha messo in pericolo l’America, quindi tra Biden e Trump vincerebbe Trump”.

Un Pompeo, a dire il vero, che i frequentatori assidui della Florida dicono non in grandi rapporti con Trump che parrebbe ritenerlo assai bene informato su quello che l’inquilino di Mar a Lago chiama “the fraud”, cioè i brogli elettorali che lo stesso non si dimentica mai di menzionare e che incolpa della sconfitta nel 2020.

Mentre a Milano si parla delle elezioni presidenziali americane in questi termini, a Roma la Premier italiana riceve il Premier ungherese.

Incontro realmente importante questo visto che la Presidenza di turno del Consiglio Europeo sarà assunta dal 1° luglio proprio da Viktor Orban.

Un leader che ha scelto uno slogan assai simbolico come linea guida del “suo” semestre.

“Make Europe Great Again” (MEGA), questo lo slogan.

Slogan che allinea l’azione politica del Consiglio Europeo a quel “MAGA” simbolo da sempre della politica di Donald Trump.

Orban è Primo ministro in Ungheria sin dal 2010, lo era già stato dal 1998 al 2002, avvocato, sposato con cinque figli, tiene molto alla sua appartenenza alla chiesa calvinista ed a rimarcare come sua moglie e quattro dei suoi figli siano cattolici.

Il quinto è pentacostale.

Da molti in Europa marchiato come “autocrate” almeno in famiglia sembra evidente che non imponga la sua “dittatura”.

A dire il vero il partito del premier ungherese alle ultime elezioni europee ha perso otto punti percentuali e due seggi rispetto a quelle del 2019, fatto che non sembrerebbe tipico delle “dittature”.

In Europa Orban viene definito con un’altra delle parole denigratorie dei “più buoni”, quel “populista” che marchia a fuoco tutti coloro che non si allineano al pensiero dominante a cui si abbina quel “filo putiniano” che, sempre i “più buoni” usano per denigrare chi, molto più semplicemente, ha l’ardire di credere che vi siano altre soluzioni a quella di tirare missili ed uccidere esseri umani per risolvere il conflitto ucraino, in sintesi evitare di dare del “macellaio” al presidente nemico e convocare un tavolo di tregua che non abbia le caratteristiche del “comitato appalti”.

In fondo, comunque, tutti i leaders mondiali che non si sono adeguati al “pensiero unico” che si origina nell’attuale amministrazione statunitense vengono immediatamente marchiati come “filo Putiniani”.

Passaggio, questo, per i “più buoni” intermedio per arrivare ad annoverarlo nel gotha dell’estrema infamia, quello di essere definito “Trumpiano”.

Da “Trumpiano” a “cospirazionista” il passo, poi, sarà ancora più breve.

Viktor Orban, però, pur se marchiato a fuoco dal sistema dei “più buoni”, non si cura della campagna di stampa occidentale che lo vuole ricoprire di fango e continua a perseguire il suo modo di pensare.

L’OCSE ci aiuta a comprendere le cause di questa sua “sicurezza”.

L’Istituto Economico Europeo indica, infatti, una crescita del PIL ungherese nel 2024 del 2,6%.

L’Italia, sempre secondo l’OCSE, si attesterà a 0,7%.

Il dato più rilevante, però, è quello del rapporto fra PIL e debito pubblico che in Ungheria è del 70,9%, nella nostra amata Patria è al 137,3% tanto è vero che pochi giorni fa l’Unione Europea ha aperto una procedura di infrazione per l’Italia per deficit eccessivo.

Molti i leaders politici europei che, magari senza volerlo far sapere, cercano una diretta interlocuzione con colui che, parrebbe sempre più probabile, sarà il prossimo presidente della Casa Bianca.

Viktor Orban il 10 marzo scorso fu ricevuto a Mar a Lago con tutti gli onori e definito da Trump come “un grande leader”.

Immediato fu il controcanto di Joe Biden che definì il leader ungherese come “Un aspirante dittatore”, affermazione che proviene da uno che in Stati Uniti viene ritenuto da almeno un 30% degli aventi diritto al voto come qualcuno che siede alla Casa Bianca a causa di brogli elettorali.

Giudizi, in ogni caso, che misurano la distanza delle linee politiche non solo tra i due sfidanti per la Casa Bianca ma anche fra gli attuali leaders che in Europa si allineano alla politica interventista in Ucraina e chi, al contrario, oserei dire con maggiore pragmatismo, reputa che salvaguardare il popolo ucraino non possa che passare che da un tavolo di trattativa alla presenza di Stati Uniti e Federazione Russa, fatto che sarebbe stato assai più democraticamente corretto se in costanza di un Presidente ucraino nel pieno del suo mandato istituzionale e non in prorogatio.

Tavolo di pace che, questo dovrebbe essere l’auspicio, sia attento agli interessi dei cittadini ucraini molto più che a quelli delle grandi aziende occidentali famelicamente lanciate nella “ricostruzione della terra Ucraina”.

Ad oggi, la precisione in queste cose è tutto, sono solo due i leaders europei che dal 2020 hanno avuto reali, non millantati, incontri diretti con Donald Trump.

Uno è, appunto, Orban, l’altro è il Presidente della Repubblica polacco Andrzej Duda che ha incontrato il Presidente Trump a New York il 18 aprile scorso.

Fatto rilevante nel semestre a guida Orban dato che il 5 novembre prossimo potrebbe divenire assai utile essere ritenuti affidabili dal “cattivone”.

Interlocutori affidabili, non “zerbini” del potere, sempre pro tempore in una democrazia, presente alla Casa Bianca.

In Italia recentemente si è potuto leggere sul social network X un interessante ed assai significativo scambio positivo di messaggi fra il leader leghista Matteo Salvini e l’inquilino di Mar a Lago.

In fondo Salvini, ancor più adesso che è affiancato dal ex Generale Vannacci, oggi parlamentare europeo, fu già un forte sostenitore nel 2020 di Trump, come non ricordare la mascherina anti COVID che il Segretario leghista indossava anche in Parlamento?

A questo scambio sul social network va abbinato anche un ulteriore testo postato sempre da Mar a Lago indirizzato all’ex generale oggi parlamentare leghista ove si può leggere fra le righe un primo indiretto invito a Salvini ad un incontro con Trump.

La Presidenza Orban del Consiglio Europeo, come ho già scritto, si apre con uno slogan forte e chiaro, quel MEGA (make Europe great again) che definisce un posizionamento in discontinuità con la cultura politica della “sostenibilità” a discapito del “benessere” di noi cittadini di questa Europa.

Donald Trump lo ha certamente notato, forte ed evidente il simbolismo che richiama lo slogan elettorale MAGA dal Presidente statunitense usato da sempre.

Per molti politici europei, ed altrettanti opinionisti, forte il mal di pancia nel notare il messaggio assai chiaro lanciato dal leader ungherese.

Per moltissimi semplici cittadini europei, al contrario, quel MEGA è il ritorno alla speranza che i propri figli possano vivere nella loro Patria senza dover emigrare tornando a quella felicità che conobbero i loro genitori nel periodo del boom economico.

Orban, al contrario di altri leaders in questa Europa, non si crede il primo della classe ma, questo è inconfutabile, dice quello che fa e fa quello che dice.

Fatto assai raro fra i politici presenti in Europa oggi ma che nel prossimo futuro potrebbe dimostrarsi un comportamento assai vincente.

Ignoto Uno




Pepito Torres: Grande Artista Internazionale.

Il Maestro della fotografia, capace di far brillare la musica con il canto.

 

Il vero artista diventa grande quando sa uscire, con vero coraggio e passione, dal proprio indirizzo, ancor di più, se ha riscosso con esso grandi successi e riconoscimenti, e sa dedicarsi ad altre forme rappresentative.

E’ il caso del Maestro Pepito Torres, eccellente e raffinato fotografo internazionale, capace di cogliere, con l’obiettivo della sua macchina fotografica, particolari emozioni e trasmetterle al grande pubblico.

Carla Fracci, Nureyev, Vassilyev, nomi di chiara fama, sono stati da lui immortalati nel suo lungo percorso che inizia negli anni 70.

Quasi tutti i generi fotografici sono stati sfiorati con grande maestria, arrivando anche a produrre numerosi servizi per PlayBoy, nota rivista USA con edizione Italiana, il cui logo era stilizzato con la testa di coniglio dalle lunghe orecchie con addosso un farfallino da smoking.

Numerosissime le attrici e le personalità di moda e spettacolo che posavano con l’intento di essere la PlayMate del mese in un travolgente mix di erotismo e sensualità che giammai scadeva nel volgare o peggio nella pornografia.

Per questo si affidavano ad artisti dall’elevata professionalità di cui Pepito faceva indubbiamente parte, vista la sua lunga permanenza.

Talent scout di successo, non a caso Heather Parisi è stata fotografata da lui dagli albori della sua carriera con scatti pubblicati sulle principali riviste nazionali ed internazionali.

Fotografo che lo ha portato in giro per il mondo con scatti di elevata particolarità e pubblicati dal Touring Club Italiano al punto da decidere di diventare editore della rivista internazionale Belmondo che ogni anno pubblica il suo numero in ben quattro lingue.

Un’opera che rimarrà nella storia “Roma anno Zero”, edito dalla Libreria Editrice Vaticana, è stata da lui realizzata in uno dei momenti più incredibili ed impensabili per la prima ed unica volta, tanto che ci auguriamo vivamente non tornino più.

“Nei due mesi del lockdown totale, Pepito Torres si è aggirato per le strade e le piazze della città con la sua macchina fotografica, raccogliendo testimonianze inedite di una Roma deserta, vuota, silenziosa, sospesa nell’incanto della sua assoluta bellezza.”

Ma Pepito ha nel cuore un’altra grande passione che lo trascina, lo coinvolge, gli fa ardere il desiderio di esprimersi ed offrire al suo amato pubblico un altro lato della sua grande capacità artistica, non senza prima curare ogni aspetto, ogni risvolto, studiare con grande passione e con grande attenzione, come solo un attento artista sa fare, ma rivolto, questa volta, al canto.

Così grazie a Salvatore Martino, poeta ed attore, che gli suggerisce quelle tecniche di impostazione vocale, per far si che possa venir fuori il meglio dalla voce, e grazie a “Maestro Viko”, Liano Concolino, con il quale, scoltando alcuni brani lo convince a realizzare un concerto, Pepito riesce a dare seguito alla sua grande passione.

Una passione forte, repressa da fattori esterni, personali, molto personali che gli provocano grande dolore interiore, percepibile solo quelle poche volte che ne parla, e che solo nel 2014 dopo una lunga preparazione, fortemente voluta e desiderata, quasi “agognata” riesce a tirar fuori, sorprendendo tutti, esibendosi con un microfono in mano, cantando un repertorio di tutto rispetto di eccellenti brani spagnoli e latino americani.

Al Palazzo Santa Chiara in Roma, ha offerto al suo pubblico il suo canto, passando così da dietro a davanti l’obiettivo, facendo sì che questa volta fosse lui ad essere immortalato.

Numerosissimi i VIP, in un teatro stracolmo, che hanno avuto la possibilità di gustare un vero e proprio concerto di elevatissimo prestigio.

Ma Pepito non vuol fermarsi, ed ancora al Teatro Santa Chiara da prova del Suo personale grande talento nel canto qualche anno dopo.

Circondandosi e scegliendo con grande cura artisti, maestri di elevata fattura, con al pianoforte il Maestro Paolo Iurich, che ha curato gli arrangiamenti, alla chitarra classica ed acustica Gianfranco Federico, al basso Fabrizio Cucco, alla batteria Adamo De Santis, alle percussioni Walter Paiola, alle tastiere Danilo Riccardi, ed al sax e flauto Massimiliano Filosi, il Maestro Pepito Torres ha dato vita ad una serata indimenticabile cantando “Palabras De Amor” per i suoi amici.

Un successo, come riportano le indicazioni tratte dai numerosi commenti che si trovano su tutti i social e dalla grande partecipazione a quel concerto, nato, voluto, realizzato ed eseguito da quel grande fotografo che ha dato lustro a tanti artisti ed a tanti luoghi nel mondo.

Un successo che vuole bissare, convinto, e non a torto, che la musica ed il canto sono quelle espressioni artistiche che più trasmettono emozioni, che trasportano la mente, che fermano il tempo riportandoci in una dimensione di confort.

La scelta accurata dei brani, che a tanti, giovani e meno giovani, suscitano quelle emozioni che trasportano nei più bei ricordi della vita, dell’amore, della tenerezza del romanticismo che portiamo dentro ciascuno di noi, e che purtroppo si allontanano sempre più perdendosi in quello che il rumoroso frastuono oggi ci propone.

Qualcuno direbbe “Chansonnier”, autore ed interprete di canzoni, certo, brani spagnoli, conosciuti anche in Italia e che fanno sognare.

“Tres Palabra”, “Eu sei que vou te amar”, “Historia de un amor”, “Alfonsina y el mar”, “ Amapola”, “Cuando vuelva a tu lado”, “Por el amor de una muijer”, “Cuenta comnigo”, “Les feuilless mortes”, “Lo que me queda por vivir”, “ El porompompero”, “Quien sera la que me quiera a mi”,sono tutti brani che Pepito Torres ha riproposto al Teatro degli Eroi, in via Girolamo Savonarola 36 Roma, il 6 Giugno, mantenendo così la promessa fatta al suo numerosissimo pubblico che ha riempito la platea.

Platea che ha consacrato il Maestro Pepito Torres, come vero punto di riferimento di quella musica, di quei brani eseguiti con grande maestria, che appassionano, che stimolano quella sensualità, pulita, limpida, rispettosa, che lascia trasparire quel forte erotismo, che oggi sembra essersi perduto, specialmente nelle nuove generazioni.

Accompagnato al pianoforte dall’eccellente Maestro Sebastian Marino, che ha eseguito i brani, alternandoli con musiche ed opere classiche di altissimo livello.

Il Maestro Sebastian Marino, musicista compositore ed esecutore, diplomato a pieni voti presso il conservatorio “L. Refice” di Frosinone, dal tocco delicato, leggero e raffinato, spettacolo non solo per le orecchie degli amanti del pianoforte, ma anche per la vista di coloro che amano ascoltare, anche con la vista, estasiati nel vedere le mani del pianista sulla tastiera, volare con grazia e leggerezza.

Per questo considerato talento emergente del panorama italiano.

Il suo album d’esordio “Incipit” è da poco uscito con l’etichetta Indaco Record.

Ma le sorprese della serata non finiscono qui, e nella seconda parte, dimostrando di avere un estro non comune, Pepito Torres introduce “la sorpresa” dell’ultimo momento che ha mandando in visibilio il folto e competente pubblico.

Il Maestro Gino Mariniello, con il quale si accompagnerà esibendosi con il brano “El porompompero” interpetrata in maniera personale e brillante, dando un taglio diverso da come il concerto era stato impostato fino a quel momento, in aggiunta al Maestro Sebastian Marino.

Gino Marinelli, grande chitarrista Italiano, inizia a suonare la chitarra da bambino, a soli sei anni, a nove studia chitarra classica presso l’Accademia Musicale di Varese per poi accedere al conservatorio di Milano, Giuseppe Verdi.

Vari i generi musicali che nel corso del tempo studia, dalla musica jazz, al rock e fusion… così nel 1995 fa il passo in RAI, con varie esibizioni in trasmissioni suonando chitarra classica, chitarra acustica, elettrica e mandolino.

Non è da tutti suonare per artisti come Andrea e Matteo Bocelli, David Foster, Lionel Richie, Philip Bailey, tanto per citarne alcuni.

L’eccellente esecuzione del Maestro Marinelli, con arpeggi veramente di grande capacità, il tocco magistrale del Maestro Marino e la voce dalla raffinata con la tecnica flamenca del Maestro Pepito sono diventati un vero punto di riferimento per la musica latino americana.

E’ nella perfetta sintonia del trio, evidenziata in tutta la seconda parte, che i brani cantati da Pepito hanno assunto una colorazione unica, trasportando il pubblico verso l’Andalusia terra del mediterraneo o verso il bolero, classico di quelle terre lontane, ma proprio grazia alla musica, vicine.

Emozioni che Pepito Torres ha saputo offrire, in maniera diversa dal suo modo visivo, stando dietro l’obiettivo che in questo caso ha lasciato ad altri, ma davanti l’obiettivo curando nei minimi particolari, come solo un vero artista sa fare, la musica per l nostre orecchie.

Ettore Lembo




La Chiesa ed i suoi Conflitti.

Cosa ci insegna lo scontro tra mons. Viganò

e il Papa “globalista”?

 

Il caso dell’accusa di “scisma” e del processo canonico avviato nei giorni scorsi in Vaticano contro l’arcivescovo mons. Carlo Maria Viganò è emblematico del momento grave che sta attraversando la Chiesa cattolica. “Il Dicastero per la Dottrina della Fede mi ha comunicato, con una semplice email – informa lo stesso accusato in un testo reso pubblico su un blog – l’avvio di un processo penale extragiudiziale nei miei confronti, con l’accusa di essere incorso nel delitto di scisma e contestandomi di aver negato la legittimità di «Papa Francesco», di aver rotto la comunione «con Lui» e di aver rifiutato il Concilio Vaticano II. Mi si convoca al Palazzo del Sant’Uffizio …, in persona o rappresentato da un Avvocato. Presumo che anche la condanna sia già pronta, visto il processo extragiudiziale”.

Sappiamo che da quando è stato eletto Papa, Francesco ha subito attirato l’attenzione stupita e perplessa dei fedeli più legati alla tradizione cattolica per le sue posizioni e i suoi pronunciamenti – diciamo così – “eterodossi”.

Mons. Viganò, alto funzionario ecclesiastico, già Segretario generale della Città del Vaticano e Nunzio apostolico a Washington, è stato quasi sin da subito critico delle posizioni del Papa, specie per le coperture che lo stesso pontefice aveva dato a figure apicali (cardinali e vescovi) coinvolte in casi di abusi sessuali o pratiche immorali note alla pubblica opinione. E allora, per capire cosa c’è davvero in gioco con questo processo vediamo i punti che mons. Viganò reputa di valore centrale per le sue accuse al Papa.

“Occorre che l’Episcopato, il Clero e il popolo di Dio si interroghino seriamente se sia coerente con la professione della Fede Cattolica assistere passivamente alla sistematica distruzione della Chiesa da parte dei suoi vertici – scrive l’arcivescovo nella sua memoria difensiva – esattamente come altri eversori stanno distruggendo la società civile.

Il globalismo chiede la sostituzione etnica: Bergoglio promuove l’immigrazione incontrollata e chiede l’integrazione delle culture e delle religioni. Il globalismo sostiene l’ideologia LGBTQ+: Bergoglio autorizza la benedizione delle coppie omosessuali e impone ai fedeli l’accettazione dell’omosessualismo, mentre copre gli scandali dei suoi protetti e li promuove ai più alti posti di responsabilità. Il globalismo impone l’agenda green: Bergoglio rende culto all’idolo della Pachamama, scrive deliranti encicliche sull’ambiente, sostiene l’Agenda 2030 e attacca chi mette in discussione la teoria sul riscaldamento globale di origine antropica”.

Accanto a queste accuse che riguardano aspetti pastorali e spirituali del pontificato di Bergoglio, mons. Viganò aggiunge rilievi di carattere politico e culturale: “(Bergoglio, ndr) Esorbita dal proprio ruolo in questioni di stretta pertinenza della scienza, ma sempre e solo in una direzione, che è quella diametralmente opposta a ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. Ha imposto l’uso dei sieri genici sperimentali, che hanno provocato danni gravissimi, decessi e sterilità, definendoli «un atto d’amore», in cambio dei finanziamenti delle industrie farmaceutiche e delle fondazioni filantropiche.

La sua totale consentaneità con la religione di Davos è scandalosa. Ovunque i governi al servizio del Word Economic Forum hanno introdotto o esteso l’aborto, promosso il vizio, legittimato le unioni omosessuali o la transizione di genere, incentivato l’eutanasia e tollerato la persecuzione dei Cattolici, non una parola è stata spesa in difesa della Fede o della Morale minacciate, a sostegno delle battaglie civili di tanti Cattolici abbandonati dal Vaticano e dai Vescovi”.

A questo punto l’attacco al Papa da parte di mons. Viganò si fa serrato: “Non una parola per i Cattolici perseguitati in Cina, complice la Santa Sede che considera i miliardi di Pechino più importanti della vita e della libertà di migliaia di Cinesi fedeli alla Chiesa Romana. Nessuno scisma, nella “chiesa sinodale” presieduta da Bergoglio, si ravvisa né da parte dell’Episcopato Tedesco, né dei Vescovi di nomina governativa consacrati in Cina senza il mandato di Roma.

Perché la loro azione è coerente con la distruzione della Chiesa, e quindi va dissimulata, minimizzata, tollerata e infine incoraggiata. In questi undici anni di “pontificato” la Chiesa Cattolica è stata umiliata e screditata soprattutto a causa degli scandali e della corruzione dei vertici della Gerarchia, totalmente ignorati mentre il più spietato autoritarismo vaticano infieriva su Sacerdoti e Religiosi fedeli, su piccole comunità di Monache tradizionali, comunità legate alla Messa in latino”.

Appare chiaro che con prese di posizioni così dure sarà difficile che il processo canonico che si è aperto il 20 giugno in Vaticano, assente mons. Viganò, conduca a un esito di conciliazione.

Del resto, lo stesso accusato aggiunge: “La Chiesa Cattolica è stata occupata lentamente ma inesorabilmente e a Bergoglio è stato dato l’incarico di farla diventare un’agenzia filantropica, la “chiesa dell’umanità, dell’inclusione, dell’ambiente” al servizio del Nuovo Ordine Mondiale. Ma questa non è la Chiesa Cattolica: è la sua contraffazione.

Ci possiamo legittimamente interrogare quale possa essere, a questo punto, l’esito di questo scontro che non è semplicemente disciplinare o canonico, ma più profondamente intra-cattolico, tra chi è legato alla fede di sempre basata sul rispetto delle Scritture e sul Magistero bimillenario della Chiesa che non ha mai rinnegato se stesso; e invece tra chi, dall’altra parte, sostiene la linea del “rinnovamento” profondo, che prevede nei fatti il ridimensionamento del senso morale delle azioni umane, la scomparsa o quasi dei peccati personali (specie quelli sessuali, declassati a piccole ‘fragilità’ soggettive) e l’evidenziazione soltanto delle colpe sociali, quali rifiuto dei migranti, preclusioni sui gay, lo sfruttamento dei lavoratori ecc.

Si tratta – come è facile capire – di posizioni pressoché inconciliabili e quindi non ci resta che attendere l’esito del processo, considerando anche che mons. Viganò ha più volte espresso il timore che “qualcuno” lo possa volere morto per far tacere una voce critica aperta e franca.

In piccolo, il conflitto vaticano tra il Papa e Viganò richiama il confronto tra sinistra e destra in Italia e in Europa: i primi (diciamo “progressisti” per intenderci) vogliono più immigrati, libertà sessuale, matrimoni gay, politiche green, abbattimento delle frontiere, eutanasia, aborto al nono mese ecc. I secondi invece difendono i confini e la civiltà dei singoli paesi, auspicando una immigrazione controllata, la salvaguardia della famiglia naturale, la difesa della vita sempre. Chi vincerà in Vaticano e nella società europea?

Il Credente




Dalle stelle alle stalle

G7: Dalle stelle dell’Elite’, autoreferenziale, alle stalle delle Forze dell’Ordine

 

Non è nato proprio sotto i migliori auspici questo G7. Tra premier azzoppati per non dire quasi bocciati, nelle varie elezioni che si sono svolte, a quelli in attesa di prossime elezioni, ma con concreta possibilità di essere bocciati e non rieletti.

L’illusione poi, di chi ritiene di essere forte, ma deve fare i conti con un elettorato che pur ricevendo un apparente consenso, grazie ad interpretazioni falsate da una non chiara informazione, rappresenta una sparuta parte del totale degli elettori Nazionali.

Elettori che, forse a causa di discutibili proposte formulate dai molti “so tutto io”, hanno ritenuto dare un segnale, quantomai inappropriato, non recandosi a votare.

Attori “impropri”, quindi questi “Grandi della Terra” riunitisi in Italia, ma pronti a decidere della vita di milioni di cittadini, italiani ed europei, ma anche del mondo.

Attori che pur se in minoranza, ritengono di avere il potere in terra tanto da autodefinirsi i “Grandi della Terra” ma dimenticando che rappresentano solo una parte di essa, e per di più non della maggioranza, e come assai traspare, nemmeno della maggioranza dei popoli cui appartengono.

Se l’inizio di questa “conferenza” ha evidenziato una impreparazione logistica di notevoli dimensioni e ripetuta anche con gli accorgimenti che avrebbero dovuto porre rimedio, tanto da aumentare le forti e giustificate proteste da parte di chi avrebbe dovuto essere trattato nel migliore dei modi, occupandosi della sicurezza, ma si è visto trattare senza nessun rispetto e in barba ad ogni forma di dignità, lo svolgimento e la conclusione, non hanno portato a nulla di costruttivo.

Si è evidenziato solo lo status quo già in essere che non solo non parla di pace, cosa di cui non si può che auspicare, ma addirittura sembra si sia voluto alzare ulteriormente l’asticella verso la guerra, non cercando il dialogo, come si dovrebbe, ma sobillando con l’imposizione, la prevaricazione.

Così questi attori hanno deciso di stanziare tanti altri ulteriori miliardi, da reperire a spese dei contribuenti europei, per alimentare la guerra, sempre in nome di quella pace tanto citata ma che sembra proprio nessuno di essi desidera fattivamente volerla.

Danno e beffa, oltre al gravissimo pericolo di coinvolgimento mortale?

Chissà quindi a quale successo si riferiscono coloro i quali ne parlano con tanta enfasi.

Per l’appunto, nessun tavolo, per giungere ad una pace, si è aperto, ne ci si è dato, come prossimo obiettivo, trovare qualche possibilità di trattativa.

Chiedersi come si possa asserire che il successo possa derivare dal fatto che è stata tolta la parola “aborto” dalle discussioni, come riportano alcune agenzie Nazionali, è l’ennesima domanda cui non riusciamo a trovare una risposta concreta.

Discussione che tanto preoccupa la “facciata” di chi in contrasto con chi pretende di inserire l’aborto in costituzione, generando una incredibile soverchieria in contrasto proprio con i tanti decantati “diritti Umani”.

Così, qualcuno ha liquidato l’argomento asserendo che è una sterile polemica e che non saranno fatti passi indietro sui diritti?

Giusto per ricordarne il significato, riportiamo le definizioni tratte da uno dei più autorevoli dizionari.

Diritto, Secondo ”Treccani”, è un complesso di norme giuridiche che comandano o vietano determinati comportamenti ai soggetti che ne sono destinatari.

I diritti dell’Uomo, sempre secondo “Treccani”, spettano alla persona in quanto essere umano, non dipendenti da una concessione dello Stato. Tali diritti possono essere riportati alla tutela della vita umana sotto ogni forma…

Tralasciamo in questa fase la discussione sul “falso problema” dei diritti su LGTBQ+ che sembra essere diventata la prevaricazione strumentale di un mondo contro un altro, e dove una parte non fa mancare l’occasione per creare uno scontro ideologico.

Ritornando quindi al G7, dove per la prima volta si deve registrare lo storico intervento di un Papa, oggi rappresentato dal massimo Esponente del Vaticano “Bergoglio”, le conclusioni sono state tutte splendidamente riportate da Agenzie di stampa, quotidiani e Media tv con tante autorevoli e splendide parole, secondo la posizione, pro o contro, di chi scrive o del proprio editore.

Parole, Parole, Parole, ma fatti?

Un G7 di successo, leggiamo da diverse parti, al punto che lo stesso menù raffinato offerto ad i “Grandi della Terra” è stato esaltato dai media, che ne hanno descritto minuziosamente ogni singolo ingrediente per ogni pasto, iniziando dalle colazioni.

Ci poniamo solo il dubbio, se forse il Menù, tanto decantato, anche quello della cena di Gala, offerta dal Padrone di Casa Mattarella, non era di gradimento del Presidente USA Biden, dal momento che non ha partecipato.

Sembra secondo alcune fonti, perché non in forma, anche se, secondo altre fonti, era impegnato quasi in contemporaneamente in una conferenza con Zelensky.

A detta poi dei Sommelier, secondo alcune fonti, sembra che i vini Italiani siano stati molto apprezzati.

Sarà per questo il gelo, che è stato notato da tanti osservatori, tra la Meloni e Macron, con baciamano e sorrisi forzati, come scrive repubblica?

Però, è stato un G7 di successo…

Chissà quanti soldi saranno stati spesi, solo per offrire cotante prelibatezze ad i “Grandi della Terra”, oltre che per ospitarli in stanze da mille ed una notte e dal costo…

Spese che ricadono inesorabilmente sulle spalle dei cittadini Italiani, comuni mortali, che difficilmente potranno permettersi tali sfarzi, e che sempre più faticano a mettere insieme il pranzo con la cena.

I dati economici e di occupazione, lanciati in questi giorni, danno precise e non confortevoli indicazioni, certamente un dettaglio scomodo, quando si parla di codesti eventi.

Per soddisfare una curiosità più alla portata di tutti, trattandosi certamente di persone più vicine a Noi, ci piacerebbe sapere che menù è stato offerto alle Forze dell’Ordine, inviati li per proteggere questi “grandi” sempre più lontani dalle realtà comuni delle popolazioni…

Risulta strano infatti che nessuno possa aver parlato dei pasti di coloro i quali, a forte rischio della loro vita, sono preposti alla sicurezza collettiva, e si sono sobbarcati all’allontanamento dalle proprie famiglie con trasferte impegnative ed ospitati in alloggi di cui abbiamo abbondantemente parlato.

Forse perché piatti da strada, non potendo avere il tempo di stare comodamente seduti al ristorante, per via dei turni stressanti, o…

Sono in tanti a chiederselo.

Riflettendo su ciò che è accaduto ed in precedenza abbiamo evidenziato, da ciò che registriamo, ipotizziamo che forse i Loro diritti potrebbero essere stati disattesi e la Loro dignità calpestata?

Alla luce di quanto accaduto con le due navi alloggio dalle condizioni disumane, profumatamente pagate dai contribuenti, e vergognosamente date alle Forze dell’Ordine senza un accurato e preventivo controllo della qualità, preoccuparsi del cibo che hanno ricevuto, se lo hanno ricevuto, risulta doveroso per rispetto nei loro confronti.

Tante volte, ne veniamo a conoscenza, sembrano essere stati somministrati cibi alla “meno peggio”, forse a causa dei loro estenuanti turni operativi, e qualche volta addirittura a loro spese.

Per questo motivo ci chiediamo, almeno a carattere generale, fatto salve le dovute eccezioni, perché nessuno parla del cibo, mentre si parla solo del cibo dei “grandi”.

Saranno state tutelate e garantite le ore di riposo, doveroso dopo le lunghe giornate di lavoro cui sono sottoposti a causa di questi eventi eccezionali?

Saremmo lieti di sapere quanto uno Stato abbia rispetto dei propri Tutori dell’Ordine, specialmente in un evento di evidenza mondiale, come gli Attori lo definiscono.

Risulta molto strano constatare che chi proclama il rispetto diritti umani a destra ed a manca, si dimentichi puntualmente o taccia del rispetto di lavora duramente e viene offeso nella dignità e nel proprio essere, come uomo e come lavoratore.

Ancor più strano che a tacere siano proprio quelle “fazioni” politiche che si autoproclamano come tutori indiscussi dei lavoratori ma che sembrano sempre più essere “faziosi” nello scegliere chi tutelare.

E’ casuale che siano le stessa aree politiche, forse “faziose” che promuovono coloro che sono poi eletti al Parlamento Europeo pur avendo la fedina penale non ONOREVOLE in quanto contenente sentenze riguardanti condanne per diversi reati, mentre per partecipare ai Concorsi Pubblici, in particolare per accedere alle Forze dell’Ordine è necessario che la stessa Fedina Penale riporti la dicitura NULLA?

Per non parlare della diversità di trattamento economico…

Ettore Lembo




Un cielo pieno di stelle

Dal G7 in Puglia all’Ucraina ed al Medioriente

È iniziato il G7 a presidenza italiana in Puglia.

Incantevole la location, l’esclusivo resort di Borgo Egnazia a Fasano in Puglia.

Tra i partecipanti vi è  la prima volta di un Papa ed ovviamente l’immancabile Zelensky, uomo che lo si può sempre più trovare ovunque, il 6 giugno in Normandia, dalla Puglia andrà in Svizzera, meno, forse, a Kiev.

Ovviamente vi sono i Capi di Stato e di Governo dei sette Stati membri (Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America), oltre al Presidente del Consiglio Europeo e alla Presidente della Commissione Europea.

Fra i tantissimi invitati il presidente turco Erdogan, quello brasiliano Lula e quello argentino Milei, II Re di Giordania, il primo ministro indiano Modi, il segretario generale dell’Onu Guterres e quello dell’Ocse Mathias Cormann oltre a vari Emiri e Presidenti africani.

Del mondo finanziario il direttore operativo del Fondo Monetario Internazionale ed il Presidente della Banca Mondiale

Un G7 che cade a pochi giorni dalle elezioni europee, con tutte le sue risposte, ed a pochi mesi dalle elezioni presidenziali statunitensi.

Un G7 che potrebbe essere denominato mediando da un simbolismo americano “il G7 dell’anatra zoppa”.

Unica “vincitrice” delle ultime elezioni la Presidente Meloni, certamente persona volitiva ma altrettanto certamente non un “peso massimo” per il reale, non quello “voluto e narrato”, peso dell’Italia nel mondo.

Abbastanza poco interessato ai risultati di questo “summit”, cosi lo definiscono i media, essendo tristemente convinto che esso, non solo in questa tornata che va in scena in Puglia, non rappresenti molto di più che un “circo” e che non sarà in grado di portare novità di reale spessore, preferisco soffermarmi su uno dei più importanti dossier sul tavolo del mondo.

Mondo comandato da Stati Uniti d’America, Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese per essere chiari.

Quotidiano il parlare di quanto drammaticamente accade nella Striscia di Gaza, proprio nel giorno di apertura del G7 sull’Ansa si è potuto leggere che “Hamas vuole garanzie scritte da parte degli Stati Uniti per un cessate il fuoco permanente” mentre il quotidiano Il Foglio riporta quanto rivelato dal Wall Street Journal in ordine ai messaggi tra Sinwar, il capo di Hamas dentro la Striscia di Gaza, ed i capi della stessa organizzazione terroristica all’estero ove si può leggere questa “vomitevole” frase “Abbiamo bisogno del sangue di donne, bambini e anziani palestinesi, per la nostra lotta”.

La domanda che più mi sovviene nel leggere la relazione della commissione delle Nazioni Unite, che non si ricorda cosa sia Hamas e parla di “genocidio da parte di Israele”, e le affermazioni sopra riportate è cosa sia in realtà la Striscia di Gaza e se la medesima Commissione si ricorda delle origini e degli scopi del Alto Ente di cui è strumento.

La mia risposta è che la Striscia di Gaza – con tutto il suo decennale portato di morte, povertà, carenza di alfabetizzazione e odio – sia un lembo di terra a cui i cosiddetti “grandi del mondo” non riescono a dare dignità e pace, forse non vogliono dare fino in fondo dignità e pace.

Troppo utile usare i palestinesi, che non sono etnicamente arabi ma sono mussulmani, per “rallentare” Israele.

L’identità palestinese, intesa come il fatto che gli abitanti della Palestina sentono di appartenere allo stesso popolo e si considerano quindi “palestinesi”, si è formata, secondo molti studiosi, nel 900 d.C. in contrapposizione agli ebrei che avevano deciso di rientrare nell’area.

Troppo utile usare i palestinesi per far soldi vendendo armi, costruendo tunnel, facendo girare una vorticosa quantità non resocontata in modo certo di denaro attraverso le organizzazioni delle Nazioni Unite per esempio o alcune più “sbarazzine” ONG.

Questa area del mondo che comprende lo Stato di Israele e la Striscia di Gaza viene denominata in molti modi: Terra Santa, Terrà Promessa, Palestina.

Su questo lembo di terra vi è la città simbolo delle tre fedi monoteistiche, su questa terra c’è Gerusalemme.

Nel ragionare sul dramma mediorientale la prima forte affermazione che dovremmo sentire dai grandi e meno grandi della terra presenti in Puglia in queste ore, sia che essi siano di fede cristiana sia che siano seguaci del Profeta Maometto, è che ogni estremismo è portatore di guerre e di morte.

Estremismo armato o politico che sia, ovunque, sempre.

Noi “piccoli della Terra”, annoiati da questi anni di “parole al vento” sui vari fronti di guerra, Ucraina inclusa, non possiamo che ribadire la distanza che separa i cultori della libertà democratica da chi ritiene di poter imporre la propria idea su quella degli altri attraverso la violenza o la sopraffazione finanziaria ed economica.

La tragedia che stiamo tutti vivendo nel seguire quanto accade nel martoriato medioriente, esattamente come in Ucraina, richiede un cambio di passo da parte di tutti gli attori mondiali nello scenario.

Richiede rispetto della verità e distanza dalle ideologie, richiede la dignità di superare i cinici interessi che necessitano che fra quei i popoli cresca la “rabbia” e “l’odio” reciproco.

Perché questo accada è indispensabile che coloro che si auto definiscono “i migliori”, i “più buoni”, rimettano al centro i concetti chiave e da essi tutti ripartano per, finalmente, costruire pace e benessere, sia che si stia affrontando la necessità di pace in “Terra Santa”, così la denominano chi, come chi scrive, si professa credente in Cristo, sia che si parli di quella nefasta e tanto inutile guerra in terra di Ucraina.

Nel focalizzarsi su quanto è accaduto dal 7 ottobre in medioriente, non si può passare sopra ad alcuni concetti spesso manipolati da politici e media.

Un essere umano rapito è colui che viene “sottratto, portato via con la violenza o con l’inganno”, questa la definizione del mai troppo poco compulsato Treccani, questa la definizione erga omnes ritenuta valida nel mondo.

La nostra amata Italia di rapiti ne ha dovuti vedere, e subire, molti.

Da quelli i cui rapimenti avevano il mero fine di richiedere una dazione economica, a quelli cosiddetti “di mafia” i cui fini sono stati, per esempio, la vendetta nei confronti di un “collaboratore di giustizia”.

Vi sono, infine, i rapiti per “terrorismo”. Uno su tutti il Presidente Aldo Moro che segnò indelebilmente la storia repubblicana italiana compiuto dai terroristi delle Brigate Rosse.

Il Presidente Moro fu “rapito”, non “preso in ostaggio” e, pur se con immane dolore e dopo continui ripensamenti, fu un grandissimo Santo Padre, San Paolo VI, a leggere dalla finestra di San Pietro una lettera alle Brigate Rosse che iniziava con “Io scrivo a voi, uomini delle Brigate Rosse: restituite alla libertà, alla sua famiglia, alla vita civile l’onorevole Aldo Moro” e passò alla storia per queste parole “in questo nome supremo di Cristo, che io mi rivolgo a voi, che certamente non lo ignorate, a voi, ignoti e implacabili avversari di questo uomo degno e innocente; e vi prego in ginocchio, liberate l’onorevole Aldo Moro, semplicemente, senza condizioni”, era il 21 aprile 1978.

Era un “rapito” il Presidente Aldo Moro, non un “ostaggio”, appunto.

Sono “rapiti”, non “ostaggi” gli israeliani, non gli “ebrei”, portati via quel ignobile e maledetto 7 ottobre, forse sarebbe utile che in quel di Fasano in Puglia i presenti lo ribadissero.

La posizione del “ostaggio” è, infatti, diversa.

L’ostaggio, di nuovo è il Treccani a venirci incontro, è una “persona che il “nemico” tiene in proprio potere per garantirsi da eventuali violazioni di un proprio diritto o, nel caso di occupazione di un paese, per garantire le proprie forze armate e la loro attività contro ogni possibile atto di ostilità da parte della popolazione”.

Perché vi sia un “ostaggio”, si evince dalla definizione, è necessario che colui che lo tiene prigioniero venga identificato come “nemico” e che lo stesso, proprio in quanto “nemico”, possa reclamare un “diritto”.

I terroristi possono compiere “rapimenti”, non detenere “ostaggi”.

Questo ci porta alla drammatica situazione mediorientale.

Hamas, nella sua organizzazione complessa e non solo nella propria ala militare denominata Brigate Ezzedin al-Qassam, è considerata un’organizzazione terroristica da Unione europea, Stati Uniti, Israele, Canada, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda e Giappone.

Per precisione al “movimento di Hamas” l’Unione Europea attribuì la definizione di “terrorista” e lo incluse nell’elenco delle organizzazioni terroristiche.

Hamas, immediata la deduzione, non è lo Stato di Palestina, a questa nefanda organizzazione si dovrebbe chiedere di liberare i rapiti esattamente come San Paolo VI fece nei confronti delle Brigate Rosse.

Da quanto sopra ragionato seguono delle conseguenze logiche e politiche sin dalla presa d’atto che Hamas, oggi, è una “organizzazione terroristica” che ha rapito in modo scellerato esseri umani.

Fatto fondante per determinare le conseguenze politiche che prendono origine dalla strage del 7 ottobre.

Il popolo palestinese ha diritto ad avere il suo Stato ed il suo territorio come fu definito con la Risoluzione 181 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in data 29 novembre 1947.

Essa definiva due costituendi Stati, uno israeliano e l’altro palestinese, di cui definiva la partizione del territorio lasciando la città di Gerusalemme sotto il controllo internazionale.

Furono i Paesi arabi a rifiutare l’attuazione di quella Risoluzione fino a dare inizio alla guerra arabo israeliana del 1948 con tutte le conseguenze legate a quel errore di prospettiva politica.

Lo Stato di Palestina non è Hamas.

Riconoscere lo Stato di Palestina, allorquando questi prenderà le distanze dal terrorismo palestinese e riconoscerà il diritto di esistere dello Stato di Israele in una reciprocità garantita dalle Nazioni Unite, è un atto dovuto, riconoscere Hamas come interlocutore istituzionale è, a mio avviso, un grave errore, un “non senso”.

Probabilmente servirà una conferenza finalizzata a ridefinire aspetti oggi non più coerenti alla Risoluzione del 1947, certamente la città di Gerusalemme deve essere rispettata nel suo, unico al mondo, “ruolo terzo” a tutte e tre le fedi monoteistiche in essa presenti.

Hamas, se realmente vuole divenire parte politica di un processo di stabilizzazione dell’area, deve liberare i “rapiti” ancora in vita senza condizioni e superare il terrorismo identificando una nuova classe dirigente che possa essere accettata da tutti, Stato di Israele in primis, come affidabile ed entrare nel gioco democratico fra le varie diverse “fazioni politiche” palestinesi.

In caso contrario, questa è la mia opinione, non potrà essere parte nel indispensabile percorso che porterà ad una definitiva pace fra i due popoli.

Allo stesso tempo Israele non può pensare che lo Stato di Palestina non debba prendere forma e ha il dovere di fermare chi reputi di poter occupare ogni spazio in quella terra, compresa la Striscia di Gaza e Gerusalemme.

La pace nasce sul rispetto reciproco.

Reciproco, appunto.

Anche dei fedeli delle tre fedi monoteistiche presenti in quella terra.

Per concludere, ritornando ai “Grandi e meno grandi della terra” in quel del G7 in Puglia, come si può pensare di giocare un ruolo di “pacificatori” dell’altrettanto drammatico scenario ucraino se si invita esclusivamente uno degli attori nel conflitto?

Probabilmente, questo si teme nel leggere i quotidiani in queste ore, ai presenti interessa maggiormente finanziare la “ricostruzione dell’Ucraina” e dividersi gli “appalti”.

Ragionamenti “senza l’oste” li definivano gli “anziani.

“Commissione trasparenza” alcuni nella Prima Repubblica italiana definivano quel tipo di “mercato”, fini male in quel 1993.

Ignoto Uno




SNAP, si trattino meglio le forze dell’ordine!!!

G7: Forze dell’Ordine Italiane trattate, in Italia, come se fossero ospiti delle carceri “criminali” di paesi dove i Diritti Umani sono “Illustri Sconosciuti”.

Però la politica plaude e fa eleggere chi i reati li commette mentre tace su…

 

Strano G7 si celebrerà in Italia, in particolare in Puglia, dove già le temperature hanno raggiunto e superato quei valori elevati oltre la media stagionale.

E’ in questo clima che le Nostre Forze dell’Ordine, Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, dovranno operare, “bardati” di tutto punto, a prescindere dal caldo torrido della stagione, pur di garantire a tutti gli intervenuti, politici, Capi di Stato e non, quella sicurezza dovuta.

Sicurezza che si estende oltre la tutela degli intervenuti, e che riguarda anche tutta la popolazione civile locale.

La probabilità di scontri, attentati e quant’altro, non possono certamente essere sottovalutati, specialmente considerando il particolare evento e l’eccezionalità del periodo che stiamo vivendo, pur auspicando in ogni modo che rimangano solo delle preoccupazioni senza alcun riscontro.

Uomini su cui, come sempre abbiamo assistito, ricade sulle loro teste la responsabilità di ogni azione ed ogni intervento, qualunque sia il loro risultato, che non tiene mai conto delle reali difficoltà e delle situazioni di stress psichico e fisico cui sono sottoposti.

Facile, dal di fuori, additare e scaricare le responsabilità su questo o quello, non conoscendo i fatti o, come è avvenuto in oramai troppi casi, colpevolizzare chi costretto ad intervenire.

Chissà perché, poi, questi vengono ripresi dai filmati solo quando costretti a caricare per difendere o difendersi.

Forse è bene ricordare che dietro c’è sempre un ordine impartito, quasi sempre dato, dopo che si è abbondantemente superato ogni limite di sicurezza e dopo diversi tentativi di ristabilire l’ordine.

Qualcuno intende strumentalizzare?

Non possiamo affermarlo, ma se ne parla tanto ogni volta che accadono queste situazioni.

Uomini che affrontano lunghe trasferte, per tutelare la Nostra incolumità, uomini che sanno quando iniziano il loro orario di lavoro, ma non sanno quando smetteranno, uomini che mettono seriamente a rischio la loro Vita, piaccia o no, per tutti Noi.

Uomini al servizio dello Stato, che vanno difesi e tutelati dal Cittadino, perché al servizio dei cittadini, che sono lo Stato.

Deve quindi farci riflettere lo scoprire come qualcuno, che ha la responsabilità di questi uomini, possa mettere difficoltà lo Stato Italiano, quindi tutti Noi cittadini, fornendo loro degli “alloggi” lontani dalla decenza ed il rispetto che gli Uomini tutti hanno il diritto di avere. Ancor di più, questi che devono provvedere alla sicurezza della popolazione.

Accade quindi che, Le Forze dell’ordine, ospitate a bordo della nave Mykonos Magic (ex Costa Magica), ormeggiata alla banchina Sant’Apollinare di Brindisi, hanno trovato una situazione che ha fatto definire l’imbarcazione, in origine nave da crociera, oggi, Nave degli orrori.

Alloggi in condizione allucinanti…

Per il Silp Cgil, uno dei sindacati di polizia, migliaia di agenti ospitati in condizioni indecenti ‘Camere sporche e mobilio fatiscente sulla nave alloggio. Così riporta ANSA.

Queste invece, le parole del segretario del Silp-Cgil Pietro Colapietro “Non ho mai visto una situazione del genere: migliaia di lavoratrici e lavoratori della Polizia e degli altri corpi in divisa, impiegati per il G7, vivono una situazione alloggiativa indecorosa e allucinante, con camere sporche e bagni sporchi, mobilio fatiscente, e una temperatura di 40 gradi per l’assenza di climatizzazione.

Altro che crociera, qui la situazione pare quella delle antiche navi per gli schiavi”.

Qualche altro li ha definiti: «Condizioni igienico-sanitarie disumane»

Tralasciamo di pubblicare le foto, o i numerosi video che impazzano sul web, assai esplicative, e che dimostrano l’assurda situazione proposta alle Nostre Forze dell’Ordine da qualcuno, certamente in buona fede, ma con la responsabilità, di cui dovrà risponderne, di non avere garantito il rispetto della Dignità delle Forze dell’Ordine.

Proteste che arrivano anche dallo SNAP, Sindacato Nazionale Appartenenti Polizia, e che trovate in allegato.

Forze dell’Ordine quindi, che forse meritano di essere trattate diversamente da come tanti politicanti dicono di volere si trattino le persone, invocando, sembra quasi a proprio libero arbitrio, i tanti sbandierati Diritti Umani?

Così sembra, visto il Loro assordante silenzio.

Forse le Forze dell’Ordine sono di “genere” (nozione comprensiva di più specie) inferiore a chi, pur macchiandosi di reati, viene osannata, proposta ed eletta, con grande clamore e rilevanza mediatica, come membro del Parlamento Europeo?

Abbiamo, non a caso, assistito a numerosi dibattiti televisivi, letto su intere pagine di giornali, la vicenda di una donna, che sembra avere numerosi reati con pesanti capi di imputazione sulle spalle, che vanno, dall’oltraggio e resistenza al Pubblico Ufficiale, Forze dell’Ordine, all’occupazione abusiva ed attualmente arrestata ed indagata all’estero, per un presunto reato di aggressione e violenza.

Per lei, è stata invocata la violazione dei Diritti Umani, da parte di parlamentari Italiani, fino al punto di candidarla e farla eleggere al Parlamento Europeo.

Oggi addirittura si chiede una scarcerazione preventiva senza nemmeno attendere la “nomina” ad Onorevole, (Titolo attribuito a rappresentante del Parlamento, degno di Onore) Fonte Treccani.

Come dicevamo, per lei, si sono mobilitati parlamentari, giornali televisioni, Ministri e Ministeri, spendendo tempo, parole ed attenzione dell’opinione pubblica, e non solo.

E per le Forze dell’Ordine, tutto tace e nessun provvedimento?

Ettore Lembo

 

https://www.silpcgil.it/articolo/11680-g7%2C_la_nave_degli_orrori%3A_alloggi_in_condizioni_allucinanti

 

https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/brindisi/1511949/g7-la-denuncia-dei-sindacati-di-carabinieri-e-finanzieri-ci-sono-criticita-nei-nostri-alloggi.html

SNAP DISASTRO ALLOGGIATIVO G7 BRINDISI 2




RISULTATI ELETTORALI secondo Ignoto UNO

La Lettura di Ignoto Uno

Io queste elezioni europee le leggo così

FDL ha perso 656.501 voti
LEGA ne ha perso 383.867
M5S ne ha perso 2.031.631
FORZA ITALIA insieme a Noi Moderati ne ha perso 305.708
AZ+IV+(+EU) ne hanno persi 1.334.495

PD ha guadagnato 198.442 voti

ALLEANZA VERDI E SINISTRA ha guadagnato 535.710 voti

Conseguentemente l’aggregato dei partiti di sinistra deve prendere atto che di aver preso 1.297.479 voti in meno rispetto alle politiche

Da tutto questo si evince che:

1) la scelta di candidare Vannacci (che da solo ha preso circa il 25% dei voti della Lega) è stata vincente e che oggi il partito è saldamente in mano al duo Trumpiano Salvini – Vannacci

2) che la Meloni è l’unica che prende voti in Fratelli d’Italia e che se la sua leadership dovesse subire una crisi o per fattori interni all’Italia (magistratura?) o per la sua “distanza” dal cambiamento politico in atto in Stati Uniti (ritorno di Trump alla Casa Bianca) il Partito di Fratelli d’Italia cadrebbe a pezzi

3) che la Schlein (a capo del PD, persona di Obama) ha vinto la battaglia interna al mondo di sinistra




L’arte di conquistare la pace

Si è svolto Venerdì 7 giugno il convegno Arte e Pace fortemente voluto, pensato, ideato e realizzato dalla Dottoressa Anna Maria Brazzò, nota per i suoi eventi presentati nei prestigiosi palazzi romani delle Istituzioni o in quelli di alto significato storico, messi a disposizione dai loro rispettivi proprietari privati.

L’evento Arte e Pace vuole suggerire un percorso per la pace, assai carente in questi tempi dove le guerre sembrano imperversare e volersi espandere.

Per realizzare ciò, l’ideatrice non poteva trovare migliore luogo se non all’interno di quello che risulta essere il palazzo più rappresentativo delle Istituzioni della Repubblica Italiana, Palazzo Montecitorio, sede del Governo Italiano, e precisamente nella Sala Regina.

Questa risulta essere la più grande sala di rappresentanza dell’ala novecentesca del palazzo, posta in corrispondenza del Transatlantico ed attigua alle tribune dell’aula che affacciano sul banco della Presidenza.

Sala che in un unico ambiente offre ornamenti caratteristici dell’architettura d’interni di Ernesto Basile, Architetto Palermitano esponente del modernismo internazionale e del Liberty, impreziosita da splendidi arazzi di scuola fiorentina.

Il messaggio che la eccentrica personalità della Brazzò ha inteso dare con il Suo convegno “Arte e Pace” lo si evince proprio nella comunione delle due parole.

L’Arte, è la capacità di agire e di produrre, basata su un particolare complesso di regole e di esperienze conoscitive e tecniche, quindi anche l’insieme delle regole e dei procedimenti per svolgere una attività umana. (fonte Treccani)

La Pace, è la condizione di normalità di rapporti, di assenza di guerre e conflitti, sia all’interno di un popolo, di uno stato, di gruppi organizzati, etnici, sociali, religiosi ecc. sia all’esterno con altri popoli, altri stati, altri gruppi. (fonte Treccani)

E’ un’Arte, cui bisogna riconoscerne il merito alla Dottoressa Brazzò, quello di essere riuscita a portare in una sala così prestigiosa e dal peso Istituzionale così elevato, personaggi di quei mondi divisi tra loro da fattori politici, religiosi, ideologici, ma accomunati dal desiderio di pace, che non sia il soverchiare da una parte o dall’altra ma la sintesi di accordi condivisi, unico vero trattato per garantire la pace.

Così diventa un momento di elevata sacralità, la stretta di mano tra Monsignor Jean-Marie Gervais, Presidente della associazione “Tota Pulchra”, ed il Monaco Buddista, esponente della comunità buddista Italiana.

Entrambi, il Monsignore ed il Monaco Buddista, hanno ricevuto l’Oscar della Pace, creato dal Maestro scultore ed artista Amedeo Ferrari.

Maestro che nel 1987 ha consegnato personalmente al Presidente degli USA Ronald Reagan “La Gioconda in bronzo a tutto tondo”, durante la in Italia a Roma insieme alla sua seconda moglie Nancy Davis.

Scultura creata nel 1986 ed oggi custodita al Museo della Casabianca, consegnata con la motivazione del buon auspicio all’abbattimento del numero degli euromissili.

Un’altra copia della scultura è esposta al Museo Leonardo da Vinci a Roma.

Molte altre le personalità che hanno ricevuto “l’Oscar della Pace” tra cui Amedeo Jaafar Abdulwahid, funzionario affari ambasciata Irakena.

La presenza in sala di qualche esponente della comunità ebraica, riconoscibile perché indossava il Kippah, non può che indurci a riflettere sul significato altamente costruttivo di questo prestigioso evento volto al raggiungimento della pace, attraverso l’operosità dell’arte.

Un percorso che è stato accompagnato da vari intermezzi musicali, col l’esecuzione di arie d’Opera eseguite dalle Soprano Internazionali, Ana Lushi ed Ombretta Santoro, che hanno allietato i numerosi intervenuti in sala.

Segnali tangibili che vengono esplicati, nel pomeriggio di un venerdì che precede una importantissima tornata elettorale dove è coinvolto l’intero popolo Italiano ed Europeo.

Segnali in cui, pur se assenti per la chiusura della campagna elettorale, gli abituali frequentatori di questo importante Palazzo Montecitorio e legittimamente eletti dal popolo Italiano, potrebbero e dovrebbero tener conto per una fattiva costruzione di quella pace che tutti indistintamente agognano.

Segnali di pace per costruire la pace.

Ettore Lembo