RIGE: Magia della Musica

 

Ho iniziato ad impegnarmi con BetaPress per un motivo e per un’esigenza.  

Il motivo è semplice per amicizia, una parola molto usata che però racchiude tanti significati e valori: riporta al riconoscimento di una strada comune e al camminare fianco a fianco su questa strada.

Semplice! L’esigenza è il voler parlare di sé attraverso quello che conosco bene e che pratico fin da ragazzino, la Musica e trovo ragionevole parlare di ciò che si conosce ed essere leali con chi legge e quindi con sé stessi, leviamo quindi sicuri l’àncora, partiamo… Let there be rock!

Da dove iniziamo?

Da una considerazione: certe canzoni mi ricordano sapori, luci, profumi, suoni e colori di luoghi e di viaggi a cui hanno fatto da colonna sonora.

Alzi la mano chi non ha, almeno una volta, associato un viaggio ad una canzone.

Magia della musica!

Ho percorso abbastanza l’Italia e l’Europa per lavoro (e per piacere) e questa sensazione l’ho provata fortemente molte volte, come la prima volta che mi sono recato a Deauville per lavoro ed  il viaggio di ritorno in auto verso Parigi accompagnato da un CD (correva l’anno 2001…) ed ascoltavo la sommessa melodia di Indifference dei Pearl Jam.

Mi capita spesso ed anche Believe dei Mumford & Sons mi richiama sempre qulle atmosfere frenetiche, ultratecnologiche e moderniste della Londra del The Sharp, del Walkie-Talkie, del quartiere di Canary Wharf e del viaggio padre/figlia di qualche anno fa.

Nell’ultimo anno mi sono lasciato affascinare dai “sapori” di una canzone di Cesare Cremonini, che reputo tra i 10 più completi ed espressivi musicisti pop italiani dell’ultima generazione, sfornato da quella incredibile fucina musicale che è Bologna.

Questo brano è La Isla ed è contenuta nell’album Possibili scenari del 2017, rieditato completamente per piano e voce l’anno successivo.

La versione che preferisco è quella notturna, intimistica, quasi timida di pianoforte/voce.

L’operazione di spogliare la canzone e lasciarla nella sua struttura essenziale, nella struttura da cui solitamente parte la composizione del brano – melodia/arrangiamento primario/armonia – le dona a mio avviso una certa magia e aggiunge mistero all’ascolto, quasi a disvelare ciò che l’autore voleva dire usando quell’accordo, quella parola sussurrata e non cantata, quel colore dato a quella nota o quell’accento usato in quell’altra.

La Isla mi riporta continuamente alla memoria un viaggio di sette estati fa in Provenza, anche in questo caso un viaggio on the road in auto assieme ai figli, al fratello e alla nipote.

E’ tutta la costruzione della canzone che fa tornare a galla quei momenti; le quattro note iniziali suonate al pianoforte quasi solo con la mano destra e ribadite poi con accordi quasi accennati riescono a ripescare il ricordo del colore della luna così grande e gialla, della prima sera in cui arrivammo ad Aix-en-Provence e alla sensazione di intimità di trovarmi li, io e lei, in quel preciso momento.

I versi poi fanno il resto: “In quel locale al porto c’era Alain Delon, e tu eri magica in pista, questa follia non vedo l’ora che finisca, la Isla”.

E il crescendo della canzone mi riporta di getto ad un preciso quadro di Paul Cézanne, La montagne Sainte-Victoire, o meglio, ad uno delle 80 versioni fatta alla montagna di casa (Cézanne nacque e passò gran parte della vita a Aix-en-Provence, ai piedi proprio di questo massiccio calcareo); ricordo perfettamente l’impressione nell’accostare questa canzone alla visione della montagna e poi del quadro.

Suggestione o vera e propria immersione nel mood di quel momento?

Non lo saprei dire, ma certamente è s-concertante cosa un brano possa fare ad un orecchio – o meglio, ad un cuore – quand’anche fosse distratto e poco allenato.

 Un grande musicista qual è Nick Cave scrisse nel suo libro Strange than Kidness: “Che cos’è una canzone se non un richiamo all’Aldilà”.

Beh, non so se La Isla, Trieste o Believe mi avvicinino veramente ad una dimensione diversa da quella ordinaria, ma sicuramente mi fanno compagnia rendendo visibili, odorabili, udibili alcuni ricordi che non vorrei mai svanissero.

Magia della Musica!

 

RIGE




Perché imparare piangendo se lo si può fare ridendo?

Oggi vi voglio raccontare una storia.

Una bella storia, che ha a che fare con le favole e la musica.

Il personaggio principale è un musicista, scrittore e regista che da anni si occupa di diffondere tra bimbi ed adolescenti un modello di scrittura non banale su cui aggiungere una melodia.

La storia è quella di Gianluca Lalli, 44 anni, marchigiano, di Colle d’Arquata, piccola frazione di Arquata del Tronto, provincia di Ascoli Piceno.

Un cantautore, di quelli “impegnati” avremmo detto negli anni Settanta.

Non a caso ha collaborato con il bolognese Claudio Lolli (“ Ho visto anche degli zingari felici”, “Aspettando Godot”, “Borgesia”).

Nel 2005 ha vinto il premio Rino Gaetano, a cui ha poi dedicato una canzone e anche un docufilm, titolati entrambi Rino, nel 2019.

Per completarne il profilo artistico, nel 2013 il video del suo brano “Il lupo ha vinto il premio Hard Rock Café nella sezione video musicale alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia.

In più Lalli è un educatore, di formazione e di professione, anche se la musica resta il suo interesse primario.

Dopo il terremoto del 2016 che ha raso al suolo il paese dov’era nato e cancellato casa sua, oggi vive a San Benedetto del Tronto.

Mi ha catturato l’attenzione perché ha appena pubblicato un nuovo album, Favole al telefono tratto dall’omonima raccolta di racconti del 1962 di Gianni Rodari.

Favole che sono per piccoli, ma anche per adulti, come del resto tutta la letteratura dello scrittore di Omegna: la sua bravura stava proprio nel riuscire a raccontare la stessa storia disponendola su più piani.

Quest’anno, il 23 ottobre, si sono celebrati i cento anni dalla nascita di Rodari.

Bene, a ridosso del centenario della nascita del noto autore piemontese, Maestro dei maestri, Gianni Rodari, scopriamo oggi il prezioso lavoro di Gianluca Lalli a partire dal suo ultimo album “Favole al Telefono” tratto, per l’appunto, dall’omonima opera di Gianni Rodari.

L’idea di mettere in musica le favole di Gianni Rodari nasce per Gianluca Lalli da un progetto chiamato “Il Cantafavole”, ideato e realizzato dall’artista stesso; si tratta di un laboratorio di scrittura creativa e musicale, che in qualità di esperto esterno il cantastorie propone nelle scuole statali da molti anni con l’intento di insegnare ai bambini l’arte del cantautorato e della scrittura.

Il progetto ha avuto e continua ad avere molto successo, ed è in questo contesto che è nata l’idea di mettere in musica i testi di Rodari, rendendo protagonisti i bambini.

Ma, attenzione, l’opera narrativa di Gianluca Lalli non si ferma qui, oltre a far vivere i valori narrati da Rodari a Rino Gaetano, dando voce alle storie dell’autore fuse a quelle dei bambini, il cantautore porta nella sua musica la ricchezza e le ispirazioni tratte dai suoi tanti incontri musicali e quotidiani, dai grandi artisti da lui apprezzati a tanti sorrisi e colleghi cantautori.

Autore e musicista dalla spiccata sensibilità e dal merito riconosciuto, non solo dai tanti premi ricevuti, ma dal calore che riceve nelle sue esibizioni di stampo a dir poco socio-educativo, realizza opere musicali e teatrali a contrasto degli stereotipi e contro la violenza di genere.

Uno spettacolo contro la discriminazione di genere è Lisistrata e le altre.

Questa creazione/produzione teatrale Lisistrata si propone di ripercorrere, attraverso vari personaggi femminili e con l’ausilio della poesia, le fasi storicamente più importanti della nostra società, raccontando vicende di donne, protagoniste-vittime della violenza di genere.

 

Il titolo è una rievocazione e insieme un omaggio alla commedia di Aristofane che per la prima volta collocò le donne come protagoniste di uno spettacolo teatrale, immaginando così un mondo alla rovescia, un mondo pacifico guidato da donne, suscitando angosce ancestrali di cui neppure lo stesso grande commediografo fu scevro.

Volgendo brevemente lo sguardo alla nostra storia, raramente alle donne sono stati offerti gli strumenti attraverso i quali ribellarsi: istruzione, autonomia economica, autodeterminazione, tutele giuridiche.

 

Tuttavia, con il passar del tempo, ci sono state importanti rivoluzioni a favore delle donne e spesso promosse dalle donne stesse: dalla legge più importante, quella del mondo romano, che concesse alle donne il diritto di ereditare, alle più recenti conquiste quali il diritto di voto, l’abolizione della ridicola legge sulla delitto d’onore o la lentissima agonia del matrimonio riparatore, le leggi sul divorzio e sull’aborto, il lento ma progressivo riconoscimento delle competenze femminili nel mondo del lavoro.

 

Tuttavia, il fatto che i femminicidi e gli omicidi di genere siano sempre più frequenti (fino a 114 in un mese!) fa riflettere su come questa società, malgrado le conquiste giuridiche, sia ancora in effetti una società violenta, analfabeta in senso civico, incapace di accogliere come un arricchimento le diversità di ogni sorta, spesso vissute con competitività e percepite come un impedimento alla realizzazione di se stessi.

A tale proposito, come redazione di betapress, segnaliamo con grande piacere le migliori poesie di Gianluca Lalli, poesie proprio dedicate al valore e alla dignità di ogni donna.

 

“BAMBINA” Poesia sulla tematica della Prostituzione minorile

https://youtu.be/x_keAZosRCU

 

“VIOLENZA” Poesia sulla tematica del Matrimonio Riparatore dedicata a Franca Viola

https://youtu.be/nX4CrJFp4f8

“SEXY” Poesia sulla tematica della sensualità stereotipata

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=343572082499822&id=100005410990670

 

Dunque, come dicevamo all’inizio, la storia di Gianluca Lalli, è proprio una bella storia. 

Certi di aver contribuito ad una scelta etica nel condividerla con i nostri lettori, vi diamo appuntamento a dei nuovi incontri con questo grande artista a 360°.

Continueremo a scoprire insieme a lui le creazioni musicali e le produzioni teatrali che possono fare la differenza in un periodo come il nostro di appiattimento culturale e di omologazione sociale.

AD MAIORA, Dunque, caro Gianluca Lalli.

 




la casa sull’albero

Disagio psicologico, ansia, stress, depressione, solitudine, malattia, morte…

Chi più ne ha, più ne metta…

Ma anche idee, consigli, interventi, programmi, strategie e fantasie, esercizi e supporti, per agire e reagire.

“Parliamone insieme”.

Nasce con questo titolo la rubrica di supporto psicologico di betapress.it.

Un’iniziativa voluta dalla redazione che ha contattato diversi specialisti.

Dottori, Psicologi, Psicoterapeuti, Psichiatri disposti a collaborare, con tanta professionalità e generosità per stare dalla parte dei nostri lettori, per offrire loro un valido aiuto, per confrontarci ed aiutarci, insieme, in questi giorni particolarmente difficili.

Un invito rivolto ai nostri lettori, scriveteci, raccontateci le vostre emozioni, poneteci le vostre domande, non abbiate paura.

Un impegno assunto dalla nostra redazione, un aiuto concreto, un intervento immediato, una risposta a domicilio, competente e gratuita.

Oggi, parliamo con la Psicologa Barnabino Federica.

Psicologa, psicoterapeuta, specializzata in Psicoterapia Cognitiva, iscritta all’Ordine degli Psicologi e Psicoterapeuti del Piemonte, terapeuta ACT.

Betapress- Buongiorno, Dott.ssa Barnabino.

Per i nostri lettori, quali sono gli ambiti precisi del suo intervento come psicologa?

Dott. Barnabino- Lavoro come psicologa scolastica e svolgo attività libero professionali a Vercelli con adulti, adolescenti e bambini. 

Betapress- Benissimo. Proprio quello di cui volevamo parlare.

Il mondo dei bambini ed i loro sacrifici durante questi mesi.

Anche loro, soprattutto loro, sono stati messi a dura prova, specie nella prima fase della pandemia….

Dott.ssa Barnabino- Sì, purtroppo è così, i bambini hanno provato un vero disagio, soprattutto nella prima fase della pandemia.

Proprio per questo, durante il primo lockdown, con la chiusura delle scuole, ho lavorato insieme a colleghe al progetto web “La casa sull’albero” per bambini e genitori, promosso dall’ Associazione Momento per Momento.

Con un gruppo di psicologhe, che esercitano in diverse città, si è pensato di unire le professionalità per offrire un servizio di qualità.

Betapress- Bellissima iniziativa!

Ma dal punto di vista economico, le famiglie in crisi, potevano permetterselo?

Dott.ssa Barnabino- Nei mesi dell’emergenza, che ha coinvolto anche l’aspetto economico, è stato proposto questo progetto completamente gratuito al fine di promuovere benessere psicologico e psicoeducativo ai bambini e alle loro famiglie.

Betapress- Complimenti a Lei e alle sue colleghe!

Ci racconti allora di “La casa sull’albero”.

Dott.ssa Barnabino- “La casa sull’albero” è stato un progetto web.

Attraverso video ed immagini, ed in particolare attività da fare insieme ai bambini e ai ragazzi, si è cercato di aiutare le famiglie a trasformare un momento di vita difficile in momenti vissuti con consapevolezza, condivisione e gratitudine.

Per esempio, La casetta degli “allenamomenti” ha voluto essere un luogo sicuro in cui ogni momento, seppur difficile, ha potuto trasformarsi in momento speciale. 

Le richieste pervenute durante il primo lockdown riguardavano, infatti, prevalentemente, la gestione dello spazio-tempo familiare, l’organizzazione di nuove routine ed il trovare, con i più piccoli, un linguaggio condiviso per affrontare tematiche, emozioni e pensieri relativi alla pandemia.

Betapress- Dott.ssa, parliamo appunto della famiglia, la prima cellula sociale. Come ha reagito durante il primo e il secondo lockdown?

Dott.ssa Barnabino- In generale penso che, se da un lato la situazione ha generato ed acutizzato conflitti familiari, dall’altro ha però permesso di attivare nuove risorse, dando spazio alla creatività e alla riscoperta di valori.

Diverse richieste sono state, invece, purtroppo legate al tema della morte, del mancato saluto dei propri cari e della gestione del lutto chiusi all’interno del proprio confine domestico. 

Fortunatamente, i pazienti già in carico si sono progressivamente adattati alla consulenza on-line e in loro non vi è stato un peggioramento della sintomatologia pregressa. 

Dal mio punto di vista, questo secondo lockdown ha portato vissuti di maggior disagio psicologico.

I pazienti in carico hanno, in molti, rifiutato la consulenza online esprimendo la volontà di continuare, in sicurezza, le sedute in presenza, per mantenere uno spazio relazionale che evidentemente viene a mancare negli altri contesti. 

Betapress- Quali sono le forme di disagio più ricorrenti nei minori?

E quali consigli può dare ai nostri lettori?

Dott.ssa Barnabino-Le problematiche ad oggi riscontrate riguardano prevalentemente: 

  • La paura e la mancanza di contatto nei più piccoli.

In questo caso, riterrei indispensabile suggerire ai genitori strategie rivolte alla creazione di routine stabili che possano creare un “luogo sicuro”, nonostante il dolore e l’incertezza che ci accompagna. Consiglierei ai genitori di vivere dei momenti di gioco condiviso con i loro figli, e di dare spazio alle emozioni vissute attraverso la narrazione delle stesse. 

Betapress- Sì, ma i ragazzi più grandi, non sono disposti ad ascoltare né fiabe, né prediche…

Dott.ssa Barnabino- Nei ragazzi le difficoltà maggiori credo siano legate al vivere costretti nell’ambiente domestico con lo scatenarsi di conflitti, apatia ed incremento delle dipendenze dal web.

Vi sono poi le difficoltà legate al mondo scolastico e alla didattica a distanza.

A tale proposito, mi permetta di esprimere un’opinione sulla DAD.

Credo purtroppo che, nonostante il grande sforzo dei professori e del personale scolastico, se ci mettiamo dalla parte degli alunni, dobbiamo ammettere che siamo ancora molto lontani da un risultato efficace, sia in termini di attenzione che di motivazione.

Nell’ impostazione del sistema scuola, i docenti, ma non solo loro, si sono concentrati sugli aspetti strettamente legati alla didattica, trascurando la relazione, l’interazione, la comunicazione.

Ma nessuno può negare quanto sono importanti gli aspetti relazionali nell’apprendimento e che incidenza hanno nel raggiungimento del risultato.

Ritengo che nella dad non si possa semplicemente pensare di trasferire la lezione in presenza sul web, ma bisognerebbe, invece, formare professori e maestri affinché possano avere gli strumenti per costruire nuove modalità didattiche dove anche gli aspetti emotivi e relazionali abbiano spazio.

Betapress– Dott.ssa, ha ragione, ma in certi casi, la DAD è diventata un alibi per gli alunni.

Un alibi per non studiare, indipendentemente dalla mancanza di relazione. Tanto più che gli studenti più grandi hanno capito subito che sarebbero stati promossi, comunque, a prescindere dal loro impegno…

Dott.ssa Barnabino- Anche qui, bisognerebbe cambiare prospettiva.

Per gli adolescenti ritengo che l’aiuto più grande derivi dal comprendere quanto loro stanno perdendo: la mancanza del loro mondo, che dovrebbe essere ricco di esperienze vissute nel confronto con i pari e che si ritrovano invece costretti tra le mura domestiche, dove spesso diventa difficile la comunicazione e il rispetto dei tempi e degli spazi.

Betapress- E gli adulti? Hanno patito molto anche loro, e sembrerebbe che siamo tutti ben lontani da un po’ di pace…

Dott.ssa Barnabino– Negli adulti, i vissuti depressivi degli ultimi mesi, sono legati al senso di solitudine, alla distanza affettiva e al cambiamento del proprio stile di vita.

Betapress– Che consigli ha per loro?

Dott.ssa Barnabino-Oltre al supporto nelle situazioni più critiche, riterrei utile, in generale, offrire strategie per gestire il nostro essere disorientati davanti alla mancanza di possibilità progettuali per il futuro. L’obiettivo dovrebbe essere il favorire la concentrazione sul presente e sul riuscire a trasformare e vivere momenti ordinari in momenti speciali.

Betapress- Dott.ssa, può farci qualche esempio concreto?

Dott.ssa Barnabino-Intendo strategie legate alla mindfulness e più nello specifico alla terapia act, che sono rivolte a portare l’attenzione in modo consapevole sul momento presente.

Ad esempio una passeggiata ‘consapevole’ portando l’attenzione sui profumi, sui rumori e su ciò che vediamo.

Oppure l’assaporare in modo lento una cena, scoprendo nei piatti nuovi sapori a cui solitamente non prestiamo attenzione

Sono piccole attività, che possono sembrare banali, ma che possono essere adattate a grandi e piccoli e che aiutano a rendere speciali i momenti della vita quotidiana a cui troppo spesso non prestiamo attenzione. 

E allora, noi di betapress ci diciamo, e vi diciamo “Perché non provare?!?”

Intanto, oggi, grazie al confronto con la Dott.ssa Barnabino, abbiamo provato a cambiare prospettiva.

Oggi, stando dalla parte dei bambini, abbiamo scoperto un altro modo per affrontare il disagio, mettendo in conto che anche un gioco, una fiaba, un profumo, un sapore, un colore può cambiarci l’umore.

E allora, aspettiamo qualche testimonianza, suggerimento, consiglio anche da parte vostra, cari lettori, perché, parlandone insieme, fa bene…

 




Il libro della redazione

Presentazione on line della pubblicazione del libro curato dalla redazione

 

Con estremo piacere vi mostriamo la presentazione del libro della redazione di Betapress.it

Covid 19 Parole, opere e omissioni di un periodo pandemico ancora oscuro

Autori in ordine alfabetico:

Alessandro Bolognini,

Fabio Delibra,

Corrado Faletti,

Antonella Ferrari,

Jasmine Laurenti,

Alessandro Manini,

Federico Pertile,

Chiara Sparacio,

Andrea Vittorio Vaccaro.

 

 

[youtube https://www.youtube.com/watch?v=YwMKoAvPCo8]

 




Depressione e Covid19: l’opinione.

 

Consapevoli dell’incremento del disagio collettivo da Covid 19 e per fronteggiare il preoccupante aumento di diverse forme di depressione provocate dal lockdown, la redazione di betapress propone una serie di interviste a noti Psicologi e Psichiatri, che si sono resi disponibili ad offrire ai nostri lettori un’azione di supporto psicologico a 360°.

Oggi ne parliamo con la Psicologa Crigna Valentina.

 

Betapress- Buongiorno dott.ssa, una carriera interessante la sua …

 

Dott.ssa Crigna– Mi sono laureata nel 2015 in Psicologia Clinica e di Comunità, ora sono al termine della specializzazione in Psicologia del ciclo di vita.

Durante il mio percorso formativo ho svolto varie esperienze di tirocinio, tra le più significative c’è stata quella all’Ospedale Niguarda di Milano nei reparti Nemo (malattie neuromuscolari) e Unità Spinale. 

Attualmente, presso il consultorio dell’Asl di Novara, seguo un progetto sulla prevenzione della depressione post partum.

Nel corso degli anni ho ampliato la mia formazione frequentando un corso quadriennale di sessuologia e conseguendo il titolo di sessuologa clinica.

Da un paio d’anni, inoltre, mi occupo di dipendenze tecnologiche e di utilizzo disfunzionale della rete e dei dispositivi tecnologici. Ultima, ma non per importanza, l’esperienza in collaborazione con varie associazioni che si occupano di fornire sostegno psicologico alle donne vittime di violenza.

 

Betapress- Parliamo ora del profilo medio dei suoi pazienti, età, sesso, livello culturale, condizione sociale.

 

La mia utenza è variegata.

Mi occupo di tutte le fasce d’età, anche se buona parte dei miei pazienti si collocano nella fascia d’età che va dai 20 ai 40 anni.

Nel corso della mia esperienza professionale, ho lavorato sia con uomini che donne, senza che ci fosse una particolare predominanza dell’uno o dell’altro sesso.

Anche per quanto riguarda il livello culturale ho seguito e seguo pazienti con livello culturale ed estrazione sociale estremamente variegata.

 

Betapress- Partiamo dal primo lockdown.

Quale richiesta di aiuto/supporto psicologico ha ricevuto.

Con quale frequenza/modalità e perché.

 

Dott.ssa Crigna- Nel corso del primo lockdown ho ricevuto alcune richieste di sostegno psicologico, in realtà non quante me ne sarei aspettate.

La paura di uscire e di avere contatti con le persone credo abbia molto frenato gli individui nel chiedere l’aiuto di un professionista.

Allo stesso tempo, le persone hanno fatto fatica a chiedere un supporto psicologico a distanza, fatto che avrebbe arginato la paura di uscire, a causa della difficoltà a ritagliarsi uno spazio intimo e riservato nella propria abitazione per poter svolgere un colloquio con uno psicologo.

Le richieste d’aiuto che ho ricevuto non erano strettamente inerenti ai vissuti emotivi scatenati dal lockdown, ma connesse a problematiche psicologiche già esistenti che sono state messe a dura prova dalla situazione emergenziale e che hanno richiesto l’intervento di un professionista.

 

Betapress- Invece nel secondo lockdown…

 

Dott.ssa Crigna- Durante il secondo lockdown ho ricevuto una richiesta di sostegno psicologico ben più ampia rispetto ai mesi precedenti.

Varie persone si sono rivolte a me per disturbi del sonno, ansia e vissuti depressivi, in alcuni casi emersi già nel primo lockdown, in altri casi emersi solo dopo l’estate. Le persone che hanno vissuto con emozioni negative anche il primo lockdown, per svariati motivi, hanno deciso di non chiedere aiuto.

Una causa può essere stata la difficoltà nel sostenere, da un punto di vista economico, un percorso psicologico, ma anche la convinzione o la speranza che, finito il primo lockdown, saremmo tornati tutti alla nostra vita com’era prima del Covid, e che di conseguenza anche i disturbi emersi sarebbero scomparsi.

Quando le voci di un nuovo lockdown hanno iniziato a circolare, le persone che hanno vissuto in maniera peggiore, dal punto di vista emotivo i mesi precedenti, hanno sentito il bisogno di cercare un aiuto professionale per superare la loro situazione.

 

Betapress- Secondo lei, c’è stato dunque un incremento cronologico del disagio?

 

Dott.ssa Crigna- Come già detto, nella mia esperienza professionale ho potuto constatare una maggiore richiesta d’aiuto nei mesi più recenti.

Credo, però, che il forte disagio emotivo causato dall’emergenza Coronavirus sia emerso già al primo lockdown, ma che sia rimasto silente.

 

Betapress- Le dipendenze da fumo/alcool/social sono segno e segnale specifico dell’isolamento e della solitudine?

 

Dott.ssa Crigna- I dati provenienti da vari enti ed istituzioni ci dicono che le richieste di aiuto connesse a dipendenze di vario tipo (droghe, alcool, gioco d’azzardo, ecc.) sono aumentate durante i mesi scorsi.

D’altronde, basta osservare i dati di vendita degli alcolici, che hanno subito un’impennata importante nel periodo del primo lockdown, si parla di un aumento del 180%, anche grazie alle consegne a domicilio.

Prima eravamo abituati a vivere vite disordinate e frettolose, distratti da mille stimoli spesso superficiali (chat, media, informazioni, pubblicità, divertimenti, ecc.).

Il primo lockdown ci ha messo di fronte in maniera inusuale alla nostra intimità psichica ed al vissuto più profondo delle nostre relazioni sentimentali, interpersonali e sociali.

Il silenzio e la solitudine sono diventati uno spazio vuoto nel quale si sono moltiplicati il disagio esistenziale, l’insicurezza e la paura.

L’alcool, il fumo e le altre dipendenze hanno trovato suolo fertile nelle persone che non sono riuscite a far fronte a questi disagi in maniera adattiva.

 

Betapress- Parliamo della Paura: soggettiva, oggettiva e collettiva

 

Dott.ssa Crigna- La paura è un’emozione potente ed utile, ci permette di prevenire i pericoli ed è quindi funzionale ad evitarli.

La paura, però, funziona bene se è proporzionata ai pericoli. Oggi molti di essi non dipendono dalle nostre esperienze.

Ne veniamo a conoscenza perché sono descritti dai media e sono ingigantiti dai messaggi che circolano sulla rete.

Succede così che la paura diventi eccessiva rispetto ai rischi oggettivi derivanti dalla frequenza dei pericoli. In questi casi la paura si trasforma in panico e finisce per danneggiarci.

Si ha più paura dei fenomeni sconosciuti, rari e nuovi, e la diffusione del Coronavirus ha proprio queste caratteristiche. Farsi prendere dal contagio collettivo del panico ci porta a ignorare i dati oggettivi e la nostra capacità di giudizio può affievolirsi.

Non è sempre così semplice controbattere le emozioni con i ragionamenti, però è bene cercare di basarsi sui dati oggettivi. La regola fondamentale è l’equilibrio tra il sentimento di paura e il rischio oggettivo.

 

Betapress- Dott.ssa ci aiuta a decifrare la consapevolezza del limite e della fragilità esistenziale?

 

Dott.ssa Crigna- L’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del Coronavirus ci ha messi tutti di fronte alla fragilità della nostra esistenza.

Nessuno è più al sicuro, tutti sono in pericolo, ognuno di noi potrebbe contrarre il virus e trovarsi ad affrontare stadi diversi della malattia, dall’assenza di sintomi ad essere in terapia intensiva.

L’attuale pandemia ha avuto un forte impatto emotivo e psicologico proprio perché ha reso le persone consapevoli della propria ed altrui fragilità, ma soprattutto perché ha portato buona parte delle persone ad essere consapevoli dei propri limiti, consapevoli che nessuno avrebbe mai potuto considerarsi immune e al sicuro da questa malattia.

 

Betapress- Per alcuni, la prossimità della malattia e l’esperienza della morte in casa sono stati devastanti…

 

Dott.ssa Crigna- A conti fatti è difficilissimo trovare una persona che non conosca qualcuno che ha contratto il Coronavirus.

Visti i numeri, tutti o quasi, abbiamo avuto un contatto più o meno ravvicinato con il Covid.

Uno degli impatti forse più forti che il Covid ha avuto sulle nostre vite è quello relativo alla morte e ai rituali ad essa connessi. Le persone sono morte, e continuano a morire, sole.

A prescindere dal luogo in cui si trova un malato (casa o ospedale) il suo approssimarsi alla morte sarà contraddistinto da un unico elemento: la solitudine.

Egli non potrà salutare i suoi cari, e non potrà essere salutato dai suoi cari. Nel periodo del primo lockdown chi ha perso un caro a causa del Covid non ha nemmeno potuto presenziare ad un funerale, non ha potuto salutare l’affetto di una vita con un rito di passaggio così importante e significativo.

Questo inevitabilmente ha creato e creerà dei vissuti emotivi molto forti, ha reso difficile un’elaborazione del lutto già compromessa dai risvolti psicologici negativi della pandemia.

 

Betapress- Nuove ansie, come affrontarle e gestirle?

 

Dott.ssa Crigna- Quando l’ansia non ha le caratteristiche di un vero e proprio disturbo si può iniziare a gestirla utilizzando delle tecniche di rilassamento, che sono molto efficaci nel bilanciare i livelli di attivazione del corpo spostando l’equilibrio psicofisiologico da uno stato di attivazione ad uno di rilassamento.

Un altro consiglio può essere quello di allenare la mente alla consapevolezza, poiché aiuta a controllare e ridurre le emozioni negative e a conoscere e osservare le modalità di funzionamento della nostra mente.

L’ansia può essere amplificata dalla perdita di sonno, la cui qualità è ormai dimostrata molto importante per la nostra salute mentale, è dunque, fondamentale, porre attenzione ad un’adeguata qualità del sonno.

Quando l’ansia raggiunge livelli di intensità più estremi e non controllabili dalla persona, sfociando in un vero e proprio disturbo d’ansia, occorre un intervento professionale.

Sarà, quindi, importante rivolgersi ad uno psicologo che possa aiutare la persona a riconoscere i propri stati d’ansia e ad imparare a gestirli al meglio.

 

Betapress- Quali sono le strategie comportamentali e gli interventi sul piano cognitivo per agire e reagire?

 

Dott.ssa Crigna- Una prima azione da compiere potrebbe essere quella di evitare un eccesso di informazioni e soprattutto fare attenzione alle fonti.

Dovremmo ascoltare le notizie dosando le informazioni, ascoltandole al massimo due o tre volte al giorno, preferibilmente su fonti governative.

Molto importante è cercare di conservare una propria routine, perché questo ci aiuta moltissimo a mantenere una parvenza di normalità.

Se non possiamo mantenere le nostre solite abitudini creiamone di nuove, cercando di mantenerle costanti nel tempo.

Conservare degli schemi quotidiani ci permette di far fronte in maniera più adattiva al momento di grandissima incertezza sanitaria, economica e sociale.

Può essere utile anche condividere le proprie preoccupazioni, parlare di ciò che ci mette paura, ma è importante stare attenti a evitare che il Covid e la pandemia diventino gli unici oggetti delle nostre discussioni.

 

Certi di aver offerto un primo e valido supporto psicologico ai nostri lettori, ringraziamo la Dott. ssa Crigna Valentina per la competenza, professionalità e disponibilità dimostrate, e diamo appuntamento al nostro pubblico, sempre su queste pagine e nel nostro canale youtube con la rubrica parliamone insieme, per affrontare con la  Psicologa Barnabino Federica il disagio nei minori e lo stress correlato all’isolamento e alla Dad.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bullismo e Cyberbullismo sempre attuali.

 




Covid19 = aumento della depressione

Rapporto tra aumento della depressione e Covid 19

Continuo incremento del disagio psicologico, ma, soprattutto preoccupante aumento della depressione, sia negli adulti che nei minori, in questo 2020 “annus horribilis” dominato dal Covid.

I dati europei dicono che il 14% della popolazione è attualmente affetta da disturbi depressivi, con un effetto domino sulle spese mediche nei diversi stati

Basti dire che in Gran Bretagna, gli effetti della depressione costerebbero allo Stato circa 12 miliardi di sterline l’anno.

In Italia, la percentuale media di persone con problemi d’ansia e di depressione è dell’11%.

Attenzione però, attualmente, nel Lazio tocca il 17%; ed in generale, la depressione ha una maggiore frequenza al Nord ed una minore incidenza al Sud, per fattori sociali, genetici, climatici ed ambientali.

Lo studio coordinato dal Dipartimento di Salute Mentale dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” insieme all’ISS su un campione di 20.720 partecipanti, ha evidenziato che durante il lockdown sono aumentati i livelli di ansia, depressione e sintomi legati allo stress, soprattutto nelle donne.

Secondo la ricerca condotta dall’Istituto Superiore di Sanità

“gli ultimi mesi hanno comportato molte sfide, in particolare per gli operatori sanitari, gli studenti, i familiari dei pazienti affetti da Covid-19, le persone affette da disturbi mentali e più in generale le persone che versano in condizioni socioeconomiche svantaggiate e i lavoratori i cui mezzi di sussistenza sono stati minacciati.
L’impatto economico sostanziale della pandemia può infatti ostacolare oltre che i progressi verso la crescita economica anche quelli verso l’inclusione sociale e il benessere mentale.
Numerosi studi mostrano che la perdita di produttività lavorativa è tra i principali determinanti della cattiva salute mentale”
 (ISS).

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che, nel 2020, la depressione sarà il disturbo mentale più diffuso al mondo e la seconda malattia più frequente dopo le malattie cardiovascolari.

Già negli ultimi 3- 4 anni si è registrato un notevole aumento di casi di malattie mentali in generale. L’intensità e la gravità di queste malattie è invariata, quello che è cambiato è il numero di persone colpite e che soffrono a causa di esse.

I numeri sono molto significativi: più della metà delle forme depressive viene avvertita già all’età di 14 anni, ma purtroppo la metà delle nazioni del mondo ha un solo psichiatra infantile ogni due milioni circa di abitanti.

Esistono diversi tipi di depressione che l’Organizzazione Mondiale della Sanità divide in due grandi categorie:

  • depressioni maggiori (psicotiche) più rare e ben curabili con farmaci e psicoterapia, e
  • depressioni reattive (dette anche nevrotiche o minori) che invece sono molto diffuse e riguardano un maggior numero di persone.

La depressione si manifesta in tutte le età della vita e anche questo momento non fa eccezione. Bambini, adolescenti, adulti e anziani, per motivi diversi, possono soffrirne.

Inoltre, la pandemia da Covid-19 non risparmia nessuno.

Adulti ed anziani che si ammalano anche di forme gravi o mortali, giovani che si ammalano in modo meno grave, ma che hanno comunque molti disturbi e bambini che di solito non si ammalano in modo serio, ma che sono molto preoccupati ed impauriti per la salute dei loro familiari, soprattutto dei nonni.

I bambini sentono, ascoltano, capiscono e percepiscono emotivamente lo stato d’animo di chi li circonda, hanno dei veri e propri “radar emotivi” che li tengono anche inconsciamente, continuamente in contatto profondo con chi li circonda da cui dipendono e a cui vogliono bene. I bambini hanno le loro buone ragioni per essere preoccupati ed hanno bisogno di essere tranquillizzati e rassicurati.

Per non palare delle depressioni da lutto in coloro che hanno perduto persone care, familiari, parenti ed amici.

Quello che accomuna tutti, in ogni età della vita è che, una volta riconosciuta e curata, ogni forma depressiva può regredire, andare “in remissione” o guarire.

Le cose importanti sono almeno due:

  1. chiedere aiuto senza timore o vergogna
  2. individuare le cause

Fondamentale è lavorare sulle cause che l’hanno prodotta ed in presenza di disturbi gravi o con familiarità, agire tempestivamente riconoscendo i sintomi non appena si presentano.

Di primaria importanza è consultare delle figure professionali, (analista o psichiatra); riprendere una “tranche” (un breve periodo) di analisi per affrontare il problema del momento e modificare o assumere di nuovo per un periodo la terapia farmacologica.

È il modo migliore per prevenire ricadute, tutelare la propria salute e il proprio benessere, e prendersi cura di sé stessi.

Come redazione di betapress, intendiamo offrire un’azione di supporto psicologico offrendo ai nostri lettori la consulenza di affermati psicologi che si sono resi disponibili per affrontare i seguenti temi

  1. Dipendenze da fumo/alcool/social segno e segnale specifico dell’isolamento e della solitudine.
  2. Paura soggettiva, oggettiva e collettiva
  3. La consapevolezza del limite e della fragilità esistenziale
  4. Nuove ansie, come affrontarle e gestirle?
  5. Strategie comportamentali ed interventi sul piano cognitivo per agire e reagire.

 

Domani uscirà su queste pagine una nostra intervista con la Dott. Psicologa Crigna Valentina, Sessuologa clinica, specializzata in psicologia del ciclo della vita con esperienza all’ Ospedale Niguarda di Milano nei reparti Nemo (malattie neuromuscolari) e Unità Spinale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sitografia essenziale

  1. http://www.agenziafarmaco.gov.it/content/allarme-oms-nel-2020-la-depressione-sar%C3%A0-la-malattia-pi%C3%B9-diffusa
  2. https://www.epicentro.iss.it/mentale/documentazione-mondo
  3. https://www.who.int/en/news-room/fact-sheets/detail/adolescents-health-risks-and-solutions
  4. https://www.lopinionista.it/depressione-da-covid-19-psicoanalisi-farmacologia-e-medicine-non-convenzionali-insieme-per-la-cura-intervista-ad-adelia-lucattini-76774.html

 

 




“VIRTUOSE E VIRTUOSI IN VIRTUALE”: BALZARETTI E IL SUO ENTUSIASMO PER IL CONSERVATORIO DI GALLARATE

 

 

Da qualche settimana il Conservatorio pareggiato “G. Puccini” di Gallarate ha visto l’arrivo di un nuovo direttore: si tratta del M° Carlo Balzaretti, musicista di lunga esperienza, il quale ha già ricoperto il medesimo ruolo presso i conservatori di Brescia e Como.

Sin da subito Balzaretti si è prefissato di dare maggiore voce e visibilità al Puccini (oltre che di portarlo finalmente alla statizzazione, probabilmente entro la fine del 2021) approcciando con una prospettiva poliedrica e di tipo imprenditoriale. L’obbiettivo è quello di renderlo polo di attrazione e di riferimento per il varesotto e circondario, ampliando l’offerta formativa – già sono state attivate tre classi AFAM in più – e instaurando scambi, collaborazioni con l’esterno. Aprire le porte dell’istituto creando connessioni ed opportunità diversificate (come, ad esempio, masterclass estive svolte in sede).

Quindi, non soltanto porre gli studenti al primo posto, con una continua e variegata possibilità performativa, ma collaborare con loro, coinvolgendoli il più possibile nel supporto gestionale, di produzione musicale, e amministrativo – collaborando attivamente con la segreteria, e assumendosi la gestione della parte social – al fine di garantir loro una formazione ad ampio spettro, adeguata ad affrontare il futuro lavorativo con preparazione.

Ed è proprio con “Virtuose e virtuosi in virtuale” che si comincia: una serie di concerti che, in questo momento di oggettive limitazioni sul fronte live, sfrutteranno intelligentemente e al massimo le nuove risorse tecnologiche e virtuali messe a disposizione dal conservatorio. E’ stata rinnovata la pagina Facebook (https://www.facebook.com/issmpuccinigallarate), e creati il profilo Instragram (https://www.instagram.com/conservatorio_puccini/) e il canale YouTube dell’istituto (https://www.youtube.com/channel/UCixVTEtGgYZuQjVfOzcxCMw/featured), attraverso i quali i concerti verranno pubblicizzati e trasmessi.

Il cartellone, ad ora, prevede 4 appuntamenti dedicati al pianoforte, distribuiti sui Lunedì del mese in corso, più uno Giovedì 24; ma l’idea è quella di proseguire per tutta la durata dell’anno accademico, coinvolgendo mano a mano tutte le classi di strumento, comprese quelle di musica da camera e di musica di insieme, compatibilmente con le limitazioni vigenti.

I concerti saranno tutti alle ore 20.30, e cominceranno il prossimo 7 Dicembre con l’esibizione della pianista Aurora Avveduto, recentemente laureata al triennio accademico con la guida del M° Giorgio Spriano. Il suo programma, intitolato “Chants d’Automne”, curioso perché tematico e di ricerca, affronta la stagione dell’autunno sotto varie luci e compositori di epoche differenti, fino ai giorni nostri, con Francesco Maria Sardelli, compositore italiano contemporaneo, e il suo brano Pioggia d’autunno.

Il 14 e il 21 Dicembre sarà il turno di tre giovanissimi pupilli del M° Irene Veneziano: Beatrice  Distefano e Viktoria Esposito (rispettivamente di 14 e 13 anni, entrambe nella sera di Lunedì 14) e Gabriele Rizzo (11 anni – concerto di Lunedì 21). I loro programmi spazieranno dal barocco di Bach e Scarlatti fino ad opere di stampo decisamente più moderno, come le Danzas Argentinas di Ginastera, passando per Mozart, Chopin e Schubert.

Il concerto di Giovedì 24 vedrà protagonista il duo a 4 mani Omonóos, composto da Silvia Gatti e Gabriele Salemi, entrambi storici allievi del M° Maria Clementi. Proporranno due opere di rilievo: la celebre Fantasia in Fa minore D.940 di Schubert e Ma Mêre l’Oye di Ravel, portando gli ascoltatori dalla densità meditativa – quasi sofferta – della prima all’atmosfera trasognata e fiabesca della seconda.

Il link per seguire i concerti è il seguente:

 

https://www.youtube.com/channel/UCixVTEtGgYZuQjVfOzcxCMw/featured

 

Andrew Gaspard




Scuola???

La scuola del futuro è in ostaggio tra legge di bilancio e rinnovo del contratto.

 

Siamo prossimi all’esame della legge di bilancio per il 2021 in Commissione Bilancio della Camera. 

Cosa ne sarà della scuola?

Intanto, partiamo dalla scuola di adesso e dal report di Ancodis.

Il 23 novembre, Ancodis ha proposto un weebinar:

“Riflessioni a scuola: L’emergenza pandemica a scuola e il Referente Scolastico COVID 19″ nel quale si sono confrontati esperti impegnati nella complessa gestione dell’emergenza.

Emergenza che sta mettendo a dura prova modelli organizzativi e didattici anche sotto l’aspetto della tenuta psicologica di tutti gli operatori.

In poco più di sei mesi, dal punto di vista della sicurezza, alla “scuola dell’ANTI” (incendio, sismico, infortunio) si sono aggiunti anche l’ANTI contagio e, potendo, l’ANTI stress.

Ed una “squadra anticovid”, nel rispetto di ruoli e funzioni, giorno dopo giorno, ha dovuto reggere ad un pressing notevole.  

E’ evidente, siamo di fronte ad una emergenza che è stata affrontata con alta responsabilità e competenza dentro la scuola, dai diretti interessati, spesso gli ultimi “della catena”, ma che ha visto negligenze, superficialità e distrazioni in territorio extrascolastico. 

I Collaboratori dei DS e le figure di sistema di Ancodis – alcuni dei quali individuati Referenti scolastici Covid 19 – hanno denunciato purtroppo una sofferente condizione di sconfitta delle squadre anticovid impegnate a far rispettare i protocolli, a monitorare tempestivamente vulnus organizzativi, a mettere “toppe” alle criticità la cui responsabilità è da addebitare ad altri. 

Con il webinar si è fatto un primo bilancio, dando voce ad esperti e protagonisti. L’auspicio è che, almeno, si possa fare emergere la vera condizione nella quale si sono ritrovate le scuole e quali sono le (ir)responsabilità da evidenziare per il corretto funzionamento del sistema di prevenzione, controllo e monitoraggio. 

Ed allora, come redazione di betapress, siamo tornati ad intervistare il Presidente di Ancodis Rosolino Cicero per scoprire insieme i buoni propositi per la scuola del futuro.

 “Tra le misure previste – fa rilevare il Presidente di Ancodis Rosolino Cicero – troviamo il piano pluriennale per l’assunzione in organico di diritto di 25000 docenti di sostegno (con piano di formazione sull’inclusione ed acquisto di ausili didattici); l’assunzione di 1000 docenti di potenziamento (per rispondere alle carenze di organico nella scuola dell’infanzia) e la stabilizzazione degli Assistenti tecnici nella scuola del primo ciclo e dei collaboratori scolastici ex LSU.

Dal punto di vista infrastrutturale, è posta l’attenzione su l’ammodernamento degli edifici, sul potenziamento della digitalizzazione delle scuole (implementata l’attività degli animatori digitali e dei team digitali), sul sistema dei trasporti urbani ed extraurbani (specifico anello debole attuale).

Viene, infine, incrementato il fondo per la formazione e l’apprendistato e recuperata (e speriamo semplificata) la 440, una legge che dà meritata attenzione all’arricchimento ed ampliamento dell’offerta formativa”. 

In linea di principio, dunque, emerge un significativo investimento in risorse umane e in beni materiali, di cui la scuola ha certamente un gran bisogno, a partire dall’attenzione al sistema di istruzione 0-6.

ANCODIS apprezza l’inversione di rotta del governo e del Ministero e condivide l’importanza di INVESTIRE in istruzione e cultura dopo un ventennio di tagli lineari di risorse che hanno profondamente inciso sulla qualità del sistema scolastico italiano.

“Occorre riconoscere – continua Rosolino Cicero – che siamo entrati nella strada giusta ed auspichiamo l’inizio di un processo davvero irreversibile. Suscita ovvio interesse anche l’attenzione alle risorse per il rinnovo contrattuale con la previsione di incrementarne gli attuali stipendi.” 

Il Presidente Cicero sottolinea, però che “Investire in risorse umane e materiali non è sufficiente se poi si lascia invariato il modello scolastico. Occorre anche dare la meritata attenzione al suo funzionamento organizzativo e didattico dal quale deriva la qualità dell’offerta formativa e l’azione che quotidianamente si mette in campo nelle autonome istituzioni scolastiche”. 

Per i Collaboratori dei DS e le figure di sistema di Ancodis, autonomia, offerta formativa e governance scolastica devono integrarsi in una visione unitaria nella quale tra il Dirigente scolastico ed il corpo docente si riconosca l’esistenza insostituibile delle figure intermedie (Middle management scolastico) che devono finalmente godere di una identità giuridica e contrattuale incardinata in una vera carriera professionale. 

“Nessuno – afferma Rosolino Cicero – oggi più che mai può disconoscere che la moderna governance scolastica è la conditio sine qua non per la qualità dell’offerta formativa e per l’efficienza nelle attività didattiche e nei servizi ad alunni e famiglie”.

Ancodis non finirà mai di affermarlo: l’organizzazione gestionale e didattica sta alla base del buon funzionamento ed i DS – senza l’apporto e la professionalità dei loro Collaboratori e delle figure di sistema oggi “strutturate” in tutte le comunità scolastiche – non possono guidare e gestire un sistema che in questi ultimi anni è divenuto sempre più complesso e gravato di numerose incombenze che vanno dalla didattica alla sicurezza, compresa quella covidiana.

Se si guarda alla scuola italiana dei prossimi anni, non si può più escludere dagli obiettivi una innovazione legislativa che porti al riconoscimento giuridico dei Collaboratori dei DS e delle figure di sistema e ad un nuovo modello contrattuale nel quale trovi spazio l’area del middle management scolastico.” 

La seconda proposta di Ancodis riguarda la sostituzione del Dirigente Scolastico: in caso di assenza e/o impedimento del Dirigente Scolastico non è prevista dall’ordinamento scolastico una figura istituzionale che eserciti le funzioni!

“Le ragioni di una innovazione legislativa che copra questo vulnus nella gestione delle I.S. autonome – dichiara il Presidente Cicero – ci sembra ormai giunta: il riconoscimento di diritto di chi può sostituire – entro certi limiti – il DS (per esempio l’Assistant principal anglosassone) ed il distaccamento ex lege dalle attività didattiche è ormai una necessità in tutte le scuole a partire in particolare da quelle in reggenza.”

Ed il tema della modalità di accesso, della permanenza nel nuovo status, della valorizzazione nella carriera professionale, del riconoscimento nelle prove concorsuali compreso quello per l’area dirigenziale, per Ancodis deve essere aperto senza posizioni ideologiche o pregiudizi di categoria. 

La terza proposta – conclude Cicero – riguarda un tema più generale: è il tempo di un patto generazionale e professionale tra tutte le componenti impegnate alla costruzione di un sistema scolastico che, fondato sulla storica ed indiscussa tradizione, si apra a quelle innovazioni culturali e contrattuali capaci di integrare nuovi modelli didattici e moderne azioni organizzative mettendo sempre al centro i bisogni formativi delle nuove generazioni ma andando oltre le arcaiche norme giuridiche e superati schemi contrattuali.”

Infine, il Presidente di Ancodis lancia un appello: “Chi oggi guida il Paese, chi ha la responsabilità di indicare una direzione, chi deve sedere al tavolo del confronto, chi deve rinunciare magari ad antichi privilegi, chi ha a cuore la scuola dei nostri figli, assuma la necessaria responsabilità e faccia un passo avanti.” 

E come redazione di betapress, ci auguriamo che, finalmente, iI Sistema Scuola, a partire dai vertici, riconosca l’esperienza e la professionalità dei Collaboratori dei Dirigenti scolastici.

Ricordiamoci che la scuola è l’ombelico della società civile, ammettiamo, una volta per tutte che bisogna premiare il merito di chi nella scuola ci crede e ci vive!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANCODIS: BASTA CON LE DEMAGOGIE

 

ANCODIS: firmato il contratto docenti, inadeguato!




LE MELODIE DEI CANTORI DEL VIRUS

 

 

SEMPRE PIU’ POLITICI, SEMPRE MENO SCIENZIATI, SEMPRE MENO OBIETTIVI E TERZI.

 

In un’intervista di poche ore fa, il virologo Fabrizio Pregliasco dà manforte ai politici non senza aver assicurato che la situazione “è diversa da prima” poiché “ogni giorno riusciamo a fare più tamponi”: ambizione primaria, in uno all’imposizione delle mascherine, al divieto di socializzare, alla fissazione di sottoporci a vaccinazioni.

Ma aggiunge “Penso sia giusto andare nella direzione di una chiusura netta degli ingressi esterni” perché “dobbiamo essere pronti a quella ipotesi” (del lockdownn: situazione già prevista fin da Giugno, poiché era facile fare i maghi con uno spartito governativo già scritto e che si sta materializzando con puntualità).

Soggiunge, l’emulo di Gates e degli amanti del terrore sanitario, di “prepararci psicologicamente a scenari peggiori, ma senza l’ansia e il senso di vuoto di quella notte di pre-lockdown”. 

Bella frase da psico-dramma, che non ci spiega sulla base di quali REALI dati sanitari (numero di ricoverati con sintomi, morti PER coronovirus, se e con quali patologie pregresse, ossia quale complicanza sopravvenuta) e con quali mezzi diagnostici SERI tale diagnosi sia stata formulata (visto che i famosi, anzi ‘famigerati’, tamponi NON sono un mezzo diagnostico e che danno risultati non affidabili al 100%: anzi, forse neanche al 40-50%).

Potrebbe anche spiegare, a noi scientificamente ignoranti, rispetto a lui, come mai due o tre centri di ricerca italiani, a fronte di una specifica ricerca, hanno stabilito che NO: PORTARE LA MASCHERINA NON ARRECA CONSEGUENZE ALLA SALUTE (dato amplificato dalla corte dei cantori del virus attraverso un sistema di comunicazione affatto scrupolosa e accertativa, prima di diffondere una qualche notizia).

Strano che ricerche nella Confederazione Elvetica e in quel CDC negli USA dove il guru Fauci la fa da padrone, sostengano l’opposto.

Portare la mascherina, specie per non brevissimi periodi, espone a rischi consistenti.

L’esperto di scienze mediche Pregliasco (che non nasce scienziato in sociologia, o in etica kantiana o freudiana, oppure esperto dei fenomeni sociali, e che non ha certo frequentato una scuola di politica), sostiene poi l’esigenza che va vada

“sottoscritto un grande patto sociale. Un grande sforzo collettivo per ridurre i contatti al minimo indispensabile. Scuola, lavoro: il resto ora va stornato”.

Un esercizio che esula totalmente dalla sua discrezionalità di sanitario esperto di virologia, che suona come premonizione, ovvero anticipazione di ciò che potrebbe avvenire sabato o domenica o tra qualche giorno.

Forse non un blocco totale, ma tanti blocchi che, in ogni caso, avrebbero la stessa conseguenza: devastare ancor più il tessuto sociale e produttivo di questa nostra amata Italia.

Ma con sofisticata metodologia: non sarebbe il potere centrale a ‘chiudere e bloccare’, ma – guarda caso – le singole Regioni…

L’effetto è lo stesso, ma lo ‘scaricabarile’ è assicurato.

Si dirà, così come è avvenuto fino adesso: lo facciamo per voi, per il vostro bene, per la vostra salute.

Peccato che fino a oggi nessuna risposta sia arrivata ai tanti che hanno sollecitato di avere dati CERTI circa: il numero reale dei deceduti PER coronavirus, se e quali patologie pregresse avessero, perché sia stata data disposizione di non eseguire le autopsie metodo insostituibile per conoscere le vere cause di un decesso, come mai tanta indefettibile volontà circa la necessità di somministrare un vaccino, e perché mai vi sia tanta ostinazione nel procedere così come ad oggi fatto eludendo il confronto aperto e pubblico con chi possa sostenere, e motivatamente, tesi diverse: con ciò seguendo  quel principio di cautela e di opportunità che pur è presidio collaudato e certo specie nei casi di valutazioni e/o interpretazioni tra loro contraddittorie, quando non incerte.

Un medico non potrebbe e non dovrebbe parlare della necessità di un qualche ‘patto sociale’ che possa intercorrere tra ‘carnefice’ e ‘vittima’, ossia tra chi vuole imporre delle misure restrittive e chi tali misure deve subire: quasi che chi dovesse/potesse subirle possa egli stesso sollecitarle!

Se patto sociale deve esservi, e peraltro è di per sé già implicito, è che lo Stato operi nell’interesse ESCLUSIVO dei Cittadini, per il loro benessere fisico, psichico e materiale, oggi messi tanto a dura prova: checché possano dirne guitti e soubrettine nel contesto di un’informazione drogata e tossica, parziale e omissiva, menzognera.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giuseppe Bellantonio

per BetaPress




Bullismo e Cyberbullismo sempre attuali.

La lotta al cyberbullismo ai tempi della DAD.

Niente e nessuno può fermare la lotta al bullismo e al cyberbullismo.

Siamo sempre più consapevoli che un’adeguata informazione ed una pronta divulgazione sono le prime armi contro il bullismo ed il cyberbullismo.

E sappiamo che la situazione emergenziale in corso, ha acutizzato il problema, perché, mai come in questi giorni di lockdown, i nostri figli sono soli davanti ad un computer, in balìa di nemici invisibili, ma prima ancora in balìa di loro stessi.

I nostri figli, sono, a volte, ragazzi pieni di paure non gestite e di istinti non riconosciuti.

Ragazzi vittime di un forte disagio adolescenziale, che li trasforma, a seconda della loro indole (da leader o da gregario) in bullo o in vittima.

Nascono così, gli adolescenti/bulli, pronti ad aggredire, insultare, umiliare, minacciare e ricattare i loro pari.

Adolescenti/cyberbulli che si trasformano in leoni della tastiera, perché nascosti dietro un nickname, si sentono ancor più vigliaccamente spavaldi.

Adolescenti bisognosi di affermarsi, perché si sentono deboli, invisibili nella loro famiglia.

Adolescenti in preda alla necessità di imporsi, di darsi un ruolo come aggressori reali o virtuali.

Adolescenti che per leggerezza, emulazione o disagio fanno del male a tanti altri ragazzi della nostra epoca, ma che in fondo, fanno del male a loro stessi.

Poi ci sono gli altri.

Gli Adolescenti/vittime.

Ragazzi che subiscono, soffrono in silenzio, che non hanno la forza ed il coraggio di agire e di reagire.

Ragazzi che mancano di autostima, che non conoscono il loro merito, convinti di non valere, altrettanto invisibili nelle loro case.

Ragazzi che hanno paura prima di tutto di parlare, di rompere il silenzio, di chiedere aiuto.

Ragazzi che non ce la fanno a ribellarsi. E che proprio per questo fanno il gioco dei loro aggressori, diventando vittime, prese di mira per tutto.

Ragazzi massacrati a parole, a suon di post sui social, dove i like e la di condivisione di video puntano sui risultati scolastici del “secchione”, sulle inclinazioni sessuali dello” sfigato” o del “frocio”, ma anche sulle origini razziali=marchio per l’esclusione e sugli usi ed i costumi sociali=oggetto di scherno.

Lo sanno bene, tutto questo, le Referenti Bullismo dell’ITIS OMAR di Novara, Prof.ssa Ida Angiulli e Prof.ssa Valentina Martes che il 19 novembre u.s., nonostante il lockdown, anzi, consapevoli che la situazione attuale rappresenta un rischio di incremento del bullismo e del cyberbullismo, hanno organizzato un incontro on line.

Una sorta di convegno virtuale per la condivisione di buone pratiche e l’incremento della sinergia tra le scuole della rete sui temi della prevenzione del bullismo e del cyberbullismo.

Come redazione di betapress, c’eravamo anche noi, perché, una nostra giornalista, docente in un I.C. del territorio, referente cyberbullismo della scuola di appartenenza, vi ha preso parte.

Dunque, per chi ancora non lo sapesse, ecco il report delle attività di PEER EDUCATION, cioè i progetti attivi di educazione tra pari, presenti sul territorio piemontese e non solo.

I progetti sono due: il Progetto “Per Tommaso” e il Progetto “Gruppo NOI”.

PER TOMMASO è nato nel 2010, per iniziativa del Rotary Val Ticino da una grande spinta emozionale (scatenata da un fatto di cronaca locale).

Da 10 anni, il progetto vuole combattere il cyberbullismo, ed accompagnare gli adolescenti in una navigazione internet sempre più sicura.

EDUCARE E PREVENIRE le due parole chiave.

Educare all’utilizzo corretto degli strumenti informatici e prevenire l’abuso e i rischi legati alla navigazione in rete.

Il progetto prevede la formazione di gruppi di peer educators selezionati tra gli studenti del triennio degli Istituti di Istruzione Secondaria Superiore che, una volta preparati, riversano contenuti ed esperienze nelle classi del biennio dell’istituto di appartenenza.

GRUPPO NOI: è un’iniziativa più recente, proposta nell’anno 2014 -15 dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni del Piemonte e della Val d’Aosta, condivisa dall’USR e dalla Regione Piemonte, presentata al Tavolo dell’Osservatorio di prevenzione bullismi.

Si tratta di un progetto di formazione di PEER EDUCATORS.

L’idea è di individuare, all’interno della scuola, dei gruppi di studenti che svolgano funzione di auto-mutuo-aiuto tra pari sulle situazioni di disagio giovanile e che siano supportati da risorse esterne del territorio di riferimento (Forze dell’Ordine, esperti esterni, volontariato, servizi del territorio). 

Il Gruppo, denominato “NOI” perché composto da un gruppo di studenti che vive la quotidianità della scuola, è attivo all’ITI OMAR dall’anno scolastico 2016-17 e possiede le seguenti caratteristiche:

-è composto da studenti già entrati in contatto con bullismo o altre forme di disagio o conflitto   giovanile;

-è a composizione aperta e ha un’ottica inclusiva;

-si presenta alle classi e promuove la propria funzione anche al fine di alimentarne un ricambio;

– si pone come “sentinelle della legalità”.

Praticamente, la squadra Gruppo NOI si mette a disposizione degli studenti: accoglie, ascolta, intercetta e contrasta il disagio giovanile, le varie forme di bullismo e rischio, si confronta con i pari, organizza eventi di discussione o interventi di peer education in classe, attività esterna anche di volontariato, diffonde fiducia nel lavoro di rete tra pari, tra adolescenti e adulti, tra scuola e territorio;

-beneficia delle risorse esterne della rete locale di prossimità (organi di polizia, esperti esterni, volontariato, servizi del territorio);

supportato da uno o più docenti di riferimento, con cui si interfaccia lavorando principalmente sullo sviluppo dell’intelligenza emotiva e dell’educazione all’affettività.

 

Durante l’incontro, inoltre, la prof.ssa Elena Ferrara dell’USR ha informato i referenti sulle novità relative al Progetto “Un Patentino per lo Smartphone” ed al relativo Corso di formazione per docenti formatori di formatori “Essere cittadini digitali e sulle novità relative ad un Bando della Regione Piemonte relativo alla prevenzione del bullismo e cyberbullismo.

Un Patentino per lo Smartphone per le scuole secondarie di primo grado è un progetto didattico nato nel Verbano – Cusio – Ossola, all’interno della collaborazione fra l’Ambito Territoriale, l’ASL VCO e l’associazione Contorno Viola.

Successivamente è stato adottato da tutte le ASL del Piemonte ed inserito nei cataloghi dell’offerta formativa per le scuole.

Si tratta a tutti gli effetti di un progetto interistituzionale che vede coinvolti gli operatori delle ASL, gli operatori di ARPA Piemonte, i docenti degli ambiti territoriali e le forze dell’ordine (in genere la Polizia postale).

Il progetto è stato adottato dalla Regione Piemonte con la Legge 2/18 e quindi dalle ASL che lo hanno inserito nel loro catalogo di prevenzione.

Il progetto era partito lo scorso anno scolastico con un primo incontro tenutosi il 17 febbraio 2020, ma si era poi interrotto a causa del lockdown dovuto all’emergenza sanitaria. La Prof.ssa Ferrara ha informato i colleghi sulla ripresa del progetto in modalità da definire, con la riproposizione anche dell’incontro iniziale già svolto. Tale ripresa delle attività sarà comunque comunicata ufficialmente dall’Ufficio Scolastico Provinciale.  

Corso di formazione per docenti formatori di formatori “Essere cittadini digitali: il patentino per lo smartphone come risposta al cyberbullismo e altri rischi della rete”.

Nell’ambito del progetto e della collaborazione tra gli Assessorati Sanità e Istruzione della Regione Piemonte, l’Arpa Piemonte, Polizia di Stato – Compartimento Polizia Postale e delle Telecomunicazioni e l’Ufficio Scolastico Regionale sul tema in oggetto, nel mese di gennaio 2021 avrà luogo un’importante opportunità di formazione per i dirigenti scolastici ed i docenti delle scuole piemontesi finalizzata alla formazione di Docenti esperti. Sono previste tre giornate di formazione online nel corso delle quali, oltre a riflettere sugli accordi interistituzionali e sulle normative vigenti per la prevenzione dei rischi legati agli usi impropri delle tecnologie, si entrerà nel merito delle azioni che hanno permesso al progetto, grazie ad un approccio multidisciplinare e alla metodologia attiva, di ottenere un positivo impatto nell’uso creativo, critico e consapevole dello smartphone.

Al termine della formazione-formatori, i partecipanti riceveranno un patentino oltre un regolare attestato di partecipazione valido ai fini dell’iscrizione all’albo regionale di esperti in materia, albo che sarà realizzato in seguito ad una chiamata tramite nota regionale.

La formazione al predetto corso comporta la possibilità di essere nominati come formatori a livello territoriale attingendo dall’albo regionale sopramenzionato.

Infine, è stato illustrato il Bando della Regione Piemonte Contributi per formazione docenti su prevenzione del bullismo e del cyberbullismo: è pervenuto avviso per la presentazione di domanda di contributo per la realizzazione di percorsi di formazione per docenti sulla tematica della prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo per l’A.S. 2020/2021 rivolto alle scuole polo regionali per la formazione, con scadenza 11 dicembre 2020.

Le proposte progettuali dovranno approfondire la tematica del bullismo e del cyberbullismo, al fine di:

tutelare e valorizzare la crescita educativa, psicologica e sociale di minori, proteggendo in particolare, i soggetti più fragili;

-valorizzare il benessere tra pari;

prevenire il rischio nell’età dell’infanzia e dell’adolescenza;

supportare i soggetti che, a vario titolo, ricoprono un ruolo educativo con i minori.

Le progettualità dovranno prevedere particolare attenzione anche alla capacità integrativa rispetto agli alunni con bisogni educativi speciali. Le attività progettuali formative dovranno essere strutturate, vista la situazione di emergenza sanitaria, garantendo comunque la formazione a distanza, là dove non fosse possibile prevedere incontri in presenza. 

Certi di fornire un servizio utile a tutti coloro che fossero interessati a queste tematiche, vi segnaliamo i link delle iniziative sopra citate:

http://www.arpa.piemonte.it/news/il-patentino-per-lo-smartphone-partono-i-corsi-pilota-per-docenti

http://www.istruzionepiemonte.it/corso-di-formazione-regionale-essere-cittadini-digitali-il-patentino-per-lo-smartphone-come-risposta-al-cyberbullismo-ed-altri-rischi-delle-tecnologie-gennaio-2021

https://bandi.regione.piemonte.it/contributi-finanziamenti/contributi-formazione-docenti-prevenzione-bullismo-cyberbullismo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorno a Scuola!!! Ovvero ritorno ai problemi di sempre…