La scuola pugliese che pubblica i suoi libri di testo e fa risparmiare le famiglie

L’Istituto Agrario Pavoncelli col suo esempio insegna come una scuola può far risparmiare le famiglie, gratificare gli insegnati e seguire con attenzione e rispetto gli studenti.

La bella storia di un istituto agrario pugliese che da tre anni stampa da sé i suoi libri di testo abbattendo di più del 300% le spese riservate ai libri delle famiglie.

Nell’Agosto scorso Federconsumatori  ha calcolato che nel 2019 la spesa per i libri scolastici sarebbe stata di circa 470,55 euro a studente calcolando in media i libri + 2 dizionari.

Chi ha figli in età scolastica non stenta a confermarlo.

 

Da tre anni, invece, in una scuola di Cerignola (FG), la spesa media a studente per il libri è inferiore ai 100 euro.

La scuola è l’Istituto Agrario Pavoncelli di Cerignola e il merito di questa azione va al competente preside Pio Mirra e al suo corpo docente composto dai professori:
Antonietta Altamura,
Lucia Bada,
Giovanna Misuriello,
Tiziana Pellicano,
Antonello Panico,
Angela Lasalvia,
Sonia Genovese,
Laura Pestillo,
Laura Zefferino,
Michela Carlucci,
Laura Schena,
Vittoria Astone,
Giuseppina Coletta,
Paola Zoccoli,
Mariapia Del Fosco,
Francesco Marinelli,
Girolamo Casullo.

A loro va tutta la nostra gratitudine per l’esempio di buon operato che sono riusciti a dare.

Un impegno come il loro porta vantaggi a tutta la comunità aumentando non solo il valore didattico ma anche quello pedagogico.

Cosa hanno fatto.

A partire dall’anno scolastico 2016/2017, a seguito delle disposizioni emesse dalla legge 107/2015 altrimenti nota come la buona scuola, il dirigente scolastico e il personale docente si sono confrontati cercando di capire come applicare al meglio la nuova  autonomia acquisita per migliorare il loro stato.

La base di partenza è stata l’osservazione dello stato effettivo in cui si trovavano la scuola, gli studenti, i docenti e le famiglie.

Si sono chiesti:

  • se gli studenti erano nelle condizioni migliori di apprendimento,
  • se i docenti stavano utilizzando gli strumenti e i canali ideali per trasmettere la conoscenza,
  • se c’era qualcosa in più che potevano fare per la comunità.

Così è nata la collana Pavoncelli.

La nascita della collana Pavoncelli e i suoi vantaggi

Il preside Pio Mirra, dopo aver raccolto i frutti del dialogo con docenti e famiglie si è confrontato con il Prof. Corrado Faletti, direttore del gruppo editoriale CCEditore e assieme hanno trovato la soluzione ideale.

CCEditore, per storia aziendale, è una casa editrice molto sensibile al tema delle scuole e della formazione, così ha creato una collana editoriale specifica ed esclusiva per l’istituto agrario Pavoncelli; la collana ha appunto preso il nome di Collana Pavoncelli.

La Collana Pavoncelli dal 2016 ad oggi ha pubblicato 16 libri che adotta come libri di testo all’interno dell’Istituto.

Questo ha comportato, stando al caso specifico dell’istituto, un significativo calo della spesa per i libri di testo che è passata da circa 300 euro per studente a circa 90 euro.

Un risparmio superiore al 200% per ogni studente ogni anno.

L’Istituto Pavoncelli applica questa politica dal 2016.

Questo vuol dire che da 2016 ha a disposizione libri di testo che non gravano in modo spropositato sulle tasche delle famiglie e che in più sono perfettamente congruenti con l’offerta formativa richiesta e le competenze degli studenti.

Cosa è una collana editoriale

Una Collana editoriale è una categoria di testi creata ad hoc con un determinato obiettivo e filo logico comune che hanno l’obiettivo di lasciare un segno nel campo stabilito.

Le collane editoriali si inseriscono nella pianificazione di una casa editrice, ciò vuol dire che non esistono collane fuori dalle case editrici.

Vengono identificate e registrate attraverso il codice ISBN (International Standard Book Number, “numero di riferimento internazionale del libro) della casa editrice più un codice distintivo denominato come ISSN ovvero “International Standard Serial Number”, “numero di riferimento internazionale per le serie”.

La presenza di questi codici e il vaglio di un comitato scientifico dedicato, consente l’utilizzo dei libri come testi didattici di grande valore accademico.

Vantaggi della collana Pavoncelli.

Parlando con il preside Pio Mirra, abbiamo visto tutti i vantaggi di una scelta coraggiosa e, stranamente singolare come la loro.

  • Lo studente viene messo al centro dell’offerta formativa:

“I libri digitali permettono la personalizzazione degli apprendimenti, tenendo conto delle diversità di ciascun alunno e rappresentano lo strumento per una vera Didattica laboratoriale in cui lo studente è al centro delle attività e il docente non è un erogatore di contenuti, ma elemento stimolante, che controlla e gestisce il processo di apprendimento”
cit. il D.S. Pio Mirra.

  • Coerenza dell’offerta didattica:

“Troppo spesso i testi scolastici si presentano come un’ampia raccolta di argomenti eterogenei e dispersivi, la cui quantità va ben oltre la possibilità reale di trattarli in classe proficuamente e con il dovuto approfondimento.

Il libro digitale creato dagli stessi docenti, invece, contiene i nuclei fondanti della materia, ovvero quelle informazioni e nozioni indispensabili per l’acquisizione degli apprendimenti dichiarativi sui quali costruire con l’aiuto del docente gli apprendimenti procedurali, realizzando così una vera Didattica per competenze”
cit. il D.S. Pio Mirra.

  • Coerenza col paradigma pedagogico:

“Le case editrici, pur impegnate in un percorso di revisione metodologico-didattica dei testi scolastici, non hanno ancora recepito completamente il passaggio dall’apprendimento per disciplina all’apprendimento per competenze. Di qui l’importanza di testi autoprodotti con una riorganizzazione dei contenuti disciplinari strumentali per portare gli studenti all’acquisizione di competenze certe e durevoli”

cit. il D.S. Pio Mirra.

Risposta degli attori coinvolti:

Analizzando il progetto, si nota che gli attori di questa operazione ne escono soddisfatti:

  • Gli studenti hanno un libro cartaceo e digitale creato per loro e perfettamente confacente alle loro necessità ed esigenze.
  • I docenti hanno uno strumento duttile e completo, ricevono i bonus scuola e aumentano i punteggi grazie alla pubblicazione di libri.
  • Le famiglie hanno un risparmio di almeno il 250% sulle spese di acquisto dei libri.

Considerazione finale

Dopo aver parlato col preside Pio Mirra e dopo aver valutato quanto fatto, la domanda che ci facciamo è: perché questo esempio di buona prassi non è adottato da altre scuole?

Perché non coinvolgere i docenti, perché non mettere lo studente al centro dell’offerta formativa?
Perché continuare a far spendere soldi alle famiglie per testi inadeguati?

Noi siamo convinti che i momenti di necessità possano generare nei contesti brillanti, risorse inaspettate e rivoluzionarie.

Ci rivolgiamo quindi a chi ci legge e gli chiediamo di scriverci per segnalare esempi di buone prassi vissute o notate all’interno delle scuole.

È possibile scrivere a  info@betapress.it oggetto: BUONE PRASSI

Riferimenti

Federconsumatori 

Legge 107/2015

Creazione di una Collana editoriale dedicata alla scuola:
abbiamo chiesto a CCEditore di mettersi a disposizione di chi lo volesse per avere informazioni su come attivare una Collana Editoriale all’interno di una scuola; scrivere a direzione@cceditore.it 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Agrario Pavoncelli Cerignola: libri alla portata di tutte le famiglie

 

 

Genocidio Culturale

 

Infiltrazioni Mafiose nel comune di Cerignola, sciolta la giunta comunale!




La Generosità Circola: la cordata di solidarietà degli imprenditori italiani contro COVID-19

La Generosità Circola: la cordata della solidarietà delle aziende italiane a favore di chi combatte contro il COVID-19

La solidarietà che alleggerisce l’angoscia

Alla fine di tutto questo, le persone si ricorderanno solo se siamo stati umani o no

Questa è l’unica certezza che chi scrive si sente di avere in questo periodo eccentrico e, forse, è l’unica cosa che alleggerisce l’angoscia.

Chi scrive, come tanti, è fortunata perché è circondata da persone profondamente umane che, nonostante la sofferenza lavorativa, continuano a chiedersi come aiutare gli altri, le istituzioni e chi si sta sforzando di dare sempre di più sul campo.

La condizione dei piccoli e medi imprenditori italiani non è facile, non lo è per niente.

Ma la cosa più straordinaria e oltre il limite è che anche loro dimostrano di essere eroi.

La nascita del progetto

L’altro ieri parlavo con un mio amico che ha una osteria a Rovereto (TN), lui è un uomo dalla caratura umana molto alta; anche lui, come tantissimi colleghi, ha subìto il fortissimo colpo della chiusura. 

Anche lui, come tanti colleghi, sta facendo i conti con le spese e i piani di sostenibilità.

Anche lui, come tanti altri colleghi, vuole dare il suo contributo a chi si impegna e combatte contro COVID-19.

L’altra mattina il mio amico mi ha chiesto un consiglio: aveva deciso di dare il suo contributo ma non sapeva come perché nella sua zona, fortunatamente, i servizio mensa dell’ospedale non è al collasso quindi non servono pasti caldi per gli operatori.

Quando però ha capito che la risorsa utile in questo momento sono i fondi, ha ideato il “canederlo del sorriso”.

Una iniziativa di raccolta fondi basata sulla vendita del suo piatto forte: il canederlo.

L’intero importo raccolto andrà devoluto in beneficenza alla sua Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari.

La circolazione della generosità

A me l’idea è piaciuta talmente tanto e tanto mi ha commossa che ho chiesto l’autorizzazione al mio amico, Paolo Torboli, di poter coinvolgere anche altre aziende, lui ha generosamente acconsentito e ho passato le ultime 24 ore a chiamare e sensibilizzare quanti più piccoli imprenditori possibile in tutta Italia.

Poiché la generosità circola e lo fa velocemente e con entusiasmo, subito in tanti si sono mossi, così è nata La Generosità Circola“: il progetto di raccolta fondi promosso da noi di Betapress.it per ispirazione di Paolo Torboli dell’Osteria Il Pettirosso.

Ognuno sta contribuendo con un piccolo segno: chi offre un gadget, chi un servizio estetico, chi altro…

Alcuni hanno già aderito e contattato i loro clienti, altri si aggiungeranno in corso d’opera perché, davvero, mancava il tempo tecnico per organizzarsi.

Il ruolo di Betapress

Ovviamente a questa maratona di generosità non potevamo non partecipare anche noi di Betapress; così, nella mia qualità di caporedattore e consulente di comunicazione e grazie agli strumenti messimi a disposizione dal gruppo editoriale e dai colleghi tutti, abbiamo scelto di sostenere queste aziende con il totale supporto comunicativo del caso: cli imprenditori che aderiranno saranno aiutati nella preparazione dei testi e dei materiali nonché nella loro divulgazione.

I partecipanti

Ad oggi, meno di 24 ore dal primo passa parola hanno aderito 10 aziende che ho il piacere di indicare di seguito

OSTERIA DEL PETTIROSSO, di Rovereto (TN) il nostro simbolico capofila che, con l’iniziativa Il Canederlo del sorriso, devolverà in beneficenza l’intero importo di un Canederlo del costo di €12,00.

K2 Progetto Corpo, di Caronno Pertusella (VA) che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo! devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti al costo di €10,00.

La Dolce Vita “the beauty lounge experience”, di Novara che con l’iniziativa Bellezza per la solidarietà devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di un buono bellezza al costo di €10,00.

Angolo di Paradiso, di Allumiere (ROMA) che con l’iniziativa Il baffetto della solidarietà devolverà in beneficenza l’intero importo di un servizio di epilazione baffetti al costo di €10,00.

Sublimando 2.0 di Oliviero Denni, di Carpi (MO) che con l’iniziativa La ricarica del sorriso devolverà in beneficenza l’intero importo di un Caricatore Wireless al costo di €10,00.

SpecialGas, di Carpi (MO) che con l’iniziativa La ricarica del sorriso devolverà in beneficenza l’intero importo di un Caricatore Wireless al costo di €10,00.

Revolutionbody, di Biella che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti al costo di €10,00.

Amalaki di Messina Rosalba, di Bergamo che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo  devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti e sopracciglia al costo di €13,00.

Magnolia di Stefania Guariso, di  Moncalieri (TO) che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo, devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti al costo di €10,00.

Riflesso Evolution, di Montebbelluna (TV) che con l’iniziativa Il virus ci fa un baffo, devolverà in beneficenza l’intero importo di un trattamento di epilazione baffetti al costo di €10,00.

Purtroppo questa azione non è adatta a tutti i piccoli imprenditori, ci sono quelli che non hanno beni o servizi adatti a questa raccolta fondi, però ci hanno tenuto tanto a farci sapere che loro volevano esserci pur donando in forma autonoma ai loro Enti locali.

È il caso di 

ACF GROUP s.r.l. – Assicurazioni Credito Finanza e ACF Finance di Antonio Consiglio di Parma

Vi ringraziamo, vi ringraziamo di cuore tutti quanti.

Unisciti all’iniziativa

Se qualcun altro volesse contribuire a questa iniziativa, mi contatti all’indirizzo chiara.sparacio@betapress.it: sarà per me un piacere contattarlo e dare tutte le informazioni del caso.

Aggiornamenti

Alla fine dell’emergenza, quando tutti noi potremo andare a ritirare il nostro acquisto, noi di betapress pubblicheremo un nuovo articolo e vi racconteremo quante imprese si sono unite e quanto hanno raccolto, sarà bello e importante per noi festeggiare tutti assieme.

Alla fine di tutto questo, le persone si ricorderanno solo se siamo stati umani o no




Coronavirus: andrà tutto bene?

Andra tutto bene o andrà tutto a puttane?!?

Scusate l’esordio volgare, ma oltre agli striscioni alle finestre ed agli inni sui balconi, c’è un l’Italia in ginocchio, e non solo negli ospedali.

E ’evidente, nessuno è immune, perché il contagio è arrivato per tutti.

E non parlo del contagio virale, per fortuna, la stragrande maggioranza di noi non sarà contagiato e, comunque, anche se contagiato, potrà farcela.

Parlo dell’impatto economico, della crisi produttiva, del crollo della borsa…

Di tutti noi che non moriremo di coronavirus, ma per la crisi scatenata dal coronavirus.

Apocalittica? No, aderente ai fatti, basta parlare con la gente.

Noi di beta press, abbiamo deciso di scendere in campo, non nella trincea degli ospedali, dove quotidianamente, ci sono eroi che lottano per la salvaguardia della salute di tutti, ricchi e poveri, giovani o vecchi, (e scusate se è poco, altro che immunità di gregge!).

Noi di beta press, abbiamo deciso di stare nelle retrovie, tra la gente, per dare voce a tutta quell’ Italia che si è ammalata, economicamente parlando, prima che l’emergenza coronavirus diventi, oltre che un bollettino medico, la cronaca di una morte annunciata.

Iniziamo dal mondo dei liberi professionisti, dei lavoratori autonomi, per poi arrivare ai negozianti, agli artigiani.

Oggi siamo partiti dal mondo delle società commerciali e dei medici che esercitano la libera professione.

Poche domande dirette, sempre le stesse.

Criticità specifiche del proprio lavoro in generale e, soprattutto adesso.

Impatto economico e problemi fiscali.

Cosa è impellente ora e nei prossimi mesi?

Decreto di marzo, soluzioni possibili o propaganda politica?

Iniziamo con la testimonianza di Donatella Venanzetti, manager commerciale piemontese.

“Ciao. Beh, bisogna stare fermi, è tutto bloccato, credo si commenti da solo.

SE NON LAVORI, NON INCASSI.

Credo che sia indispensabile una MORATORIA, un contributo per gli affitti, anche di casa, perché qui, nel nostro team, tra un po’ saremo in tanti a dormire in auto, sempre che non sia a noleggio e che non ce la portino via, altrimenti dobbiamo stare sotto un ponte veramente!

Credo anche che un CONDONO TOMBALE di tutte le pendenze Equitalia ed agenzia delle entrate sia un segnale forte, sia una possibilità di tirare una riga per tanti.

Un bel RESET farebbe ripartire con un altro spirito.

Inoltre, una valutazione della CRIF, che condoni posizioni, ad esempio di crediti già cartolarizzati, è un modo per dare una possibilità di acquisto, così da poter far ripartire l’economia.

Altrimenti qui sarà un delirio e ci sarà gente che arriverà a suicidarsi!

Dopo una guerra, perché è quello che stiamo vivendo, devono tirare una riga e fare in modo che, almeno mentalmente, le persone siano concentrate sul futuro e non arrancare per il presente, per il passato e per il futuro…Non ce la faremo mai in questo modo!

Betapress- “Per entrare nello specifico, in che tempi prevedete una ripresa della vs attività?

L’accesso al credito e quindi un ulteriore indebitamento potrebbe risolvere?

E nel medio lungo periodo?

Un finanziamento in quota capitale da parte dello stato potrebbe essere utile?”

Donatella Venanzetti “L’accesso al credito è utile al popolo indipendentemente se sono o meno p. iva, ma se sono finanziabili, le persone, hanno capacità di acquisto e quindi possono far girare l’economia.

Se fanno un condono tombale rendono le persone “leggere” mentalmente oltre che economicamente e le mettono in uno stato di gratitudine e di positività per potersi protendere verso progetti futuri…spero di essermi spiegata.

La ripresa dipende dal fermo che daranno.

Una partecipazione da parte dello stato potrebbe essere interessante … ma se io devo far fronte al vecchio… non ce la farò nemmeno con il nuovo”

Passiamo ora alla testimonianza di Vincenzo D’ Amato, dottore in psicologia, ipnologo, ricercatore.

Stesse domande, ma nuovi problemi.

“Premesso che non sono un esperto di economia ma di processi mentali, farò una serie di considerazioni che sono chiaramente un punto di vista.

Nel mio lavoro le criticità che si presentano normalmente, sono legate alla particolare tipologia di intervento.

Da ipnologo, lavoro con le persone innanzitutto creando un rapporto empatico, che prevede quindi che le energie di cui siamo fatti si incontrino, durante un appuntamento che si svolge nella maggior parte dei casi da vicino (attività soggetta a numerose normative, tra l’altro).

In questo particolare momento, più che mai, alle persone serve un AIUTO per uscire dalla morsa creata dalle informazioni che ci arrivano attraverso i media che innescano meccanismi deleteri per il nostro benessere psicofisico, quel CIRCOLO VIZIOSO generato dal TERRORISMO PSICOLOGICO.

Nonostante la richiesta, evidentemente, non ci si può incontrare e le difficoltà sono riuscire ad essere di aiuto tramite mezzo on-line.

L’impatto economico è estremamente grave dato il BLOCCO TOTALE di svariate attività produttive.

Senza produzione NON C’E’ REDDITO e la burocrazia non sempre aiuta a venirne fuori.

Il decreto di marzo può sicuramente essere un aiuto e come sempre arriva quando c’è già il problema, un po’ come sistemare il sistema di smaltimento delle acque reflue dopo che c’è stato lo smottamento.

Per anni sono stati fatti TAGLI ALLA SANITA’ per pagarne le conseguenze quando poi si vive il problema.

Sarebbe utile nell’immediato AZZERARE LE TASSE, ELIMINARE LE CARTELLE ESATTORIALI, SBLOCCARE I FLUSSI delle LIQUIDITA’ portate all’estero per anni, facendole rientrare senza tassazioni, BLOCCARE GLI INTERESSI bancari su mutui, prestiti e fidi, BLOCCARE I PAGAMENTI di utenze.

Ma, soprattutto, MONITORARE l’informazione e, per una volta, evitare l’informazione negativa e puntare ad una informazione che stimoli la produzione di sostanze che vadano a rinforzare il nostro sistema immunitario, parlando di quante persone si stanno salvando e non solo di quante ne muoiono ogni giorno!

Bisogna sottolineare i dati positivi e non diffondere terrore e paura, queste sono i primi passaggi che davvero possano aiutare famiglie ed imprese.

Sicuramente tutte le forze politiche oggi approfittano per fare operazioni che mettano in mostra il loro intervento per giocare quella carta al momento delle elezioni!

Per quanto riguarda i tempi di ripresa delle attività, sarà sicuramente difficile recuperare per buona parte delle attività italiane, anche se, come sempre, in ogni difficoltà, si nasconde un’opportunità.

Dopo ogni momento di crisi ci sono imprese che falliscono ed altre che diventano più forti e prendono il volo.

Se SFRUTTIAMO QUESTO TEMPO, in cui non possiamo muoverci all’esterno, per preparare prodotti, servizi, contenuti ed offerte migliori, allora rientreremo in quella categoria che si riprenderà velocemente e più forte di prima!

Dobbiamo imparare qualcosa da questo evento che ci è arrivato addosso all’improvviso.

L’ACCESSO AL CREDITO come il finanziamento in quota capitale, possono diventare un BOOMERANG che proprio nel medio e lungo termine ci si ritorce contro.

Servono SOLUZIONI DEFINITIVE che permettano a tutti, con un grande impegno di riprendersi e NON PALLIATIVI di cui, poi ci si pentirebbe.

Più importante di tutto servirebbe, ad ognuno di noi, IMPARARE LA LEZIONE, e farne tesoro, ed aprire gli occhi iniziando a pensare con la propria testa oltre ogni manipolazione.

CRESCERE ed EVOLVERSI potrebbero essere le parole chiave”.

Che dire! Ringraziamo chi ci ha dedicato tempo e consigli e domani passiamo al mondo dell’edilizia, a quello degli avvocati, a quello degli artigiani, ai negozianti…

A, proposito, invitiamo chiunque voglia dare la sua testimonianza in ambito lavorativo a scriverci, affinché, almeno, possiamo dar voce al nostro disagio collettivo.

L’intento sarebbe quello di compilare, tutti insieme, il nostro CAHIER DES DOLEANCES, datato 2020, prima che scoppi un’altra rivoluzione…

E, per dirla tutta, qualche giorno fa, la rivolta nelle carceri di tutta Italia, sembrava proprio una nuova presa della Bastiglia!!!

 

 




Impresa sì, ma umanamente…

Team building e licenziamento 

i valori umani dell’imprenditrice Elisabetta Ruffino.

Le coincidenze sono degli avvenimenti che accadono normalmente ma che regolarmente ci lasciano senza parole.

Il termine coincidenza deriva dal latino “cumincidere” ovvero cadere insieme.

E così avviene che degli avvenimenti apparentemente separati e distanti cadono insieme davanti ai nostri occhi e lasciano un segno profondo nelle nostre vite.

Sono cose che ci stupiscono ma che, a conti fatti, sono perfettamente normali, comuni.

Sappiamo che accadono ma ci piace sempre fermarci a guardarle stupiti, un po’ come facciamo davanti ai fenomeni naturali: li guardiamo ammirati ma sappiamo che non c’è nulla di magico dietro, solo natura.

Bellissima, perfetta natura.

“Caso”, “fato”, “coincidenze”, “sincronie”, “ananke” … sono tutti termini filosofici e letterari che raccontano lo stupore di vedere l’armonia degli avvenimenti e la constatazione lucida della perfezione della realtà.

Personalmente a me le coincidenze piacciono, le aspetto proprio per guardare dove mi porteranno e a che punto arriveranno.

Le aspetto pronta e fiduciosa come Benjamin Franklin aspettava i fulmini col suo aquilone.

Questo articolo parla di un incontro casuale e di quello che mi ha insegnato.

Scrivo di questo insegnamento perché credo che possa essere uno spunto di riflessione, un esempio interessante e una boccata di buona speranza per chi legge.

Voglio raccontare questa storia perché porta in sé delle tracce, qualcosa che può riecheggiare nelle orecchie di chi legge e dare una prospettiva in più.

Chi cerca risposte, la maggior parte delle volte le trova per caso, spesso nelle parole che avrebbero dovuto avere tutto un altro contesto, a volte in un articolo.

Ma andiamo alla storia che voglio presentare.

È una storia che parla di persone che hanno delle aziende e che, attraverso questo strumento, lasciano un segno nella vita di altre persone.

Le riflessioni che riporterò non sono fantasticherie ma riflessioni concrete che hanno riscontro in circostanze effettive ed è questo il motivo della loro eccezionalità.

Mi piace osservare la vita umana e professionale di chi “costruisce lavoro”, scrutarne la realtà e cercare di guardare oltre, perché spesso parla di persone straordinarie.

In una società ideale, l’imprenditore ha una responsabilità sociale importante: deve migliorare la propria vita, quella dei propri dipendenti e quella dei propri utenti finali, i cosiddetti clienti.

La sfera del lavoro, dell’impiego, nell’economia del tempo e dello spazio, interessa una fetta della nostra vita molto grossa e “chi vuol fare la differenza” è chiamato a muoversi anche all’interno di questo campo.

Esistono persone che la pensano così e a me piace andare ad osservarle.

Lei si chiama Elisabetta Ruffino e siamo diventate amiche per caso.

Lei di Torino, io di Palermo, per qualche anno ci siamo incontrate per caso in giro per l’Italia, ci salutavamo da lontano ma niente di ché.

Era sempre così: lei arrivava e io andavo via.

Poi un giorno, per caso e senza un motivo, le ho mandato tramite un amico un biglietto con dei saluti, lei non lo sapeva e il giorno prima di riceverlo, senza un motivo, mi ha chiamata chiedendomi di incontrarci vicino Lugano pochi giorni dopo.

Così, per una serie di coincidenze, abbiamo iniziato a lavorare assieme.

Prima di allora non sapevo molto di lei, la conoscevo come “quella che faceva leggere ai suoi dipendenti i libri motivazionali prima di farli cominciare a lavorare”.

Lei non so come mi vedesse.

Elisabetta Ruffino, assieme a Paolo Pollacino il suo socio e complemento umano e professionale, si occupano di esami dei componenti per il settore dell’automotive.

Detta in parole più semplici, Motivexlab, la loro azienda, si occupa di fare dei test di sicurezza ai componenti dei macchinari in modo da evitare e prevenire eventuali malfunzionamenti pericolosi per l’utente finale e per l’azienda produttrice.

L’ulteriore particolarità di Motivexlab rispetto alle altre aziende dello stesso settore, è la velocità: gli esami richiesti vengono infatti consegnati entro 24 ore contro i giorni o le settimane richieste da altri.

Però quando ho iniziato a conoscere Elisabetta non si parlava di automotive, non lavoravamo neppure per una azienda italiana.

Lei era in un periodo di pausa e di ricerca di nuove sfide, io seguendo il filo della sua telefonata e mi ero fatta portare via dal mio vecchio lavoro e così, dalla Sicilia, ero andata a respirare un po’ di quell’aria alpina che, si diceva, facesse tanto bene.

Lavorare con Elisabetta è stata per me una delle tante cose belle della mia vita.

In termini concreti potrei dire che da Elisabetta, durante quei giorni, ho imparato come gestire uno staff, come prendermene cura, come interessarmi alle persone, come fare le riunioni, come delegare, come fare in modo che le persone diano sempre il meglio e seguano le loro vere vocazioni…

In termini concettuali ho imparato la fiducia, la stima, il tempo dedicato e la comunicazione, la voglia di fare andare le cose per il meglio, il piacere di godere di quello che ho attorno.

Non esiste miglior insegnamento dell’esempio.

E anche di questo che parliamo quando ci sentiamo: “team bulding e licenziamento”.

Due argomenti apparentemente in contrasto tra loro che in lei diventano la caratura umana e l’esempio imprenditoriale.

Senza ipocrisie, senza sotterfugi, senza bugie.

Una volta le ho chiesto: “come devo fare che tenere unita una squadra di persone che devono lavorare assieme?”

“Devi fidarti di loro, stimarle, dirglielo e pensarlo veramente”.

E, devo dire, che ha funzionato, perché quello che mi diceva aveva senso:

quando accettiamo le persone per quello che sono e ne vediamo il vero valore al di là delle nostre fantasticherie ed aspettative, capiamo che per fare un buon lavoro non dobbiamo cambiare chi ci sta attorno ma cambiare la nostra prospettiva.

Ovviamente può capitare che le persone non ci piacciano, ci facciano antipatia perché, magari, ci ricordano il compagno antipatico delle elementari, ma questo non ha a che fare con il lavoro che svolge quella persona ma con noi.

È questo il dovere del Leader: guardare le persone e vederle come tali, non come quello che noi vorremmo che fossero.

Tutti quanti vorremmo un nostro clone a fare le cose al posto nostro, ma non abbiamo a che fare con automi bensì con persone che, spesso, sono spaventate dai nostri atteggiamenti e dalla nostra insicura aggressività e, per questo, non eseguono un lavoro nel migliore dei modi.

Quando invece diamo fiducia alla persona e glielo diciamo, quella non solo si sentirà più sicura ma avrà voglia di dimostrarci che la nostra fiducia è ben riposta.

Forse il punto di vista di Elisabetta sembrerà un po’ troppo filosofico ma quando si ha a che fare con le persone, è importante uscire dagli schemi meccanici e guardare gli aspetti umani.

Ma entriamo un po’ più nello specifico, qualcos’altro che possa essere riprodotto anche all’interno dello staff di persone con le quali interagiamo normalmente.

Il presupposto fondamentale è che le persone, per lavorare bene, devono stare bene.

Quindi, in ingresso, dobbiamo considerare che, se quella persona ci piace e desideriamo che lavori con noi, deve essere pagata, deve avere delle sicurezze e un piano di crescita all’interno dell’azienda e non deve pensare di star subendo delle ingiustizie.

Sappiamo benissimo che, al di là delle belle parole dette da tanti, questo non è affatto un presupposto scontato.

Una volta definita questa base andiamo a vedere come Elisabetta si occupa di gestire il fattore umano all’interno dell’azienda e costruire così di una squadra.

Lei lo sa (e si comporta di conseguenza) che le persone che lavorano sono fondamentali per il buon esito dell’azienda.

Lei sa (anche se spesso le dispiace) che le persone non sono automi programmabili da lei, che ognuno ha il proprio carattere e le proprie vite.

Più persone lavorano all’interno dell’azienda, più saranno i caratteri diversi, in conflitto e le possibili antipatie.

Questa è una cosa da evitare e può essere fatto con la condivisione di un obiettivo.

La prima cosa che trasmette è che non bisogna temere se “l’ultimo arrivato” viene ad imparare il “tuo lavoro” perché chi apparentemente ti toglie lavoro, ti da al possibilità di crescere, di fare altro.

La paura che prende tutti quando arriva qualcuno a fare il nostro lavoro che rischiamo diventare inutili ma non vediamo che con più tempo a disposizione possiamo dedicarci ad incarichi e percorsi molto più gratificanti.

Dobbiamo accettare, per crescere, che tutti sanno fare il nostro lavoro meglio di noi.

È un concetto difficile da accettare ma è la strada per poter fare sempre meglio.

Team building è anche questo: permettere all’altra persona di farci crescere.

Spiega sempre Elisabetta e probabilmente è la strada giusta se Motivexlab, viene definita dai giornali la “piccola Google”.

Un’altra delle cose che hanno reso famosa l’azienda è il fatto che al suo interno ci sia una piccola palestra a disposizione dei dipendenti.

Il fatto di poter fare dell’attività fisica, oltre a tutti i vantaggi noti (abbassamento dello stress, aumento del benessere fisico, produzione di serotonina, ovvero del buon umore, la crescita dello spirito di squadra…), porta un altro vantaggio più sottile profondo e umano: improvvisamente il luogo di lavoro non è più il posto in cui il dipendente si sente “spremuto” per poter portare soldi al “datore di lavoro sfruttatore”, ma diventa il luogo in cui il tuo datore di lavoro ti permette di stare bene per poter dare il meglio di te.

E l’attiva età fisica non è l’unica delle attenzioni legate al benessere.

Mens sana in corpore sano scriveva Giovenale e, infatti, oltre a fare attività fisica, in azienda, si legge pure.

Ogni mattina, a Torino, prima di iniziare a lavorare, viene fatta una riunione alla quale partecipano tutti i dipendenti dell’azienda, si condividono successi e obiettivi, si pianifica la giornata lavorativa e si leggono dei brani di libri utili per indicare l’obiettivo comune del gruppo.

Da un po’ di tempo, c’è da dire, il momento della lettura del mattino ha assunto una conformazione vagamente campanilistica: in azienda si legge “Tutto e Subito” di Elisabetta Ruffino e Paolo Pollacino, è la storia di Motivexlab, di come è nata e come ha fatto a diventare quello che è.

Una squadra, per essere tale, ha bisogno di condividere uno scopo e questo non può essere solamente un valore economico o un oggetto.

L’obiettivo è quello di “salvare il mondo” come diciamo ogni tanto, scherzando ma non troppo, con Elisabetta.

L’obiettivo è cambiare la vita delle persone, cambiarla in meglio e ogni volta che uno dei suoi dipendenti lavora, pensa a questo: fare qualcosa di buono per sé e per gli altri.

Per Elisabetta e Paolo, fare impresa oggi in Italia vuol dire cambiare la vita a un piccolo numero di persone che entrano in contatto con loro e ne escono più simili a loro stesse.

E il licenziamento?

Il licenziamento, non ci si pensa mai, ha a che fare con l’identità della persona.

L’identità più profonda, quella che ha a che fare con le proprie ambizioni personali e con i propri desideri.

Spesso con Elisabetta ci siamo trovate a parlare di questo argomento.

Licenziare una persona è, per il tipo di imprenditori come lei e Paolo, un momento difficile e di crisi umana.

E così il momento in cui si capisce che una persona all’interno dell’azienda non è al suo posto, si affronta il problema e si guarda l’aspetto umano.

Sì perché, alla fine il punto è proprio questo.

Non si parla di lavoratori universalmente capaci o incapaci, ma si persone che sono al proprio posto o meno in quel ruolo o in quell’azienda.

Spesso ci troviamo a fare lavori che in realtà non ci piacciono, che non hanno a che fare con noi, li facciamo solo per accontentare mamma e papà, i coniugi e gli amici.

Spesso accettiamo un lavoro solo per la busta paga.

Ma tutti questi non sono ragioni valide per il nostro Essere, per la nostra Identità.

Un lavoro che non vogliamo fare ci logora e non viene bene come dovrebbe.

Ogni giorno diventa pesante e vedere i colleghi una tortura.

Ogni notte è insonne perché vediamo i nostri sogni allontanarsi.

Ovviamente alle persone arriva solo l’ultima parte: un lavoratore che non svolge bene il suo incarico oppure un lavoro odioso e annichilente.

In realtà c’è un aspetto umano molto più profondo.

E l’aspetto umano della filosofia aziendale e professionale di Motivexlab è l’attenzione per la persona prima che per l’incarico che ricopre.

In tanti fanno questa riflessione, di Elisabetta e Paolo a me piace che loro lo fanno per davvero.

Il momento del licenziamento non è un momento di fallimento del datore di lavoro e dell’impiegato.

Il momento del licenziamento è un momento di scoperta della propria vocazione per il dipendente e di sostegno per l’azienda.

Tante volte Elisabetta mi ha raccontato storie belle di dipendenti andati via per inserire un ipotetico sogno e poi tornare in azienda (dove vengono riaccolti a braccia aperte), di dipendenti che vanno via perché desiderano mettersi in proprio o seguire altri sogni, oppure di ex dipendenti aiutati da loro a reinvestirsi in altre aziende.

Storie belle di una Italia che fa impresa in modo bello, umano, storie che ci dicono che esistono aziende in cui è bello lavorare e persone che pensano ancora che è bello  (anche se difficilissimo) lavorare in squadra.

Apparentemente sembrano poche ma mi riservo di raccontare altre belle storie come questa.

Storie che raccontano di aziende che non annichiliscono ma arricchiscono.

Esempi veri di una speranza ben riposta.

 


Puoi leggere altri post di Chiara Sparacio su https://chiarasparacio.wordpress.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Riferimenti.

È possibile avere ulteriori informazioni su Elisabetta Ruffino e Paolo Pollacino a questi link

www.motivexlab.com

https://www.amazon.it/Tutto-subito-Paolo-Pollacino/dp/B071S6RKZC




Il caffè sospeso e il diritto di ogni donna di sentirsi bella

Vorrei cominciare questo articolo con “una dei fattori distintivi di Napoli è…” ma il problema è che Napoli è una città talmente variegata, ricca di simboli e luoghi comuni che un incipit di questo genere farebbe cadere immediatamente nella banalità il mio articolo.

Dire “Napoli”, richiama alla mente troppe parole: pizza, babà, caffè, Pino Daniele, inventiva, scaltrezza…

Il punto è che il riferimento che vorrei usare io è quello del “caffè sospeso”.

Il caffè sospeso è un gesto di estrema civiltà sociale presente in città: consiste nell’usanza, in chi vuole, di consumare il proprio caffè e pagarne uno per chi in quel momento lo desidera ma non può permetterselo.

Chi vorrà consumare il caffè sospeso entrerà al bar e chiederà se ci sono caffè sospesi approfittando del proprio.

Questa usanza parla della grande generosità di un popolo abituato all’accoglienza e di un senso civico che dovrebbe essere sempre attuale: fare in modo che tutti possano avere le stesse possibilità di benessere.

Quando ho incontrato Giuseppe Morra e Michele De Gregorio, fondatori della “Di Benedetto Parrucchieri”, questo è stato il concetto espresso per spiegarmi il loro progetto: 

Ci siamo voluti ispirare al caffè sospeso, perché desideriamo che ogni donna possa avere la gratificazione di sentirsi bella sempre.

Qui lo shampoo e la piega non sono “sospesi” ma hanno certamente un prezzo accessibile a fronte di un trattamento da “grande salone”.

Effettivamente, ad entrare in uno dei saloni Di Benedetto, si ha la sensazione di essere in un salone di alto listino: receptionist accogliente, arredamento moderno (progettato dall’architetto Andrea Improta), musica in sottofondo, personale munito di auricolare in modo da non dover alzare la voce per comunicare, staff affiatato, consulenti per il tipo di trattamento da fare.

Di Benedetto Parrucchieri non è un franchising (per lo meno, non ancora) ma  il suo approccio aziendale è lo stesso: ogni salone segue lo stesso listino, le stesse procedure e ha lo stesso arredamento; i dipendenti seguono costantemente la formazione interna.

È Michele a occuparsi della formazione e degli aggiornamenti dei parrucchieri dello staff, segue la formazione della Wella, della Sassoon Academy e della Maison Academy.

L’azienda è nata 3 anni fa, ad oggi conta 3 saloni e entro la fine dell’anno ne verrà aperto un quarto e raggiungeranno un totale di circa 52 dipendenti.

(A proposito, sono anche in cerca di ulteriore personale, quindi è possibile candidarsi tramite il link in calce all’articolo).

La forza del loro lavoro, spiegano Giuseppe e Michele, sta nella capacità di contrattazione e acquisizione di credibilità che sono riusciti ad avere nei confronti delle grandi case cosmetiche come Wella e GHD che in genere evitano di legare il proprio nome a saloni con standard di prezzo bassi.

Nei loro saloni vengono utilizzati solo prodotti italiani.

Mi è venuta voglia di raccontare la loro storia perché è la storia di una azienda composta da persone che hanno voluto fare le cose in modo diverso dagli altri; che, misurandosi direttamente sul campo, senza il bisogno dei grandi guru del marketing settoriale che nell’era di internet vanno tanto di moda, hanno avuto una serie di intuizioni coraggiose e premianti.

A guardarli da fuori si possono dire tante cose: i competitors rischiano, usando il loro listino, di andare clamorosamente sotto dal punto di vista economico non riuscendo a sostenere il tipo di servizio offerto.

Gli esperti di marketing potrebbero criticare il listino troppo basso che spacca il mercato in modo irrecuperabile.

Per infrangere il tabù del prezzo, dico subito che una piega è prezzata a 5,00 euro.

Ma non è solo la piega a un prezzo ridicolo, questa sparisce in fretta nella percezione.

È il trattamento che si riceve dentro il salone, la gentilezza a cui si viene esposti, la professionalità dei dipendenti, la qualità delle pieghe, dei tagli e di ogni trattamento, è l’attenzione che si riceve e, per nulla trascurabile, il fatto che nessuno cerca i vendere con insistenza “cose in più”.

Da Di Benedetto Parrucchieri si può davvero andare per un servizio ottimo, con il solo intento di sentirsi belle, importanti e in piena fiducia del fatto che nessuno ti tratterà come un limone da spremere con continue vendite aggiuntive.

Insomma, quello che sembra è che Di Benedetto Parrucchieri possa trasformarsi in un caso aziendale interessante e a noi piacerebbe pensare di essere tra i primi ad averlo raccontato.

Napoli ha la caratteristica di saper sfornare grandi storie di impresa: Carpisa e YamamaY, Piazza Italia, Kimbo, Pastificio Garofalo, Caffè Borbone sono aziende che dal Sud Italia hanno conquistato la nazione (e oltre), chissà che questa piccola realtà non trovi la forza di posizionarsi in modo innovativo in un panorama più grande di Napoli così come già chiedono alcune “fan” sui social network.

Riferimenti

? Instagram di_benedettoparrucchieri

ⓕ Facebook : Di Benedetto Parrucchieri per passione – https://www.facebook.com/Di-Benedetto-Parrucchieri-Per-Passione-742522389182822/

? sito web Www.dibenedettoparrucchieri.com 

canditatura spontanea http://www.dibenedettoparrucchieri.com/contattaci/ 




Da poliziotto a Coach, il bisogno di difendere l’anima.

Per un curioso caso del destino, mi “tocca” fare un comunicato stampa su Max Gentile, autore del libro “LIBERO DI RINASCERE “ edito dalla C.C. Editore.

Inizio a navigare sul web, m’imbatto nella sua biografia, nato a Genova l’8 giugno 1971. Esordio lavorativo nella Polizia, figlio e nipote d’arte, mi dirà poi in un’intervista.

Dopo 13 anni d’impegno sociale e lavorativo nella polizia, prima virata esistenziale: Max lascia la divisa ed entra nel mercato della telefonia e del network. Ma, soprattutto, Max inizia a ricercare in modo consapevole la sua strada, incomincia a leggere ed a studiare in modo appassionato, mette le basi di quello che poi diventerà il suo destino.

Anni di travaglio personale e lavorativo, in cui Max, senza saperlo, si ritiene, lui, per primo, libero di rinascere. Cambia lavoro, cambia residenza ed inaugura un nuovo corso di vita.

Nel 2003 inizia la collaborazione con H.D.R., la società di formazione di Roberto Re, dove Max riveste il Ruolo di Personal Coach, Trainer e Direttore a Verona, Venezia e Genova. Un’ esperienza maturata sul campo, che si converte in una sfolgorante carriera, con un record, non ancora battuto, di risultati ottenuti nel duplice ruolo di venditore e di formatore.

”Ho formato numerose risorse di diverse realtà aziendali tra le quali Tecnocasa, Remax, Fondocasa, Banca Mediolanum, Banca Fineco, Amway, Herbalife, Wind, Vodafone, Eni, Tam Tam Comunicazione, Crystal Nails, Le Grandi Firme della Bellezza, Epilzero, Ansaldo, Jean Louis David, Evos, Class, lavorando non solo con i commerciali e manager, ma in alcuni casi direttamente con il numero uno o con chi ha un ruolo dirigenziale; Inoltre ho allenato la mente e la comunicazione di liberi professionisti, agenti e sportivi sia in campo professionale che personale.”

Ma tutto questo, a Max, non basta… Anche se la gratitudine nei confronti di Roberto, suo maestro nel campo della formazione, resta grandissima, (Max riconosce infatti che nei 9 anni di collaborazione con Roberto Re ha ricevuto una fonte incredibile d’ ispirazione per l’Orientamento al Risultato e la Leadership), nel 2012, altro colpo di scena: l’allievo esce dal cono d’ombra del maestro ed inizia a brillare di luce propria.

Max si mette in proprio e definisce la sua storia di formatore contro corrente.

Da vero autodidatta, con un curriculum di competenze, più che di conoscenze. “Se ti interessano i titoli o i numeri, tra i vari, il “Pezzo di Carta” più altisonante è il Master in PNL, così come le 4.000 ore di “docenza” fatte o le oltre 6.000 ore di Personal Coaching effettuate. Penso tuttavia che un titolo o un numero non crea la persona.”, così si presenta sul suo blog, Max inizia a condividere riflessioni, esperienze, risultati e soluzioni con un pubblico eterogeneo, fedele ed appassionato che lo segue dovunque, non solo in giro per tutta l’Italia, ma sia in presenza che on-line.

La sua originaria missione sociale di mettersi al servizio degli altri, riemerge con una forza propulsiva nei suoi corsi, convegni e seminari.

L’antico poliziotto, diventato ora un coach d’alto livello, usa l’arma più potente, la forza della mente. Attenzione! Non la forza della sua mente, per manipolare le coscienze o plagiare i suoi seguaci. Ma la forza della nostra mente per intraprendere un percorso di consapevolezza, affinché ognuno di noi possa riconoscere il proprio valore unico ed irripetibile.

” Mi è sempre piaciuto sin da piccolo evolvere ed aiutare gli altri a fare altrettanto in 3 campi in particolare:

  • Realizzazione Personale
  • Realizzazione Emozionale
  • Realizzazione Spirituale”

Questo dice di sé nel suo blog.

Ma non è quello che dice, ma quello che fa, che crea la differenza.

Prima di tutto perché non insegna quello che sa, ma trasmette quello che vive. Chi lo segue da parecchi anni, sa bene che, con un’enorme coerenza di vita umana e di credibilità professionale, Max applica su sé stesso la regola del RADICARSI ED AMARSI. Lui per primo, ha scavato dentro di sé, per trovare la propria identità, per difendere la propria integrità, per creare e prendere la propria direzione esistenziale.

Poliziotto o allenatore, Max crede che il vero successo è amare sé stessi e mettersi al servizio degli altri.

Così, nel suo libro e nelle sue lezioni, ci insegna a smetterla di dare la colpa agli altri, a liberarci dalle paure, ad eliminare dalla vita i vampiri d’energia, a scollarci di dosso la “rimandite”. Ci invita a riflettere sul rischio più grande, che non é quello di morire, ma quello di non vivere, o meglio di vivere al di sotto delle proprie possibilità.

Quattro grandi paure, la paura della libertà, dell’abbandono, del giudizio, dell’approvazione ci bloccano e rappresentano una gabbia, da cui Max c’insegna ad uscire, per poi affrontare la paura più grande che non è il fallimento, ma il SUCCESSO. Sì, Max Gentile, ci porta sull’orlo della sfida più coraggiosa, quella di riuscire a dare il meglio di sé, di esprimere tutto quel potenziale che abbiamo dentro e che, paradossalmente, all’inizio temiamo.

Ci invita a riflettere su che cosa di negativo potrebbe succederci se finalmente realizzassimo i nostri sogni, su che significati ha per ognuno di noi il successo, non quello degli altri, ma il nostro successo.  Perché la paura più grande, per ognuno di noi, è quella di cambiare la nostra identità di basso livello con una più viva, vera, piena, vincente.

In un rovesciamento prospettico della formazione tradizionale, Max si oppone alla filosofia del raggiungimento degli obiettivi, liberandoci dall’ansia della prestazione. Anziché focalizzarci sul raggiungimento del risultato, “se raggiungo questo obiettivo, valgo, se non lo raggiungo non valgo”, Max ci provoca dicendo l’esatto contrario “se valgo, raggiungo l’obiettivo, se non valgo, non lo raggiungo”.

A questo punto è evidente che il feed back dei risultati ottenuti da Max Gentile, ci propone un caleidoscopio umano incredibile, ma veritiero ed esaustivo.

Ho selezionato qualche esperienza particolarmente significativa, ma ogni testimonianza è contagiosa.

Paola Fraschini, sette volte campionessa del mondo di pattinaggio a rotelle, dl 2009 al 2016, dice di lui: “Max è una persona unica perché sa guardarti dentro. Sa farti tirare fuori la tua vera potenzialità. Grazie Max per avermi creato quella “confusione” necessaria per poter cambiare, per prendere coscienza dei miei limiti, dei miei talenti, e vedere con altri occhi la mia vita.
Raccomando a tutti di poter fare questo percorso di crescita personale con un coach d’eccellenza come Max!!! GRAZIE di cuore!”

E per chi fosse interessato a sapere com’è andata a finire, Paola ha iniziato una seconda vita in Canada come artista del Cirque du soleil, superando la paura di smettere di gareggiare…

Katia Guiotto é invece un’imprenditrice immobiliare, che testimonia il suo successo lavorativo, ma soprattutto la sua sfida esistenziale vinta, aver sconfitto un tumore. “Raggiunto il mio obiettivo lavorativo mi ero resa conto che ero triste e stavo realizzando il sogno di qualcun’ altro. […] Fin dall’inizio del percorso con Max ho iniziato ad avere i primi risultati e li vedevano anche le persone intorno a me: sorridevo, iniziavo ad uscire di casa. Tutto bello sino a quando una notizia mi ha fatto crollare. Mi avevano diagnosticato un tumore dello stesso tipo del quale era morta mia madre. Mi sono affidata ad uno specialista che mi ha seguito dal punto di vista alimentare, mentre Max mi ha seguito dal punto di vista emozionale. I medici tutt’oggi non spiegano come sia guarita”. E, come se non bastasse, “Oggi dopo 2 anni dal primo contatto con Max ho lasciato il posto fisso e con il progetto immobiliare creato con il mio compagno e socio Mark guadagno in un mese quanto prima guadagnavo in un anno”.

Micaela Gregorini, titolare dell’omonima immobiliare, ci racconta a sua volta: “Prima ero una persona negativa che attraeva persone negative: chiedevo all’esterno le mie necessità. Oggi, in ogni gesto che faccio vedo che sono un’altra persona ed il mondo esterno se ne é accorto positivamente, facendomelo notare. Sento di emanare energia positiva, mi sento completa e gli esercizi di coaching che faccio sono un nutrimento per la mia anima. Max non so cosa abbia fatto, ma è come se avessi girato una pagina della mia vita. Oggi ho raggiunto una grandissima serenità, ho acquisito l’amore per la natura, ho imparato a dire di no, ho delle forme di altruismo che non possedevo e ho riscoperto l’amore per me stessa che mi ha permesso di comprendere dove sto andando. […] Tutto questo mi sta dando dei grandi risultati a livello lavorativo. Basti pensare che nell’ultimo mese e mezzo ho venduto 7 immobili in contesto locale di alto livello. Max è un uomo e non un extraterrestre: è nato per dare amore agli altri ed è una persona di grande sensibilità. Vorrebbe che tutti stessero bene e con chi vuole ci riesce molto bene”.

Claudio Zuin, titolare Airchip, dice di lui “Ogni volta che torno a casa dopo un suo corso mi porto qualcosa di prezioso. Max con poche parole ti mette a tuo agio, ti fa rilassare ed entri in sintonia con lui.

Rispetto ad altri formatori non ti dà solo nozioni o motivazione della quale ti dimentichi dopo pochi giorni che sei tornato a casa, ma ti permette di entrare in sintonia con te stesso. Ho imparato tante cose, ma quella che mi ha colpito di più è l’Essenza, la cosa più bella che abbiamo dentro di noi. Ho un intuito, ho delle potenzialità che sfruttavo solo per gioco, ma grazie a questo percorso ho imparato a sfruttarle anche in altri campi.

Quando scopri risorse che non sapevi di avere è difficile tornare nel limbo precedente. Cominci ad usarle tutti i giorni e la vita migliora.”

Sinceramente, potrei continuare con altre testimonianze di persone che hanno trovato pace e libertà, direzione di vita ed armonia interiore, ma per questo basta accedere al suo blog, alla sezione “cosa dicono di me”.

Voglio invece condividere con voi un aneddoto, che lo stesso Max Gentile mi ha raccontato. Maria Rita Parsi, famosissima psicologa era seduta tra il pubblico in un corso di 700 persone. Max Gentile stava presentando il suo libro e sperava tanto in un autografo della nota psicologa. Più parlava e più la psicologa prendeva appunti.

“Dentro di me ho pensato, chissà quante castronerie sto sparando…”, alla fine del corso, Maria Rita Parsi è venuta verso di me e mi ha chiesto: ”Che cosa posso fare io per lei?”. Mi si è gelato il sangue. ”Qui c’è qualcosa che non torna!…” , mi sono detto, ma ho avuto la prontezza di riflessi di chiederle “ Mi potrebbe scrivere la prefazione del libro?”.

Beh, andate a leggere cosa scrive di lui la Parsi, e, già che ci siete, concedetevi la libertà di rinascere…

Antonella Ferrari

 

 

 




Vivere naturalmente in due nuovi libri

È boom di vendite per 2 nuovi libri, freschi di stampa che danno consigli su come star bene in modo naturale, anche tramite l’alimentazione. Si tratta di ‘Dall’alba al tramonto di E. Gambacciani (CCEditore, 2018) e di ‘Vivere secondo natura. Alimentazione, stili di vita, felicità (CCEditore, 2018) di A. Angeleri, C. De Luca e A. Rossiello, scritto dai membri del team di Evolutamente, il più autorevole e noto blog italiano relativo alla salute e al benessere.

Nato come un’appendice dello storico forum www.lazonalibera.it, in cinque anni di vita il blog di Evolutamente ha raggiunto 2 milioni di visualizzazioni e settecentomila utenti diversi, grazie alla dedizione dei suoi membri, Angelo Rossiello, fondatore, proprietario ed editore del blog, Chiara De Luca, che si occupa della sezione “ricette” del blog e collabora con la realizzazione dei menù negli eventi organizzati dalla SIMNESocietà Italiana di Medicina e Nutrizione Evoluzionistica, Alessio Angeleri, functional trainer e biohacker, socio fondatore e membro del comitato scientifico della SIMNE  ed Emanuele Gambacciani, biologo,  nutrizionista e profondo conoscitore della dieta definita “paleolitica”.

Attualmente il blog vanta quasi 2000 articoli pubblicati e rappresenta una vera e propria enciclopedia degli stili di vita in Italia.

Il grande successo dei due libri è testimoniato non solo dal numero considerevole di copie vendute attraverso i canali di distribuzione online e offline, ma anche dalle numerose recensioni positive rilasciate da lettori e utenti sul web.

Attraverso la lettura di queste stesse recensioni si evince che la caratteristica maggiormente apprezzata per quanto concerne Dall’alba al tramonto e Vivere secondo natura è la capacità degli autori di affrontare tematiche di matrice scientifica adoperando un linguaggio semplice e scorrevole, per nulla reso ostico dall’uso di tecnicismi e di un lessico specialistico.

L’obiettivo principale degli autori, infatti, è stato quello di coinvolgere i lettori nell’esplorazione di un argomento di interesse comune, ovvero l’alimentazione e il benessere psicosomatico, particolarmente sentito nella nostra società, rendendo accessibili e fruibili a tutti i consigli consapevoli degli esperti, sorretti e sostanziati da una serie di riferimenti scientifici.

Molti lettori hanno altre sì affermato di aver tratto giovamento dai precetti scientifici contenuti all’interno dei due libri e di aver conseguito, tramite la lettura del testo e l’alimentazione di tipo evoluzionistico, la risoluzione definitiva o l’alleviamento di alcune patologie come disturbi gastrointestinali, intolleranze alimentari, ipercolesterolemia e ipertensione e di aver migliorato il proprio stile di vita raggiungendo un soddisfacente e salutare stato di benessere psico-fisico, empiricamente confermato dal netto miglioramento dei parametri del sangue.