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Un senso innato del colorismo che si compiace del valore cromatico dei grigi, dei neri, dei bianchi

 

Giocatori di carte” – il capolavoro di Paul Cézanne in esame (Les joueurs de cartes, 1890-1895, olio su tela, 47,5 x 57 cm. Parigi, Musée d’Orsay dal 1986) è l’ultimo frutto e non il primo germe quale genere del nostro artista – spiega il critico d’arte Paolo Battaglia La Terra Borgese -: il dipinto denuncia un certo esaurimento, l’artista ha esaurito il filone impressionista.

Cézanne creò cinque composizioni con lo stesso tema dei giocatori di carte, cinque dipinti con la stessa scena. Ma questo che riproduciamo, esposto in Francia al Musée d’Orsay, è particolarmente misurato. Mostra bene, infatti, i risultati della ricerca del pittore.

L’idea – chiarisce Paolo Battaglia La Terra Borgese – era stata suggerita a Cézanne, a quanto pare, da un quadro del museo di Aix-en-Provence, sua città natale, attribuito ai fratelli Le Nain (Louis, Antoine e Mathieu).

Tre di queste composizioni presentano solo due giocatori, divisi da una bottiglia verticale; altre raggruppano invece diverse figure, tutte intente al gioco attorno al tavolo di osteria. Anche nell’opera che pubblichiamo, e che si conserva al Museo d’Orsay, le figure sono due, disposte di profilo l’una di fronte all’altra ai due lati del tavolo; in mezzo, una bottiglia e la porta nello sfondo. Gli elementi sono dunque pochissimi e ridotti all’essenziale.

Questo è un esempio tipico di pittura ragionata. Tutta la composizione è studiata da Cézanne con estrema attenzione – afferma il Critico – e semplificata al massimo.

Gli elementi verticali paralleli le conferiscono un profondo senso di ordine. La sedia del giocatore di sinistra si allinea idealmente con le gambe del tavolo, con la bottiglia al centro, nonché con gli stipiti della porta dietro il giocatore di destra. Nulla insomma è lasciato al caso. Il movimento delle braccia dei due giocatori è quasi identico.

I colori del quadro, a loro volta, sono pacati, senza contrasti violenti. Emana da quest’opera un senso di ordine, di quiete, di distacco.

In questo quadro si devono e si possono intravedere facilmente gli spunti che gli artisti della generazione successiva ricaveranno da Cézanne – osserva Battaglia La Terra Borgese -.

Del resto, un’analoga solidità, un altrettanto scrupoloso ragionamento si ritrovano nelle altre opere di Cézanne successive al periodo impressionista, dalle famose nature morte con le mele, su cui si sono versati fiumi di inchiostro, ai paesaggi della Provenza, dominati dal triangolo maestoso del monte St. Victoire.

Lì le cose dipinte non saranno trattate secondo il senso del volume e della forma, quanto secondo un gusto puramente pittorico.

Il tema del cromatismo della natura ricompare dunque in Cézanne. Egli si ricorda del nostro mondo, fatto e pieno di colori. In queste note dà sfogo al suo senso innato del colorismo e si compiace sì del valore cromatico dei grigi, dei neri, dei bianchi; ma sa anche valutare gli accostamenti sapienti, le sfumature più sottili, le variazioni luminose che creano un’atmosfera fluida da questa avidità e ricerca di colore. Quasi ossessionato dall’intensa luminosità dei gialli, dei bianchi, dei rossi Cézanne raggiunge l’estasi della intimità che la pittura può esprimere – chiude Paolo Battaglia La Terra Borgese – con opere caratterizzate in uno stile sereno e luminoso, espresso da paesaggi e nature morte di straordinaria concezione classica e di grande potenza innovativa allo stesso tempo.

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