Coronavirus: andrà tutto bene, parte seconda.

Andrà tutto bene? Ciak, si gira…

Altro giro, altro regalo…

Continuiamo il nostro viaggio nell’ universo lavorativo italiano,alla ricerca dell’effetto domino provocato dal covid 19 nell’economia del nostro paese.

Come detto ieri, noi di beta press, vogliamo sondare il disagio collettivo (senza filtri) delle diverse categorie di lavoratori coinvolti (e sconvolti!) dall’ impatto del coronavirussull’economia.

Oggi, passiamo al mondo dell’edilizia e dell’architettura. In particolare in due regioni, Piemonte e Lombardia.

Le stesse domande di ieri, le abbiamo poste ad un notoimpresario edile novarese.

E poi ad un altrettanto noto architetto libero professionistabergamasco.

In entrambi i casi, non mettiamo i loro nomi, perché, giustamente, in un momento in cui tutti fanno a gara ad apparire, i professionisti da noi intervistati, preferiscono parlare a nome della loro categoria, sapendo di farsi portavoce di opinioni condivise.

Betapress-Criticità specifiche del proprio lavoro in generale e, soprattutto adesso.

Impatto economico e problemi fiscali.

Decreto di marzo efficace o inadeguato?

Cosa è impellente in questo momento e nei prossimi mesi?

Soluzioni possibili o propaganda elettorale?

Focus sul mondo dell’edilizia.

“Le imprese edili come la mia, hanno a che fare con i privati che,chiaramente, al momento, preferiscono sospendere i lavori. E’tutto bloccato, non possiamo svolgere nessun lavoro, non solo all’interno, per legge è vietato, ma anche all’esterno, perché i clienti preferiscono non avere operai che transitano nel cortile.

Dunque, l’impatto economico è rilevante, se non lavori, nonporti a casa i soldi, non guadagni.

Stanno prorogando i pagamenti, buona cosa, ma poi dovranno essere effettuati, anzi, sappiamo benissimo che dovremo pagare a prescindere dai guadagni, questo è il vero problema.

Il decreto di marzo è parziale, perché in una società come la mia, agli impresari non danno nulla.

Danno ai liberi professionisti, cioè architetti, ingegneri…

Alle società non danno nulla, l’unico aspetto positivo è l’aver riconosciuto la cassa integrazione agli operai, ma ripeto, a noi impresari non danno nulla.

Capisco che a livello politico si stiano cercando delle soluzioni, sinceramente, non penso che sia propaganda politica, in questo momento non c’è tempo per quella, ma la situazione è davvero grave…”

Beta press- In che tempi prevedete una ripresa della vs attività?

L’accesso al credito e quindi un ulteriore indebitamento potrebbe risolvere?

E nel medio lungo periodo? Un finanziamento in quota capitale da parte dello stato potrebbe essere utile?

“Speriamo di riprendere l’attività entro una quindicina di giorni, un mese al massimo.

Tutto dipende dall’emergenza, fino a che la curva del contagio non inizia a decrescere è impensabile una ripresa delle attivitàedilizie.

Accesso al credito?!? No, non ho mai voluto dipendere dalle banche, ho sempre lavorato con i soldi della mia impresa. Non ho mai voluto indebitarmi con le banche e chiedere dei finanziamenti, dei prestiti proprio adesso sarebbe ancora più pericoloso, vorrebbe dire rischiare di chiudere del tutto.

E poi, non è solo un problema di soldi, ma di atteggiamento delle persone. Le imprese hanno il problema della committenza, dunque, bisognerà vedere, concretamente, come e quanto le persone risentiranno di tutta questa emergenza.

Bisognerà confrontarsi con la ricaduta economica, ma ancor piùcon il contraccolpo psicologico del coronavirus, bisognerà vedere se le persone avranno i soldi, ma ancor più la voglia di costruire,di restaurare, di progettare.

Focus sul mondo degli architetti, liberi professionistibergamaschi.

“È un decreto di emergenza che risolve la contingenza immediata, ma non propone soluzioni a medio ed a lungo termine.

Perché non è solo quando, ma anche come riprenderanno le attività. Chi ha già dei cantieri aperti, potrebbe anche riprendere, tra un mese. Ma, tutt’altra situazione si prospetta per chi è alla ricerca di nuovi clienti…

La crisi, la vera crisi economica, sarà visibile nei prossimi mesie allora sì che bisognerà investire su misure che possano dare carburante al paese.

Ci sarà una selezione naturale, un’immunità di gregge economica, dopo quella virale.

Le piccole imprese ed i liberi professionisti sono, come sempre,i più penalizzati e senza garanzie di liquidità a fine mese, saranno destinati a soccombere.

Non ci sentiamo tutelati, ci troviamo di fronte ad enormi difficoltà.

L’accesso al credito non è un problema ma, paradossalmente,andrebbe ad aumentare i costi già molto alti che un detentore di P.IVA deve adempiere …

Così come un finanziamento in quota capitale sarebbe sicuramente una soluzione tampone per un breve periodo di inattività.

Una soluzione concreta sarebbe, finalmente, valorizzare il made in Italy, rallentare (se non sospendere) la delocalizzazione spaziale della produzione all’estero, riportare in Italia la filiera produttiva dei nostri migliori marchi, incentivare le nostre esportazioni, e, viceversa, disincentivare le importazioni.

Tenere in casa i nostri talenti, tutelare i nostri giovani, altro che obbligarli a fuggire all’ estero per avere un po’ di riconoscimento del loro lavoro.

E poi, me lo lasci dire, dov’è la salvaguardia del merito se, in Italia, un clandestino vale 39 euro al giorno, un nullafacente 26 ed un libero professionista 19?!?”

Che dire? Pragmatismo, competenza e consapevolezza della propria forza lavoro, ma anche della miopia politica.

Noi di betapress non aggiungiamo altro, se non, ironicamente, chi vivrà, vedrà!