Coronavirus, ma la vita è altrove…

 

Il giornalista è un lavoratore nel campo dell’informazione.

Opera nel settore del giornalismo che si occupa di scoprire, analizzare, descrivere e scegliere notizie. Il giornalista redige articoli, inchieste (o reportage) o editoriali per testate giornalistiche periodiche o agenzie di stampa, su un mezzo di comunicazione di massa. Bene, questa è la teoria.

La pratica, in questi giorni, è che il giornalista è un terrorista mediatico.

Mai, come in queste ultime settimane, quelle del coronavirus, la follia comunicativa è esplosa, contagiando tutti, in modo direttamente proporzionale alla ignoranza popolare.

Esiste un problema.

O.K. Informiamo la popolazione.

Il dovere di un giornalista serio è quello di “informare”, dicendo la verità e rappresentando fatti concreti. Invece, stiamo assistendo a un fenomeno di manipolazione di massa di velocità e portata inenarrabili da parte di associazioni a delinquere, politici e giornalisti in prima linea.

Scenari apocalittici per strade ormai semideserte, in cui sono stati diagnosticate alcune centinaia di casi di UN’ INFLUENZA, pericolosa sì, ma non destinata a distruggere il genere umano.

Sguardi inebetiti dietro a mascherine improvvisate, tipo fai da te, o iper tecniche, degne forse di un film di fantascienza.

Abbracci trattenuti, contatti evitati, distanze di sicurezza calcolate e superfici disinfettate.

Dispacci, ordinanze, un bollettino di guerra aggiornato in tempo reale, che terrorizza la cittadinanza e costringe la popolazione, soprattutto quella psicologicamente più fragile, all’adozione di misure surreali.

Tamponi imposti ai ” sospetti untori” provenienti da zone rosse, isolate tipo campi di concentramento.

Bollettini quotidiani sempre più amplificati ed allarmanti che creano una destabilizzazione esponenziale ed irreversibile…

Un’ economia, già gravemente precaria prima, ormai in ginocchio, con chiusure obbligate di attività commerciali, disdette di appuntamenti, annullamenti di prenotazioni, revoca di convegni…

La gente fuma, beve, si droga, si impasticca, fa sesso promiscuo senza profilattici e se ne strafotte altamente, ma l’idea di poter contrarre un’influenza pesante dal vicino la devasta e costringe ad adottare misure grottesche ed esasperate.

Il catastrofismo e il terrorismo psicologico alimentato dai media hanno portato alla luce i livelli di rincoglionimento gravissimo dell’italiano medio che ha ormai perso, evidentemente, qualsivoglia tipo di centratura, equilibrio o punto fermo. I media hanno davvero gravi responsabilità a mio avviso e spero che un giorno potranno pagare nelle sedi opportune i gravissimi danni che stanno facendo e sui quali stanno speculando.

Il mondo, signori, vive e muore. La terra trema e distrugge le case scriteriate che ha costruito l’uomo. Tanto evoluto, quanto demente nel contempo. E dove sta il senso di altruismo, il senso del padre di famiglia che deve mantenere un equilibrio nonostante tutto?

Noi siamo la vita che può morire in ogni minuto secondo. Anch’io, che ora sto scrivendo queste righe, potrei, domani o oggi stesso, morire. E non per coronavirus, ma per il fine vita disposto o dal destino o dal nostro Creatore che ha stabilito un circuito di vita.

Ed ora, che arrivano le prime denunce per “procurato allarme” a carico di un certo tipo di comunicazione che squalifica il giornalismo italiano e non rende certo un servizio al popolo, impariamo a scegliere.

Scegliere chi ascoltare e cosa leggere.

Riconosciamo il peso ed il valore delle parole.

E dunque che “contagiato” non significa, né essere morto, né essere un mostro.

Contagiato significa malato.

E se esistono i reparti di malattie infettive, significa che ve ne sono tante altre!

Quante persone ricoverate in ospedale per controlli o interventi chirurgici si ammalano di altri virus contratti proprio lì? E c’è anche chi muore per questo, per lo più anziani ovviamente.

Che muoiano gli anziani non siamo contenti di certo, sono un patrimonio di saggezza, e non vorremmo perderli mai i nostri nonni e bisnonni.

Ma è la vita, non siamo noi i padroni della nostra vita!

Il piagnisteo, l’arraffo di pasta al supermercato, è il vero problema! Il rimandare tutto, il sospendere il mondo, questo è il vero virus che ci affligge!

Dunque, per resistere al coronavirus, dobbiamo scegliere di vivere, con prudenza sì, come quando andiamo in automobile, perché potremmo morire anche di incidente, da un momento all’altro come è capitato a tanti.

Ma dobbiamo scegliere di vivere, non di rinunciare a vivere per paura di morire.

Si vive e si muore. Questa è l’unica vera notizia.

Si vive e si muore di fame, di guerra, di tortura, di tante malattie in tutto il mondo, anche oggi, anche adesso. Basta terrorismo mediatico! Ascoltiamo canzoni, leggiamo libri, andiamocene anche a mangiare la pizza, specialmente ora (alla faccia della squallida satira francese!). E andiamo a comprare ciò che ci serve o ciò che ci piace.

Anzi, ora più che mai concediamoci qualche sfizio e qualche regalo in più. E facciamola finita di piangerci addosso, spegniamo la tivù, ed accendiamo il cervello!

Esercitiamo il nostro potere di lettori intelligenti: leggiamo solo chi non esagera!