da sacco a scempio il passo è breve!
Due eventi nei secoli scorsi sono stati indicati “Sacco di Roma” oggi invece assistiamo, “Scempio di Roma”.
Sacco del 410: 24 Agosto del 410 d.C. i Goti di Alarico saccheggiarono la città di Roma, segnando un momento cruciale per la città di Roma.
Sacco del 1527: 1527 i Lanzichenecchi, mercenari tedeschi al soldo dell’Imperatore Carlo V, massacrarono e derubarono Roma facendo si che l’evento venisse ricordato come quello più drammatico e memorabile della storia del 500.
Scempio 2025: Gualtieri e la sua giunta fa scempio di Roma, tra ZTL, trasporti, lavori, cantieri e taglio degli alberi.
In diverse occasioni i cittadini di Roma ci hanno segnalato l’assai strano abbattimento di alberi su tutto il territorio della Città di Roma Capitale.
Alberi che per diversi decenni sono stati orgoglio e tradizione dei romani, ma anche discussi per mille motivi, radici, foglie e ricovero di migliaia di uccelli che in particolari periodi e con condizioni climatiche inondavano di guano le vie di Roma specialmente il lungotevere.
Ma guai a toccare gli alberi e non solo per i romani che vivono forse in una città piena di verde. Alberi che hanno sempre dato gratuitamente il loro contributo ecologico nel purificare l’aria dall’inquinamento dei vari gas, tra cui gli scarichi automobilistici. Inquinamento che affligge oramai tutte le città.
E’ tuttavia negli ultimi anni, da quando si è insediata la giunta del Sindaco Gualtieri nella Città di Roma Capitale, che i lettori direttamente o indirettamente ci segnalano continui abbattimenti, non sempre motivati da motivi di sicurezza, di alberi. Abbattimenti che stanno rendendo aride e desolate principali vie di Roma, alcune tra le più importanti ed orgogliosamente note per il loro aspetto di viali rigogliosamente alberati.
In un avviso alla cittadinanza del 9 luglio 2025, leggiamo abbattimento a carattere d’urgenza.
In un’altra notizia di Roma Today del 9 maggio 2024, troviamo che Roma avrà quasi un milione di nuovi alberi, “così combatteremo il caldo torrido”, grazie ad i fondi del Pnnr.
Secondo l’Assessore all’ambiente, Sabrina Alfonsi si tratterà di un “cambiamento epocale”.
Altro avviso alla cittadinanza del 27 giugno 2025 che informa i cittadini di altri municipi dell’imminente quanto rapido abbattimento in via d’urgenza di altri numerosi alberi.
Alberi che, a detta della ordinanza, saranno ripiantati entro l’anno.
Ci giunge notizia che tuttavia quei pochi che sono stati piantati, sono già fortemente deperiti se non già morti.
Non spetta a noi sindacare sull’utilità o meno di questa decisione di “sostituire” gli alberi, tuttavia registriamo numerose proteste da parte dei cittadini ed esposti alla procura per abbattimenti illegittimi ed indiscriminati. Esposti promossi da varie associazioni e da qualche consigliere di Roma Capitale, tra cui spicca come più attivo Fabrizio Santori.
Quello che tuttavia ha fatto insorgere con le proteste e non poco i Cittadini Romani, è stato l’abbattimento del bosco dei cipressi, proprio al centro di Roma e precisamente quei cipressi che sovrastavano il Mausoleo di Augusto.
Luogo noto ed assai caro per storia e tradizione sia a Roma che ai Romani, essenza epica e rappresentativa dello sfarzo e l’imponenza dell’Impero Romano
Il Mausoleo di Augusto, noto anche come Augusteo, è un monumento funerario situato in Piazza Augusto Imperatore nel centralissimo rione Campo Marzio, dove vi era tumulato l’Imperatore Cesare Augusto, simbolo emblematico dell’Impero Romano.
Mausoleo costruito per ordine di Augusto nel 28 a.C., fu saccheggiato nel 410 d.C. Durante il primo sacco di Roma; “Sacco di Alarico”.
E’ nel 2020, quando si da vita ad una riqualificazione di Piazza Augusto Imperatore, con l’annesso Mausoleo Augusteo che si vorrebbe trasformare questo luogo simbolico per tutta la Roma e la sua romanità, in uno spazio museale di avanguardia.
Certamente una opera meritoria, se non fosse che… il 30 settembre 2025 Roma da l’Addio agli storici cipressi che insistono attorno al circolare e notissimo sepolcro dell’Imperatore.
L’abbattimento, nello specifico mausoleo, non è tuttavia ben visto dalla cittadinanza che lo ha duramente criticato, riuscendo a salvare una esigua parte dei cipressi, grazie anche all’intervento con tutti i mezzi possibili, di un cittadino, Daniele Giannini, ex Presidente del XIII municipio.
Il cipresso, nel suo essere, ha già un significato strettamente collegato al concetto di morte ed immortalità, ma anche nel concetto di vita e fertilità, secondo le culture, simboleggia anche l’ascesa al cielo e la connessione tra la vita e l’aldilà. Ha sia un legame funerario, per la sua natura sempreverde che simboleggia l’eternità della vita, sia di incorruzione, poiché anticamente si credeva che il legno fosse incorruttibile.
E’ anche il simbolo della fertilità, del perpetuarsi della vita e dell’elevazione spirituale.
Figuriamoci quindi quale interesse possa suscitare ai Romani, e quale terribile preoccupazione possa destare l’abbattimento di quei cipressi che erano posti in un luogo considerato sacro da tutta la romanità.
Non a caso ci è giunto uno scritto, che vi proponiamo per intero, da parte di un cittadino Romano, Dott. Lucio Tavolato, Architetto Paesaggista, con passione per la cultura e la storia romana, che ci illustra cosa rappresenta il tagliare un cipresso, dimostrando con grande passione la sua contrarietà a questa scellerata decisione presa contro la volontà dei romani.
“Tagliare un cipresso sacro è considerato in molte tradizioni un atto sacrilego o profanatorio, specie se l’albero ha un significato simbolico o spirituale collegato a luoghi di culto, cimiteri o elementi sacri. Il cipresso è spesso visto come albero sacro, simbolo di immortalità, vita eterna e lutto, e la sua rimozione o abbattimento senza rispetto o rituali appropriati può essere percepita come una violazione sacrilega del suo valore spirituale. Nelle culture antiche e moderne il cipresso è associato a divinità, al mondo dell’oltretomba e alla protezione spirituale; veniva piantato attorno a cimiteri e luoghi sacri proprio per il suo significato e per la sua capacità simbolica di avvicinare al divino. Tagliarlo senza considerare il suo valore sacro, specialmente se è considerato “sacro” in un contesto spirituale o religioso, può equivalere a un sacrilegio o a un atto di profanazione. La delicatezza nel trattare alberi considerati sacri è sottolineata anche in varie tradizioni in cui si chiede perdono allo spirito dell’albero prima di tagliarlo, per non attirare maledizioni o mancanza di rispetto verso il sacro che l’albero incarna. In sintesi, tagliare un cipresso sacro senza il dovuto rispetto o rituali è generalmente considerato sacrilego o profano
Le conseguenze religiose di tagliare un cipresso sacro variano a seconda delle tradizioni, ma in generale sono considerate molto serie. Il cipresso, spesso associato a divinità come Ade/Saturno o alla simbolica vita eterna e al lutto, è ritenuto un albero sacro la cui rimozione può provocare maledizioni spirituali o sventure. In molte culture, tagliare un cipresso senza il dovuto rispetto o rituali di composizione può essere visto come un atto di profanazione che può portare a conseguenze negative sul piano spirituale, come la perdita di protezione, il manifestarsi di energie negative, o una difficoltà nel transitare verso l’oltretomba per i defunti cui il cipresso è spesso collegato. Alcune tradizioni indicano la necessità di eseguire rituali propiziatori o cerimonie di espiazione per evitare che lo spirito dell’albero si vendichi o lasci un maleficio. Ad esempio, il cipresso può essere usato anche in pratiche di guarigione spirituale, e quindi il suo taglio deve essere accompagnato da rispetto per non perdere i benefici simbolici legati alla protezione e alla longevità. Da un punto di vista simbolico-religioso, il taglio del cipresso può richiamare anche a concetti di lutto e trasformazione, ma se fatto senza rispettare i codici spirituali può essere interpretato come una rottura di un legame sacro con il divino o con il mondo dei morti, provocando angoscia o sfortuna ai vivi e ai defunti correlati.
Nelle tradizioni bibliche ebraica e cristiana, il cipresso assume un significato ricco di simbolismo spirituale legato a vita, immortalità e protezione divina. Nella tradizione ebraica il cipresso è considerato un legno sacro, usato per la costruzione dell’Arca di Noè e del Tempio di Salomone, a indicare purezza e santità. È chiamato “legno di gofer” nella Genesi (6,14) e simboleggia anche la Sapienza divina, come indicato nel Siracide. Il cipresso compare come simbolo di eternità e di protezione divina, collegato al monte Sion e alla casa di Dio, e rappresenta la distinzione tra spazio sacro e profano. Nel cristianesimo, il cipresso è simbolo di vita eterna e resurrezione, grazie alla sua natura sempreverde e alla sua forma slanciata verso il cielo che simboleggia l’anima che si prepara a salire nel regno celeste. Il legno, come quello della croce di Cristo, è sacro e porta la redenzione. Il cipresso richiama inoltre al concetto di vittoria sulla morte, alludendo al mistero cristiano della vita che supera la morte. È anche associato a luoghi di sepoltura e memoria, riflettendo la speranza di vita eterna. In sintesi, nelle due tradizioni il cipresso è un simbolo sacro collegato a vita, santità e immortalità, usato nei contesti di alta spiritualità e rappresenta un ponte tra la dimensione terrena e quella divina.
Le differenze simboliche del cipresso tra Tanakh (Bibbia ebraica) e Nuovo Testamento (Bibbia cristiana) si fondano su percezioni e ruoli differenti dell’albero nel contesto religioso di ciascuna tradizione. Nel Tanakh il cipresso è principalmente un simbolo di santità, purezza e protezione divina. Il legno di cipresso è menzionato come materiale sacro per la costruzione del Tempio di Salomone e dell’Arca di Noè, indicando un legame con la presenza di Dio e la sacralità degli spazi. Rappresenta la stabilità spirituale e l’aderenza alla Legge divina, ed è collegato a temi di vita sacra e longevità nel contesto della casa di Dio. Nel Nuovo Testamento il cipresso assume un significato più escatologico e riferito alla vita eterna. Grazie alla sua natura sempreverde e alla sua crescita verticale, rappresenta la speranza della resurrezione e della vita dopo la morte, connessa alla vittoria di Cristo sulla morte e al trionfo spirituale. Viene spesso associato alla trascendenza, alla vittoria sul peccato e alla promessa di vita eterna per i credenti. In sintesi, mentre nel Tanakh il cipresso simboleggia santità, protezione e stabilità nel rapporto con Dio, nel Nuovo Testamento diventa un segno dinamico di resurrezione, immortalità e vittoria spirituale, riflettendo la nuova dimensione cristiana della salvezza e della vita eterna.
Nel Tanakh, il cipresso viene associato a valori specifici come santità, purezza, protezione divina e vita duratura, soprattutto per il suo uso nei luoghi sacri. Alcuni passi significativi includono: Genesi 6,14: Dio ordina a Noè di costruire l’Arca con legno di cipresso (o “gofer”), indicando il legame con la purezza e la salvaguardia divina. Salmo 92,12: “Il giusto fiorirà come la palma, crescerà come il cedro sul Libano”, anche se qui il cipresso è spesso inteso come simbolo di forza e longevità, similmente al cedro e alla palma. Nel contesto del Tempio di Salomone, il cipresso è menzionato come materiale sacro per la costruzione e rappresenta la presenza di Dio, la stabilità spirituale e la santità dello spazio. Questi passi e riferimenti simbolici sottolineano il cipresso come albero sacro legato a concetti di durata, santità e protezione, importantissimi nella tradizione biblica ebraica.
Nel Tanakh il cipresso è usato come simbolo di forza, bellezza e longevità. La sua forma slanciata e sempreverde rappresenta la rettitudine, la spiritualità e l’aspirazione verso il divino. Il cipresso è associato all’idea di stabilità e resistenza, evocando la fedeltà a Dio e la forza interiore. Isaia 55,13 sottolinea il passaggio simbolico in cui “invece di spine cresceranno cipressi”, indicando un segno di pace e trasformazione positiva, associata alla bellezza e alla prosperità. Il legno di cipresso, usato nei luoghi sacri come il Tempio di Gerusalemme, sottolinea anche il valore di durevolezza e santità. Osea 14,9 così esprime la fedeltà e la vitalità spirituale paragonandola a un cipresso sempreverde: “Io sono come un cipresso sempre verde, grazie a me tu porti frutto”, simbolizzando una vita feconda e salda nella fede. In sintesi, nel Tanakh il cipresso incarna valori di bellezza naturale, forza spirituale, fedeltà e crescita costante, rappresentando l’ideale di vita dedicata e protetta da Dio.
Dopo aver tagliato un albero, in molte tradizioni spirituali e culturali è importante chiedere perdono e compiere riti per rispettare lo spirito dell’albero e per evitare conseguenze negative. Ecco alcune pratiche comuni: Chiedere perdono oralmente rivolgendosi allo spirito dell’albero, con parole di riconoscimento del dolore arrecato e con richieste di clemenza o comprensione. Offrire un piccolo dono simbolico all’albero o agli spiriti della natura, come cibo o bevande, per compensare il danno. In alcune culture si pratica un rituale di “fratellanza” con l’albero: ad esempio, il boscaiolo può succhiare la linfa dal taglio per simboleggiare un legame di fratellanza con l’albero prima di abbatterlo. Eseguire preghiere o canti che invocano la protezione degli spiriti o chiedono perdono e benedizione dopo il taglio. In alcune tradizioni sciamaniche, si esegue un dialogo con l’albero prima del taglio e un rituale di liberazione dello spirito dopo, affinché possa andare altrove senza portare maledizioni o disgrazie al taglialegna. Questi riti mirano a mantenere un equilibrio rispettoso con la natura, riconoscendo l’essenza spirituale degli alberi e mitigando l’impatto del loro sacrificio.”
Ci chiediamo quindi quale motivo ha indotto la giunta Gualtieri ad autorizzare questo scempio compiuto a danno dei cipressi del Mausoleo di Augusto, considerando che oltre ad essere degli alberi hanno un significato assai complesso?
Il grido che si è alzato dai cittadini è fortemente indicativo:
-È gravissima la distruzione che hanno realizzato!!
-Questo è l’altare della Pax augustea. Hanno colpito in modo sacrilego un simbolo antico di Pace e Prosperità!!!
-Hanno colpito nel cuore della Storia di Roma. Neanche i barbari avevano osato tanto!!! E siamo nel 2025!!
-Hanno profanato la tomba del più importante e simbolico dell’Impero Romano nel cuore della Storia di Roma.
Già da queste poche frasi si comprende a fondo il livello simbolico di questa azione dissacrante e sacrilega.
Essendo assolutamente incomprensibile la volontà di abbattere quello che veniva considerato in “bosco dei cipressi al centro di Roma”, non può certo stupire, ascoltando ciò che qualcuno asserisce con la “malizia del popolo” quando dice a pensar male…
– “forse i cipressi oscuravano la vista alle finestre di un noto hotel che si affaccia al mausoleo?”
-“Bulgari dixit, Gualtieri fecit?”
… ma forse ci si azzecca?
Così sembra proprio che dopo i due “Sacco di Roma”, arrivi lo “Scempio di Roma”…
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