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Era previsto che, a partire dal 5 marzo 2020, i docenti fossero soggetti ad una fase di stress senza precedenti, ma la realtà supera la fantasia.  

La chiusura tempestiva delle scuole, l’introduzione della didattica a distanza (che ha trovato molti impreparati), le ordinanze ministeriali a singhiozzo, il disagio delle famiglie, la mancanza di strumenti e supporti adeguati, la gestione della privacy, i problemi della valutazione…

Tutti questi fattori hanno creato un cocktail di stress notevole per il personale scolastico, con un generale incremento del BURNOUT a tutti i livelli, tra dirigenti, personale amministrativo, ma soprattutto docenti.

Gli addetti ai lavori del mondo scuola, volendo e dovendo risolvere tutti questi problemi (e molti altri ancora) a tempi record, hanno dovuto gestire e smaltire un pressing continuo.

Di giorno con giorno, a presidi, vicepresidi e prof. sono state richieste conoscenze allargate, competenze aumentate, abilità raggiunte, che, non solo non erano previste prima del Covid 19, ma si sono diversificate e durante tutto il lockdown.

Così, nel corso di tutta la DAD, è stato frequente il problema della gestione dei tempi/lavoro con il risultato che, soprattutto gli insegnanti, si sono ritrovati a lavorare ad orario continuato (non dico 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, ma quasi!) non riuscendo a staccare mai la spina.

Poi, c’è stato il continuo adeguarsi agli eventi, ma soprattutto alle circolari ministeriali.

E qui bisogna considerare il fare e disfare del MIUR che, a suon di ordinanze, ha inventariato tutte le soluzioni possibili, per poi contraddirsi, da solo, nei fatti, testimoniando la stessa non applicabilità delle soluzioni proposte.

Infine, in questi ultimi giorni di salti mortali per gli esami imminenti, chi la scuola la vive con coscienza e professionalità, non sa come comportarsi tra scrutini virtuali ed esami raffazzonati.

Perché, anche qui, tra varie notizie divulgate e diverse soluzioni adottate, uno non sa più come comportarsi con gli studenti e come definire le valutazioni.

Secondo quanto emerge nei vari gruppi social, possiamo evincere una serie di situazioni critiche che hanno accentuato non poco lo stato di salute degli insegnanti e stanno esplodendo in questo gran finale dell’anno scolastico.

Il generale malessere psico-fisico è derivato dal fronteggiare l’uso di strumenti nuovi, quindi la preparazione di materiale didattico utilizzabile nella didattica a distanza.

Diversi docenti si sono sottoposti a troppe ore di attività davanti al PC (per produrre materiale, fare lezioni e correggere verifiche) lamentando problemi alla vista e dolori alla schiena.

Altri hanno dovuto studiare nuove strategie didattiche, aggiornarsi, cercare in rete strumenti nuovi per risolvere i vari problemi, sostenendo a proprie spese formazione e connessione.

Alcuni hanno dovuto fronteggiare in casa lo stress da coronavirus, vivendo in famiglia la malattia e la morte dei propri cari.

Altri docenti, con figli in età scolare, hanno dovuto seguire i figli e contendersi con loro il computer, quindi lavorare il doppio e produrre di meno.

Da non dimenticare, per alcuni docenti, l’uso di strumenti tecnologici in modo inadeguato, anche per via dell’improvvisazione che li ha visti impreparati, quindi l’enorme dispendio di tempo ed energie.

 

Costante è stata la mancanza di momenti di relax, uscite, svago, passeggiate ed ogni altra attività che consentisse di rilassare la mente.

I ritmi infernali cui spesso i docenti sono stati sottoposti dai dirigenti che più volte hanno cambiato strategie e piattaforme hanno poi completato il quadro generale.

I docenti sono allo stremo delle forze, perché non solo devono affrontare nuove modalità didattiche e relazionali, ma il contesto in cui agiscono è evoluto da emergenza sanitaria a emergenza sociale
E proprio adesso che ci si aspettava un periodo di riposo estivo per recuperare le energie, ecco che arriva l’ultima ordinanza ministeriale, apocalittica, su come ritornare a scuola a settembre.

E qui, altro lavoro preparatorio ed organizzativo prima, e gestionale dopo, con evidenti problemi di responsabilità, oggettiva e soggettiva, per vigilare e monitorare…

Ma, di questo, ve ne parleremo la prossima puntata…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rosolino Cicero: la DAD non è di sistema…

sdidatticamente parlando e non solo

Sdidatticamente parlando… ovviamente a distanza.

 

1 thought on “DADOUT: burnout telematico

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