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Il leader di Forza Italia, Antonio Tajani, ha partecipato al 50° raduno di AGESCI.

 

Con i ventimila capi scout erano, anche, presenti il cardinale Matteo Zuppi accompagnato da diciotto vescovi, il sindaco di Verona Damiano Tommasi e dalle ex ministre Pinotti, Bonetti e Garavaglia, oltre che dall’ europarlamentare Marco Tarquinio, ex direttore di Avvenire, tutti del Partito Democratico.

 

Nessun altro leader dei partiti di governo era presente.

 

Una evidente frattura fra una certa cultura della chiesa Cattolica, una cultura assai globalista, una cultura negli ultimi giorni rappresentata dal metropolita di Chicago Cardinal Cupich e, altrettanto certamente, dal Presidente della CEI Cardinal Zuppi.

 

Un raduno di guide e giovani che, attraverso le loro attività, imparano a convivere nel rispetto e nella armonia seguendo i dettati del Libro che dei Cristiani tutti è guida.

 

Un raduno ove i giovani hanno alzato manifesti con la scritta “Felici di accogliere, Ius scholae”, fatto politico che non dovrebbe essere parte di momenti come questo.

 

Da chiedersi quale il motivo di strumentalizzare la gloriosa storia dell’Agesci con queste storie di bassa politica.

 

Un vero peccato vedere un ambiente, la AGESCI, che per molte madri e padri è da sempre elemento di certezza per la formazione dei propri figli divenire strumento della politica.

 

La “accoglienza”, il “rispetto” non sono la “Ius Scholae”, sono conoscere se stessi e avere la serenità di convivere con chi ha tradizioni e culture diverse a causa della propria origine.

 

“Accogliere” non è una “cittadinanza”, è qualcosa di molto di più che un “passaporto”, è saper convivere con l’altro senza deflettere dalle proprie origini.

 

Cari “maestri” di questi giovani dell’Agesci, accogliere non è, per esempio, togliere il crocifisso dalle aule pubbliche, partendo da quelle scolastiche, o eliminare il presepe per “non offendere”.

 

La chiesa Cattolica, che piaccia o no, ha duemila anni di storia ed un Libro che ne è unica guida.

 

Guida assai più capace di insegnare la cultura dell’accoglienza di certi maestri cattolici.

 

“Quando Gesù se ne accorse, si arrabbiò e disse ai discepoli: lasciate che i bambini vengano da me; non impediteglielo, perché Dio dà il Suo Regno a quelli che sono come loro. Io vi assicuro: chi non lo accoglie come farebbe un bambino non vi entrerà”, parole del Libro che esplicano il concetto dell’accoglienza dando ad essa un valore, un percorso, assai più profondo di un “passaporto”.

 

I vertici dell’Agesci, quando ero giovane, erano capaci di non farsi manipolare dalla politica e di insegnare ai “lupetti” il profondo valore del “rispetto degli altri”.

 

San Paolo VI vi era al tempo. Altri tempi.

 

Oggi la “parola” è, per alcuni, più “leggera”, manipolabile, strumentalizzabile, addirittura “vuota”.

 

Addirittura politicizzabile rendendola divisiva.

 

Anche per questo mi sovvengono alla memoria le parole di un grande poeta, Giorgio Gaber, che rappresentava la “sinistra” e la “destra”.

 

“Tutti noi ce la prendiamo con la storia, ma io dico che la colpa è nostra. È evidente che la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra” queste le parole che ci proponeva nel 1994 quell’immenso poeta che fu Giorgio Gaber.

 

Sono passati trenta anni e quel “la gente è poco seria quando parla di sinistra o destra” sono, purtroppo oggi certamente più di ieri, totalmente attuali.

 

La domanda di Gaber “Ma cos’è la destra, cos’è la sinistra” rimane il “dilemma”.

 

Un dilemma da risolvere in ordine ai grandi temi che dilaniano la nostra umanità oggi.

 

In primo luogo quello, intrinsecamente divisivo, del concetto di “umanesimo” che si contrappone a quello di “Transumanesimo”, ma non solo.

 

Altro tema è quello del’ essere “inclusivo” con quello del’ essere “esclusivo”.

 

Che cosa è la “inclusività”?

 

Coloro che si autodefiniscono “globalisti” la propongono come “l’accettazione dell’altro”.

 

Niente di più falso e demagogico.

 

Come si può “accettare l’altro” se non si “conosce se stessi”?

 

“Conoscere se stessi” è “esclusivo” ma non definisce in alcun modo la volontà di non rispettare l’altro, non contiene assolutamente una contrapposizione negativa, distruttiva dell’altro, violenta, feroce.

 

Contiene esclusivamente il “rispetto di se stessi”.

 

L’esclusività contiene intrinsecamente il rispetto di chi rispetta te.

 

Contiene l’amore per se stessi perché solo chi sa amare se stesso, conoscendosi, è in grado di “donarsi all’altro”.

 

Ecco, questo, dal mio punto di vista, è la distanza fra la nuova idea di sinistra, facilmente identificabile con il “globalismo”, e quella che deve essere una destra moderna, altrettanto facilmente identificabile nel “sovranismo”.

 

Una cultura della politica che si basa su un “bipolarismo”, quello sì divisivo.

 

Oggi non è tempo di “grigi”, è tempo di idee forti e certe.

 

Questo ovunque, molto più in Europa e nella nostra amata Italia.

 

La politica non può perseguire “bizantinismi”, “furbizie levantine”.

 

La “globalità” rende tutto immediatamente “nudo”.

 

Gaber narrava che “fare il bagno nella vasca è di destra, far la doccia invece è di sinistra” e tanti altri esempi divisivi.

 

Oggi, parafrasando il poeta, mi verrebbe da dire “tutelare le proprie tradizioni è sovranista, creare un annullamento delle stesse è globalista”.

 

Ancora “difendere la propria cultura è sovranista, voler costruire una cultura unica e astratta è globalista”.

 

Continuando nell’esercizio “tutelare le proprie tradizioni religiose è sovranista, cedere il passo a casa propria alle tradizioni religiose di altre nazioni è globalista”.

 

Permettetemi un ulteriore esempio “difendere il concetto della famiglia tradizionale è sovranista, voler superare i concetti di uomo e donna per creare la cultura gender è globalista”.

 

Gaber, sempre in quella magnifica poesia, diceva che “Il pensiero liberale è di destra”, ebbene sarebbe veramente il caso che chi si professa “politico di destra”, più che usare lo slogan, vada ad approfondirne i contenuti.

 

Oggi, troppo spesso, le parole vengono abusate, stuprate, instupidite, manipolate.

 

Per questo è assolutamente necessario essere rigorosi.

 

Essere “sovranista” è cristiano liberale e non prevede la cultura simboleggiata da quello che sempre Gaber definiva “saluto n po’ degli anni ’20, un po’ romano”.

 

Quello che ha previsto lo sterminio degli italiani di religione ebraica tanto per riportare alla memoria qualcosa che molti vorrebbero tornasse di moda anche oggi.

 

Gaber quel saluto lo definiva “da stronzi oltre che di destra” ma al verso successivo riproponeva la sua domanda “ma cos’è la destra, cos’è la sinistra”.

 

Infatti, oggi, certe “pulsioni” sono pariteticamente a destra ed a sinistra.

 

Cultura assai “indistinta” quella proposta da buona parte dei politici di destra e di sinistra oggi.

 

La definirei cultura del “o Franza o Spagna, purché se magna”, celeberrima affermazione che fu attribuita all’ambasciatore fiorentino Francesco Guicciardini.

 

In fondo la politica di oggi ci venne spiegata proprio da Gaber con queste parole “è il continuare ad affermare un pensiero e il suo perché con la scusa di un contrasto che non c’è e, se c’è, chissà dov’è”.

 

Questa la motivazione profonda che determina la frattura fra il pensiero politico espresso da molti, sia di destra che di sinistra, ed il “sovranismo”.

 

Quest’ultimo si forma su basi antiche e non negoziabili.

 

Patria, famiglia, religione.

 

Queste le sue colonne.

 

Fatto che garantisce a chiunque di vivere in pace, serenità e stabilità con chi, ospite in una Patria altrui, comprese e rispettate le fondamenta culturali e tradizionali del paese che lo ospita, può essere se stesso nel rispetto delle leggi di dove vive.

 

Questo vale per un migrante in Europa, in Italia, e vale per un Europeo o un italiano allorquando decide di vivere fuori da questi confini.

 

Inoltre, ed infine, la cultura del “globalismo”, assai spesso, non trova spazio fuori da detti confini.

 

È tempo di “chiarezza” nel nostro occidente, sia nel sistema sociale che nella Chiesa.

 

Chiesa Cattolica che non è mai stata strumento di un pensiero terreno, ma guida del “pensare alto”.

 

Ignoto Uno

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