Federica Brocchetti, la portaborse in nero che ha sfidato il Parlamento

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Federica Brocchetti, la portaborse in nero che ha sfidato il Parlamento

Si chiama Federica Brocchetti l’ex assistente parlamentare dell’Onorevole Mario Caruso che, attraverso il programma televisivo “Le Iene”, ha coraggiosamente sfidato il Parlamento italiano, denunciando pubblicamente di aver lavorato come portaborse per un anno e mezzo, senza un regolare contratto di lavoro e senza percepire alcun compenso economico per tutta la durata dell’incarico.

La giovane ha raccontato al microfono della iena Filippo Roma di aver intrapreso inizialmente uno stage non retribuito della durata di tre mesi, anche in questo caso senza la sottoscrizione di alcun contratto; poi, con la promessa di un regolare contratto di lavoro, reiterata più volte nel corso dell’anno, a Federica è stato proposto di continuare a svolgere l’attività di assistente parlamentare nei mesi successivi.

Dopo un anno e mezzo, però, non si era ancora concretizzato nulla e la ragazza ha deciso di denunciare gli imbrogli che si consumano nei palazzi del potere.

Ad accrescere l’ingiustizia del trattamento riservato alla Brocchetti interviene, poi, un particolare dal retrogusto fortemente sessista: mentre la ragazza lavorava per la gloria come portaborse, Fabrizio Rossi, figlio del sottosegretario alla difesa Domenico Rossi, risultava segnato in un regolare contratto di lavoro come assistente parlamentare dell’Onorevole Caruso.

Insomma, Federica Brocchetti lavorava “aggratis”, mentre Fabrizio Rossi percepiva un cospicuo stipendio, secondo contratto, per starsene a casa in panciolle.

Per avvalorare le sue testimonianze, la Brocchetti ha pensato bene di registrare un colloquio avuto con l’Onorevole Caruso, in cui chiedeva chiarimenti circa la posizione di Fabrizio Rossi e la conseguente impossibilità, per lei, di firmare un regolare contratto di lavoro.

Alla domanda «perché Fabrizio Rossi è segnato come suo assistente?», Caruso risponde di aver «fatto una cortesia al papà», ovvero al Generale Domenico Rossi, con cui Caruso condivide l’ufficio.

Domenico Rossi era già noto alla redazione de “Le Iene” che, qualche anno fa, aveva indagato sull’uso irregolare che il Generale faceva di un’auto blu del Ministero della Difesa, facendosi prelevare direttamente da casa o accompagnare allo stadio.

Che la Brocchetti si recasse in Parlamento per svolgere effettivamente delle mansioni impartitele dall’Onorevole Caruso e non per guardare le mosche, lo confermano alcuni messaggi che la ragazza ha conservato sul suo cellulare, in cui Caruso le chiedeva di presentarsi in ufficio a una certa ora, di correggere dei curriculum, di procurargli dei documenti, e così via.

Il presidente della Camera Fausto Bertinotti, nel 2007, aveva promesso al microfono dello stesso Filippo Roma un regolamento che stabilisse che nessun portaborse potesse entrare nella Camera o in Senato senza un regolare contratto di lavoro e, in effetti, così è stato stabilito.

Ma quando si tratta di raggirare le leggi, si sa, Italians do it better.

Perciò, fatta la legge, trovato l’inganno: i portaborse possono comunque accedere alla Camera o al Senato anche senza contratto, utilizzando un badge ottenuto su richiesta del gruppo parlamentare.

Come hanno spiegato Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dei deputati, e l’Onorevole Fraccaro, membro dell’Ufficio di presidenza della Camera, è necessario solamente che il capogruppo firmi un’autocertificazione in cui afferma che una determinata persona è «sua amica» per poterle rilasciare il tesserino; tuttavia per il capogruppo in questione c’è sempre il rischio di compromettersi penalmente.

«Non c’è un buco nel regolamento, ma una voragine», continua Di Maio.

Oltre al danno, anche la beffa per Federica Brocchetti, alla quale, subito dopo la messa in onda del servizio de “Le Iene”, è stato comunicato di non presentarsi più in ufficio.

Le è stato persino bloccato il tesserino e quando la ragazza ha provato ad entrare in Parlamento per recuperare alcuni oggetti personali, le è stato interdetto l’accesso.

Nessuno dei dipendenti ha manifestato la minima solidarietà nei confronti di Federica, una giovane ragazza che ha finalmente trovato il coraggio di denunciare le ingiustizie che si consumano in quei palazzi che dovrebbero essere il baluardo della giustizia.

Già, perché proprio nel luogo in cui si fanno le leggi, queste stesse leggi vengono quotidianamente raggirate e le vittime principali di questo sistema fallace sono spesso i portaborse, figure deboli pagate in nero o addirittura non retribuite.

Sono moltissime le testimonianze di assistenti parlamentari che affermano di ricevere soldi in nero e di vedersi ovviamente negati diritti come la maternità, la liquidazione e la tredicesima.

È ovvio che i parlamentari vogliono continuare a fare la cresta sulla voce “portaborse” del loro stipendio, ma solo quando i portaborse sono figli di nessuno, persone comuni.

Quando invece l’assistente parlamentare è figlio di o nipote di, stranamente, tutte le porte si spalancano, i liquidi non mancano e gli “onorevoli” dimostrano un’affabilità e una generosità senza precedenti.

Ciliegina sulla torta, l’Onorevole Caruso aveva anche fatto delle avances alla Brocchetti, prima durante una cena e poi tramite sms, quando, con il sex appeal di una carota lessa, le ha scritto «sono a casa, valuta tu cosa fare»; è proprio vero, la cavalleria è bella che morta.

Caruso ha confermato, sempre nel famoso colloquio registrato dalla Brocchetti, di averla invitata a trasformare il rapporto di lavoro in qualcosa di più…intimo.

Ma quando la Brocchetti gli ha confidato di aver temuto ripercussioni sul lavoro dopo il suo rifiuto, l’Onorevole l’ha consolata dicendole di non preoccuparsi perché «quelle erano due cose distinte e separate».

Vuoi vedere che Caruso si era innamorato della giovane assistente?

Nessuna meraviglia per questa notizia.

Sono cose che capitano, soprattutto in Italia, dove la meritocrazia, la trasparenza e la legalità, ormai, sono solo vagheggiate chimere.

Nella storia di Federica Brocchetti ci sono tutti gli ingredienti per raccontare l’ennesima ingiustizia all’italiana, fatta di favoritismi, violazioni del protocollo e, in questo caso, anche di squallore sessista.

La Brocchetti ha confidato al presidente della Camera Laura Boldrini, che ha voluto incontrarla per esprimerle la sua vicinanza, di temere che le alte personalità politiche coinvolte in questa vicenda che ha destato moltissimo scalpore al livello mediatico, possano farle terra bruciata intorno; ma la Boldrini l’ha rassicurata dicendosi colpita dal coraggio con cui la ragazza ha sfidato il Parlamento.

È proprio vero, coraggio invidiabile. Brava Federica Brocchetti, una ragazza brillante e intraprendente la cui determinazione rappresenta un ottimo esempio per le giovani donne di questo paese.

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