Fioramonti contro Azzolina

image_pdfimage_print

Fioramonti non si ferma.

Lorenzo Fioramonti, ex ministro dell’Istruzione, ex pentastellato, che lasciò il dicastero di viale Trastevere dopo non aver ottenuto dal secondo governo Conte gli investimenti chiesti per l’istruzione.

Ora, docente di economia politica, che mantiene due cattedre all’estero ed è deputato del gruppo Misto.

Bene, Fioramonti non si ferma.

E’ di poche ore fa la notizia (ANSA, ROMA 27 AGO) della sua presa di posizione contro il governo per le gravi mancanze nei confronti della scuola.

 “Nessuno degli studenti con disabilità deve rimanere indietro. Per questo, insieme ai deputati e senatori sia di maggioranza che di opposizione abbiamo presentato un appello alla Presidenza del Consiglio affinché nel primo strumento normativo utile, si possa intervenire per sanare la carenza di posti sul sostegno che la Scuola si troverà ad affrontare a settembre”.

Questo è quanto afferma Lorenzo Fioramonti del gruppo Misto alla Camera, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con il M5S fino a dicembre del 2019.

“Non è possibile immaginare – continua Fioramonti – che quasi 80.000 posti sul sostegno rimarranno in deroga anche a settembre.

Ad oggi, 14.224 sono gli specializzati che hanno superato le prove altamente selettive.

E’ necessario che vengano immessi in ruolo subito, e che vengano previste ulteriore specifiche per l’immissione in ruolo della restante parte.

Inoltre, è necessario che venga sanata l’assenza di previsione all’interno del bando per il concorso straordinario che miri a riassegnare i posti rimasti scoperti per il mancato possesso del requisito dei tre anni di docenza sul sostegno”.

E’ un impegno prima di tutto morale quello che viene richiesto alla Presidenza del Consiglio – continua infine l’ex Ministro -, affinché si possa intervenire presto nei confronti di quelle fasce più deboli della nostra comunità scolastica che hanno già dovuto patire tanto durante l’emergenza COVID-19, e che se ora non si interverrà adeguatamente, rischieranno di rimanere ancora più isolate

Dicevamo, non si ferma, perché già martedì 25 agosto, alle 21.30 su La7 è stato ospite a “In Onda” per parlare del rientro a Scuola a settembre.

Come redazione, riprendiamo quanto direttamente condiviso dallo stesso Fioramonti sulla sua pagina Facebook.

A commento della serata, Fioramonti ha postato:

” Abbiamo accumulato ritardi enormi, che ora stanno riaccendendo contrasti con le Regioni.

Non voglio entrare in queste dinamiche politiche, che forse una programmazione più puntuale ed efficace avrebbe potuto disinnescare.

Il Governo non ha voluto svolgere in tempi rapidi il concorso per i precari storici della Scuola, commettendo a mio avviso un errore, perché necessitiamo di più insegnanti di ruolo in tempi normali, figuriamoci oggi in questa situazione di grande incertezza.

E perché dobbiamo avere gruppi classe più piccoli, per ridurre i rischi di contagio e ritrovarci – dopo la pandemia – con una Scuola più funzionale alla didattica innovativa e laboratoriale di cui abbiamo disperato bisogno. Ma senza un numero sufficiente di organici di ruolo (in alcune scuole la metà del corpo docente è precario e cambia continuamente), le classi piccole hai difficoltà a farle.

Lo stesso dicasi per dirigenti, amministratori ed ATA.

E invece puntiamo a nuove assunzioni precarie, con il cosiddetto “personale Covid”, senza diritti e senza continuità, tutto sempre legato all’emergenza.

Ora siamo a fine agosto ed il tempo è scaduto. Ma qualcosa forse possiamo ancora farla:
1) assumere i docenti specializzati sul sostegno a fronte di 80 mila cattedre in deroga, per tutelare i bambini e le bambine più vulnerabili, completamente dimenticati dalla didattica a distanza (su questo abbiamo emendamento 29.0.34 al DL Semplificazione al Senato, prima firma Cario);
2) rivedere la responsabilità penale presidi, che rischiano molto per colpe che non hanno, anche per evitare tensioni e chiusure in autotutela da parte delle amministrazioni (su questo c’è un emendamento a prima firma Fattori, sempre al Senato);
3) modificare la norma sul dimensionamento scolastico, che ancora oggi è in totale contraddizione con le regole del distanziamento e che invece deve portarci ad avere scuole e classi più piccole anche dopo l’emergenza;
4) dare precedenza ai più piccoli, che non possono fare la didattica a distanza, neanche come misura residuale, prevedendo più spazi per la scuola dell’infanzia e la primaria anche negli istituti superiori, se necessario.”

Come dargli torto?!?

Per di più, persino Mario Draghi al meeting di Rimini, ha dato ragione a Fioramonti.

In tal senso riprendiamo l’intervista rilasciata dallo stesso Fioramonti a Maria Elena Ribezzo, apparsa su La Presse il 18 agosto con il titolo

Fioramonti: Bene Draghi su scuola e ricerca, avevo avvisato il Governo sulla loro importanza strategica
“Le idee giuste, anche in ritardo, in genere si affermano”.

La collega Ribezzo aveva commentato così quanto avvenuto a Rimini.

“Le parole di Mario Draghi al meeting di Rimini, sul rischio per il futuro dei giovani e sull’importanza di dare loro di più suonano come una ‘rivincita’ per Lorenzo Fioramonti, ex ministro dell’Istruzione” e, la Ribezzo aveva ragione.

Riprendiamo dunque l’intervista.
DOMANDA Ha apprezzato il discorso dell’ex governatore?
RISPOSTA Draghi ha detto tutte le cose che dovevano essere dette, mi dispiace che ci arriviamo sempre col senno di poi.

Mi lasci dire che la politica dovrebbe valorizzare chi l’aveva detto prima, chi cercava di avvisare.

Dopo, sono tutti bravi a sapere cosa va fatto.

Anche Draghi dice una cosa palese: se vuoi rilanciare l’economia, devi lavorare sulle condizioni per il rilancio, sull’innovazione, sulla formazione e sulla ricerca.

Chi non valorizza l’innovazione non capisce l’economia.
D. Ha anche messo in guardia sull’inefficacia dei sussidi, a lungo andare.

E’ d’accordo?
R. Ha parlato di sussidi non produttivi, ma esistono anche sussidi produttivi.

Il reddito garantito, per esempio, lo è.

Nei paesi del nord Europa quando una persona vuole fare imprenditoria, lo Stato la aiuta.

Sono favorevole a un reddito di cittadinanza fatto in maniera intelligente. Serve un’economia in cui i giovani si possano sentire sicuri, sapendo che la rete è sotto la fune.
D. Da docente soffre anche lei del gap di conoscenza tra gli studenti italiani e la media degli studenti nord europei?
R. Certo.

Abbiamo una grandissima tradizione, ma sono troppi anni che non investiamo in formazione docenti, in strutture, laboratori.

E tutto questo incide sull’apprendimento.

Poi abbiamo la classe docente più vecchia d’Europa.

Le riforme della scuola non le devono fare i contabili, sempre con l’obiettivo di risparmiare.

Si devono fare con un’idea di pedagogia, di investimento, di modello di formazione.
D. In questo momento però sono stati investiti 3,6 miliardi solo per la ripartenza a settembre.

  1. Se si fanno bene i conti, a essere stati investiti sono meno di 3 miliardi, molti dei quali non sono garantiti per personale e organico, ma sono destinati a spese infrastrutturali, come per i banchi.

Giusto avere infrastrutture nuove, ma il problema principale è abbassare il numero di studenti per aula e investire nell’organico.
D. Cosa dovrebbe fare il governo a questo punto?
R. Il presidente del Consiglio dovrebbe dire solo una cosa: sulla scuola bisogna investire tutto e di più.

Dovrebbe dire che sulla scuola investiremo ‘whatever it takes’, per riprendere le parole di Draghi in un altro momento.

Facciamo debito buono, che fa bene alla crescita e all’economia. Abbassiamo il numero di studenti per classe a 15 e non per l’emergenza Covid.

Investiamo per l’innovazione, la formazione, uno stipendio più alto per gli insegnanti.

Abbiamo la possibilità di fare la rivoluzione e noi cosa facciamo?

Usciamo con una scuola, se ci va bene, quasi come quella di prima.

Non capiterà mai più che l’Europa ci consenta di fare così tanto debito.

A questo punto, dopo aver investito, ti devi ritrovare con una Ferrari, non con un’utilitaria mezzo danneggiata.
D. A settembre la scuola riparte?
R. Riparte, poi si ferma, magari a singhiozzo.

È tutta una questione di dibattito giornalistico, no?

Allora la ministra si farà fare le foto davanti agli istituti che vanno meglio, ignorerà quelli che vanno un po’ peggio.

Riaprirà da qualche parte, da qualche altra no, ma dirà di aver comunque riaperto.

Una cosa è certa: la scuola ripartirà in condizione di fragilità.

Se non faremo tutti gli investimenti giusti, che solo adesso possiamo fare, sarà una grande occasione sprecata. L’unica di questa generazione”.

Come redazione, non possiamo che condividere ogni parola di Fioramonti, e congratularci che ci sia almeno qualche politico che ha il coraggio di dire le cose come stanno.

Finalmente, un politico che non fa mera propaganda.

Un addetto ai lavori che conosce la scuola ed ha il coraggio di dare voce al malessere generalizzato del mondo scolastico.

Finalmente un politico che obbliga l’opinione pubblica a riconoscere che la scuola è l’ombelico della società e dovrebbe essere la spina dorsale della nostra democrazia.

Ma davvero siamo ancora in un regime democratico, se certe prese di posizione non sono divulgate dagli organi di stampa?!?

Ai posteri, l’ardua sentenza.

Noi diciamo l’amara sentenza.

Tanto sappiamo, come addetti ai lavori, che le parole di Fioramonti sono profetiche.

Appuntamento al 14 settembre…

 

Rispondi

potresti aver perso

WP to LinkedIn Auto Publish Powered By : XYZScripts.com