Aprile 24, 2025
IMG_0651

I pazzi del Louvre

Il Museo del Louvre invita a riscoprire la figura del folle, in una mostra inedita che è iniziata il 16 ottobre 2024.

La mostra si intitola “La rappresentazione dei pazzi dal Medioevo al Romanticismo” (Figures du Fou: du Moyen-Âge aux Romantiques).

La storia dei pazzi attraverso i secoli al Louvre è una un’esposizione affascinante che esplora la rappresentazione della follia e della malattia mentale nell’arte e nella cultura nel corso della storia.

Viene raccontata la storia del folle attraverso i secoli e riunisce più di 300 opere eccezionali dal XIII al XVI secolo, immergendoci in un mondo affascinante e offrendoci una importante riflessione sulla follia, l’arte e la società.

Invita i visitatori a considerare come la percezione della malattia mentale sia cambiata nel tempo e come continui a influenzare la cultura contemporanea.

Attraverso dipinti, sculture e opere d’arte varie, riesce efficacemente ad offrire una visione approfondita delle concezioni culturali e sociali legate alla pazzia nel contesto artistico.

Approfondisce anche il ruolo dei pazzi nella storia e nella società, esplorando temi legati alla malattia mentale, all’isolamento sociale e al pregiudizio.

La mostra è dunque in grado di sollevare dubbi sulla percezione della normalità e sulla diversità umana

L’esposizione è divisa in sezioni storiche.

I folli dell’antichità

Si inizia dall’Arte Greca e Romana.

Sono presenti in mostra sculture e affreschi che rappresentano figure mitologiche come Dionisio, il dio del vino e della follia, e la sua connessione con la perdita di controllo.

C’è poi il riferimento agli scritti di filosofi come Platone e Aristotele che discutono la follia e la sua natura.

Aristotele ha parlato dell’akrasia, ossia della debolezza della volontà rispetto alla virtù rafforzata dall’etica.

Aristotele era tollerante nei confronti della debolezza umana e della passione,

Una leggenda poco nota, forse la più stravagante di tutta l’iconografia aristotelica, lo raffigura anziano e piegato, mentre si fa cavalcare sulle sue spalle da una giovane donna.

La ragazza probabilmente era Fillide, che si era messa in testa di cavalcare uno dei più importanti filosofi dell’Occidente.

Il folle nel Medioevo e la religione

Nel Medioevo il folle è apparso inizialmente nel mondo della religione.

Il pazzo è una persona che rifiuta Dio, un personaggio del mondo delle favole e dei proverbi che appare ai margini della società.

Questo personaggio può assumere diverse forme: contagia uomini e donne, giovani e anziani, quando viene coinvolto nell’amore.

Nell’iconografia religiosa sono esposte in mostra opere che mostrano la follia associata alla eresia o alla stregoneria.

Laboratorio dell'opera di Notre-Dame Una vergine folle Calco di una statua svasata della Cattedrale di Strasburgo Strasburgo (Francia), 1923, da un'opera originale in pietra arenaria della fine del XIII secolo Malta Parigi, Città dell'Architettura e del Patrimonio - Museo dei Monumenti Francesi, MOU.06553
Laboratorio dell’opera di Notre-Dame
Una vergine folle
Calco di una statua svasata della Cattedrale di Strasburgo
Strasburgo (Francia), 1923, da un’opera originale in pietra arenaria della fine del XIII secolo
Malta
Parigi, Città dell’Architettura e del Patrimonio – Museo dei Monumenti Francesi, MOU.06553

In un mondo medievale profondamente religioso, la figura del pazzo è inizialmente vista come l’incarnazione di coloro che rifiutano Dio.

Laboratorio dell'opera di Notre-Dame Il tentatore Calco di una statua svasata della Cattedrale di Strasburgo Strasburgo (Francia), 1923, da un'opera originale in pietra arenaria della fine del XIII secolo
Laboratorio dell’opera di Notre-Dame
Il tentatore
Calco di una statua svasata della Cattedrale di Strasburgo
Strasburgo (Francia), 1923, da un’opera originale in pietra arenaria della fine del XIII secolo

Gli artisti spesso raffigurano questo folle nelle miniature, ovvero nei dipinti che ornano i manoscritti, in particolare nella lettera “D” iniziale del Salmo 52.

Altri passi della Bibbia condannano la stoltezza, come la parabola delle vergini sagge e delle vergini stolte nel Vangelo secondo san Matteo, come ricordato in mostra.

I folli che diventano Santi.

Nel Medioevo la follia viene anche esaltata come avvicinamento a Dio.

Il folle è considerato come modello di santità.

Negli scritti di San Paolo si dice che ciò che è stoltezza agli occhi degli uomini, è sapienza agli occhi di Dio.

Furono pochi uomini eccezionali a mettere in pratica questa inversione di valori.

La figura di San Francesco

Uno di questi fu San Francesco d’Assisi all’inizio del XIII secolo.

Quest’ultimo rompe con l’ambiente in cui è nato, la ricca borghesia italiana, e quello a cui aspira, la brillante aristocrazia in cerca di avventure cavalleresche.

Abbandona la famiglia, parla con gli uccelli, si veste come un mendicante e finisce per ricevere sul suo corpo i segni della sofferenza di Cristo, le stimmate.

Ecco perché, fin dal suo tempo, venne definito un giocoliere di Dio, o addirittura un “pazzo di Dio”.

La follia e il perduto amore

Nel Medioevo, nei romanzi cavallereschi e nella poesia, anche la passione amorosa può trasformarsi in follia e può portare anche alla morte.

Celebre è la storia d’amore tra Tristano e Isotta, così come la follia del Lancellotto.

Con la nascita e la diffusione dell’incisione nel XV secolo, un nuovo personaggio spunta nella iconografia amorosa: il folle sarcastico che con il suo volto arcigno e i suoi gesti riduce l’amore a lussuria.

In oreficeria, nelle vetrate o oggetti di uso quotidiano sono numerose le sue riproduzioni.

Diventa anche moralista quando denuncia la lussuria dei vecchi che si lasciano sedurre dalle giovani donne interessate ai loro soldi, così come quella dei giovani che si abbandonano alla dissolutezza nei bagni o nelle case pubbliche.

Il vecchio innamorato

Il dipinto attribuito al Maestro del Figliol Prodigo (attivo circa 1530-1560, Anversa (Belgio) intitolato “Il vecchio innamorato” esposto in mostra illustra il soggetto della coppia male assortita, un tema frequentemente rappresentato alla fine del Medioevo.

Il vecchio si lascia sedurre dalla bella, che vuole i suoi soldi.

Maestro del Figliol Prodigo (attivo c. 1530-1560) Il vecchio innamorato Anversa (Belgio) Olio su legno
Maestro del Figliol Prodigo (attivo c. 1530-1560)
Il vecchio innamorato
Anversa (Belgio)
Olio su legno

Il buffone, sulla destra, funge da commentatore della scena.

L’uomo incappucciato con la testa di gallo alzata, sottolinea il carattere sessuale e lo stendardo che si dispiega dietro il suo volto richiama la pesante moralità.

Non sempre il pazzo è stato un malato di mente

È interessante notare come nel periodo dal Medioevo al Rinascimento, il pazzo non è un malato di mente: era un personaggio creato per intrattenere la corte e il popolo.

Un intrattenitore il cui scopo era far ridere il pubblico e distrarlo con “buffonate”.

Che sia erotico, tragico, violento, parodico o scatologico, il folle usa la sua arte anche per mettere in guardia, deridere, denunciare o rovesciare l’ordine costituito.

Il folle infrange i codici di correttezza della società rappresentandone gli eccessi.

Il folle alle corti reali

A poco a poco, il folle diventa una presenza fissa alla corte reale.

Intrattiene la nobiltà con una serie di giochi e acrobazie durante le feste e il suo comportamento stravagante lo metteva in contrasto con il saggio monarca.

Artista anonimo, cerchia di Pieter Aertsen (1508-1575) Ritratto di un pazzo Fiandre (Francia o Belgio), circa 1560 Olio su legno Collezione privata
Artista anonimo,
cerchia di Pieter Aertsen (1508-1575)
Ritratto di un pazzo
Fiandre (Francia o Belgio), circa 1560
Olio su legno
Collezione privata

Questo personaggio sovversivo entra a far parte degli oggetti di uso quotidiano.

Diventa un elemento nei giochi di scacchi, una figura nei giochi di carte (oggi nota come jolly).

I pazzi non sono confinati tra le mura del palazzo: nelle città si possono trovare in occasione di feste e carnevali, in costumi dai colori sgargianti, con orecchie d’asino o cresta di gallo.

Maestro del 1537 Ritratto di un giullare che guarda tra le dita Circa 1548 Olio su tavola
Maestro del 1537
Ritratto di un giullare che guarda tra le dita
Circa 1548
Olio su tavola

Il folle danza e canta, prendendosi gioco degli spettatori e seminando il dubbio: chi, lui o chi lo guarda, sono i veri sciocchi?

Marx Reichlich (circa 1460 - dopo il 1520) Ritratto di un pazzo Tirolo (Austria), circa 1519-1520 Tempera su tavola
Marx Reichlich (circa 1460 – dopo il 1520)
Ritratto di un pazzo
Tirolo (Austria), circa 1519-1520
Tempera su tavola

I ritratti dei “pazzi”. Giovanna la pazza e Carlo VI il pazzo

In mostra una sezione espone i dipinti che ritraggono persone considerate folli, mostrando una nuova sensibilità verso la malattia mentale.

Giovanna la Pazza, regina di Castiglia nel XV secolo, è stata spesso oggetto di interesse per la sua vita turbolenta e la presunta follia.

Giovanna di Castiglia (1479-1555) era la seconda figlia dei monarchi cattolici di Spagna, Isabella e Ferdinando.

Nel 1496 sposò l’arciduca Filippo il Bello e se ne innamora perdutamente.

La morte improvvisa del marito nel 1506 sembra che fu procurò alla regina attacchi di demenza.

Giovanni delle Fiandre (documentato tra il 1496 e il 1519) Giovanna di Castiglia, conosciuta come Giovanna la Pazza Intorno al 1496 Olio su legno di quercia
Giovanni delle Fiandre
(documentato tra il 1496 e il 1519)
Giovanna di Castiglia, conosciuta come Giovanna la Pazza
Intorno al 1496
Olio su legno di quercia

Il suo soprannome Giovanna la pazza deriva da questo episodio drammatico. La regina visse rinchiusa nel castello reale di Tordesillas (Spagna) dal 1509 fino alla sua morte, avvenuta nel 1555.

Carlo VI di Francia, noto come Carlo il Pazzo, regnò nel XIV secolo ed è famoso per i suoi periodi di follia.

La sua instabilità mentale ha ispirato la produzione artistica del tempo.

Il Rinascimento e l’estrazione della pietra della follia

Il Rinascimento si caratterizza per le rappresentazioni psicologiche.

Opere di artisti come Hieronymus Bosch esplorano la condizione umana e la follia attraverso simbolismi complessi.

In mostra è esposto un capolavoro: l’estrazione della pietra della follia.

L’artista, Jérôme Bosch, si fa beffe dell’ignoranza dei contemporanei e degli “specialisti” sul tema della follia e della malattia.

Jérôme Bosch (vers 1450-1516) Extraction de la pierre de folie Bois-le-Duc (Pays-Bas), vers 1501-1505 Huile sur bois (chêne)
Jérôme Bosch (vers 1450-1516)
Extraction de la pierre de folie
Bois-le-Duc (Pays-Bas), vers 1501-1505
Huile sur bois

Qui il folle è visto come un innocente, di fronte a un “medico” disonesto e ignorante che porta un imbuto in testa.

L’estrazione della pietra della follia, operazione immaginaria, è un tema molto diffuso nel XVI secolo.

Bosch ne fornisce qui una versione molto antica e originale, poiché sostituisce la pietra con un fiore.

Ma nell’iscrizione il paziente chiede al chirurgo di rimuovere un calcolo.

Molti elementi del dipinto, come il fiore, hanno una connotazione sessuale.

Il tipo di follia in questione è quindi senza dubbio legato alla lussuria.

L’elogio della follia al Louvre: Erasmo da Rotterdam

L’Elogio della follia è un saggio scritto in latino da Erasmo da Rotterdam nel 1509 e pubblicato per la prima volta nel 1511 ed è considerata una delle opere letterarie più influenti della moderna civiltà occidentale.

Erasmo dedica l’opera proprio al suo amico Tommaso Moro. 
Il saggio si apre con un elogio da parte della Follia, che parla in prima persona di se stessa.

Essa prende poi le distanze dai “mortali”, lasciando quindi intendere la sua natura divina.

La Follia si proclama figlia di Pluto, dio della ricchezza e della giovinezza, e dice inoltre di essere stata allevata dall’Ignoranza e dall’Ubriachezza.

I suoi più fedeli compagni sono Philautia (Vanità), Kolakia (Adulazione), Lethe (Dimenticanza), Misoponia (Accidia), Hedonè (Piacere), Anoia (Demenza), Tryphe (Licenziosità), Komos (Intemperanza) ed Eegretos Hypnos (sonno mortale).

Nel saggio si riportano numerosi esempi e citazioni a favore della grandezza della Pazzia e della sua utilità per la felicità dell’essere umano.

Essa si rivela infatti insita in esso fin dall’atto stesso della nascita, che non potrebbe avvenire senza la sua presenza, e ci accompagna durante tutta la vita, aiutandoci nelle relazioni interpersonali e nell’autocompiacimento fino alla vecchiaia.

La Follia conclude quindi il suo elogio dicendosi “dimentica di quello che ha appena detto” ed invitando gli ascoltatori stessi a scordare l’orazione, spronandoli piuttosto ad applaudire, vivere e bere.

Fra Umanesimo e Rinascimento

Erasmo da Rotterdam vive a cavallo fra Umanesimo e Rinascimento, in un’epoca caratterizzata da numerose rivoluzioni in diversi ambiti: egli nasce dopo l’invenzione della stampa (1455), ha poco più di vent’anni nella data della scoperta dell’America, è testimone di un periodo di grande frammentazione cristiana.

Tutti questi elementi sono alla base del suo pensiero umanista, che si riflette nell’Elogio della Follia.

La caccia alle streghe

Erasmo esprime anche esplicitamente la misoginia dell’epoca e testimonia chiaramente in Elogio della Follia la mentalità rinascimentale in questo ambito. E’ in questo periodo, infatti, che si consolida la caccia alle streghe.

Erasmo nomina più volte la donna con accezione sì positiva, ma satireggiante: la donna è felice in quanto folle.

L’età dei lumi

L’ “elogio” della follia scomparve gradualmente nell’Età dei Lumi, quando la Ragione sale alla ribalta e la figura del pensatore filosofico crebbe di importanza.

La figura marginale che simboleggiava il disordine e l’anarchia fu relegata al passato.

Il folle romantico

Il folle riemerge qualche secolo dopo, all’inizio del XIX secolo.

L’arte romantica, la nascita della psichiatria e gli esperimenti degli artisti con l’inconscio e il bizzarro riportarono in vita il personaggio.

Tuttavia, il pazzo non era più un intrattenitore pubblico: da quel momento in poi fu un personaggio tormentato e misterioso, a tratti spaventoso e terrificante.

Da Macbeth a Victor Hugo

Durante il periodo romantico, gli artisti si ispiravano spesso ai grandi autori del passato, come William Shakespeare (1564-1616) e la sua opera teatrale Macbeth, per infondere un tocco di follia nei loro dipinti.

Altrettanto importante è l’influenza di un autore del loro tempo, Victor Hugo (1802-1885).

Riprende la figura del buffone: nel 1831, a Notre-Dame de Paris, con il personaggio di Quasimodo, e un anno dopo, nella pièce Le roi s’amuse, con quello di Triboulet, un buffone del XVI secolo, alla corte di Francesco I.

“Rigoletto”, un pazzo “romantico”

Quest’ultima opera ha un successo mondiale grazie alla sua metamorfosi in opera da parte di Verdi (Rigoletto) nel 1851.

Grazie a questa eredità, il volto del folle viene talvolta identificato con quello dell’artista, alle prese con le sue ansie, perfino con la sua stessa follia

 

La mostra finisce qui.

Non si addentra nella disamina dei secoli successivi, che vedono nascere la psichiatria e le istituzioni psichiatriche e un cambiamento radicale nella percezione della follia.

Grande assente quindi il 900 con artisti Van Gogh o Munch che rappresentano la propria lotta con la malattia mentale, mostrando la connessione che tra arte e follia.

Ma questa è un’altra mostra.

About The Author


Scopri di più da Betapress

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Rispondi

Verificato da MonsterInsights